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Verismo e Naturalismo: La Corrente di Verga e il Romanzo di Giovanni Verga, Appunti di Italiano

Una dettagliata analisi del verismo e del naturalismo, due correnti letterarie importanti del xix secolo, con un particolare focus sul romanzo di giovanni verga. Le differenze tra naturalismo e verismo, le tecniche utilizzate da verga per essere impersonale, la sua predilezione per i deboli e i personaggi emarginati, e il tema conduttore del conflitto tra mondo arcaico e fiumana del progresso. Il documento include anche una dettagliata analisi dei romanzi 'vita dei campi', 'i malavoglia' e 'mastro don gesualdo', e fornisce una visione complessiva del mondo di verga e del suo approccio alla scrittura.

Tipologia: Appunti

2023/2024

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marika-brugnano 🇮🇹

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Scarica Verismo e Naturalismo: La Corrente di Verga e il Romanzo di Giovanni Verga e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Naturalismo, Verismo, Verga. Naturalismo → movimento letterario che nasce in Francia durante la seconda metà dell’800, come applicazione diretta del positivismo. => nasce dal latino postum ovvero “ciò che è posto, fondato nella realtà concreta”. È un movimento culturale della seconda metà dell’800, ha le sue radici nel capitalismo industriale e nei profondi mutamenti delle strutture sociali, del modo di vivere e della mentalità. Il periodo in cui nasce il positivismo si chiama belle époque. Secondo il positivismo l’unico modo possibile per conoscere la realtà è il metodo scientifico => Culto della scienza e della tecnica, la scienza da gli strumenti per spiegare e conoscere la realtà, consentendo all’uomo di dominare la realtà. Le conquiste scientifiche consentono di piegare la natura, la realtà, alla volontà dell’uomo. I positivisti vogliono riorganizzare la società nel modo più razione giusto, liberandola dai mali fisici e sociali. Secondo i naturalisti la letteratura ha il compito di analizzare scientificamente la realtà. Caratteristiche del naturalismo: 1) materialismo e determinismo → seconod queste due caratteristiche l’uomo è determinato dagli istinti, dai bisogni materiali, dalla situazione storica e dall’ambiente in cui nasce. 2) evoluzionismo → concetti chiave, lotta per la vita e darwinismo sociale, che nascono dall’opera “l’origine della specie” di Charles Darwin che esce nel 1859, in cui propone la selezione naturale, ovvero nel mondo animale sopravvive chi si adatta alla specie. Secondo i naturalisti anche la società umana è dominata dalla lotta per la vita, ossia la lotta per poter sopravvivere, lotta in cui prevalgono i più adatti (forti). Viene considerato come manifesto del naturalismo la prefazione al romanzo dei fratelli Edmond e Jules De Goncourt. Per manifesto in letteratura, intendiamo una dichiarazione scritta che definisce ed espone i principi e gli obiettivi di un movimento. Racchiude in se la poetica del naturalismo. Ci sono 3 punti essenziali del manifesto. 1) rifiuto della narrativa di consumo e di evasione → la narrativa deve avere una finalità più seria, che la definiscono come la storia morale contemporanea, non si limitano a una narrativa che si limiti ad intrattenere il lettore o a vendere di più. 2) dare dignità alle classi ineriori raccontando in modo serio le loro miserie e i loro drammi. 