Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Giuseppe Parini + opere, Sintesi del corso di Italiano

riassunto Giuseppe Parini (da Piacere dei Testi)

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 11/06/2019

daria.abate
daria.abate 🇮🇹

4.6

(15)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giuseppe Parini + opere e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! GIUSEPPE PARINI 1.LA VITA IL PRECETTORE. Giuseppe Parino (che preferì più tardi modificare il proprio cognome in Parini) nacque il 1729 a Bosisio, in Brianza, da una famiglia di modeste condizioni. A dieci anni fu condotto a Milano presso la prozia Anna Maria Lattuada, che gli lascio una piccola rendita annua, a condizione che divenisse sacerdote: intraprese così la carriera ecclesiastica. Venne ammesso all’Accademia dei Trasformati, uno dei centri più importanti della cultura milanese, in cui conveniva la nobiltà più aperta alle nuove istanze illuministiche, con posizioni però moderate. I Trasformati erano fautori di una conciliazione tra le esigenze di una cultura moderna, civilmente impegnata e la tradizione classica. Nello stesso anno entrò al servizio del duca Gabrio Serbelloni, come precettore dei figli. Casa Serbelloni era un ambiente culturale molto vivo. In seguito a una discussione con la duchessa, si licenziò, e l’anno dopo divenne precettore di Carlo Imbonati. L’INTELLETTUALE AL SERVIZIO DELLO STATO RIFORMATORE. Nel frattempo, oltre ad alcune odi di argomento civile, aveva pubblicato due poemetti satirici contro la nobiltà oziosa e improduttiva, il Mattino e il Mezzogiorno. Il governo austriaco della Lombardia, impegnato nelle riforme dell’imperatrice Maria Teresa, vedeva con favore gli intellettuali di orientamento avanzato e tendeva ad offrire loro incarichi di responsabilità. Così conte di Firmian, affidò a Parini la direzione della semiufficiale “Gazzetta di Milano“. Ebbe vari altri incarichi ufficiali. Parini veniva così a coincidere, al pari di Pietro Verri e Cesare Beccaria, come la figura tipica dell’intellettuale illuminista milanese, che era direttamente al servizio dello Stato riformatore ed assumeva incarichi ufficiali nell’amministrazione. LA DELUSIONE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE E GLI ULTIMI ANNI. Parini subì però il trauma delle riforme radicali del successore di Maria Teresa, Giuseppe II, imponendo direttive autoritarie sull’organizzazione della cultura. Il poeta, ferito e deluso, si allontanò dall’attività intellettuale militante. Scoppiata la Rivoluzione francese, la vide con fervore e speranza, ma poi, dopo gli eccessi autoritari e sanguinari del Terrore, assunse posizioni sempre più negative. Con l’ingresso dei Francesi a Milano nel 1796 fu chiamato a far parte della Municipalità. Ben presto però forse un dissidio tra la commissione e l’indirizzo generale della Municipalità, e Parini fu allontanato. 2.PARINI E GLI ILLUMINISTI LA RICERCA DELLA <<PUBBLICA FELICITA’>>. Emerge in Parini, quindi, la figura di un intellettuale impegnato nella battaglia civile, teso a combattere, in nome del progresso e della ragione, aberrazioni e storture che affliggono la realtà contemporanea, a diffondere idee nuove che migliorino la vita sociale e giovino al bene comune. L’opera letteraria di Parini appare in sintonia con il clima riformistico instaurato dall’assolutismo illuminato di Maria Teresa d’Austria. Parini, può essere collocato nell’ambito di questa intellettualità avanzata, illuministica e riformatrice, che collabora con il potere. Tuttavia i suoi rapporti con l’Illuminismo, non appaiono così lineari. L’ATTEGGIAMENTO VERSO L’ILLUMINISMO FRANCESE. Problematico è innanzitutto il suo atteggiamento verso l’Illuminismo francese, nei confronti di pensatori come Voltaire e Rousseau. Parini ne respinge con forza le posizioni antireligiose ed edonistiche. È ostile a ogni forma di fanatismo religioso, e giudica negativamente la Controriforma. Parini crede profondamente nella religione, sia come principio di un’ordinata convivenza civile, sia, in senso metafisico, come rivelazione del significato ultimo della esistenza umana e come garanzia di salvezza. Inoltre, contro le teorie libertine, pronuncia un’aspra condanna, giudicando stolto l’atteggiamento di chi guarda la religione con sprezzante superiorità dall’alto delle conoscenze scientifiche. Tuttavia, dell’Illuminismo francese, accoglie con favore i principi egualitari: crede nell’eguaglianza originaria e naturale di tutti gli uomini. A queste si aggiunge l’umanitarismo, l’amore per l’umanità in quanto tale, lo sdegno per tutto ciò che offende l’uomo e provoca in lui umiliazione e sofferenza, la convinzione che dovere fondamentale di ogni uomo è la solidarietà per i sui simili. LE POSIZIONI VERSO LA NOBILTA’. Le posizioni di Parini nei confronti della nobiltà, danno vita alla satira del Giorno. Il poeta critica duramente la classe aristocratica in quanto è oziosa, vuota e improduttiva: innanzitutto sul piano economico, poiché si accontenta di sperperare le ricchezze che derivano dal lavoro altrui, invece di adoperarsi ad accrescere la ricchezza comune; poi sul piano intellettuale, poiché i nobili non dedicano il loro ozio a coltivare studi che servano all’avanzamento della cultura e della scienza; infine sul piano