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Giovanni Verga: vita, opere e pensiero, Appunti di Italiano

Giovanni Verga: il contesto storico, la vita, le opere e il pensiero. Un documento completo di tutto quel che devi sapere per un’interrogazione da 10

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 26/10/2021

paoxxxx
paoxxxx 🇮🇹

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Verga: vita, opere e pensiero e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Il contesto Periodo del Positivismo, nel quale si iscrivono dei movimenti minori, come ad esempio il Naturalismo (per quanto riguarda la letteratura) e il Verismo. Il movimento più rappresentativo dell'Ottocento è il Romanticismo, che verrà poi avversato da questo movimento successivo. A Milano iniziava ad operare un gruppo di artisti che andava contro le coordinate romantiche. Infatti essi non avevano alcun tipo di impegno civile o patriottico, non avevano nessun tipo di fede religiosa, non avevano nulla a che fare con il romanticismo sdolcinato (letteratura di appendice che si pubblicava a puntate su giornali e riviste.) Questa nuova generazione reagisce contro tutto quello che li ha preceduti, per interpretare in maniera diversa la realtà. Loro si chiudono nella dimensione soggettiva, già caratteristica dell'Ottocento, ma non avendo nessun tipo di credo, si abbandonano ad una descrizione della realtà cruda e prosaica, per evidenziame i suoi aspetti più brutti, più orridi, perché sono mossi dall'esatto contrario. Dentro di sé coltivano infatti un ideale di purezza e di bello assoluto che però non si può trovare nella realtà moderna, quindi decidono di cercare il contrario forma di reazione nei confronti di un ideale di bellezza perduta. In questo ci sono notevoli influenze di provenienza francese, innanzitutto dei poeti romantici francesi, come ad esempio Baudelaire con “I fiori del male", ma anche un movimento d'avanguardia che nacque a Parigi e venne chiamato Bohème. Bohème e bohèmien significano vita zingaresca e zingari, perché si aveva la convinzione che gli zingari provenissero dalla Boemia. A Parigi questi furono termini utilizzati per individuare una determinata fetta della società, rappresentata da artisti e letterati che rifiutavano il modello produttivo della realtà borghese contemporanea, che si basava su ideali di profitto e di successo. Loro non accettavano questa società e questi valori materiali, e la società a sua volta li rifiutava perché non erano elementi produttivi. Alla fine essi decidono di vivere una vita di scontro nei confronti della società e dei suoi lavori. Nasce il mito dell'artista che non riesce a mantenersi, ma vive di amore e culto disinteressato per l'arte. LA SCAPIGLIATURA La generazione di artisti italiani prenderà invece il nome di scapigliati, e il movimento è quello della scapigliatura, termine che viene preso dal romanzo di uno di questi artisti, Cletto Arrighi, “La scapigliatura e il 6 febbraio" che viene considerato uno dei romanzi più rappresentativi del movimento. La scapigliatura vuole essere la traduzione in Italia del movimento della bohème francese. La letteratura degli scapigliati non riuscì a creare un movimento culturale, fu più che altro un movimento d'avanguardia, si trattava di persone recettive nei confronti di una serie di fenomeni culturali e letterari che di qui a poco si incarneranno in vera e propria letteratura. Edgar Allan Poe è ad esempio un'artista che rappresenterà la realtà orrida, mentre l'atteggiamento ambivalente nei confronti della società diventerà parte integrante di naturalismo e verismo. La letteratura degli scapigliati vuole scioccare e colpire il lettore, ed in particolare la società borghese e le sue convinzioni, per cui i temi sono spesso forti, come quello dell'adulterio. La contestazione avverrà non solo a livello dei contenuti, ma riguarderà anche la forma, perché questi artisti abbandonano il registro alto per un linguaggio più colloquiale e vicino al parlato e al quotidiano. Ma anche in questo non hanno una direzione