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Grammatica Italiana logica e del periodo, Appunti di Grammatica e Composizione

Analisi grammaticale logica e del periodo italiana

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 02/06/2020

valerio12345678910
valerio12345678910 🇮🇹

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Scarica Grammatica Italiana logica e del periodo e più Appunti in PDF di Grammatica e Composizione solo su Docsity! ANALISI GRAMMATICALE o MORFOLOGICA La grammatica (studio normativo della lingua) si divide in fonologia, morfologia e sintassi. La morfologia (dal greco morfé, forma, e logos, studio) è la disciplina che descrive e analizza le forme delle parole e i loro mutamenti in rapporto alla funzione che svolgono nelle frasi, senza però considerare il pensiero, facendo cioè astrazione dal resto della frase stessa. Si esamina la forma di ogni «singolo mattone» linguistico. L’analisi grammaticale consiste nel: 1) classificare le varie parole assegnando ciascuna di esse a una delle nove parti del discorso; 2) indicare, per ciascuna parola così classificata, tutte le caratteristiche morfologiche, cioè genere, numero, tipo, ecc. Tradizionalmente, nella lingua italiana, si distinguono nove categorie grammaticali o parti del discorso, suddivise in due gruppi: a) parti variabili e b) parti invariabili. Parti variabili (parole che hanno più forme) sono: articolo, nome, aggettivo, pronome e verbo. Parti invariabili sono: avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione. L’articolo L’articolo è un «piccolo elemento» variabile del discorso che si inserisce prima del nome per introdurlo e individuarlo. Marca genere e numero del nome, oltre al carattere di precisione o genericità. Fare l’analisi grammaticale dell’articolo significa stabilire: 1) la funzione: determinativo, indeterminativo o partitivo; 2) il genere: maschile o femminile; 3) il numero: singolare o plurale. Esempi: i è articolo determinativo, maschile, plurale; una è articolo indeterminativo, femm., sing. Il nome o sostantivo La funzione fondamentale del nome nel processo linguistico è di tipo semantico (relativo al significato): serve a «denominare», cioè designare, indicare, chiamare un oggetto di riferimento, una «sostanza» di tipo materiale o immateriale. Esso è variabile. Sul piano sintattico è il costituente fondamentale di ogni sintagma nominale, cioè di un gruppo nominale, cui possono essere congiunti articoli o aggettivi. Fare l’analisi grammaticale del nome significa stabilire: 1) la specie in rapporto al significato: nome comune o proprio di persona, animale o cosa; concreto o astratto; individuale o collettivo; 2) il genere: maschile o femminile; 3) il numero: singolare o plurale; eventualmente anche invariabile (es. specie), difettivo (es. burro; libertà) o sovrabbondante (es. dito/ i diti/ le dita); 4) la struttura morfologica: primitivo, derivato, composto o alterato. Esempi: lettino è nome comune di cosa, concreto, maschile, singolare, alterato diminutivo; virtù è nome comune di cosa, astratto, femminile, singolare, primitivo; Normandia è nome proprio di regione, femminile. L’aggettivo L’aggettivo si «aggiunge» a un nome per attribuirgli una qualità o per determinarlo; quindi non ha esistenza autonoma e deve essere sempre usato assieme al nome cui si riferisce e da cui dipende grammaticalmente (con cui si accorda in genere e numero), a meno che non sia sostantivato, ma in questo caso svolge la funzione di nome. L’aggettivo è quindi una parte variabile del discorso. Gli aggettivi possono essere classificati in due gruppi fondamentali: gli aggettivi qualificativi, che si aggiungono al nome per segnalarne una qualità, e gli aggettivi determinativi, che invece servono a meglio specificare il nome e si dividono in possessivi, dimostrativi, indefiniti e numerali. L’aggettivo, in rapporto al nome, ha due funzioni: attributiva, se si unisce direttamente al nome, e predicativa, se costituisce la parte nominale di un predicato nominale congiunto al nome dalla copula- Fare l’analisi grammaticale dell'aggettivo significa stabilire: 1) la specie: qualificativo, dimostrativo, possessivo, indefinito, numerale, interrogativo/esclamativo; 2) il genere: maschile o femminile; 3) il numero: singolare o plurale; 4) la struttura morfologica (solo per l’agg. qualificat.): primitivo o derivato; composto o alterato; 5) il grado (solo per l’aggettivo qualificativo): positivo, comparativo (di uguaglianza, minoranza o maggioranza), superlativo (relativo o assoluto). Esempi: buono è aggettivo qualificativo, maschile, singolare, primitivo, di grado positivo; quelli è aggettivo dimostrativo, maschile, plurale. Il pronome o sostituente Il pronome si usa «al posto del nome» e ne fa le veci. Il pronome, però, può sostituire anche altri elementi del discorso, come un aggettivo, un verbo, un altro pronome o un’intera frase, perciò è corretto chiamarlo sostituente. Esso è una parte variabile. Il pronome può anche svolgere una funzione designativa, come nei pronomi personali. Fare l’analisi grammaticale del pronome significa stabilire: 1) il tipo: personale, possessivo, dimostrativo, indefinito, relativo, misto, interrogativo o esclamativo; 2) il genere: maschile o femminile; 3) il numero: singolare o plurale; 4) la funzione logica: soggetto, complemento oggetto (diretto), complemento indiretto (per i pronomi relativi o misti). Esempi: «Il ragazzo che sta parlando è mio fratello» che è pronome relativo, masch., sing.,soggetto; «Sono i miei» miei è pronome possessivo, maschile, plurale, parte nominale. In particolare, fare l’analisi grammaticale del pronome personale significa stabilire: 1) il tipo: pronome personale; 2) la persona: prima, seconda o terza 3) il numero: singolare o plurale; 4) il genere: maschile o femminile; 5) la funzione logica: soggetto, complemento oggetto, complemento indiretto 6) la forma: tonica o atona (se ha funzione di pronome complemento); 7) il valore: riflessivo o no (se ha funzione di pronome complemento). Esempi: egli è pronome personale di terza persona singolare, maschile, soggetto; me è pronome personale di prima persona singolare, complemento, tonico. Il verbo I complementi indiretti si legano al verbo mediante preposizioni, ad esempio: complemento di termine (a chi, che cosa?), di specificazione (di chi, che cosa?), di mezzo (per mezzo di chi, cosa?), di luogo (stato, moto a, moto da, moto attraverso luogo), di tempo (determinato o continuato), di modo o maniera (come?: sono spesso avverbi o locuzioni avverbiali), di limitazione (rispetto a che?), di argomento (su chi, cosa?), ecc. Gli aggettivi in analisi logica vengono chiamati attributi in quanto servono ad attribuire una qualità al nome cui si riferiscono. Il nome che accompagna un altro nome per meglio determinarlo è un’apposizione. Esempi: L’Imperatore Augusto governò...; Anna, ragazza diligente, ha sempre... Analisi del periodo Principale: come in un treno occorre sempre una locomotiva che porti avanti i vari vagoni. Coordinata per asindeto (senza legami, solo con la punteggiatura) o per polisindeto con congiunzioni copulative, disgiuntive, avversative, conclusive, correlative che danno il tipo di coordinazione. Le subordinate hanno un grado (I se si subordinano alla principale; II se si subordinano a una subordinata di I grado, e così via); sono esplicite quelle che hanno un verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, imperativo), implicite quelle col verbo di modo indefinito (gerundio, participio, infinito); infine, esse svolgono una funzione logica in relazione al verbo della frase cui si subordinano e possono quindi essere soggettive (se svolgono la funzione di soggetto, ad esempio: E’ chiaro che tu studi), oggettive (se sono l’oggetto, ad esempio: Gli studiosi tramandano che Romolo fondò Roma), oltre che complementari indirette, svolgendo la funzione di complementi (come le proposizioni finali, consecutive, causali, ecc.) 1. PREMESSA Riteniamo sia utile, per gli studenti che provengono dalla Scuola Media, fornire alcuni richiami di analisi logica, la quale, come è noto, costituisce una parte della grammatica italiana spesso a torto trascurata, ed invece è indispensabile per un agevole avvio dello studio della lingua latina. Non si tratta di un vero e proprio corso strutturato in lezioni, ma piuttosto di un ampio ripasso degli argomenti fondamentali di analisi logica, per gli allievi non del tutto digiuni di questo strumento basilare per l'apprendimento non solo della lingua latina, ma anche dell'Italiano e di tutte le lingue in generale. Per chi, invece, in passato ha avuto un approccio più o meno approfondito, queste note costituiranno una base essenziale di avvio e, nello stesso tempo, di consultazione rapida ogni volta che se ne presenterà l'occasione, con la guida del proprio insegnante di latino. E' ovvio che il fondamentale strumento di studio e consultazione rimane il manuale di grammatica italiana, al quale si rimanda per tutti gli argomenti di analisi logica, paralleli al latino, sviluppati in maniera ampia e sistematica, Accompagnano questo ripasso, esercizi paralleli di riferimento e di verifica, inseriti nel volume primo dedicato alla parte pratica. 2. DISCORSO, PROPOSIZIONE, PERIODO, ANALISI GRAMMATICALE, ANALISI LOGICA Quando si parla di discorso, in grammatica si intende tutto ciò che viene pensato, detto, scritto, letto: in poche parole, un' idea, un pensiero si esprime attraverso il discorso. L'elemento più semplice e fondamentale del discorso è la proposizione, mediante la quale si dà un messaggio di senso compiuto. I giovani studiano con diligenza L'estate fu molto calda Nessuno voleva la guerra Il discorso può anche essere costituito, però, da più proposizioni. L'insieme di queste proposizioni prende il nome di periodo, costituendo un complesso di frasi concatenate fra di loro. Il periodo, nella sua forma elementare, può coincidere con una singola proposizione. Gli allievi studiano il latino volentieri (periodo semplice costituito da una sola proposizione) Molti studiano senza entusiasmo, // ma poi se ne pentono (periodo composto costituito da due proposizioni) Si badi bene che il criterio più semplice per riconoscere la presenza ed il numero delle proposizioni è il verbo, per cui ad ogni voce verbale corrisponderà sempre una proposizione. Infatti, negli esempi riportati sopra, i verbi fu, studiano, voleva, se ne pentono corrispondono ad altrettante proposizioni. In conseguenza della suddivisione del discorso in periodi e in proposizioni, si avrà una sintassi semplice ed una sintassi composta. La sintassi semplice analizza la proposizione nei suoi elementi, sia fondamentali che accessori (soggetto, predicato, attributo, apposizione, complementi). La sintassi composta analizza il periodo nella sua costituzione (principale, dipendente) e nei suoi legami (coordinazione, subordinazione). In breve: sintassi semplice = analisi della proposizione sintassi composta = analisi del periodo Ciò premesso, passiamo immediatamente alla definizione di analisi. Analisi significa fondamentalmente scomposizione ed in effetti, sia l' analisi grammaticale sia l' analisi logica, si basano sulla scomposizione della frase, della proposizione o del periodo per studiarne il valore dei singoli elementi, la funzione e la struttura. L' analisi grammaticale, scomponendo la frase nei suoi elementi, serve a riconoscere il valore, ossia se ci si trova di fronte ad articoli, aggettivi, sostantivi, verbi, avverbi ecc. L' analisi logica, scomponendo la frase nei suoi elementi, serve a riconoscerne la funzione (soggetto, attributo, apposizione, predicato, complemento) e la struttura (proposizione principale, proposizione secondaria, proposizione subordinata, proposizione coordinata, proposizione finale, oggettiva ecc.). 