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Hegel: basi, fenomenologia dello spirito, filosofia dello spirito, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

Riassunto delel tematiche principali riguardanti la filosofia di Hegel

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2017/2018

Caricato il 22/05/2024

piero-argenti
piero-argenti 🇮🇹

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Scarica Hegel: basi, fenomenologia dello spirito, filosofia dello spirito e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! Hegel HEGEL (1770-1831) LE TESI DI FONDO DEL SISTEMA - Finito e infinito La realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo, non avendo nulla al di fuori di sé e rappresentando la ragion d’essere di ogni realtà, coincide con l’Assoluto e con l’infinito, mentre i vari enti del mondo, essendo manifestazioni di esso, coincidono con il finito. -> ciò che chiamiamo finito è nient’altro che un’espressione parziale dell’infinito. Il finito, in quanto è reale, non è tale, ma è lo stesso infinito. Hegelismo come monismo panteistico: teoria che vede nel mondo (il finito) la manifestazione o la realizzazione di Dio (l’infinito). Assoluto non sostanza statica coincidente con la natura (Spinoza) ma soggetto spirituale in divenire, di cui tutto ciò che esiste è “momento” o “tappa” di realizzazione. Realtà come processo di auto-produzione che soltanto alla fine, con l’uomo (lo Spirito) e le sue attività più alte (arte, religione e filosofia) giunge a rivelarsi per quello che è veramente. - Ragione e realtà Il soggetto spirituale infinito viene denominato <<idea>> o <<ragione>> -> identità di pensiero ed essere, ovvero di ragione e realtà. Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale. Ciò che è razionale è reale: la razionalità non è pura idealità, astrazione, schema, dover essere, ma la forma stessa di ciò che esiste, poiché la ragione governa il mondo e lo costituisce. Ciò che è reale è razionale: la realtà non è una materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale che sin manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo. = necessaria, totale e sostanziale identità di realtà e ragione Tale identità implica anche l’identità tra essere e dover essere, in quanto ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere. Realtà = totalità processuale necessaria, formata da una serie ascendente di gradi o momenti, ciascuno dei quali rappresenta il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti. - La funzione della filosofia Compito della filosofia è prendere atto della realtà e comprendere le strutture razionali che la costituiscono. A dire come dev’essere il mondo la filosofia arriva sempre troppo tardi, in quanto quando sopraggiunge la realtà ha già compiuto il suo processo di formazione (immagine della nottola di Minerva). La filosofia deve soltanto portare nella forma del pensiero, cioè elaborare in concetti, il contenuto reale che l’esperienza le offre, dimostrandone, con riflessione, l’intrinseca razionalità. Autentico compito della filosofia è la giustificazione razionale della realtà, della presenzialità, del fatto. 1 Hegel IDEA, NATURA E SPIRITO: LE PARTIZIONI DELLA FILOSOFIA Farsi dinamico dell’Assoluto passa attraverso tre momenti: idea “in sé e per sé” (tesi), idea “fuori di sé” (antitesi) e idea che “ritorna in sé” (sintesi). - idea “in sé e per sé”: o idea pura, è l’idea considerata in se stessa, a prescindere dalla sua concreta realizzazione nel mondo. È assimilabile all’ossatura logico-razionale della realtà. - idea “fuori di sé”: o idea nel suo esser altro, è la natura, cioè l’estrinsecazione o l’alienazione dell’idea nelle realtà spazio-temporali del mondo. - idea che “ritorna in sé”: è lo spirito, cioè l’idea che dopo essersi fatta natura torna presso di sé nell’uomo. Triade da non intendersi in senso cronologico, ma ideale. -> ciò che concretamente esiste nella realtà è lo spirito (sintesi), il quale ha come sua coeterna condizione la natura (antitesi) e come suo coeterno presupposto il programma logico rappresentato dall’idea (tesi). A questi tre momenti strutturali dell’Assoluto