univoca, perché creano continuamente forzature, scontri: accanto a termini prosaici si trovano infatti termini aulici, per creare scontri di livello e scioccare il lettore medio borghese nei suoi valori e nel suo modo di leggere letteratura. Non è un linguaggio omogeneo ed equilibrato, ma l'obiettivo è quello di rottura e contestazione. Quindi questa letteratura riflette il contrasto che gli autori hanno nei confronti della società, ma anche i contrasti che si portano dentro, ovvero l'ambire al bello assoluto ma decidere di descrivere l'orrido. IL POSITIVISMO È un movimento culturale diventato anche letterario, destinato ad avere maggiore influenza. Nacque in Francia nella seconda metà dell'Ottocento, intorno alla scuola politecnica, il primo vero ateneo scientifico e modemo. È stato spesso paragonato all'iluminismo, perché coincise con il periodo delle rivoluzioni industriali e del progresso economico, e portò con sé una nuova fiducia nella scienza e nel progresso, quindi anche nell'utilizzo della ragione per migliorare la società. Il positivismo si pone come una sorta di secondo illuminismo, e tende a contraddire il romanticismo. Il positivismo rappresentò l'avanzamento della classe borghese dell'Ottocento, legata alle rivoluzioni industriali. Sull'onda del successo della scienza, si diffuse in tutti i settori una mentalità laica, aperta al progresso e alle idee della ragione, chiusa ad ogni forma di superstizione e religione. L'epoca è segnata da una serie di scoperte scientifiche, non solo legate all'industrializzazione, ma anche ad altri settori che diventeranno fondamentali per il mondo scientifico, ad esempio la teoria dell'evoluzione della specie di Charles Darwin, ma anche il corso di filosofia positiva di Auguste Comte, che per primo fondò la sociologia, destinata ad avere grande sviluppo per gli studi letterari del naturalismo, e rivista anche da Hyppolite Tain. il limite di questa rivoluzione fu che i suoi ambiti diventarono labili, e si finì per parlare di teorie evoluzioniste e lotte per la sopravvivenza anche in ambiti non biologici, facendo diventare questi argomenti anche di carattere ideologico e politico. Ad esempio anche Verga andò incontro a questo tipo di deformazione, nel cosiddetto darwinismo sociale. Il darwinismo sociale consiste nell'estendere le teorie darwiniane che erano state create in ambito biologico, all'ambito sociale. Parlare di inferiorità e superiorità in ambito biologico è legittimo, ma parlare di inferiorità e superiorità in base all'appartenenza alle classi sociali significa riferirsi a ricchezza e potenza, e non alla complessità biologica, perché tale livello è uguale in tutti gli esseri umani. Quindi il darwinismo sociale è frutto della dilagazione delle teorie di Darwin, che si diffusero ampiamente abbandonando il campo di appartenenza. IL NATURALISMO L'estensione del positivismo, esteso a tutte le scienze umane, dal campo scientifico a quello letterario creò il fenomeno del naturalismo. Hyppolite Tain sostiene che il metodo scientifico deve essere applicato dalla scienza alla letteratura, e che bisogna studiare in maniera diversa la fisiologia. | fenomeni spirituali, ovvero la psicologia, sono il frutto della fisiologia (studio delle funzioni vitali dell'organismo) e dell'ambito sociale. lo scienziato studia un fenomeno empiricamente, cercando di capire le leggi generali in obbedienza delle quali si verifica quel fenomeno, e perché si verifica in un modo piuttosto che in un altro. La stessa cosa fa il letterato: quando studia un personaggio per rappresentarlo, studia il comportamento del soggetto e l'ambiente sociale di provenienza del soggetto, in maniera analitica, minuziosa, in modo da rintracciare le leggi sociali generali che hanno determinato il comportamento di quel personaggio. Quindi sociologia e fisiologia hanno grande importanza, e anche la patologia, perché spesso i soggetti protagonisti di questo periodo sono soggetti patologici, che hanno problemi spiegati alla luce del metodo - “Una peccatrice” - “Storia di una capinera” Ebbero