3. SINTASSI SEMPLICE 3.1 Elementi fondamentali della proposizione: soggetto e predicato Una proposizione, nella sua forma più semplice, è costituita da due elementi essenziali: soggetto e predicato. a) Il soggetto è la persona, l'animale o la cosa di cui si parla: generalmente indicato da un nome oppure un pronome. La gente lavora - Noi abbiamo studiato - La guerra è sempre un male - Il cane è un animale fedele Abbiamo, però, dei casi in cui il soggetto non è espresso, ossia manca del tutto nella frase, tuttavia si conosce e pertanto la frase stessa rimane chiara e completa. Quando ciò avviene, si dice che il soggetto è sottinteso. Studiano (soggetto sottinteso= essi) Sarete promossi (soggetto sottinteso= voi) b) Il predicato rappresenta ciò che si dice del soggetto ed è sempre introdotto da un verbo (Predicato: dal latino Praedicare = chiarire, spiegare). Abbiamo quindi due tipi di predicato: predicato verbale e predicato nominale. 1) Il predicato verbale è una voce verbale che esprime un’azione, uno stato o un modo di essere del soggetto. I ragazzi arrivano - Luigi riposa - La classe ha riso 2) Il predicato nominale è un nome, un aggettivo o un pronome legato al soggetto mediante il verbo essere con funzione di copula (= legame). L'insegnante è giovane - Cesare fu un generale 4. ELEMENTI SECONDARI O ACCESSORI DELLA PROPOSIZIONE: ATTRIBUTO, APPOSIZIONE, COMPLEMENTO Nella proposizione, oltre al soggetto e al predicato, possiamo trovare altri elementi che servono a rendere il pensiero più chiaro o più preciso. Questi elementi, detti secondari (o accessori) perché non sempre presenti o necessari, sono l' attributo, l' apposizione, i complementi. 4.1 Attributo L' attributo è un aggettivo che si riferisce ad un qualsiasi elemento della proposizione (soggetto, predicato e complemento) appunto attribuendogli una qualità. I ragazzi volenterosi sono apprezzati volenterosi = attributo del soggetto 4.2 Apposizione L' apposizione è un sostantivo che si colloca vicino ad un altro sostantivo per determinarne la natura. Il fiume Tevere attraversa Roma fiume = apposizione del soggetto L'apposizione può avere una forma, detta complessa, quando viene accompagnata da qualche attributo oppure da complementi. Il celebre scultore Canova creò opere stupende celebre scultore = apposizione complessa Nota bene Si tenga presente che spesso l'apposizione può trarre in inganno gli allievi, soprattutto quando è introdotta da particelle o locuzioni come: da, in qualità di, come, ecc. Omero come poeta è inimitabile Antonio da amico ti ha consigliato una vacanza svantaggio dei quali si compie l'azione ("I genitori lavorano per i figli" ). 6. Il complemento di vocazione (o vocativo) indica la persona, l'animale o la cosa personificata a cui ci si rivolge nel discorso diretto ("O Dio, abbi pietà di noi" - "Vittorio, quanto rompi!" - "Fido, porta le pantofole al padrone!" - "Quanto male fai a volte tu, o signora Verità!" ). 7. Il complemento di esclamazione (o esclamativo) esprime uno stato d'animo (di gioia, di dolore, di stupore, ecc.) ed è costituito da una interiezione ("Ahi!" - "Ahimè!") o da un'intera espressione avulsa dal contesto logico della proposizione ("Che figura hai fatto!") o da entrambe le cose ("Ahimè, che figura hai fatto!" ). 8. Il complemento di denominazione indica il nome proprio (per lo più geografico) di un nome comune precedentemente espresso. A volte è legato al nome comune dalla preposizione "di" ("L'isola di Sicilia anticamente si chiamava Trinacria" - "Il fiume Po è il più lungo dei fiumi italiani"). 9. Il complemento predicativo è dato da un sostantivo o da un aggettivo che serve a completare e definire il significato del predicato ("I Romani elessero Cicerone console" - "Cicerone fu eletto console dai Romani"). Come si può facilmente osservare, senza il sostantivo console le due frasi non avrebbero un senso compiuto. Il sostantivo console nella frase attiva si chiama complemento predicativo dell'oggetto perché riferito al complemento oggetto "Cicerone"; nella frase passiva si chiama complemento predicativo del soggetto perché riferito al soggetto "Cicerone". 10. Il complemento di modo o maniera indica il modo in cui si compie l'azione ("Sto mangiando questa pizza con gran gusto" - "Vado sempre volentieri a teatro"). Risponde alla domanda: in che modo? 11. Il complemento di qualità esprime una qualità che si attribuisce ad un elemento della proposizione senza alcun legame verbale ("Cesare fu un condottiero di grande coraggio" "Cassius Clay è un pugile dalla corporatura gigantesca"). 12. Il complemento di compagnia indica la persona o l'animale insieme con i quali si compie l'azione ("Vado a scuola con Lucia" - "Vado a spasso con il cane"). Risponde alla domanda: con chi? 13. Il complemento di unione indica la cosa insieme con la quale si compie l'azione, perciò da non confondere con il complemento di mezzo che indica la cosa di cui ci serviamo per compiere l'azione ("Vado a scuola con i libri" - "Vado in campagna con l'abito vecchio"). 