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Griswold pdf, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto del libro di Wendy Griswold

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
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Caricato il 21/04/2016

kaze_kaze
kaze_kaze 🇮🇹

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Scarica Griswold pdf e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! PREFAZIONE La nozione di cultura si complica e richiede un nuovo approccio. La Griswold si accosta al compito servendosi di quello che lei chiama modello del diamante culturale e che analizza le relazioni tra quattro elementi: Mondo sociale-Oggetto culturale, Creatore-Ricevitore. Oggetti culturali: simboli, credenze, valori e pratiche. Creatori culturali: singoli, gruppi, organizzazioni, istituzioni e sistemi che producono e distribuiscono oggetti culturali. Destinatari culturali: singoli, gruppi, organizzazioni, istituzioni e sistemi che fanno esperienza della cultura e degli ogg cult. Mondo sociale: il contesto entro cui la cultura viene creata ed esperita. Tra questi 4 elementi distribuiti ai vertici del diamante si danno 6 legami o connessioni. La sociologia della cultura mira ad illustrare gli elementi in sé e per sé e a chiarire le relazioni reciproche che si danno tra essi. Sguardo internazionale o globale: come i processi di globalizzazione in se stessi stanno influenzando la cultura e le culture. I processi che hanno luogo a livello globale non hanno affatto cancellato le nicchie di purezza culturale. Internet da un lato sta promuovendo una cultura globale priva di confini, dallʼaltro sta incoraggiando un senso rinnovato di particolarismo culturale. Il punto non è celebrare o demonizzare questi processi di globalizzazione, ma capirli. CAPITOLO 1 Quando i sociologi parlano di cultura solitamente intendono una di queste 4 cose: norme, valori, credenze, simboli espressivi. Norme: sono il modo in cui la gente si comporta in una data società. Valori: ciò a cui essi tengono. Credenze: il modo in cui essi pensano funzioni il mondo. Simboli espressivi: rappresentazioni del mondo (inclusi valori, norme e credenze). Prospettive accademiche riguardo la cultura: due scuole di pensiero. - Discipline umanistiche -> la cultura è quanto di meglio è stato creato dall'uomo - Scienze sociali (in particolare antropologia) -> norme, valori, credenze, simboli. (la cultura è connessa alla società) Parlare di cultura e società significa parlare di due aspetti astratti dell'esperienza umana: quello espressivo e quello relazionale, lo stesso oggetto può essere analizzato da un punto di vista culturale o da un punto di vista sociale. La scuola umanistica Il termine cultura è spesso riferito alle belle arti e in generale a quello che normalmente definiamo cultura alta (in quanto opposta a quella popolare, folk, o di massa) e implica uno status sociale elevato. In questa accezione si è spesso posto in contrapposizione cultura e società, o meglio cultura e civiltà, che indicava il progresso della Rivoluzione industriale e lʼindustrializzazione. Tale opposizione significava anche andare contro il pensiero illuminista, contro la credenza che il progresso fosse necessariamente benefico. Domanda che sorge spontanea: possiamo pensarla in questo modo, enunciando il potere salvifico ed illuminante dell'alta cultura occidentale come spauracchio contro gli orrori del progresso industriale, senza cadere in un evidente etnocentrismo? Arnold, per rispondere a tale domanda elabora una teoria universale della cultura secondo la quale essa poteva restituire all'umanità dolcezza e luce (bellezza e saggezza) derivanti: a) dalla consapevolezza e dalla sensibilità di “ciò che di meglio è stato pensato e conosciuto” b) da una ragione giusta (un'intelligenza tollerante, flessibile e aperta). Arnold insomma concepiva la cultura come dotata di un grande potenziale educativo e sosteneva che la civiltà avesse naturalmente un rapporto armonioso con il sapere, la bellezza, il comportamento e le relazioni sociali garantito proprio dalla cultura. (un mezzo per l'armonia). Max Weber aveva la stessa concezione sostenendo che non fosse la scienza a fornire le risposte di cui l'uomo ha bisogno, ma la cultura. Caratteristiche principali dell'approccio umanistico: 1. La cultura ha a che fare con la perfezione (etimologia “coltivazione”: coltivazione della mente). 2. La cultura si oppone alle norme prevalenti dell'ordine sociale o civiltà. L'armonia è possibile ma difficile. 3. La cultura dev'essere attentamente preservata (ad es. attraverso le istituzioni educative, biblioteche, musei). 