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gli sviluppi urbani tra cinquecento e seicento, Guide, Progetti e Ricerche di Storia Contemporanea

approfondimento sulla storia dell'urbanistica, esercitazione in gruppo

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

Caricato il 20/09/2023

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Scarica gli sviluppi urbani tra cinquecento e seicento e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Storia della città e del territorio 2022/23 ‘‘Gli sviluppi urbani tra Cinquecento e Seicento’’ Gruppo 11 Simone Lacchini 223779, Lorenzo Lettini 213295, Chiara Manenti, Monica Sguazzi 213294, Irene Taran- tola 212778 “Consideriamo una certezza che la terra, racchiusa tra i poli, sia limitata da una superficie sferica” Niccolò Copernico 1 Storia della città e del territorio 2022/23 Gli sviluppi urbani tra Cinquecento e Seicento Il Cinquecento è un periodo straordinario per la produzione urbana, caratteriz- zata dal rinnovamento culturale e artistico in Europa. La fine di questa epoca coincide con il concilio di Trento (1545-63), un’assemblea della chiesa cattolica volta a controllare la diffusione dei movimenti protestanti Luterani in Europa. Il periodo che comprende quest’ultimo evento è definito Tardo Rinascimen- to conosciuto come “periodo della Controriforma” , coincidente con la nascita della città moderna. Le città cominciano a cambiare volto e identità culturale grazie alle grandi scoperte scientifiche, occupando la scena europea ed esigendo l’allargamento del mercato interno oltre che di un potere politico e militare ac- centrato; fenomeno definito economie-mondo da Fernand Braudel. In Italia, questo processo interessa alcune parti in cui i centri urbani si riuni- scono e si sottomettono a città maggiori; non si riesce ad ottenere un unità na- zionale ma si affermano alcune entità territoriali, che non raggiungeranno poi dimensioni importanti. L’accentramento del potere politico trasforma molte città in capitali di stati ter- ritoriali dove l’autorità politica diventa assoluta, ottenendo uno stato dalle basi militari in cui l’esercito diventa il maggiore strumento di dominio. La realtà urbana si trasforma da centro della socialità a luogo dell’organizzazione del po- tere basato sulla separazione degli strati sociali, azione che porta una modifica sull’architettura e sullo spazio urbano. Il potere centrale (o monarca assoluto) deve anche garantire la sicurezza e la pace delle città italiane. Agli inizi del secolo gli artisti venivano commissionati per le dinamiche della corte, per andare a sottolineare la sfarzosità e il lusso, di conseguenza anche le abitazioni, le sepolture monumentali e il ritratto diventano segni distintivi della classe sociale. Questo nuovo ruolo, nobile ed emancipato, dell’artista influì an- che sull’immagine della bottega che non sarà più aperta sulla strada, dove l’ar- tista lavora sotto gli occhi dei passanti. La bottega dell’artista di corte, invece, è più simile ad un luogo intellettuale, simile alle biblioteche. Il ruolo dell’artista di corte ricopre solamente un’élite ristretta di artisti; infatti, il destino di molti architetti rimane incerto anche in seguito alla grande espansione dalla domanda dopo il Concilio di Trento. Nel secondo 500, celebrità e quantità sono le parole che caratterizzano l’archi- tettura italiana del secondo 500, nel quale I restauri edilizi sono molto richiesti e hanno una forte diminuzione del tempo di costruzione grazie all’organizzazio- ne. Vengono suddivisi i compiti e le responsabilità del progetto e nascono orga- nismi direttivi come, per esempio, Reverenda Fabbrica di San Pietro a Roma, la manutenzione Ducale a Ferrara. Gli organismi direttivi hanno il compito di razionalizzare e coordinare i tempi dei lavori tra i diversi cantieri pubblici e cu- rare i materiali e le macchine di lavoro, inoltre sono l’occhio del committente, del quale materializzano la volontà e le intenzioni. Il committente sarà il vero padre dell’architettura è l’unico fattore determinante per la continuità dell’opera e per la sua visione complessiva. Tuttavia, la separazione tra idea progettuale e cantiere attribuisce una nuova dignità intellettuale all’esercizio dell’architettura che entra a far parte degli attributi virtuosi di un gentiluomo, dirigendo trattati che però rimarranno incompiuti. I ducati padani, definiti così perché situati intorno al po’, erano molto forti gra- zie a un sistema di rapporti economici di difesa comune. L’economia basata sul- la forza idrica per il commercio. Il primo ducato è Ferrara, città in decadimento a causa delle ingerenze papali, portando ad un decadimento del sistema idrico e successivamente a carestie. Importante, sono gli eredi della famiglia Gonzaga che dopo la morte di Gian- francesco ereditarono diverse città che si divisero tra di loro. Per mantenere un potere di grande rilevanza nel feudo scelsero di ampliare le loro città per man- tenere la loro importanza. Vespasiano Gonzaga eredita la città di Sabbioneta. Il caso unico di questa fortezza è che, durante tutta la sua vita, la progetta con lo scopo di costruire una piccola città capitale. Le modifiche che attuò furono: l’estensione delle mura, l’inserimento di nuovi accessi e l’ampliamento della 2 ITALIA NORD I ducati estensi I ducati padani Storia della città e del territorio 2022/23 tradotti in alcuni progetti innovativi di Antonio da Sangallo il Giovane, e nelle isolate realizzazioni dei bastioni sull’ Aventino e della porta Ardeatina. Le opere successive si concentrarono perciò esclusivamente sul Vaticano, su Borgo e sul complesso di Castel Sant’Angelo, e la maggior parte delle mura Aureliane fu da allora rimasta priva di interventi di ammodernamento. Sistemi di rifortificazione completa a mezzo di opere di bastionatura