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guerre puniche, guerre macedoniche,Tiberio e Caio Gracco, Mario Silla e guerre civili, gu, Sintesi del corso di Storia

guerre puniche, guerre macedoniche, Tiberio e Caio Gracco, Mario Silla e guerre civili, guerra sociale della lega italica + schemi

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 20/08/2021

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Scarica guerre puniche, guerre macedoniche,Tiberio e Caio Gracco, Mario Silla e guerre civili, gu e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! All'inizio del ITI secolo aC., il Mediterraneo offriva uno scenario geopolitico completamente diverso da quello incontrato al tempo dei Greci. Esso era un mare solcato da molte navi mercantili di varia provenienza e di poche navi da guerra Occupavano il Mediterraneo principalmente quattro potenze: - MACEDONIA - GRECIA - CARTAGINE grande potenza marittima e commerciale — non dovendo contrastare minacce provenienti dalla terraferma (grazie alla presenza del deserto del Sahara), Cartagine sii era dedicata maggiormente all'espansione commerciale e nella fondazione di colonie. - MASSALIA (l'attuale Marsiglia) — potenza commerciale ricca e dinamica Solo Roma era esclusa dai traffici commerciali del Mediterraneo —> Roma era sicuramente la città più potente e più organizzata (sia a livello militare che politico). Ma lo sviluppo commerciale inizialmente ridotto ne faceva una città marginale rispetto ai grandi traffici marittimi, con conseguenze anche sul piano culturale. | principali traffici che attraversavano il Mediterraneo nel Ill secolo a.C. riguardavano in primo luogo: - pietre preziose e spezie — provenienti dal Vicino Oriente - legname — provenienti dai territori macedoni - schiavi — presente in tutto il Mediterraneo - tessuti + - ceramica — provenienti dalla Grecia - cereali — provenienti dall'Egitto, dalle coste del Mar Nero e dalla Magna Grecia - olio, vino — provenienti dalla Grecia (continentale e insulare) - prodotti ittici SICILIA Parte occidentale Parte orientale } } Cartaginesi Magna Grecia } Colonie = Siracusa In una prima fase, Roma entrò in questo circuito commerciale soprattutto grazie allo scambio della sua produzione agricola, ma divenne presto diretta concorrente di Cartagine. LA PRIMA GUERRA PUNICA Prese avvio da un conflitto locale scoppiato in Sicilia. Agatocle, tiranno di Siracusa, aveva arruolato truppe di mercenari originiari della Campania, che si facevano chiamare Mamertini in onore del dio osco Mamerte (corrispondente al Marte dei Latini). Alla morte di Agatocle, dopo essere stati congedati, i mercenari si erano impossessati della città di Messina, sottoponendola a continue razzie e saccheggi e provocando la reazione dei Siracusani che, guidati dal condottiero Gerone, decisero di muovere una spedizione contro la città di Messina. I Mamertini chiesero aiuto ai tradizionali nemici di Siracusa, i Cartaginesi, che intervennero e cacciarono Gerone, occupando però a loro volta Messina I Mamertini si rivolsero allora a Roma, invitandola a occupare la città Roma discusse a lungo prima di prendere una decisione: mentre il senato e i nobili erano contrari a intervenire, la plebe confidava in possibili guadagni e intravedeva nell'intervento la sola occasione per accedere alle ricchezze della Sicilia Così, il console Appio Claudio Cieco Caudice, senza aspettare la decisione del Senato, approdò a Messina e vi impose un presidio romano. Y Siracusa e Cartagine, spaventate dall'aggressività romana, si allearono. Dopo la prima sconfitta Siracusa decise di schierarsi dalla parte di Roma. y Roma vinse perché gli scontri si verificarono tutti sulla terraferma, conquistando così gran parte della Sicilia, permettendole di impadronirsi delle risorse granarie dell'isola. I rapidi successi sulla terraferma non portarono però alla fine della guerra, e Roma decise dunque di cambiare strategia: in poco tempo essi riuscirono ad allestire una flotta di 120 navi da guerra provviste di rostri per agganciarsi alle imbarcazioni nemiche e di ponti mobili, detti corvi, installati sulla prua. Proprio sfruttando i corvi, la flotta romana vinse labattaglia di Milazzo nel 260 aC. Anche se, per il momento, il pericolo era stato sventato, l'esercito