un grande successo sia di critica che di pubblico. Nel suo trasferimento a Milano cominciò ad allargare ulteriormente i suoi orizzonti, frequentava i caffè culturali, in particolare il caffè Cova, dove si riunivano gli scapigliati, frequentava i salotti come quello della contessa Maffei e comincia una stagione florida dal punto di vista della produzione. Nascono altri romanzi di successo: - "Eva" - “Eros” - “Tigre reale” - “Primavera e altri racconti” A partire dal 1875 comincia il suo interesse nei confronti della letteratura naturalista. Comincia a leggere i grandi capolavori di questa letteratura e si comincia a porre, insieme a Capuana, il problema di questa letteratura “verista”, che intende rappresentare la realtà dal vero. Immediatamente successivi sono i grandi capolavori, che in realtà per l'epoca non ebbero troppo successo, infatti lui raggiunse una grande fama per la sua prima produzione, riconducibile ad un'esperienza di tipo scapigliato, mentre le opere che esprimono la letteratura verista non furono accolte bene né dal pubblico né dalla critica non furono capite, erano troppo all'avanguardia per il gusto del pubblico. LE OPERE VERISTE: - Raccolta di novelle “Vita dei campi”, 1880 -"l Malavoglia", 1881 - “Novelle Rusticane”, 1883 - “Mastro Don Gesualdo”, 1889 Nel 1893 si ritira definitivamente a Catania nelle sue terre di Vizzini e non si sposterà più, tranne che per qualche piccolo viaggio di piacere. In questo sicuramente influì il fatto che raggiunse l'agiatezza economica in maniera paradossale: non per la letteratura verista, ma per il successo che ebbe la trasposizione in musica di una sua novella “Cavalleria rusticana”, un melodramma che fu accompagnato dalla musica di Mascagni e diventò celebre. Nel 1920, poco prima della morte, fu nominato senatore del regno e morì nel 1922. LA SUA LETTERATURA SCAPIGLIATA Si tratta di una serie di romanzi che non appartengono alla letteratura verista, ma intendono ancora la letteratura alla maniera scapigliata, come polemica aperta nei confronti della società e dei suoi falsi valori. “UNA PECCATRICE” Il romanzo d'esordio. È la storia di un giovane esordiente autore di teatro che si innamora di una donna di lusso, più grande di lui, che alla fine per paura di perderlo si suicida. È presente qui la figura del medico che spiega scientificamente la patologia nervosa della protagonista femminile. “STORIA DI UNA CAPINERA" Romanzo epistolare che narra la storia di una giovane conversa, obbligata dalla famiglia a seguire il percorso Monacale e che, prima di prendere i voti in maniera definitiva, viene rimandata a casa per compiere il suo ultimo passaggio nel mondo, ed esprimere con certezza la sua volontà di lasciarlo. Durante la permanenza a casa però si innamora di un giovane e lo scrive alla sua amica conversa rimasta in convento. Ma le cose vanno a finire male, perché la matrigna, nonostante tutto, la obbliga a prendere i voti, e lei viene delusa anche dal suo amore, perché non la ricambia. Dunque alla fine morirà di disperazione in convento. “EVA” Romanzo che narra la storia di un amore sfortunato tra un pittore siciliano ed una giovane e bella ballerina, la quale è più saggia e consapevole di lui, e sa che l'amore non sopravvive alla miseria, e dato che entrambi sono poveri, lei decide di lasciarlo per cercarsi un amante più agiato. Il pittore dunque sfiderà a duello il nuovo amante. Alla fine il pittore morirà in Sicilia a causa della tisi. “TIGRE REALE” Parla di una storia da amore fra un giovane che non brilla per carattere ed una particolare contessa russa, che lo prende e lo lascia continuamente. Ad un certo punto, dopo averlo lasciato, torna a riprenderlo, ma lui è in procinto di sposarsi, dunque gli rovina il matrimonio. “EROS” Storia di una vita vuota e frivola dedicata al lusso e a passioni senza senso che si conclude con un suicidio. Questa non è una letteratura verista perché non ci sono ancora gli strumenti stilistici del verismo: la narrazione è condotta in tutti questi romanzi dal protagonista narrazione