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Gli Indifferenti di Alberto Moravia, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Nel documento sono presenti nozioni sulla vita dell'autore, riassunto del libro, una descrizione dei personaggi e lo stile adoperato da Moravia

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 18/03/2021

eugenia-buonanno
eugenia-buonanno 🇮🇹

4.3

(36)

12 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Gli Indifferenti di Alberto Moravia e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ALBERTO MORAVIA: GLI INDIFFERENTI Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle, nacque a Roma il 28 novembre del 1907 da una ricca famiglia borghese. Terzo figlio dell’architetto Carlo Pincherle Moravia e di Gina de Marsanich., a causa della tubercolosi che lo ha colpito all’età di nove anni, costringendolo a letto per cinque anni, il giovane Moravia studiò a casa. Ottenne la licenza ginnasiale “a mala pena”. Per compensare l’irregolarità degli studi, lesse molto. Aveva letto Delitto e castigo e l’ Iidiota di Dostoevskij, lesse Goldoni, Manzoni, Shakespeare, Molière, Ariosto, Dante, Kafka, Proust, Rimbaud, i surrealisti francesi e l’Ulisse di Joyce. Oltre che con le letture si distraeva scrivendo versi in francese e in italiano, che, successivamente, egli stesso definì bruttissimi. Nell’autunno del 1925 cessa del tutto di comporre versi e inizia la stesura de Gli indifferenti, a cui dedica tre anni, e che viene stampato nel 1929. Il primo romanzo, che narra il disfacimento del tessuto umano e morale di una famiglia romana degli anni Venti, sebbene destò un certo interesse del pubblico, suscitò l’ostilità del regime fascista. Moravia cominciò presto a viaggiare tra Londra, Parigi, Stati Uniti, Cina, come inviato speciale di numerosi giornali. Tra le opere di narrativa che vennero pubblicate con la sua firma si ricordano Le ambizioni sbagliate ( 1935), L’imbroglio ( 1937), I sogni del pigro (1940), La mascherata ( 1941). Il regime remò contro le sue pubblicazioni e ostacolò le recensioni a Le ambizioni sbagliate, sequestrando La mascherata (una violenta satira contro il regime) e ostacolando la pubblicazione di Agostino. Per sfuggire alla censura del regime fascista, Moravia scrive racconti allegorici e surreali come I sogni del pigro, e si vede costretto a pubblicare con lo pseudonimo. Tornato a Roma dopo la liberazione della città, iniziò un intenso periodo creativo: pubblicò il romanzo breve Agostino (1944) incentrato sui turbamenti sessuali di un adolescente, racconti e romanzi come La romana (1947), Racconti romani ( 1954), La ciociara (1957) e i Nuovi racconti romani (1959), concentrandosi nell’esplorazione della vitalità del popolo romano all’interno della cornice drammatica della guerra. Mentre in altre opere, come La disubbidienza (1948), L’amore coniugale e altri racconti ( (1949), Il conformista (1951), Il disprezzo (1954) Moravia prosegue l’analisi psicoanalitica avviata con Agostino. Facendo proprio alcuni moduli del romanzo francese impostato sul tema dell’alienazione, l’autore sviluppa La noia (1960), incentrato sulla tematica dell’inutilità e del fallimento esistenziale. Moravia attraverso le sue opere rappresenta ed interpreta gli eventi che maggiormente hanno influito sulla società italiana, come il fascismo, la guerra, l’occupazione, la liberazione, la rinascita economica, il consumismo. Tutti questi aspetti della società vengono presentati al lettore sfruttando due strumenti chiave: la psicoanalisi e il marxismo. La prima chiave per comprendere il rapporto dell’individuo con se stesso; mentre la seconda, per analizzare i rapporti sociali e le dinamiche legate al possesso. L’ambientazione borghese delle sue opere evidenzia come tutti i rapporti sociali si basano sul denaro, come ogni cosa sia mercificata e come il meccanismo di consumo sia capace di distruggere ogni logica vitale. Nei testi narrativi di Moravia le vicende, solitamente, procedono per contrasti psicologici marcati tra i personaggi, che si presentano attraverso gesti e dialoghi. Spesso la struttura delle opere moraviane ha il taglio marcatamente teatrale, la qual cosa ha contribuito a dare origine alle loro versioni cinematografiche, per la realizzazione delle quali collaborò lo stesso autore. Importante da evidenziare è che i testi di Moravia mettono “in scena” tematiche, oltre a quelle summenzionate, anche l’alienazione, l’esistenzialismo e la sessualità, l’amoralità, l’ipocrisia e l’incapacità del genere umano di raggiungere l’agognata felicità. Centrali, nelle sue opere, sono decadenza della borghesia italiana, la realtà del Paese del periodo della seconda guerra mondiale che viene rappresentata, stando alle parole dello stesso autore, senza alcuna volontà di critica, sebbene tale tendenza sembra essere radicata nell’autore. Gli Indifferenti, come Cortigiana stanca, pure