cartaginese costituiva una minaccia gravissima per Roma Il senato decise quindi di nominare dittatore Quinto Fabio Massimo, il quale, per contrastare Annibale, ricorse a una tattica attendista che gli valse il soprannome di Cunctator ovvero il “temporeggiatore”. egli optò per una strategia di logoramento, per isolare le forza cartaginesi e impedire che i rifornimenti arrivino ad Annibale. Questa strategia però non era ben vista dai proprietari terrieri: la permanenza dell'esercito nemico sul suolo italico provocava grandi danni ai latifondi e il blocco della produzione agricola. Il disastro economico si faceva di giorno in giorno più grave e, con lo scadere del mandato di Fabio Massimo, prevalse l'opinione dei senatori che intendevano affrontare subito il nemico per mettere fine all'occupazione militare della penisola Y Nel 216 aC., presso Canne (in Puglia) ebbe luogo una delle battaglie più importanti della seconda guerra punica, in cui i Cartaginesi inflissero una durissima sconfitta ai Romani. Insieme al console Lucio Emilio Paolo persero la vita decine di migliaia di legionari romani e per compensare le perdite si dovette ricorrere all'arruolamento dei proletari. I Romani decisero di combattere Cartagine, sconfiggendo il nemico e imponendogli durissime condizione di pace: - la perdita della Spagna - la cessione della flotta ai vincitori - imposizione di un ingente pagamento - il divieto di combattere ulteriori guerre, comprese quelle a scopo difensivo, senza l'approvazione da parte di Roma - diventarono SUDDITI di Roma Considerata un nemico pubblico dai Romani, la figura di Annibale fu screditata persino tra la popolazione cartaginese. Egli fu quindi costretto a fuggire in esilio in Anatolia, dove esortò i regni ellenistici a non cedere alla crescente influenza romana nel Mediterraneo orientale. Tuttavia, una volta sconfitta Cartagine, Roma impiegò tutti i propri sforzi per conquistare l'Oriente. Nella Roma di inizio II secolo aC. si confrontavano diverse tendenze politiche e culturali. Si andarono dunque a creare principalmente due fazioni: ® Isenatori, appartenenti all'aristocrazia dei proprietari terrieri, “leader” dei quali era il censore Marco Porcio Catone. Essi si erano arricchiti notevolmente grazie alle terre confiscate ai popoli sottomessi durante l'espansione in Italia e temevano che nuove guerre in Oriente potessero danneggiare l'economia. @ I cavalieri, membri dell'ordine equestre (e quindi identificati con il nome “eques"), erano ricchi mercanti plebei, che avevano raggiunto la prosperità grazie ai commerci e che erano favorevoli alle guerre di espansione in Oriente e di conseguenza favorevoli alla politica imperialistica di Roma. Molti cavalieri, inoltre, erano pubblicani e ottenevano grandi guadagni dagli appalti! per le forniture alle legioni o per la riscossioni dei tributi delle province. Le conseguenze delle guerre, infatti, non riguardavano più soltanto la gestione delle terre e delle genti sottomesse, ma il modo stesso di vivere dei Romani, dal momento che con le conquiste arrivavano a Roma schiavi, denaro e possibilità di concludere grandi affari attraverso appalti e commerci. Tutti erano interessati a questa prospettiva: i senatori più tradizionalisti vi vedevano lo strumento per rendere ricco e potente lo Stato, oltre che per aumentare i loro possedimeti terrieri; i senatori propensi a un imperialismo più ambizioso aspiravano a divenire governatori delle nuove province; i ceti sociali emergenti sfruttavano le vittorie in guerra per accelerare la carriera politica. Le plebi urbane impoverite, infine, traevano vantaggio dalle distribuzioni di denaro o di derrate alimentari finanziate dai bottini di guerra I senatori della cerchia degli Scipioni puntavano alla conquista del Mediterraneo orinetale, mentre il gruppo che faceva riferimento a Catone intendeva attaccare e distruggere Cartagine per evitare nuove minacce dagli antichi nemici. Il “circolo degli Scipioni” era frequentato da poeti/scrittori/filosofi ma anche dagli schiavi che nella loro patria erano degli intellettuali. (amavano il pensiero e la filosofia greca) PRIMA GUERRA MACEDONE (l'Illiria era stata attaccata dal regno Macedone e chiese dunque aiuto a Roma), che si era conclusa con la pace di Fenice