autobiografica nella quale il protagonista mette in evidenza le sue sofferenze e cerca di discolparsi dalle eventuali accuse che potrebbero essergli fatte. Sono tutti organizzati in questo modo tranne l'ultimo, “Eros”, che presenta un narratore onnisciente, quindi comunque nessuna novità stilistica. Sono tutte storie di vinti d'amore, storie d'amore finite male, e tutte ambientate in classi sociali medio-alte. La prima svolta, che viene chiamata “pre-verista" da Verga stesso, si ha nel 1874 con la novella “Nedda” Si parla ancora di pre-verismo perché non ci sono i mezzi stilistici veristi, ma vi è però l'ambiente. Verismo infatti significherà due cose: - Ambiente, cioè l'attenzione rivolta verso le classi sociali più basse (anche questione meridionale); - Mezzi stilistici per realizzare questa rappresentazione dal vero. In questa novella dunque non ci sono novità formali, la narrazione viene condotta addirittura da Verga, che si mette in scena come narratore onnisciente e racconta di essere stato presente quando è avvenuta la vicenda (la cui protagonista è Nedda, una giovane raccoglitrice di olive siciliana) e lui rievoca questo fatto commentando ciò che è accaduto, e ne imputa la responsabilità soprattutto alla società, crudele ed indifferente nei confronti di questa donna, che mette in atto meccanismi ipocriti di falso moralismo per non aiutarla. Nedda si innamora di Janu, un giovane povero come lei. | due stanno insieme prima del matrimonio che vogliono celebrare, e lei resta incinta. Lui però muore per un incidente di lavoro prima di poterla sposare, quindi lei rimane sola e incinta, e la società la considera una donna perduta. Quando lei partorirà sua figlia, sarà costretta a vederla morire di fame, perché nessuno la aiuta e lei non è in grado a provvedere a se stessa e alla bambina. Si parla di svolta pre-verista perché Verga rivolge per la prima volta la sua attenzione non all'ambiente medio-alto e nemmeno a storie d'amore finite male, ma ad una storia che riguarda una giovane povera, di cui viene narrata la vicenda sfortunata. Verismo però non vuol dire esclusivamente attenzione alle classi umili, sarà così di fatto perché Verga non completerà il suo progetto. Questo progetto era di rappresentare la realtà dal vero a tutti i livelli sociali, dentro le diverse classi sociali. Infatti il progetto più compiuto che lui elabora, “Il ciclo dei vinti", è un ciclo di cinque romanzi attraverso cui lui avrebbe voluto a poco a poco salire i gradini della scala sociale dal basso verso l'alto, ma non lo realizza per intero, realizza solo i primi due romanzi: “l Malavoglia” e “Mastro Don Gesualdo”, i quali si collocano ancora ad un livello basso e medio della classe sociale. Quando Verga cominciò a riflettere non solo sul cambiamento di contenuto (attenzione alle classi più basse), ma anche sul problema dello stile (come modificare la forma per raggiungere gli effetti veristi), si parlerà di Verismo. Questa seconda svolta avverrà nel 1878-1880, perché la raccolta di novelle “Vita dei campi” è dell'80, ma le novelle che ne fanno parte erano state precedentemente pubblicate ad una ad una o a parti in diverse riviste, a partire dal 1878. Le più importanti sono: - “Rosso Malpelo” - “La lupa” - “Jeli il pastore” - “La pentolaccia” - “Storie di santi" - “Fantasticheria" - “La cavalleria rusticana” Il verismo non è solo una questione di contenuto ma anche una questione di forma, di come rappresentare l'impersonalità dell'autore. Verga in una delle prefazioni di una novella specifica al suo editore, ma lo sappiamo anche da alcune lettere che scrisse a capuana, quali sono le sue idee in merito: la letteratura deve partire da un documento come dice capuana che deve essere ricostruito. Secondo Verga il lettore non deve assistere a un racconto ma deve illudersi di trovarsi fisicamente presente durante lo svolgimento del fatto, e per questo l'autore deve scomparire. L'eclisse dell'autore o meglio l'eclissi. L'autore deve mettersi nella pelle dei suoi personaggi, vedere le cose coi loro occhi ed