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Guerra dei 30 anni—> guerra dei 7 anni, Appunti di Storia

Riassunto del periodo che va dalla guerra dei 30 anni alla guerra dei 7 anni (diviso per paesi)

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/12/2022

Demontefederica
Demontefederica 🇮🇹

5

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14 documenti

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Scarica Guerra dei 30 anni—> guerra dei 7 anni e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! ELISABETTA I Elisabetta I, appena salita al trono (nel 1558) ripristina il controllo regio sulla Chiesa (l’Anglicanesimo torna preponderante). Cercò di evitare i contrasti religiosi, sia respingendo il radicalismo puritano, sia evitando di urtare i cattolici. Il suo atteggiamento, però, cambiò dopo che Maria Stuart, costretta a lasciare la Scozia, si rifugiò in Inghilterra, divenendo riferimento dell’opposizione cattolica. Elisabetta ottenne il consenso dei ceti produttivi: - Yeomen e gentry si avvantaggiano della vendita dei beni ecclesiastici; i proprietari avviano le recinzioni delle terre comuni; - La produzione inglese viene difesa dalla concorrenza estera; - In ambito commerciale si promuovono le Compagnie Privilegiate; - Inizia la sfida alle monarchie iberiche nel campo dei commerci e delle colonie. Colonialismo inglese - In India: nel 1586 Francis Drake (il più famoso dei corsari di Elisabetta, guidò il primo viaggio inglese di circumnavigazione del globo nel 1577) intraprende la prima spedizione e nel 1600 viene fondata la Compagnia delle Indie Orientali. -In America: nel 1584 Walter Raleigh fonda la colonia della Virginia; seguiranno i Puritani (1620: Massachussets) e Cattolici (1634: Maryland). Per quanto riguarda i rapporti con la Spagna, Elisabetta spezza il legame innaturale creatosi sotto Maria, sposa di Filippo II, ma è conscia della debolezza inglese. •Mantiene relazioni apparentemente buone con la Spagna, senza scoraggiare né accogliere le proposte di matrimonio di Filippo II. •Al tempo stesso appoggia la guerra di corsa ai danni dei galeoni spagnoli. La politica anticattolica di Elisabetta, che nel 1570 viene scomunicata, culmina nella decapitazione di Maria Stuart (1587). Ciò darà a Filippo II il pretesto per tentare l’invasione dell’Inghilterra (1588). L'Invencible Armada è però distrutta dalle tempeste e dalle navi dei corsari. Anche se il declino è iniziato, la Spagna è lontana dall’essere sconfitta. Infatti, nonostante l’impero di Filippo II si ingrandisca con l’acquisizione del Portogallo nel 1580, le difficoltà non mancano: - Le enormi spese, militari e non, portano a frequenti bancarotte (1557, 1575 e 1596). - La Spagna è logorata, dalla guerra contro l’Inghilterra (fino al 1604), dalla lotta contro la ribellione dei Paesi Bassi (fino al 1609), e dall’intervento in Francia (fino al 1598). LA RIVOLTA DEI PAESI BASSI Privi di unità politica, linguistica e religiosa i Paesi Bassi godono, sotto Carlo V, di una notevole autonomia. Filippo II tenta sottometterli alla Spagna e di frenare la diffusione del calvinismo. Ne nasce una ribellione (1566). La durissima repressione condotta dal Duca d’Alba peggiora la situazione. I ribelli calvinisti trovano un leader in Guglielmo di Orange e si dedicano alla pirateria a danno delle navi spagnole. Le truppe spagnole, rimaste senza paga, saccheggiano Anversa (1576), Per reazione anche le province cattoliche del Sud si accordano con quelle olandesi contro la Spagna (Unione di Gand, 1576). L’abile governatore Alessandro Farnese (nipote di Carlo V) riguadagna però l’appoggio dei nobili del Sud (Unione di Arras, 1579), mentre il Nord dà vita alla Repubblica delle Province Unite (1581), che sopravvive alla controffensiva spagnola perché l’attenzione di Filippo II si rivolge all’Inghilterra e alla Francia. Dunque, la guerra si interrompe nel 1609. LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA, ENRICO IV, RICHELIEU Dal 1559 si susseguono reggenze e deboli sovrani, privi di autorità e capacità. L’aristocrazia recupera l’influenza politica, approfittando