nel 205 aC., aveva definito le zone di influenza dei vari Stati presenti nella regione. Tuttavia i piccoli regni di Rodi e di Pergamo, che si sentivano ancora minacciati dal re di Macedonia Filippo V, chiamarono Roma in aiuto e Roma accetta, vedendo l'opportunità per conquistare il regno Selucide. LA SECONDA GUERRA MACEDONICA Iniziò nel 201 a.C. e il proconsole Tito Quinzio Flaminio, membro della cerchia degli Scipioni, la concluse con la battaglia di Cinoscéfale. Flaminio arrivò a restituire alle città greche la loro indipendenza. In realtà, le mosse di Roma avevano soprattutto lo scopo di preparare il terreno per un conflitto con il regno seleucide di Antioco ITI, le cui mire espansionistiche cominciavano a diventare una seria minaccia. Egli infatti aveva strappato la Siria e la Palestina all'Egitto, spingendosi poi verso l'Asia minore. Nel 191 a.C. si verificò la guerra siriaca. Nel 188 aC. i Seleucidi accettarono le condizioni di pace che imponevano loro: - una pesante indennità di guerra - la cessione di alcuni territori della Tracia al regno di Pergamo e all'isola di Rodi, alleati dei Romani. Le legioni romane fondarono poi la nuova provincia della Gallia cisalpina (cioè della Gallia “al di qua delle Alpi”). Negli stessi anni, inoltre, dovettero fronteggiare la ribellione della penisola iberica, dove erano state create le due nuove province della Spagna Ulteriore e Citeriore. 1 APPALTI: contratto tra una parte (committente o appaltante) che richiede una certa opera o servizio, e offre un determinato pagamento; e un'altra (appaltatore) che accetta di portare a compimento l'opera. LA TERZA GUERRA MACEDONICA Il re macedone Perseo, successore di Filippo V, aveva tentanto di sottomette tutta la Grecia, ma fu sconfitto a Pidna. LA QUARTA GUERRA MACEDONICA @ LaMacedonia fu divisa in 4 piccoli regni per evitare che tornasse a rappresentare una minaccia alla stabilità della regione. Si rese però necessario un nuovo intervento militare (la quarta guerra macedonica), dopo il quale la Macedonia divenne a tutti gli effetti una provincia romana. @ Dopo ladistruzione di Corinto, la Grecia perse definitivamente la sua indipendenza e fu assoggettata come una nuova provincia romana, con il nome di Acaia. Molti abitanti delle sue città furono condotti a Roma come prigionieri di guerra; tra questi vi erano numerosi intellettuali, i quali contribuirono notevolmente allo sviluppo della cultura latina (alcuni dei quali erano istitutori dei figli nobili). @ Lacerchia di Catone premeva per una nuova campagna in Africa, che avrebbe tra l'altro consentito a Roma di accaparrarsi le abbondanti risorse agricole della sponda meridionale del Mediterraneo. @ Per dare avvio alle ostilità, i Romani sfruttarono il pretesto di un incidente diplomatico. I Cartaginesi reagirono agli attacchi dei Numidi(sotto il regno di Cartagine e alleati dei Romani), contravvenendo così alle condizioni di pace stabilite dopo la fine della seconda guerra punica (che ne impedivano loro di muovere guerra senza l'approvazione di Roma). @ Ilsenato ne approfittò per dichiarare guerra. @ Dopo un lungo assedio, il console Scipione Emiliano, figlio adottivo dell'Africano, espugnò e distrusse Cartagine, diventando provincia romana. Per impedire qualsiasi rinascita della civiltà cartaginese, i campi che circodavano la città furono cosparsi di sale (in senso metaforico). @ Nel133acC. il re di Pergamo, privo di successori, lasciò il proprio regno anatolico alla repubblica romana. @ Nel129acC. fu creata la provincia dell'Asia minore. @ Inseguito, Roma soffocò la rivolta delle popolazioni iberiche e conquistò la città di Numazia, nella Spagna Citeriore. Infine, sottomise la Gallia meridionale, dove fu costituita la provincia della Gallia Narbonese, dal nome della città di Narbona (nell'attuale Provenza, il cui nome deriva proprio dal termine latino provincia). Roma è caratterizzata sia dalla ROMANIZZAZIONE (diffusione della lingua latina e usi e costumi dei Romani) sia dal SINCRETISMO (influenze culturali delle civiltà sottomesse). L'espansione di Roma ebbe il sopraggiungere delle influenza culturale delle civiltà sottomesse. La cultura greca e le tradizioni dei popoli orientali, in particolare, influenzarono profondamente l'arte, la letteratura, la