3) la forma letteraria per eccellenza è il romanzo, perchè è l’elemento più adatto per studiare, analizzare e denunciare i problemi sociali. Caposcuola del naturalismo → Emile Zola, scrive un saggio che fu pubblicato nel 1880, dove elabora la propria idea di letteratura e il proprio programma. Si intitola “il romanzo sperimentale”. Secondo lui il romanzo è uno strumento di insagine dell’uomo e della società, in cui bisogna applicare il metodo sperimentale. L’obiettivo era guarire i mali della società, e creare uno stato sociale migliore. Nel suo pensieri ritroviamo ottimismo e progressismo. Ha quindi fiducia nella possibilità di migliorare la società, attraverso l’impegno politico e sociale. Quindi la letteratura può incidere in modo positivo sulla realtà. Anche in Italia si diffonde l’immagine del romanziere scienziato, dello scrittore sociale, in lotta contro i mali della società. La corrente del verismo viene influenzata dal naturalismo, e si sviluppa in particolare a Milano, perchè è più vicino alle novità europee, con due scrittori siciliani: Capuana (teorico del verismo) Verga (traduce concretamente le sue teorie nelle sue opere). Naturalismo cfr Verismo Naturalismo nasce in Francia mentre il verismo in Italia. Aspetti in comune: - inpersonalità del narratore - rifiuto del canone tradizionale del bello - primato del romanzo - attenzione per i ceti popolari e per la realtà sociale Le differenze: - il naturalismo ha un impostazione scientifica, nel verismo la componente scientifica riguarda solo il metodo di scrittura. - nel naturalismo troviamo ottimismo e progressimo, nel verismo invece troviamo pessimismo e conservatorismo. - il naturalismo ritrae la città e gli operai, mentre il verismo ritrae la campagna, contadini, pescatori... Giovanni Verga Nasce nel 1840 a Catania, da una famiglia di propietari terrieri. Si forma all’interno del romanticismo. 1872 → si trasferisce a milano 1877 → avviene la svolta verso il verismo con la pubblicazione della novella rosso malpelo, che è la prima opera verista. 1893 → torna a vivere definitivamente a catania 1903 → si chiude in un silenzio totale, non scrive più. A un certo punto non ritiene più la scrittura una forma di sfogo. 1922 → muore (anno della marcia su Roma). Poetica dell’impersonalità: Secondo Verga il racconto è un documento umano. Il racconto è un documento umano da poter essere narrato da mettere il lettore faccia a faccia con il fatto nudo e schietto, non attraverso la lente dello scrittore. Lo scrittore deve eclissarsi e regredire in quel mondo, ossia deve mettersi nella pelle dei suoi personaggi vedere le cose con i loro occhi, ed esprimerle con le loro parole. La tecnica utilizzata da Verga per essere impersonale è quella della regressione dell’autore o dell’eclisse. Perchè Verga usa il principio dell’impersonalità e quindi la tecnica della regressione dell’autore? È lo stesso Verga a dare una risposta in un passo fondamentale della “prefazione ai vinti”, Verga crede che l’autore debba eclissarsi perchè non ha il diritto di giudicare l’arteria che rappresenta. Non ha il diritto di giudicare a causa del pessimismo di Verga, infatti sostiene che la società umana è dominata dal meccanismo per la lotta per la vita, un meccanismo crudele per cui il più forte schiaccia il puù debole, è una legge universale. Quindi se non è possibile modificare ciò che esiste ogni giudizio è inutile. La letteratura per i veristi la letteratura non può modificare la realtà, può solo studiare e riprodurla senza passione. Fantasticheria (vita nei campi) → prima novella di Verga Nasce nel 1880, non è una novella verista. In questa novella l’autore si rivolge, in sotto forma di lettera ad una donna del nord Italia, che fermatosi nel villaggio Acitrezza (Sicilia), in quanto affascinata da quel mondo pittoresco di pescatori. Dopo 48 ore in quel villaggio, ne fugge annoiata, proclamando “non capisco come si possa vivere qui tutta la vita.” Questa novella è fondamentale per 3 motivi: - Verga mette a confronto il nord ed il sud Italia => il nord, da cui proviene la nobildonna è un paese industrializzato, il sud invece è un mondo arcaico, tradizionale, ed emerge una disparità nell’Italia giolittiana. - l’ideale dell’ostrica => Verga dichiara la sua predilezione per i deboli, che si stringono tra di loro per superare la tempesta di vita. L’uomo deve attaccarsi a qualcosa di solido, la famiglia per Verga è qualcosa di solido e sicuro, in cui i membri della famiglia stanno attaccati per sopravvivere. - personaggi di Verga => sono degli emarginati, eroi del lavoro, che si battono per la miseria con