14. Il complemento di esclusione indica la persona, l'animale o la cosa che si esclude dall'azione espressa dal predicato. E' formato da un sostantivo preceduto da "eccetto", "tranne", "senza" e simili ("Tutti parteciparono al cenone di Capodanno tranne i coniugi De Rosa"). Risponde alle domande: eccetto chi? tranne chi? 15. Il complemento di sostituzione indica la persona, l'animale o la cosa che è sostituita nell'azione da altri. E' retto dalla preposizione "per" o dalle locuzioni prepositive "invece di", "al posto di" e simili ("Ne ricavai datteri per fichi" - "Con la pizza preferisco la birra al posto del vino"). Risponde alle domande: invece di chi? al posto di che cosa? 16. Il complemento di allontanamento o separazione indica la persona, l'animale o la cosa da cui avviene una liberazione, una separazione ("Finalmente ci siamo liberati da tutti quei curiosi" - "I monti Urali separano l'Europa dall'Asia" - "Me ne andrò lontano da casa"). Risponde alle domande: separato da chi? lontano da che cosa? 17. Il complemento di fine o scopo indica il fine per cui si compie l'azione ("Lottiamo per la pace" - "Lottiamo per l'affermazione dei diritti civili" ). Risponde alla domanda: per quale scopo? 18. Il complemento di mezzo indica la persona, l'animale o la cosa per mezzo della quale si compie l'azione ("Ho mandato una lettera a Mario per mezzo di Antonio" - "In Calabria arano i campi ancora con i buoi" - "Vado a scuola col motorino"). Risponde alle domande: per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? 19. Il complemento di causa indica la persona, l'animale o la cosa a causa della quale si compie o non si compie l'azione ("Per amore di Dio sopporto i fessi" - "A causa della pioggia non esco"). Risponde alle domande: per causa di chi? a causa di che cosa? 20. Il complemento d'agente indica la persona o l'animale da cui è compiuta l'azione in una frase passiva ("Fui percosso dal compagno"; "Fui morsicato dal cane"). Risponde alla domanda: da chi? 21. Il complemento di causa efficiente indica la cosa che produce un'azione in una frase passiva ("Fui colpito da un sasso"). Risponde alla domanda: da che cosa? 22. Il complemento di tempo determinato indica il tempo o la circostanza in cui si compie l'azione ("Lunedì" - "Alle ore 07:00" - "A gennaio" - "In primavera" - "Nel 1961 " - "In guerra" - "In pace") Risponde alle domande: quando? in quale circostanza? in quale occasione? 23. Il complemento di tempo continuato indica la durata dell'azione ("Per tre giorni" - "Per cinque anni" ). Risponde alla domanda: per quanto tempo? 24. Il complemento di stato in luogo indica il luogo reale o figurato in cui avviene l'azione ("Vivo in campagna" - "La sera resto in casa" - "Annibale fu sconfitto presso Zama" - "In chiesa si prega, non si ciarla"). Risponde alle domande: dove? in quale luogo? 25. Il complemento di moto a luogo indica il luogo reale o figurato dove si va o verso cui ci si dirige ("Vado a casa" - "Vado a Roma"; "Vado da Mario"). Risponde alle domande: dove? verso dove? 26. Il complemento di moto da luogo indica il luogo reale o figurato da dove si viene ("Vengo da Roma"). Risponde alla domanda: da dove? 27. Il complemento di moto per luogo indica il luogo reale o figurato che si attraversa per recarsi da un posto ad un altro ("Vado al Viale Atlantici attraverso i giardini pubblici" ). Risponde alle domande: per dove? per quale luogo? 28. Il complemento di moto entro luogo circoscritto indica il luogo reale o figurato entro il quale si svolge un'azione di movimento ("Passeggio per i giardini pubblici" ). N.B.: I complementi di luogo spesso sono "figurati" : "Vado da Mario", "Vengo da una furiosa battaglia". 29. Il complemento di origine indica l'origine, la discendenza, la provenienza di una persona o di un animale o di una cosa ("Mercurio nacque da Giove e Maia" ). 30. Il complemento di argomento indica la persona, l'animale o la cosa intorno a cui si discute, indica cioè l'argomento di cui si parla o si scrive ("Ho svolto un tema sull'energia nucleare"). Risponde alla domanda: intorno a quale argomento? 31. Il complemento di materia indica la materia di cui è formato un oggetto ("Ho comprato un anello d'oro"). Risponde alla domanda: di che materia? 32. Il complemento di limitazione è rappresentato da un sostantivo che serve a limitare il concetto espresso dal predicato ("lo sono istruito da Antonio in grammatica latina" - "Giuseppe era cieco di un occhio"). Risponde alla domanda: limitatamente a che cosa? 33. Il complemento di stima indica il grado, la misura della stima che si attribuisce ad una persona o ad un avvenimento ("Stimo moltissimo quelli che lottano contro la droga"). 34. Il complemento di prezzo indica il prezzo concordato per una vendita, per un nolo, per un affitto ("Ho comprato la casa per 220.000 euro" - "Ho affittato la casa per 1.200 euro al mese"). 35. Il complemento di colpa indica la colpa, il delitto di cui uno è accusato ("Fu accusato di furto" ). 36. Il complemento di pena indica la pena a cui uno è condannato (" Fu condannato all'esilio" - "Fu condannato a morte" - " Fu condannato ad una multa"). 37. Il complemento di età indica: a) l'età di una persona; b) l'età in cui una persona ha fatto qualcosa ("Mario ha dieci anni"; "Antonio, all'età di dieci anni, vinse la sua prima gara di nuoto"). 38. Il complemento di distanza indica la distanza fra due luoghi ("Benevento dista da Napoli 70 Km."). 39. Il complemento di estensione indica la lunghezza, la larghezza, l'altezza e la profondità di una cosa ("Il ponte era lungo 300 metri" "La torre era alta 30 metri"). 40. Il complemento di abbondanza indica la cosa di cui si abbonda, che si ha in abbondanza ("Berlusconi è carico di soldi" - "Il bicchiere è pieno di vino"). 41. Il complemento di privazione indica la cosa di cui si è privi ("Sono privo di denaro"). 