Hegel fa corrispondere tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico: logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito. LA DIALETTICA Dialettica: legge che regola il divenire dell’Assoluto legge ontologica di sviluppo della realtà legge logica di comprensione della realtà I TRE MOMENTI DEL PENSIERO - momento astratto o intellettuale: consiste nel concepire l’esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre (distinzione delle determinazioni rigide della realtà secondo principi di identità e di non contraddizione); - momento dialettico o negativo-razionale: consiste nel mostrare come le determinazioni siano unilaterali ed esigano di essere relazionate con altre determinazioni . -> necessità di procedere oltre il principio di identità e mettere in rapporto le varie determinazioni con le determinazioni opposte; - momento speculativo o positivo razionale: consiste nel cogliere l’unità delle determinazioni opposte, rendendosi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li ricomprende o sintetizza entrambi. La dialettica quindi consiste in: 1. Nell’affermazione o posizione di un concetto astratto e limitato che funge da tesi; 2. Nella negazione di questo concetto come alcunché di limitato o di finito e nel passaggio a un concetto opposto che funge da antitesi; 3. Nell’unificazione della precedente affermazione e negazione in una sintesi positiva comprensiva di entrambe. Sintesi = riaffermazione potenziata (Aufhebung, superamento che è allo stesso tempo un togliere e conservare) dell’affermazione iniziale (tesi), ottenuta tramite la negazione della negazione intermedia (antitesi). 2 Hegel nell’analisi del rapporto uomo/Dio caratteristico della religione ebraica. Anche nel cristianesimo medievale, infatti, l’uomo vive per l’ altro da sé (nonostante si tratti di un altro da sé meno estraneo rispetto al Dio degli ebrei, in quanto mediato dalla figura di Cristo), vive nel mondo, ma è rivolto al trascendente che lo mortifica e lo rende consapevole della propria inadeguatezza e nullità . Paradossalmente si potrebbe dire che l’uomo medievale vive per la morte, ossia struttura il proprio vivere hic et nunc in vista della salvezza eterna, sacrificando per tale fine ogni possibile riscatto mondano, considerato irrilevante ed insignificante rispetto alla vita eterna. Anche la coscienza infelice è tuttavia destinata ad essere superata, negata, nel processo di negazione mediante il quale la trascendenza viene ricondotta all’interno della razionalità umana, che diviene consapevole della propria capacità di coniugare particolare ed universale. La coscienza infatti, nel suo vano sforzo di unificarsi con Dio, si rende conto di essere lei stessa Dio, ovvero l’Universale (Rinascimento) -> L’autocoscienza diviene ragione. RAGIONE L’autocoscienza divenuta ragione assume su di sé ogni realtà -> La ragione è la certezza di essere ogni realtà. Tale certezza però, per divenire verità, deve giustificarsi. Il percorso dialettico della ragione si articola in: ragione osservativa, ragione attiva, individualità in sé e per sé. Ragione osservativa: viene definita come un inquieto cercare che si rivolge da principio al mondo della natura. È anch’essa suddivisa in tre momenti: - osservazione della natura: fase del naturalismo del Rinascimento e dell’empirismo, la coscienza non ha ancora fatto della ragione l’oggetto della propria ricerca; parte dalla semplice descrizione per poi approfondire con la ricerca della legge e con l’esperimento; - osservazione dell’autocoscienza nella sua purezza e nel suo rapporto con l’effettualità esterna: l’osservazione passa dalla natura alla stessa coscienza tramite l’elaborazione di leggi logiche e psicologiche; - osservazione del rapporto dell’autocoscienza con la sua effettualità immediata: la ragione cerca di riconoscersi nella realtà oggettiva, in quanto pur cercando apparentemente altra cosa cerca in realtà se stessa; ma in questa ricerca esasperata di sé la ragione osservativa sperimenta alla fine la propria crisi (frenologia), riconoscendosi nuovamente come qualcosa di distinto dal mondo. Ragione attiva: ci si rende conto che l’unità