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Guerra fredda e riassunto fino ad anni 2000, Appunti di Storia Contemporanea

Il documento contiene l’approccio alla guerra fredda e gli avvenimenti mondiali in un sunto fino agli anni 2000

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 19/01/2024

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Scarica Guerra fredda e riassunto fino ad anni 2000 e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! La guerra fredda (inizia nel 47, dove c’è una dichiarazione aperta) .Il 7 maggio 1945 la Germania firmava la resa senza condizioni a Reims, che segnava la fine del II conflitto mondiale sul continente europeo, mentre il 6 e il 9 agosto successivo il presidente Truman, succeduto a Roosevelt a causa del decesso di questi, decideva di mettere fine al conflitto nel Pacifico con il lancio su Hiroshima e Nagasaki di due bombe atomiche. Da un punto di vista della storia delle relazioni internazionali, sulla quale non entro, nell’aprile-giugno del 1945 alla Conferenza di San Francisco, alla quale parteciparono 50 nazioni alleate invitate dalle sponsoring powers e cioè USA, URSS, GB, Francia e Cina, era stata varata la Carta di San Francisco, con la quale nella sostanza si dava vita all’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che avrebbe dovuto avere il compito di deterrente dei conflitti tra gli stati, per una nuova organizzazione delle relazioni internazionali su base democratica. Nel luglio-agosto 1945 si apriva invece la conferenza di Postdam tra le potenze vincitrici per una gestione immediata del dopoguerra, sebbene si fossero già manifestate delle tensioni fra le potenze alleate. Con l’espressione Guerra Fredda si intende la situazione di antagonismo tra Usa e Urss che si viene a creare immediatamente dopo la fine del conflitto e che configura un disegno programmato di un sistema bipolare da parte di queste due potenze. Ora, le radici affondano senz’altro nella contraddittorietà, nella conflittualità di una alleanza “innaturale” tra le potenze anglo-sassoni e l’Urss. Le radici della guerra fredda sono insite nella contraddittorietà delle alleanze in guerra che è innaturale perché riguardava alcune potenze che hanno una lunga tradizione di democrazia e l’unione sovietica che è dichiaratamente un totalitarismo. L’espressione Guerra Fredda si deve al giornalista americano Walter Lippman. Lippman era un giornalista, un grande esperto di comunicazione, già sottosegretario aggiunto alla Guerra nel 1919 e membro delle delegazione statunitense a Versailles, era stato poi vicino a Roosevelt e fatto parte della sua amministrazione. Si tratta del conflitto non guerreggiato direttamente tra due disegni universalistici di natura planetaria.La costruzione di una politica estera funzionale alla realizzazione di questi disegni avvenne gradualmente, nell’incertezza dei mezzi da usare, sondando la reazione dell’avversario e adottando misure adeguate a contenere le contromosse. Nel marzo del 1946 in un discorso pronunciato a Fulton nel Missouri Churchill disse che sui paesi dell’est era caduta una “cortina di ferro”, ciò che di fatto apriva le ostilità, basate appunto su una contrapposizione ideologica tra est e ovest che era inconciliabile. Il disegno universalistico degli Stati Uniti poggiava su due pilastri: Il primo era la costruzione di una organizzazione internazionale che garantisse l’ordine planetario e la pace grazie al controllo esercitato dai «quattro poliziotti», secondo la definizione usata dal presidente Roosevelt nel 1944. Nei quattro, il presidente americano comprendeva la Cina della quale allora si escludeva la deriva comunista, ma non comprendeva ancora la Francia. Le premesse per la nascita dell’ONU, come dicevamo all’inizio, erano state gettate con il varo della Carta atlantica (1941) e l’obiettivo raggiunto con la Conferenza di San Francisco (giugno 1945) che ne sanzionò la nascita. Esse si articolavano in una assemblea, formata dalla rappresentanza di tutti gli stati aderenti (51 alla seduta inaugurale di Londra del gennaio 1946, quasi duecento, oggi), e in un Consiglio di sicurezza, composto da undici membri, dei quali cinque, Francia compresa, oltre a URSS, Cina, Gran Bretagna e USA, erano permanenti e detenevano il diritto di veto. Il diritto di veto fu condizione pregiudiziale posta da Stalin che guardava con sospetto a un’organizzazione che riteneva progettata in funzione degli interessi degli Stati Uniti. In realtà, le Nazioni Unite erano espressione di un modello di sicurezza collettivo pensato in una fase storica nella quale il presupposto era che i vincitori della guerra avrebbero continuato a gestire in modo concertato e convergente il dopoguerra. Ciò fu all’origine dell’incapacità delle Nazioni Unite di gestire le crisi in un contesto di rottura e di conflitto fra i blocchi e della impossibilità di dotarle di un esercito autonomo. Anche in questo caso, si trattava di una organizzazione che nasceva male, sulla base di Il secondo pilastro del disegno americano era rappresentato dalla costruzione di un ordine economico internazionale nel quale dominasse il principio del libero scambio e nel quale gli squilibri nelle bilance dei pagamenti dei singoli stati venisse compensato dall’intervento di organizzazioni economiche internazionalmente riconosciute e ad esso dedicate. A questo scopo fu convocata una Conferenza internazionale a Bretton Woods, cui parteciparono 44 stati, siamo nel luglio del 1944, nella quale si dibatterono diverse posizioni, ma in cui prevalse la linea sostenuta dalla Federal Reserve, portata avanti dal ministro del Tesoro americano Morgenthau, che in sostanza faceva del dollaro, che veniva ancorato all’oro con parità fissa (34 dollari per oncia) e quindi era virtualmente convertibile, il ruolo di moneta di riferimento. Fu quindi introdotto un sistema di cambi fissi e il principio del libero scambio di merci e capitali garantito dal General Agreement on Tariffs and Trade (GATT). La creazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, controllati dagli Stati Uniti, furono gli strumenti volti alla stabilizzazione della bilancia dei pagamenti dei paesi in deficit. Rispetto ai propositi iniziali, l’esito della conferenza fu la creazione di un sistema configurato secondo la visione americana delle relazioni economiche internazionali. Ciò emerse dalla centralità del dollaro che riservava agli Stati Uniti il privilegio di essere paese emittente e detentore della moneta di riferimento internazionale e anche dall’abbandono del presupposto del ridimensionamento del surplus e dalla limitazione dell’intervento della Banca Mondiale e del FMI in sfere nelle quali non interagissero con gli interventi della banche private, per lo più americane, che fino ad allora avevano avuto il monopolio dei prestiti internazionali. Il sistema progettato a Bretton Woods ebbe un’applicazione del tutto parziale per motivazioni diverse. Anzitutto, proprio per lo scoppio della guerra fredda e per la costituzione di due blocchi contrapposti che pose limiti vistosi d’ordine spaziale e sostanziale all’estensione degli accordi economici. Inoltre, per garantire la tenuta delle condizioni politiche di una vasta area di libero scambio, in particolare in Europa, gli Stati Uniti furono costretti ad elaborare e finanziare un piano economicamente oneroso di cofinanziamento della ripresa economica europea (European Recovery Program). Esso fu offerto anche all’Unione Sovietica, oltre che ai paesi dell’Europa orientale dominati dall’armata rossa. Alla Conferenza di Parigi (luglio 1947) di definizione del piano che assunse il nome del suo ideatore, il segretario di stato Marshall, la rottura con i sovietici guidati da Molotov fu drastica. La situazione di emergenza legata all’applicazione del piano, che partì nel giugno 1948 e riguardò solo i paesi dell’Europa occidentale, creò una situazione di necessario, parziale rinvio dell’applicazione integrale dei principi di Bretton Woods. Inoltre, l’accordo non condizionava le autonome scelte di politica economica dei singoli stati. A ricostruzione conclusa, poi, la nascita della Comunità economica europea, che avvenne con i trattati di Roma del 1957, tese a creare un sistema di libero scambio d’area difeso da barriere protezionistiche, nel quale taluni interessi agricoli nazionali ricevevano sostegni volti a sostenere artificiosamente produzioni e interessi particolari, ciò che costituì un ulteriore motivo di limitazione degli accordi. Le potenze alleate vittoriose nella guerra negoziano i dettagli dei trattati di pace con