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Guerra: giusta o sbagliata? con riferimenti storici e contemporanei, Guide, Progetti e Ricerche di Storia

Il tema svolto vede come protagonista la guerra, la sua inevitabilità e la possibilità di definire un conflitto giusto. Vi sono vari riferimenti a storia Medioevale e contemporanea, sino a giungere all’attuale guerra Ucraina contro Russia.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

Caricato il 24/01/2023

Alessandrateriaca
Alessandrateriaca 🇮🇹

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Scarica Guerra: giusta o sbagliata? con riferimenti storici e contemporanei e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia solo su Docsity! La guerra: “La guerra è giusta?” Le immagini di guerra entrano ogni giorno nelle nostre case per mezzo di televisione, internet e stampa... Di fronte ai conflitti armati, che inevitabilmente trasmettono alla nostra mente rappresentazioni di morte, violenza e terrore, si aprono due opinioni diametralmente opposte: chi pensa che la guerra non abbia alcun buon fondamento e chi pensa che la guerra sia giusta. “Come può una tale crudeltà essere definita giusta?” O ancora, “chi ha il diritto di cambiare irreversibilmente la vita di un innocente cittadino o addirittura di porne fine?” “Il prezzo della vita del cittadino, che sia uno o che siano mille o più, ripaga veramente il risultato, anche se vittorioso, della guerra?” ”La guerra arretra il progresso!” “Dove inizia un conflitto armato, terminano libertà e diritti umani”, si deduce… L'intera storia della civiltà è costellata da guerre. Tra il Trecento e il Quattrocento i conflitti divennero sempre più frequenti. Ricordiamo la guerra dei Cent'anni, combattuta tra Francia e Inghilterra, a partire dal 1337. Questa viene definita come l'ultima guerra medievale e la prima guerra di stampo moderno; essa, infatti, scoppia per ragioni dinastiche (tipiche delle guerre del periodo del Medioevo) e si conclude come una guerra patriottica (guidata da Giovanna D'Arco per recuperare i territori francesi giunti in mano all'Inghilterra). Tuttavia il vero e proprio inizio dell'era moderna è segnato dalla pace di Westfalia, che mette fine alla guerra dei Trent'anni. Il punto cardine del passaggio è dato proprio dall'evoluzione delle tecniche di combattimento: dalla cavalleria all'artiglieria. I cavalieri (aristocratici) indossavano pesanti armature metalliche, ragion per cui lo scontro avveniva a dorso di cavallo, ed essi erano affiancati dalla fanteria: complesso delle truppe combattenti a piedi, le cui uniche armi erano lance, archi, balestre e archibugi. Si tratta di un'era nella quale è fortemente presente l'etica cavalleresca, fondata sul coraggio e sulla lealtà, nozioni insegnategli a seguito di un addestramento che prescriveva disciplina e insegnamento all'uso delle armi. L'esatto contrario si nota con l'avvento dell'artiglieria: nel tardo Medioevo si assiste a progressi tecnologici degli armamenti che permettono lo sviluppo di arco lungo (scaglia frecce) e balestra (usa proiettili). Termina così l'etica cavalleresca. Essa è rimpiazzata da vigliaccheria e violenza, perfino contro innocenti bambini. Proprio questa violenza segna il limite tra una guerra giusta e una, invece, condotta in modo errato. La guerra deve sfruttare la forza al fine di evitare ogni forma di violenza. Dunque, giustificare una guerra non è sbagliato, nonostante possa apparire tale a causa dell' innegabile presenza di una complessa relazione tra diritti umani e guerra. Questa è però legittima nel momento in cui si parla di "ius ad bellum" e "ius in bellum" (rispettivamente diritto a dichiarare guerra e diritto in guerra). Il conflitto deve essere condotto in maniera corretta. In questo modo può essere usato come mezzo di educazione alla vita pacifica e diventa spesso legittima difesa (da qui: "si vis pacem, para bellum"). Le condizioni di "guerra giusta" vennero teorizzate da Sant'Agostino e confermate secoli dopo da Tommaso D'Aquino: -La guerra deve essere dichiarata da una legittima autorità. Il nemico deve essere avvisato, poichè l'invasione non è definita conforme alle condizioni di giustizia. L'avviso deve chiaramente arrivare da un individuo che possiede le giuste conoscenze per valutare la reale necessità del provvedimento. -Deve possedere come unico obiettivo la pace tra gli uomini e non la ricerca di ricchezze o espansioni territoriali. -Bisogna ricorrere alla guerra solo in caso di mancanza di alternative, dopo aver tentato tutte le possibili vie pacifiche: extrema ratio. -Chi dichiara guerra deve assicurarsi che le conseguenze di quest'ultima siano inferiori rispetto al proseguimento di quella determinata condizione. -Deve possedere una giusta causa. Nel Cinquecento la guerra era invece vista come espressione della sovranità, per la teoria dello stato-potenza, nata in seguito all'affermazione degli stati nazionali. Questi ultimi nascono durante un secolo, detto secolo di ferro, durante il quale guerre, epidemie, conflitti sociali e carestie colpiscono fortemente i paesi, la cui risposta politica è proprio la nascita degli stati nazionali. Si mira, in questo periodo alla difesa dei propri interessi territoriali ed economici, rispettando già quattro regole, che prescrivono di non coinvolgere i civili, di ricorrere alle azioni belliche solo per obiettivi militari, di non usare armi troppo distruttive e, infine, di disciplinare la guerra (sapendo ben distinguere la forza dalla violenza).
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