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Globalizzazione, aspetti positivi e negativi, Dispense di Sociologia

Tema argomentativo con riferimenti a sociologi: Beck, Stiglitz, Bauman, Geerz, Hannerz e Giddens

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 09/01/2022

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alice-campagna 🇮🇹

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Scarica Globalizzazione, aspetti positivi e negativi e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! TEMA SOCIOLOGIA Alice Campagna Fino alla prima metà degli anni ‘90 il concetto di società postmoderna, e di superamento della modernità, era al centro della riflessione sociologica, mentre quello di «globalizzazione» sembrava sconosciuto. Intorno alla fine degli anni ‘90 si è iniziato a interrogarsi sui rapporti tra «società globalizzata» e «società postmoderna». Oggi, i due concetti hanno perso quasi completamente la propria specificità e sono sfumati l'uno nell'altro. Dunque, definire con precisione le relazioni tra i concetti di globalizzazione e post-modernità appare complicato, tuttavia, si può concordare su alcuni punti cardine per definire il fenomeno della globalizzazione, privi dei giudizi spesso attribuiti da coloro che lo analizzano. Chiamiamo globalizzazione il complesso di processi di natura economica, politica, culturale e comunicativa, che tendono a ridurre le distanze e unificare il mondo attraverso la creazione di vari sistemi specializzati di impatto mondiale, superando le barriere nazionali, e creando quindi una società globale. Dunque le caratteristiche oggettive e peculiari del fenomeno della globalizzazione sono: l'estrema riduzione della distanza fisica e spirituale tra le persone, quindi una compressione, o «destrutturazione» per Giddens, spazio- temporale ad opera della mediatizzazione della società, e la creazione di un unico grande mercato senza frontiere capace di soddisfare i bisogni di tutti, trattandosi quindi di «globalizzazione economica». Il tratto comune risulta essere l'idea di un processo che, in qualsiasi ambito sociale viene applicato, tende alla riduzione dell'eterogeneità ad un ideale unitario, dal molteplice all'unità, che poi diventa totalità. E dialetticamente opposto, il globale entra nella vita quotidiana degli individui attraverso la mediatizzazione della società, indebolendo il senso d'appartenenza della comunità nazionale, per rafforzare quella globale. La riduzione delle distanze e di unificazione politica e culturale era un fenomeno già vivo nel periodo delle colonizzazioni e dell'imperialismo, dunque quando il sentimento nazionalistico dei potenti, nel voler conquistare nuovi territori, ha portato inevitabilmente alla fusione di culture, ordinamenti politici, usi e costumi di popoli diversi ad un'unico ordinamento, quello della Madre Patria. L'odierna globalizzazione tuttavia, si differenzia da quelle precedenti per le dimensioni planetarie dei processi che innesca, per lo sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione, avvenuti nel ventesimo secolo, e per la tempestività e rapidità con la quale ha portato cambiamenti nella vita quotidiana di qualsiasi persona. Il «Manifesto» di Marx ed Hengels coglie le radici di tale fenomeno proprio nelle trasformazioni economiche: in particolare il carattere d'interdipendenza economica tra Paesi, dovuta alla creazione di nuovi bisogni, possibili da soddisfare solo attraverso prodotti di paesi più lontani, nella crisi degli Stati in quanto nazioni, causata dalla scarsa autosufficienza del commercio locale, e infine, nella conseguente creazione di un mercato globale di produzione materiale e spirituale dove il prodotto della singola nazione riesce a raggiungere, se volesse, qualsiasi soggetto, diventando bene comune. Vediamo quindi come i presupposti dell'affermazione della globalizzazione, sono prettamente economici, ma a contribuire ad essi sono stati anche molti altri aspetti, tra i quali, la fine della bipolarità politica del mondo nei due blocchi americano e sovietico; la profonda trasformazione dei sistemi produttivi dovuta alla cosiddetta «terza rivoluzione industriale e tecnologica»; e anche l'evoluzione dei trasporti e delle comunicazioni, che ha segnato ancora una volta l'uniformità dei luoghi e degli individui del pianeta in un'unica dimensione spazio-temporale. Essendo un concetto di diffuso interesse nell'ambito della sociologia però, la globalizzazione è un fenomeno che suscita dibattiti e prese di posizione spesso contrastanti, può essere intesa come una positiva opportunità o come una minaccia da cui difendersi. Partendo dall'analisi di Beck, che ha coniato il nuovo termine «società del rischio», nella società globalizzata, l'aspettativa istituzionalizzata del controllo e le guide di certezza e razionalità stanno collassando. Il sociologo afferma che prendere atto di far parte di questo tipo di società interconnessa, comporta un vantaggio strategico. Il rischio è al centro della vita di ognuno di noi, e, il gesto di responsabilità di ognuno, risiede nell'esserne consapevoli, e dopo, essere capaci di anticiparlo. Anticipare un rischio significa mettere nella propria prospettiva di vita un potenziale pericolo, l'inaspettato, evitando di trasformare le emergenze in panico sociale e le paure in catastrofi. Il vantaggio risiede nell'essere preparati, e nell'agire in modo responsabile alle perdite che si verificheranno sempre, nonostante le precauzioni. Beck ha una visione molto realistica della società contemporanea, e offre soprattutto una soluzione efficace a questa paradossale situazione: vivere in una cultura dell'incertezza, necessita il bisogno di parlare apertamente del modo in cui affrontare i rischi, piuttosto che impegnarsi nella reciproca denuncia. Il rischio è parte costitutiva dell'insicurezza sociale, ma dobbiamo accettare tale insicurezza come elemento della nostra libertà, la scelta è libertà, e qui emerge la responsabilità di ognuno di noi. Anche il sociologo Joseph Stiglitz, ha una visione puramente realistica e obbiettiva di quella che è la globalizzazione negli ultimi dieci anni. È necessario per lui soffermarsi sulle potenzialità positive che ha apportato nella nostra vita, come l'integrazione dell'uomo in economia globale e dunque accettare il fenomeno cosi com'è. Secondo lui la globalizzazione è una grande opportunità per l'umanità , ma che finora è stata governata in modo poco democratico da chi detiene le leve del potere, ossia il mondo industrializzato, le multi-nazionali, gli Stati Uniti d'America in particolare. La cultura che si diffonde e domina il mondo globalizzato è quella occidentale, di matrice statunitense, che il sociologo statunitense Ritzer chiama «mcedonalizzazione» del mondo, in chiave molto più negativa a differenza di Stiglitz. Questo processo di standardizzazione e di facile ripetibilità dei prodotti, come delle conoscenze e delle idee, distrugge le tradizioni locali culturali appiattendole a un livello standard mediocre, e fa si che l'uomo non si senta mai straniero in nessun luogo. Si chiama «globalizzazione culturale», conseguenza diretta dall'espansione commerciale e produttiva. Stiglitz, ridimensiona le tesi della «mcdonalizzazione» in un messaggio intrinsecamente «glocal»: suggerisce di superare gli egoismi delle dimensioni locali, per valutare le opportunità del contesto globale, ma quest'ultimo dovrà essere gestito in modo democratico, non come è stato fatto fino ad ora...che curi la conflittualità sociale e limiti la logica dei profitti dei mercati e di una finanza e a corto termine.
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