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Goethe e i dolori del giovane Werther, Appunti di Letteratura Tedesca

Vita e opere di Goethe+ trama e dettagliata analisi dei Dolori del giovane Werther

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 12/09/2022

Chiaraa723
Chiaraa723 🇮🇹

4.6

(7)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Goethe e i dolori del giovane Werther e più Appunti in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! Johann Wolfgang Goethe Di ricca famiglia patrizia, ricevette una solida educazione, soprattutto linguistico-letteraria, sotto la guida del padre Johann Kaspar, giurista e consigliere imperiale onorario, e di diversi precettori. Nel 1765 si trasferì a Lipsia per compiervi studi giuridici. Qui ebbe modo di frequentare Gottsched; prese lezioni di disegno e di incisione all'acquaforte, ma condusse altresì un'esistenza dissipata, tanto che rientrò a Francoforte gravemente ammalato. Durante la malattia fu accudito dall'amica di famiglia Susanne von Klettenberg, che lo avvicinò al pietismo e gli ispirò in seguito le “Confessioni di un'anima bella” inserite nel Wilhelm Meister. Nel 1770 si recò a Strasburgo per concludere gli studi giuridici: vi conobbe Herder, che lo avvicinò alla poesia popolare, nella quale si cimentò con esiti notevoli (Rosellina, Heidenröslein; Il re di Tule, Der König von Thule, ecc.). Influenzato dal nascente movimento dello Sturm und Drang, cantò con toni nuovi e liberi il proprio amore per Friederike Brion, figlia del parroco di Sesenheim, nei Canti di Sesenheim (Sesenheimer Lieder, 1770-71), e compose il dramma storico Götz von Berlichingen (1773). Conseguita la licenza di avvocato, rientrò a Francoforte (1771), e incominciò con scarso impegno a esercitare la professione. A questo periodo risalgono i  grandi inni: Canto del viandante nella tempesta (Wandrers Sturmlied), Prometeo (Prometheus), Ganimede (Ganymed) e All'auriga Cronos (An Schwager Kronos). Nel 1772, sollecitato dal padre, si trasferì a Wetzlar (Assia) per compiervi il tirocinio d'avvocato. Vi trovò invece l'ispirazione per il romanzo epistolare che lo rese di colpo famoso, I dolori del giovane Werther (Die Leiden des jungen Werthers, 1774). Rientrato a Francoforte nel 1775, si fidanzò con la bella figlia di un banchiere, Lili Schönemann, preparandosi a un matrimonio borghese, e scrisse il primo abbozzo della sua opera maggiore, il cosiddetto Urfaust, e i drammi Clavigo e Stella. Nello stesso anno ricevette da parte del duca di Sassonia-Weimar-Eisenach, il diciottenne Carlo Augusto, l'invito a recarsi a Weimar. Sciolse il fidanzamento con Lili Schönemann e si trasferì nel piccolo Stato, dove fu nominato consigliere segreto di legazione con l'elevato stipendio di 1200 talleri. Assunto questo incarico, venne (dapprima con sua soddisfazione) oberato d'incarichi, dalle estrazioni minerarie alle costruzioni idrauliche e alle finanze, ma si occupò anche della vita culturale della corte organizzando letture, ricevimenti, spettacoli teatrali. Si legò con la colta e raffinatissima Charlotte von Stein, che contribuì ad allontanarlo dallo Sturm und Drang nella direzione di una nuova classicità, come testimonia il dramma Ifigenia in Tauride (Iphigenie auf Tauris, 1779 in prosa ritmica, 1786 in versi). A questi anni risalgono anche La vocazione teatrale di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters theatralische Sendung), prima redazione dell'incompiuto romanzo omonimo, e importanti componimenti poetici. Improvvisamente, esausto e insoddisfatto, Goethe lasciò di nascosto Weimar, senza avvertire neppure la Stein, e viaggiò per due anni (1786-88) in Italia, esperienza che doveva narrare molto più tardi nel Viaggio in Italia (Italienische Reise, 1830). Rientrato a Weimar nel giugno 1788, ottenne di occuparsi soltanto delle istituzioni culturali e scientifiche dello Stato, e  si dedicò allo studio della morfologia delle piante e alla Teoria dei colori, che lo occupò a varie riprese per vent'anni (Farbenlehre, 