Italia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Finlandia, l'Italia si presenta da sconfitta ma con 2 anni di guerra combattuta dai partigiani, che è stato fondamentale. Gli alleati non hanno riconosciuto molto gli sforzi italiani, è un paese sconfitto, ha firmato un armistizio a Cassibile, in cui non ha avuto libertà di azione, ma ha contribuito con l’esercito ricostituito e le truppe partigiane hanno dato una mano alla causa. L’Italia paga in riparazioni e nell’impossibilità di riarmarsi, con mutilazioni sui confini occidentali, e Trieste verrà una città internazionalizzata solo nel 53 si risolleva. Firma Castellano, il trattato viene imposto, e verrà ratificato dopo grandi proteste, perché diverse aree politiche sono contrarie perché non è stato riconosciuto lo sforzo. Il disegno universalistico dell’Unione Sovietica affondava le sue radici nella storia della rivoluzione bolscevica e nei principi leninisti esplicitati nella Terza Internazionale, che pure era stata sciolta nel 1943 da Stalin per motivi di opportunità politica nel quadro dell’alleanza con gli Occidentali. Tuttavia, esso si legava ad una politica di potenza che privilegiava gli aspetti politici e militari di dominio. Per l’Unione Sovietica, infatti, l’incertezza aveva un valore relativo e riguardava essenzialmente l’azione che avrebbero svolto gli Stati Uniti nel dopoguerra. Non c’era incertezza sull’obiettivo di dominio dei paesi liberati dall’armata rossa, anche se restavano incerti i tempi e i modi di realizzazione, poiché il principio dell’autodeterminazione dei popoli da attuarsi tramite libere elezioni era stato comunemente riconosciuto a Yalta e ribadito a Potsdam. Tuttavia, l’applicazione integrale di questo principio in paesi dell’Europa centroorientale nei quali erano largamente prevalenti forze politiche non comuniste e spesso anticomuniste avrebbe precostituito la riduzione del peso dell’Unione Sovietica e la sua virtuale espulsione dall’area. Stalin voleva evitare con ogni mezzo che si ricostituisse la situazione prebellica di accerchiamento dell’Unione Sovietica creando nell’area controllata dall’armata rossa un sistema di dominio sovietico. La Conferenza dei ministri degli esteri di Mosca (marzo-aprile 1947) sancì la definitiva rottura sulla questione della Germania e l’impossibilità di giungere alla definizione concordata di un Trattato di pace quando ormai l’America aveva maturato la decisione di appoggiare la ricostruzione di uno stato tedesco occidentale. D’altra parte, nella zona orientale i sovietici nazionalizzarono la terra, dove fossero presenti proprietà di oltre 100 ettari, ridistribuendola ai contadini. In astratto, si trattava di una politica popolare. In concreto, la mancanza di concimi e di strumenti di produzione unita alla dilapidazione dell’economia tedesca attuata dai sovietici e all’inesperienza di questi contadini produssero risultati economici disastrosi. Furono, inoltre, nazionalizzate le banche e le industrie. Queste ultime furono sottoposte ad un’azione sistematica di smantellamento e di trasferimento in Unione Sovietica a pagamento delle riparazioni. Questa politica penalizzò gravemente il partito comunista (KPD), guidato da Walter Ulbricht, braccio secolare del dominio sovietico, a tutto favore della crescita di consensi della socialdemocrazia (SPD). Fu quindi imposta l’unificazione forzata dei due partiti in un soggetto politico nuovo (aprile 1946), il partito di unità socialista (SED), che era dominato dai comunisti. Alla Conferenza di Londra (febbraio 1948) furono gettate le basi per la ricostituzione di un governo della Germania ovest con la unificazione della trizona e la costituzione di un Consiglio parlamentare, presieduto da Konrad Adenauer, leader della CDU, che aveva il compito di scrivere la nuova Costituzione, sia pure sulla base di taluni presupposti definiti dal governo militare alleato. Qualche parola su questa nuova classe politica tedesca deve essere spesa: Adenauer era uno dei capi del partito cattolico tedesco, che si fece notare per probità e perizia nell'amministrazione locale di Colonia, dove fu poi primo borgomastro dal 1917 al 1933: a lui si deve la definizione del piano regolatore, la nuova università, la costruzione del porto e la creazione della grande fiera internazionale. A tale carica unì, dal 1920 al 1933, quella di presidente del Consiglio di stato prussiano. Per la sua ferma lotta contro l'ascesa dei nazionalsocialisti, nel 1933, con l'avvento di Hitler al potere, era stato esonerato da ogni carica politica e amministrativa e per due volte ebbe a soffrire la prigione. Di nuovo borgomastro nel 1945, fu tra i fondatori, dopo la seconda guerra mondiale, della Christliche Demokratische Union (CDU), che rappresentava la continuazione del vecchio Zentrum. Tornando alla Germania del dopoguerra, al 1948 era evidente che gli Stati Uniti avrebbero fatto della Germania occidentale la marca di frontiera della divisione dell’Europa, coinvolgendola nel piano Marshall, anche se le forme dell’impegno americano non erano definite, come dimostrava il rifiuto di Washington di aderire al Patto di Bruxelles. I sovietici si trovavano nella scomoda posizione di controllare la parte della Germania più povera in termini di risorse di materie prime e nella quale era incuneata la capitale dell’ex Terzo Reich che, a sua volta, era stata divisa in quattro zone di amministrazione, come il resto della Germania. Tornando alla Germania del dopoguerra, al 1948 era evidente che gli Stati Uniti avrebbero fatto della Germania occidentale la marca di frontiera della divisione dell’Europa, coinvolgendola nel piano Marshall, anche se le forme dell’impegno americano non erano definite, come dimostrava il rifiuto di Washington di aderire al Patto di Bruxelles. I sovietici si trovavano nella scomoda posizione di controllare la parte della Germania più povera in termini di risorse di materie prime e nella quale era incuneata la capitale dell’ex Terzo Reich che, a sua volta, era stata divisa in quattro zone di amministrazione, come il resto della Germania. La reazione sovietica alle iniziative occidentali fu di mettere in atto azioni di tipo ostruzionistico, con controlli defatiganti nei collegamenti via terra fra la parte occidentale della Germania e Berlino, mentre il capo della delegazione sovietica Sokolovskij abbandonava la Commissione alleata di controllo (marzo 1948). A questo punto, l’obiettivo residuale dei sovietici era di costringere gli Occidentali ad abbandonare Berlino. L’occasione fu offerta dall’annuncio della restaurazione e della libera circolazione del marco (18 giugno 1948), architettato da Ludwig Erhard, artefice del miracolo economico tedesco, che sostituiva le monete in circolazione di diversa emissione, sovietica compresa, ed era estesa a Berlino. Si trattava di un passaggio obbligato per fare affluire anche in Germania gli aiuti Marshall. Furono aboliti i razionamenti e il controllo sui prezzi. Dopo un tentativo fallito di escludere l’ex capitale dalla circolazione del nuovo marco, i sovietici ne decisero il blocco per cercare di ovviare al fatto che una zona occidentale restasse incuneata nel settore sovietico. Questo comportò l’interruzione dei collegamenti via terra, ma non quelli aerei. Infatti, questi ultimi erano assicurati dal controllo dell’aeroporto che si trovava nella zona occidentale. Si trattava di un’azione rischiosa da parte di Stalin, perché in caso di conflitto l’Unione Sovietica non aveva ancora l’arma atomica: l’avrebbe avuta solo nel settembre 1949. Ma il rischio era calcolato per due motivi: per la convinzione, fondata, che Truman non avrebbe comunque fatto uso dell’arma atomica dopo lo shock di Hiroshima e Nagasaki e perché l’azione era ostruttiva, ma non aggressiva. Si basava sul presupposto che Berlino ovest sarebbe caduta in mano sovietica per mancanza di approvvigionamenti, senza mettere in atto azioni di occupazione della parte occidentale. La sfida fu raccolta dal governo americano attivando un ponte aereo capace di trasferire a Berlino ovest 2000 tonnellate di viveri al giorno. Significava riuscire a fare atterrare a Berlino un aereo cargo ogni due minuti. Fu una sfida di natura economica, tecnologica e organizzativa che finì per divenire paradigmatica della Guerra Fredda: una competizione globale fra sistemi. Gli esiti furono il cedimento sovietico, mentre il processo costituente nella Germania occidentale andava avanti. La via d’uscita fu offerta da Stalin che pose a condizione della chiusura del blocco una nuova edizione della Conferenza dei ministri degli Esteri che decidesse del destino globale della Germania. Truman accettò. Come nelle previsioni, la Conferenza si tenne senza risolvere niente, se non ponendo qualche vincolo alla piena integrazione politica di Berlino ovest alla futura Repubblica Federale Tedesca. Tre giorni dopo la fine del blocco (20 maggio 1949) entrò in vigore la nuova Costituzione. Nell’agosto successivo furono celebrate le elezioni che videro la vittoria del partito di Adenauer (CDU), che divenne cancelliere federale (settembre 1949). Il 1° ottobre successivo fu proclamata la Repubblica Democratica Tedesca della quale Pieck era il presidente e Ulbricht, segretario del partito, il vero capo. Stalin costruisce il proprio potere al di fuori dei confini dell’Urss, nascono 2 sistemi contrapposti NATO E PATTO DI VARSAVIA (49-55) l’unione sovietica aveva imposto il proprio potere sull’Europa orientale. Sia a Yalta che a Potsdam, era stato riconosciuto il principio di autodeterminazione dei popoli, doveva imporre un proprio potere. Alcuni paesi aggrediti dalla Germania di Hitler richiamavano libertà (Polonia, Cecoslovacchia), in Polonia ci fu un riconoscimento occidentale di un governo filo sovietico di Lublino, con la richiesta di inserire gli esuli, lasciarono alla loro sorte i polacchi, ci furono delle elezioni che furono vinte dal partito comunista d nonostante ci fossero delle tensioni nazionaliste fu un gioco facile per l’Urss fagocitare la Polonia. Una situazione analoga si determina in alcuni paesi come Ungheria, Bulgaria, ci sono partoriti di stampo liberale, di contadini che vengono sbaragliati dai partiti comunisti→la tattica fu: l’imposizione di un potere politico in tutti i territori in cui fosse arrivata l’armata rossa, seguiva, la penetrazione di elementi comunisti in partorito socialisti, infiltrazione, il controllo di tipo politico dal ministero degli interni, e la partecipazione dei partiti comunisti nella compagine del governo. Quando i comunisti si impadronirono del potere si determinò un legame con l’unione sovietica, con manipolazione elettorale e con veri e propri colpi di stato per l’imposizione del potere. In Italia nella transizione democratica dalla liberazione di Roma, poi al 46 e al 48, ha dovuto risolvere il problema di presenza di partiti legati all’Urss (partito comunista italiano che al 45 e al. 46 era un problema il quarto governo De Gasperi vennero espulse le sinistre perché nel 47, anno dello scontro pone i governi occidentali in una difficoltà oggettiva nei rapporti con i partiti comunisti). In Bulgaria si voleva attuare un processo di associazione con la Jugoslavia ma non avviene, la Jugoslavia è neutrale dovuta grazie agli USA, che permette di creare un cuscino tra l’Urss e l’Italia. La forza dei partiti comunisti in questi paesi era del tutto diversa. Salvo che per la Cecoslovacchia, nella quale, soprattutto nella parte occidentale industrializzata, il partito comunista aveva una forza autonoma: alle elezioni del maggio 1946 ottenne il 38% dei voti e il comunista Klement Gottwald divenne presidente del Consiglio di un governo di coalizione, e per la Jugoslavia, che costituiva un caso a sé, i partiti comunisti erano deboli. I partiti dominanti erano quelli espressi dalla realtà contadina e della piccola proprietà agraria. Anche per questo, nella prima fase l’Unione Sovietica e i dirigenti comunisti di questi paesi evitarono accuratamente di parlare di nazionalizzazioni di massa e di dittatura del proletariato. Si preferì usare l’espressione «democrazia popolare». Era comunque necessario utilizzare lo strumento decisivo di pressione rappresentato dalla presenza dell’armata rossa per la conquista del potere. Per la Polonia, il riconoscimento occidentale del governo filosovietico di Lublino (gennaio 1945) con la semplice richiesta dell’integrazione con qualche esponente del governo in esilio di Londra fu l’implicita accettazione del riservato dominio sovietico su quel paese. Né gli Occidentali si opposero alle pretese territoriali sovietiche e alla violenta dislocazione territoriale verso ovest della Polonia. Non bisogna d’altronde dimenticare l’errore strategico commesso dalla resistenza anticomunista polacca, che aveva proclamato l’insurrezione di Varsavia nell’agosto del 1944 ed era stata annientata, almeno nella capitale, dall’esercito tedesco senza alcun intervento dell’armata rossa, ciò che indebolì la capacità polacca di contrastare il dominio sovietico. Nel gennaio 1947, le elezioni condotte sotto la regia del ministro degli Interni comunista, Redkiewicz, assegnarono la vittoria al Fronte popolare dominato dai comunisti con 392 seggi conquistati. Ciononostante, nell’estate 1947 il leader comunista Wladislaw Gomulka espresse la volontà di accettare il piano Marshall. Ciò rispondeva allo spirito nazionale di Gomulka e al tentativo di non essere del tutto fagocitato dall’Unione Sovietica, oltre che essere determinato dalla situazione disastrosa dell’economia polacca. Venne a sapere del rifiuto da un comunicato radiofonico da Mosca. Nell’ottobre successivo il leader anticomunista Mikołajczyk fu costretto all’esilio. In Romania, re Michele era stato alla guida del colpo di stato che aveva rovesciato il governo filogermanico nell’agosto 1944 e aveva condotto le truppe romene a sostegno dell’armata rossa. Dopo la liberazione, i leader comunisti Ana Pauker, Petru Grosa e Gheorghiu Dej, che guidavano un partito debolissimo, costrinsero il re ad allontanare il capo del governo anticomunista Radescu che aveva tentato di fare celebrare libere elezioni nel febbraio 1945. Radescu fu costretto a rifugiarsi nell’ambasciata britannica, mentre Grosa formava un governo con il ministero dell’Interno in mano comunista (Georgescu). Solo l’intervento americano costrinse Grosa ad ammettere nel governo un esponente del partito contadino ed un liberale (gennaio 1946). Ma le elezioni che si tennero nel novembre 1946 furono condotte in un clima di intimidazione e di terrore, soprattutto contro il partito dei contadini il cui leader, Juliu Meniu, fu successivamente eliminato. Il blocco comunista conquistò il 72% dei suffragi. Nell’anno successivo fu completata l’eliminazione degli esponenti dei partiti avversi e nel dicembre 1947 il re fu costretto all’esilio. In Bulgaria, dal settembre 1944 l’armata rossa impose al governo il fronte patriottico dominato dai comunisti e con il saldo controllo del ministero dell’Interno (Jugov). Fu messa in atto una campagna persecutoria contro gli altri partiti: quello agrario, che era dominante, guidato da G.M. Dimitrov che fu costretto all’esilio, e quello democratico e socialista. In quel clima di sopruso, i partiti non comunisti si rifiutarono di partecipare alle elezioni del novembre 1945 che riservò ai comunisti l’86% dei voti. Per la reazione americana, il governo fu costretto a riaprire il dialogo con le opposizioni e a celebrare nuove elezioni nel novembre 1946. Anche queste furono funestate da campagne persecutorie. Ben 25 propagandisti elettorali del partito agrario vennero uccisi. Il nuovo leader del partito agrario Petkov sostenne che il suo partito avrebbe preso il 60% dei suffragi se le elezioni si fossero svolte senza intimidazioni. I comunisti che avevano conquistato 364 seggi contro i 101 dell’opposizione adottarono una Costituzione di modello sovietico. Dopo la firma del Trattato di pace e la sua ratifica da parte degli Stati Uniti, Petkov fu arrestato e impiccato e il suo partito messo fuori legge. Il piano Marshall fu rifiutato senza bisogno che l’ordine venisse da Mosca. In Ungheria, la conquista del potere richiedeva per forza di cose l’uso sistematico della forza; infatti, pur in presenza dell’armata rossa e di vistose manipolazioni elettorali, il partito dei piccoli contadini ottenne il 59% dei suffragi contro il 17% dei comunisti alle elezioni del novembre 1945. L’83% dei seggi era controllato da partiti anticomunisti o non comunisti. Al solito, i comunisti rivendicarono per sé il ministero degli Interni (Imre Nagy) e iniziarono le persecuzioni contro gli esponenti degli altri partiti. Il presidente del Consiglio, esponente del partito dei piccoli proprietari, Ferenc Nagy fu costretto alle dimissioni. Il leader dello stesso partito Béla Kovacs fu messo sotto accusa, finché alle nuove elezioni dell’agosto del 1947 i comunisti con gli alleati riuscirono a ridurre il partito dei piccoli proprietari ai minimi termini (14%). Nel maggio 1949 furono tenute elezioni a lista unica. In Cecoslovacchia, i comunisti avevano una forza autonoma e l’armata rossa si era ritirata quando Gottwald, presidente del Consiglio comunista, perpetrò nel febbraio 1948 il colpo di stato. A seguito di tensioni crescenti dentro il governo da parte dei ministri non comunisti che chiedevano le dimissioni del ministro degli Interni Nosek, responsabile di portare avanti un processo di comunistizzazione sistematica della polizia, Gottwald fece arrestare esponenti del partito popolare e nazionale, questi ultimi appartenenti al partito del presidente della Repubblica Beneš, con l’accusa di complotto contro lo stato. Si contrapposero due manifestazioni popolari: la prima, suscitata dai comunisti e la seconda, sostenuta dagli studenti, che fu dispersa dalla polizia facendo fuoco sulla folla. Il ministro degli Esteri non comunista Masaryk fu trovato morto sotto la finestra di casa sua il 10 marzo 1948. Fece seguito una campagna di terrore volta a intimidire e a dissuadere gli anticomunisti a protestare pubblicamente, come era avvenuto a febbraio dopo le dimissioni dei ministri non comunisti. Alle elezioni del 30 maggio 1948 si presentò una sola lista comunista. Il primo atto di scontro aperto fu la guerra di Corea ma non portò alla deflagrazione mondiale. La paura della guerra domina l’Occidente, assillato da questa guerra che avrebbe distrutto l’umanità in considerazione del possesso della bomba. Truman esce di scena nel ‘52 e viene sostituito da Eisenhower, viene nominato un presidente Republicano, ex comandante nomination legata al clima della guerra, perché lui era un militare. Il vicepresidente è Nixon. Gli stati del sud sono stati ancora legati alla difesa delle leggi segregazioniste. Lui è un presidente che si differenzia dalla tradizione delle presidenze democratiche in quanto ha atteggiamento distaccato nei confronti del congresso e della vita politica ed è convinto che non bisognasse gravare troppo sulla vita politica. È un’idea più conservative rispetto allo stile liberal (Wilson democratico più presente). La presidenza Kennedy fu intensa ma breve, solo 2 anni perché fu assassinato nel 22-11-63. Sembrava che significasse l’inizio di una nuova era, in realtà la sua esperienza di governo, significativa in quanto presenta una forte personalità. Uscito di scena Kennedy sale Johnson e nel ‘64 viene rieletto (elezioni stravinte dai democratici) ed è passato alla storia come un presidente secondario, ma a Johnson si devono le prime e vere leggi antisegregazioniste, sulla spinta del civil right movement. Dalla sua presidenza si nota un declino del partito democratico che è diviso al suo interno e c’è nuova componente di giovani democratici pacifisti contestatori contro l’establishment che fanno capo a Robert Kennedy, fratello di Kennedy. In Italia, De Gasperi rassegnò le dimissioni il 13 maggio per la impossibilità di assumere drastiche scelte di politica economica volte a risanare la finanza pubblica, contenere l’inflazione e avviare la ripresa produttiva con la coalizione tripartita di democristiani, socialisti e comunisti. Il giorno dopo Truman assicurò ufficialmente all’ambasciatore italiano a Washington, Tarchiani, il sostegno americano ad un governo senza comunisti. Il 31 maggio 1947 nacque il quarto governo De Gasperi, monocolore con l’appoggio di liberali e qualunquisti. Si trattò, nel quadro europeo occidentale, dell’operazione più difficile perché PCI e PSI erano legati dal patto di unità di azione e avevano ottenuto alle elezioni per l’Assemblea costituente del giugno 1946, in liste separate, il 38% dei suffragi. Inoltre, la sinistra di classe controllava la Confederazione sindacale ancora unitaria (CGIL) che era in grado di mobilitare il mondo del lavoro contro il governo. In Francia, le tensioni politiche nel governo Ramadier erano alte per i provvedimenti assunti dal socialista Blum, nel dicembre 1946, di blocco di prezzi e salari. Allo sciopero alla Renault (aprile 1947) fece seguito un dibattito parlamentare nel quale il gruppo comunista votò contro il blocco dei salari, offrendo a Ramadier l’argomento valido per espellere i comunisti dal governo. La forza del partito era notevole perché alle elezioni del novembre 1946 aveva raccolto il 28% dei suffragi. Tuttavia, diversamente che in Italia, i socialisti non erano legati ai comunisti dal patto di unità di azione e quindi questa rottura provocò l’isolamento del PCF. Analoga rottura avvenne in Belgio, dove peraltro il partito comunista era assai più debole, con il 12,7% dei suffragi ottenuto alle elezioni del 1946. In Olanda, i comunisti erano già stati allontanati dal governo nel 1945. Era, quindi, centrale per gli Stati Uniti l’approccio economico alla stabilizzazione politica, anche perché negli Stati Uniti restavano forti le incertezze sulle scelte di politica estera e militare da compiere e l’opinione pubblica americana era avversa ad un impegno permanente in Europa. Il Piano Marshall rispondeva al disegno di creazione di un grande spazio euro-atlantico di libero mercato che integrasse in termini commerciali Europa e Stati Uniti, anche grazie all’azione del GATT che dal 1947 era deputato a curare la riduzione progressiva delle tariffe su base di reciprocità. Questo obiettivo, in realtà, fu difficile da raggiungere. In primo luogo perché le difficoltà delle bilance commerciali dei paesi dell’OECE, che era l’organismo deputato in Europa ad amministrare i fondi Marshall, costrinsero fino alla fine degli anni Cinquanta a razionare le importazioni. Inoltre, la guerra di Corea e l’accelerato connesso riarmo crearono ulteriori difficoltà alla riduzione dei contingentamenti. Successivamente, la nascita della CEE e le politiche difensive portate avanti da quest’ultima tesero a creare un’area regionale di libero scambio protetta. Tuttavia, l’utilizzo dei fondi Marshall per l’acquisto sul mercato americano di beni, per lo più strumentali, materie prime, sementi e risorse di primo intervento ai fini della sopravvivenza a breve delle popolazioni, ottennero i risultati previsti sul versante della conversione produttiva americana e della ricostruzione economica europea. Il trasferimento della tecnologia produttiva americana in Europa, sia nei metodi sia nel know how, concorse allo svecchiamento dell’industria europea. Inoltre i tassi di crescita annui delle esportazioni furono comunque cospicui, attestandosi per un decennio nel dopoguerra al 7% annuo. Negli Stati Uniti, la disoccupazione rimase bassa, non oltre il 4% della forza lavoro, e la riconversione industriale fu senza intoppi, anche se il 1946 fu anno di grande conflittualità sociale. In Europa occidentale, i fondi Marshall ebbero un impatto psicologico oltre che economico enorme, perché fecero chiaramente percepire agli Europei che gli Stati Uniti erano impegnati nella ripresa del vecchio continente. I 14 miliardi di dollari distribuiti ebbero questa destinazione per i principali paesi: 3,3 alla Gran Bretagna, 2,7 alla Francia, 1,5 all’Italia e 1,4 alla Germania. Inoltre, tutti questi paesi europei ricevettero anche altri aiuti. Con l’esaurirsi degli aiuti UNRRA, pari a circa 3 miliardi di dollari e che avevano riguardato anche i paesi dell’Europa orientale e l’URSS, nel novembre 1947 Francia e Italia ricevettero aiuti aggiuntivi per complessivi 540 milioni di dollari dal Congresso americano. Se paragoniamo queste cifre al costo globale del conflitto mondiale, valutato in 730 miliardi di dollari, comprendendo ambedue i fronti di guerra, vediamo che si tratta di somme limitate. Tuttavia, gli Stati Uniti avevano anticipato ai paesi alleati e in particolare alla Gran Bretagna e all’Unione Sovietica 43,6 miliardi di dollari nel corso del conflitto con la legge affitti e prestiti (lend and lease). Comunque, la funzione di traenza dei fondi Marshall per altri capitali soprattutto interni ai paesi interessati, grazie alla fiducia infusa sulla possibilità della ripresa, fu decisiva. Del resto, i conferimenti Marshall vanno piuttosto paragonati alle risorse sottratte dall’Unione Sovietica ai paesi dell’Europa orientale dominati, e in particolare a Germania orientale, Ungheria, Austria e Romania, pari a una somma oscillante fra 15 e 20 miliardi di dollari, in funzione della ricostruzione sovietica. Questo concorre a spiegare il boom economico degli anni Cinquanta sul versante occidentale e la diffusa povertà combinata con la stagnazione nei paesi dell’Europa orientale e balcanica. Ciononostante, la linea degli industriali europei fu oscillante. Ai benefici che dava la possibilità di approvvigionarsi di materie prime, di beni strumentali e di tecnologia negli Stati Uniti si associò la preoccupazione di non potere reggere l’impatto della concorrenza americana. Questo concorre a spiegare la ripresa di spinte protezionistiche in Europa dagli inizi degli anni Cinquanta. Gli strumenti di gestione del piano che fu varato dal Congresso americano nel marzo 1948 e che divenne operativo il 1° luglio successivo furono a Washington l’Economic Cooperation Administration (ECA) e a Parigi l’Organization for European Economy Cooperation (OECE), che era lo strumento permanente di coordinamento delle politiche economiche dei paesi europei e che fu integrato nel 1961 con Stati Uniti e Canada, divenendo OCSE. L’ECA esercitava un controllo sull’utilizzo dei fondi da parte dei governi nazionali, curando che fossero impegnati a fini di crescita economica e produttiva. Quando un governo nazionale ne faceva un uso diverso, come nel caso del governo italiano che nel 1949 tesaurizzò i fondi a fini deflativi, costituendosi riserve per stabilizzare la moneta, veniva richiamato a rispettare gli indirizzi generali di finanziamento alla crescita (Country study). Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ottenne un credito iniziale dal Tesoro americano di 7 miliardi di dollari funzionali a compensare le svalutazioni competitive delle monete e le politiche restrittive. Gli effetti in termini di crescita economica furono impressionanti. Fatta pari a 100 la produzione dei paesi OECE nel 1938, nel 1949 l’indice era salito a 110, a 122 nel 1950, a 134 nel 1951. Il blocco di Berlino fu una scossa per l’opinione pubblica americana che permise al presidente Truman di imprimere una svolta decisiva alla politica europea degli Stati Uniti. Nel giugno 1948 furono avviati colloqui segreti per giungere alla costruzione di una alleanza che coinvolgesse 12 paesi e che stabilizzasse in termini politici e militari l’Europa occidentale e che portò alla nascita dell’Alleanza Atlantica (aprile 1949). Si trattò di un salto di qualità nella politica americana verso l’Europa occidentale. Il passaggio successivo, condizionato dalla vittoria di Mao in Cina e poi dall’attacco nord-coreano del giugno 1950, fu la creazione di uno strumento militare, North Atlantic Treaty Organisation (NATO) , che prospettava la presenza permanente degli Stati Uniti in Europa e il riarmo dei paesi europei nel quadro della Alleanza. Questa svolta era avvenuta nel contesto di una campagna anticomunista montante presso l’opinione pubblica americana che era stata scandita dall’avvio del processo contro gli esponenti e i militanti del partito comunista americano (luglio 1948) e che sfocerà, sull’onda della guerra di Corea, nella «caccia alle streghe» del senatore McCarthy. Tale azione prese le mosse dalla denuncia di una presunta «quinta colonna» comunista infiltrata nel Dipartimento di stato. Queste le linee fondamentali da ricordare, questo il quadro che cristallizzò il mondo in due sfere di influenza, non senza momenti di crisi, come la guerra di Corea dal 1950 al 1953, la lunga serie di conflitti che sfoceranno nella guerra del Vietnam, che inizia con le prime scaramucce del 1954 dopo la sconfitta francese da parte dei Vietnam e che termina soltanto nel 1975, questa volta con la sconfitta americana. Una prima attenuazione della contrapposizione Est-Ovest si fa risalire al 1953, anno della morte di Stalin e con l’affermazione di Chruscev nel 1956; ma poi ci fu un momento di alta tensione tra il 1961 e il 1962 in America Latina, quando nel 1961 gli Usa appoggiarono una spedizione armata di esuli anticastristi a Cuba con l’intenzione di rovesciare il regime socialista di Castro. Si tratta della nota spedizione della Baia dei Porci, che fallisce per la reazione dell’URSS, che già forniva assistenza economica e militare ai cubani, reazione che fu immediata e che consiste nell’installazione di basi di lancio per missili nucleari a Cuba. Quando le basi sovietiche furono scoperte, fu Kennedy ad ordinare un blocco navale attorno all’isola per impedire l’avvicinamento delle navi sovietiche. Lo scontro fu evitato per poco e solo che i russi accettarono di smantellare le basi missilistiche in cambio dell’impegno americano di astenersi da azioni militari nei confronti del regime di Castro. In Gran Bretagna all’indomani della seconda guerra mondiale a poche settimane della resa del conflitto, a giugno del ‘45 Londra va alle elezioni, Churchill sembra dovesse vincere, ma vincono i laburisti. Vero e proprio turning point della storia politica del Regno Unito. La storiografia si è interrogata su questo fatto. Come è possibile che il salvatore della patria abbia potuto perdere? La prima ragione riguarda il valore del partito politico. Churchill è in una posizione di molta indipendenza fra le fila dei conservatori, è un grande leader “solo”, tutto ciò all’indomani della guerra non funziona. A vincere è il partito e non più l’uomo. Inghilterra dopo la guerra ha bisogno non più di un mito ma di una realtà. Ci sono intere aree da ricostruire e viene coniato un termine, coventrizzazione, da Coventry, un sobborgo che viene raso al suolo, la popolazione ha bisogno di un aiuto, di protezione. C’è un solo soggetto riconoscibile ovvero il partito politico. I laburisti avevano vinto le elezioni perché avevano saputo corrispondere all’aspettativa dell’opinione pubblica di rinnovamento dell'amministrazione pubblica e di costruzione di uno stato sociale. Il baricentro politico si sposta a sinistra perché Stalin rappresenta colui che aveva sconfitto il nazismo, quindi c’era un grande appeal, inoltre l’America che vince la guerra non è quella dello sfrenato capitalismo ma l’America del Keynesismo, solidale, che aiuta, lo Stato che interviene a che interviene a svantaggio dei ceti meno abbienti. (L’Unico paese in controtendenza è l'Italia che nel ‘46 avrà un governo liberista con a capo Luigi Einaudi, le sinistre vengono espulse.) Il partito laburista ha al suo interno un'anima metodista e religiosa molto forte, avevano rotto con il comunismo e tranquillizza il ceto medio, è legittimato a governare, ma tranquillizza dal punto di vista delle tradizioni religiose il ceto medio inglese. Gli inglesi avevano bisogno non di eroi ma di stabilità. Vince Attley, gente che può aiutarti, va al governo una classe politica non inesperta che farà un piano di governo, destinato a segnare il dopoguerra inglese, è un piano di governo di grande esposizione dello Stato. È piano di socialismo liberale, c’è una grande ondata di nazionalizzazioni di cose importanti per l’economia inglese (la banca di Inghilterra nel 1946, il settore carbonifero nel 46, l’elettricità e parte del settore pubblico stradale nel 47, le ferrovie nel 48, il gas nel 49, ferro ed acciaio). C’è la nazionalizzazione del sistema sanitario che si deve ad Devan, rappresentante della sinistra, riforma simbolo che entra in funzione nel 48. Il programma di governo venne varato nel 45, si chiamava LET US FACE THE FUTURE, programma elettorale che venne realizzato. I laburisti accettarono il sistema istituzionale inglese, che non divenne socialista, nonostante fossero socialisti, non avrebbero mai abbattuto il re, avrebbe rispettato l’equilibrio dei poteri. L’house of Lords rimase in piedi, contribuì a moderare i propositi di nazionalizzazione, fu la cassa di risonanza della corona e anche all’interno dell’ House of Commons, i laburisti rispettarono le opposizioni del partito conservatore. Questa esperienza di governo, marca tutto il dopoguerra perché i conservatori non invertiranno la politica del consenso portata avanti dai laburisti. Dal punto di vista della politica estera rimase fedele al campo occidentale, beneficia del piano Marshall ed è un governo laburista ad accettarlo, Stalin non lo accetta, in Italia il partito comunista lo criticava perché lo credeva un sistema di controllo politico. Si pensava all’inizio che i laburisti rappresentavano una terza via tra est e ovest, ma divennero i soci di maggioranza del sistema americano, confermano la special relationship. Quando i laburisti lasciano il governo nel 51, e al governo ritorna Churchill i conservatori si guardano bene dall’invertire quella politica. Si chiama politica del consenso—>politica dello Stato a favore della società, a favore delle classi meno abbienti, una esposizione di questo é il piano edilizio che viene varato da Mac Milan, conservatore al governo dal 57 al 63, conservatore che sposa una politica di aiuti nei confronti della società.. Dopo la vittoria laburista c’è prevalenza nei governi conservatori. È un secolo di prevalenza Tory. L’esperienza laburista viene chiamata la NEW GERUSALEM per la pace, non viene abolito il tesseramento per il cibo come se ci fosse ancora la guerra, per favorire la ripresa dell’economia, il ceto medio si stanca delle