esprimerle com e loro parole. La sua mano deve essere invisibile, il lettore deve avere l'impressione che l'opera si sia fatta da sé, che non ci sia una condizione, è una illusione. Impersonalità non significa indifferenza psicologica, però è un artificio, un mezzo stilistico per raggiungere determinati effetti, un'illusione della realtà, del fatto che la storia si stia non narrando ma vivendo. Non c'è nessuno che narra un antefatto o i tratti psicologici dei personaggi, nessuno che aiuti il lettore a capire più di quello che vedrebbe se fosse lì presente ad assistere. Secondo lui all'inizio questo può creare un senso di confusione nel lettore perché si trova davanti a qualcosa che non conosce e nessuno lo aiuta a conoscere di più e meglio; man mano che la narrazione va avanti però il lettore può farsi un'idea da solo di tutta la storia e dei personaggi. Posto che la condizione di partenza è l'eclissi dell'autore, la narrazione è affidata a un narratore intemo. Secondo la tradizione sin qui seguita alla Manzoni e alla Zolà, che era il teorico del naturalismo, il narratore era l'autore, onnisciente, fa anticipazioni, ci dice ciò che pensano. Personaggi ma trasferisce il suo mondo concettuale, materiale e il linguaggio in ciò che scrive, proietta se stesso in quello che scrive, giudica e commenta i fatti a partire dalla sua prospettiva (valori in cui crede, principi morali che segue etc). Il narratore onnisciente lascia il suo posto a un narratore interno, ossia un personaggio che appartiene al piano della storia, quindi ha potuto assistere in prima persona agli eventi. Non si presenta, è mimetizzato, anonimo, sappiamo che appartiene al piano della storia perché è un testimone oculare e perché condivide la cultura, il sistema di valori, principi morali e il linguaggio del mondo rappresentato, come se stessimo assistendo a un racconto fatto da una voce che appartiene alla storia. Quindi è come se fossimo presenti ad assistere alla storia, non c'è il filtro di un narratore esterno e onnisciente. la propria condizione e posizione, finiscono per essere sconfitti. Posto che in ogni livello della scala sociale c'è un vincitore e un vinto, il ciclo dei vinti, come dichiara il titolo, vuole concentrarsi su coloro i quali subiscono la sconfitta. Questo progetto viene articolato in diverse classi sociali e le storie sono accomunate dai protagonisti che cedono all'ambizione e finiscono per essere sconfitti, il primo livello della rappresentazione è il più basso e coincide con i Malavoglia, la scala sociale è quella più bassa, il gradino più basso, infatti la ricerca del meglio per loro consente nel sopravvivere, nel cercare di trovare un'alternativa alla povertà estrema. Man mano che si sale la ricerca del meglio diviene sempre più fine a se stessa. Nel secondo volume, Mastro Don Gesualdo, si passa dal gradino più basso a un gradino sociale leggermente più alto e la ricerca del meglio diviene la ricerca della ricchezza. Nel gradino successivo, la duchessa di Leila, di cui abbiamo solo frammenti fra i capitoli ma non una stesura completa (poi ce ne sarebbero dovuti essere altri 2). In questo gradino la ricerca del meglio diventerà vanità aristocratica. L'onorevole Scipioni vanità politica, L'uomo di lusso vanità fine a se stessa. Di questi due ultimi volumi non abbiamo nulla, del terzo qualche frammento di capitolo. Verga cede al darwinismo sociale, ossia quella falsa convinzione in base alla quale far partire l'indagine dai ceti più bassi significa renderà più semplice, elevandosi man mano nella scala sociale questa indagine sarebbe diventata più complessa. In ossequio alle regole del verismo, man mano che si salgono i gradini della scala sociale cambia anche il livello del narratore, quindi si passa da un livello elementare a uno in cui non c'è più. I MALAVOGLIA È un romanzo composto nell'81. La famiglia si chiama Toscano, Malavoglia è quella che viene definita ingiuria, soprannome. Sono una famiglia di lavoratori soprannominati scansafatiche, l'esatto contrario di quello che sono nella realtà. È