4. La cultura ha un'aura di sacralità, non ha senso se ridotta alle sue dimensioni economiche politiche e sociali. Va separata dallʼesistenza quotidiana. Ovviamente questo punto di vista della scuola umanistica è un idealtipo che appiana difficoltà e contraddizioni per facilitare il confronto. Ha inoltre un approccio valutativo rispetto al concetto di cultura e viene spesso usato per giustificare atteggiamenti elitari ma diffusi. Le scienze sociali Secondo questo approccio si deve parlare di culturE (non solo cultura) allo scopo di combattere contro l'etnocentrismo della visione umanistica della cultura alta e occidentale. Questa concezione della cultura come modo di vita di una data società considera superato l'antagonismo cultura vs civiltà. La cultura è definita come sinonimo di civiltà: quell'insieme complesso di sapere, credenze, arte, morale, diritto, costumi ed ogni altra competenza o abitudine dell'uomo in quanto membro della società. Peter Berger definisce la cultura come la totalità dei prodotti dell'uomo (materiali ed immateriali), egli sostiene che la società non è altro che parte di questi prodotti. Definizione troppo generica, si è sentita la necessità di fare dei distinguo, per esempio tra cultura implicita (fondamento implicito dell'azione) ed esplicita (forme espressive esplicite). Teorie sociali dell'armonia tra cultura e società: • Il funzionalismo, branca della teoria sociale che parte dall'assunto che un'istituzione sociale svolga alcune specifiche funzioni volte al benessere della collettività, identifica la cultura con i valori che orientano i livelli sociali politici ed economici di un sistema sociale. Esiste una congruenza tra cultura e società perché ogni incongruenza sarebbe disfunzionale. • Anche il Marxismo, pur ponendosi da una prospettiva opposta coglie la forte congruenza tra struttura sociale e cultura, solo che l'influenza è univoca e va dal sociale al culturale. (La struttura sociale influenza ---> la cultura) Entrambe queste teorie si basano sull'assunto della forte congruenza di cui Peter Berger fa un buon esempio con il suo procedimento di esternalizzazione, oggettivazione, interiorizzazione. Gli esseri umani proiettano la loro esperienza sul mondo esterno (esternalizzazione), poi vivono queste proiezioni come fossero indipendenti (oggettivazione) e infine incorporano queste proiezioni nella loro coscienza psichica (interiorizzazione). Esiste poi un'autorevole definizione di cultura elaborata dall'antropologo Geertz che si incentra sui simboli e sul comportamento che deriva dai modi di pensare e di sentire simbolicamente espressi. Cultura: “Un modello di significati trasmesso storicamente, significati incarnati in simboli, un sistema di concezioni ereditate espresse in forme simboliche per mezzo di cui gli uomini comunicano, perpetuano e sviluppano i loro atteggiamenti verso la vita.” (definizione più accurata) L'origine greca della teoria del riflesso Sta nella teoria platonica delle forme: al di là di ogni apparenza si trova unʼidea o una forma: noi dormiamo su un letto fatto di materia che è pura apparenza, la sostanza sta nella forma ideale del letto--> il letto materiale è solo una copia imperfetta della forma ideale che noi umani scambiamo per reale. Platone sosteneva che le apparenze derivassero dal riflesso. Platone concepisce tre tipi di creatori: 1) Dio, ha creato le forme ideali 2) l'artigiano, che produce le forme materiali 3) il pittore, che fa una riproduzione delle forme materiali --> l'arte del pittore non è che una copia della copia è quindi altamente imperfetta e distante dalla verità. Secondo Platone l'arte (intesa come mimesi) non è che un ostacolo per il conseguimento della realtà. Riassumendo la teoria platonica delle forme ha tre componenti: la forma, l'apparenza e l'arte che si possono intuitivamente tradurre in: idea, concretizzazione materiale di tale idea, espressione simbolica dell'idea. Formando così un doppio diamante: idee dio umani apparenze materiali artista Pubblico arte riflettente le app.materiali Aristotele difende l'arte ridefinendo il termine medio: l'arte imita non il mondo delle idee ma gli universali naturali. Il presupposto platonico secondo cui la cultura è meno che reale è giunto sino alla disciplina sociologica, come d'altro canto l'approccio aristotelico più ottimista secondo cui la cultura è qualcosa di più profondo del mondo sociale. Entrambe le due moderne teorie del riflesso adottano alcuni dei presupposti platonici e assumono l'assunto di piena adeguatezza. Cultura e significato nella sociologia marxiana Marx ed Engels erano interessati al dibattito filosofico tra idealismo e materialismo. Dalla terra al cielo: l'approccio materialista alla cultura Premessa di fondo dell'idealismo: la cultura è la materializzazione di idee, di spirito, bellezza e verità universale (artistotelica). E' quindi separata e autonoma dall'esistenza materiale o terrena. Kant: la mente umana potrà ricevere significati dal mondo esterno perché dotata