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Giovanni Verga - vita e opere, Schemi e mappe concettuali di Italiano

La vita e l'opera di Giovanni Verga, uno dei maggiori esponenti del Verismo. Si analizzano i romanzi preveristi e la svolta verista dell'autore, la sua poetica e tecnica narrativa, l'ideologia verghiana e la differenza tra il Verismo di Verga e il Naturalismo di Zola. utile per comprendere il contesto storico e culturale del Verismo e per approfondire la figura di uno dei suoi maggiori rappresentanti.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

In vendita dal 04/10/2023

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45 documenti

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Scarica Giovanni Verga - vita e opere e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI VERGA LA VITA Giovanni Verga nacque a Catania nel 1849, da una famiglia di agiati proprietari terrieri. Seguito dal maestro privato Abate, assorbì un forte patriottismo e un gusto romantico (con il suo primo romanzo "Amore e patria"). In seguito, terminò gli studi per dedicarsi al giornalismo politico. Nei suoi primi testi prendeva molta ispirazione dagli scrittori francesi moderni. L'autore si trasferì a Firenze e poi a Milano. In quest'ultima città entra in contrasto con gli ambienti della Scapigliatura e avviene la sua svolta verso il Verismo con la pubblicazione di "Rosso Malpelo". Seguono "Vita dei campi", "I malavoglia", "Novelle rusticane", "Mastro-don Gesualdo" e "La Duchessa de Leyra". Al suo ritorno definitivo in Sicilia l'autore si chiude in un silenzio quasi totale, dedicandosi alla cura delle proprie proprietà agricole. Allo scoppio della Prima guerra mondiale è interventista, nel dopoguerra si schiera con o nazionalisti. Muore nel gennaio del 1922. I ROMANZI PREVERISTI La produzione significativa di Verga ha inizio con i romanzi composti a Firenze e poi a Milano. Tra i romanzi preveristi abbiamo "Una peccatrice", fortemente autobiografico; "Storia di una capinera", romanzo sentimentale che narra di un amore impossibile; "Eva" storia di un giovane pittore siciliano che nella sua Firenze capitale brucia i suoi ideali artistici a causa dell'amore per una ballerina (Eva è simbolo della corruzione di una società "materialistica", che disprezza l'arte e la subordina al bisogno del lusso); "Eros", storia di un giovane corrotto della società. In questi romanzi si denota un clima ancora tardoromantico. LA SVOLTA VERISTA Con Rosso Malpelo, Verga si distacca dalla materia e dal linguaggio utilizzati nella sua narrativa interiore. Qui c'è un linguaggio nudo e scabro, che riproduce una narrazione popolare. Anche con l'opera "Nedda" si denotavano un po' queste caratteristiche, ma essa aveva comunque i toni dei romanzi precedenti. Questa svolta in Verga si definisce "conversione", anche se in realtà non è una brusca inversione di tendenza ma è un processo progressivo, dato che Verga si proponeva già da prima di dipingere il "vero”. Con la conquista del metodo verista, Verga non vuole abbandonare gli ambienti dell'alta società per quelli popolari, dato che per lui le "basse sfere" sono il punto di partenza per lo studio dei meccanismi della società. POETICA E TECNICA NARRATIVA DEL VERGA VERISTA La poetica dell'impersonalità Secondo Verga la rappresentazione artistica deve conferire al racconto l'impronta di una cosa realmente accaduta, ponendo lettore "faccia a faccia col fatto nudo e schietto", in modo che non abbia impressione di vedere attraverso "la lente dello scrittore". Per questo lo scrittore deve eclissarsi e non deve comparire nel mercato con le sue reazioni soggettive. L'autore dovrà quindi vedere le cose con gli occhi dei personaggi. Per questo all'inizio dell'opera, non si devono tracciare gli artefatti e i profili di personaggi, ma gli "attori" si faranno conoscere con l'avanzare dell'opera per le loro azioni e le loro parole. La tecnica narrativa Grazie alla poetica dell'impersonalità, nelle opere veriste