una famiglia patriarcale il cui capo è il nonno, padron Ntoni, seguono il figlio Bastianazzo e la moglie Maruzza e i figli Ntoni, Mena, luca, Lia e Alessi. La storia parte da quando la famiglia deve sostituire le braccia di Ntoni con quelle di un lavorante perché viene richiamato per la leva militare. Nel frattempo Mena si vuole sposare e ha bisogno della dote. L'annata non è molto producente (pescatori), quindi il nonno decide di cambiare mestiere e iniziare un commercio; prende in prestito il capitale necessario al carico di lupini a usura e la casa del nespolo diventa la garanzia (data allo zio Crocifisso). La nave però naufraga con tutto il carico e muore Bastianazzo. Questo è l'inizio di una serie di gravi lutti e sofferenze per la famiglia. Subito dopo Maruzza muore di colera, Luca, richiamato per la leva militare, muore in battaglia; Ntoni ha conosciuto la bella vita delle grandi città, soprattutto Napoli, e non riesce a rassegnarsi alla vita di miserie del villaggio, per cui si d a brutte compagnie, al contrabbando e finisce per dare una coltellata a un guardia doganale che contende la sorella minore Lia. AI processo ottiene una condanna mite per una condanna d'onore per la sorella, ma lei viene disonorata per cui è costretta d andarsene e finisce in una casa di malaffare a Palermo. La barca restaurata naufraga di nuovo e alla fine il nonno muore all'ospizio. Mena si doveva sposare ma colpita dal disonore caduto sulla sua famiglia per il processo del fratello e la cattiva fama della sorella non potrà sposarsi. L'ultimo della famiglia che è Alessi riuscirà a ricomprare la casa del nespolo e restaura la barca, restaurando la vita della famiglia. L'ultima scena riguarda Ntoni che torna a casa dopo il processo e trascorre un'ultima notte nel villaggio prima di allontanarsi definitivamente perché si rende conto che la sua che la sua vita non è lì. Questo romanzo è un romanzo in cui sembrerebbe prevalere una prospettiva di immobilismo: al centro della narrazione c'è villaggio che sembra scandire la propria vita su due costanti: ritmi ancestrali del ritorno delle stagioni, della pesca, della saggezza popolare espressa tramite i proverbi... per cui sembra che sia un mondo chiuso nel quale la grande storia dei cambiamenti e delle trasformazioni non ha luogo. Invece non è così perché in questo romanzo sia come la rappresentazione che la storia irrompe in questa società apparentemente immobile e la strappi fuori da questo immobilismo. Quali sono questi cambiamenti, queste trasformazioni? La storia è ambientata all'indomani della Unificazione nel 1863 con una serie di novità rispetto al passato molto importanti. La prima è la leva obbligatoria, sconosciuta nel regno borbonico, introdotta nel regno d'Italia, E questo fa entrare in crisi il meccanismo familiare privandolo delle braccia da lavoro degli uomini. La società del villaggio che non era né immobile né monolitica neanche prima, perché era articolata e stratificata in maniera diversa, quando la storia irrompe e porta con sé i cambiamenti E le trasformazioni di cui abbiamo parlato, reagisce nel senso che anch'essa si trasforma e cambia. In questa trasformazione ci sono alcuni come malavoglia che che peggiorano la loro situazione perché subiscono un processo di declassazione. Erano pescatori, volevano diventare negozianti, perdono tutto e alla fine diventeranno lavoratori a giornata, cioè costretti a lavorare presso altri perché non hanno più l'impresa proprio. Altri invece cavalcano i cambiamenti e affrontano un processo di scalata sociale, come nel caso di zio crocifisso. Quindi questo mondo del villaggio, questa società che sembrerebbe immobile non lo è affatto, non lo è prima e non lo è nemmeno dopo che la storia irrompe dentro. Però ci viene presentata così perché la prospettiva dei personaggi del villaggio strania le cose, deforma le cose. Siccome sono abituati a pensare a quella realtà come immobile, la descrivono come tale ma non è vero non è così. In tutto il romanzo è in atto un conflitto generazionale tra il vecchio