a priori di concetti come spazio e tempo. Hegel: trasforma lʼidealismo in un principio della storia universale. Uno Spirito del mondo avanza verso il suo compimento alla fine della storia. La storia avanza tra conflitti di forze inconciliabili. Procede attraverso tappe in una serie di rivoluzioni. Se l'idealismo da precedenza all'immateriale (ideale) rispetto al materiale allora il materialismo inverte la relazione. Come disse Marx i materialisti assumono che la direzione sia dalla terra al cielo e non dal cielo alla terra. Il materialismo storico Il punto di partenza di ogni analisi marxiana è sempre l'homo faber, uomini che lavorano per sostenersi attraverso la produzione e la riproduzione. Anche l'immateriale come la coscienza è prodotto sociale, lo stesso può dirsi di tutto ciò che chiamiamo cultura. Politica, religione, governo, cultura ecc... sono tutte sovrastrutture poste su una base fatta di forze materiali di produzione, su fondamenta economiche. Mutamenti alla base portano a mutamenti nelle sovrastrutture. Marx sosteneva che si dovesse fare una distinzione tra i cambiamenti economici, della base, e quelli occorrenti nella politica e in generale nella cultura, in breve nelle forme ideologiche. Punto di vista da scegliere per la comprensione della realtà è il primo. ➡ Le idee dominanti in una società sono quelle della classe dominante cioè di quella detentrice dei mezzi di produzione. Williams un teorico d'ispirazione marxista ha sostenuto che Marx non andrebbe letto come un determinista storico piuttosto come uno che coglie l'influenza delle condizioni economiche sulle pratiche culturali. Sovrastruttura come insieme di pratiche culturali influenzate ma non determinate dalle condizioni economiche. Linee di ricerca della tradizione marxista La ricerca marxista comprende sempre una critica sociale e difende il mutamento. Un gruppo particolarmente influente di ricercatori di ispirazione marxista è la Scuola di Francoforte (Adorno, Marcuse, Loewenthal, Horkheimer, ecc...). Essi avanzarono una nuova teoria critica che utilizzava l'analisi culturale con l'obiettivo di una riforma sociale. Fecero ricerca sull'autorità e sulla cultura di massa. Coniano il concetto di industria culturale per sottolineare la natura antidemocratica della cultura popolare. Cambiamenti significativi: da unʼeconomia basata sulla produzione ad una che privilegia il consumo. Nel frattempo un'altra teoria - il funzionalismo - si stava facendo strada; essa conservava il modello riflessivo della cultura offrendo al contempo un organico resoconto delle relazioni sociali umane--> tendenti secondo questo modello all'armonia e non al conflitto come nell'accezione marxista. Funzionalismo (tendenza allʼarmonia) / Marxismo (dura lotta) ma = modello del riflesso. Cultura e significato nella sociologia funzionalista Questo modello definisce come quello marxista la direzione della freccia verso il basso (da MS a OC) e permette che si utilizzi la cultura come testimonianza sociale. Le istituzioni sociali sorgono per soddisfare i bisogni concreti delle società umane. Le società sane esistono in uno stato di equilibrio in cui le istituzioni sono adattate tra loro ed operano in un sistema di mutua interdipendenza. Le incapacità di adattamento sono disfunzionali. Ogni livello riflette ogni altro livello, così la cultura riflette la società come la società riflette la cultura. Problemi: quando pensiamo ad esempi concreti. Il classico modello funzionalista assume che gli esseri umani siano passivi e senza interessi propri. Inoltre per quanto riguarda l'argomento della testimonianza sociale è spesso fuorviante perché gli OC spesso idealizzano certi aspetti della realtà sociale o sottolineano aspetti meno positivi per fare critica sociale. Esistono anche modelli funzionalisti più complessi in cui la cultura non è un puro riflesso del mondo sociale, piuttosto è mediata dalle menti degli esseri umani (come nell'esempio dello storico dell'arte Baxandall). Nuovi significati vengono creati continuamente per i vari OC ed il modello dello specchio non ci aiuta a capire da dove essi provengano. La cultura è infatti intensamente selettiva a differenza degli specchi. La cultura è più un riflesso su che un riflesso di, riflesso nel senso di riflessione e non di rispecchiamento; una riflessione con il fine di comprendere, accettare o approfondire un'idea o altro. Ora un breve riepilogo: la cultura fornisce significati che sono fondamentali per gli umani. Una comprensione sociologica della cultura dovrebbe quindi connettere i significati culturali con il mondo sociale. A tal fine è stata elaborata la teoria del riflesso che trae le sue origini nel mondo greco (platone e aristotele) e che è alla base della teoria materialista (marxista, Scuola di Francoforte) e di quella funzionalista. Ora