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Gli Stati regionali in Italia e la caduta dell'Impero Bizantino, Appunti di Storia

Riassunto breve del passaggio da comuni a signorie a principati a stati regionali, economia italiana del Basso Medioevo, caduta dell'Impero Bizantino

Tipologia: Appunti

2015/2016

In vendita dal 18/02/2016

fabriziobrugnola1
fabriziobrugnola1 🇮🇹

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Scarica Gli Stati regionali in Italia e la caduta dell'Impero Bizantino e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Gli stati regionali in Italia e la fine dell’Impero Bizantino 1. Dalla crisi dei comuni ai Principati Nel Duecento l’Italia era divisa tra i comuni nel centro-nord, lo stato pontificio al centro e il Regno di Napoli a Sud. Nel frattempo Spagna, Inghilterra e Francia si consolidavano come stati nazionali. Sebbene i comuni fossero economicamente prosperi per la presenza di una borghesia mercantile e finanziaria, dal punto di vista politico essi erano continuamente sconvolti da faide interne, come quella tra guelfi e ghibellini. In questo periodo si passa da una forma di governo del comune consolare ad una forma di governo podestarile, basata cioè sulla figura del podestà, un alto funzionario che, per riappacificare il comune, veniva chiamato dall’esterno, di modo che fosse imparziale. Ricorrere al podestà non fu però una soluzione definitiva. Infatti continuavano a sussistere i motivi della crisi dei comuni. In particolare: - L’incapacità del governo comunale di mettere fine una volta e per tutte alle faide intestine; - La precarietà dello stesso governo comunale che poteva venire rovesciato in qualsiasi momento; - Il malcontento dovuto al generale clima di instabilità. In questo senso il passaggio da comune a signoria fu abbastanza naturale. Il potere doveva essere mantenuto da un unico individuo, il signore e così si ha il passaggio da comune a signoria. Vi sono vari modi in cui un individuo poteva elevarsi per governare il comune, trasformandolo in signoria: - Dallo scontro tra fazioni poteva emergerne una vincitrice ed eleggere un suo signore; - Chi faceva già parte della amministrazione del comune e riusciva col tempo a mantenere carica accumulando prestigio, ricchezze e connivenze; - Un capitano di ventura a capo di un esercito mercenario che conquistasse la città. Ma l’evoluzione del comune non si esaurisce nella signoria, poiché conosce un’altra tappa, quella del Principato. Infatti, una volta che i signori erano ascesi al governo dei comuni, rendendoli di fatto signorie, essi si adoperavano per conservare ed aumentare il potere acquisito. Un modo per farlo era quello di richiedere al papa o all’imperatore la legittimazione del titolo di signore, di modo che il potere del signore fosse concepito come il prolungamento di quello del papa o dell’imperatore. Questo non era ancora sufficiente infatti i signori ambivano a rendere la loro carica ereditaria. Per far ciò dovevano acquisire un titolo nobiliare, come quello di duca, o marchese, conte o principe. Conseguito questo titolo e conseguita così pure la sua ereditarietà, le signorie divennero dei Principati. Nell’Italia del Trecento-Quattrocento molti Principati, attraverso guerre e politiche espansionistiche di varia natura, acquisirono e assorbirono quelli più piccoli. In questo modo si venne a creare una sorta di equilibrio: i principati più grandi e influenti divennero di fatto degli Stati regionali di forza praticamente eguale e, di conseguenza, nessuno di loro riusciva a prevalere sugli altri. 2. I principali Stati regionali italiani Rispetto a quanto si è detto nel paragrafo precedente, in Italia assistiamo alla compresenza di cinque Stati regionali principali: - Lo Stato della Chiesa: non essendo la carica di papa ereditaria, molti papa pensavano solo ad arricchire se stessi e i loro familiari attraverso la pratica del nepotismo1. - Il Regno delle due Sicilie: esso era nato dall’unificazione del regno angioino (Napoli) e di quello aragonese (Sicilia) da parte di Alfonso V d’Aragona nel 1442. - Il Ducato di Milano, sotto la casata dei Visconti prima e degli Sforza poi. Il signore Gian Galeazzo Visconti infatti ottenne il titolo di Duca di Milano dall’imperatore nel 1395. Sebbene tentò di espandere il suo regno fallì perché lo stato non era efficiente come avrebbe dovuto. Nel 1447 quindi il potere passò nelle mani del capitano di Ventura Francesco Sforza che si autoproclamò duca. - La Repubblica di Venezia: da sempre votata all’espansionismo e al commercio, era riuscita ad includere Treviso, Brescia, Bergamo e Padova. La Repubblica di Venezia era retta dal Maggior Consiglio, i cui membri erano tutti esponenti della ricca classe mercantile. Tra di essi veniva eletto il Doge. - La Repubblica di Firenze: Firenze era una città in cui la borghesia mercantile e i banchieri prosperavano. Proprio un ricco banchiere, Cosimo de’ Medici ottenne un enorme potere ponendosi a capo del governo cittadino (1434). Ancora più famoso fu il suo discendente, Lorenzo, detto il Magnifico, poiché fu un grande mecenate e rese Firenze il più importante centro culturale d’Europa. 3. L’economia in Italia tra il 1450 ed il 1550 Il tessuto economico dell’Italia a cavallo tra medioevo e età moderna non è uniforme. Sicuramente si può assistere alla definitiva fine della crisi del ‘300, con una crescita demografica che portò la popolazione da 8 a 11 milioni. Particolarmente florida era l’economia del Centro-Nord. L’economia di questa regione infatti non era più solamente agricola, ma accanto all’agricoltura sorsero le manifatture e figure economiche nuove come il mercante imprenditore, che importava materie prime per poi trasformarle nelle sue manifatture. La richiesta crescente di capitale favorì poi un ulteriore sviluppo delle banche. Per quanto riguarda l’agricoltura si diffuse il rapporto di mezzadria2. Al Sud continuava ad esistere un’economia basata sul latifondo3, tipo di economia questa che tuttavia non era affatto efficiente. 1 Nepotismo: tendenza dei papi, in certi periodi della storia della Chiesa, a favorire i propri familiari. In senso più esteso ed attuale, il favoreggiamento di parenti e amici da parte di persone autorevoli, particolarmente nella vita politica o nel settore pubblico dell'economia, al fine di far loro ottenere cariche o uffici. 2 Mezzadria: La mezzadria (da un termine derivante dal latino tardo che indica "colui che divide a metà") è un contratto agrario d'associazione con il quale un proprietario di terreni (chiamato concedente) e un coltivatore (mezzadro), si dividono (normalmente a metà) i prodotti e gli utili di un'azienda agricola (podere). 3 Latifondo: Grande estensione di terreno lasciata incolta o a pascolo o sulla quale si esercita un'agricoltura estensiva.
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