42. Il complemento di paragone indica il secondo termine di paragone dopo un comparativo 10. Modale La proposizione modale indica il modo in cui avviene ciò che è detto nella reggente ("La festa è finita come tutti si aspettavano"). Nella forma esplicita è' introdotta da come, nella maniera che, comunque, quasi che... ed è all'indicativo se esprime certezza, o al congiuntivo o al condizionale per esprimere dubbio, possibilità ("Vi hanno consultati come foste stati esperti.") La forma implicita è espressa dal gerundio o dall'infinito preceduto da con oppure a ("La lettera iniziava omettendo i saluti"); ("La lettera iniziava col saltare i saluti"). 11. Comparativa La proposizione comparativa stabilisce un paragone con quanto viene detto nella proposizione reggente ("Il voto ottenuto è più alto di quanto mi aspettassi"). Nella forma esplicita è introdotta dalle espressioni di quanto, di quello che, piuttosto che, come se e vogliono il verbo al modo indicativo o congiuntivo. Nella forma implicita sono formate da che + infinito ("Niente mi è più gradito che fare una bella nuotata"). 12. Avversativa La proposizione avversativa indica un fatto o una situazione che risultano contrapposti a quello che viene detto nella reggente ("La giornata è stata bellissima, mentre noi l'aspettavamo piovosa"). Si usa soprattutto nella forma esplicita. E' introdotta dalle congiunzioni mentre, quando, laddove e vuole il verbo di modo indicativo. 13. Strumentale La proposizione strumentale indica il mezzo con il quale si realizza l'azione espressa dalla reggente ("La produzione scritta si migliora leggendo molto.") Esiste solo nella forma implicita. Di solito è formata col gerundio, più raramente con un infinito preceduto dalla preposizione con + articolo ("Con il mangiare si soddisfa un bisogno fondamentale"). 14. Limitativa La proposizione limitativa indica i limiti di ciò che viene detto nella reggente ("Per quel che ne so io, mi sa tanto che sarà bocciato"). La forma esplicita è introdotta da per quello che, per quanto, secondo che... e i verbi sono all'indicativo o al congiuntivo. Il verbo è all'infinito nella forma implicita ed è preceduto da a, per, in quanto a ("A cantare, tutti si credono divi..."). 15. Interrogativa indiretta La proposizione interrogativa indiretta formula una domanda in forma indiretta, cioè dipende da un verbo come "chiedere", "domandare", e non ha un punto interrogativo alla fine. ("Dimmi dove sei andato."; "Chiedigli se parte oggi.") Può essere introdotta da: pronomi o aggettivi interrogativi: chi, quale, quanto; avverbi interrogativi: dove, da dove; congiunzioni che esprimono dubbio o interrogazione: quanto, come, perché, se. Nella forma esplicita, si usa l'indicativo quando si suggerisce un'informazione ("Dimmi chi ti ha infastidito."); si usa il congiuntivo se si esprime un dubbio ("Non so chi stia vincendo."); infine si usa il condizionale se la proposizione è introdotta da se ("A queste condizioni, non so se accetterebbe la scommessa"). Nella forma implicita il verbo è all'infinito ("Non sapevo come spiegarglielo."). LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE LE SUBORDINATE TEMPORALI Ho salutato Gianni prima di partire. Le proposizioni temporali, come dice il loro nome, servono ad esprimere un rapporto di tempo. Esse rispondono infatti a una di queste domande: quando...? per quanto tempo...? da quanto tempo...? fino a quando...? Se analizziamo la proposizione temporale che figura nell'esempio, vediamo che essa è costituita di due elementi: 1. Un certo fatto (partire). Possiamo chiamarlo fatto di riferimento. È in rapporto ad esso, difatti, che comprendiamo quando avviene il fatto indicato nella reggente, che chiamiamo fatto principale. 2. Una certa relazione di tempo (prima di) fra il fatto principale (l'ho salutato) e il fatto di riferimento. Possiamo allora illustrare in questo modo il funzionamento della proposizione temporale: prima + subordinata temporale poi + reggente Prima di partire l’ho salutato Gianni Comprendiamo chiaramente dallo schema che l'azione di salutare, nel nostro esempio, precede nel tempo l'azione di partire. Prima, dunque, si saluta, poi si parte. Dunque, la proposizione temporale serve ad indicare quando avviene il fatto presentato nella reggente, mettendolo in una certa relazione di tempo con un altro fatto, presentato nella subordinata. Nell'esempio precedente, il fatto espresso nella principale avveniva prima di quello espresso nella subordinata. Ma in altri casi, esso può avvenire contemporaneamente o dopo. Possiamo distinguere, perciò, tre fondamentali rapporti di tempo espressi dalle temporali: 1. anteriorità. Il fatto principale (reggente) avviene prima del fatto di riferimento (temporale). Ad esempio: Ascolta la radio prima di cenare. Per essere sicuro di trovarti di fronte a un rapporto di anteriorità, puoi provare a riscrivere le frasi che stai esaminando nel modo che segue, controllando che non cambi il senso originario: prima + subordinata temporale poi + reggente prima ascolta la radio poi cena 2. contemporaneità. Il fatto principale (reggente) avviene nello stesso tempo del fatto di riferimento (temporale). Ad esempio: Ascolta la radio mentre cena. Per essere sicuro di trovarti di fronte a un rapporto di contemporaneità, puoi riscrivere le frasi che stai esaminando inserendo fra reggente e subordinata temporale l'espressione nello stesso tempo in cui. Ad esempio: Ascolta la radio nello stesso tempo in cui cena. La contemporaneità fra fatto principale e fatto di riferimento è spesso soltanto approssimata. In molti casi, il significato è infatti di «un istante dopo», più che di una effettiva simultaneità, come si vede nell'esempio: Quando lo vide, restò sorpreso. Per evidenziare