restrizioni, arrivano i soldi del Piano Marshall, il ceto medio e la classe operaia vogliono partecipare al consumo, vogliono dotarsi di beni di consumo. Ciò crea una disaffezione verso il partito laburista, per ciò la vittoria si basa su uno spostamento di posizioni, c’è una soggezione economica a causa del fatto che si instaura una modalità di governo troppo accondiscendenza nel movimento operaio che chiedevano un aumento e ciò ha permesso una crescita a causa dell’invecchiamento del tessuto industriale, e questa presenza costante dei sindacati= politica del consenso dagli anni 40, fino all’arrivo di Thatcher nel 79, tutto ciò che era stato nazionalizzato da Attlee, venne privatizzato da Thatcher. Nel 1962 c’è il tentativo di un colpo di Stato perché De Gaulle che era stato chiamato al potere dagli ambienti della destra, stupisce la stessa destra, si riappropria dei poteri istituzionali e propone l’elezione del presidente della Repubblica. Il progetto di Costituzione viene proposto al referendum popolare, tutti i partiti si oppongono, a favore del referendum ci sono de Gaulle e i gollisti e il referendum passa. Dal 62 in poi nasce la Quinta Repubblica francese che è in vigore attualmente in funzione ed è un sistema che riconduce in sé i tratti di questa dicotomia classica della Francia: da una parte l’anima monarchica (il Re), dall’altra l’anima democratica. Il sistema ha retto benissimo, si pensava che potesse finire quando ci fu una situazione non prevista dai costituenti ovvero un presidente della Repubblica socialista ovvero Francois Mitterand e un PC neogaullista, Jacques Schirat. La costituzione è stata scritta da De Gaulle blindando il testo che non passò mai in parlamento, ci fu un passaggio in cui si vede la volontà ferrea di DeGaulle di sottrarre il procedimento istituzionale dal potere dei partiti politici. L’anima monarchica è ancora ben visibile in tutte le manifestazioni che riguardano il presidente della Repubblica (Macron, sfilata a piazza Louvre per prendere i voti). In ’Italia, il fascismo cade il 25 luglio del 1943 e si apre un periodo di transizione che può essere diviso in due tappe (43-45 fino alla liberazione quando è ancora in corso il conflitto con il territorio occupato in parte dell'esercito liberatore, dall’altra parte dalle truppe tedesche in ritirata, il territorio nazionale, inoltre, è caratterizzata da una sanguinosa guerra civile tra fascisti e antifascisti) seconda fase 45-48 (dalla liberazione sino alla proclamazione della repubblica) Sono anni cui si risolve la questione istituzionale attraverso un referendum e si celebrano le prime elezioni democratiche alle quali partecipano le donne ‘46 (questione istituzionale e assemblea) Prima fase: 8 settembre- data in cui viene comunicato l’armistizio di Cassibile , alcuni storici parlano di morte della patria, furono giorni di grande sbandamento in cui gli eserciti erano pronti a fronteggiarsi, lo Stato maggiore della nazione si era dileguato (il re e Badoglio abbandonano Roma, raggiunsero Brindisi senza dare ordini precisi e con la stessa popolazione che era combattuta sul da farsi, non sapeva dove risiedessero le ragioni della patria). Dopo l’8 settembre Mussolini viene liberato da Hitler dalla prigione sul Gran Sasso e il 18 settembre del 43 proclama la costituzione di uno Stato fascista, la Repubblica di Salò che era uno stato fantoccio, alla totale mercé dei nazisti. La nomina di Badoglio aveva un significato preciso, continuare a muoversi sui canali istituzionali, riprendeva che lo Stato continuava a muoversi sul vecchio ordine costituzionale. Si affermava il potere del capo dello Stato, lo statuto Albertino era stato esautorato nella prima parte del fascismo, c’era un governo autoritario che si muoveva indipendentemente da ciò che affermava lo statuto Albertino. La carta nella volontà del sovrano continuava a vivere. La situazione delle forze in campo è complicata. Esiste una monarchia con il re che era mal visto da tutti, contro la monarchia c’erano i fascisti, a Salò era nata una repubblica sotto la protezione dei nazisti, da un punto di vista ideologico il fascismo cerca di ritornare alle origini (movimento rivoluzionario, rinnovatore e disposto a metter in discussione anche la monarchia)Il potere del re è contestato dai partiti antifascisti, si sono cominciati a ricostituire attorno al 25 luglio del 1943 , monarchia da una parte , fascisti da una parte e partiti antifascisti dall’altra. Il re era colui che aveva dato il potere a Mussolini, aveva firmato le leggi razziali e la dichiarazione di guerra. All’interno dei partiti antifascisti si apre una contrapposizione tra le forze della sinistra e le forze più moderate. I partiti antifascisti sono 6 esarchia (partito comunista italiano, partito socialista italiano, partito d’azione , unità proletaria ovvero PSIU che nasceva dalla confluenza di due organizzazioni (partiti comunisti), partito democratico del lavoro, democrazia cristiana e partito liberale). Il discrimine è l’atteggiamento nei confronti della monarchia (Re tolto di mezzo da parte di tutti i partiti) diversa istituzione monarchica. Nei confronti di questo problema i 3 di sinistra togliere monarchia e potere a CLN formato dalla presenza dei 3 partiti. Le prime riunioni si tennero a Milano tra vari esponenti liberali, cattolici, azionisti e si formò un comitato centrale di liberazione nazionale con sede a Roma. I partiti moderati avevano un atteggiamento differente (DC non si schiera, il partito liberale non poteva essere avverso alla monarchia, avevano dato i natali all’Italia, aveva una condizione di ostracismo nei confronti del re ma non nei confronti della monarchia, stessa cosa il partito democratico del lavoro, a estrazione notabilare molto meridionale e con molti monarchici al suo interno). I CLN di tutta Italia, sia quelli collocati a nord della linea Gustav, clandestini, sia quelli del Mezzogiorno tennero un congresso a Bari (gennaio 1944) dal quale scaturi la richiesta di abdicazione del re, della liquidazione del governo Badoglio e della formazione di un governo espresso cale forze antifasciste.La situazione di stallo nelle relazioni fra CLN, monarchia e Badoglio si perpetua fino alla fine di marzo 1944. La svolta venne da due eventi. Il primo fu il riconoscimento del governo Badoglio da parte del governo sovietico. La proposta venne avanzata dal segretario generale al ministero degli Esteri Prunas a Vysinskij, rappresentante sovietico nell'Advisory Council of Italy. Per il governo italiano ciò significava acquisire margini di azione internazionale, uscendo dallo stato di completo isolamento cui era costretto dagli inglesi. Per Stalin accettare la proposta di Prunas significava dare forza alla presenza sovietica in Italia, rompendo l'esclusivismo alleato. Inoltre, il riconoscimento era il migliore viatico per il ritorno di Togliatti, capo del PCI, in patria e per preparare la sua azione volta a dare centralità al partito nelle relazioni con le istituzioni. Il secondo evento centrale fu la svolta imposta da Togliatti al partito, detta svolta di Salerno, dal luogo e dal tema centrale del discorso pronunciato da Togliatti subito dopo il ritorno in patria. I contenuti della svolta furono i seguenti: la collaborazione delle forze antifasciste con le istituzioni grazie al rimpasto del governo Badoglio, che diveniva politico, e il contestuale rinvio della questione istituzionale alle decisioni dell'Assemblea costituente dopo la fine della guerra.La svolta si conciliava con le posizioni assunte dalle forze moderate del CLN e convergeva con gli interessi degli alleati che intendevano tenere saldi il re e Badoglio, firmatari dell'armistizio. L'azione di Togliatti era conseguente e coordinata con il riconoscimento sovietico del governo Badoglio e, tramite il PCI, dava all'Unione Sovietica un peso politico in Italia ove la forza militare anglo-americana era esclusiva. I partiti moderati nello stesso tempo stavano lavorando per arrivare al compromesso istituzionale- accettazione della monarchia con una soluzione differente, abdicazione di Vittorio III, potere conferito a luogotenente del re (Umberto), soluzione istituzionale affidata al pop9o una volta che le conflittualità si fossero concluse. Altra condizione era che sino alla elezioni della questione istituzionale non devono essere compiuti gestiti che avrebbero dovuto mutare l’equilibrio politico. Nel CLN Vigeva inoltre la regola dell'unanimità delle decisioni. Il primo atto da ricordare, Roma viene liberata il 5/6 giugno del 44, liberata Roma il primo atto è il decreto legge luogotenenziale 25 giugno 1944 n 151 (la costituzione provvisoria ), luogotenenza di Umberto e “‘impegno dei ministri e dei sottosegretari di non compiere atti che pre giudicassero la questione istituzionale. L’articolo 3 é importante, i partiti moderati erano ben chiari, no. Si dovevano compiere scatti repentini e provvedimenti che potevano avere la soluzione del problema istituzionale. Essa andava affidata al popolo una volta che la guerra fosse finita. Si forma un governo di unità antifascista, presieduto da un notabile dell’Italia liberata, ex socialista riformista che diventa il presidente del consiglio in quanto era stato a capo del CCLN. I partiti antifascisti non erano solo quelli dell’esarchia, i repubblicani parteciparono alla resistenza con grande attivismo. Non partecipano al CLN in quanto sono repubblicani e il CLN aveva riconosciuto il re. Tra gli antifascisti abbiamo gli antifascisti monarchici, credevano che la monarchia potesse avere ancora un valore e che giocano un ruolo decisivo nella lotta di liberazione, sono gli ex militari che avevano giurato fedeltà al re nella guerra e non a Mussolini, il capo dello Stato era il Re. Il governo viene affidato da Ferruccio Parri, nel luglio del 45 viene creato un nuovo governo che gode della fiducia di tutti i partiti ma viene accusato dai liberali di essere troppo sbilanciato a sinistra egli si dimostrò non Troppo tenace a contrastare la questione sociale sul governo. egli viene sfiduciato tra l’agosto e i, settembre del. 45, la caduta di Parri viene vista come la fine del sogno della Resistenza egli era stato un grande capo partigiano e messo a capo del governo e capo resistenza. I partiti di sinistra vengono accusati di turbare quell’ordine sancito dall’articolo 3. Si apre il problema dei CLN (due Interpretazioni sul CLN, i partiti di sinistra pensavano che la nuova Italia dovesse nascere da questi, nuove cellule, della democrazia, idee avanzate di rottura nei confronti del passato, Parri si alzò in consulta e disse che l’Italia liberale non era stata una democrazia, al che si aprì una diatriba in quanto gli azionisti volevano ridare una visione differente dal passato. Quella che si creò non era un’Italia uguale al passato e non poteva cancellarsi l’esperienza fascista ma allo stesso tempo non si voleva rompere completamente con il passato. Liberali, democristiani e partito democratico del lavoro puntano non a creare un ‘Italia sul CLN quanto più a ricostruire gli istituti di una liberal democrazia ovvero il parlamento, le camere, un governo e un capo dello stato. Il governo Parri rappresenta il nodo centrale del processo di transizione democratica e le dimissioni di Parri costituiscono la vittoria di una soluzione moderata. Dopo Parri, il suo successore sarà Alcide de Gasperi esponente democristiano il quale avrà l’idea che collimava con le aspettative dei partiti moderati ovvero rimettere in sesto una democrazia parlamentare. La nomina di Badoglio significa la ripresa di un assetto tradizionale, Badoglio riceve il mandato dalle mani del re. Il primo momento di unità antifascista fu l’inserimento del secondo governo Badoglio con partiti antifascisti. Il governo Bonomi fu il primo governo ufficiale antifascista si instaura dopo liberazione di Roma, 4-5 giugno ‘44. Si dà vita istituzionale a questo compromesso,, legge da ricordare è una legge luogotenenziale del 25 giugno 1944 n 151, una sorta di costituzione provvisoria, che stabilisce capisaldi dal punto di vista istituzionale di transizione democratica. Se si arriva a questo passaggio si arriva ad un’opzione moderata, segnale che ci si stesse avvicinando ad un sistema moderato per evitare una nuova avventura e la creazione di una consulta nazionale che è un organo messo in piedi nel ‘45 ed è il primo organo di natura rappresentativa di cui si dota Stato italiano post fascismo. Alla fine della guerra, l’Italia ha già un governo e si sta avviando alle elezioni dell’assemblea legislativa. La rappresentatività non è necessariamente elettiva, non si può votare, e per questo si crea un’ assemblea attraverso forme di rappresentanza di categoria (partiti con i rappresentanti, le categorie del lavoro) perché non si poteva votare. La consulta nazionale ha un ruolo importante perché in quella fase veniva promossa perché era un modo per discutere i provvedimenti del governo. I provvedimenti erano di grande importanza a livello amministrativo e di tipo politico, uno di questo provvedimento sulla epurazione, di chi si era macchiato di colpe del regime fascista. Viene eletta consulta quando il governo Parri stava lasciando il ruolo a De Gasperi. La crisi del governo Parri fu di natura antifascista, erano presenti i moderati ovvero coloro che avevano lottato contro il nazifascismo, e un antifascismo che puntava alla formulazione di una nuova realtà sociale. Prevale la prima. De Gasperi è il presidente del consiglio che succede a Parri. Le prime elezioni amministrative da marzo a novembre, per i comuni e le province 46. Dal 45 al 48, ci fu un primo momento importante: la crisi del governo Parri poi De Gasperi. Alle elezioni del ‘46 il primo partito e la DC (35,2% dei voti) ed il secondo e il partito socialista (20.7%) non i comunisti (18-19%). Il secondo partito è il partito storico del partito italiano. Il 2 giugno 1946 nelle quali vinse la Repubblica. (precedettero 2 governi formati dal CLN, uno di Parri che subentrò al governo Bonomi dopo la fine della guerra). La classe politica vede una grande prova maturità nell’ accettare il risultato referendario. Maggior prova di responsabilità fu re Umberto II compostamente dopo il referendum invece di cavalcare polemica, abbandonò l’Italia per non dare adito a comportamenti rivoltosi. In Italia dopo la guerra c’è un grande senso di responsabilità e solidarietà. Molti partiti politici che avevano al loro interno avevano una grande opzione monarchica optarono per la grande fedeltà. Il primo presidente della Repubblica italiana, Einaudi, aveva optato per la monarchia, era un liberale. La caduta del terzo governo De Gasperi e la svolta a maggio del ‘47, apre la crisi del suo terzo governo tripartito e chiede fiducia di governo senza le sinistre, senza il PSI e PC. Veniva formato un governo monocolore democristiano, con alcuni tecnici. Nel partito socialista si forma una frattura, Saragat abbandona il PSI e forma un partito a sé, perché è contro l’accordo con i comunisti e fonda il partito socialista del lavoro, nel 47 si forma questo governo. Il 47 è l'anno dell'apertura alla guerra fredda ed ebbe ripercussioni sui sistemi politici dei paesi destinati a ricevere il piano Marshall. C’è una decisione autonoma di De Gasperi di collocare l’Italia nel campo occidentale, si tratta di una precisa scelta di campo, in Italia esisteva il partito comunista più grande dell’occidente, escludendo la collaborazione con le sinistre, portatrici di valori confliggenti con sistema occidentale. Si forma il 4 governo De Gasperi democristiano con alcuni tecnici, tra cui Einaudi (governatore della Banca d’Italia dal 45 in poi) a cui viene affidato il ministero del bilancio, poi Cesare Merzagora che assunse il ministero del commercio con l’estero, Gustavo Del Vecchio. Si tratta di personalità con una precisa caratterizzazione ovvero portatori di un’idea liberale di economia, cioè l'intervento dello stato limitato e libertà di iniziativa privata. I partiti comunisti gridarono alla restaurazione del vecchio ordine, si usarono toni abbastanza alti, accusando Einaudi, economista che nel 44-45 lasciò libero sfogo all’inflazione per fare in modo che si potesse ripristinare l’economia. Nel 46-47 pone un freno all’inflazione e instaura un processo di deflazione che provoca una caduta dei prezzi. Nel 1948 viene votato il testo costituzione ed entra in vigore il primo gennaio, la costituzione è figlia di diverse delle culture politiche (social comunista, cattolica, liberale) ed è un testo che prende corpo grazie al contributo di queste culture politiche. Alle elezioni del 18 aprile del ‘48 ci fu scontro epocale tra due mondi diversi DC e fronte popolare (comunisti e socialisti), la DC raggiunge quasi la maggioranza assoluta, poi partito comunista e socialista. Da allora si apre il periodo di centralità della DC. La vittoria democristiana è frutto non soltanto della validità del progetto politico, ma anche del fatto che l’Italia ha una componente moderata maggioritaria. Con queste elezioni ci sono elementi di novità: sembra che ebbe peso dominante il voto femminile. Ebbe un ruolo anche la chiesa cattolica, perché aveva svolto una funzione importante nel periodo della