delle divisione religiose: I cattolici hanno come leader i duchi di Guisa (imparentati con gli Stuart), mentre gli ugonotti (8% dei Francesi) fanno riferimento all’Ammiraglio di Coligny e ai Borbone, sovrani di Navarra. Caterina De Medici, vedova di Enrico II, esercita la reggenza ed influenza fortemente la politica dei figli. Tra cattolici e ugonotti tenta una via di equilibrio sia per l’influenza dei politiques (J. Bodin, M. de l’Hôpital), sia perché una vittoria cattolica avrebbe favorito il predominio dei Guisa. anche nel Mediterraneo. Domina l’Olanda la cui flotta nel 1670 (570.000 t) superava quelle inglese, scozzese, francese, tedesca, spagnola e portoghese riunite. Si arresta, poi, la crescita demografica in atto dal medioevo con un significativo sviluppo delle città. La causa risiede nelle carestie dipendenti da fattori climatici. Crescono la povertà e le tensioni sociali e si introducono nuove colture americane, come patate e mais, non senza conseguenze per la salute. La peste, che non era mai scomparsa, torna a colpire più volte l’Europa, facilitata dalle carenze igieniche nelle città e dal movimento degli eserciti. Il calo demografico raggiunge picchi del 70% e riguarda quasi tutto il continente. Solo in Inghilterra e Olanda, lo sviluppo economico consente di colmare i vuoti. LA CRISI DEL PREDOMINIO ASBURGICO La Spagna dopo Filippo II Filippo II ha fallito i suoi obiettivi di politica estera, indebolendo la Spagna. Il duca di Lerma, ministro di Filippo III (1598-1621) deve adottare una politica di pace e far fronte alla difficile situazione finanziaria (nuova bancarotta nel 1607). Con Filippo IV (1621-65) e il ministro Olivares la Spagna ritorna in guerra. Situazione nell’Impero Il compromesso di Augusta non riesce ad assicurare la pace alla Germania: - le istituzioni dell’impero sono divise. - il calvinismo, diffusosi in Palatinato e in Boemia, non è previsto dall’accordo. Sorgono due opposte alleanze (1608-9): - l’Unione evangelica, con a capo Federico V Elettore del Palatinato; - la Lega cattolica guidata da Massimiliano duca di Baviera. La Guerra dei Trent’Anni Dopo un periodo di tolleranza, gli Imperatori Mattia (1612-19) e Ferdinando II (1619- 37) tentano di impedire la diffusione del calvinismo in Boemia. Ne nasce una ribellione (della quale la “Defenestrazione di Praga” fu l’atto iniziale) con l’appoggio di Federico V (fase boemo-palatina 1618-25). La vittoria è degli Asburgo, dunque Federico V perde il trono mentre Massimiliano di Baviera diventa Elettore. La manovre di Richelieu Il ministro francese cerca di opporsi al successo di Ferdinando II: - Appoggia l’intervento in difesa dei protestanti del re di Danimarca, Cristiano IV rapidamente sconfitto (fase danese 1625-29); - Sostiene la diffidenza dei principi della Lega Cattolica rispetto al progetto asburgico di rafforzamento del potere imperiale; - Interviene in Italia nella guerra del Monferrato (1627-31). FASE SVEDESE (1630-1635) Gustavo Adolfo, re di Svezia, entra in guerra con l’appoggio francese mirando al controllo del Baltico. Il suo esercito, moderno e di leva, ottiene brillanti successi, percorre la Germania e occupa la Baviera. Il re muore a Lützen (1632); priva di una guida, la Svezia accetta la pace di Praga. FASE FRANCESE (1635-1648) La Francia (con Svezia e altri protestanti) scende direttamente in campo. Gli schieramenti sono equilibrati e il conflitto si trascina con nuovi protagonisti: - nel 1637 diviene imperatore Ferdinando III; - nel 1643 Mazarino succede a Richelieu. Dopo il successo francese a Rocroi (1643) le trattative conducono alla pace. PACE DI WESTFALIA (1648) Nell’Impero essa porta: - tolleranza religiosa per tutte le confessioni; - legittimazione delle secolarizzazioni (separazione tra istituzioni religiose e secolari)fino al 1624; - I principati tedeschi ottengono la piena sovranità; - Viene reintegrato l’Elettore del Palatinato (gli elettori diventano otto). La Spagna, invece, riconosce le Province Unite e continua la guerra con la Francia. Tuttavia, essa dovrà fronteggiare un inevitabile declino: infatti, il flusso di preziosi