civile, poiché nella loro vita vacua, non si curano di ricoprire cariche utili al bene pubblico. Questo ozio si accompagna poi all’immortalità dei costumi: Parini si scaglia soprattutto contro l’uso del “cavalier servente”, che non è altro se non una legalizzazione dell’adulterio, che distrugge uno dei valori ai suoi occhi più sacri. Tuttavia Parini riconosce che in epoche passate la nobiltà aveva avuto una funzione sociale: difendere la patria in guerra, rivestire le magistrature, e dedicarsi agli studi. Ciò che muove il suo sdegno è la decadenza attuale della classe aristocratica, il fatto che essa abbia abbandonato queste attività utili. Parini, non è ostile alla nobiltà in sé, ma solo la sua degenerazione, e non auspica affatto all’eliminazione di quella classe, ma al contrario propone una forma di rieducazione. Socialmente e politicamente Parini è quindi un moderato riformista; si trova allineato con la politica del governo illuminato di Maria Teresa, che combatte dei privilegi feudali. I DISSENSI DALL’ILLUMINISMO LOMBARDO. Anche rispetto al gruppo illuministico lombardo che faceva capo al “Caffè“ e all’Accademia dei Pugni numerosi erano i punti di dissenso. Innanzitutto Parini non considerava, sul piano filosofico e culturale, il cosmopolitismo di quegli intellettuali. A ciò si aggiungeva anche il timore che l’assorbimento della cultura francese snaturasse i caratteri originari della cultura italiana e compromettesse la purezza della lingua. Sul piano letterario e linguistico gli uomini del “Caffè”, respingevano il classicismo tradizionale, il nome di una letteratura di <<cose>>, asservita all’utile. Parini invece era rigorosamente fedele ad un’idea classica della letteratura ed era animato da un vero e proprio culto della dignità formale e dei modelli antichi. LA CRITICA DELLA LETTERATURA UTILITARISTICA. Proprio del gruppo del “Caffè”, era anche il culto della scienza: si riteneva che dalla diffusione delle cognizioni scientifiche moderne, scaturissero il progresso e il miglioramento della vita sociale. Parini apprezza le scoperte scientifiche ed è convinto che siano fonte di progresso e di benessere per l’umanità, ma è urtato dal fatto che la scienza sia diventata una moda, una mania frivola di salotti aristocratici e dame oziose. Non solo, ma è ostile ad una riduzione totale della letteratura a veicolo di cognizioni utili, in vista di fini esclusivamente pratici. Anch’egli è convinto che la letteratura debba essere utile; ed intende l’utile come la diffusione dei “lumi”. Tuttavia, l’<<utile>> per lui non può mai andar disgiunto dal <<lusinghevol canto>>, la poesia concepita secondo il senso altissimo della dignità formale che è proprio dei classici. Parini resta fedele alla tradizionale concezione umanistica, che vede nelle lettere il valore supremo, in cui risiedono l’essenza stessa dell’uomo e la sua dignità, perciò è convinto che il bello poetico debba conservare la sua autonomia. L’INTERESSE PER LE TEORIE FISIOCRATICHE. Un ultimo terreno di scontro con gli illuministi lombardi è quello economico. Il gruppo dei “Caffè“ era fervente propugnatore del commercio e dell’industria. Parini invece era vicino alle teorie della scuola fisiocratica, che vedeva nell’agricoltura l’origine della ricchezza delle nazioni e della moralità pubblica, in quanto fonte di una vita semplice, sana e felice, a contatto con la natura. La letteratura latina era piena di deprecazioni moralistiche contro l’avidità di guadagno dei mercanti ed amava esaltare la sanità morale della vita agricola. Effettivamente il commercio, era il fattore dirompente che poteva condurre ad una rapida trasformazione della società, ad una modernizzazione in tutti campi. Invece in Lombardia la maggior parte delle proprietà agricole era nelle mani della nobiltà e della Chiesa, si può capire come le lodi dell’agricoltura innalzate della Parini, si risolvesse oggettivamente in un appoggio alle forze sociali più conservatrici. Sfuggiva a Parini il senso della battaglia combattuta da Verri e Beccaria a favore della nascita di una nuova società in cui la borghesia fosse il centro propulsore e innovatore. PARINI, RIFORMISTA MODERATO. Da tutto quanto si è visto si può concludere che Parini a buon diritto merita d’essere ascritto alla cultura riformatrice lombarda, ma che bisogna stare attenti a non confonderlo con le tendenze più radicali e innovatrici dell’Illuminismo. Se Parini era in disaccordo con gli illuministi, anche questi lo sentivano lontano da loro, troppo moderato, troppo “letterato“ e tradizionalista nei gusti e nelle idee. Significativo è il giudizio che Pietro Verri diede del Mezzogiorno sul “Caffè“: secondo lui la descrizione pariniana del mondo nobiliare, ispirava nel lettore una forma di consenso. 3. LE PRIME ODI E LA BATTAGLIA ILLUMINISTICA. CRONOLOGIA ED EDIZIONI DELLE ODI. Le prime manifestazioni della battaglia per il rinnovamento civile da lui condotta, sono alcune odi degli anni Cinquanta-Sessanta. L’ode era un genere lirico già introdotto dall’Arcadia, riprendendo modelli della poesia greca e latina, come gli antichi lirici e Orazio. A differenza della canzonetta, che trattava argomenti tenui e frivoli, l’ode assumeva contenuti elevati e toni più solenni.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved