Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

GLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA IN ITALIA, Dispense di Storia Contemporanea

Descrizione della condizione civile degli anni 50 e 60 italiani

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 15/10/2023

lara-marini-2
lara-marini-2 🇮🇹

3 documenti

1 / 12

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica GLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA IN ITALIA e più Dispense in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! 28.03.2023 ANNI CINQUANTA E SESSANTA Nella lezione di ieri stavamo discutendo su elementi di continuità e di discontinuità nell'Italia post 1945, e dicevamo come tra gli elementi di discontinuità forte ci sia la costituzione e tra gli elementi di continuità ci sia l'impianto legale che ancora ricalca l'impianto dato e rinnovato e trasformato sotto il fascismo, e questo si risolverà solo in parte con l’attuazione della Corte Costituzionale. Abbiamo visto il 2 giugno, l'instaurazione della Repubblica, un referendum istituzionale che ha dei chiari vincitori e dei chiari perdenti (ma non un dislivello o una distanza così ampia, alla fine sono circa due milioni di voti di distanza tra la Repubblica e la monarchia) e che vede alcune aree del paese maggiormente disponibili alla trasformazione del regime istituzionale. Per quanto riguarda l'Italia l'andamento delle trasformazioni e le politiche delle instaurazione di politiche assistenziali di Stato Sociale è molto tardivo rispetto ad altri contesti europei, laddove dove invece le scelte economiche che la classe dirigente italiana fa all'indomani della Seconda Guerra Mondiale sono scelte economiche piuttosto tradizionali e quindi vanno nella direzione di mettere fine e ottenere sotto controllo l'inflazione di ritornare alla stabilità monetaria e al risanamento del bilancio statale. Sono misure che già negli anni tra le due guerre erano state molto problematiche e avevano in qualche modo danneggiato o limitato il consolidamento delle democrazie liberali. Per quanto riguarda l'Italia, se questo non avviene è largamente in parte dovuto ai prestiti americani e quindi agli effetti del piano Marshall ma anche a politiche che in qualche modo tendono a liberare manodopera. In primo luogo i rapporti europei e le politiche a favore dell’emigrazione della manodopera in eccesso. Dal punto di vista invece degli effetti immediati delle politiche economiche, questi effetti portano a pesanti inasprimenti fiscali e tariffari alla svalutazione della lira e alla restrizione del credito, cosa che da una parte rafforza la fiducia soprattutto dei Ceti medi nel paese, ma dall'altra ha enormi costi sociali. I costi sociali sono soprattutto i licenziamenti e la disoccupazione. Nel 1948 ci sono in Italia circa due milioni di disoccupati, anche a causa dello sblocco dei dei licenziamenti che viene diciamo deciso in questa in questa fase e in più le scelte che vengono fatte con il piano Marshall non sono delle scelte che portano allo sviluppo della domanda interna. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che di fatto i consumi rimangono bloccati perché rimangono bloccati gli stipendi, e quindi a lungo l'Italia nel secondo dopoguerra dal punto di vista delle gerarchie sociali e dal punto di vista delle condizioni di vita generale della popolazione, continuano ad assomigliare a quelle dei decenni precedenti. A cinque anni dalla guerra vengono ripristinati i livelli produttivi dell’ante guerra, ma sono livelli produttivi ancora molto problematici in comparazione a quanto sta avvenendo nel resto d’Europa. Tra le misure economiche più importanti di questi anni c'è la riforma agraria del 1950, che determina una scelta di esproprio di alcune delle grandi proprietà e il frazionamento di fondi per proprietà terriere. E’ una scelta e un tipo di riforma che raccoglie il consenso della popolazione ma che ha gravi livelli di problematicità. E’ una riforma agraria che effettivamente dà dei piccoli appezzamenti di terra ai contadini, ma non sono tali da poter consentire degli investimenti che facciano crescere molto la produttività del terreno. Quindi se da una parte i contadini diventano proprietari, dall'altra parte questo essere proprietario da loro uno Status Sociale o qualche piccolo livello di ricchezza, ma non la possibilità effettiva di mantenere le famiglie e risolvere il problema del fabbisogno familiare. Quindi quello che avviene è che le famiglie spesso si dividono con pezzi di famiglia che rimangono a coltivare (terre che rimangono poche produttive perché ci vogliono investimenti, macchinari che costano e che non sono nelle disponibilità di queste famiglie) e pezzi di queste famiglie che vengono mandate all'estero o nel nord Italia per lavorare e mandare risorse a chi rimane a casa. Quindi diciamo è una riforma agraria che risponde ad alcune delle richieste che vengono dal basso, ma che di fatto non risolve il problema della disoccupazione e non risolve neanche il problema dell'aumento della produttività. Quindi da questo punto di vista non è una risorsa che porta la crescita economica e sociale, ma blocca le possibilità di modernizzazione degli agricoltori eccetera. Questo per dire che la riforma ha i suoi elementi di problematicità. Un altro elemento di innovazione delle politiche economiche è la fondazione della cassa per il mezzogiorno, che dovrebbe essere uno strumento di promozione dello sviluppo economico e civile nel sud Italia soprattutto spingendo al finanziamento delle infrastrutture e del credito agevolato. Di fatto l'esito finale di questa cassa per il mezzogiorno non è un esito che si possa considerare significativamente positivo. La cassa per il mezzogiorno non riesce a promuovere un’autonoma modernizzazione del sud Italia e non riesce neppure a ridurre il divario economico e produttivo tra il sud e il nord del paese. Quindi la questione meridionale non sempre in modo trasparente o pienamente rispondente agli obiettivi che questo si pone. Ciò nonostante, a partire dal 1958 si può assistere a una vera fase di crescita ed è una crescita importante dell'economia: la fase del miracolo economico, dal 1958 al 1963. E’ una fase di crescita molto sostenuta della produzione e dell'economia italiana, la crescita è all'incirca del 5-6% l'anno una riduzione del divario con i paesi più industrializzati molto significativo. Sono gli anni dello sviluppo dell'industria manifatturiera, dei settori siderurgico, meccanico e del grande sviluppo anche delle esportazioni, in particolare nel settore degli elettrodomestici e dell'abbigliamento. Lo sviluppo dell'Italia durante il miracolo economico si inserisce in una fase di crescita dell’economia occidentale grazie anche allo sviluppo delle politiche di libero scambio, promosse nell'ambito della CEE. Abbiamo visto che nelle elezioni precedenti le strutture istituzionali e di integrazione europea hanno un effetto poi nella trasformazione delle capacità produttive, e anche di esportazione dell'Italia. Questo avviene anche grazie a un non molto alto prelievo fiscale dell'Italia di questi anni e allo scarto tra l'aumento della produttività industriale che si verifica in questa fase e il mantenimento di bassi salari che consente profitti molto alti. Di fatto tra la metà degli anni ‘50 i primi anni ‘60, sono anni in cui ad una crescita molto sostenuta non corrisponde una crescita dei salari e un aumento del costo del lavoro. Questo significa ovviamente che c'è chi si avvantaggia di più di questa crescita e chi di meno, ma questo consente l'accumulazione da parte del mondo industriale italiano, che se ben spesa potrebbe portare a ulteriore sviluppo e investimenti. Allora questi elementi di tipo economico, sociale insieme agli elementi di tipo politico, cosa ci segnalano? Che gli anni sessanta sono degli anni di svolta importante per il nostro paese. Sono degli anni di svolta importanti perché se nel corso degli anni cinquanta la Democrazia Cristiana ha una maggioranza piuttosto ampia che le consente di governare con micro-partiti a lei molto vicini, la fine degli anni cinquanta vede un cambiamento della situazione. Cioè vede l'esigenza per la Democrazia Cristiana di allearsi alternativamente a destra con il Movimento Sociale Italiano o a sinistra con pezzi della sinistra, magari non comunisti, per poter garantire una stabilità di governo. Allora quello che avviene alla fine degli anni 50 è sue autorità politiche. Nel momento in cui grandi arene di comunicazione possono entrare nelle mani di autorità straniere che magari hanno interessi politici divergenti rispetto alle autorità politiche di un altro paese, a quel punto ci si rende conto che la privatizzazione delle comunicazioni (che era sembrata negli anni ‘80 e ‘90 uno strumento di libertà) può diventare anche uno strumento di ingerenza da parte di privati nei confronti di uno Stato o di ingerenza da parte di un'altra Potenza nei confronti degli affari di una potenza estera. Quando si pensa alle privatizzazioni o alla nazionalizzazione di determinate industrie strategiche bisogna fare i conti anche con questo tema. Quindi c'è il tema della nazionalizzazione e in questo caso è un tema della nazionalizzazione dell'Industria elettrica, in generale la crisi del covid, la guerra eccetera sono tutti i momenti di crisi e di passaggio storiche che in qualche modo ci mettono a confronto con il fatto che una serie di scelte che sono state fatte in una situazione in cui c’era democrazia in crescita, diritti in crescita eccetera in un momento in cui invece appunto crisi economica, crisi ambientale, crisi sanitaria così quelle stesse scelte che avevamo fatto in un contesto completamente diverso non necessariamente continuano a essere valide. L'altro elemento che viene previsto da questo governo, ma che non viene mai realizzato, è la tassazione dei titoli azionari che viene immediatamente bloccata come una misura troppo eccessiva dal punto di vista della potenziale redistribuzione delle ricchezze che essa determinerebbe nel paese. Però è una misura che viene studiata e messa in opera dai ministri di questo governo. Per dirvi che a seconda dei contesti delle cose che in certi contesti sembrano rivoluzionarie possono sembrare normali o viceversa. Questi sono anche anni importanti di cambiamento del costume. Abbiamo visto che ci sono dei cambiamenti più lenti e dei cambiamenti più rapidi, in diversi livelli. Abbiamo visto come la divisione in due blocchi ha impatto sulle vite singole dei cittadini ma anche dell'Europa; abbiamo visto come progressivamente la costruzione di reti di integrazione Europea determina anche delle innovazioni dal punto di vista delle politiche economiche e delle possibilità di esportare/importare manodopera, ricchezza eccetera; abbiamo visto come anche sul fronte politico possa avvenire progressivamente dei cambiamenti che non sono scontati. Cioè abbiamo visto come nel giro di pochissimi mesi la Democrazia Cristiana mira verso destra e poi mira verso sinistra, anche in relazione a che cosa l'opinione pubblica fa, perché non è indifferente se i cittadini di uno stato assistono silenziosi o decidono di scendere in piazza. Gli anni sessanta ci dimostrano che il posizionamento delle opinioni pubbliche e dei cittadini di fronte alle grandi questioni politiche del momento hanno effetti significativi. Cambiamenti di costumi →modi diversi di vivere. Uno dei grandi cambiamenti è il cambiamento delle relazioni tra uomini e donne. Un segnale importante di questo cambiamento è il rifiuto nel 1965 di una donna Franca Viola di accettare un matrimonio riparatore dopo essere stata rapita e violentata da un uomo. Allora normalmente un rapimento e una violenza nei confronti della donna si sarebbe risolta per il bene dell'onore familiare con un matrimonio riparatore, cioè con l'accettazione da parte la donna di sposare il marito che gli aveva fatto violenza per evitare che questo determinasse disonore nei suoi confronti e nei confronti della sua famiglia. Nel 1965 questa cittadina italiana decide che non vuole e la sua famiglia la sostiene. Questo è diciamo un grande momento di passaggio di trasformazione perché apre una nuova strada. Segno anche di un'esigenza che viene sempre più sentita di un'autonomia delle donne nel paese, che diciamo è un paese è anche molto difforme nelle pratiche sociali, molto di forme perché abbiamo diciamo un nord molto più ricco e in cui progressivamente è avvenuta una modernizzazione dei costumi, e un Sud del quale questa modernizzazione tarda a venire anche in considerazione del fatto che i grandi flussi migratori verso nord e verso l'estero portano generalmente le persone più attive, quelle più scontente della situazione del paese in cui vivono a vivere nelle tradizioni locali e ancestrali del posto in cui erano nate a emigrare. Spesso infatti i migranti non sono i più poveri, ma sono quelli che sentono i limiti del contesto e spesso sono anche quelli che fanno parte delle classi sociali intermedie, perché anche per emigrare ci vogliono delle risorse. Allora da questo punto di vista gli anni Sessanta producono un cambiamento dei costumi e del modi in cui si sta al mondo; anche una parte delle inquietudini dei gruppi giovanili sarà traghettato attraverso le culture giovanili la musica, il Rock n' Roll eccetera, ma troverà anche delle espressioni politiche nei movimenti giovanili che diventano sempre più rilevanti alla fine degli anni sessanta. Queste determinano lo scoppio del 1968 movimento di protesta giovanile che ha il suo fulcro nelle università, ma che in Italia trova anche nell'incontro tra studenti e operai un momento di trasformazione sociale politica e culturale molto importante. Allora quindi ci sono dei movimenti che attraversano la società e che non necessariamente la politica accoglie a pieno. Negli anni sessanta la società è senz'altro più avanti della politica. Il quadro normativo è più legato agli usi e costumi del passato, laddove invece la vita quotidiana delle persone spesso ha già accolto come normali delle cose che il quadro normativo non ha ancora accolto. succede anche oggi su diversi piani. Allora da questo punto di vista Noi abbiamo una sempre maggiore richiesta e sempre maggiore rivendicazione di autonomia del mondo femminile, nella famiglia, nei nei rapporti tra i sessi di cui per esempio appunto il matrimonio, il non matrimonio di Franca Viola, che costituisce un caso è un esempio e dall'altra parte abbiamo invece una legislazione che ancora parecchio ferma. E’ ferma perché In Italia non è possibile per esempio divorziare, fino agli anni ‘70, perché lo stato di famiglia rende legge una sproporzione tra i diritti e i doveri degli uomini e i diritti e i doveri delle donne. Perché ci sia questo allineamento bisogna aspettare i primi anni ‘70. In particolare per quanto riguarda il diritto di famiglia bisognerà aspettare il 1975. In alcuni paesi dell'Europa per esempio la Svizzera, le donne riusciranno ad ottenere il diritto di voto solo nel 1970. Questo che cosa ci dice? Ci dice anche di grandi tarli presenti nel cuore dell'Europa ma ci dice anche che una serie di allineamenti tra situazioni e diritti politici e realtà sociali avvengono proprio nello snodo tra gli anni Sessanta e Settanta. Cambiamenti che riguardano una serie di elementi che hanno a che fare anche con la trasformazione dei costumi sessuali del continente e del paese e che progressivamente depenalizzano per esempio i contraccettivi, mettono in discussione la questione del divieto del divorzio e riflettono di mettono di discussione il divieto all’aborto. Evoluzione europea del dibattito intorno a questi tempi dello sviluppo. Torniamo ai movimenti giovanili, ritorno agli anni ‘60 e alle ragioni del miracolo economico. Perché c'è un miracolo economico in Italia agli anni 50-60? Questo miracolo economico si situa in un trend europeo nelle politiche di libero mercato messe in atto dalla realizzazione di un mercato comunitario europeo, e dalla compressione dei salari, dovuta all'eccesso di manodopera alla quantità di disoccupazione che c'è in Italia. Ciò nonostante in questo momento di crescita si determinano grandi trasformazioni dell'Italia per quanto riguarda i consumi, cioè gli anni sessanta costituiscono anche il momento in cui progressivamente sempre più famiglie (malgrado i bassi salari) hanno accesso a una quota sempre più consistente di consumi in considerazione di questi processi anche di americanizzazione dei costumi di cui abbiamo parlato. Questa diffusione dei consumi è dovuta al fatto che i processi di emigrazione provocano un ritorno di soldi dagli emigrati che vanno all'arricchimento delle famiglie. Sono anni in cui appunto l'abbandono del mezzogiorno è massiccio (anni ‘50 all'incirca due milioni di persone e abbandonino il sud Italia), un abbandono progressivo dell'agricoltura e della vita contadina, con un aumento massiccio della popolazione urbana e la crescita delle grandi città è notevolissime in questi anni per cui: → Milano cresce tra gli anni 50 e 60 di più del 20% come popolazione → Roma cresce del 27% → Torino cresce del 40% → Torino è la città della Fiat, della grande industria automobilistica ed è il punto d'arrivo principale di una grande massa di lavoratori. Anche per le donne rappresenta un passaggio verso la libertà malgrado le condizioni di lavoro complicate e la difficilissima transizione da un'Italia contadina a un'Italia industriale e urbana. Perché quello che succede tra gli anni quaranta agli anni sessanta è che un paese a grande maggioranza contadina diventa un paese industriale e urbanizzato. Vite che ne escono completamente trasformate. E’ un cambiamento radicale di tutto: di lingua, di relazioni, di quotidianità, di rapporto con l'aria aperta, di rapporto con la natura, una vera rivoluzione per tanti uomini e donne. Questo vuol dire che tutti gli altri cambiamenti di cui abbiamo parlato stanno dentro questo contesto. Sono anche gli anni in cui progressivamente nelle famiglie italiane entra la televisione, forse il più potente strumento di nazionalizzazione del nostro paese insieme alla prima guerra mondiale. Ormai questa stagione è finita perché ciascuno di noi compra film i programmi a pagamento, e che quindi diciamo il potere della televisione è molto diminuito, perché prima la TV era pubblica e di Stato e quindi la programmazione televisiva veniva decisa sostanzialmente da attori legati ai governi, nonché adesso non succeda completamente. Negli anni cinquanta e sessanta esisteva un canale. Allora quello è un grande strumento di nazionalizzazione, oltre che di propaganda, che incide anche sui costumi delle persone e può essere più o meno allineato ai costumi degli italiani e delle italiane. L'assenza di uno Stato Sociale in Italia fino ai tardi anni Sessanta, fa sì che la quota di risorse degli italiani devono occupare per esempio per potersi curare nel caso in cui abbiano malattie, sia più alta della quota che gli inglesi devono destinare a questo fine. E se consideriamo che il livello dei salari britannico è più alto di quello italiano, vediamo che la situazione può cambiare anche considerevolmente per gli individui e che quindi anche l'accesso ai consumi è diverso anche a parità di classi sociali tra un paese e l'altro. Oltre il fatto che i fenomeni di grande emigrazione del nostro paese per alcuni paesi sono invece già in questi anni fenomeni di grande immigrazione. E questo vale per la Germania, per la Francia, per il Regno Unito. Allora questi che sono anni di grande crescita, di grande cambiamento per il nostro paese sono anche anni in cui l'immagine pubblica internazionale dell'Italia cambia profondamente. perché appunto la crescita industriale fa sì che l'Italia stia diventando una grande potenza economica in relazione ad altri paesi, ma anche perché in qualche modo le classi dirigente italiane riescono a coltivare un'immagine positiva del paese attraverso alcuni eventi in modo particolare. Un evento sono le olimpiadi del 1960, che si svolgono a Roma e che diciamo dimostra che l'Italia ha delle capacità organizzative, è ritornata ad essere un paese democratico, che riesce ad accogliere una grande quantità di Paesi stranieri e che in qualche modo porta le classi dirigenti italiane anche a interrogarsi su alcuni dei grandi lasciti del regime fascista. Sappiamo che per esempio il Foro Italico è una zona che viene ● Trasformazione delle liturgie, cosa fondamentale anche dal punto di vista di una democraziatizzazione delle culture religiose perché di fatto la trasformazione della liturgia fa sì che a partire dagli ad inizio degli anni sessanta la messa non venga detta in latino ma venga detta nelle lingue nazionali. Quindi la maggior parte della popolazione europea è largamente analfabeta e ancor più diciamo analfabeta per quanto riguarda il latino; l’andare amessa fino all'inizio degli anni sessanta per gran parte della popolazione europea e italiana significava andare ad ascoltare qualche cosa di cui non