dall’America, che non ha prodotto investimenti, diminuisce: la crisi finanziaria è inarrestabile. Il conflitto e la crisi, inoltre alimentano le rivolte: - il Portogallo riacquista l’indipendenza (1640); - la Catalogna si offre alla Francia; - anche a Napoli scoppia la rivolta (prima antinobiliare e poi antispagnola) di Masaniello (1647-48). LE RIVOLUZIONI INGLESI DEL SEICENTO Tensioni sociali Nel ’600 l’Inghilterra è in pieno sviluppo economico ma non mancano disagi. Il fenomeno delle recinzioni, osteggiato dai re, produce uno scontento nei contadini e nei proprietari. Il controllo di salari, prezzi e la concessione di privilegi commerciali irritano la classe produttiva e mercantile mentre carestie e disoccupazione fanno il resto. Opposizione puritana Ai calvinisti inglesi l’Anglicanesimo appare una forma larvata di Cattolicesimo. L'istituzione episcopale (che per i re ha anche valore politico) è da loro contestata, in nome di una struttura ecclesiastica gestita “dal basso” attraverso elezioni. La reazione regia spinge molti all’esilio (1621: partenza dei “Padri Pellegrini” del Mayflower verso l’America). Assolutismo degli Stuart Giacomo I (1603-1625) - unifica Inghilterra, Scozia e Irlanda; - concentra il potere sui suoi ministri; - appare troppo condiscendente verso i cattolici e verso gli Asburgo. Carlo I (1625-1649) - reprime i dissensi politici (Strafford) e religiosi (Laud); - accetta la Petition of Rights (1628), ma poi governa 11 anni senza riunire il Parlamento. Parlamento Corto e Lungo Carlo I ricorre a mezzi illegali per imporre tasse senza consenso parlamentare. La rivolta della Scozia contro l’imposizione dell’anglicanesimo lo costringe a riunire il Parlamento (1640) che però protesta e chiede lo smantellamento del regime assolutistico. Carlo lo scioglie subito, ma, sconfitto, è costretto a riconvocarlo (1640- 53). Fine dell’assolutismo Il Parlamento ottiene: - l’abolizione degli organi di governo del re; - l’obbligo per il re di convocare il Parlamento e il divieto di scioglierlo. Ma aspira a riforme più radicali: - L’abolizione dei vescovi; la ragione spingono gli uomini ad uscirne e ad accordarsi in un patto con cui danno vita allo Stato, che è una creazione artificiale (contrattualismo). Difesa dell’assolutismo Gli uomini si impegnano a trasferire tutti i loro diritti a un sovrano, che, come garante, resta fuori dal patto. Il suo potere diventa perciò assoluto, indivisibile e irrevocabile. Non esiste libertà o diritto di fronte a lui: è un “mostro” al quale però gli uomini devono la difesa della vita. JOHN LOCKE Egli è attivo ai tempi della Restaurazione. Ostile agli Stuart, fu in esilio in Francia e in Olanda. Prepara la “gloriosa rivoluzione” e torna al seguito di Maria (1689). Meno pessimista di Hobbes, Locke ritiene che il diritto naturale (alla vita, alla libertà e alla proprietà) di ciascuno sia limitato da quello degli altri uomini. Il patto sociale è necessario ad evitare che prevalga la forza. Tuttavia, in esso l’uomo non rinuncia ai propri diritti, ma ne delega la difesa allo Stato. Alle origini del liberalismo Il potere non è assoluto, ma condizionato dal rispetto dei diritti degli individui. Chi lo esercita è perciò responsabile verso i membri della società e deve avere il loro consenso. Contro un potere dispotico è perciò legittimo il cosiddetto “appello al cielo”, ossia la ribellione (giustificazione teorica di quanto avvenuto nel 1688). LA FINE DELL’INDIPENDENZA ITALIANA Tra ’400 e ’500 l’Italia vive una fase di benessere economico e di sviluppo culturale: è un punto di riferimento per tutte le nazioni europee. Tuttavia: - la civiltà rinascimentale è un fenomeno elitario estraneo ai ceti popolari; - l’Italia è politicamente debole per il distacco dei principi dai governati, per la divisione e il particolarismo. Nel 1494 Carlo VIII, re di Francia, scende in Italia rivendicando il trono di Napoli che era appartenuto agli Angioini. Il re dispone di un forte esercito dotato di moderne artiglierie, ma la conquista incontra pochissime resistenze. Infatti Ludovico il Moro (Sforza) lo appoggia, Alessandro VI Borgia è