mentalità latine e anche la religione. L'ETÀ DI MARIO E SILLA E LE GUERRE CIVILI Dall'inizio del I secolo a.C., Roma fu sconvolta da un lungo periodo di guerre civili che, infine, portarono alla crisi delle istituzioni repubblicane. Gli ottimati dominavano ormai la vita politica ed economica, ma i popolari, molto più numerosi perché sostenuti dai piccoli contadini, dalla plebe urbana e dai cavalieri, riuscirono a riprendere l'iniziativa politica grazie alla determinazione e alla spregiudicatezza di un nuovo protagonista della scena politica e militare: Caio Mario. Caio Mario non apparteneva all'aristocrazia romana. Di origine italica (nato ad Arpino, nel Lazio) era un homus novus?: prima di lui, nessun membro della sua familgia era mai riuscito a entrare nel senato. La sua prima importante campagna fu la guerra contro Giugurta, re della Numidia, nel 109 aC.; la quale fu vinta da Roma. Giugurta, tuttavia, era riuscito a corrompere i generali romani e a mantenere la propria indipendenza. Nel 107 aC. Mario ottenne l'elezione di console, sostenuto dai popolari e dai cavalieri. Nel 104 aC. sconfisse definitivamente i Numidi, facendo prigioniero Giugurta e imponendo loro un governo alleato dei Romani. L'anno successivo, Mario fu eletto nuovamente console. Nel 102 aC., Mario vinse i Teutoni in Provenza, presso Aquae Sextiae (l'odierna Aix-en-Provence), e nel 101 a.C. sconfisse i Cimbri, nel frattempo penetrati in Italia, ai Campi Raudii (presso Vercelli). Queste vittorie, oltre ad allontanare per lungo tempo da Roma e dalla penisola la minaccia di una nuova invasione, assicurarono a Mario un grande prestigio popolare e il sostegno di buona parte della classe dirigente romana I successi militari furono ottenuti da Mario anche grazie alla forza di un esercito completamente riorganizzato. La riforma prevedeva: @ L'aggiunta dell'arruolamento volontario, aperto anche ai proletari e agli Italici @ L'elevazione dello stipendio ® L'equipaggiamento da allora in poi procurato dallo Stato @ L'assegnazione di una parte delle terre conquistate ai veterani (i soldati esclusi dal servizio attivo per limiti d'età), garantendo loro la sicurezza economica nella vecchiaia — si creano dunque legami stretti (di fiducia) tra comandante e soldato @ Lariorganizzazione delle legioni in 10 coorti (suddivise in 3 manipoli di 200 soldati ciascuno / con 600 soldati per ciascuna coorte), che fino a quel momento erano formate ognuna da 6000 uomini Venne dunque creato un esercito di professionisti e l'arruolamento non era più dovere ma volere. ? HOMO NOVUS: colui che per primo nella propria famiglia (senza cioè appartenere alla nobiltà) giungeva alle alte cariche dello stato LA GUERRA SOCIALE DELLA LEGA ITALICA Roma dovette affrontare una nuova guerra, questa volta combattuta interamente sul suolo italico: la ribellione degli alleati italici. Essi da tempo sostenevano gran parte del peso delle campagne militari ma, privi della cittadinanza romana, erano esclusi dalle decisioni politiche. Fin dal tempo dei Gracchi, questa situazione diveniva sempre più intollerabile. l Nel 91 a.C. il tribuno della plebe Marco Livio Druso, recuperando parte del programma politico di Caio Gracco, promulgò alcuni provvedimenti che avevano l'obiettivo di accontentare i diversi ceti sociali: tentò di introdurre una nuova riforma agraria, ripristinò l'esclusiva senatoria nell'accesso ai tribunali che giudicavano le malversazioni nelle province ma andò incontro al ceto equestre proponendo l'apertura del senato ai cavalieri; introdusse infine un nuovo calmiere ai prezzi del grano destinato alla plebe e ai proletari. i Gli ottimati, contrari a questi provvedimenti, non erano tuttavia in grado di opporvisi senza l'appoggio di altre forze sociali. Così, non appena Druso avanzò un'ulteriore proposta riguardante l'estensione della cittadinanza a tutti gli Italici, i senatori ne approfittarono per sobillare la popolazione di Roma contro il tribuno sfruttando i timori popolari riguardanti il dover condividere con altri i propri privilegi da cittadini romani. Nei disordini organizzati dagli ottimati per bloccare la proposta di legge, Livio Druso fu assassinato. I Gli alleati italici, vedendo ancora una volta deluse le loro speranze scatenarono una guerra sociale (ossia