invertiamo la rotta. Cultura e significato nella sociologia weberiana Nel suo "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo" Max Weber ha cercato di capire il mondo moderno, in particolar modo la società industriale e capitalista. Sapeva che non è solo il mondo sociale a influenzare la cultura ma che la freccia sul diamante è bidirezionale. Non pensava che la cultura semplicemente causasse la struttura sociale, egli sapeva che lʼinfluenza operava in entrambi i sensi. Lo scambista culturale In una celebre metafora Max Weber ha comparato il ruolo della cultura con quello di uno scambista ferroviario per esprimere una sottigliezza del discorso sul significato: sono gli interessi materiali e ideali, non le idee, a dominare immediatamente l'agire dell'uomo. La cultura, come uno scambista ferroviario, non fa che orientare la scelta del binario lungo il quale l'individuo cercherà di soddisfare il suo interesse. Sistemi di significato o cassetta degli attrezzi? Le visioni classiche del modello del riflesso sono state in questi anni duramente attaccate, molti sociologi oggi ritengono che connessioni tra MS e OC siano piuttosto lente e che l'immagine offerta da Weber sia fuorviante. Due sono le critiche generali: 1. L'approccio di Weber è troppo soggettivo, chiede ai sociologi di entrare nella mente di ogni persona. E i sociologi non dovrebbero provare a essere psicanalisti. 2. Le persone si comportano in modi contraddittori e non sempre guidati dalla propria cultura, è meglio quindi parlare in termini di schemi culturali: presupposti informali che sottendono regole più formali Ann Swidler sostiene che le culture assomigliano più a cassette degli attrezzi dalle quali le persone estraggono questa o quella competenza culturale all'occorrenza finendo anche per contraddirsi senza troppi traumi né devianza (non per forza coerenti). Le persone hanno repertori culturali multipli. Le contraddizioni non paralizzano le persone, infatti le persone ricorrono a risorse ideologiche diverse in situazioni diverse. Modello molto più frammentario di cultura. L'idea di una cultura forte ha quindi lasciato il posto ampiamente a una concezione che assume le relazioni tra cultura e azione come deboli e contingenti. Significato modernità e scontro di culture Samuel Huntington sostiene che a partire dalla fine della guerra fredda le linee di divisione del mondo non sono più tanto politiche quanto culturali ed economiche; queste differenze producono inevitabilmente conflitti di significato fondamentali. La tesi di Huntington di una guerra di civiltà basata su fondamenta culturali e religiose precede di molto l'11 settembre 2001 ed è tuttora oggetto di accalorato dibattito. Sarebbe un errore presupporre come si è in effetti fatto che le culture islamiche siano le più coerenti. Vero è che i sociologi vedono ogni giorno negate le tesi dei padri fondatori della disciplina secondo le quali i fondamenti per gli scontri culturali quali etnia, religione, visioni del mondo stanno gradualmente sparendo. Questa modernità inattesa, ancora carica di conflitti ha prodotto forti reazioni culturali in due direzioni: postmodernismo e fondamentalismo. • Il postmodernismo è uno stadio postindustriale dello sviluppo sociale dominato dai media, l'uomo postmoderno è caratterizzato dalla tranquilla assenza di illusioni. La cultura del postmodernismo è stata chiamata la morte della metanarrazione (non ha dunque nessuna "storia" che la giustifichi e la spieghi...è la fine del significato.) Questo fare dell'anomia una virtù finisce per sconfinare in un pesante nichilismo. Se l'interazione mina l'armonia sociale gli individui tendono a costituire nuove sequenze interattive che ristabiliscano tale armonia (la norma dello scusarsi se ci si scontra). Non tutta la competenza sociale si costituisce attraverso l'interazione a due: Mead nel '34 ha notato che il bambino nella sua fase di sviluppo attraversa diverse fasi: stadio del gioco libero (play), stadio del gioco con regole (game). In questa fase il bambino impara a tenere conto di norme e ruoli diversificati. Infine il bambino impara a tenere conto dell'altro generalizzato (la società). Essa è la fonte della moralità ed i bambini sono socializzati a tenere conto di cosa si aspetta da loro questo altro generalizzato. Dove compare la cultura? Dal punto di vista dell'interazionismo simbolico il sé è molto disponibile ad essere influenzato data la carenza di spinte istintive, l'uomo deve così creare le proprie linee di condotta, ciò avviene nell'interazione con gli altri e con l'altro generalizzato. Gli OC così creati sono poi trasmessi attraverso la ripetizione e la socializzazione dei nuovi membri del gruppo. >Caso dei fumatori di marijuana< >Caso di Bessie Smith che diventa cantante blues< L'identità è un punto cruciale dell'interazionismo