si capiva minimamente il significato. Considerando il linguaggio anche potenzialmente rivoluzionario del Nuovo Testamento, questo significa che gran parte del messaggio cristiano non poteva entrare nelle vite quotidiane degli italiani cattolici. ● Importanza della centralità delle Sacre Scritture, quando sappiamo che la distanza tra il cattolicesimo e protestantesimo sta proprio nel rapporto mediato o non mediato con le Sacre Scritture. E in aggiunta la necessità di un dialogo con le altre confessioni religiose, e quindi anche un riconoscimento più forte dell'esistenza di altre culture religiose in Europa e in Italia. Per altro con il Concilio Vaticano II vengono anche eliminate i pezzi di liturgia Cattolica più esplicitamente antisemiti. Siamo tra il 1962 e il 1965, e la fine della Seconda Guerra Mondiale è avvenuta quasi vent'anni prima e con essa sono passati vent'anni dalla fine del genocidio degli ebrei. E ci sono voluti vent'anni per togliere le espressioni più esplicitamente antisemite. E’ una rivoluzione profonda per i cattolici (e non solo per i cattolici) perché ovviamente questo cambia profondamente le relazioni tra la chiesa e le altre confessioni e spinge anche le autorità politiche più vicine alle cattolicesimo a cambiare la loro attitudine nei confronti delle minoranze religiose. E’ una rivoluzione perché di fatto crea anche tutti dei processi di mobilitazione dal basso dei cattolici italiani che si sentono investiti diversamente delle parole dei messaggi predicati dentro al cattolicesimo e investiti nella direzione di un maggiore intervento nella società. Sono gli anni in cui Don Lorenzo Milani pubblica la sua lettera alla professoressa che denuncia le disuguaglianze e diciamo il classismo della scuola italiana. Anni in cui c'è una mobilitazione dal basso delle comunità cattoliche del paese che vanno nella direzione appunto di una democratizzazione, di una maggiore compartecipazione, di una trasformazione delle gerarchie sociali ed i rapporti tra le diverse classi sociali. Gli anni sono contemporanei a quelli dell'affermazione del centro-sinistra dal punto di vista politico e dell'affermarsi di misure di democratizzazione in Italia e non solo in Italia. Che cosa ci dice questa contemporaneità di anni? Quello che matura nel quindicennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale è un processo di trasformazione, democratizzazione e trasformazione delle relazione tra le classi sociali e delle relazioni tra le istituzioni e i cittadini nei diversi paesi d'Europa. Queste trasformazioni prendono forme differenti a seconda dei diversi contesti istituzionali in cui si realizzano, e per cui ovviamente queste trasformazioni sono diverse in Italia, o in Francia, in Germania o in Inghilterra, e ancora più diverse in Portogallo e in Spagna dove a metà degli anni Settanta si avvia un processo di transizione dagli Stati autoritari tendenzialmente filo-fascisti alla democrazia, queste trasformazioni però diciamo che in base si influenzano le une con le altre (pensiamo al ruolo dei migranti, degli italiani che emigrano negli Stati Uniti in Inghilterra in Francia e in Germania e che raccontano i loro familiari e i loro amici rimasti in Italia come cambia la vita). Europa tra gli anni ‘50 è dominata da partiti tendenzialmente o sociali democratici o cattolici moderatamente confermatori, mentre gli Anni Sessanta sono gli anni in cui diverse configurazioni della sinistra cominciano ad andare al potere e in particolare i partiti socialisti cominciano ad entrare nei governi. Alla fine gli anni sessanta in Germania si afferma una coalizione che insieme l'unione Cristiano democratica e i Socialdemocratici, che poi vede nel 1969 l’ascesa al governo della Expede, che trasforma completamente la politica estera di questo paese in particolare dando l’avvio a una politica di normalizzazione dei rapporti con i paesi dell'est dell'Europa. E’ la famosa host politique, che guarda a una trasformazione dei rapporti con la Germania Est in modo particolare ma più generale con il blocco comunista e che si pone una prospettiva anche di potenziale riunificazione in futuro della Germania. Ma anche nel Regno Unito sono questi gli anni del