1790-1810). Frattanto si era legato a Christiane Vulpius, che sposò nel 1806. Ritornò al teatro con due opere, la tragedia storica Egmont (1788) e il dramma Torquato Tasso (1791). Nel 1792-93 fu al seguito del duca di Weimar nella campagna militare contro la Francia rivoluzionaria; riflessi indiretti dei suoi sentimenti antifrancesi si colgono nel poemetto in esametri  Arminio e Dorotea (Hermann und Dorothea, 1797). Nel 1794 ebbe inizio, su iniziativa di Schiller, l'importante sodalizio dei due massimi autori del classicismo tedesco, che insieme pubblicarono con immenso successo la raccolta di epigrammi Xenia (Xenien, 1797). Il lavoro letterario di Goethe proseguiva intanto alacremente: oltre alla Fiaba (Das Märchen, 1795), testo caro ai romantici, concluse Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters Lehrjahre, 1796) e lavorò al Faust, di cui pubblicò la prima parte nel 1808; seguirono il romanzo Le affinità elettive (Die Wahlverwandtschaften, 1809) e la prima e seconda parte dell'autobiografia Poesia e verità (Dichtung und Wahrheit, 1811-12). Negli ultimi anni della sua vita Goethe fu fatto oggetto di un culto quasi religioso da parte della cultura tedesca e in parte europea. Le visite e gli omaggi si susseguivano senza soste, rendendo la piccola cittadina di Weimar una sorta di capitale spirituale della Germania. Specialmente dopo la morte della moglie (1816) fu spesso a Marienbad, dove conobbe Beethoven e dove ebbe nuovi amori: quello per Marianne von Willemer, che gli ispirò le poesie del Divano occidentale-orientale (West-östlicher Divan, 1819), e quello, tardivo e impossibile, per la diciannovenne Ulrike von Lewetzow, cui è dedicata la mesta Elegia di Marienbad (Marienbader Elegie, 1823). Si dedicava, intanto, al lavoro di perfezionamento della seconda parte del Faust, conclusa solo un anno prima della morte e pubblicata postuma (1832), della terza parte dell'autobiografia (1830) e della continuazione del Meister, apparsa con il titolo Gli anni di peregrinazione di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters Wanderjahre, 1821; ediz. rived. 1829). Morì nel 1832. Anche se Goethe ha lasciato numerosi scritti di critica letteraria e di critica d'arte, sarebbe però erroneo limitarsi a essi per cogliere la sua estetica, che è documentata in modo non meno essenziale dalla sua intera produzione. Tra la concezione organicistica della natura e quella classicistica dell'arte esiste una profonda connessione. Più esattamente, tra natura e arte c'è una sorta di continuità, nel senso che l'arte rivela la verità della natura non certo imitandola, ma producendo qualcosa di più alto. Quello che importa non sarà dunque l'effetto sullo spettatore, di cui troppo si sono preoccupati i moderni, ma la compiutezza dell'opera o, meglio, del processo formativo che vi si realizza. Peculiarità dell'arte è quella di realizzare nel modo migliore il simbolico (carattere in un certo senso proprio di tutta la realtà), che va distinto accuratamente dall'allegorico. Nell'allegoria infatti si guarda a un particolare riferendosi con il pensiero a un universale a esso estrinseco, nel simbolo invece si coglie l'universale nel particolare in modo intuitivo. L'arte giunge in tal modo a cogliere l'essenza delle cose, nella misura in cui è accessibile in forme visibili: questo è avvenuto soprattutto nel mondo greco, dove si è realizzata quella continuità di natura e arte, di creatività e compiutezza che dà alle sue opere un carattere di intrinseca verità e necessità. Nell'ampia produzione lirica di Goethe si possono distinguere in via di approssimazione sei fasi: la prima è quella anacreontico-pastorale delle raccolte Annette (1767) e Canti con melodie (Lieder mit Melodien, 1768); nella seconda il giovane poeta da un lato si rifà alla tradizione popolare, dall'altro trova un registro già personalissimo negli intensi Canti di Sesenheim. Autentici capolavori sono gli inni, che caratterizzano la sua terza fase: libere nella metrica, nelle strofe e nella