simbolico, viene prodotta dalle interazioni con gli altri e richiede la loro conferma. >Caso dei vagabondi di Texas City< Secondo una tesi di tipo biologico gli esseri umani hanno una serie di bisogni strutturati gerarchicamente e solo dopo che questi bisogni sono stati soddisfatti si prendono il lusso di preoccuparsi dei significati. Invece la tesi interazionista di Anderson e Snow afferma che anche quando c'è incertezza per quanto riguarda i primi l'attività di costruzione di significato e identità è comunque intensa (Studio sui vagabondi: come tutti essi usano la cultura per recitare le loro performance sociali e rendere il loro mondo significativo). L'altro generalizzato è normalmente concreto e stabile in modo tale che gli OC costruiti sulla sua base non debbano essere continuamente ridiscussi. Subculture Gli individui non sono membri di un solo gruppo o comunità, ma di una pluralità. Mead ha identificato almeno due tipi di gruppi sociali: astratti (esempio: i debitori) e concreti (come un partito politico, club, aziende). Sono tutte unità sociali funzionanti nella misura in cui i membri si relazionano gli uni agli altri. Se queste relazioni sono abbastanza forti e resistono alle pressioni dell'altro generalizzato si possono trasformare nelle cosiddette subculture. Una subcultura esiste entro un più ampio sistema culturale e ha contatti con esso, fa riferimento non solo ad abitudini di consumo ma anche agli stili di vita. L'interesse nei confronti delle subculture è nato con le ricerche urbane della scuola di Chicago che si concentravano su subculture non assimilate (le gang criminali e i gruppi di immigrati) allo scopo di capire quando e come queste i sarebbero assimilate allʼinterno della vita americana dominante. Oggi si studiano anche le subculture più durature (legate per esempio alle professioni: medici, avvocati, agenti immobiliari, pompe funebri...). >Caso dei funzionari dell'ordine pubblico< >Caso della little league< G.A. Fine parla di idiocultura. L'idiocultura è la cultura del subgruppo: ricca di implicazioni note solo ai membri del gruppo e utilizzati per separare questi dagli estranei. [Schema della formazione di una idiocultura.] Affinché un simbolo o un'espressione entrino a far parte dell'idiocultura devono basarsi su info note, devono essere funzionali, facilmente utilizzabili, appropriati e ripetuti spesso. Le subculture creano significato, producendo OC significativi per i membri del gruppo e incomprensibili per gli estranei. Spesso enfatizzano il contrasto, creano inoltre confini per distinguere “quelli come me” dagli “altri” (per creare significato) o al contrario per evitare il significato ed essere maggiormente inclusivi (per tenere fuori politica ed altri argomenti causa di conflitto). Innovazioni culturali e cambiamento sociale A volte le subculture nascono per cambiare la cultura primaria, nella maggior parte dei casi esse nascono per essere lasciate in pace, ma come dicevamo molte nascono come subculture per poi trasformarsi in movimenti sociali passando dall'ascetismo ultramondano all'impegno riformista. >Caso dei Boxer in Cina< Guardiamo da vicino la relazione tra innovazioni culturali e cambiamento sociale. Ritardi e direzioni culturali Le innovazioni nella musica, ella tecnologia, nellʼarte, ecc... sono tutte risposte a cambiamenti sociali? Benché ci sia qualcosa di giusto nell'affermare che gli slittamenti sociali producano mutamenti culturali, una simile affermazione deterministica suggerisce che il mutamento sociale viene sempre prima di quello culturale. L'ipotesi del ritardo culturale fatta da Ogburn prevede la distinzione tra cultura materiale (case, macchine e altri oggetti materiali) e cultura adattativa (quella parte di cultura non materiale che s adegua alle condizioni materiali). Secondo quest'ipotesi la seconda muta a seconda dei mutamenti della prima e ci vuole sempre un po' perché ciò avvenga: questo scarto si chiama "ritardo culturale". Ogburn fa lʼesempio delle foreste americane. Ogburn credeva che i cambiamenti nella cultura materiale solitamente precedessero quelli nella cultura adattiva. Allo stesso tempo possiamo presentare numerosi esempi secondo i quali è la cultura non materiale che guida le condizioni materiali. (Max Weber) Esempio del consumo di sigarette. Motivo del cambiamento su scala mondiale del consumo di sigarette: cambiamento di atteggiamento verso il fumo, ora ci si interessa alla salute e al benessere. Nuova ossessione per il corpo, allenato, giovane e bello. Le sigarette sono diventate un oggetto culturale da Terzo mondo. Anche l'esperienza del mutamento culturale improvviso sembra negare la tesi del ritardo culturale. Analizziamo quindi quando il mutamento culturale guida e quando invece è completamente scollegato. Le innovazioni culturali L'approccio della produzione collettiva di cultura suggerisce alcuni elementi costanti evidenti nell'innovazione culturale: 1. Determinati periodi più favorevoli di altri alla produzione di innovazione. 