nuovo tra la tradizione e la modernità. Questo scontro si incarna nelle due figure principali, omonime: Ntoni nonno (tradizione) e Ntoni nipote (modernità). Ntoni che ha conosciuto la vita della grande città non sa più accontentarsi alla vita di prima fatta di lavoro, sacrificio, ristrettezza, per cui innesca con il nonno che invece è il difensore della tradizione e di tutti i suoi valori, una sorta di testa a testa. Nel romanzo si assiste alla disgregazione dei valori tradizionali, e paradossalmente più il nonno cerca di difenderli, più si disgregano. Il fatto che lui abbia dato la sua parola per dare in pegno la casa del nespolo in cambio del carico di vini fa crollare la famiglia. Era un patto orale, se si fosse tirato indietro nessun documento scritto avrebbe potuto togliergli la casa, ma siccome è un uomo d'onore, si è impegnato e cederà la casa. Il romanzo è stato definito circolare, e chiude come comincia: inizia con la famiglia che risiede nella casa del nespolo, dedita alla pesca e con una proprietà e finisce con Alessi che ricompra la casa e toma a vivere lì. In realtà non e così perché nel frattempo sono morti tutti o hanno subito delle sciagure. Alessi. L'unico che fa eccezione, e a riprova del fatto che non sia un romanzo che si chiude su se stesso per ristabilire l'equilibrio iniziale, ma invece senza in maniera chiara la disgregazione è la scena finale. Ntoni e Ntoni sono a casa ma non vogliono restare. L'estraneità di Ntoni che rappresenta la modernità e i valori che lo spingono in direzione opposta rispetto a quella del villaggio e che lo porteranno via da lì. È stato anche definito come romanzo che celebra la religione della famiglia e del lavoro. In realtà non viene celebrato, ma c'è la narrazione di come entrambi si sgretolino. Il suo pessimismo è ancora più forte. Non sta rappresentando un mondo idilliaco che a un certo punto scompare sotto la pressione di altri lavori. Questo mondo non è mai esistito (legge universale della lotta per la sopravvivenza). Nella narrazione c'è un polo positivo, i Malavoglia,che rappresentano i valori puri, dell'alta parte c'è il villaggio, il polo negativo, la società che segue questa legge. Quindi non e un mondo che sta scomparendo ma un mondo che non e mai esistito, i malavoglia sono una eccezione. Verga sembra non voler rinunciare a una sorta di sogno, a proiettare i suoi valori puri e ideali su qualcuno, ma sono solo una goccia del mare, tutti gli altri sono conformi alla legge dell'utile e dell'interesse. Malavoglia sono stati definiti un romanzo corale perché la narrazione non è affidata a un narratore onnisciente ma a narratori intemi. Parlano tutti, nel villaggio e nella famiglia, ma queste voci si richiamano ai due poli contrapposti: i malavoglia che rappresentano i valori puri e quindi li esprimono ogni volta che sono chiamati a parlare o agire. Sul versante opposto il villaggio con valori opposti, come il cinismo, la grettezza, l'avidità... per cui c'è una giusta apposizione dei punti di vista. Quando parlano i malavoglia la loro prospettiva non riesce a cogliere le motivazioni psicologiche che muovono il resto del villaggio perché loro agiscono secondo valori puri, non capiscono la legge dell'utile e dell'interesse. Viceversa quando parla il villaggio. Non si capiscono a vicenda. Quando il villaggio, che giudica secondo i suoi disvalori guarda padron Ntoni che si dispera sulla Spiaggia perché sta assistendo al naufragio in cui anche bastianazzo morirà, vede il capofamiglia che si sta disperando e giudica questo pensando che si stia disperando per il carico di vini perso . Ovviamente per noi lettori che condividiamo i valori dei malavoglia e capiamo che si sta disperando perché vede il figlio morire senza poter fare nulla per salvarlo. La prospettiva del villaggio deforma, quindi è straniata, giudica i fatti dal proprio punto di vista e ne deforma le motivazioni. | malavoglia fanno capire quanto siano meschini, cinici e cattivi i membri del villaggio rispetto a loro.
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