rima, queste composizioni degli anni 1772-77 s'inseriscono a pieno titolo, per tensione espressiva ed emotiva, nello Sturm und Drang, del quale evitano però i difetti dell'enfasi e dell'innaturalezza. La quarta fase rivela toni più delicati e intimi: ne fanno parte le poesie per Lili Schönemann (1775-76) e le splendide ballate, tra cui giustamente famose sono Il re degli elfi (Erlkönig, 1782) e L'apprendista stregone (Der Zauberlehrling, 1797). Nella quinta fase, successiva al viaggio in Italia, il poeta utilizza metri classici, soprattutto il distico, componendo tra l'altro le Elegie romane (Römische Elegien, 1788-90), gli Xenia (con Schiller) e gli Epigrammi veneziani (Venezianische Epigramme, 1790). L'ultima fase, la lirica della vecchiaia, è caratterizzata dall'uso di forme perlopiù brevi e da un linguaggio fortemente simbolico, che mescola mistica e ironia (Divano occidentale-orientale). Benché non possa reggere, perlomeno sulla scena, il confronto con quello del suo grande contemporaneo Schiller, il teatro di Goethe è, anche a prescindere dal Faust, notevole per sé e come parte della sua produzione complessiva. Il suo primo dramma, Götz von Berlichingen, mette in scena con molta libertà storica la vicenda di un cavaliere cinquecentesco in lotta col vescovo feudale di Bamberga: l'opera è arditamente innovatrice nell'impianto, che respinge le tre classiche unità aristoteliche per sostituirvi una rapida successione di ben 59 scene, con evidente influsso shakespeariano. I caratteri marcati, la veemente figura del protagonista, l'asciuttezza talora cruda della prosa fanno del Götz una delle opere più significative dello Sturm und Drang, nonostante la sua carente teatralità. Storica ma altrettanto libera nella trattazione delle fonti e dei personaggi è la tragedia Egmont, dove l'eroe della rivolta antispagnola delle Fiandre, la cui rettitudine confina con l'ingenuità, viene con un tranello catturato e giustiziato dal duca d'Alba. Anche quest'opera ha  grande forza di caratterizzazione dei personaggi, ma l'azione drammatica è fiacca e si conclude con un'apoteosi che a Schiller parve “un salto mortale nel mondo del melodramma”. Ancora più povera di svolgimento drammatico è la luminosa e polita Ifigenia in Tauride, dai toni umanitari e idealizzanti, che segna un ritorno, non solo nel soggetto ma soprattutto nella forma, alla tragedia classica. Capolavoro del teatro goethiano è il Tasso, scritto come l'Ifigenia in pentametri sciolti, nel quale il conflitto dei caratteri e quello interiore del protagonista assumono un andamento profondamente drammatico; quest'opera, giudicata talvolta un “Werther potenziato”, svolge il tema del contrasto tra il soggettivismo dell'artista e la vita. incontro, Lotte asseconda l’amicizia di Werther, lo accoglie a casa sua e vi si affeziona: mentre Werther descrive minuziosamente a Wilhelm tutti i dettagli del dolce tormento di stare accanto a Charlotte, quest’ultima lascia trasparire qualche indizio di nutrire anch’essa un sentimento per il giovane. Tuttavia, il loro rapporto si mantiene - sia per convenzioni sociali che per la legge morale di Werther - all’insegna di una casta e straziante amicizia: più Werther frequenta Lotte, più è sconvolto dall’amore (e più sprofonda nell’abbattimento per non averla per sé). Nel mese di luglio, Werther conosce Albert, il futuro marito di Charlotte: il protagonista, pur consapevole del destino infelice che l’attende, non può che apprezzare le qualità del rivale. Albert è del resto il suo esatto opposto (e complementare): tanto Werther è “artista” e sognatore, quanto Albert è invece un uomo razionale e posato, destinato cioè ad un’esistenza mediocre ma felice (I due personaggi mettono a confronto le loro opinioni su temi cruciali - come la morte, il suicidio, l’onore e la natura umana - in un’escursione a cavallo che Werther descrive nella lettera del 12 luglio). Se a poco a poco la frequentazione quotidiana di Lotte ed Albert diventa un tormento insopportabile per Werther, a fine