2. Anche le innovazioni seguono alcune convenzioni 3. Alcune innovazioni hanno più probabilità di altre di istituzionalizzarsi. 1) La creatività culturale esplode in periodi di instabilità, di fronte a perturbazioni dell'ordine morale e a sfilacciamenti dell'ideologia dominante, di fronte al vuoto morale le persone reagiscono all'anomia producendo innovazione. Queste affermazioni sembrano avvalorare la tesi del ritardo culturale ma cosa diriga cosa è solo una scelta di prospettiva: il discorso sui prima e sui dopo è decisamente ambiguo. 2) Le innovazioni culturali possono non essere così nuove come sembrano a prima vista. I creatori reagiscono in principale modo a convenzioni preesistenti piuttosto che ignorarle semplicemente. Becker ha distinto tra 4 tipi di artisti di cui solo un tipo è completamente sganciato dalle convenzioni (quello naif) ed è peraltro minoritario e poco diffuso, i gruppi sono: - professionisti integrati (riproducono le convenzioni del loro mondo artistico) - individualisti ribelli (sono convenzionalmente non convenzionali) - artisti folk (seguono le convenzioni della loro arte) - artisti naif (non sono collegati a nessun mondo di produzione collettiva, ma proprio la mancanza di connessioni sociali rende il loro lavoro praticamente sconosciuto, così le loro creazioni non hanno né pubblico ne influenza. 3) Non tutte le innovazioni si consolideranno. Come succedeva nella Little League per i soprannomi. >Caso del canto di Bessie Smith: popolare grazie ad uno specifico insieme di condizioni. Riepilogo MS teoria del genio individuale creatore ricevitore OC MS teoria del riflesso creatore ricevitore OC MS teoria dell'interazionismo simbolico Subcultura creatore ricevitore OC CAPITOLO 4 >Caso delle statuette in steatite eschimesi< La produzione, commercializzazione e distribuzione autocosciente si applica alle idee come ai più tangibili oggetti culturali (es. statuette eschimesi). Cominceremo con la scuola di analisi della produzione di cultura, passeremo poi ad una discussione sul pubblico e sulla ricezione culturale, analizzeremo due opposte interpretazioni del nesso produzione – ricezione: quella pessimistica della cultura di massa e quella ottimistica della cultura popolare. La produzione della cultura Dobbiamo comprendere come la cultura e gli oggetto culturali vengano prodotti. Tipo di analisi scaturito dalla sociologia industriale e dell'organizzazione (anni ʻ70). Secondo uno dei fondatori, Peterson, esiste un complesso apparato interposto tra i creatori di cultura ed i consumatori. Questo apparato comprende meccanismi di produzione e distribuzione, tecniche di commercializzazione (pubblicità), utilizzo dei mass media e targeting... Il sistema dell'industria culturale Hirsch: modello che descrive l'insieme di organizzazioni che producono articoli culturali di massa come dischi, libri di facile lettura, film a basso costo. Secondo Hirsch questi oggetti culturali condividono alcune caratteristiche: • Incertezza della domanda • Tecnologia relativamente economica • Eccedenza di aspiranti creatori. Il sistema dell'industria culturale opera per regolare e confezionare l'innovazione manipolando la creatività verso prodotti commerciabili e prevedibili. Sembra dunque chiaro che la ricezione di diversi tipi di oggetto culturale è stratificata per classe sociale e che la gente può consapevolmente o meno usare la cultura per mantenere e legittimare i vantaggi ottenuti e per superare gli svantaggi. Un ampio repertorio culturale è quindi socialmente utile. Orizzonti di aspettative L'orizzonte di aspettative è plasmato dal bagaglio culturale e sociale di ciascuno e quando un soggetto si relaziona ad un OC lo fa tramite il filtro del suo orizzonte di aspettative che in ogni caso muta a causa della relazione (un processo ciclico). Il significato attribuito agli OC cambia a seconda delle culture di gusto: >Caso: pubblici differenti interpretano lo stesso libro in modi molto differenti< Ogni evento può essere trasformato in un OC quando gli viene attribuito un significato. >Caso della morte di un bimbo: differenza tra Stati Uniti e uno slum brasiliano< L'attenzione prestata alle diverse interpretazioni di un OC può rivelare la presenza di assunti sociali fortemente radicati. Es. Dallas Modello del framing: se i creatori riescono a dare all'OC una forma/cornice che il pubblico già possiede è più facile che l'OC venga percepito. Così funziona la propaganda politica. Ma spesso i creatori di oggetti culturali non hanno idea di come essi verranno recepiti. Vedi innovazione teconologica. Difficili previsioni. Domanda: se ogni gruppo ha il suo orizzonte di aspettative