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Hans Belting Antropologia delle immagini, Appunti di Estetica

Appunti di estetica Hans Belting

Tipologia: Appunti

2018/2019
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Caricato il 16/10/2019

beatrice-marrini
beatrice-marrini 🇮🇹

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14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Hans Belting Antropologia delle immagini e più Appunti in PDF di Estetica solo su Docsity! HANS BELTING : ANTROPOLOGIA DELLE IMMAGINI Testo del 2001. Il punto è: che cosa è immagine -> maschera funeraria come elemento costitutivo della nozione di immagine. -La domanda che cosa è un immagine : la storia dell’arte non è in grado di esaurire il problema dell’immagine. Il problema non è più che cosa è un’opera d’arte ma che cos’è un immagine, perché le opere d’arte sono prima di tutto delle immagini. Un’opera d’arte ha sempre una dimensione “fenomenica”, cioè spazio-temporale, qualche cosa deve essere percepita altrimenti non esiste. Es: per Croce l’opera è quella che esiste nella testa dell’artista, non quella che poi viene prodotta -> dimensione non tanto sensibile quanto mentale. Quando parliamo di immagine: dimensione sia fisica che mentale: non esiste solo l’opera, pensiamo anche a sogni, ricordi, la fotografia. Abbiamo quindi sia una dimensione fenomenica che si da attraverso un “medium”; sia una dimensione non sensibile che non si da attraverso i sensi, non-fenomenica. Nell’opera d’arte c’è una forte riduzione tra l’immagine e il mezzo attraverso cui si da. -Dibattito sulla scienza dell’immagine: Gli studi sulle immagini devono essere interni alla storia dell’arte o viceversa? Questa dicotomia tra immagini e arte forse non è necessaria. Se noi consideriamo le immagini solo dal punto di vista dell’opera d’arte, ci perdiamo tutta una serie di dimensioni. L’antropologia delle immagini vuole allargare al massimo livello lo studio sulle immagini Riferimento a Marc Augé: “IPERMODERNITà”: la contemporaneità forse dovrebbe essere chiamata “ipermodernità”-> noi non abbiamo nuove categorie per pensare la modernità e ci serviamo di categorie passate. -> contemporaneità = modernità che non si è compiuta. immagine - corpo – mezzo triade di elementi che sono costitutivi dell’immagine nella sua interezza. Belting vuole mostrare che le normali coppie con cui abbiamo sempre pensato l’immagine sono insufficienti: immagine- mezzo / immagine-corpo Invece per Belting una prospettiva sull’immagine deve tenere insieme tutti e tre questi momenti. Il corpo: inteso come corpo artificiale: il medium, il mezzo, il quadro Inteso come corpo virtuale : la fotografia Inteso come corpo naturale : il nostro corpo, anche immaginativo La maschera funeraria: non ci deve dare il corpo del cadavere, ci deve in qualche modo tenere in vita il corpo vivo del defunto. Il defunto è un corpo assente: allora la maschera deve rendere presente un corpo assente, tiene ancora in mezzo a noi quell’uomo che nel frattempo è morto-> enigma dell’immagine -> l’immagine non è la realtà. Es. la foto restituisce in immagine una realtà che non c’è più ->l’immagine restituisce qualcosa che non c’è più e che viene reso presente Il riferimento alle maschere funerarie: in questa dimensione si cela la dimensione dell’immagine come presenza-assenza. Corpo artificiale: è l’immagine che tiene in vita il corpo del defunto Il corpo artificiale è anche un “mezzo”, non solo “materia”-> un immagine si da in un mezzo altrimenti non si da in nessun modo Corpo “perduto” del defunto è scambiato con quello “virtuale”(l’immagine) Immagini: rendono visibile qualcosa che non c’è, che viene dato in immagine, non in realtà, ma ci restituisce in immagine la realtà. E’ sempre qualcosa di mediale Immagine: rimanda a qualcosa della realtà L’immagine, se è davvero immagine, è immagine DI qualcosa->Belting->immagini in senso forte -I nostri corpi sono “mezzi viventi” che si contrappongono a “mezzi fabbricati” : Noi siamo il luogo delle immagini. Un mezzo non fruito dell’uomo, forse è muto. Qualcosa diventa immagine nel momento in cui la dimensione corporea lo comprende. Rigida dualità tra: INTERNO (dimensione corporea, pensante, immaginativa) ESTERNO (dimensione mediale, il supporto, il sostrato) ->Belting non sostiene questa rigida dualità: sono due momenti inseparabili, non distinguibili quello “mentale” e quello “mediale”->sono in relazione->relazione che non viene meno nemmeno con le immagini digitali->Belting: anche le immagini