che vi è una vera e propria simultaneità, si usano le locuzioni nello stesso momento in cui, proprio nell'istante in cui. 3. posteriorità. Il fatto principale (reggente) avviene dopo il fatto di riferimento (temporale). Ad esempio: Ascolta la radio dopo che ha cenato. Per essere sicuro di trovarti di fronte a un rapporto di posteriorità, puoi provare a riscrivere le frasi che stai esaminando nel modo che segue, controllando che non cambi il senso originario: prima + subordinata temporale poi + reggente prima cena poi ascolta la radio Si è detto che nella principale e nella temporale sono indicati dei fatti, che stanno in una certa relazione di tempo, possono essere momentanei oppure durativi. Ad esempio: durativo momentaneo Mentre lavorava nell'orto , udì un rumore. I fatti riportati nella reggente e nella subordinata possono avere la stessa qualità temporale (sono entrambi momentanei o entrambi durativi), o qualità temporale diversa. Ne risultano differenti combinazioni, come si vede qui sotto: REGGENTE SUBORDINATA TEMPORALE (momentaneo) Depose l'ombrello nel momento in cui entrò (momentaneo) (durativo) Stava leggendo quando suonarono alla porta (momentaneo) (momentaneo) Entrò nella sala mentre ballavano (durativo) (durativo) Luca scriveva mentre Paola leggeva (durativo) (durativo) Esitava a lungo prima di tuffarsi (momentaneo) (momentaneo) Dopo aver sparato si tormentò per molti giorni (durativo) La diversa natura temporale dei fatti non pone problemi, comunque, per quanto riguarda l'accertamento dei rapporti di anteriorità, posteriorità e contemporaneità. Difatti: • un evento momentaneo può precederne uno durativo (dopo aver sparato, si tormentò per molti giorni) • un evento durativo può precederne uno momentaneo (esitava a lungo prima di tuffarsi) • un evento momentaneo può essere contemporaneo a un evento durativo (esitava a lungo prima di tuffarsi) • un evento momentaneo può essere contemporaneo a un evento durativo (che era già in corso prima, e si prolunga spesso anche dopo) solo per un piccolo segmento di tempo, come mostra lo schema: fatto momentaneo fatto durativo sempre dopo la reggente, quelle introdotte da siccome possono stare indifferentemente sia prima che dopo. Ad esempio: Poiché al strada è poca, vado a piedi. Vado a piedi, poiché la strada è poca. Le causali possono essere introdotte anche da locuzioni come per il fatto che, dal momento che, visto che, per cui, in quanto che, ecc. Il verbo è all'indicativo. Si usa talvolta il condizionale quando si indica un fatto che non si è ancora realizzato, e che costituisce solo una ipotesi, una possibilità. Ad esempio: Lo cerco da tre giorni perché vorrei parargli. • Causali in forma implicita. Possono essere costruite in uno dei seguenti modi: per + di, a + l'infinito del verbo. Ad esempio: Franco ha preso una bronchite per aver sudato troppo. È contento di abitare qui. Ha fatto male a non ascoltare suo fratello. Di regola, quando la causale è in forma implicita, il soggetto dev'essere lo stesso della reggente, come si vede in tutti gli esempi sopra. Col gerundio,però, si può anche avere un soggetto diverso, purché non resti sottinteso. Ad esempio: Essendosi rotta la serratura, decidemmo di sostituirla. Le proposizioni causali si attaccano in genere alla base di un'altra frase, che le regge. Esse realizzano dunque degli argomenti aggiunti. LE SUBORDINATE FINALI Controllano tutti i documenti perché non entrino dei clandestini. La proposizione finale serve per indicare lo scopo o il fine per cui avviene ciò che si indica nella reggente. Ma che cos'è uno scopo? Possiamo definirlo come incerto risultato che ci si propone di ottenere attraverso una determinata azione. Questa, dunque, è il mezzo per conseguirlo, e deve verificarsi prima. Solo in seguito sarà possibile realizzare lo scopo, che si colloca, pertanto, nel futuro. Possiamo così schematizzare questa relazione logica. mezzo controllano i documenti Avrà come risultato scopo non entrano i clandestini La proposizione finale assomiglia per vari aspetti alla proposizione causale e, talvolta, può essere confusa con essa. In entrambi i casi, difatti, si presenta la ragione o il motivo per cui si fa qualcosa. Vi è tuttavia la possibilità di distinguere chiaramente, nella maggior parte dei casi, le due situazioni. Ho aiutato Teresa perché non ce la faceva. (proposizione causale) Ho aiutato Teresa perché ce la facesse. (proposizione finale) Possiamo notare queste differenze: a. Nel primo caso, la subordinata indica la causa per cui chi parla ha deciso di aiutare Teresa. La causa è un fatto che viene prima di quanto è riferito nella reggente. Solo dopo aver verificato che Teresa è in difficoltà, come effetto o conseguenza di questo fatto, si è deciso di darle una mano. Nel secondo caso, si indica il fine per cui chi parla ha aiutato Teresa. Il fine è un fatto che non è ancor successo, e che potrà verificarsi soltanto dopo che sarà avvenuto quanto è indicato nella reggente. b. Quando sono in forma esplicita, come negli esempi, la causale ha il verbo all'indicativo, la finale al congiuntivo. Quando sono in forma implicita, la causale può avere l'infinito, il participio o il gerundio, la finale ha solo l'infinito presente. Le proposizioni finali possono essere esplicite o implicite. • Finali in forma esplicita. Sono introdotte dalle congiunzioni perché e affinché. Il verbo è al congiuntivo. Qualche altro esempio: Lo cuocio a fuoco lento perché non si bruci. Staccò i telefono affinché non lo disturbassero. • Finali in forma implicita. Sono introdotte da per, di o dalle locuzioni allo scopo di, al fine di, pur di. Il verbo è all'infinito presente. Le forme implicite sono più diffuse