può costruire autonomamente i significati che più gli piacciono? Gli oggetti culturali possono essere interpretati in qualunque modo si voglia? Quale grado i libertà abbiamo? La libertà d'interpretazione culturale Possono esserci due risposte antitetiche: 1 – si può costruire qualsiasi significato (ricevitori forti, OC deboli) 2 – si deve sottostare ai significati che sono intrinseci all'OC (ricevitori deboli, OC forti) Lévi Strauss disse che la mente umana era come un bricoleur (come quel tipo di artigiano che poteva modellare qualsivoglia materiale in qualsiasi forma.) Seguendo questa logica si può attribuire potere totale al ricevitore. La prima posizione nega autonomia agli OC, assume che non vi siano distinzioni, ma solo tipi di persone diverse che fanno esperienze diverse. Nega alla cultura anche il ruolo di rappresentazione collettiva. All'estremo opposto chi ignora le convenzioni di un particolare OC non può capirlo, gli estranei ad una cultura non possono intenderla. Esiste un significato intrinseco dell'OC. Questa convinzione è stata denominata <<superstizione del significato giusto>>. L'occhio di ciascuno spettatore è condizionato dal suo posizionamento sociale: spettatori diversi significati diversi. “Occhio di unʼepoca” Baxandall. Spingere le due teorie agli estremi non porta da nessuna parte; due scuole di pensiero esprimono questi due punti di vista: la scuola della cultura di massa e la scuola della cultura popolare. La seduzione della cultura di massa Per i teorici delle cultura di massa lʼespressione “industria culturale” assume unʼaccezione negativa. L'intrattenimento di massa si basa su un minimo comune denominatore di gusto, che enfatizza l'aspetto sensazionale rispetto a quello morale o intellettuale allo scopo di conquistare la più larga fascia di mercato possibile. Tali prodotti rendono lo spettatore (ricevitore) apatico e intorpidito e questo stato d'animo predispone le persone a sottomettersi a forme di tirannide politica. Questa è la concezione della Scuola di Francoforte. E' forte l'interesse per i possibili effetti negativi della cultura di massa: i prodotti della cultura di massa riproducono per esempio gli stereotipi razziali, e di genere. Il rapporto della cultura di massa con la violenza è ancor oggi un tema molto discusso e i media popular sono sotto costante controllo anche se tale controllo ha avuto decisamente poco effetto sui contenuti. Secondo la concezione pessimistica della cultura di massa i pubblici sono innocenti e ingenui, facili da imbonire. La concezione opposta sostiene che la gente è troppo esperta e che sa troppe cose per essere preda degli OC. In questa concezione non si parla di cultura di massa ma di cultura popular. Resistenza attraverso la <<cultura popolare>> “Cultura popolare” è unʼespressione ridondante. Ma il termine popolare ha preso a significare la cultura della gente (gente in quanto persone comuni), da qui lʼopposizione tra cultura alta (delle élite) e cultura popolare. Comprende i prodotti culturali di massa e anche la saggezza, il senso comune, i modi di vita della "gente" priva di potere e ricchezza: di quei gruppi privi di capitale economico e culturale. La cultura popolare è dunque il sistema di significati a disposizione della gente comune. La rivalutazione della cultura popolare è avvenuta tra i sociologi quando gruppi emarginati (donne, omosessuali ecc...) hanno cominciato a rivendicare il dovuto rispetto negli anni ʼ60. La rivalutazione è avvenuta in due modi (entrambi gli approcci NO passività): 1. Analisi della cultura popolare alla ricerca di significati nascosti, significativi solo per quella parte di pubblico che stiamo prendendo in considerazione, ignoti agli accademici e altre élite. Es. dei romanzi sentimentali: il pubblico popolare è capace di decodificare significati che risultano particolarmente soddisfacenti alla luce dell'esperienza sociale. 2. Il pubblico popolare non solo decodifica come più gli piace ma crea significato (sovversivo); come dice John Fiske la gente si pone di fronte ai prodotti culturali di massa come se fosse al supermarket, acquista i suoi ingredienti ma poi cucina da sé usando elementi della propria dispensa individualizzando il prodotto finale. Es. del gioco a premi di coppia, gli spettatori si schierano con i "perdenti" (coppie in disaccordo). Mondo Sociale CM Industria culturale CM Passivo Creatore Ricevitore CP La gente e l'industria culturale CP Attivo Oggetto culturale Nel modello CM gli OC impongono i propri significati sui loro pubblici, nel modello CP invece il pubblico crea i propri significati. Il vero pericolo, non considerato da nessuna delle due teorie è che le persone smettano di interpretare tutti gli OC. Questo rigetto è avvenuto già per quel che riguarda alcuni OC e i teorici della cultura postmoderna sono