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Hans Belting - antropologia delle immagini, Dispense di Storia Dell'arte

Secondo Belting le immagini non vanno considerate solo come prodotto di un medium ma anche come prodotto dell’io dell’osservatore. Esse sono fondamentalmente costituite da una triade, e non da una coppia come vuole la tradizione poiché questa forma è ritenuta insufficiente dall’autore. La triade costitutiva del fare arte è quindi formata da: corpo, mezzo e immagine

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 17/02/2024

luca-lombardi-7
luca-lombardi-7 🇮🇹

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Scarica Hans Belting - antropologia delle immagini e più Dispense in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! MEZZO-IMMAGINE-CORPO Hans Belting 1. Introduzione Secondo Belting le immagini non vanno considerate solo come prodotto di un medium ma anche come prodotto dell’io dell’osservatore. Esse sono fondamentalmente costituite da una triade, e non da una coppia come vuole la tradizione poiché questa forma è ritenuta insufficiente dall’autore. La triade costitutiva del fare arte è quindi formata da: corpo, mezzo e immagine. Corpo e mezzo hanno entrambi a che fare con il corpo assente del defunto al posto del quale viene esposta la maschera funeraria che ha lo scopo di renderlo presente in modo iconico, tenerlo idealmente in vita, questo processo è detto da Belting scambio simbolico. La maschera non è la realtà ma l’immagine di una realtà passata. La maschera è quindi mezzo tecnologico e corpo artificiale attraverso il quale si dà l’immagine. Il corpo è pensante e immaginativo sul piano interno ed è mediale sul piano esterno, esso è fondamentale affinché l’immagine si mostri in quanto su di esso si basano gli atti simbolici della fabbricazione e della percezione. L’interazione tra il nostro corpo e le immagini include però anche il concetto di mezzo che ha la funzione di supporto per l’immagine e non è scindibile dal contenuto, il mezzo condiziona infatti il significato delle immagini in quanto ne è parte, tuttavia esse devono essere in grado di muoversi tra mezzi diversi (nomadismo delle immagini). Allo stesso modo il nostro corpo ha la funzione di mezzo vivente ed è anch’esso indispensabile affinché le immagini si diano in quanto esse devono obbligatoriamente venire introiettate da un osservatore. 2. Mezzo-immagine-corpo. Un’introduzione al tema La scelta di un approccio antropologico pone il problema che essa studia gli uomini e non le immagini; per rispondere a ciò Belting sostiene come le immagini siano essenzialmente un prodotto della percezione e come esse trovino il proprio luogo naturale proprio nel corpo umano. Il fatto che l’uomo sia luogo delle immagini è significativo in quanto implica che l’uomo non è padrone delle immagini e non è in grado di dominarle, esso raccoglie a priori nelle immagini le medesime esperienze ed esse ci parlano in modo atemporale dell’uomo. Possiamo dunque considerare le immagini come mezzi cognitivi prodotti da tecniche che sono mezzi trasmissivi. Come sostenuto da Ernest Gombrich (1909-2001) le immagini ci trasmettono informazioni che altrimenti non potremmo comprendere. Immagine e mezzo vanno viste come facce della stessa medaglia, il mezzo è forma ma le immagini non possono venire considerate in maniera puramente formale in quanto esse sono nomadi ovvero in grado di muoversi tra mezzi diversi. Nel darsi, le immagini fanno scomparire il mezzo, ciò non significa però che il mezzo venga meno quanto più che esso sia parte dell’immagine; questo punto si inserisce il terzo elemento della triade ovvero il corpo percettivo che anima le immagini e intrattiene con i mezzi una doppia identificazione: da un lato l’analogia tra mezzo e corpo si realizza nel nostro interpretare il mezzo come corpo simbolico delle immagini, dall’altro si realizza giacché i mezzi modificano la nostra percezione corporea. A partire da Michel Foucault (1926-1984) l’immagine si trova al centro del dibattito riguardo la crisi della rappresentazione. A causare questa crisi sono le immagini digitali e le immagini sintetiche, esse hanno perso la capacità di riferirsi al mondo, caratteristica su cui Danto insiste e che chiama aboutness, e sono da alcuni come Jean Baudrillard (1929-2007) considerate “assassine del reale”. D’altro canto le immagini sintetiche potrebbero semplicemente essere una nuova tipologia figurativa che prevede una nuova pratica percettiva, secondo Jacques Derrida (1930-2004) queste nuove immagini ribaltano il rapporto classico con l’analogia nel rappresentare mondi virtuali. Nel rapportarci con le immagini che si danno attraverso un mezzo, il nostro corpo si fa a sua volta mezzo, esso mette in relazione le immagini esteriori che percepiamo con le nostre immagini interiori, individuali e collettive. La nostra esperienza mediale è basata sulla consapevolezza che usiamo i nostri corpi come mezzi sia nella generazione di immagini mentali che nella percezione di immagini esterne. La questione dell’immagine e del mezzo ci riporta alla questione del corpo, esso è luogo delle immagini e mezzo trasmissivo come dimostrato dalle pitture corporee e dalle maschere. La maschera dipinta sul volto è esemplificativa della trasformazione del corpo in immagine, nel dipingere il corpo questo diventa mezzo per un’immagine nuova rispetto all’immagine del corpo, la maschera è un volto sociale che trasforma il corpo in un’unità mediale. Possiamo sostenere che le immagini digitali e le immagini sintetiche sono ancora immagini in quanto vi è ancora un corpo a percepirle, d’altra parte esse mettono in crisi il rapporto con il mezzo in quanto si danno in modo incorporeo. Esse rimangono legate a ciò che rappresentano e producono un’immagine mentale nell’osservatore, necessitano però di un nuovo sistema percettivo. Il dubbio sull’aderenza delle immagini alla realtà è ciò che storicamente ha portato allo sviluppo di tecniche figurative. Le maschere funerarie, le pitture corporee, i calchi sono ciò che fissano l’immagine e rappresentano la presenza di un corpo assente. Questo sviluppo corrisponde alla ricerca di una dimensione non mediata di percezione della realtà. Solitamente vi sono due livelli di mediazione: lo sguardo soggettivo che percepisce il mondo secondo date categorie e il mezzo tecnico che è storicamente vincolato. Il dipinto esemplifica questo concetto, è un mezzo tipicamente occidentale e ha funzione di mediazione culturale, esso rappresenta una sorta di finestra sul mondo e indirizza lo sguardo dell’osservatore che può così avere l’illusione di essere padrone dell’immagine. Le immagini sono risposte al loro tempo, in questo modo alcune immagini sopravvivono in modo transmediale o conducono a nuove immagini, esse hanno natura al contempo temporale e atemporale.
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