la guerra dei socii, degli “alleati"). Numerose città dell'Italia centrale e meridionale si riunirono nella lega italica, creando perfino uno Stato indipendente, scegliendo anche una capitale, in Abruzzo. J Grazie ai comandanti Lucio Cornelio Silla e Gneo Pompeo Strabone, Roma riuscì a prevalere sulla ribellione. Nonostante la vittoria di Roma, comunque le richieste dei socii furono sostanzialmente accolte: già mentre si combatteva fu delineata una soluzione politica al conflitto, prevedendo di estendere la cittadinanza ai rivoltosi che si fossero arresi subito, oltre che agli alleati rimasti fedeli. Il provvedimento aiutò a giungere alla fine del conflitto, il quale si chiuse definitivamente solo nell'88 aC.. La pace sottoscritta nello stesso anno ristabilì il controllo di Roma sulla penisola e sancì la concessione della cittadinanza romana a tutti gli Italici. Per evitare che le proposte politiche dei popolari fossero sostenute dai nuovi cittadini italici, gli ottimati imposero che essi venissero iscritti soltanto in 8 tribù sul totale di 35. In questo modo, nonostante fossero dieci volte più numerosi dei cittadini romani prima dell'estensione della cittadinanza, gli Italici non avrebbero potuto essere determinanti nelle votazioni, che venivano espresse per tribù e non per testa (= 1 voto per ogni tribù). Alla fine della guerra sociale Roma appariva sempre più segnata dai contrasti tra i popolari, guidati da Mario, e gli ottimati, raccolti attorno alla figura di Lucio Silla Agli inizi della sua carriera militare, Silla era stato luogotenente di Mario nella guerra contro Giugurta. In considerazione delle sue capacità militari, fu scelto dal senato come comandante della spedizione contro Mitridate VI, re del Ponto (regno dell'Anatolia settentrionale affacciato sul mar Nero) che aveva approfittato delle difficoltà di Roma durante la guerra sociale minacciando i territori della provincia con le sue mire espansionistiche, diventando un pericolo per Roma La scelta di Silla, anziché di Mario, era motivata dai timori che gli ottimati nutrivano nei confronti dell'ambizione di potere di quest'ultimo. Tuttavia, mentre le legioni di Silla si trovavano nell'Ttalia meridionale, pronte a imbarcarsi per l'Asia minore, Mario, con il sostegno di popolari e cavalieri, riuscì a imporre al senato di affidargli il comando delle truppe. Appresa la notizia, Silla diresse le sue legioni contro Roma per scontrarsi con Mario e costrinse dunque l'avversario alla fuga, uccidendone i seguaci e ristabilendo i poteri del senato. Poi, una volta riacquistata la legittimità del suo ruolo di comandante della spedizione, partì verso l'Oriente. Approfittando della lontananza dell'avversario, Mario tornò a Roma, dove scatenò una campagna di persecuzione contro gli ottimati vicini a Silla e si fece eleggere console per la settima volta. Morì però l'anno successivo, e la guida dei popolari fu assuntaa dal figlio, Mario il Giovane. y Silla proseguì la sua campagna militare in Asia minore. Dopo aver sconfitto Mitridate, stipulò la pace si Dardano e organizzò il ritorno in patria Y Nell'82 a.C., ebbe inizio una nuova guerra civile (civile perché tra cives, cittadini). L'esercito di Silla, guidato da Gneo Pompeo Magno (e Licinio Crasso), dopo violenti combattimenti riuscì ad avere la meglio nello scontro decisivo, che si svolse sotto le mura di Roma. Intanto, Silla, subito dopo la fine della guerra civile, si fece proclamare dittatore a tempo indetermianto. @ per impedire che i sostenitori di Mario minacciassero di nuovo le istituzioni, egli fece eliminare migliaia di avversari politici e condannò a morte colo che erano sfuggiti alle stragi di massa. I loro nomi furono pubblicati nelle liste di proscrizione esposte nei luoghi pubblici, in modo che chiunque potesse ucciderli e impossessarsi dei loro beni. (DITTATURA DI SILLA) @ Abolìil diritto di veto dei tribuni della plebe e sottopose loro proposte di legge alla preventiva approvazione del senato @ Impose una legge che limitava l'ingresso dell'esercito in armi nella penisola (considerato nemico dello Stato e quindi veniva sterminato): il confine invalicabile dalle legioni armate fu spostato da Roma al fiume Rubicone, in Emilia.
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