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Giuseppe Tomasi di Lampedusa: Il Gattopardo, un romanzo decadente, Appunti di Letteratura

Giuseppe tomasi di lampedusa, un nobile siciliano recluso e appassionato di letteratura francese, scrisse un unico romanzo, il gattopardo, pubblicato postumo nel 1958. L'opera, con un'apparenza di romanzo storico ottocentesco e naturalistico, nasconde una profonda decadenza culturale e sensibilità. Il centro del romanzo non sono le vicende storiche, ma la vicenda interiore del principe salina, che percepisce la morte come una presenza incombente. Il romanzo si collega al filone del decadentismo europeo, rappresentando una frattura rispetto al neorealismo. Nel 1860, i garibaldini sbarcano a marsala e la sicilia è in fermento. Don fabrizio gerbèra, principe di salina, assiste senza partecipare agli eventi, consapevole che il mondo cui appartiene sta morendo. Il romanzo comprende anche un volume di racconti e due raccolte di saggi critici.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 05/06/2022

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Scarica Giuseppe Tomasi di Lampedusa: Il Gattopardo, un romanzo decadente e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Giuseppe Tomasi di Lampedusa Il nobile siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vissuto sempre appartato, estraneo agli ambienti letterari, ma appassionato studioso di letteratura francese, scrisse un unico romanzo negli ultimi anni di vita, Il Gattopardo. L’opera stentò a trovare un editore, e fu pubblicata postuma solo nel 1958 da Giorgio Bassani presso l’editore Feltrinelli, dopo essere stata rifiutata da Vittorini presso l’editore Mondadori e poi da Einaudi. Il romanzo ebbe uno straordinario successo, divenendo un clamoroso “caso” letterario. Il Gattopardo All’apparenza si tratta di un romanzo storico di taglio ottocentesco e naturalistico, una sorta di elegante ripresa dei Viceré di De Roberto. E, certo, la storia ricopre un ruolo rilevante: ma in realtà lo scrittore, a differenza dei veristi, non crede nell’oggettività del processo storico; la sua cultura e la sua sensibilità sono squisitamente decadenti. La storia è per lui solo un’apparenza esteriore, dietro cui si cela un’essenza più vera, il fluire costante della vita che precipita nel nulla. La Sicilia storicamente immobile del 1860 è quindi semplice metafora di una condizione esistenziale, dominata dalla presenza incombente della morte. Il centro del romanzo non sono le vicende storiche e sociali, ma la vicenda interiore del principe Salina: il suo senso di debolezza e impotenza di fronte al reale, la percezione angosciosa di scivolare verso la morte, l’inutile aggrapparsi ad una sensualità prepotente, che reca anch’essa in sé, proprio dentro l’esplosione vitale, qualcosa di mortuario. Il libro risulta percorso da un pathos malinconico, da un pessimismo profondamente nichilistico, che però non dà origine ad abbandoni crepuscolari grazie al controllo della vigile coscienza dell’autore, che guarda vicende e personaggi con un lucido distacco ironico. Anche l’impianto narrativo è solo apparentemente ottocentesco e naturalistico: in realtà tutto è visto attraverso gli occhi del principe Salina, filtrato attraverso la sua sensibilità e la sua intelligenza. All’oggettività veristica si sostituisce una dimensione del racconto essenzialmente soggettiva e si viene a costituire un sottile gioco di identificazione e di scambio tra l’ottica del narratore-autore e quella del personaggio focale. Non solo nei temi, dunque, ma anche nell’impostazione narrativa, il romanzo si collega al filone del grande Decadentismo europeo, rappresentandone una radicale frattura rispetto al Neorealismo, alla sua concezione ottimistica e progressiva della storia. Nel 1860 i garibaldini sbarcano a Marsala e tutta la Sicilia è in fermento. La nobiltà sente prossima la rovina mentre avanza la nuova classe degli affaristi. Don Fabrizio Gerbèra, principe di Salina, detto il Gattopardo per l'emblema che contrassegna lo stemma di famiglia, assiste senza parteciparvi agli eventi, consapevole che il mondo cui appartiene sta morendo e le prospettive del nuovo sono solo illusioni. Per questo incoraggia l'amato nipote Tancredi Falconeri, esuberante e aperto alle nuove idee liberali ed eroico ufficiale
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