digitali sono immagini. Mezzo: Veicola, è un supporto -Non dobbiamo pensare alle immagini come media: l’immagine non è il mezzo. Le immagini per poter essere colte devono passare per i media -Le stesse immagini possono “migrare” da un mezzo all’altro-> nomadismo delle immagini (Belting) Immagini come “nomadi”, vuol dire che questo rapporto tra immagini e mezzi non è più così vincolante, perché quell’immagine può migrare, nella storia si ripropone in modo diverso-> l’immagine sopravvive. -Le immagini sono quindi “trasmediali”, possono darsi in mezzi diversi. Il nostro corpo è un mezzo vivente, l’immagine si incorpora nel medium, così come lo fa nel nostro corpo. -L’immagine non deve essere confusa con il mezzo Se guardiamo le immagini schiacciandole sui mezzi, facciamo una storia dei mezzi In filosofia/psicologia altro dualismo: immagine-corpo Le immagini assumono una dimensione temporale, si trasformano, sopravvivono trasformandosi- >nomadismo delle immagini. IMMAGINE – MEZZO dobbiamo scorporare le immagini dai mezzi artificiali per incorporarle in un altro mezzo, il nostro, il mezzo naturale-> il corpo. C’è un passaggio, uno scambio, tra il mezzo trasmissivo e il nostro corpo. Il mezzo è sempre storicamente connotato, ha solo la dimensione temporale a differenza dell’immagine Il modo in cui noi percepiamo cambia storicamente, mentre il nostro apparato sensoriale rimane lo stesso “percepire” si carica del significato stesso di ciò che stiamo percependo. Il medium non è qualcosa che poi si aggiunge all’immagine: l’immagine già esiste, è gia configurata, e noi la veicoliamo attraverso il mezzo-> il mezzo non intacca l’immagine-> risente in qualche modo del mezzo. Quanto più siamo consapevoli che il mezzo sta veicolando qualcosa, tanto più ci rendiamo conto della sua funzione guida e quindi possiamo compiere il processo di scorporamento tra immagine e mezzo. -Ambivalenza tra immagine e mezzo: rapporto non prestabilito, perché di volta in volta l’immagine si incorpora in un certo modo. -Potere figurativo delle immagini: con il mezzo si rende pubblica l’immagine, perché finchè questa non si incorpora in un mezzo, non è qualcosa di comunicabile. -Le immagini hanno un potere seduttivo enorme, non ci costringono, ci seducono: gioco che avviene attraverso la nostra sensibilità (mezzi tecnologici sempre più potenti sotto questo punto di vista) -Errore categoriale: compiuto nel voler distruggere i mezzi pensando che però in questo modo noi tagliamo la diffusione dell’immagine stessa ->non è così: la distruzione del mezzo non è la distruzione delle immagini perché immagine non è mezzo. Belting: la dimensione magica ci appartiene. Non è un regresso, in quanto noi siamo antropologicamente costituiti ( sta difendendo il suo progetto di antropologia delle immagini). Le dimensioni mitiche o magiche ci appartengono quanto quelle razionali. -i mezzi digitali sono ancora in grado di veicolare immagini, perché sono legate al nostro corpo. Lo specchio è il “medium” per eccellenza, nella superficie dello specchio c’è l’immagine. Cattura la nostra immagine nel vetro così come essa appare al nostro sguardo. Riflette una superficie incorporea che noi percepiamo tuttavia come un corpo. -cita Alberti: la prospettiva ci da l’illusione della realtà ->La finestra simbolica -cita la donna di Corinto, che fissò il proprio amato nei contorni dell’ombra che lui aveva proiettato sul muro. La parete le era servita per fissare la traccia di un corpo che una volta era stato davanti a lei. Mezzo figurativo: mezzo trasmissivo dell’immagine, capace di ospitare e trasmettere le immagini che poi vengono trasmigrate nel “mezzo naturale”che è il nostro corpo. Le immagini nel “trasmigrare” in parte cambiano, in parte si conservano. I “mezzi figurativi” come mezzi “visuali”presentano una differenza rispetto al linguaggio: nella lingua scritta quello che veicolano si stacca dal nostro corpo; nel caso delle immagini visive si comportano come fa la scrittura. Non possiamo isolare un’immagine dai suoi mezzi: -Diagnostica delle immagini: tutte quelle che noi conosciamo quando andiamo a fare una visita medica (radiografia ecc) -> c’è sempre un mezzo artificiale ->accesso mediato da un mezzo tecnico al nostro corpo -Il rapporto con la realtà, dice Belting, è sempre più mediato dagli apparati tecnici, questi rischiano di minare il nostro rapporto con la realtà Nei mezzi figurativi avviene un’ “astrazione” analoga alla diagnostica delle immagini: sembra emergere il problema per cui il mezzo non rimane più solo