ritorno al potere dopo una breve fase dei socialisti, dei laburisti, dopo che precedentemente erano stati al potere invece i partiti più conservativi. Quindi un momento di trasformazione degli equilibri politici che ha a che fare con un momento di trasformazione della società nel suo complesso. Questa trasformazione emerge con grande forza alla fine degli anni sessanta con l'emergere di movimenti giovanili e di rottura rispetto al tipo generazionale, quindi c'è anche un grande cambiamento il conflitto: passa dall'essere un conflitto soprattutto sociale all'essere un conflitto soprattutto generazionale. E questi movimenti giovanili già si incontrano su una piattaforma che vede il contrasto all'autoritarismo, il contrasto ai valori di ordine, di onorabilità ecc della generazione precedente e una rimessa in discussione più complessiva dei valori che avevano guidato le classi dirigenti degli anni precedenti. E’ un conflitto che avviene in una fase di Boom economico, quindi non è legato alla scarsità delle risorse ma è legato a un’abbondanza delle risorse, è una trasformazione delle risorse e che attraversa elementi politici,i sociali ed elementi diciamo di mentalità; è un conflitto che passa attraverso i gusti, i consumi che sono consumi materiali, ma anche consumi culturali, consumi legati all'utilizzo della musica e al tipo di musica che si ascolta, che sono legati al cinema, al modo di stare insieme. E’ l'affermarsi di una cultura giovanile che è legata anche all'aumento delle risorse che sono in mano alla generazione più giovane, cioè all'aumento diciamo della ricchezza generale perché fa sì che i giovani abbiano delle risorse economiche da spendere in autonomia, e che in qualche modo mette in questione l’organizzazione sociale e familiare dei decenni precedenti. Ovviamente questi conflitti generazionali determinano anche il nascere immagini e prospettive molto conflittuali. Sono gli anni delle gang giovanili e di un'immagine anche criminalizzante dei giovani, ma sono anche gli anni della nascita di nuove prospettive culturali. Ricominciamo le proteste di massa e aumenta progressivamente la conflittualità che è una conflittualità soprattutto generazionale, con alcune eccezioni → l'esempio del nostro paese dove la fine degli anni Sessanta vede un incrocio tra la conflittualità sociale e la conflittualità giovanile, e un’alleanza tra il mondo del lavoro (in particolare operaio) e il mondo giovanile. I giovani si mobilitano per le più svariate cause, che hanno a che fare con la loro vita quotidiana, con i modelli di vita, con le scelte delle classi dirigenti nazionali, ma che hanno a che fare anche con questioni di carattere più internazionale. I movimenti giovanili si sviluppano in favore del disarmo nucleare, manifestarono contro le politiche belliche in particolare dell'America e degli USA nel Vietnam, e protestano contro Il Golpe dei Colonnelli in Grecia nel 1967 o contro l'avvento dello scià in Iran. C'è un’ampiezza di mobilitazione giovanile per cause internazionali che non conosce precedenti della storia europea, e questa mobilitazione giovanile ha il suo anno di massima estensione nel 1968 quando progressivamente diciamo da est a ovest e da sud a nord si moltiplicano le manifestazioni e i conflitti tra i giovani e le forze dell'ordine, le classi di dirigenti dell'Europa e del mondo occidentale. Grandi manifestazioni e scontri si hanno dagli Stati Uniti, nei grandi Campus universitari negli Stati Uniti, scoppiano già nel ‘67 all'Università di Trento e poi in gran parte delle università italiane, scoppiano a Parigi e all'Università di Parigi che dopo il ‘68 farà un'enorme riforma per diciamo suddividere le il campus Parigino in tante università e per evitare che il blocco studentesco possa avere quello spazio anche dal punto di vista della capacità organizzativa. Sono proteste che diciamo in gran parte vedono la partecipazione di una minoranza attiva delle popolazioni europee che però mettono in discussione l'ordine politico, sociale e le gerarchie culturali e trasformano le società europee ed occidentali (e non solo perché ci saranno proteste anche nell’est europa).
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved