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Guida allo studio della Storia Medievale di Paolo Cammarosano, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto di Guida allo studio della Storia Medievale di Paolo Cammarosano

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Guida allo studio della Storia Medievale di Paolo Cammarosano e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 1 Guida allo studio della storia medievale – Paolo Cammarosano 1.1. – La formazione dei giudizi di valore Medioevo à non va attribuita un’entità effettiva, è solo un concetto e la definizione implica 2 difficoltà: - implica giudizi per lo più negativi - che si sono sdipanati su un lunghissimo arco di tempo, recependo così visioni della storia differenti “Ecco perché il medievista deve conoscere l’età moderna e contemporanea, perché è in queste età che si sono formate tante griglie interpretative sul medioevo, che lo studioso di cose medievali deve ricostruire”. Quando il termine apparve le prime volte, era già presente da tempo una visione del passato come appartenente a un ordine antico, da cui si era verificato un mutamento. Rispetto all’impero romano ora c’erano 2 novità: 1 – Spostamento da Roma a Bisanzio e restaurazione carolingia dell’ottocento. 2 - L’imperatore come tutore della cristianità e intolleranza verso altre religioni (Costantino, Teodosio, Carlo Magno). La cristianizzazione comporta l’attribuzione di prerogative temporali e politiche alla Chiesa (in particolare romana). Nell’anno Mille: primi episodi e prime idee di decadenza rispetto a un buon ordine imperiale antico (intellettuali attorno a Ottone I), collegata anche a giudizi negativi sulla moralità dei papi recenti. Nel XII secolo: rinascita del diritto romano Ø Corpus iuris civilis: venne considerato un possibile fondamento comune a formazioni politiche diverse, un sistema parallelo e sottostante da integrare alle leggi e consuetudini di ciascuna città o territorio. Ø Federico Barbarossa: usa gli studi giuridici per imporre e giustificare il “ritorno” dell’autorità imperiale. Ø Città vanno definendo una propria sovranità pubblica à si riesumano termini antichi (magistrati=consules). Duecento e primo Trecento: Richiami all'antico nella cultura e politica (in cui prevaleva un carattere mitologico): Brunetto Latini à ripresa della retorica ciceroniana, Dante à giudizio negativo sulle conseguenze della D.d.C (senza metterne in dubbio l’autenticità) e descrive il decadimento nella vita ecclesiastica e nei costumi del vivere civile, Marsilio da Padovaà contesta l’ideologia teocratica e rivendica l’autonomia del potere imperiale. Insomma cominciano a mettere in dubbio la moralità della Chiesa e le idee teocratiche. Con Cola di Rienzo à Svolta più netta verso una denunzia dei tempi presenti e una valutazione retrospettiva: rimpiange l’antico ordine dei “buoni Romani” e della “summa iustitia” nella lotta politica dei ceti popolari contro lo strapotere delle grandi famiglie nobili. (immerso nella lettura di Tito Livio e altri classici). Negli stessi anni (metà XIV sec) movimenti religiosi accentuavano la questione della povertà evangelica e ne denunciavano la ricchezza e la conseguente corruzione rispetto a un modello primitivo, apostolico, di purezza e mendicità. “L'impulso politico a una bene ordinata res publica e l'impulso religioso a una comunità cristiana povera ed egualitaria convergevano così a formare il sentimento di una cesura fra una buona antichità è una successiva corruzione. Ma fu sul versante letterario e artistico che l’idea della cesura assunse i suoi contorni più marcati, proprio perché i protagonisti del 300’-400’ non videro sé stessi coinvolti nella decadenza e sue vittime, ma di sé stessi andarono fieri, si considerarono portatori di una novità e di una modernità che traeva forza da loro genio e, congiuntamente, dalla ripresa e rivitalizzazione di forme antiche. Forme della scrittura, anzitutto.” Umanesimo à Vera e propria cesura tra medioevo ed età moderna Francesco Petrarca à celebra la littera antiqua (grafia umanistica del latino) in cui individua la norma grafica più prossima a quella dei primi secoli, di cui, insieme a Boccaccio, era appassionato ricercatore. Di pari passo c’era una volontà di imitazione che rivitalizza modelli letterari come l’epistola, l’elogio degli uomini illustri, il dramma profano à sfocia nel vero e proprio classicismo del 400’. Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 2 “Tutto infine condusse a uno stacco per cui i modelli antichi furono lucidamente contrapposti all’arte barbarica. Il passaggio dall’inserimento occasionale al sistematico gusto classicista, divenne nettissimo con l’umanesimo, nel 400’…, non senza teorizzazioni importanti sulle arti e sulla loro storia, nella quale si andò delineando il concetto di un’epoca di mezzo che aveva veduto obliterarsi una grande tradizione antica, risorta adesso finalmente nell’ambito di una “modernità”: il significato tradizionale di modernus nel senso di “recente”, “attuale” veniva ad assumere una valutazione positiva, e albeggiava così quella che sarebbe stata la tripartizione scolastica “antico-medievale-moderno”.” Tutto questo si svolse nel quadro di un meraviglioso slancio della Filologia à raccolta di testi e ricerca della loro autenticità. E vi furono importanti collegamenti fra impegno erudito, critica filologica e contestazioni delle falsità del medioevo à Lorenzo Valla à attesta la falsità della D.d.Costantino. Sì era così formata entro la metà del 400’ una serie di parametri di giudizio che suggeriva una visione del passato per individuarvi gli inizi dei decadimenti. Quando la Riforma si realizzò ciò comportò una rilettura giudicante della storia passata del cristianesimo à Martin Lutero à demonizza ciò che era diventata la Chiesa, scaglionando su tutta l’epoca medievale le colpe. Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca (1520). Era la ripresa di un paradigma umanistico, ora accentuato nello slancio meraviglioso dell'arte rinascimentale e nell'auto-consapevolezza dei suoi protagonisti (Giorgio Vasari: primo a definire la “tripartizione”) che riprendendo e ampliando le teorizzazioni quattrocentesche consolidarono definitivamente l’immagine di una crisi del mondo antico, e in particolare delle sue scuole artistiche, e di una successiva barbarie che avrebbe definito l’“età di mezzo”. Nella valutazione negativa di questa età di mezzo confluivano così 2 correnti di ideali: Ø I motivi protestanti con uno sforzo accentuato di definizione storica Ø La cultura letteraria/artistica rinascimentale che condivideva l’idea di cesura delle invasioni barbariche. Nonostante l’idea di decadenza si fosse depositata di generazione in generazione ormai, e successivamente si fosse nettamente definita (tra la metà del 500’ e gli inizi del 600’) quella età di mezzo continuava a suscitare, con andamento crescente, l’attenzione, l’interesse e l’operosità delle persone colte (c’era consapevolezza che nei i secoli dopo la caduta dell’impero si erano realizzate le copie dei testi antichi, e si era accomunato un patrimonio di scritture e di cultura) dalla metà del 500’: iniziò un maestoso crescendo di studi e di edizioni di testi medievali. Importante la costruzione degli Stati: suggeriva una ricerca delle fonti sulle loro origini e la loro storia passata e la polemica religiosa spingeva una critica dei testi. “Tra metà 500’ e metà 600’ la storia cominciò ad affermarsi come materia di insegnamento nelle università e nei collegi scolastici, ciò che comportava necessità di metodo e approntamento di materiali eruditi”. Si cominciarono così a produrre (soprattutto Francia e Paesi Bassi) grandi raccolte a stampa di fonti e importanti strumenti di lavoro, cosa che implicò la definizione di una gerarchia di importanza delle fonti: Scriptores [SS] fonti narrative o storiografiche (gli eruditi diedero agli autori il termine latino) con il proposito di tramandare notizia. Storiografie / Cronache Agiografie (Vite dei santi) Leges [LL] fonti legislative: ponevano un problema serio: a partire dal 200’ i manoscritti di tale contenuto erano migliaia, sparsi per tutta Europa. Per praticità e un’implicata valutazione di merito, a lungo andare solo le leggi imperiali e regie e i decreti papali e conciliari diedero luogo a sistematiche pubblicazioni. Corpus iuris civilis Leggi nazionali dei barbari Decreti degli imperatori Doc. papali e conciliari Diplomata [DD] documenti di scopo individuale di certificazione di un diritto giuridico di persone o enti. Caratteristica: struttura formale ben definita, necessaria al valore dell’atto. Redatti da notaio/cancelliere. Anche qui si privilegiarono i diplomi di imperatori e re e si tralasciarono gli atti privati. Si fece però un’eccezione in base al criterio dei “testi più antichi”: si produssero così dei “codici diplomatici” (di chiese, città e territori. contenevano l’edizione dei diplomi sia pubblici che privati fino al XII sec.) Donazioni e Concessioni Privilegi fiscali e giurisdizionali Documenti privati Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 5 1.3 – Un anello della catena Grande Guerra àispirazioni ad interessanti osservazioni sulla critica delle testimonianze à Marc Bloch, si interessa ai problemi del metodo e affronta in particolare il problema della critica delle fonti riconoscendo, quale obiettivo dello studioso, la ricerca della verità, “una e una sola”àI re taumaturgi à Annales, si insiste sulla necessità di integrazione delle discipline e che lo studioso di storia deve conoscere la base dei metodi delle diverse scienze. e orrore per la guerra e considerazione negativa del presente à Johan Huizinga, L’autunno del medioevo à Henri Pirenne ridimensiona l’impatto delle grandi invasioni e rifiuta ogni interpretazione data dal contrappunto romanesimo-germanesimo. Tesi à Rivendica una visione fatta di rotture, Eventi non prevedibili e fattori esterni e come eventi periodizzanti vide la cruciale conquista islamica del bacino mediterraneo, poiché aveva spezzato una continuità economica, sociale e culturale e creato barriere perfino più rigide. Anni 20 e 30 à il medioevo viene decisamente valutato come epoca fondante dell’Europa (già affermato tra fine 700’ e metà 800’) fiorirono opere importanti à Inghilterra à Christopher Dawson – Making of Europe, 1932 à Lewis Namier – The structure of Politics at the Accession of George III, 1928à Germania à Erich Caspar. Da lì nacquero ricerche sulla nobiltà altomedievale ma anche opere di revisione àOtto Brunner – Terra e Potere, 1939, Esponente della “nuova dottrina” (Neue Lehre) contestò metodi di analisi e categorie concettuali importanti. Mise in discussione la contrapposizione “storia politica” e “storia della cultura” (ovvero la “storia sociale”) àsull’apparente lucidità dei “nuovi dottrinari” si innestarono forti elementi ideologici e nuovi anacronismi à eurocentrismo occidentale Dove il quadro dell’Europa cristiano-germanica è il riferimento fondamentale dell’evoluzione storica generaleà accentuata l’attenzione alla nobiltà à al concetto di classe si contrappone il concetto di “ceto”, trasformando sempre più la storia del medioevo come di quelli “che sono nella luce” e tralasciando gli aspetti sociali. Prosegue però l’erudita edizione di fonti delle MGH à Herbert Grundmann insegnò la necessità di studiare i testi storici nella loro integrità, senza estrapolarne segmenti, e la necessità di contestualizzare ogni vicenda nel suo tempo, senza vedervi anticipazioni: lo storico deve sempre collocarsi nel momento in cui non erano ancora accadute le cose che sarebbero accadute poi à metodo pubblicato in Religiöse Bewegungen im Mittelalter Le singole esperienze di studiosi e le grandi attività erudite non ebbero, negli anni fra le due guerre, peso generale sulle scuole e rimase dominante un’attitudine idealistica e storicistica nei manuali scolastici, dominati dei fatti individuali, dall’evoluzione politica, dalla centralità europea à gli studi più interessanti sulla storia dell’Italia medievale furono non sempre opera di autori italiani à Johan Plesner – L’émigration de la campagne à la ville libre de Florence au XIII’, Dove dimostrò come l’inurbamento dell’età comunale non fosse fatto di servi e contadini poveri che fuggivano in città per essere liberi, bensì avesse protagonisti di medio livello agiati nel contato che spesso conseguivano nelle città posizioni di rilievo sociale e politico à tra gli autori italiani à Giorgio Falco – La polemica del medioevo e La Santa romana Rep. Il predominio delle tendenze idealistiche e storicistiche si prolungò in parte dopo la seconda guerra mondiale (la quale ebbe nell’immediato un impatto modesto sulla riflessione storica). La comunità scientifica tedesca, anche se privata del nazismo del ruolo di egemonia culturale in campo storiografico, continua ad offrire grandi risultati nella storia agraria e nella storia dei rapporti della nobiltà-chiesa à Gerd Tellenbach che fece emergere l’attenzione a tipi di fonti a lungo trascurate come i libri memoriales delle chiese (deposito di numerosissime indicazioni sui fedeli, devoti, affiliati e Pellegrini) accolte nei MGH à accentuato di interesse per le falsificazioni medievali à Horst Fuhrman studi sulla D.d.C e le Decretali Pseoudo-Isidoriane In Francia, dell’eredità di Bloch fu seguita in modo particolare la sua esortazione alle monografie regionali come base necessaria per ogni sintesi storica à George Duby – La société aux XI’ et XII’siècles dans la région mâconnaise, 1953, dove mise in discussione la centralità delle istituzioni feudali prima del XII sec, e accentuò, invece, il problema della signoria locale e la nascita di strutture giudiziarie nuove, imperniato sui castelli e sul “banno” signorile, rispetto al precedente ordine carolingio. In Italia à Cinzio Violante – La società milanese nell’età precomunale esempio di indagine storica di definito impianto territoriale. In seguito però la storiografia sull’Italia medievale avrebbe dovuto i suoi prodotti più importanti a studiosi francesi, tedeschi, inglesi e molti americani (la ricchezza americana si tradusse in numerosi studi)à Raymond De Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 6 Roover – Th rise and decline of the Medici Bank. I terreni maggiormente esplorati rimasero però quello della storia religiosa e delle istituzioni ecclesiastiche, da un lato, e dall’altro quello delle strutture politiche e delle ideologie del potere. Due filoni però si sono affermati, che non appartengono a tradizioni consolidate già entro l’800’: - interesse alla storia della mentalità inaugurato da Bloch e Febvre e coltivato da LeGoff e Duby e molti altri. - emergere delle tematiche minoritarie, emarginate: donne, ebrei, contadini, poveri e mendicanti Inoltre crebbe l’attenzione alle relazioni tra oralità e scrittura, alle forme di memoria à alle “forme di vita” di Huizinga à recentemente nuovi studiosi hanno offerto ricerche sul gioco, sui ludi di guerra, sulle feste. Anni 60 à lo sviluppo della ricerca scientifica è rimasto per molto tempo senza grande incidenza sulla manualistica tradizionale delle scuole. Si afferma una mitizzazione della cosiddetta "scuola delle Annales". Resta comunque il tradizionale scarto fra un insegnamento scolastico, come insegnamento di cose certe, e la ricerca scientifica, sede del metodo critico, e dunque della problematica e del dubbio. Ma anche a livello professionale della ricerca si sono rivelati difficili gli auspicati incontri interdisciplinari fra storia e sociologia, storia e antropologia e perfino fra ricerca storica e archeologica, che ha favorito numerosi incontri, ma anche a una progressiva divaricazione di specializzazione e dunque di metodi e interessi. È in effetti l’esplodere delle iniziative di congressi, convegni e seminari che ha caratterizzato nel mondo occidentale l’attività recente degli storici à Settimane del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo – Fiera annuale a Spoleto à Il proliferare di incontri collettivi si traduce oggi in una grande importanza nel complesso della bibliografia, dove prevalgono le opere a più voci rispetto alle individuali. Inoltre si è affermata una circolazione degli interessi e degli studi medievisti, un insieme di scambi non solo fra studiosi affermati ma fra studiosi in formazione e fra studiosi e semplici “consumatori” delle conoscenze sul medioevo. Questi “prodotti” tendono a delineare un medioevo segnato da un elemento accattivante e da un altro fantastico: queste elaborazioni recenti convergono su un medioevo isolato e distante non collegato alle successive età, sino a quella nella quale viviamo. Dunque su un medioevo da sogno, un sogno che non pone il problema di svegliarsi. “Questa frattura di continuità, con epoche successive o precedenti, ha una certa sua corrispondenza del mondo degli studi professionali, dove si è molto sbiadito l'impulso a considerare il medioevo sia nell'ottica, di ascendenza rinascimentale, della crisi della civiltà antica, "classica", sia nell’ottica, di matrice settecentesca e ottocentesca, di un faticoso e tormentato preludio alla moderna civiltà. Si forma, insomma, un appannamento del concetto di medioevo come concetto periodizzante e giudicante, ciò che può creare disorientamento a chi nel medioevo vuole vedere una parte della storia, un anello di una catena, posto che è la catena, non l’anello, ciò che importa” Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 7 Guida allo studio della storia medievale – Paolo Cammarosano 2.1 – Spazi e Popolazioni 2.1.1. Per il medievalista lo scenario è l’Europa, dall’atlantico alle grandi pianure russe, dall’area scandinava al bacino del mediterraneo. Questo scenario rappresentava solo una piccola parte del mondo abitato e che al di fuori di esso, dal V al XV secolo, si svolsero processi di sviluppo economico e culturale, sociale e politico, dei quali gli uomini del medioevo nulla seppero (Maya e civiltà andine in sud America mentre in Africa si hanno meno fonti). I colti del tardoantico (Paolo Orosio che scriveva per incarico di Sant’Agostino) vedevano il mondo come un blocco di tre continenti: Asia, Africa e l'Europa, circondato dall'oceano, ad ovest vi erano le "colonne d'Ercole", a nord il confine era ancora più incerto (spazio tra le isole inglesi e il Mar del Nord in cui Tacito accennava l’atmosfera fantastica). A sud una frontiera non ben definita tra i monti dell’Atlantico e il deserto. Più complesso invece il versante orientale: sia a Nord-est (pianure russe), sia intorno al mar Caspio e medio oriente (Egitto, Siria, Persia, Arabia, India) dove i romani erano a conoscenza dell’India e della Cina. Più a nord vi erano pianure e altopiani dove chi proveniva dall’oriente non trovava ostacoli se non quelli posti dalla resistenza di popolazioni già insediate. Infatti l’impero romano fu travolto in maniera definitiva agli inizi del V sec. Tutta l’Europa divenne spazio di espansione di nazioni germaniche e slave, a loro volta spinte dalle ondate dei popoli delle steppe. “Si apriva in maniera nuova rispetto al passato il problema che possiamo sintetizzare come problema del rapporto tra nazione Stato, cioè tra la fisionomia etnica, linguistica, culturale di un insieme di persone e il suo assestamento su un territorio definito, organizzato sotto il comando di un’autorità politica, militare e amministrativa”. 520 stabilizzazione in Occidente à REGNI DI FRANCHI, GOTI, VANDALI. Impero ad Oriente à Giustiniano tenta di ricomporre l’antico impero romano, ma dopo alcune parziali vittorie ci fu l’avvento dei à longobardi in Italia (568) e poi le conquiste islamiche (632) à Queste invasioni, portarono sia conoscenze reciproche tra popolazioni e culture, ma anche effetti distruttivi à TESI PIRENNE che però tiene conto solo degli sviluppi europeo-occidentale à invece l’avvento dell’Islam attivò anche nuove relazioni in altre aree: in Africa tra [spazio sahariano - spazio egiziano/etiopico - resto del continente], in Asia tra [medio oriente - penisola anatolica - mondo persiano e indiano]. Inoltre gli arabi saranno mediatori fra la cultura orientale e l’Europa e recupereranno un’enormità di cultura classica greca. XI sec. à Nuovi flussi culturali à popolazioni scandinave à importanti scambi ed esperienze economiche, tecniche e culturali, istituzionali e politiche. XII sec. à Europa raggiunge un assestamento di nazioni e popoli. XIII sec. à avvento dei mongoli e costituzione del dominio di Gengis Khan: inizialmente in Occidente l’eco delle conquiste fu debole. Ma nell’assetto dell’oriente europeo e slavo avrebbe avuto enorme e lunga importanza. Dal 200’ à stimoli a una conoscenza dell’oriente asiatico non superficiale à inoltre navigatori portoghesi esploravano le coste africane per la prima volta (solo secoli più tardi le conoscenze accumulate avrebbero davvero inciso) Quello dello sviluppo e delle reciproche conoscenze, già nel medioevo, resta un problema interessante e aperto: quali fossero le esperienze conoscitive dei viaggiatori, quali le motivazioni, quale la capacità di elaborare una propria geografia ed etnografia à appaiono, nel medioevo, spesso sorrette da moventi di utilità e curiosità piuttosto che dall’impegno alla comprensione di mentalità e costumi, che era invece tipica della tradizione etnografica greca e romana (che nel VI è ancora viva in Procopio, per poi sparire nel corso del Medioevo) Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 10 vita civile à la modestia della ritualità, l’assenza di mediazione sacerdotale, di ascesi monastica, il rifiuto di ogni idea di peccato originale, un atteggiamento critico verso le ricchezze ma senza alcun rifiuto fondamentale del benessere mondano, tutto configurava una religione più essenziale rispetto alle altre “del libro”. “Il cristianesimo era sopravvenuto su una struttura politica antica già consolidata, inserendosi dunque in essa, aveva custodito una forte consapevolezza della distinzione delle due sfere. L’Islam invece aveva fondato una struttura politica, che superava una precedente struttura tribale, con l’esito di una indistinzione tra leggi dello Stato e leggi religiosa. Questo diede agli arabi islamizzate, se pur nelle immediate e durissime divisioni politiche, una grande forza iniziale, uno slancio espansivo capace di unificare nazioni diverse.” Dal VII l’Europa e il bacino mediterraneo videro la compresenza di tre religioni monoteiste (che da allora gli uomini di coltura avrebbero considerato in continuo confronto e contrappunto) à Tutte erano religioni fondate su un testo sacro (del quale si era data tardivamente redazione scritta) e tutte si contrapponevano con durezza alle tradizioni pagane. Diversi erano i rapporti tra religione e autorità politica, diversi i modi e le intensità dei conflitti interni. L’ebraismo, in situazione di emarginazione politica, conobbe una minore conflittualità interna. L’Islam, polarizzato inizialmente nel contrasto fra sciiti e sunniti, conobbe una serie ulteriore di diramazioni spirituali (spesso in relazione con la frammentazione politica delle conquiste). Nel cristianesimo i contrasti più importanti si spostarono dalle questioni dogmatiche a questioni di natura istituzionale e disciplinare: posizione di supremazia e subordinazione dei vescovi e il ruolo che re e imperatori potevano avere nell’insediamento degli stessi à dal XI sec. emergono correnti contestatrici della necessità dei sacramenti e dunque dell’ordine sacerdotale, ma sembrano esser state marginali e sempre represse. Infatti, fino ad allora, tenne la solidarietà fra la componente ecclesiastica e quella laica dell’ordine nato dall’assetto carolingio. Eppure in seguito à lotta delle investiture à diritto canonico à primato chiesa romana à scisma d’oriente à scisma con l’impero per il primato politico à prima crociata: contribuì a una ricomposizione della solidarietà fra la componente militare-aristocratica e quella ecclesiastico-religiosa ma al tempo stesso esaltò l’ostilità cristiana anche contro chi era nemico della cristianità e dell’ortodossia romana, ovvero gli ebrei e i fedeli greci. 2.2.3. Col trattato di Worms (1122) si diede una sistemazione compromissoria alla lotta delle investiture ma lasciò aperti i problemi di fondo: chiese e vescovi, esercitando pubbliche prerogative e godendo di pubblici redditi, non potevano soggiacere a una esigenza di controllo da parte le autorità laiche. XII sec. inizialmente c’erano tendenze che spingevano su una radicale separazione fra i ruoli sacrali e salvifici e quelli di gestione delle cose pubbliche ma furono emarginate, quando non condannate e perseguitate per eresia à in questo clima di persecuzione si riafferma la solidarietà fra impero e papato (1155, condannato Arnaldo da Brescia) tuttavia à Nella seconda metà del XII, lo sviluppo contemporaneo della supremazia della Chiesa di Roma e di varie istanze di potere territoriale (re, principi, città) condusse a conflitti gravi per la contesa, di volta in volta, delle nomine episcopali e le libertates. Inoltre il laicato non si appagava del ruolo militare esaltato dalla crociata ed esprimeva forme nuove di devozione: ordines militari e ospedali (che non ponevano problemi di natura disciplinare o dottrinale) oppure l’adesione a istanze profetiche e apocalittiche o l’imitazione degli apostoli, della vita evangelica o del Cristo, in forma di penitenza e ascesi che, invece, sollevarono sconcerto nelle scuole teologiche e nella Chiesa romana, e che vennero represse o assorbite.àUna fase di sistemazione si ebbe al tempo di papa Innocenzo III (e del successore Onorio III) e dell’avvento di Federico II di Svevia à 1215 – Concilio Lateranense IV: ribadita la condanna a tutti i movimenti ereticali, sancita la separatezza ebraica con l’imposizione di un distintivo (signum), disciplinamento dei nuovi movimenti religiosi e laici, vietando la creazione di ordini nuovi…ma in realtà à riconosciuti gli ordini mendicanti francescani e domenicani quali ordini nuovi (mentre rimase ferma la condanna di altre correnti: umiliati, valdesi). Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 11 Di tutte queste vicende, rimane da esplorare le dimensioni più sociologiche di alcuni fenomeni, come l’evolversi delle componenti sociali dei nuovi ordini e i loro nessi con l’insieme della società civile à infatti, all’interno dell’ordine francescano, si sarebbero svolte tensioni di natura disciplinare con risvolti anche dottrinali, soprattutto sul tema della povertà e dell’imitazione evangelica. Inoltre i mendicanti presenziavano in maniera importante l’insegnamento universitario e alla partecipazione decisiva all’elaborazione di teoriche della società civile (il giusto prezzo, il prestito a interesse, condanna dell’usura) à acquistarono importanza le rivendicazioni della povertà e la condanna all’ostentare ecclesiastico à con motivazioni fondamentalmente politiche, si contrappongono nelle città italiane guelfi e ghibellini, dando corpo a una tradizione di “ghibellinismo politico”: l’idea di un’autonoma legittimità del potere politico imperiale, non bisognoso della conferma dell’autorità spirituale, che si estese oltre gli anni della sconfitta. Negli anni della cattività avignonese queste tendenze trovarono grandi interpreti à l’inglese John Wycliffe e il boemo Jan Hus (il cui insegnamento si legò all’affermazione politica della nazione poema) à crescente contestazione del primato e assolutismo Romano e si sosteneva un governo della Chiesa universale fondato sulla rivitalizzazione del concilio (dell’insieme dei vescovi della cristianità) come luogo preminente delle definizioni disciplinari e dogmatiche à concilio di Costanza (1414-18) 2.3 – Evoluzione economica e classi sociali 2.3.1. Le tipiche contrapposizioni, in merito alla fine traumatica o non della fine del mondo antico, sono destinate ripetersi ricorrentemente, perché sono contrapposizioni di ottica, e implicano giudizi soggettivi di valore. Allo stesso modo è destinata a riproporsi la riflessione sul peso dei fatti della vita economica e le conseguenti trasformazioni delle classi e dei rapporti sociali. Come per l’ambito religioso-politico, così per quello economico si può ritenere che il medioevo vada considerato nel segno della distruzione, non volontaria, di un assetto precedente à la distruzione investì non un settore in particolare dell’economia, ma un insieme di nessi ed equilibri tra economia privata ed economia pubblica, città e campagne, consumo e scambio. Anche se immensa, la documentazione sulla vita economica dell’impero romano non consente nessuna misurazione dell’entità di quei diversi trasferimenti e della loro evoluzione. Tuttavia, nonostante le valutazioni di massima, restano come oggetto di discussione alcuni grandi fenomeni: l’emarginazione del ruolo degli schiavi nell’economia agricola; di che natura fu la crisi finanziaria dell’impero; quali varianti condussero a un’economia fondata sull’autoconsumo dove i contadini si alimentavano anzitutto di ciò che producevano e la sussistenza urbana dipendeva principalmente da risorse agricole prossime e circostanti à il punto più problematico è se la ripresa produttiva e demografica (che ne è l'indicatore) dipese da meccanismi esterni o fu piuttosto il risultato di una lentissima accumulazione produttiva e di un assestamento delle popolazioni dopo le ondate migratorie. È possibile pensare che la lenta ma continua espansione produttiva dei secoli centrali del medioevo sia stata resa possibile proprio da quella vicinanza degli uomini alle risorse, da quella adeguamento capillare delle strutture di insediamento che un'altra ottica dipinge nel segno della “chiusura” economica. Ancora più problematica è il rapporto tra evoluzione economica e mutamenti nelle classi sociali e nelle forme del comando sugli uomini à anche qui le fonti rarefatte offrono debolissime informazioni quantitative e statistiche fino al secolo XI (quando affiora qualche spezzone documentario emerge un quadro di grande frazionamento: miriade di piccoli e piccolissimi proprietari). Va detto che l’attenzione preminente alla proprietà non è idonea a valutare le reali condizioni economiche delle famiglie o le contrapposizioni sociali à infatti molte famiglie contadine preferivano buone terre in affitto ed erano presenti altre forme di conduzione, inoltre esistevano numerose forme di intermediazione fra proprietari e lavoratori, che contribuivano a un quadro molto articolato. Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 12 Ancora più evidente nel quadro delle grandi proprietà (re, principi, cattedrali e monasteri maggiori): le centinaia, a volte migliaia, di famiglie contadine insediate erano in rapporti diversi di dipendenza. Per molte generazioni rimase in vigore la forma antica della schiavitù. Sulla sua progressiva emarginazione nel mondo rurale c’è da tempo il consenso degli studiosi. Ancor più difficile la comprensione della nuova forma di dipendenza, dominante nelle campagne medievali, la servitù o servaggio: dipendenza che non implicava la totale assenza di diritti giuridici e civili e che aveva caratterizzato la schiavitù antica, ma conosceva limitazioni forti quanto alla libera mobilità delle persone, e alcune prerogative civili solo previo assenso padronale (tassa). Un contesto nel quale si coglie il passaggio dalle antiche alle nuove forme di dipendenza à le curtis, dove, nel corso del tempo, i dominicum vennero coltivati sempre meno da contadini di condizione schiavile e sempre più da massari. Tra gli studiosi c'è largo consenso nella valutazione di una presenza sempre più ridotta della schiavitù antica nelle forme di dipendenza contadina, rispetto a una fisionomia maggioritaria di "massari", relativamente autosufficienti sul piano della sussistenza alimentare, definiti talora servi, talora liberi, ma soggetti comunque a vincoli di residenza e a imposizioni censuarie e fiscali nei confronti del proprietario. Inoltre, le limitazioni della libertà del servo medievale erano vicine alla più generale forma di dipendenza di tutti coloro che risiedevano in un territorio dominato da una chiesa o da una famiglia nobile à signoria territoriale, e appare spesso arduo distinguere in quale misura i vincoli dipendessero da un fatto di ordine servile, piuttosto che patrimoniale, o piuttosto fossero semplicemente oneri imputabili a ogni residente della circoscrizione. Alcuni studiosi hanno sostenuto che, tra IX e XI la questione della dipendenza personale degli uomini fosse sempre più connessa alla loro residenza e sempre meno alla loro condizione personale e alla loro nascita. L’evoluzione della signoria territoriale fu importante, non solo nel definire lo status dei residenti soggetti, ma ovviamente anche per l’evolversi della fisionomia sociale e istituzionale dei dominanti à il fatto di possedere molta terra, avere un castello e di comandare in maniera giurisdizionale e fiscale diede un connotato nuovo, più definito e rigido, a quel piccolo segmento del laicato che esercitava le armi (milites): ora tendeva a trasmettere la signoria del castello, insieme alla qualifica militare, di padre in figlio à lignaggio à si andava delineando un ceto aristocratico dove convergevano stirpe, possesso, esercizio di potere à due tendenze dividono gli storici: valutare con maggiore o minore forza l’antichità di sangue dei milites nei secoli XI e XII, o vederci un fenomeno di formazione recente, non prima del secolo X. 2.3.2. Sui fenomeni della signoria territoriale si innesta la nascita del rapporto feudale (documentato dall’VIII sec. in maniera sporadica, per poi crescere intorno al IX sec): vincolo molto forte ma al tempo stesso non lesivo dello status di libertà personale. Anzi, il requisito della libertà era essenziale per entrambe le parti à Il signore, “dominus” e il “vassus” stringono un rapporto di impegno reciproco basato sugli obblighi di entrambi: auxilioum (servizio armato, che nel tempo si estenderà a natura economica: riscatto, contributo per cerimonie, ect) et consilium (informazione e suggerimento, poi si intenderà anche partecipazione al tribunale feudale). Alla semplice protezione veniva affiancata la fornitura di beni o redditi atti a rafforzare la capacità dell’aiuto militare del vassallo à beneficium (termine che implicava la sua revocabilità) divenne presto componente normale del rapporto e assunse un peso determinante, incidendo soprattutto sulla questione successoria à più tecnicamente si adoperò il termine feodum. Il vincolo feudale si prescindeva per il venir meno della fedeltà, e comunque alla loro morte. 1037 – editto di Corrado II: sancito il principio di ereditarietà per i vassalli minori nella fidelitas e nel relativo beneficium. Tra XI e XII sec. i rapporti feudali conobbero un'esistenza crescente. XII elaborate relazioni scritte delle consuetudini feudali e disciplinata la relativa normativa giudiziaria. XIII contratto spesso in forma scritta e formazione di dipendenze anche a livelli modesti della società (tra servi) Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 15 siamo nel periodo della rinascita culturale, della rivalutazione del diritto romano, della nascita dell’università: ovvero di uno ius commune à accanto continuarono a svilupparsi numerose relazioni di consuetudini locali di città, corporazioni, confraternite e consorzi familiari: ius proprium à abbiamo notevoli espressioni nelle centinaia di statuti municipali cittadini. 