si adotta- rono nelle maggiori città italiane solo alla metà del secolo. Palermo, Messina e Lecce, vennero rifortificate alla fine degli anni Quaranta. Nella prima metà del Cinquecento erano state apportate notevoli aggiunte ad alcune cittadelle urbane medievali, mentre in una decina di altri casi si era riu- sciti a realizzare nuove fondazioni di rilievo. Nella seconda metà del secolo si edificarono nuove imponenti fortezze a Siena, a Firenze il Belvedere, a Roma la nuova cinta di Castel Sant’Angelo, Siracusa, Palermo, Brescia, Parma, Piacen- za, Casale e Torino. Oggi la cittadella militare cinquecentesca viene per lo più considerata un sem- plice strumento di controllo e di repressione politica, e in effetti era questo in molti casi il suo scopo. Tra tutte le cittadelle urbane del secondo Cinquecento, la più rimarchevole è tuttavia quella di Torino, mentre il territorio della Savo- ia venne scambiato con alcune terre piemontesi precedentemente amministrate dalla Francia. Emanuele Filiberto intraprese l’opera di fortificazione del suo stato, sognando di ampliare e rafforzare la nuova capitale secondo un progetto che nella seconda metà del Seicento avrebbe fatto di Torino una tra le più ammi- rate città barocche d’Europa. La fortezza torinese divenne così immediatamente oggetto di imitazione, per esempio la fortificazione a Palmanova. Palmanova, con i suoi nove bastioni, sarebbe stata fino al XVIII secolo la più grande fortezza continentale europea. Si trattava inoltre di una città di nuova fondazione, strutturata su quella pianta radiale tanto cara agli autori dei trattati sulle fortificazioni, che non a caso nel secondo Cinquecento furono stampati in numero sempre maggiore. Palmanova rappresenta una delle più interessanti manifestazioni dell’urbanistica rinascimentale. A prima vista la pianta di Palma- nova sembra semplicemente la più completa realizzazione della pianta radiale cinquecentesca. La classica pianta “militare”, in cui tutti i bastioni sono disposti secondo uno schema radiale e in diretta ed efficace comunicazione con la piazza centrale, un impianto ritenuto perfetto fin dalla prima proposta contenuta nel trattato quattrocentesco di Filarete; dunque, a Palmanova non si realizzò com- piutamente. Il principale tessuto abitativo della città venne invece progettato intorno a una serie di piazze secondarie, ciascuna dotata di una chiesa parroc- chiale. I bastioni di Palmanova vennero costruiti secondo il modello olandese, con un rivestimento in mattoni che si arresta a una certa altezza, e che viene sovrastato da terrapieni erbosi, mentre gli anelli fortificati aggiunti più tardi da francesi e austriaci mantennero le strutture al passo con la successiva evoluzio- ne della tecnica militare. Di fatto Palmanova ha goduto di successo in quanto fortezza, non in quanto città, risulta inevitabile per gli stati del secondo Cin- quecento continuare a investire ingenti risorse in fortificazioni. La maggiore imponenza delle opere difensive moderne viene colta con tutta evidenza nel confronto tra i bastioni di Laparelli a Castel Sant’Angelo, costruiti intorno al 1560, e quanto essi circondano, ossia le opere difensive di Antonio da Sangallo il Vecchio, erette circa nel 1490 a coronamento delle torri rotonde del 1447. Al- trettanto significativo il caso pistoiese, a Pistoia nel 1530 era stata dotata di una fortezza quadrata con quattro bastioni a spigolo, a presidio di un angolo della cinta muraria; quando Buontalenti e Bernando Puccini riprogettano le fortifica- zioni nel 1571, l’intera fortezza e i bastioni vennero inglobati all’interno di un unico bastione d’impianto aggiornato. Tra la fine del 500 e l’inizio del 600 in toscana, guidata da Cosmo I, si avvia un processo di rinnovo delle città sia per renderle più difendibili, sia per aumentare il controllo del ducato attraverso queste rinnovazioni. Intorno alla metà del 500 avviene la nascita dei primi presidi spagnoli. Oltre alla toscana anche altri ducati minori avviano dei processi sempre atti a legittimare il loro controllo sulla propria area di competenza: Lucca, Massa, Carrara e una PALMANOVA CENTRO Toscana capitali e città di provincia 5 Storia della città e del territorio 2022/23 FERRARA serie di stati minori. Lucca decide ad esempio di creare una nuova fortificazione con la particolarità delle porte di assetto monumentali (derivanti da Roma) op- pure nei presidi spagnoli la creazione di numerose opere difensive. In toscana si hanno numerosi ampliamenti, ma anche la costruzione di nuove città sempre di stampo militare per la difesa, con piazze militari, forti e un siste- ma geometrico di vie per facilitare lo spostamento delle truppe. Però nel ducato di Toscana avviene anche il processo che andò a creare strade e soprattutto delle reti idriche (principalmente a Pisa) riprendendo le idee dei Romani con archi di mattoni e scivoli leggermente inclinati per far defluire l’acqua nell’area prede- stinata, controllato con precisione dall’ufficio dei fiumi e dei fossi. Nelle città si assiste alla creazione di numerose architetture di stampo mediceo che vanno ad ampliarsi per tutto il ducato con palazzi, chiese e residenze di caccia. Nelle piazze viene ideata la creazione di facciate quasi simili dai preesi- stenti edifici medioevali per dare una sensazione di regolatezza ma sempre per ribadire il potere del ducato. La prospettiva è la scoperta del rinascimento fiorentino, la quale viene utilizzata da Cosimo I per rappresentare Firenze. La sua rappresentazione diviene un di- scorso politico che si impossessa degli oggetti elaborati dalla cultura medioeva- le per modificarli e adattarli, egli infatti costruirà secondo forme architettoniche omologate ad un ordine che sarà modello di molte città. L’obbiettivo è quello di attribuire un’identità culturale autonoma, connessa