transizione perché in un periodo senza alcuna certezza, la chiesa era un’istituzione millenaria, che si schiera contro i partiti comunisti. Si apre da questo momento un periodo di centrismo degasperiano, formula quadripartita, DC più repubblicano, socialdemocratici e liberali.Forma di governo che domina in Italia fino al ‘53-‘54. Permette di gettare i primi passi per la ripresa dell’ Italia e per il reinserimento dell'Italia nel novero delle potenze. Questo non impedisce il dissenso nei confronti del regime comunista: Sacharov, dissidente sovietico, Solgenitsin, autore di un libro ‘arcipelago Gulag’ in cui racconta la vita nei Gulag. Solidarnosc, sindacato cattolico, il cui leader era Valesa. (Viene arrestato e la legge marziale viene abolita, si deve ricordare Papa Giovanni Paolo II il quale ebbe un ruolo decisivo nella condanna del comunismo e del sistema sovietico, aveva vissuti gli orrori del nazismo e del comunismo, che porta alla sconfitta del comunismo.) Un altro momento di dissenso era la primavera di Praga, quando Palach si dette fuoco in segno di protesta. Finché non diventa capo di Stato Gorbaciov, tutto cambia, un processo di democratizzazione del partito con alcune misure di liberalizzazione dell’economia, cercò di attingere dalla storia, ovvero la NEP, attraverso la perestroika. Il PCUS e l’URSS erano complementari e potevano vivere solo insieme, non si poteva avere un PCUS riformato. Da un punto di vista economico, si passò da un’economia pianificata a secondo i piani quinquennali di Stalin, si passa ad un capitalismo senza regole che determina l’arricchimento di pochi ed un impoverimento della popolazione, è una deriva del capitalismo. É il governo di Budapest il primo ad abbattere alcuni chilometri della cortina di ferro. Il regime sovietico viene spazzato via, l’89 è un anno chiave, Solidarnosc vince le prime elezioni democraticamente, nell’89 si rivolta la piazza Tienanmen, rivolte al regime comunista. A Budapest si decide la fine della dottrina della sovranità limitata, nel novembre dell’89 cade il muro di Berlino e in Romania il regime di Ceausescu, viene abbattuto. La Bielorussia e l’Ucraina hanno una posizione strategica, perché sono dei paesi cerniera. Le conseguenze furono notevoli anche sul piano interno, Gorbaciov a dimostrazione della sua impossibilità di riformare il comunismo, finì l’unione sovietica. Gorbaciov si dimette, la prima realtà che si forma è la CSI, una federazione per mantenere i vecchi legami, il primo presidente è Yeltsin, che non si dimostra in grado di tenere il sistema, oppositore di Gorbaciov. Il crollo del regime comunista portò all’esplosione dei vari nazionalismo, oppressi dal regime politico che reclamava libertà, autonomia (Cecenia, regione a maggioranza musulmana, compressa fino a quel momento). Si arriva al potere di Putin, che riesce a stabilizzare la Russia, al prezzo di una perdita di democrazia interna, recupera il passato pre comunista, i valori del nazionalismo russo, il mito della grande patria russa, che vuole difendersi dall’aggressione dell’occidente. GUERRA DEL GOLFO: Durante le amministrazioni Clinton (1992-2000), il pendolo è oscillato più a favore della prima opzione, anche perché la guerra contro l'Iraq gestita dall'amministrazione di George Bush si ne aveva precostituito le condizioni negli anni 1990-1991. Il dittatore iracheno Saddam Hussein aveva attaccato e invaso il Kuwait il 2 agosto 1990 per un complesso di motivi in parte non difformi da quelli che lo avevano indotto ad attaccare l'Iran dieci anni prima. Fra questi in primis il disegno di fare dell'Iraq il perno degli equilibri politici dell'area nella convinzione di ottenere, se non l'appoggio, almeno l'accettazione degli Stati Uniti. Di nuovo c'era che, dopo la lunga guerra contro l'Iran che si era conclusa nel 1988 senza ottenere i risultati auspicati, l'Iraq si era molto indebolito economicamente. Le casse dello stato erano vuote e le condizioni di vita della popolazione peggiorate. In più, i creditori arabi della guerra, in particolare Kuwait e Arabia Saudita, pretendevano il saldo del debito, non sanabile da parte dell'Iraq, mentre aumentavano la produzione del petrolio provocando l'abbassamento del prezzo e l'aggravarsi della crisi economica irachena. Da qui la decisione dell'uso della forza militare per costruire il grande Iraq e per ottenere le risorse petrolifere necessarie a dare una svolta al collasso del paese.Si forma una coalizione internazionale, guidata dagli Usa che diventa patrocinatrice di un’azione vincente. Tra il gennaio e il febbraio del 91 le truppe alleate parteciparono, servirono a ricacciare nei confini l’Iraq, il presidente americano è Bush Senior. La guerra dei Balcani, 1991-1994, a dimostrazione di quanto il progetto sovietico aveva evitato tutto ciò, il crollo dell’Urss è stato visto come un trionfo da parte di tutte le potenze occidentali, ebbe delle conseguenze critiche. Si verifica la disgregazione della Jugoslavia, del progetto titino. Questa guerra viene combattuta dagli Usa, senza l’approvazione dell’Onu, viene attaccato il leader serbo, con bombardamenti e anche gli italiani partecipano in questo caso ad una spedizione guidata dagli Usa. Nel 91 in Somalia cade il regime di Siad Barre, bisogna menzionare il genocidio dei Tutsi, in Ruanda si tratta di un genocidio di dimensioni epocali, dimostrazione di un continente africano alla deriva incapace di gestire un processo di decolonizzazione. In Tutto ciò si denota la fallacia dell’ONU, che o è spettatrice delle tragedie o diventa uno strumento degli Usa. Il fenomeno più vistoso che si verifica nel mondo islamico è quello di una radicalizzazione della proposta religiosa, questo radicalismo isalmico sferra degli attacchi all'occidente e la data da ricordare è l’11 settembre del 2001, con l’attacco alle torri gemelle. Tutto il mondo rimase atterrito, per la paura di ogni cittadino occidentale di essere attaccati da forze che era impossibile controllare, forze terroristiche sotto il controllo diretto di entità statuarie (Pakistan, Afghanistan, in cui i terroristi avevano avuto una formazione militare, tecnica ed economia). Al Qaeda realizzò questo attacco, poi fu sostituita dall’Isis ed esisteva già prima, infatti aveva già compiuto attività terroristiche. L’attentato alle Twin Towers scatena una reazione, fu il secondo attacco agli stati uniti (dopo Pearl Harbour), colpì il cuore del capitalismo, toccava il simbolo dell’occidente. Ci furono scene di approvazione da parte delle popolazioni in medioriente a questo attacco (anti americanismo). Bush Junior, presidente repubbliocano, appoggiato da un nucleo di neo conservatorismo propone la sua idea di guerra contro gli Stati canaglia. In quel momento la cultura liberal è in crisi, gli stessi americani accusano il partito democratico di essere incapace di non portare avanti le ragioni americane e si guarda ad alcuni grandi presidenti americani recenti quali Ronald Reagan, che aveva dato un impulso alla sconfitta del comunismo, attesta la fine dell'URSS, con un duro atteggiamento. Il partito democratico avrà una ripresa solo con Barack Obama, che risolleva le forze del partito democratico, la vittoria dei cittadini americani di colore, cerca di dare una svolta alla politica estera di Bush Junior. Gli anni 90 sono importanti per l’emergere di potenze asiatiche, dopo la crisi di Tienanmen che si concluse con una repressione, la Cina instaurò una politica estera non molto distesa, con un’immagine danneggiata. Nel 92 viene varata una formula di economia socialista di mercato, e diventa al centro dei processi di delocalizzazione americane ed europee, da parte delle aziende, producono in Cina, per la disponibilità di forza lavoro non sindacalizzata. Nel 97, al 15 congresso del partito comunista cinese, c’è un'apertura al privato, viene varata una forma ibrida, un sistema di mercato aperto in cui lo stato mantiene una posizione privilegiata, grazie al processo di una golden share, che favorisce dinamismo dal punto di vista economico. Nel 2001 la Cina entra a far parte del WPO e risponde ad un obiettivo preciso, politico di condizionare le politiche commerciali e si stabilisce un legame con la Russia di Putin. Viene concessa libertà economica, ma non viene concessa la liberalizzazione politica (che si realizzò con Gorbaciov e portò alla disgregazione). C’è un partito unico, con il leader Xi Jinping, non c’è libertà sul web e ciò consente un tasso del PIL molto alto, risultato di un’economia di tipo capitalistico senza libertà politiche e sociali.
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