di io e di mondo non è qualcosa di dato o contemplabile, ma qualcosa che deve venir realizzato. Tuttavia tale progetto, finché assume la forma di uno sforzo individuale, cioè di un’iniziativa scaturente da una singola coscienza, è destinato anch’esso a fallire, come testimoniano le tre figure della ragione attiva: - il piacere e la necessità: la ricerca del piacere che si manifesta con il voler afferrare tutta la vita per farla propria, con una sorta di avidità intellettuale e sensuale. (cfr. il Faust di Goethe). Ciò, tuttavia conduce, in fine, a ritrovarsi faccia a faccia con il nulla; - la legge del cuore e il delirio della presunzione: la ricerca del piacere individuale viene negata e superata nella ricerca del bene per l’umanità, si pone come << singolarità che vuole essere immediatezza universale >> [Hegel]. In questo momento prevale la legge individuale del cuore, destinata a scontrarsi con gli altri che le contrappongono leggi altrettanto singole, individuali.; - la virtù e il corso del mondo: il superamento dell’individualità determina l’emergere della virtù, che vorrebbe riformare il mondo e sperimenta, in questo tentativo, il proprio fallimento e la propria vanità (cfr. Don Chisciotte e Robespierre). 5 Hegel Individualità in sé e per sé: l’individualità, pur potendo raggiungere la propria realizzazione, rimane, in quanto tale, astratta e inadeguata. Anch’essa è suddivisa in tre figure: - il regno animale dello spirito: agli sforzi e alle ambizioni universalistiche della virtù succede l’atteggiamento dell’onesta dedizione ai propri compiti particolari; alla base di tutto ciò vi è tuttavia un inganno, in quanto l’individuo tende a spacciare la propria opera come la “cosa stessa”, cioè come il dovere morale stesso, mentre essa esprime soltanto il proprio interesse; - la ragione legislatrice: l’autocoscienza, avvertendo l’inganno, cerca in se stessa le leggi che valgano per tutti. Tuttavia tali leggi universali, in virtù della loro origine individuale, si rivelano autocontraddittorie; - la ragione esaminatrice delle leggi: le contraddizioni spingono l’autocoscienza a cercare leggi assolutamente valide. Tuttavia nella misura in cui sottomette (razionalisticamente e illuministicamente) le leggi al proprio esame, essa appare costretta a porsi al di sopra delle leggi, e quindi a ridurne, simultaneamente, l’intrinseca validità e incondizionatezza. Se ci si pone dal punto di vista dell’individuo si è inevitabilmente condannati a non raggiungere mai l’universalità, che si trova soltanto nella fase dello spirito, ovvero nello “spirito oggettivo” (termine dell’Hegel della maturità) ed “eticità”. La ragione reale non è quella dell’individuo, ma quella dello spirito o dello Stato -> L’individuo è fondato dalla realtà storico-sociale e non viceversa. SPIRITO La Ragione scopre che l’etica altro non è che l’ethos sociale. E’ quindi pronta a passare alla quarta figura, lo Spirito, in cui la ragione si realizza in un popolo libero, si configura come Io che è Noi e Noi che è Io, come ragione storica. Infatti le figure dello Spirito sono tappe della storia, mediante le quali esso di realizza e si conosce dapprima in sé (eticità), poi per sé (scissione) ed infine in sé e per sé (moralità). Nello Spirito, la Ragione si realizza in un popolo libero, si configura come IO che è NOI e NOI che è IO, come Ragione storica. Infatti le figure dello Spirito sono tappe della storia, mediante le quali esso si realizza e si conosce, dapprima in sé (posizione, eticità, identità Io/Noi), poi per sé (negazione, scissione, alienazione) ed infine in sé e per sé (moralità, riconduzione del particolare all’universale conseguente alla negazione di negazione che conduce al superamento ed all’affermazione di una superiore e più ricca identità). Ogni momento dello Spirito alienato nel tempo è a sua volta tripartito come segue: Spirito in sé: lo spirito vero, l’eticità. - La Polis greca (definita da Hegel, in aderenza all’idealizzazione romantica che egli condivide, come “la bella vita del popolo greco”) ove il rapporto Io/Noi risulta immediato, identico (cfr. l’analisi hegeliana della religiosità greca come