con il potere ducale. Nel 1563 nasce la prima accademia artistica a Firenze con l’obiettivo del controllo e dell’organizzazione della produzione artistica e dell’insegnamento e della pro- paganda del primato culturale fiorentino. L’attenzione all’architettura e alla città e una caratteristica del lungo Regno di Cosimo infatti tutte le attività edilizie cittadine erano sottoposti direttamente al duca, che si informava e decideva, riguardo a: restauro dei ponti, rettifica delle strade, rifacimento dei palazzi privati, rifacimento delle piazze pubbliche. Nel- la prima fase del Ducato furono molte le iniziative fallite per l’inadeguatezza degli artefici. La vittoria su Siena, nel 1555, diede una svolta all’architettura che da quel momento assume un’indiscussa centralità politica A Firenze. La morte dei protagonisti della vecchia guardia, ovvero Tribolo, Giuliano e del Tasso, le esautoramento di Brandinelli crearono spazio per nuovi apporti che modificheranno l’immagine della città con un’arte impoverita e languente. Nel 1555 Bartolomeo Ammannati ritorna a Firenze, pittore e architetto, perfeziona il rinnovamento dell’abitazione aristocratica Fiorentina, con le eccellenze del magnifico Palazzo Pitti. Firenze monumentalizzerà le principali direttrici urbane con nuovi edifici dell’a- ristocrazia, formando le principali direttrici con inserti prospettici. Cosimo I, nel 1551, emana un bando che autorizza l’esproprio di edifici e terreni a vantaggio di chi voglia edificare a nuovo, palazzi o terreni, o voglia ampliarli. Con il vin- colo dell’acquisto dell’intero immobile, e non solo della porzione necessaria, e il vincolo di costruire un immobile il cui valore sia pari ad almeno dieci volte del valore del bene espropriato. Per riuscire a raggiungere il secondo vincolo, i costruiti erano ornati da cornici in pietra, statue, affreschi e graffiti, inoltre godevano di cortili e giardini, e caratterizzati inoltre da muri variabili per mate- riale e sezione. Questi palazzi hanno in comune la prevalenza dello stile sobrio e rarefatto, piante regolari, giardini ariosi e logge. È una tipologia di residenza originale che fonde la villa e il palazzo. Riprendendo Ferrara, nel secolo si assiste alla sua riqualificazione, poiché vive in questo periodo la sua decadenza, da un lato la cacciata degli Este e dall’altro al terremoto del 1572. Il terremoto provoca una fase di restauro dell’intera città con architetture riprendenti l’arte palladiana, ma soprattutto l’allargamento del- le mura diverso sud poiché il po’ ritirandosi rese indifesa naturalmente l’area. Il nuovo muro però viene contestato dal Papa perché volle mantenere Ferrara sotto il suo controllo e non farla più rialzare. Infatti, tutti questi piani furono ideati da Aleotti che contrasta duramente, a causa di varie modifiche fatte di proposito lo abbiano reso una diesa mediocre, le ingerenze della chiesa sulla sua città conte- stando spesso il lavoro del militare preposto alla creazione dei bastioni. Aleotti poi tenta di difendere il sistema idrico ferrarese sempre dal papa; il suo pensiero 6 Storia della città e del territorio 2022/23 è quello di controllare ogni cambiamento del sistema idrico in modo che non crei variazioni nel sistema idrico ferrarese. Anche questa sua battaglia decade ma fa notare un grande genio nell’architettura idrica del 500. Dal Cinquecento, il papato è al centro della ripresa edilizia: viene realizzato un riassetto delle fortificazioni; e fatta manutenzione alle strade e ai ponti. La più importante via di collegamento dalla città alla chiesa era Il ‘’Borgo vec- chio’’, spina tra Castel Sant’Angelo e la Basilica di San Pietro. Nel giubileo del 1500, Alessandro VI aggiunse il ‘’Borgo nuovo’’. Tra V - VI venne costituita dal ‘’Porticus Petri’’, (il più antico riferimento di come le avanguardie gotiche si fossero avvicinate di nascosto grazie a questa copertura), andato perso du- rante il periodo dell’esilio agiovese. La chiesa di San Pietro divenne il punto di arrivo più importante: costituiva il collegamento più breve per i pellegrini che giungevano da nord. Questa strada perse importanza nel 1563, quando venne tracciata la Via Angelica e l’arco di Sant’Anna da Pio IV. Con l’arrivo dei Pel- legrini, a Roma vengo realizzati degli adattamenti: i capienti granai utilizzati in precedenza dai vani delle terme di Diocleziano, furono destinati per riserve alimentari; la presenza delle Strade per promuovere e coordinare gli alimenti e le pavimentazioni di strade e piazze, con ampliamenti delle vie di accesso furo- no segnate da nuove porte monumentali. Nel corso del Cinquecento, vengono restaurati i condotti dell’acqua che alimentavano le fontane, tuttavia la loro por- tata non sufficiente, ma a seguito di una grave epidemia a causa dell’insalubrità delle acque, nasce una apposita Congregazione per eseguire un nuovo condotto. L’architettura è caratterizzata da un impianto quadrangolare e dalla simmetria delle facciate, con piani delimitati da cornici di travertino. Nel 1550, Jacopo da Vignola si trasferì a Roma in qualità di architetto del Papa, ricevendo numerosi incarichi per lo Stato della Chiesa. Con la costruzione del palazzo Farnese a Caprarola Vignola mostrò le sue capacità sia nel campo dell’architettura, della pittura, dell’ingegneria e dell’urbanistica, e pianificò una strada coperta per il passaggio di carri e una pedonale che concluse in una scala a tenaglia. A seguito di diverse opere alla fine degli anni ‘50 Vignola portò a termine un trattato, ispirato ai cinque ordini classici, e un breve manuale sulla prospettiva. Il manuale fu il primo volume a proporre un metodo universale per commisurare gli elementi costitutivi di ciascun ordine a un modello astratto. Inoltre, Jacopo da Vignola si cimentò nella costruzione di villa Giulia. Il primo progetto