200’ à nuove pulsioni imperiali: da orienteà le conquiste di Gengis Khan ebbero eco debole in Occidente e non scossero l’impero bizantino (che invece fu colpito duramente dalla crociata del 1204). In occidente: ripresa dell’autorità imperiale con Federico Barbarossa à assertore di una res pubblica dove le prerogative giurisdizionali e fiscali erano esercitate in nome dell’autorità sovrana e per sua espressa delega. Volontà che si scontrò con l’affermazione di stati e principati, le libertas ecclesiastiche e le autonomie cittadine à Barbarossa dovette riconoscere il governo dei diritti regali, ma ebbe grande successo nella riunificazione dell’impero del regno normanno di Sicilia à nipote Federico II di Svevia e la rinascita di una legislazione, completa di constitutiones di portata generale ed interventi circostanziati ma ampi, integrato da un apparato giudiziario e amministrativo santamente raccordato al sovrano à inasprimento conflitti con la Chiesa per l’esercizio dei poteri pubblici (verificatisi nel regno d’Inghilterra e ancor più drammaticamente nel regno di Francia à 2.2) à intanto si svolgeva la complicata articolazione del mondo, figlia della frantumazione locale à si formano organismi rappresentativi di determinate componenti sociali (consilium o parlamentum) al quale il re o il principe territoriale dovevano fare obbligatorio ricorso soprattutto riguardo le tasse à si ricorda infine il sovrapporsi di conflitti di tipo trasversale con riferimenti politici e ideali (guelfi e ghibellini) e conflitti di fondamento sociologico (nobili e non nobili) che segnò in particolare le città italiane. Comune a tutti questi sviluppi fu il peso crescente delle esigenze degli Stati (fossero grandi o piccole realtà) à dovute alle spese di guerra, gli stati evolsero forme di raccolta tributaria e organizzazione del debito pubblico. Inoltre contribuirono a esaltare il peso di mercanti e banchieri, amplificando la divaricazione sociale (paragrafo precedente)à Si aprì la strada alle tensioni del 300’ à dove il conflitto politico assunse spesso la forma non di un conflitto fra élites, ma di una larga contestazione popolare alle forme di governo e delle gestioni economiche messe in atto dalle oligarchie urbane à I conflitti interni erano però subordinati al conflitto degli Stati tra loro e alla semplificazione in corso della carta politica europea à tutte le grandi formazioni politiche (Francia, Castiglia, Italia, Germania) recepivano quell’intrigo di signorie locali, di privilegi ecclesiastici e municipali, di autonomia economiche, che avrebbe caratterizzato quello che gli storici chiamano ancien régime (Che solo fra 700 e 800 avrebbe dato luogo al monopolio della violenza e giustizia delle autorità centrali e preparato le strutture statuali nelle quali viviamo) Tra 300’ e 400’ à compattazione fra nazione e Stato: sentimento di lingua, cultura e costumi fra i sudditi sotto la stessa autorità à ovvero di una evoluzione della connotazione nazionale da semplice stereotipo e a una definizione più complessa. Difficile cogliere la forma sociale della solidarietà interna fondata sul sentimento di appartenenza nazionale: più forti, in ogni luogo, appaiono le solidarietà di natura politica (che opponevano le une alle altre città di uno stesso ambito culturale e linguistico oppure alimentavano resistenze contro egemonia superiori: federazioni) e quel secolo consegna al secolo successivo una concezione della lotta politica essenzialmente sopraffattoria. 2.5. Le strutture della cultura 2.5.1. Occidente: modalità di trasmissione della cultura à scuola (poco diffusa, limitata a una minoranza) oppure la famiglia (ambiente che circonda l’individuo). Per misurarne il fenomeno si valuta la diffusione in forma scritta e letteraria à ancora largamente diffusa nelle aree di vecchia dominazione dell’impero à dal VI sec. diventa esclusiva di monaci e sacerdoti o di piccolissimi gruppi di laici (notai) à incise molto la differenza tra lingua parlata e scritta à leggere e scrivere significava conoscere greco o latino ovvero avere una formazione scolastica (proprio ora che la scuola pubblica non esisteva più). Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 16 L’argomento è ancora in discussione (cresce il numero di studiosi ottimisti riguardo l’alfabetizzazione del laicato). Meno discusso, e ben più difficile per la ricerca, è la trasmissione delle capacità culturali indipendenti dalla forma scritta: le conoscenze pratiche (agricoltura, allevamento, estrazione mineraria, manifattura) à si dà per scontato un meccanismo di tradizionalismo (trasmissione della conoscenza all’interno della famiglia o altre strutture) che non preclude però innovazioni ed eccellenze di livello e quindi la loro esportazione su lunghe distanze. Esempià Navigazione: vide innovazione e progresso. Produzione artistica: tipi di arte che divenivano internazionali. Credenze religiose e poetiche: circolazione su lunghi intervalli di spazio e tempo Oriente: dominato da Bisanzio e dall’Islam, ebbe maggiore coesione e integrazione, con la redazione scritta di tradizioni orali (Corano); retorica unita all’esigenza pratica (Ibn Sina) ; cultura filologica e letteraria (Michele Psello). 2.5.2. XI sec. in Occidente: diffusione sempre più fitta di esperienze culturali. Intanto fiorivano nuovi edifici ecclesiastici e quindi à nuove credenze religiose. In Francia redazione scritta della Chanson de Roland: scritto in lingua francese riuniva tradizione orale a quella scritta e la lingua parlata a quella scritta! XII sec. ovunque à frequenti i componimenti scritti di saghe e leggende (sedimentate dall’età delle grandi migrazioni) à ovunque in Europa si diffonde la poesia in forme linguistiche usate in quel momento nei rispettivi spazi. Occidente à slancio dell’architettura e della scultura: età romanica (inizi XI fino a metà XII). In questo secolo si può parlare di pieno raggiungimento di integrazioni e osmosi tra differenti piani della vita culturale à definita la “rinascita del secolo XII”. Ma la più netta affermazione del nuovo clima culturale fu l’accesso alla scrittura del mondo laico per usi amministrativi, legislativi e politici à città comunali in Italia. Nascono così i prodotti di elevato livello culturale, a testimonianza della crescente intensità culturale e dei crescenti legami tra campi della cultura sino a quest’epoca rimasti separati à artes dictandi (relazioni tra stati, richieste di amicizia/aiuto) e la letteratura didascalica sulle arti (De diversis artibus - Teofilo). Contemporanea fu la ripresa del ruolo delle scuole nella formazione culturale à alle scuole monastiche si aggiunsero quelle dei collegi ecclesiastici (canoniche) delle chiese cattedrali che aprivano ora a un pubblico misto (non solo di aspiranti chierici). à Nascita Università 2.5.3. 200’ à diffusione altre università (con interventi frequenti delle autorità politiche) inserite in un slancio culturale ormai generale, dove scultura, pittura e poesia in lingua romanza sono le più clamorose espressioni. Attività artigianali e manifatturiere organizzate in corporazioni à trasmissione del sapere tecnico- pratico. Propaganda politica affidata a rappresentazioni ed epigrafi e le manifestazioni pubbliche rese sempre più spettacolari I nuovi movimenti religiosi à sviluppo della predicazione (importante la presenza dei frati nelle università) Va tenuto conto che le crisi demiche, economiche e sociali, dei successivi secoli, si svolsero in una società che aveva raggiunto un livello altissimo di forme culturali, interazione fra esse, dialettica fra cultura e vita politica à livello che fu alzato ulteriormente nelle generazioni della crisi à capolavori di narrazione storica in volgare: Cronache di Dino Compagni o dell’anonimo scrittore romano che narrò di Cola di Rienzo, Dante e Marsilio da Padova. Da metà 300’ a metà 400’ àla creazione letteraria assume le forme distaccate della novella e dell’ironia, sempre con una componente moralistica (Boccaccio). Il ruolo politico della poesia veniva esaltato da Petrarca Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 17 Architettura e arti figurative à durante il quadro “gotico” affermano il proprio ruolo di sublimazione. à seguiva una tendenza allegorica e didascalica che suggeriva visioni complessive della società à pulsioni che ispirarono nuove tecniche: capacità di raffigurare corpi e l’ambiente in cui si muovevano. Lo sviluppo della cultura filosofica e politica, letteraria e figurativa comportò, fra 300’ e 400’ à nuove forme di separatezza culturale à stavolta non tra campi diversi della cultura e tecnica bensì tra ideologie, ispirazioni, atteggiamenti mentali (alla crescita esponenziale di santificazioni, reliquie e pellegrinaggi fecero riscontro atteggiamenti filosofici, tesi al recupero del patrimonio greco nei campi della scienza e della natura) Anche nei rapporti fra religione, cultura e politica ci furono percorsi divergenti o comunque separati à riflessioni estranee a una ispirazione religiosa si contrapponevano a un rinnovato slancio di profetismo e a nuove compattazioni fra convincimenti religiosi e organizzazione politica e sociale (John Wycliffe e Jan Hus). Si può però riconoscere un nesso di fondo che sembra segnare il 400’ europeo: l’affermazione di nuovi tipi di rapporto tra individui e organismi sociali. Guida allo studio della storia medievale – Paolo Cammarosano 3.1. – Generalità, classificazioni e dimensione temporale delle fonti La storia è una scienza indiretta à per conoscere qualcosa si studiano le fonti: ogni prodotto di vita passata degli uomini che è rimasto a noi à chi studia deve avere ben presente la differenza tra fonti e storiografia (le storie scritte da persone che furono anche protagoniste, sono degne di entrambe le qualificazioni): esempio di fonte à Storia dei Longobardi, Paolo Diacono; esempio di storiografia à Società feudale, March Bloch. “Va chiarito che lo studioso vede le fonti come dall’interno di un blocco di vetro opaco, nel quale lui stesso sta dentro, con tutti i sentimenti, le opinioni e i pregiudizi, le passioni che la storia gli ha trasmesso attraverso generazioni. Egli dovrà fare un certo sforzo per decostruirsi, ma non potrà riuscirci più che tanto.” à gli si chiede quindi razionalità di esposizione: fare appello a una comune razionalità umana e dichiarare sempre le sue fonti o le opinioni di storiografi ai quali si appoggia (si appellerà alla storiografia quando non ha avuto tempo di vedere tutte le fonti oppure se ritiene che altri l’abbiano analizzati come meglio non si poteva) à È quindi sempre alle fonti che l’analisi e l’esposizione storica si riferisce! Oggi: si ritiene che l’attenzione storica deve rivolgersi a ogni esperienza umana à che l’interesse di una fonte sia in funzione del problema storico che interessa lo studioso, e siccome tutti gli interessano, nessuno istituisce più gerarchie di importanza delle fonti, ma si continua a riflettere per operare classificazioni e ordinamenti classificazione di carattere intenzionale: cronache vs atti pratici (es. contratti) limite: lascia aperti i casi polivalenti classificazione di carattere materiale: scritte vs non scritte [limite: generalizza le non scritte e risalta la scrittura] Queste classificazioni hanno dei limiti e resta il problema dell’immensa varietà delle fonti à si percorre quindi la strada di una analiticità estrema à Tipologia delle fonti del medioevo occidentale, tutt’ora in corso, allinea circa 80 “tipi”, ma implica la separazione di testi che, però, fanno parte di un procedimento unico di produzione, schivando il problema di una geografia insieme e di distinzione delle fonti. Per orientarsi tra le fonti serve una valutazione che tenga conto: della durata incorporata in ciascuna (contratto scritto/piatto di ceramica: risultato di lavoro svolto in tempo breve = fonti puntuali; paesaggio agrario: risultato di un lunghissimo arco di tempo = fonti di lungo periodo). del ritmo, la modalità dei loro tempi di formazione (continue o discontinue): Il parametro fondato sul ritmo e la modalità di formazione è tanto più rilevante quanto maggiore è la durata di formazione. Fonti discontinue di lungo periodo: paesaggi urbani, strutture insediative ed edilizie, archivi, biblioteche e musei à definite appunto complesse per la modalità di formazione nel tempo e per l’articolazione della loro struttura. Fonti continue di lungo periodo: forme mentali, paesaggi rurali. Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 20 grande tecnicismo, di difficile lettura ai nostri occhi. In realtà anche nell’età antica si affermò l’esigenza di elaborare una scrittura che, recependo le innovazioni della corsiva e accogliendo lo schema minuscolo, fosse però più nitido alla lettura, e dunque riprendesse la chiara distinzione delle singole lettere à la minuscola antica Inizio medioevo à col tracollo della civiltà antica l’uso della scrittura divenne appannaggio di chierici, monaci e notai e si era formato un duplice percorso: Ø la minuscola posata usata nei codici letterari e altri testi generici e veniva tramandata nelle scuole monastiche ed ecclesiali Ø la corsiva documentaria usata dai notai, che se la tramandavano di padre in figlio Fra tardo antico e medioevo à su queste due linee si formarono varianti numerose (calligrafismi, arcaismi) VIII - IX sec. à vi fu una tendenza all’uniformazione delle forme grafiche con un sostanziale adeguamento alla minuscola antica (che i copisti delle cattedrali vedevano nei codici antichi) à ovvero la minuscola carolina - littera antiqua – parte importante dello slancio culturale carolingio, segnato dall’immensa copiatura di testi. Inizio XII sec. à la minuscola carolina era la base largamente comune delle esperienze europee di scrittura e, con il moltiplicarsi dei centri di scrittura, si crearono varianti locali numerosissime à nelle università si affermarono forme più compatte: gotica (littera textualis) Dal 300’ à Nuova esigenza di una scrittura più nitida e normale per i testi di larghe destinazione: elaborata, in età umanistica, una calligrafizzazione della littera antiqua Metà 400’ à introduzione dei caratteri mobili di stampa si innestò sull’ultima politica grafica umanista e recepì così le forme della minuscola antica. Mentre nei paesi di cultura tedesca vennero adottate in prevalenza, per le stampe, le forme della littera textualis. I manoscritti invece videro il progressivo crescere di un individualismo grafico per tua (scritture strettamente private o notarili). La lunga continuità dell’antica minuscola spiega perché sia facile leggere gran parte dei manoscritti medievali. Una difficoltà, invece, essenziale da superare è l’ampio ricorso di scrivani medievali alle abbreviature à Diffusissime nelle scritture di destinazione specifica à essendo un sistema, lo studioso dovrà conoscerlo per lavorare negli archivi. I criteri di edizione dei testi medievali sono uguali a quelli per l’edizione dei testi classici, definiti ormai da molte generazioni. Analizzare testi di carattere documentario rispetto a quelli di carattere letterario, dottrinale, storico, comporta una differenza sostanziale (sia che fossero antichi o medievali)à le scritture documentarie ci sono giunte in forma originale mentre nelle scritture generiche raramente succede. Analizzando l’originale lo studioso dovrà restituirlo con gli accorgimenti del caso, ma sempre con massima fedeltà al manoscritto: se nei testi in latino si incontrano forme lessicali o grammaticali difformi dal latino classico scolastico si dovrà rispettare rigorosamente tali forme e non correggerle. Nel caso di forme diverse per la stessa parola si riprodurrà di volta in volta la forma che si trova. L’unico caso in cui è ammissibile un intervento correttivo è il cosiddetto errore materiale o lapsus: errore che non è attribuibile al livello culturale e scolastico dello scrivente o a usi del tempo à si darà conto della correzione nelle note critiche “nell’originale è scritto canonica”. Un caso speciale di lapsus è l’omissione di una sillaba o di una parola à qui l’intervento si può effettuare inserendo la sillaba o la parola messi tra parentesi angolari “Quod Deus <non> velit”, risparmiandoci così la nota per dichiarare la correzione. L’editore deve concedersi momenti di modernizzazione del testo, per non fornire una lettura faticosa. Quindi stacca le parole e scioglie le abbreviature: le volte che siamo incerti inseriamo tra parentesi tonde “et(ter)ni”. Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 21 Altri aspetti modernizzanti sono la maiuscolalizzazione dell’iniziale di parola e i segni di interpunzione. In presenza di lacune materiali si usano le parentesi quadre. Se non si può indovinare la parola o riga mancante si mettono i 3 puntini e si dichiara la lacuna nelle note […]. Mentre gli spazi in bianco con * “Iohannes filius ***” In calce alla propria dizione, si porrà un apparato di note, come esponente di nota alfabetici, dove si indicheranno dettagli e problemi dell’edizione stessa à si dichiareranno le impossibilità o incertezze di lettura, oltre agli interventi correttivi, le eventuali correzioni e aggiunte secondarie e le eliminazioni e cancellazioni. Buoni consigli à cominciare dei testi ben conservati senza affaticarsi su fogli laceri e senza accanirsi quando non si capisce una parola ma slittare alla parola successiva per poi rileggere l’insieme e comprendere meglio (giri di parole, formule sono assolutamente ricorrenti nelle scritture documentale). Inoltre, presupporre sempre che un notaio del tardo medioevo masticasse il latino meglio di noi: dunque, prima di attribuirgli un errore, assicurarsi che non siamo invece noi che abbiamo letto male. Ricorrere con parsimonia all’aiuto degli studiosi più provetti. Avere ben presente che c’è tuttora un’oscillazione fra tendenze all’edizione “imitativa” dei manoscritti e tendenze all’edizione “interpretativa”, che modernizzi. Questo conflitto non si pone quando l’editore tratta delle copie. A volte si possiede sia l’originale che una copia manoscritta, in tal caso l’edizione si conduce sull’originale, e la copia va solo segnalata. Può succedere che occorre fare uso della copia (nel caso in cui sia stata eseguita con l’originale in condizioni migliori), ma in ogni caso l’editore moderno non accetta comunque acriticamente la lettura fornita da una copia. Il caso più complesso è quello in cui si deve lavorare su più copie à vanno seguiti i criteri di base dell’edizione critica, messi a punto nell’800’: I manoscritti vanno presi tutti in considerazione in un primo momento. In seguito si passa a ricostruire le relazioni fra i manoscritti, elaborando uno stemma (albero genealogico) al fine di escludere copie e lavorare solo sui manoscritti il più vicino all’originale possibile. “Come lo storico, così sceglie l’editore. E allo stesso modo dello storico rende conto della sua scelta e delle possibili alternative, segnalando nell’apparato critico le varianti rispetto alla lettura che egli ha scelto.” Nell’apparato critico daremo conto delle varianti, nel caso pubblichiamo una copia, mentre nel caso di edizione da originale daremo conto delle correzioni di prima mano e delle nostre incertezze di lettura. Potremo integrare l’apparato critico con un altro apparato, distinto, di carattere interpretativo, esplicativo, storico, insomma di commento al testo, dove inseriremo tutto ciò che può servire una migliore intelligenza del testo. Questo non è un manuale di metodo, e dunque non dice nulla sui criteri di interpretazione storica dei testi. Non esiste uno strumento di insieme soddisfacente per il mediolatino (a differenza del latino classico), poiché l’impresa di un dizionario mediolatino è molto più difficile: anzitutto perché, la stragrande maggioranza delle scritture latine medievali è inedita. Poi perché l’uso della lingua latina nelle scritture si estese a una pluralità di paesi di culture e istituzioni diverse che avevano elaborato il loro volgare à nei testi prodotti in questi paesi si diede forma latina a parole che erano specifiche di ciascun luogo. Quindi bisogna ricorrere a dizionari storici delle lingue volgari e dei dialetti del paese dove il testo fu prodotto. Il falso medievale: È raramente una forgiatura di sana pianta, normalmente riprende un testo autentico, o che il falsario considerava tale, e vi inserisce aggiunte, rielaborandolo nel proprio interesse. Un testo non è falso perché dice cose false, ma perché si presenta come scritto da un autore mentre è scritto da un altro: se è falso il contenuto, il documento non lo è necessariamente. Es: Una diocesi dice che gli appartengono certi terreni Inoltre, il documento falso è sempre interessante e non deve essere di spunto dall’analisi storica à ci insegna sul falsario e sulla sua epoca e sui motivi che indussero alla falsificazione. Guida allo studio della storia medievale Riassunto di Paolo Cammarosano di Luciano Bramante 22 Diplomatica: disciplina che analizza i diplomata. Molto importante per essa è il modo di datazione dei documenti à definizione di tipo lineare (punto di partenza la nascita di Cristo) e definizione di tipo ciclico (l’indizione: che attribuisce un numero compreso fra 1 e 15 a ogni anno). È compito dello studioso e dell’editore verificare la coerenza fra i due elementi di datazione, ai quali si aggiunge in moltissimi diplomi anche l’anno di regno, che impone un ulteriore verifica. In realtà, altrettanto e più importante della dilpomatica sarebbe di norma la conoscenza di qualche istituzione di diritto, visto il vasto numero dei documenti giuridici. Per concludere, va ricordato un fatto semplice: anche nei periodi di maggiore densità, le fonti non rappresentano che una piccola parte della vita delle generazioni passate. L'enorme maggioranza dell'attività umana nel tempo rimane nel silenzio, e a volte questo silenzio copre settori immensi della società. Gli studiosi di storia hanno sovente la tendenza a sollecitare al massimo i testi dei quali disponiamo. Non bisogna eccedere nello sforzo di eludere il silenzio delle fonti con costruzioni di ipotesi e di analogia. I silenzi del passato vanno accettati e rispettati.
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