estate sembra esserci l’occasione per uscire da questa situazione bloccata: il giovane, spinto da Wilhelm, accetta un incarico diplomatico che dovrebbe portarlo lontano da Wahlheim. Il secondo libro si apre descrivendo la vita di Werther nel mondo altolocato dell’ambasciata dove lavora; qui il protagonista scopre l’ipocrisia e la falsità delle classi più elevate della società, al punto da provare dispiacere pure per il proprio lavoro, cui pure egli si applica in maniera diligente. Werther, dopo alcuni contrasti con l’ambasciatore rassegna le dimissioni e, per un breve periodo, torna a casa. Qui, il fiume dei ricordi accresce la sua malinconia, che giunge al culmine con la notizia che  Albert e Lotte si sono sposati. Sconfortato e sempre più cupo, Werther torna a Wahlheim. Qui la disillusione e il disinganno del protagonista raggiungono il culmine: Alberto è assente, ma il legame con Lotte rimane platonico, tanto che la donna, pur accorgendosi dello stato di prostrazione di Werther e pur volendogli bene, gli chiede di non essere così insistente con le sue visite. Il protagonista, di fronte alla felicità di Alberto e dell’amata Lotte, inizia così a meditare sul suicidio. Giungono all’apice lo struggimento romantico e l’angoscia di Werther, che trova conforto letterario solo nei Canti di Ossian di James Macpherson, che sembrano parlare direttamente al suo animo malinconico e disperato. Il protagonista, consapevole del conflitto insanabile tra pulsione individuale e realtà in cui sta volontariamente sprofondando, un giorno recita i versi dell’Ossian a Lotte e, notando la sua commozione, la bacia d’impulso. Charlotte, pur turbata dal legame con Werther, lo respinge, desiderando sopra ogni cosa rimanere fedele ad Alberto. Il protagonista, ormai senza speranza, con una scusa chiede in prestito ad Alberto le sue pistole; dopo aver scritto a Carlotta e a suo padre ed aver contemplato il cielo notturno, Werther si spara. Viene trovato ancora in vita da un servo alle sei di mattina, ma spira a mezzogiorno. Dopo il funerale - senza preti, e a cui partecipano solo pochissime persone, tra cui non ci sono Lotte ed Alberto - Werther è sepolto come desiderato all’ombra di due tigli. Goethe scrive I dolori del giovane Werther in sole quattro settimane e il romanzo viene considerato fin da subito il “manifesto” di quella nascente sensibilità da cui prenderà le mosse il Romanticismo. Nel testo tuttavia sono ancora presenti motivi neoclassici (come l’unione idilliaca dell’uomo con la natura, che caratterizza la prima parte del romanzo a Wahlheim, dove appunto il protagonista si reca in cerca di pace ed equilibrio). Tuttavia, l’ordine e l’armonia delle forme classiche sono perturbati dal nuovo dissidio interiore, tipico dell’eroe romantico, tra la realtà (spesso concretizzata nella società e nelle sue convenzioni borghesi) e le passioni individuali. Questo conflitto, che è intrinsecamente insanabile, fa sì che l’uomo non sia più il padrone di un universo di cui egli rappresenta il centro, ma una vittima dell’irrazionalità dei propri istinti oppure di una società chiusa e conformista che ne soffoca i valori. Werther è consapevole della natura autodistruttiva della propria passione e sa altrettanto bene di non potersi inserire nel matrimonio tra Lotte e il buon Alberto, ma non può fare a meno di seguire ciò che gli detta il cuore, fino alle estreme conseguenze. Gli eventi del Werther si incasellano così all’interno di un percorso necessario, in cui nessun avvenimento è privo di senso e slegato da ciò che lo precede e da ciò che ne segue. Anche l’amore per Lotte obbedisce a questa “regola”; la scelta di Werther è deliberata e consapevole, come riconosce la stessa Lotte, in una delle pagine che accompagnano la vicenda alla sua conclusione: “Io temo, temo sia soltanto l’impossibilità di avermi a renderle così attraente questo desiderio”. Werther diventa quindi deus ex machina della sua propria vicenda: l’eroe romantico realizza la propria personalità contro e nonostante gli