fu più ambizioso e coerente diversamente da come fu costruito. Le varianti apportate nel cantiere di villa Giulia in corso d’opera e la compresenza di numerosi e dotati maestri ingarbugliarono la maestosità dell’opera. Il fatto di avere diversi architetti in una stessa attività non era un fatto inusuale nei cantieri del secondo Cinquecento. Le piazze italiane del Cinquecento erano situate nel cuore delle antiche città, lontane dalle reti autostradali che collegano i quartieri periferici. La pulizia del- le strade e delle piazze era eseguita due volte all’anno, a carico dei proprietari adiacenti ad esse. La piazza di San Pietro viene citata la prima volta come sito di una fontana eretta da Papa Simplicio ad uso dei pellegrini dove la stessa piazza veniva deno- minata ‘’campus’’, ‘’platea’’ oppure ‘’cortina Sanci Petri’’ (fa pensare ad un’a- rea recintata). La forma della ‘’platea’’ non aveva composizioni assiali, ma un solo passaggio che si diramava dal Borgo vecchio verso la piazza. Sin da inizio Rinascimento, il rinnovamento della chiesa diviene il punto focale. Il primo ten- tativo di inquadramento del problema in termini urbanistici è il piano di Nicolo V per la chiesa e il palazzo del Vaticano. Nicolo V prese spunto da Alberti con un ‘’piano regolatore’’ che prevedeva di realizzare un accesso assiale alla chiesa di San Pietro, orientato otticamente verso il centro. La piazza antistante viene presa in considerazione da Giulio II a inizio XVI secolo. Bramante diede l’idea di abbandonare l’antico orientamento e di girare l’ingresso dell’edificio a sud dove si sarebbe dovuto aprire un atrio attorno all’obelisco vaticano; tuttavia, non ROMA Jacopo Barozzi Da Vi- gnola a Roma LE PIAZZE ITALIANE Piazza San Pietro e la committenza cardinali- zia a Roma 7 Storia della città e del territorio 2022/23 Piazza Maggiore, Bolo- gna SUD PALERMO e MESSINA piazza. Michelangelo progetta nuove facciate per i vecchi palazzi riducendo le dimensioni della piazza grazie a un nuovo edificio complementare il palazzo dei conservatori inventando il disegno unico della pavimentazione e cercando di sistemare il monumento equestre nella sua posizione attuale. La forma trapezoi- dale della piazza deriva dalla decisione di erigere dei palazzi gemelli, tuttavia, a prima vista l’apparire rettangolare è dovuto a un sapiente calcolo artistico. La combinazione dell’ovale e del trapezoide induce a cogliere quattro angoli del trapezio come identici e di conseguenza le faccette danno l’illusione di essere parallele, le curve della pavimentazione si irradiano verso l’esterno dalla statua collocata in posizione centrale e su una doppia base. Il piedistallo ovale deter- mina il rapporto architettonico tra la statua e la piazza perché la statua acquista proporzioni monumentali e ne risulta che il monumento diventa il centro di gravità di una composizione architettonica. La piazza del Campidoglio è stata spesso comparata a quella di Pienza che presenta una predisposizione trapezoi- dale simile. Nonostante queste analogie tra le due piazze, la divergenza delle facciate capitoline ha un effetto diverso da quello di Pienza. Michelangelo non vuole accentuare la prospettiva del palazzo senatorio e neanche definire un pun- to d’osservazione da cui intravedere il complesso. La pianta della piazza appare come rettangolo piuttosto che come trapezio, mentre la piazza di Pienza non fa fraintendere la sua forma reale. Il progetto di Michelangelo per la piazza del Campidoglio, come quello di Sansovino per la piazza di San Marco, era molto conosciuto da prima della loro realizzazione e tale influenza nessun’altra piazza può eleggere il loro confronto per importanza. Il palazzo comunale della piazza Maggiore di Bologna nel 1555 viene dotato di un portale monumentale e la sua posizione venne determinata dall’asse media- no della piazza. Nel 1560 sul lato minore a est viene eretta la facciata uniforme del portico dei Banchi con lo scopo di nascondere i malfatti stabili medievali, mentre i loggiati venivano utilizzati come botteghe ed officine. Jacopo Barozzi da Vignola cura un progetto per il Portico dei Banchi, realizzato tuttavia in linee generali: le due strade che portano alla piazza sul lato del Portico sono concluse da archi. In molte di queste piazze già citate si assiste alla trasformazione di quelle già esistenti e in nessun caso è presente una rigida simmetria su ogni lato. L’obiet- tivo di queste trasformazioni è di porre ordine in ciò che ne era privo e l’os- servatore viene portato a cogliere la piazza come uno spazio a misura d’uomo circondato da facciate simili e non necessariamente identiche. Le piazze vengo- no raddoppiate e gli edifici diventano privi di finalità pratiche venendo inclusi nell’impianto, mentre alcune antiche strutture sono demolite. Il pensiero di rior- dinare e di uniformare trova ispirazione nelle teorizzazioni architettoniche del Cinquecento. Le piazze del Cinquecento hanno un tratto comune: le logge sono progettate a misura d’uomo e passeggiando sotto i portici o nella piazza è possibile com- misurare la propria altezza con quella delle colonne e dei pilastri che danno un senso di sicurezza e di intimità caratteristico dei luoghi. Nelle piazze di Venezia, Bologna e Roma si può riconoscere quanto il passato condiziona il presente e il futuro. A partire dalla prima metà del 500 numerose catastrofi naturali condizionarono l’evoluzione territoriale e urbana della Sicilia, spazzando via intere città; anche se fu un periodo florido per la produzione architettonica Siciliana, che si con- centrava soprattutto nelle due città Palermo e Messina, con un’architettura così fine, ricca e pregevole che andò a influenzare lo stile architettonico nei 500 anni a venire. Fu quindi un periodo di grandiosi interventi urbani e di realizzazioni pubbliche, come