di Verga notiamo la scomparsa del narratore onnisciente, dato che la voce e il punto di vista dello scrittore non si avvertono mai. Dato che il narratore si mimetizza nei personaggi stessi, in alcune opere si rappresentano ambienti popolari e rurali con personaggi incolti, c'è una sorta di regressione nella visione e nel linguaggio. Per esempio all'inizio di Rosso Malpelo c'è scritto: "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi, ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo". Da questa affermazione (che associa una qualità morale a un dato fisico) si denota una visione primitiva e superstiziosa della realtà, che non ha a che fare con lo scrittore colto. Il narratore inoltre parla come se avesse sempre conosciuto quei luoghi e quelle persone, dato che non informa sul carattere e sulla storia dei personaggi e non offre dettagli sugli ambienti. Il linguaggio è quindi spoglio e povero e caratterizzato dalla struttura dialettale. L'IDEOLOGIA VERGHIANA Alla fine della visione di Verga ci sono posizioni radicalmente pessimistiche, dato che la società umana è per lui dominata dal meccanismo della lotta per la vita, per cui il più forte schiaccia necessariamente il più debole. Per lui questa è una legge di natura universale e immutabile ed esclude ogni consolazione religiosa. Con questo Verga arriva alla conclusione che l'autore debba "eclissarsi" e non debba avere il diritto di giudicare la materia che rappresenta, perché solo se ci fosse la possibilità di giudicare i fatti narrati si potrebbe dare un'impronta al giudizio esterno. La letteratura non può quindi modificare la realtà. Un simile pessimismo ha una una connotazione fortemente conservatrice, poiché si rifiutano le ideologie progressiste contemporanee, democratiche e socialiste. Questo pessimismo conservatore assicura a Verga l'immunità di alcuni miti contemporanei. Alla negatività del progresso moderno, Verga non contrappone il mito della campagna, poiché secondo l'autore anche il mondo della campagna è retto dall'interesse economico, dall'egoismo e dalla ricerca dell'utile. IL VERISMO DI VERGA E IL NATURALISMO ZOLIANO C'è una profonda differenza tra il verismo verghiano e il naturalismo di Zola. Quest'ultimo attribuisce alla letteratura i compiti della scienza, concepisce scrittore come un vero e proprio scienziato e interviene spesso con giudizi sulla materia trattata; tutto ciò con il suo codice morale borghese, che consegue un distacco netto tra il narratore e i personaggi. In altri casi il giudizio in Zola è implicito. Un'eccezione c'è nell'opera "Assommoir", nel quale Zola si propone di riprodurre il gergo particolare dei proletari parigini, dunque la voce narrante si adegua alla mentalità e al linguaggio dei personaggi e sembra dar voce ad un loro "coro". Zola inoltre mantiene un livello "colto" di linguaggio nel narratore ed è quindi estraneo alla tecnica verghiana della "regressione". Zola e Verga presentano inoltre diverse ideologie: Zola è uno scrittore democratico e ha fiducia nella funzione progressiva della letteratura, Verga è uno scrittore conservatore e presenta il pessimismo di chi ritenete che la realtà data sia immodificabile, e sia un prodotto naturale. VITA DEI CAMPI La brusca svolta nella produzione verghiana si ha fra i romanzi come Eros e Tigre reale fino al racconto di Rosso Malpelo (1878). Sicuramente sull'adozione di nuovi moduli narrativi esercitò un influsso la letteratura dell'Assommoir, dove la voce narrante diviene l'interprete del "coro" di personaggi popolari e riproduce la loro mentalità e il loro modo di esprimersi. Quest'opera fornì a Verga solo uno spunto, che egli poi sviluppò con sistematicità ben più rigorosa. Un'altra influenza per Verga fu Capuana. La nuova impostazione narrativa inaugurata in Rosso Malpelo è continuata da Verga in una serie di altri racconti, pubblicati e poi raccolti nel volume "Vita dei campi". Anche negli altri racconti spiccano figure
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