mezzo, diventa troppo potente da occupare lo spazio tra realtà e mezzo. Abbiamo detto che la filosofia e la psicologia privilegiano solo il rapporto immagine-corpo, lasciando poca importanza al mezzo e che la storia dell’arte si occupa invece solo della dimensione immagine-mezzo: Per Belting non possiamo scindere questa triade IMMAGINE MEZZO CORPO. Il corpo è l’anello di congiunzione, senza di esso ci manca qualcosa per capire le immagini. Es. la maschera funeraria, è un chiarimento importante: le immagini diventano il modo per tenere in vita la persona defunta->l’immagine ha quindi il potere di rendere presente qualcosa di assente: Avviene uno “scambio simbolico”: l’elemento centrale non è tanto la mimesi (la verosimiglianza), ma lo scambio che avviene tra la persona e l’immagine-> se questa immagine riesce davvero a “stare per” quella cosa che non c’è più. -Doppia natura dell’immagine: Immagine come RAPPRESENTAZIONE e immagine come RIPRESENTAZIONE: Immagine come “rappresentazione”-> Senza mai confondere immagine e realtà. Per un verso c’è una somiglianza e per altro verso ce lo stanno “ripresentando” come se fosse lì davanti a noi: scambio simbolico, nel senso che l’altro in immagine è ancora vivo. Immagine come “ripresentazione”-> Ripresentare qualcosa di assente DOPPIO MOMENTO DI PRESENZA – ASSENZA 1 livello di presenza: è presente nel mezzo (medium)-> è il dato fenomenico che noi percepiamo e senza il quale non possiamo percepire l’immagine perché l’immagine si da soltanto tramite mezzo. Il mezzo lo cogliamo con i nostri sensi, però finche quel mezzo noi non lo “animiamo”, quel mezzo è soltanto una cosa, una “semplice presenza”. Nel momento in cui lo “animiamo”si manifesta quell’immagine che è veicolata da quel mezzo e finchè non appare, quello non è un mezzo perché: è un mezzo soltanto se veicola. Atto di animazione è diverso dall’atto di proiezione Quello che noi animiamo emerge grazie a noi, finchè non viene animato, l’immagine è assente. Nel momento in cui noi comprendiamo quello che il mezzo sta veicolando, l’immagine diventa presente. 2 momento: L’immagine stessa, in quanto immagine, è immagine di qualcosa che non è realmente presente nell’immagine-> ciò a cui l’immagine si riferisce non è realmente presente ma si da in immagine nell’immagine. (es. fotografia: non c’è realmente una persona è “immagine di”) Noi guardiamo l’immagine come se ci riferissimo alla persona stessa-> torna una presenza. ->L’immagine può rendere presente qualcosa di assente MA in quanto immagine non è presente, diventa immagine soltanto nel momento in cui noi la comprendiamo. L’immagine non ha natura sostanziale per cui esiste indipendentemente da noi; senza di noi non c’è immagine. Non esistono indipendentemente -> corpo come luogo delle immagini. Immagini sono un non-ente perché non hanno una vera e propria realtà, appaiono attraverso qualcosa senza cui non potrebbero apparire. Non dobbiamo però identificare le immagini con il mezzo attraverso cui appaiono, ma comunque l’immagine non è indipendente dal mezzo: Immagine e mezzo: rapporto che non possiamo separare, senza il mezzo non appare nulla. Il doppio livello restituisce al nostro corpo quella centralità che era stata un po’ spodestata Le immagini sopravvivono al mutamento storico adattandosi, trasformandosi, ai mezzi che di volta in volta incontrano. Le immagini sembrano non avere tempo, una sorta di anacronismo. La fotografia si muove in modo completamente diverso dallo sguardo: è come un’ombra che si stacca dal corpo e che si imprime sulla lastra fotografica -> l’ombra attesta la realtà - > se c’è l’ombra deve esserci quel corpo. Nella fotografia quest’ombra è come se si staccasse dal corpo e quindi perde vita e in qualche modo si “congela”-> l’ “immagine silenziosa” è la fotografia. -Immagini cinematografiche: Attraverso il medium cinematografico Belting ci parla del rapporto tra “immagini interiori” e “immagini esteriori”: Nel montaggio un’immagine proiettata, interagisce non solo con le nostre immagini individuali ma anche con quelle collettive. Immagini cinematografiche: Noi non siamo semplicemente passivi, perché quelle immagini interagiscono sempre con le nostre immagini, quelle che abbiamo memorizzato nel nostro archivio. Abbiamo quindi: interazione tra immagine esterna (del medium) e interna (delle nostre immagini già memorizzate): l’immagine è sempre frutto di questa compenetrazione -> il montaggio fa questa sintesi. LE IMMAGINI E GLI APPARATI TECNOLOGICI: il materiale memorizzato può diventare