di quelle esplicite. Ecco altri esempi: Parla per ascoltarsi. Ha tentato di convincerlo. Compilare la domanda al fine di ottenere l'esenzione. Il soggetto nascosto della subordinata implicita, come al solito, deve essere lo stesso della reggente. Spesso la finale implicita si completa con una oggettiva (che ha un diverso soggetto). Ad esempio: p. finale p. oggettiva L'ho pregato a lungo per ottenere che rimanga Le proposizioni finali si attaccano alla base di un'altra frase che la regge. Esse esprimono pertanto, in questi casi, degli argomenti aggiunti. La base da cui dipendono può essere quella della frase madre o quella di un'altra proposizione subordinata. Le proposizioni finali, però, si possono attaccare anche a un nome. In questi casi, esse svolgono un ruolo di determinazione, indicando ciò a cui serve una certa cosa o persona. LE SUBORDINATE CONSECUTIVE Paola sembra così severa che tutti la temono. La proposizione consecutiva indica un fatto che è la conseguenza o l'effetto di un altro fatto, espresso nella reggente. La relazione logica fra reggente e subordinata è dunque molto simile a quella che troviamo quando è presente una proposizione causale. Mettendo; però una consecutiva al posto della proposizione causale, la reggente e la dipendente si scambiano le parti: la causa stavolta viene messa nelle reggente, l'effetto nella subordinata. Si tratta, alla fine, di un modo diverso di presentare la medesima relazione fra due fatti. Osserva lo schema che apparirà cliccando sul pulsante. Le proposizioni consecutive possono essere in forma esplicita e implicita. • Consecutive in forma esplicita. Sono introdotte di solito dalla congiunzione che. Nella reggente vi è però un altro elemento che anticipa la consecutiva e si collega al che: si tratta di avverbi come tanto, così, talmente, di locuzione come a tal punto, di aggettivi come tale. Questi elementi possono specificare aggettivi, nomi, avverbi oppure costituire da soli un complemento del verbo. Paola sembra così severa che tutti la temono. così specifica l'aggettivo con cui forma un predicativo del soggetto • La consecutiva può essere introdotta talvolta da congiunzioni come talché, sicché, cosicché, in cui si fondono insieme, in una sola parola, l'antecedente e il che. Ad esempio: Anna non mangia, cosicché dimagrisce a vista d'occhio. Nelle consecutive esplicite, il verbo è di solito all'indicativo. Si ha talvolta il congiuntivo, quando la conseguenza indicata non è certa, ma rappresenta soltanto una possibilità (può avvenire, ma anche non avvenire), o è del tutto impossibile. Fate in modo che nessuno ci veda. • (non è sicuro che nessuno ci vedrà) • Si trova talora il condizionale. Esso viene impiegato di solito quando vi è una condizione «nascosta», come mostra l'esempio: È così disponibile che aiuterebbe chiunque. • (se glielo chiedessero) • Consecutive in forma implicita. Hanno la costruzione da + infinito o per + infinito, come nella frase: era troppo furbo per cascarci. Non sempre, quando la consecutiva è implicita si trova l'antecedente. Ad esempio: È matto da legare. Solo in alcuni casi (quando sono introdotte da talché, cosicché, ecc.) le proposizioni consecutive dipendono direttamente dalla base della frase che le regge, così da costruire un argomento aggiunto. Più spesso, esse si attaccano all'avverbio tanto, talmente, ecc., sia quando esso forma, da solo, un complemento di modo sia quando si appoggia ad un nome o a un aggettivo. Queste proposizioni debbono seguire, in tutti i casi, il pezzo da cui dipendono. LE SUBORDINATE CONDIZIONALI Se vengo a Roma ti vengo a trovare. Nell'esempio, puoi notare che nella condizionale si indica un certo fatto, che è la condizione necessaria perché possa verificarsi un altro fatto, espresso dalla reggente. Difatti: solo se vengo a Roma avverrà che ti venga a trovare. I fatti ipotizzati si possono svolgere in tutti i tempi: possono verificarsi nel presente, nel passato oppure nel futuro. In tutti i casi, comunque, non si tratta di un fatto certo: esso è presentato invece come una ipotesi, una supposizione, che può essere più o meno probabile. Da questo fatto, però, dipende il secondo: se il primo (che chiamiamo CONDIZIONE) risulterà vero (ossia corrispondente alla realtà), allora risulterà vero anche il secondo (che chiamiamo CONSEGUENZA). Se, al contrario, il primo non risulterà vero, neppure il secondo potrà esserlo. Possiamo dire perciò che la frase condizionale risponde alla domanda, formulata a partire dalla frase reggente «a quale condizione può risultare vero?». È evidente da quanto si è letto che vi è un legame molto stretto fra ciò che si dice nella subordinata e ciò che si dice nella reggente. POSSIBILITÀ cong. imperfetto se partissi cond. presente ti avvertirei condizionale e reggente riferite al passato cong. trapassato se fosse stato falso cond. passato me ne sarei accorto condizionale e reggente riferite al presente cong. imperfetto se fosse falso cond. presente me ne accorgerei IRREALTÀ condizionale riferito al presente/passato, reggente riferita al passato cong. imperfetto se fosse avaro cond. passato non gli avrebbe fatto quel prestito Le proposizioni condizionali si attaccano alla base di un'altra frase, che fa loro da reggente: realizzano perciò degli argomenti aggiunti. La base alla quale si agganciano può essere quella della frase madre o quella di un'altra subordinata. va osservato che alle condizionali non corrisponde nessun complemento. SI incontra però, talvolta, la costruzione «in caso di + nome», che ha una funzione simile. LE SUBORDINATE CONCESSIVE Nonostante fosse stato installato un sofisticato impianto d'allarme, la villa è stata svaligiata dai ladri. Le