dovevano uscire sulla rivista “900”, ma l’editore si rifiutò di pubblicarlo, definendolo, dopo averlo letto, “una nebbia di parole”. Moravia si reca a Milano per sottoporre il suo romanzo all’attenzione di Cesare Giardini, direttore della casa editrice “Alpes”. Dopo sei mesi, quando ormai Moravia pensava di non aver riscosso successo nemmeno con Giardini, gli giunge una lettera entusiasta del direttore di “Alpes” con la richiesta di pagare le spese di pubblicazione, essendo l’autore totalmente ignoto. Moravia si fa prestare 5000 lire dal padre e fa uscire il romanzo nel luglio del 1929. Il libro ebbe molto successo: la prima edizione di 1300 copie fu esaurita in poche settimane. Il primo romanzo di Moravia si inserisce a pieno nella letteratura esistenzialista. Mette in scena una nuova figura dell’inetto, la cui caratteristica principale è l’incapacità di accettare la realtà costituita del mondo borghese, fatto di falsi valori, ipocrisia, e maschere. L’intera opera si rivela, per tanto, essere una critica alla borghesia. La sincerità con la quale l’autore “mette in scena” le vicende dei suoi cinque personaggi, e il linguaggio preciso, scarno e realista che adopera, hanno certamente urtato la classe dirigente, che non accettava una rappresentazione vacua della loro società. Affianco all’immoralità della borghesia si sviluppa la tematica dell’incomunicabilità e dell’impossibilità di affrontare e cambiare la condizione di una vita concepita sui falsi valori. La trama dell’opera è ambientata negli anni del fascismo e si sviluppa in un arco di tempo particolarmente ridotto: quarantotto ore. L’intera trama è costituita dalle relazioni che intercorrono tra i singoli personaggi e sulle sofferenze e le aspettative che nascono dagli intrecci che si vengono a creare. Le azioni sono inscenate in distinti ambienti, esclusivamente borghesi, quali: la villa degli Ardengo, la casa di Leo, la casa di Lisa, il salone da ballo. I personaggi sono solo cinque. Abbiamo la famiglia Ardengo, costituita dalla vedova Mariagrazia, il giovane Michele e la ventiquattrenne Carla; c’è l’affarista Leo Merumeci, e l’amica comune a tutti e quattro, Lisa. Sebbene siano cinque i personaggi, le vere protagonista delle pagine moraviane sono l’indifferenza e l’assenza di sentimenti, ragion per cui il romanzo risulta essere carente di toni drammatici. Spicca particolarmente il tono critico dell’autore che mette in risalto l’immoralità e il degrado della borghesia contemporanea, concentrata solo a mantenere salva la facciata di rispettabilità. L’apparenza rigida dei borghesi nasconde l’ossequio al denaro e al sesso, visti come uniche vie per raggiungere il successo e l’autorealizzazione. Interessante è la struttura dei singoli capitoli, che seguono uno schema teatrale: Moravia si concentra su una iniziale descrizione dell’ambiente in cui viene inserito il dialogo, mentre l’uscita finale facilita il passaggio alla scena successiva. In ogni scena si rivelano l’ipocrisia e le malsane relazioni esistenti tra i personaggi. La decadenza generale della società borghese è rappresentata da una famiglia, quella degli Ardengo, che vive il fallimento economico. Mariagrazia, la madre vedova, vive una relazione con Leo, da quale spera di ottenere stabilità economica per sé e per i figli, Carla e Michele. Nasconde sotto un velo di ipocrisia e perbenismo la sua relazione sentimentale, cui si rivela essere morbosamente attaccata. Evidenziano questo morboso legame con Leo le scenate di gelosia che fa Mariagrazia contro Lisa, ex amante di Leo. Il suo immobilismo si evidenzia dalla volontà, in teoria, di superare la sua condizione precaria, attuando però metodi improponibili. Immersa nelle sue ambizioni e nella preoccupazione che Leo si sta allontanando da lei, non si accorge di quello che le sta accadendo intorno, del disgusto che suscita nei figli. Non si accorge della relazione tra Carla e Leo e, nemmeno, della caduta nell’immoralità di Michele. D’altro canto, Carla e Michele sono incapaci di reagire alla condizione di fallimento economico e morale in cui è caduta la famiglia, non riescono ad opporsi all’amante della madre, al quale solo interessa mettere le mani sulla casa degli Ardengo. Carla si rende conto che il mondo puro dell’infanzia ormai non c’è più. In lei sorge le necessità di dare una svolta alla propria vita, di cambiare vita e di liberarsi dal clima oppressivo dell’ambiente familiare. Sorge in lei la necessità di compiere un atto di violenza per rompere con le abitudini di una vita piena di noia e meschinità. Solo per un senso di vergogna si oppone alle avances di Leo, ma, combattuta dalla desiderio di cambiare vita e dalla paura delle conseguenze della sua scelta, decide di spossarsi con questo e di arrendersi alla condizione della vita borghese. Michele, come Carla, sente un desiderio di ribellione:
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