impedimenti esterni, fino al gesto dell’annientamento di sé nel suicidio. A questa sotterranea tensione verso la morte, che si dipana e cresce nel corso del romanzo, si uniscono da un lato la consapevolezza del protagonista della propria inettitudine alla vita (un tema che si protrarrà in molti romanzi otto-novecenteschi) e dall’altro la religione della Natura, ovvero quella tensione, tanto potente quanto indefinita, che consiste nel proiettare sulla bellezza della natura il proprio commosso e turbato mondo interiore. Queste caratteristiche contenutistiche e tematiche si riflettono sulla struttura del romanzo, che è di genere epistolare. Nelle lettere che Werther invia a Wilhelm, che assume così il ruolo del confidente (e, alla fine dell’opera, di colui che dà conto degli ultimi, disperati giorni di vita dell’amico), si sviluppa dunque un lungo monologo da cui emergono tutti gli aspetti sfaccettati e contraddittori della personalità di Wilhelm, con le forme del journal intime (una sorta di diario privato dell’epoca). Queste confessioni hanno anche una matrice autobiografica, ispirata all’infelice amore di Goethe per tale Charlotte Buff (1753-1828), conosciuta a Wetzlar e promessa sposa di un altro uomo, Johann Christian Kestner. Per quanto riguarda suicidio del protagonista, invece, si può supporre che Goethe si sia lasciato influenzare dal suicidio di un conoscente, Karl Wilhelm Jerusalem (1747-1772), anch’esso, sembra, causato dall’amore impossibile per una donna già impegnata. PERSONAGGI  Werther: Werther è un giovane intellettuale dalle ardenti passioni, che dopo varie vicissitudini incapace di affrontare le costrizioni piccolo-borghesi che costellano la sua vita e di sopportare un amore che non può avere altro sbocco se non l’infelicità, si suicida.  Charlotte: Charlotte, detta Lotte, orfana di madre, è una giovane solida, allegra e pacifica, che gode delle semplicità della vita e bada col padre ai fratelli e alle sorelle minori; purtroppo la ragazza è giù promessa sposa di un giovane borghese, Albert, al momento assente. Nei mesi successivi al primo incontro, Lotte asseconda l’amicizia di Werther, lo accoglie a casa sua e vi si affeziona: mentre Werther descrive minuziosamente a Wilhelm tutti i dettagli del dolce tormento di stare accanto a Charlotte, quest’ultima lascia trasparire qualche indizio di nutrire anch’essa un sentimento per il giovane. Tuttavia, il loro rapporto si mantiene - sia per convenzioni sociali che per la legge morale di Werther - all’insegna di una casta e straziante amicizia: più Werther frequenta Lotte, più è sconvolto dall’amore  Albert: è il futuro marito di Charlotte. È l’esatto opposto di Werther. tanto Werther è “artista” e sognatore, quanto Albert è invece un uomo razionale e posato, destinato cioè ad un’esistenza mediocre ma felice (I due personaggi mettono a confronto le loro opinioni su temi cruciali - come la morte, il suicidio, l’onore e la natura umana - in un’escursione a cavallo che Werther descrive nella lettera del 12 luglio). Se a poco a poco la frequentazione quotidiana di Lotte ed Albert diventa un tormento insopportabile per Werther, a fine estate sembra esserci l’occasione per uscire da questa situazione bloccata: il giovane, spinto da Wilhelm, accetta un incarico diplomatico che dovrebbe portarlo lontano da Wahlheim.  Wilhelm: è l'amico al quale Werther indirizza quasi tutte le sue lettere. Nel romanzo non svolge una parte attiva nella vicenda, ma si limita ad esistere unicamente in quanto personaggio “virtuale”, necessario per conoscere le memorie del protagonista. Tecniche narrative e stile: nel primo libro il narratore è il protagonista Werther: egli parla dall'interno della storia tramite le sue lettere, con facoltà di giudizio e usando la prima persona. Nel secondo libro il narratore diventa l'editore, e si parla di Werther in terza persona; tuttavia anche in questa parte sono inseriti degli scritti del protagonista (in prima persona).
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