le due porte trionfali di Carlo V a Palermo e Messina, che segnarono un nuovo periodo di splendore architettonico con una clamorosa rivalità tra le due città. A Palermo e Messina la costruzione di nuove cinte murarie fu un impegno che si protrasse per decenni, l’architettura militare contribuì a modificare il volto della 10 Storia della città e del territorio 2022/23 Sicilia, con la consuetudine di fondare nuove città difensive, come Carlentini, con lo scopo di rinforzare e proteggere le regioni più esposte. Questi furono i tre maggiori cantieri che definirono la rifondazione di Palermo. Anche Messina fu devastata da terremoti quasi da raderla al suolo, la municipalità fece ricorso ad artisti di prestigio per rinnovare la città. Nel 1535 venne coinvolto Polidoro da Caravaggio affiancato a Domenico Vanello per realizzare 4 nuove porte monu- mentali volte ad accogliere Carlo V, di seguito venne commissionata due grandi fontane monumentale realizzata dal Montorsoli, la fontana di Orione in piazza del Duomo e quella di Nettuno sul molo, opere con un forte programma civico e propagandistico per la città. Con la vittoria di Lepanto nel 1571 si innescò una fervente fase edilizia a Messina, tra le opere maggiori ci sono: la realizzazione di una grande strada che colleghi il cuore cittadino al Palazzo Reale e al Duomo, la tribuna della chiesa di San Giovanni di Malta e la cappella del Sacramento nel Duomo. Gli ultimi decenni del 1500 quasi a cavallo con il nuovo secolo le mag- giori città siciliane furono segnate da ampie opere urbane che si incentravano principalmente sulla realizzazione di ampi viali monumentali e scenografici che ospitavano palazzi borghesi e che connettevano un estremo delle città all’altro. In contatto con l’Europa, Napoli viene tenuta stretta dalla Spagna, in cui im- portante è il progetto difensivo che istaurano nella città. Infatti, Napoli venne identificata come baluardo contro i mussulmani e perciò le sue difese dovevano accrescere, tra le prime idee fu quella di potenziare la prima linea, fatta di ben 350 torri d’avvistamento; obbligò le città a redigere difese o sistemare quelle preesistenti lasciate troppo spesso allo sbando. Ciò porta alla creazione di uno stato più centralizzato e burocratico in modo tale da avere un controllo capillare su tutto; reso possibile grazie alla cartografia. Il sistema si avvale dell’ingegneria militare, una nuova figura comparsa da poco, portando alla creazione di vere e proprie città-baluardo per difendere ma soprattutto per controllare la stessa popolazione. Queste modifiche vengono aggiunte ad un’altra serie di trasformazioni nel ter- ritorio. La chiesa che prende d’assalto le città del regno, costruendo numerosi edifici nei centri storici affilati e di stampo medioevale. Il problema che le costruzioni divorano il tessuto precedente e si ampliano sempre di più, sia per l’esproprio di queste zone, sia per consenso della Spagna e dei aristocratici. Perciò le città diventano anche fortezze di chiesa, in quanto se un ordine fosse stato impossibi- litato ad espandersi si sarebbe trasferito in una zona più favorevole. L’aristocrazia che per acquistare fama, potere e consensi decide di spostarsi dalle aree fuori città e immettersi nel centro espropriando e costruendo i loro palazzi. Questo enorme periodo di costruzioni nelle città porta alla creazione di un si- stema urbano intrecciato senza ordine, poiché il potere ormai non aveva più intenzione di far nulla in quanto preoccupato di difendere il territorio. Quindi le città vennero date alla chiesa che lasciò spazio libero alle costruzioni. Que- sto bum creò altri problemi, in quanto le città importanti crescevano, ma erano molto poche, tutti i benestanti si spostarono nelle grandi città, portando alla creazione di città contadine, incapaci, però, di creare sviluppo per una scarsità di fondi, gli unici cambiamenti erano portati solo da esigue restauri o rimodel- lanti nell’insegna del risparmio. Questo porta ad un impoverimento dell’arte del sud, poiché gli unici poli di sviluppo erano le sole città più grandi e il restante era inadempiente. Così per esempio a Napoli incominciano ad affluire architetti esteri, positivo in quanto portarono un’arte all’avanguardia poiché già profes- sionalmente rodati compiaciuti della completa libertà di decisione, data dal non controllo e l’enorme cantiere che era Napoli. Nell’Europa della Controriforma si ha la rifondazione della città, il suo rinnova- mento. Possenti migrazioni allargano i centri urbani prosciugando, man mano, le campagne. Alcuni centri urbani, soprattutto del Nord Europa, conoscono du- rante questa fase delle dimensioni insolite. Tali processi riguardanti le città eu- ropee si svolgono con differenze anche molto significative fra una città e l’altra, Regno di NAPOLI EUROPA 11 Storia della città e del territorio 2022/23 PARIGI a causa di differenze storiografiche o geografiche, oltre che a causa di diverse risorse economiche sociali. Tutti questi processi sembrano ignorare i presupposti della città ideale del Rina- scimento, che non tiene conto dell’esistenza di potenziali soggetti sociali predi- sponendo quindi funzioni urbane e forme spaziali indipendenti dagli abitanti; la città ideale del Rinascimento, inoltre, è indifferente al sito al contrario della città reale che cresce facendo i conti con caratteristiche, vincoli e peculiarità del sito. Le città europee, nel periodo della Controriforma, si rinnovano a partire da ag- glomerati urbani esistenti e ben consolidati; il rinnovamento consiste sia in una specializzazione funzionale di singole parti di città (in modo da favorire i biso- gni delle nuove classi sociali in ascesa economica e politica) sia in uno sviluppo di funzioni preesistenti e collegate a specifici quartieri o strade. Un’infrastruttura presente in ogni città: la cinta muraria. Le mura cittadine, so- litamente di origine medievale, possono essere abbattute e ricostruite in modo completamente diverso, oppure possono essere rafforzate con baluardi alla mo- derna dalla forma appuntita. In tutta Europa, vicino alle mura, vengono create possenti cittadelle stellari, che implicano sia un controllo fisico a breve raggio del territorio, sia un controllo a grande scala, ottenuto attraverso il calcolo topografico e la trascrizione grafica e simbolica dell’area geografica. Quest’ultimo aspetto (il controllo a grande sca- la) diventa importante con lo sviluppo della stampa che permette la circolazione di vedute e piante delle città nei mercati d’Europa. Le porte delle città vengono riprogettate sia in funzione del compito che assolvono, ovvero il controllo dei daziario, sanitario e degli spostamenti, ma soprattutto in chiave celebrativa e monumentale. I processi che trasformano le città si basano su una negoziazione permanente, a volte conflittuale, tra soggetti sociali preesistenti oppure fra questi ultimi e soggetti nuovi emergenti. Tutti questi soggetti sono, comunque, subordinati al potere assoluto. Così come a Roma, l’urbanistica di Parigi prospera in quanto riesce a combinare al meglio i soggetti sociali preesistenti e i soggetti nuovi emergenti, sfruttando le potenzialità delle attività e delle ricchezze private. Una volta stabilita la corte a Parigi nel 1528, Francesco I avvia la rifondazione della città basandosi su due principi: viabilità e difesa. Il corpo di Parigi è diviso in 3 Città: la città commerciale, che occupa la riva destra del fiume; la città in- tellettuale e popolare, sulla riva sinistra; le due città appena viste si ricollegano nell’isola Ile de la Citè, ovvero la città politica e religiosa, dove potere politico e religioso sono simbolizzati dal Palais de Justice e dalla Cattedrale di Notre Dame. Tre istituzioni controllano la città: monarchia, municipio e parlamento; spesso in contrasto fra loro. Esse sono mobilitate dalle grandi infrastrutture quali: pon- ti, mura, strade e canali; tuttavia, alla fine i re detengono il potere decisionale su tutte le iniziative edilizie cittadine, oltre che sulle riforme giuridiche e norma- tive. La dominanza della corona condiziona spesso il municipio nell’intrapren- dere opere troppo onerose che indebitano la città e indeboliscono la corona che elargisce prestiti. Con il trasferimento della corte a Parigi, si prendono due tipi di provvedimenti edilizi: soddisfare le esigenze della corte e rendere la città degna di essere sede reale. La sistemazione dei ponti e della riva destra del fiume è uno degli obiettivi della monarchia, anche se i ponti sono di competenza municipale. Gli assi rettilinei nord–sud, definiti dai ponti, vengono affiancati da tracciati lineari di attraver- samento est-ovest. Le strade vengono allagate e rettificate, il parlamento e il re vietano sporti edilizi (cioè case che sporgono rispetto ad altre) e ingombri temporanei.L’espansione delle città ha messo in crisi l’efficacia topografica e difensiva delle mura e l’enormità dei costi scoraggia la costruzione di un nuovo perimetro di mura. Per edificare terrapieni e fossati, il governatore della città richiede l’opera di tantissimi manovali. Nonostante le mura medievali siano da modernizzare per questioni di sicurezza, esse rappresentano il confine fra città e non città, fra borghesi e non borghesi. Il problema dei sobborghi (quartieri di pe- 12 Storia della città e del territorio 2022/23 minuta e talvolta i residui istituzionali dell’organizzazione preesistente: genera- no resistenze sociali, antagonismi politici e le forme di contropotere. A Parigi e Napoli, la tendenza al consolidamento dell’autorità regia sulle città si delinea a partire dal XV secolo grazie alla disponibilità della municipalità nei confronti della corona. A Londra prevale invece la forma tradizionale di au- togoverno regolato dal regio. Tra le città italiane, tedesche e fiamminghe sono frequenti gli esempi di autonomie che trovano l’dipendenza dalle autorità sta- tali. Da questi elementi, sorge la classe politica municipale. Tra Cinquecento e Seicento però, le forme di istituzione politica cittadina si collocano in una prospettiva di difesa. La nuova centralità urbana è all’origine di una fioritura iconografica, potenziata dallo sviluppo delle tecniche di stampa. I cicli pittorici hanno un significativo riflesso commerciale negli album a stampa di piante e di vedute delle città che talvolta sono un identico frontespizio che può riunire figurazioni diverse. Vedute e piante sono pubblicate non solo in relazione a realtà urbane signifi- cative, quali capitali politiche o mercantili, ma anche per più modeste realtà di provincia. La rappresentazione urbana che più attesta la propria identità attraverso un’im- magine è la cosiddetta veduta prospettica a volo d’angelo: si tratta di una for- mula figurativa che descrive la città come un unico e complesso organismo con- templato da un’altezza vertiginosa. Coniuga l’attendibilità metrica della pianta con la più persuasiva spazialità prospettica, fondendo dunque ratio geometrica e ratio prospetctiva in riferimento alla duplice valenza artistica e scientifica. Il sistema illustrativo della città Cinquecentesca previene a saldare la propagan- da politica con le nuove potenzialità dell’arte e della scienza. Non vi è dubbio che la città sia considerata un potente medium di propaganda politica, prova ne sia che le restrizioni alla stampa e alla divulgazione applicate all’immagine del potere sono estese anche alla raffigurazione urbana. La veduta d’insieme diviene un elemento fondamentale dell’architettura, grazie all’imme- diata leggibilità, viene richiesta soprattutto dalle istituzioni, per la gestione e la manutenzione delle