tenacia. Nel sud Italia vige una rassegnazione alla legge per la lotta della vita, grazie soprattutto alla religione della famiglia. In questa novella troviamo alcuni personaggi dei malavoglia. Rosso Malpelo È la prima novella verista che per la prima volta viene pubblicata nel 1878 su una rivista . Successivamente viene raccolta in una raccolta di novelle intitolata “Vita dei campi”: È la prima novella verista: - per la scelta del protagonista → Rosso Malpelo è un emarginato della società; è un orfano di padre, un minatore morto durante il lavoro, e la mamma non lo ama. È un ragazzo che vive in solitudine, ha perso l’unico affetto che aveva ed è perciò cresciuto in fretta. Diventa aggressivo per difendersi da un mondo dove domina la lotta per la vita. Lavora all’interno della miniera dove lavorava il padre, e viene trattato da tutti come una bestia. - fin dalle prime righe della novella, Verga utilizza la tecnica della regressione dell’autore. Dove la utilizza? (1) all’inizio della novella, il narratore afferma che Malpelo ha i capelli rossi perchè è un ragazzo malizioso e cattivo. Questa affermazione del narratore rivela un pregiudizio superstizioso proprio di una mentalità popolare. Il narattore è allo stesso livello dei personaggi, e fa parte del mondo della cava. (2) il narratore non capisce i comportament di Malpelo. Ad esempio: dopo la morte del padre, Malpelo scava con (3) i proverbi prorpi del popolo, e riferimenti particolari legati ad un determinato luogo (rr 1 e 20-21) “come i sassi della strada vecchi di Trezza”, determinate cose possono saperle solo chi vive ad Acitrezza. (4) si parla dei personaggi come se fossero conosciuti, il narratore espone i personaggi senza darne una definizione perchè il narratore li conosce. Tematiche centrali del romanzo: - unità familiare (rr 14-15) → “bisogna che le cinque dita si aiutino uno con l’altro”, in famiglia ogni componente deve dare una mano (richiamo alla religione della famiglia). - visione statica della società (rr 35-37) → “fai il mestiere che sai, contentati”, è la visione fatalistica di padron ‘ntoni. - irruzione della storia → la leva miliatare obbligatoria, difronte all’irruzione della storia padron ‘ntoni trasgredisce alla sua regola di cambiare mestiere per cercare di risollevare le condizioni economiche della famiglia (commercio di lupini). - opposizione Malavoglia - paese → religione della famiglia (Malavoglia) e religione della roba. CAPITOLO 15 (ultimo capitolo) Alessi riesce a riscattare la casa del nespolo, rimette a posto la provvidenza e si sposa con Nunziata ed ebbe dei figli → ricostruisce un nucleo familiare. Rimane anche Mena in casa che aiuta la famiglia di Alessi ad accudire i suoi figli. Vince la religione della famiglia o la religione della roba? I valori portati dai Malavoglia della religione della famiglia non sono possibili in un luogo in cui regna la fiumana del progresso. Questo è un capitolo molto problematico in cui non si riesce a capire se sia un lieto fine o no. Sicuramente non è un ritorno al punto di partenza iniziale, perchè la famiglia è ormai disgregata, e il mondo arcaico dell’inizio del romanzo è ormai scomparso. La casa di Alessi è la casa dei tempi nuovi, infatti la nota dominante è quella nostalgica, di un mondo che è ormai irrecuperabile. Il romanzo termina infatti con la partenza del giovane ‘Ntoni, che è il distacco definitivo da quello che è un mondo antico. A questo mondo scomparso si contrappone l’eroe che parte per il mondo moderno verso la fiumana del progresso, che è inarrestabile. Nel romanzo successivo “Mastro Don Gesualdo”, è come se Verga seguisse il suo eroe all’interno del mondo moderno. Un personaggio che sembrerà quasi una prosequazione del giovane ‘Ntoni. LA ROBA → fa parte di “novelle rusticane” (1883) Il protagonista si chiama Mazzarò; è un uomo che si è fatto da se (dal nulla ha costruito una grossa ricchezza), vivendo in funzione solo della roba, e che difronte alla morte vorrebbe portare tutto con se. All’interno di