concessive hanno un funzionamento abbastanza complesso, che richiede un'attenta riflessione. Consideriamo l'esempio proposto. Possiamo spiegare ciò che si vuol far capire con questa frase nel modo seguente: è stato installato nella villa un sofisticato impianto d'allarme; perciò ci si aspetta che i ladri siano impediti dall'entrarvi; in questo caso, però, le cose non vanno così: i ladri, difatti, si introducono lo stesso nella casa svaligiandola. Come vedi, si tratta di un ragionamento che comprende diversi passaggi, alcuni dei quali però non sono espressi chiaramente nel periodo, ma vanno invece ricavati. Vediamolo meglio nello schema seguente, in cui la parte centrale racchiusa dalla linea tratteggiata è quella che rimane «nascosta». In conclusione: nella proposizione concessiva si esprime un certo fatto che crea l'attesa ci certe conseguenze; queste però vengono negate, proponendo nella reggente un effetto del tutto contrario. Ciò che si afferma nella reggente, insomma, avviene «a dispetto» di ciò che si dice nella concessiva. Quest'ultima, dunque, "concede". ammette un fatto, che però, nella circostanza in cui si parla, non ha più efficacia. Le proposizioni concessive possono essere esplicite o implicite. • Concessive in forma esplicita. Sono introdotte da congiunzioni come benché, sebbene, quantunque, nonostante, malgrado e da locuzioni come anche se, per quanto, con tutto che, quand'anche, a costo di. Dopo anche se si usa l'indicativo. Ad esempio: Anche se parlo, non mi crederanno. In tutti gli altri casi, invece, si usa il congiuntivo. Ad esempio: Per quanto parli, non mi crederanno. Talvolta, all'inizio della proposizione reggete, si pongono le congiunzioni tuttavia e nondimeno. Esse hanno il compito di evidenziare il contrasto con quanto è detto nella concessiva. Ad esempio: Malgrado fosse già un uomo fatto, tuttavia amava ancora ascoltare le fiabe e racconti fantastici. • Concessive in forma implicita. Vengono espresse per mezzo di questa congiunzione: pur + gerundio. Ad esempio: Pur avendo dei dubbi, lo farò. Il soggetto nascosto della proposizione implicita deve essere, di solito, lo stesso della reggente. Si incontra talvolta anche la costruzione: con tutti il + infinito. Ad esempio: Con tutto il tuo pregare non riuscirai a impietosirlo. Le proposizioni concessive, come mostra la direzione delle frecce negli esempio iniziali, si attaccano alla base di un'altra frase che le regge. Costituiscono perciò la realizzazione di un argomento aggiunto. La base alla quale si agganciano può essere quella della frase madre. Puoi osservare che le concessive si collocano sia prima della frase da cui dipendono, sia dopo. LE SUBORDINATE AVVERSATIVE Ha voluto andare al cinema mentre io avrei preferito starmene a casa. Le proposizioni avversative indicano una situazione opposta a quella espressa nella reggente. Queste proposizioni si possono trovare: • in forma esplicita. Sono introdotte da mentre, quando, quando invece, laddove, ecc. Il modo verbale impiegato è il condizionale. • in forma implicita. Si usa qui l'infinito. Ad esempio: Invece di aggiustarmi l'auto, l'ha rotta del tutto. Le avversative hanno un equivalente nel complemento di sostituzione. LE SUBORDINATE COMPARATIVE Non è così bravo come dicono. Le proposizioni comparative servono ad effettuare un confronto con quanto è detto nella reggente. Le proposizioni comparative vengono distinte in: • comparative di uguaglianza (è vecchio come pensavo; è così vecchio come pensavo); • comparative di maggioranza (è più vecchio di quanto pensavo; è più vecchio di quello che pensavo); • comparative di minoranza (è meno vecchio di quanto pensassi; è meno vecchio di quanto avrei pensato). Dai vari esempi proposti, possiamo notare che le proposizioni comparative sono introdotte da una congiunzione o da una locuzione che è di solito in correlazione con un avverbio o un pronome che sta nella reggente. Le proposizioni comparative si possono trovare: • in forma esplicita, come avviene in tutti gli esempi sopra riportati. Il verbo in questi casi, va all'indicativo, al congiuntivo e al condizionale. • in forma implicita, con l'uso dell'infinito. Ad esempio: Fracassava lo strumento, più che suonarlo LE SUBORDINATE MODALI Prepara la tavola come ti ho spiegato. Come si comprende chiaramente dall'esempio, le proposizioni modali indicano il modo in cui si svolge un evento o in cui viene eseguita un azione, indicati nella reggente. Possiamo immaginare difatti, che a quest'ultima sia applicata al domanda «in che modo?»: prepara la tavola (reggente) in che modo? come ti ho spiegato (subordinata modale) Le proposizioni modali possono essere in forma esplicita o implicita. • Modali in forma esplicita. Sono introdotte dalle congiunzioni come, come se, quasi che, comunque, ecc. Il verbo è di solito all'indicativo. Viene usato il congiuntivo quando si indica un evento soltanto possibile o irreale. • Modali in forma implicita. Si impiega qui il gerundio. La modale si attacca dei solito alla base di una frase reggente, esprimendo un argomento aggiunto. Essa svolge funzioni simili al complemento di modo. Va osservato che spesso viene considerata come un proposizione modale ciò che, in realtà, è l'unione di un complemento di modo e di una proposizione relativa. LE SUBORDINATE STRUMENTALI Studiando giorno e notte, è riuscito a superare l'esame. Le proposizioni strumentali indicano l'azione o la circostanza per mezzo della quale si realizza quanto è espresso nella reggente. La proposizione strumentale si presenta solo in forma implicita utilizzando il gerundio o, talvolta, l'infinito. LE SUBORDINATE ESCLUSIVE
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