strade, piazze, porti e mercati. Con l’equilibrio politico e religioso dato dalla pace di Cateau Cambrésis (1559) e il Concilio di Trento (1563), si apre una fase di riorganizzazione che riguarda gli insediamenti urbani e territoriali. Le corti si stabiliscono nelle città che di- ventano capitali nazionali e le risorse militari sono impiegate nelle fortificazioni intorno alla città e lungo le frontiere. Le esigenze della navigazione esigono una pianificazione e un ammodernamento dei porti, mentre i progressi tecnologici, l’aumento della popolazione, della circolazione monetaria, la specializzazio- ne nelle funzioni e la necessarietà di rappresentare con forme esteriori nuovi interessi pubblici e privati, contribuiscono a un rinnovamento del patrimonio edilizio. Nel 1530 Roma riceve una sistemazione funzionale al ruolo della sede papale. Filippo sceglie Madrid come capitale; mentre i Savoia nel 1563, si in- sediano a Torino. le principali città mercantili del primo ‘500 Genova, Messina, Lisbona, Anversa, Lione ed Angusta ricevono una veste architettonica nuova e impegnativa La scienza moderna ridimensiona la cultura visiva rinascimentale: l’arte non è più garantita dall’oggettività col mondo reale e il compito dell’architettura è di unire lo spazio esterno alle misure dell’uomo. Con la nascita della scienza moderna nel Cinquecento si ridimensiona la cultura visiva rinascimentale: l’arte non è più garantita dall’oggettività col mondo reale e il compito dell’architettura è di unire lo spazio esterno alle misure dell’uomo. Il trattato di Copernico del 1543 mette in dubbio le teorie dell’astronomia tradizionale. In questo nuovo universo lo spazio è unico ambito infinito e non un carattere dei corpi che lo occupano dove l’architettura deve trovare il suo posto all’interno senza limiti tradizionali, sollecitato a inseguire l’ordinamento prospettico di elementi rico- noscibili con una nuova nozione dell’infinito. La prospettiva viene impiegata più consapevolmente per riflettere gli scenari dei cittadini e le nuove sistema- RAFFIGURAZIONE DEL TERRITORIO IL DIFFICILE ADE- GUAMENTO ALLE REGOLE DELLA PRO- SPETTIVA La cultura visiva rina- scimentale 15 Storia della città e del territorio 2022/23 zioni rettilinee diventano più frequenti e valorizzano meglio le vedute dei punti di fuga. Le sistemazioni moderne ideate fino alla metà del ‘500 servono per allinea- re molti organismi architettonici sul medesimo fronte. Nella seconda metà del ‘500, l’interesse per il paesaggio urbano si diffonde nella cultura collettiva e la gente si abitua alla percezione delle parti di un organismo urbano e del rapporto fra città ambiente geografico. Per la prima volta il patrimonio delle città europee è visualizzato con la precisione della cultura visiva rinascimentale. La prospet- tiva viene impiegata più consapevolmente per riflettere gli scenari dei cittadini e le nuove sistemazioni rettilinee diventano più frequenti e valorizzano meglio le vedute dei punti di fuga. A Roma Pio IV ripristina il rettifilo antico che va dal Quirinale verso la porta Mentana e la prolunga in linea retta: queste nuove strade insieme ai rettilinei antichi e nuovi, tracciano dentro la città collegamenti visivi in luoghi distanti. A Palermo si realizza la sistemazione più ambiziosa: tra 1564 e il 1560 il porto viene ampliato verso nord-ovest, liberando il fronte mare come affaccio monumentale della città sull’acqua. Questo rettilineo è formato nel 1582-83 con la costruzione di due porte monumentali: quella verso il mare e quella verso il Monte, straordinario asse prospettico di oltre 6 km dal mare al Monte. L’ aggiunta di una via perpendicolare (1597, via Maqueda) banalizza questa invenzione perché realizzano una croce convenzionale. Le città olandesi sono originali nelle sistemazioni urbane e paesistiche perché il territorio è il prodotto di interventi umani che si intensificano nella seconda metà del ‘500 dopo le disastrose inondazioni. Lo sviluppo delle città è basa- to sulla bonifica dei terreni circostanti e viene promosso dalle collettività. La rivolta contro il dominio spagnolo (1565-1609) serve a difendere una realtà civile sviluppata dell’influenza di un potere politico religioso lontano. Harlem assediata nel 1572-73 viene distrutta da un incendio e nel 76 viene ricostruita. Thomas John nel 1578 traccia un progetto che rinnova largamente la rete delle strade e dei canali e la dotazione dei terreni e laboratori dei tessitori sono rag- gruppati intorno al lungo canale rettilineo, progettando alcuni edifici principali, fra cui anche un quartiere di casa a schiera per persone anziane. Amsterdam viene liberata nel 1578 da Guglielmo d’Orange che nell’ 1585 cade in mano agli spagnoli ma viene resa inutilizzabile dal blocco olandese alle foci della Schel- da. Da lì comincia un grandioso sviluppo della città. Il canale periferico prece- dente è incluso nella città e viene fondato il cantiere navale alla sua estremità costruendo tutto intorno un sistema a semicerchio di fortificazione secondo le regole di Stevin Keyser. Dal 1591 al 1621 progetta i principali edifici pubblici. L’ampliamento, formato da canali concentrici dove corrono banchine di carico piantumate di olmi e lotti fabbricabili con un andamento semicircolare compo- sto in una sequenza di tratti rettilinee paralleli, paragonabili alle sistemazioni auliche romane. Successivamente viene indicato di aggiungere edifici come palazzi, chiese. Amsterdam diventa una delle più grandi città meglio attrezzate in Europa. Altre città olandesi minori (Harlem, New York, Città del Capo) si sviluppano secondo un modello antitetico ma, i modelli olandesi perfetti nei loro ambienti, non sono esportabili e né generalizzabili. Le esperienze prece- denti affrontano il problema dell’uso della prospettiva nella scala urbana che in Olanda funziona assegnando alla prospettiva un compito più ristretto che acce- de di poco alla scala edilizia. Per capire le differenze fra l’Europa e il mondo, occorre osservare le risorse ma- teriali e le situazioni di ciascuna regione in cui gli Europei sono arrivati. Nella prima metà del Cinquecento, la cultura europea degli insediamenti domina i luoghi di potere economico e militare (come il Barrio Alto di Lisbona del 1513, l’ampliamento di Anversa dal 1540, o le ultime città di colonizzazione interna come Cortemaggiore, Puerto Real…). Gli imbarcati delle spedizioni si portano dietro un compenso psicologico, il rischio dei viaggi e molti pregiudizi e ciò richiede un dispendio di energie fisiche e mentali. Lo scontro per il controllo delle vie per le Indie si svolge in tempi ravvicinati su un teatro vasto e nel 1500 Alvarez Cabral tocca le coste del Brasile e da inizio a 16 IL CONFRONTO CON- FRONTO IL MONDO Storia della città e del territorio 2022/23 una gigantesca colonizzazione voluta. Vasco de Gama, nel 1502, con una flotta armata di artiglierie, aprì le ostilità contro le navi arabe che trasportano spezie nel Golfo Persico che arrivavano ai portici dei veneziani. Gli Europei, lungo le rotte, si imbattono nell’Africa e nell’Asia meridionale. Il cuore dell’impero portoghese è l’Estado de India, catena di possedimenti sulla costa occidenta- le della penisola indiana. La capitale Goa era uno dei più importanti empori marittimi indiani, e viene occupata nel 1510. Questa città funziona come uno stato indigeno, e i portoghesi possono trattare coi sovrani asiatici. Nell’Estado vivono non più di sei o settemila portoghesi in grado di combattere e si regge su un compromesso che determina la forma architettonica della città. I cittadini tutelano i loro usi locali ma cercano di riprodurre le forme civili europee. Goa, infatti, ha fin dal principio gli stessi statuti di Lisbona, e l’impianto dell’abitato è simile, con strade strette pendenti, dove vicino ai templi indù sorgono santua- ri cristiani. Il commercio con l’Europa viene ostacolato dalla concorrenza ma tuttavia la città resta l’emporio principale dei traffici interasiatici. Tesi nel 1557 fondano la base commerciale di Macao su un promontorio davanti al Canton e dal 1587 al 1594 occupano Ceylon dove fondano la città portuale di Colombo, ma dal 1595 compaiono nell’oceano Indiano gli olandesi che fondano Java la base di Batavia nel 1614, strappando Malacchia ai portoghesi nel 1564. In que- sto periodo gli inglesi fondano nelle coste indiane le basi di Bombay e Calcutta e i francesi fondono Pondicherry. Queste città-fortezza sono costruite secondo le regole dell’arte militare europea e convivono con le città indigene senza in- tegrarsi con esse. Batavia viene disegnata come Delft, con una rete di canali tuttavia innavigabile a causa dei coccodrilli e l’acqua stagna. Pondicherry viene ampliata secondo modelli aulici francesi con viali rettilinei che disimpegnano le manifatture villaggi nelle paludi circostanti. Gli spagnoli insediati nelle Antille ricevono notizie di grandi imperi esistenti nel nuovo continente. Nel nuovo mondo non è avvenuto il passaggio che con- trappone la città al territorio. Gli spagnoli che li paragonano alle loro città sono colpiti dalla scala gigantesca e della magnificenza visiva ma non sono in grado di capirli. Tenochtitlan, capitale degli aztechi, è un centro cerimoniale in mezzo ad una laguna in due parti: spazi pubblici e abitazioni sulle isole artificiali. Ci sono tre ponti-dighe che lo collegano alla terraferma e convergono verso i tem- pli a piramide del nucleo centrale che domina l’intero paesaggio. la popolazione viene stimata intorno ai 60.000 abitanti, è presente una piazza del mercato, e i trasporti avvengono su molteplici barche. Le case comuni hanno due porte: una dalla parte della strada e l’altra sull’acqua. Questa città ha un’insolita pulizia delle strade perchè ha un rifornimento dell’acqua che passa sul ponte attraverso i due condotti e quando uno dei due si sporca, scorrono nell’altro. L’ecosiste- ma cade subito dopo la conquista. Alonso Bravo traccia la capitale sulla falsa riga concettuale europea con strade, piazze, e lotti edificabili, e una parte della spinata centrale in un’immensa piazza lo Zocalo. A Cuzco la fortezza di Sacsa- nohuaman è difesa verso il Monte da una tripla cinta fortificata a denti di sega; la piazza principale è un rettangolo a cavallo fra la città e la campagna ed è at- traversata dal fiume canalizzato. Questo scenario è sconvolto dal saccheggio del 1533, e dall’assedio del 1536 e perde il suo rapporto con l’ambiente naturale, infatti Cieza de Leon scrive nel 1548 che il fiume è pieno di immondizie, invece, al tempo degli Incas appariva pulito e in alcune occasioni gli spagnoli trovarono ornamenti d’oro che i bagnanti avevano lasciato cadere. la distruzione e le ri- costruzioni delle due capitali anticipa la trasformazione del sistema insediativo americano. Nel 1555 il primo Concilio della Chiesa messicana chiede che gli in- digeni siano obbligati a raccogliersi in luoghi dove possono vivere in modo po- litico e cristiano (operazione chiamata poblar, pregiudizievole ai nuovi rapporti tra Europei e indigeni). Da ciò, quindi, occorre fondare nuove città che possono essere facilmente conformate secondo un piano. A Sud il concentramento della popolazione delle nuove città diventa sistematico: nel 1570 gli insediamenti vengono spostati in parti pianeggianti e più bassi inadatti agli indigeni. Questa pratica diffusa di dar vita a nuove città stimola esperienze innovative. Nella prima fase della colonizzazione messicana, una grande struttura all’aperto che comprende l’atrio, il cortile recinto, le posas, la capilla di indios è il cuore che dà 17
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