espressione della coscienza felice); - All’interno dell’immediatezza si insinua il conflitto tra legge umana e legge divina, rappresentata dal fato, al quale nessuno, uomo o dio, può sottrarsi, che pone l’individuo in conflitto con la polis (cfr. Edipo re); - La conquista romana spezza definitivamente l’identità originaria ed esaspera l’alienazione trasformando l’uomo da cittadino (politico) in individuo giuridico . Spirito per sé: lo spirito che si è reso estraneo a sé, la cultura. La scissione raggiunge il suo culmine nell’Europa moderna e che si esplicita nei seguenti passaggi: - Medioevo: caratterizzato da una cultura critica (nel senso etimologico di scissa, spezzata, alienata), dissolvente, che si arena nella fede e pone il proprio destino ed il senso della vita nell’altro da sé (ritorna qui la concezione del cristianesimo medievale come espressione della coscienza infelice); 6 Hegel - Illuminismo, che contrappone alla visione del mondo medievale la riscossa della Ragione sulla fede; - Terrore, come espressione del fallimento della Ragione che, rivolgendosi contro tutto e tutti, pretendendo di assolutizzare il particolare, si scopre vuota. Spirito in sé e per sé: lo spirito cero di sé stesso, la moralità. Il superamento della ragione illuminista riconduce lo Spirito ad una nuova identità mediante il superamento della prospettiva individuale assolutizzata, che si attua e si svolge nella moralità . Anche il superamento avviene attraverso un ulteriore processo dialettico così articolato: - Ragione pura pratica kantiana, priva di contenuti, formale e vuota nella sua dimensione universale; - Introduzione dei contenuti, necessaria perché il dover essere dell’agire morale coincida con il suo realizzarsi pratico. Emerge a questo punto la coscienza, consapevole non solo del dovere, ma anche dei contenuti della doverosità pratico morale, che si personifica nella figura dell’anima bella, di colui che non fa ma giudica (cfr. parole chiave del romanticismo). Ciò comporta un conflitto tra l’ io giudicante e l’ io giudicato , conflitto che si conclude con la conciliazione ed il perdono, prefigurante il passaggio alla figura o tappa successiva. RELIGIONE Poiché il percorso della Fenomenologia dello spirito tende al superamento del particolare, alla coincidentia oppositorum , alla riconduzione del particolare all’universale, la Religione rappresenta tale riconduzione, seppure in modo ancora imperfetto, poiché legato al simbolo, alla rappresentazione e non ancora, quindi, concettualizzato. Anche la figura della Religione si articola dialetticamente, secondo il seguente schema: - Naturale-orientale, che rappresenta l’Assoluto, l’universale sotto forma di cose materiali, di aspetti della natura. - Greca, che rappresenta l’Assoluto, il divino, in forma umana. - Cristiana. Quest’ultima, secondo Hegel, costituisce la forma migliore di religiosità in quanto presenta un andamento triadico che conduce dalla assoluta posizione del Padre (il Dio della Bibbia) come unica soggettività autentica e, nel contempo, totalmente estranea alle proprie creature, alla negazione costituita dal Figlio, Dio e uomo insieme; fino a giungere alla universalizzazione della riconduzione del divino nell’umano mediante lo Spirito Santo che scende in tutti gli uomini . SAPERE ASSOLUTO Figura conclusiva (e nello stesso tempo apertura ad ulteriori arricchimenti) in cui si perviene al concetto. Non a caso, nella dialettica hegeliana ogni conclusione è, nel contempo, un inizio. Conseguentemente, la conclusione della Fenomenologia coincide con l’inizio del sistema. 