convinti che ciò continuerà. CAPITOLO 7 Oggi solo pochi gruppi isolati, peraltro sempre meno inaccessibili sono inconsapevoli delle loro relazioni con il resto dell'umanità, e anche se inconsapevoli sono influenzati da queste invisibili relazioni. Se il mondo sta diventando sempre più interconnesso significa che ci stiamo dirigendo verso una sola omogenea cultura, il “villaggio globale” di McLuhan? Oppure maggiore interconnessione aumenta le differenze? Paradossalmente stanno accadendo entrambe le cose: in questo capitolo analizzeremo questo paradosso e considereremo le sue implicazioni su cultura e sistemi di significato, osserveremo le relazioni tra cultura, tecnologia e comunità e come diverse tecnologie abbiano influenzato le comunità umane e l'idea stessa di comunità, infine considereremo il futuro del significato in una cultura globale. Tecnologie e comunità culturali Due significati della parola comunità: 1. Qualcosa che possiamo localizzare su una mappa (ha proprietà spaziali), le comunità sono significative: oggetti culturali per i loro membri e anche per chi non lo è. 2. Un'entità relazionale: persone legate da reti di relazioni di comunicazione, d'amicizia, di lavoro ecc... I membri di una comunità di questo genere possono risiedere in qualsiasi luogo, non conoscersi direttamente face to face ma si considerano membri di tale comunità: costituiscono dunque una comunità autocosciente: comunità gay, ebraica ecc... Nel passato vi era sovrapposizione tra questi due tipi di comunità data la natura delle comunicazioni. I membri di entrambi i tipi di comunità sono uniti almeno in parte dalla cultura. Un gruppo di persone che attendono il verde non costituisce comunità, condividono segni (rosso e verde al semaforo), ma non simboli, tipici della cultura. La cultura può tenere insieme una comunità per secoli: anche quando essa sia dispersa dalle forze sociali. Cosa succede alle comunità in tempi di rivoluzione culturale? Oggi siamo in piena rivoluzione culturale: quella delle comunicazioni elettroniche a livello globale. Partiamo dalle origini. Le culture orali Sono caratterizzate da un tipo di comunicazione faccia a faccia e da un sapere fortemente condiviso e tramandato e conservato tramite la sua continua ripetizione: grande uso dei proverbi e nascita della poesia epica che fanno da ausilio alla memoria. Nelle culture orali il vocabolario tende al concreto e la storia viene rinegoziata per fini pratici: il mito e la storia sono fusi insieme. La comunità che sostiene la cultura orale è normalmente di tipo territoriale e su piccola scala, un ordine sociale indifferenziato in cui la coscienza comunitaria e individuale è quasi totalmente sovrapposta. Le comunità della cultura orale sono piene di magia. In grande misura noi viviamo ancora in un mondo orale: le culture della famiglia e dei vicinati sono quasi totalmente orali. Inoltre molta della cultura delle istituzioni e delle organizzazioni è orale (le storie aziendali). L'alfabetizzazione ha prodotto mutamenti enormi nel modo di costruire identità collettive. L'impatto dell'alfabetizzazione 1. Prima rivoluzione culturale: sistemi di scrittura fonetica. Quelli di scrittura non fonetica sono diffusi sin dall'antichità, ma non costituiscono rivoluzione culturale in quanto limitati ad esclusive élite intellettuali (necessità di memorizzare migliaia di simboli). La semplicità degli alfabeti ha promosso una diffusione su larga scala dell'alfabetizzazione. Soprattutto sulle classi dedite al commercio. 2. Seconda rivoluzione culturale: invenzione della stampa a caratteri mobili)--> rende possibile un ampliamento di scala: il passaggio dai manoscritti al testo stampato permise una democratizzazione della conoscenza dell'alfabeto in occidente e permise la trasmissione e la comparazione del sapere. Rese di fatto possibile la modernità. Due delle conseguenze intellettuali dell'alfabetizzazione sono: • La separazione della storia dal mito (una volta scritta è difficile cambiarla) • Un crescente individualismo basato sul sapere specializzato: nelle società alfabetizzate la gente è stratificata in base a cosa a letto (quali attestati di studio ha ecc...) Le comunità relazionali esistevano già prima della stampa ma essa le ha fortificate e la diffusione di idee stampate permette di aderire a più comunità relazionali. Inoltre è proprio la stampa che ha aperto le porte alla nascita della nazione: la coscienza nazionale è emersa in Europa occidentale grazie alla diffusione delle lingue sulla carta stampata. Diventa possibile farsi unʼopinione su altra gente, mai vista né conosciuta che legge le stesse cose e condivide gli stessi oggetti culturali. E poi è stata anche una delle cause della diffusione del nazionalismo e di particolari identità nazionali.
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