questa novella la realtà è dominata dalla logica dell’interesse, esiste solo la religione della roba. Mazzarò si lamenta per i soldi spesi per il funerale della madre I temi della novella: - la celebrazione dell’accumolo iperbolico della roba - la celebrazione delle virtù eroiche del protagonista (possiede una grande intelligenza e un’energia infaticabile) La celebrazione della roba e dell’eroe ha un rovescio della medaglia ed emerge piano piano in modo oggettivo, senza che il narratore lo dica, l’aridità disumana di Mazzarò → critica alla religione della roba, che emerge da sola grazie alla tecnica della regressione dell’autore. Mazzarò fallisce totalmente perchè viene sconfitto dai limiti della natura. Lui che ha vissuto tutta la vita in funzione della roba, quando muore è costretto a lasciarla lì. MASTRO DON GESUALDO → secondo romanzo del “ciclo dei vinti”, e uscì nel 1889. Passando dai malavoglia a Mastro Don Gesualdo, passiamo dalla religione della famiglia alla religione della roba. Gesualdo Motta è un uomo che si è fatto da se, con la sua intelligenza ha accomulato un immensa ricchezza come Mazzarò. A diffierenza sua però, Gesualdo vuole avere una famiglia, e si sposa con una nobil donna, la cui famiglia è caduta in disgrazia (povertà), che si chiama Bianca Trao. → questo matrimonio può aprire le porte nel mondo aristocratico a Gesualdo, in realtà, nonostante il matrimonio, Gesualdo resta escluso dalla nobiltà, che lo disprezza per le sue origini. Anche la moglie non lo ama, ha orrore di lui e lo respinge. La figlia Isabella si vergogna di lui, per le sue imili origini. Anche la sua famiglia di origine, suo padre e i suoi fratelli, sono gelosi della ricchezza di Gesualdo e mirano solo ai suoi soldi. Si emerge che è e un uomo solo. La sua vita è colpita da una serie di amarezze, e al termine del romanzo si ammala di una malattia mortale. Trascorre i suoi ultimi giorni in solitudine, angosciato dallo sperpero delle ricchezze da parte della figlia. “Malavoglia” cfr. “Mastro Don Gesualdo” - personaggi => I “Malavoglia” sono un romanzo corale, in cui troviamo moltissimi personaggi (non solo i Malavoglia ma anche il paese ne era protagonista). Gesualdo è il romanzo di un individuo eccezionale della sua ascesa e della sua caduta. - punto di vista => Noi vediamo i fatti attraverso gli occhi di Gesualdo, che vuol dire che il punto di vista è il suo, mentre nei “Malavoglia” il punto di vista era quello di tutta Acitrezza. - dualismo => Nei “Malavoglia” il dualismo tra religione della famglia e religione della roba era tra i Malavoglia e il paese. In Gesualdo il dualismo è interno al personaggio, dove alla fine prevale la religione della roba, che lo porta ad essere disumano. Alla fine è il personaggio stesso che rinnega la religione della famiglia: Gesualdo è un vincitore nella lotta della vita, ma è un vinto dal punto di vista umano, perchè ha vissuto in funzione della roba. (Per Verga la roba è come una malattia che si sta diffondendo nella società) CAPITOLO FINALE → Gesualdo è in fin di vita, ed è stato ospitato nel palazzo in cui vive la figlia e il genero. Si sente però come un estraneo all’interno di questo palazzo, circondato da una servitù che lo disprezza, in più lui è angosciato dallo sperpero delle sue ricchezze. Da un lato viene messa in luce una nobiltà (sua figlia e il marito) che sperpera le ricchezze, che è falsa. Dall’altro c’è il parassitismo dei servi, che vivono alle spalle sfruttando le ricchezze di Gesualdo senza lavorare. All’interno di Gesualdo c’è anche la religione della famiglia, che in fin di vita cerca un dialogo con la figlia, ma purtroppo si è ormai formato un muro inpenetrabile, ovvero una incomunicabilità tra padre e figlia, che deriva dal fallimento di chi ha vissuto in funzione della roba. Nell’ultima parte del capitolo il punto di vista passa ad un servo, a cui è stato affidato Gesualdo in fin di vita, il quale lo disprezza, quindi Gesualdo muore da solo.
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