condiscendente e anche Firenze cede all’invasore. Esiti del tentativo di Carlo VII Nel 1495 una lega che unisce Venezia, Milano, la Spagna e l’Imperatore Massimiliano costringe Carlo a ritirarsi. Anche se in apparenza tutto torna come prima, agli occhi dei contemporanei rimase impressa la facilità con cui aveva conquistato l’Italia. Il nostro paese si mostrava facile preda di qualunque monarca straniero. La repubblica a Firenze A Firenze la debolezza di Piero de’ Medici davanti a Carlo porta alla restaurazione della repubblica, scaturita da una rivolta del popolo contro il dominio della borghesia mercantile che ha messo la città al servizio del proprio interesse. Ciò dietro la spinta della predicazione del domenicano Girolamo Savonarola. Egli desidera una riforma religiosa e morale in Firenze e nella Chiesa. I suoi seguaci (i “piagnoni”) impongono un clima di intransigente moralismo. L’oligarchia dei banchieri e Alessandro VI reagiscono in difesa dei propri interessi e Savonarola viene scomunicato e messo a morte (1498). Il nuovo re francese Luigi XII occupa la Lombardia (1500) e tenta di spartire il sud Italia con la Spagna, che riesce però a impossessarsi di tutto il regno di Napoli (1504). - Venezia ottiene Cremona; - gli svizzeri il Canton Ticino; - il papa un feudo per il figlio Cesare Borgia. Giulio II Alla morte di Alessandro VI diventa papa Giuliano della Rovere (1503-1513), molto attivo anche sul piano politico e militare. Tentò di ripristinare l’autorità del papa sullo stato pontificio: - riconquistò il ducato che Cesare Borgia stava creando in Romagna con l’aiuto del padre; - cacciò i Bentivoglio da Bologna. Contro Venezia Venezia si era mostrata interessata ai domini romagnoli del papa. Perciò Giulio II coalizza nella Lega di Cambrai (1508) tutti i nemici di Venezia: Ferrara, Mantova, Impero, Francia, Spagna. La città viene sconfitta (1509) ma si salva grazie alla fedeltà dei sudditi e all'abilità diplomatica. Contro la Francia Nel 1510 Giulio II promuove una “lega santa” antifrancese: - gli Sforza tornano a Milano (tutela svizzera); - i Medici a Firenze (Giovanni, poi Leone X); - morti il papa e Luigi XII, il nuovo re di Francia, Francesco I (1515-1547) riconquista la Lombardia (1515) e si accorda con Carlo I di Spagna (Pace di Noyon, 1516) per tutelare lo status quo. ASSOLUTISMO IN FRANCIA: LUIGI XIV Nonostante i successi di politica estera, la Francia attraversa difficoltà interne: - crisi dinastica: alla morte di Luigi XIII (1643) Luigi XIV è un bambino, la madre Anna una degli Asburgo mentre Mazzarino uno straniero. - nobiltà di spada e di toga (quella di spade è “di sangue”, mentre quella di toga viene acquistata dai borghesi) resistono al centralismo e al fiscalismo dei ministri; - il popolo soffre la crisi economica. L’esempio di Spagna e Inghilterra è contagioso. Due “fronde” •1648-49: fronda parlamentare - il Parlamento di Parigi si ribella in difesa degli interessi della borghesia; - la famiglia reale e Mazzarino devono fuggire dalla capitale, ma la nobiltà di toga non può seguire l’esempio inglese (dunque assumere il potere). •1650-53: fronda dei principi - La nobiltà, guidata dal principe di Condé, coalizza temporaneamente gli scontenti: Mazarino si rifugia in Germania. Luigi XIV (1643-1715) Nel 1661, alla morte di Mazarino, il Re dichiara che governerà senza primo ministro. Forte delle dolorose esperienze infantili, Luigi realizza un governo pienamente assolutistico. Luigi riorganizza gli organi del governo centrale, estromettendo i nobili e scegliendo collaboratori borghesi. Affida agli intendenti l’amministrazione locale dei territori, esautorando la feudalità. Attira i nobili presso di sé, creando una fastosa vita di corte e incarichi onorifici, privi di potere. Egli accresce, pertanto, il ruolo della borghesia, attribuendo ad essa cariche pubbliche, ma ne accentua la subordinazione. Infatti, riduce il potere dei Parlamenti, togliendo ad essi il controllo sull’attività legislativa ed evita di consultare i sudditi attraverso la convocazione degli “Stati Generali”.
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