privo di vita se noi non continuiamo in qualche modo ad animarlo : l’apparato tecnico in sé non conserva la vitalità dell’immagine. Il problema della “finzionalizzazione”: problema dell’illusione, cioè di una tecnologia che fa dell’immagine qualcosa di illusorio -> una realtà funzionale-> che diventa sempre più potente e si va ad installare nelle nostre menti, tanto che ad un certo punto entra in conflitto con la nostra stessa memoria -> problema che va ad intaccare le immagini che abbiamo memorizzato. Il problema dell’”utopia”: Ciò che è presente nel reale stesso, ma solo come qualcosa di possibile-> il possibile del reale-> vuol dire anche prospettare la possibilità di un cambiamento del reale stesso. Il problema dell’ “illusione”: la dimensione tecnica non ha solo un lato positivo per cui l’immagine prende corpo, ma ha anche un lato negativo laddove la tecnica produce qualcosa di surreale (tutto questo è il problema della finzionalizzazione). Proliferazione dei sistemi mediali: è il reale stesso che stiamo perdendo, come se diventassero dei luoghi che noi stiamo sognando, come se fossero dei non-luoghi immaginari. SOGNI E VISIONI: Problema affrontato con 2 punti di vista: 1° problema: della formazione figurativa 2° problema: sogni e dimensione cinematografica Le immagini nel sogno emergono indipendentemente dalla nostra volontà, molte volte sono inconsce. Hanno la possibilità di disporre di ricordi ai quali spesso non riusciamo più ad accedere -> ribadisce che il corpo è sempre il luogo delle immagini. Tra visioni e sogni c’è un’affinità: qualcosa che emerge indipendentemente dal nostro controllo. Tentativo di regolamentare le visioni: Per Belting non è possibile farlo: le immagini ufficiali (religiose) si pensava che potessero avere il potere di regolamentare le visioni -> non si poteva deviare dalla rettezza della dottrina religiosa. Il controllo delle immagini, per Belting, si sottrae sempre al controllo delle istituzioni , non possono essere normate. -Sogni e cinematografia : L’esperienza in una sala cinematografica è un’esperienza collettiva o rimane qualcosa di personale ? Secondo Belting: è un’esperienza personale. Simile al sogno. Nei film non c’è un’immagine propria del mezzo tecnico e una propria del nostro modo di animarla -> ma c’è un incontro tra questi due momenti-> atto di configurazione -> il nostro momento di animazione Le immagini dei film è come se le vedessimo come un sogno, con l’occhio ella nostra mente. PARADOSSO DELLE IMMAGINI CINEMATOGRAFICHE: guardare un film è come un’allucinazione ma si tratta comunque di qualcosa che è davanti ai nostri occhi. Diventano immagini introiettate come se fossero i nostri sogni. Noi “alluciniamo” il film -> esperienza filmica, somiglia allo stato onirico. Con l’immagine filmica perdiamo la controllabilità di quello che stiamo guardando. E’ come se ognuno poi si isolasse -l’esperienza del corpo diventa forte: l’immagine è intimamente affidata al corpo dello spettatore -> tutti guardano la stessa proiezione ma ognuno la vive a modo proprio-> immagine che viene sintetizzata dalle nostre immagini. -Il cinema ci fa vedere l’intimità del rapporto tra dimensione corporea e dimensione mediale -> quello che vediamo è gia interiorizzato, non c’è nulla di separato, è solo un momento. Il rapporto tra tradizioni locali e media globali: “glocalizzazione”-> da un lato la diffusione su scala globale dei sistemi mediali che dovrebbe portare ad un livellamento delle immagini e in parte questo è vero, però Belting fa notare come c’è sempre e comunque un contro-movimento, perché le varie culture si muovono sempre a livello locale-> questo perché quello che si diffonde a livello planetario non sono i valori, ma gli scambi, il capitalismo. -la televisione da un lato livella l’immaginario collettivo, dall’altro sembra far emergere le divergenze locali. Problema dell’interattività: intesa in senso negativo: tra noi e gli altri. Es. il computer crea l’illusione di un’esistenza sociale non legata a nessun luogo fisico, cioè non è una vera interazione sociale; intesa in senso positivo: quando permette di agire in modo sempre più organico con il mezzo, quando ci coinvolge in modo sempre più forte-> un’opera d’arte passa dall’essere oggetto a soggetto nel momento in cui c’è dialogo-> quello che mostra l’opera d’arte non è dicibile, semplicemente appare, si manifesta grazie al mezzo che veicola. L’interattività, in questo senso, riduce lo spazio tra noi e l’immagine.
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