7 Hegel punto di vista ideale e assiologico (Stato superiore agli individui come il tutto è superiore alle parti). Lo Stato di Hegel pur essendo assolutamente sovrano, non è per questo dispotico: a governare non devono essere gli uomini, ma le leggi. Coerentemente con la sua ottica storicistica Hegel sostiene che la costituzione, cioè l’organizzazione dello Stato, non sia il frutto di un’elucubrazione a tavolino, ma qualcosa che sgorga necessariamente dalla vita collettiva e storica di un popolo. Il filosofo identifica la costituzione razionale con la monarchia costituzionale moderna, ovverosia con un organismo politico che preveda una serie di poteri distinti, ma non divisi tra loro. Tali poteri sono tre:  Potere legislativo: consiste nel potere di determinare e di stabilire l’universale, e concerne le leggi come tali. A tale potere concorre l’assemblea delle rappresentanze di classi , la quale trova la propria espressione in una Camera alta e in una Camera bassa. Hegel tuttavia dichiara che l’assemblea dei ceti è soltanto una parte, quella meno determinante, del potere legislativo, poiché a quest’ultimo concorrono in funzione preminente gli altri due poteri;  Potere governativo: o esecutivo, comprende in sé i poteri giudiziari e di polizia operanti a livello di società civile, e consiste nello sforzo di tradurre in atto, in riferimento ai casi specifici, l’universalità delle leggi; a questo compito sono adibiti i funzionari dello Stato;  Potere principesco: rappresenta l’incarnazione stessa dell’unità dello Stato, cioè il momento in cui la sovranità di quest’ultimo si concretizza in un’individualità reale, cui spetta la decisione definitiva circa gli affari della collettività. N.B. Come si può notare manca il potere giudiziario, in quanto l’amministrazione della giustizia fa parte della società civile; Inoltre secondo Hegel il vero potere politico è quello del governo, in quanto la funzione del sovrano sembra essere solo quella di “dire di sì”. Il pensiero politico hegeliano mette capo ad un’esplicita divinizzazione dello Stato: come vita divina che si realizza nel mondo, lo Stato non può trovare nelle leggi della morale un limite o un impedimento alla sua azione. Non esiste inoltre un organismo superiore in grado di regolare i rapporti inter-statali e di risolvere i loro conflitti: il solo giudice o arbitro è lo spirito universale, cioè la storia, la quale ha come suo momento strutturale la guerra, che ha anche un alto valore morale. Essa preserva infatti i popoli dalla fossilizzazione alla quale li ridurrebbe una pace perpetua o durevole. La filosofia della storia Il grande contenuto della storia del mondo è razionale. La stessa fede religiosa nella provvidenza, cioè nel governo divino del mondo, implica la razionalità della storia, senonché questa fede è generica e si trincera dietro l’incapacità umana di comprendere i disegni provvidenziali. Essa deve essere sottratta a questa limitazione e portata alla forma di sapere che, della provvidenza divina, riconosca le vie e sia in grado di determinare il fine, i mezzi e i modi della razionalità della storia. Il fine della storia del mondo è che lo spirito giunga al sapere di ciò che esso è veramente, e oggettivi questo sapere. -> Questo spirito che si manifesta e realizza in un mondo esistente è lo spirito del mondo che si incarna negli spiriti dei popoli che si succedono all’avanguardia della storia. 10 Hegel I mezzi della storia del mondo sono gli individui e le loro passioni: le passioni sono semplici mezzi che conducono nella storia a fini diversi da quelli cui esse esplicitamente mirano; e poiché lo spirito del mondo è sempre lo spirito di un popolo determinato, l’azione dell’individuo sarà tanto più efficace quanto più sarà conforme allo spirito del popolo cui l’individuo appartiene. La conservazione trova i propri strumenti negli individui conservatori, il progresso negli eroi della storia del mondo. Questi sanno quale sia la verità del loro tempo, quale sia il concetto, l’universale prossimo a sorgere. Il segno del loro destino eccezionale è il successo -> astuzia della ragione che si serve degli individui e delle loro passioni come di mezzi per attuare i suoi fini. Il fine ultimo della storia del mondo è la realizzazione della libertà dello spirito, la quale si realizza nello Stato, che è dunque il fine supremo. -> storia come successione di forme statali che costituiscono momenti di un divenire assoluto. I tre momenti di essa sono: - mondo orientale: uno solo è libero; - mondo greco: alcuni sono liberi: - mondo germanico: tutti gli uomini sanno di essere liberi (libertà che si può realizzare solo nello Stato etico). 11
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