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Gridasti: Soffoco di Ungaretti, Dispense di Letteratura Contemporanea

Gridasti: Soffoco di Ungaretti

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 21/01/2022

Elisabetta007
Elisabetta007 🇮🇹

4.8

(5)

14 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Gridasti: Soffoco di Ungaretti e più Dispense in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! Ungaretti non volle pubblicare subito questa poesia, dedicata al figlio Antonello, morto alla prematura età di 9 anni. Il dolore vissuto l'aveva interiorizzato a tal punto da non poter che scrivere (sembra quasi di getto) una poesia così intensa, passionale, disperata. L'amore spezzato di un padre verso il figlio, il virgulto fiorito che è appassito troppo presto. Eppure, il poeta Ungaretti sembra quasi tentare, in una disperata lotta, di trasfigurare il dolore, ricercando in esso la speranza della presenza. Ungaretti si ribella quasi alla morte pronunciando i versi così appassionati e lancinanti "Ti vado a prendere il vestito a casa, / poi nella cassa ti verranno a chiudere / per sempre. No, per sempre / sei animo della mia anima, e la liberi". Quel "per sempre. No, per sempre" è uno dei versi più umani, più violenti dell'intera poesia mondiale. In quel verso, si esprime la grande guerra che l'uomo ha tentato di instaurare con il destino ineluttabile della morte: la ribellione di una speranza invincibile, anche quando la morte si manifesta spietatamente. La separazione che essa semina sembra non voler precludere la speranza della presenza, di una presenza liberatoria che è l'amore. Anche di fronte la morte, anche di fronte la sofferenza, persiste la forza dell'amore che libera il poeta dalle catene del tempo, per sfidare il destino. Non potevi dormire, non dormivi... / Gridasti: Soffoco... = Ungaretti ha rievocato la notte in cui il piccolo, mentre gli teneva stretta la mano, per l'ultima volta gridò: «Soffoco...» Nel viso tuo scomparso già nel teschio = il viso di Antonietto è cosi prosciugato che gli si vede lo scheletro del cranio. Gli occhi, che erano ancora luminosi solo un attimo fa = a dispetto del suo viso, gli occhi di Antonietto erano luminosi fino a un attimo prima di morire Gli occhi si dilatarono... si persero.... = i suoi occhi luminosi si sono dilatati un attimo prima di morire e poi si sono spenti definitivamente Sempre ero stato timido, ribelle, torbido; ma puro, libero, felice rinascevo nel tuo sguardo... = il poeta dice che grazie al figlio è migliorato, prima era timido e a volte ribelle e torbido, ora invece si sente puro, libero e felice perché si rivede nei suoi occhi. Con il figlio ci si rivede bambini, perché il figlio è una parte di noi che ricomincia a vivere da zero. Poi la bocca, la bocca che una volta pareva, lungo i giorni, lampo di grazia e gioia, la bocca si contorse in lotta muta... = il poeta parla della bocca di Antonietto che un tempo aveva un contagioso sorriso pieno di grazia e di gioia mentre ora è chiusa e si contorce per il dolore Un bimbo è morto... = con questo verso finisce la descrizione della sofferenza del figlio e inizia quella del poeta adesso che suo figlio è morto. I puntini di sospensione inseriti in questo verso indicano uno stato di amarezza per il fatto che è accaduta una cosa ingiusta e senza senso come la morte di un innocuo e innocente bambino. Nove anni, chiuso cerchio / nove anni cui né giorni, né minuti / mai più 'aggiungeranno = nove anni è l'età di Antonietto e "chiuso cerchio" va interpretato come se il poeta volesse allungare la vita del figlioletto, ma al contrario della linea della vita (quella sulla mano), la sua è chiusa e non può espandersi. In essi s’alimenta l’unico fuoco della mia speranza = nei ricordi il poeta ripone tutte le sue speranze per rivivere i 9 anni trascorsi assieme al figlio Posso cercarti, posso ritrovarti, posso andare, continuamente vado a rivederti crescere da un punto all’altro dei tuoi nove anni = questi versi spiegano come Ungaretti fa uso della sua memoria per rivedere il suo bambino Io di continuo posso, distintamente posso sentirti le tue mani nelle mie mani = attraverso i ricordi Ungaretti non recupera solo le emozioni (astratto) ma anche il contatto fisico (concreto), di quando il suo bimbo era molto piccolo e gli stringeva le mani. Le mani tue di pargolo / che afferrano le mie senza conoscerle = Il poeta ricorda più nel dettaglio che quando gli strinse per la prima volta le mani era ancora neonato e non poteva riconoscerlo perché piccolo. Le tue mani che si fanno sensibili, sempre più consapevoli abbandonandosi nelle mie mani = crescendo le mani del suo bambino si fanno più sensibili perché ha acquistato una coscienza e quando stringe le mani al padre sa chi e è si affida a lui (provate a immaginare un bimbo che chiede la mano al padre per attraversare la strada). Le tue mani che diventano secche e, sole - pallidissime - sole nell'ombra sostano... = qui ritorna a parlare dello stato avanzato della malattia del figlio descrivendone le sue mani. Dice che sono secche e questo fa da contrasto all'acqua, elemento vitale nella sua raccolta Il porto sepolto, e sono sempre più simili all'aridità causata dal Sole nella stagione estiva (raccolta Sentimento del tempo), dove aridità e secchezza sono sinonimi di morte. Anche l'aggettivo "sole", che sta per "senza la stretta di mano del padre", potrebbe essere considerato un ulteriore riferimento alla morte perché "sole stanno al riparo dal sole, nell'ombra", l'ombra è oscurità e, quindi, morte. La settimana scorsa eri fiorente... = la malattia ha colpito il suo bambino senza preavviso. Una settimana prima stava in splendida forma, la settimana dopo è morto. Ti vado a prendere il vestito a casa = il poeta esce dall'ospedale per andare a casa a recuperare un bel vestito per vestire il figlio defunto. Poi nella cassa ti verranno a chiudere per sempre = lo vestirà perché poi lo metteranno in una barra dove egli rimarrà li chiuso per sempre. No, per sempre sei animo della mia anima, e la liberi = il poeta ripensa a quanto detto nel verso precedente perché non accetta che suo figlio resterà li da solo chiuso in una cassa buia e preferisce pensare che continuerà a vivere attraverso lui, nella sua anima, rendendogliela libera. Ora meglio la liberi che non sapesse il tuo sorriso vivo = dice che da defunto, il suo bambino è in grado di liberare la sua anima ancor meglio di quanto sapesse fare con il suo sorriso da vivo, perché era soggetto al tempo, alla morte, alla malattia, ai vincoli della carne... Provala ancora, accrescile la forza, se vuoi - sino a te, caro! - che m'innalzi dove il vivere è calma, è senza morte = qui il poeta-papà dice al figlio di mettere alla prova la sua anima e di testarne la forza affinché lui possa concepire la vita ultraterrena della quale ora ne fa parte, dove la vita è eterna, senza dolore, senza malattia e senza morte, e dove regna la vita, la calma, la felicità e la tranquillità. Sconto, sopravvivendoti, l'orrore degli anni che t'usurpo = nessun padre vorrebbe mai sopravvivere alla morte del proprio figlio e, per Ungaretti, questo vivere da adesso in poi è come una pena da
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