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Hegel (breve biografia, fasi del pensiero, dialettica ecc.), Appunti di Filosofia

Appunti con integrazione di slide e libro

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 25/06/2024

letizia-iazzolino
letizia-iazzolino 🇮🇹

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Scarica Hegel (breve biografia, fasi del pensiero, dialettica ecc.) e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Hegel Hegel non dice cose molto diverse dagli altri filosofi dell’idealismo. È molto interessato alla religione per la sua moralità. Vive la rivoluzione francese e ne rimane affascinato, tanto che ogni 14 luglio egli in qualche modo la ricorda. Il periodo in cui conosce Schelling, che è anche il periodo della rivoluzione, ed è chiamato periodo di Tubinga. Le opere giovanili sono di carattere esclusivamente teologico e sono chiamate “Religione popolare e cristianesimo” e “Vita di Gesù”. Nella prima sostiene la necessità di una religione popolare che dia spazio al cuore e alla fantasia. Mentre nella seconda Gesù viene descritto come un predicatore morale. Qui sostiene che la vecchia legge esteriore, caratterizzata da precetti e regole, viene superata dalla nuova legge dell’amore. Le istituzioni e i comandi esteriori delle Chiese hanno annullato il sentimento profondo del divino, che deve essere vissuto soggettivamente. In Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1798) Hegel conferma il suo antigiudaismo ma rivaluta il Cristianesimo. Adottando una visione di tipo storico, afferma che: la grecità rappresenta l’armonia ingenua e spontanea tra umano e divino. Il giudaismo, con la sua idea di un Dio lontano, rende gli uomini schiavi imponendo loro norme gravose e incomprensibili. Il cristianesimo realizza la sintesi tra la spontaneità e l’universalità della legge tramite l’amore. Il giudizio di Hegel nei confronti dell’ebraismo è molto critico. Hegel lo accusa infatti di aver introdotto una scissione tra il popolo e Dio, tra le inclinazioni naturali e la legge esterna e tra lo stesso popolo ebraico e gli altri popoli. Hegel critica duramente le strutture delle Chiese cristiane, affermatesi dopo la morte di Gesù: l’operato di Gesù, in cui si predica amore e fratellanza, è stato sostituito da un carico di istituzioni, di comandi esteriori, di dogmi. Il sentimento profondo del divino è andato perduto. Gesù muore facendo comprendere che il divino è in ogni cosa. La Chiesa ha invece costruito sette, proponendo un Dio separato dagli uomini. La divinità è intesa come potenza trascendente, superiore ed estranea alla vita degli uomini. Hegel quindi critica fortemente la Chiesa per aver messo in piedi preconcetti e pregiudizi. Per Hegel bisogna creare un nuovo messaggio di religione. Hegel diventa poi insegnante e insieme a Schelling tiene una rivista. In questo periodo capisce che la rivoluzione dello spirito del popolo non può passare attraverso la religione, bensì attraverso la filosofia. Hegel critica molto fortemente i suoi predecessori. Comincia con il criticare l'illuminismo attaccando il dualismo (finito e infinito, sentimento e ragione). Hegel contesta il primato del sentimento, dell’arte e della fede: la filosofia, che è scienza dell’Assoluto, deve necessariamente essere un sapere mediato e razionale. Egli contesta inoltre gli atteggiamenti individualistici dei romantici. L’intelletto non deve ripiegarsi su sé stesso, ma osservare l’oggettivo "corso del mondo", cercando di integrarsi nelle istituzioni socio-politiche del proprio tempo. Fichte viene criticato per la sua eccessiva soggettività e per aver ridotto l'infinito a meta ideale, perché in questo modo non ci potrà mai essere l’unione tra finito e infinito. Hegel lo definisce un “cattivo infinito” quello di Fichte. Schelling, invece, viene criticato per la sua incomprensibilità dell'Assoluto dal quale derivano le cose. Hegel riparte da: risoluzione del finito nell’infinito, l'identità di ragione e realtà, la funzione giustificatrice della filosofia e costruisce il suo pensiero. La risoluzione del finito nell’infinito La realtà è un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo, rappresentando la ragion d’essere di ogni realtà, coincide con l’Assoluto e con l’Infinto, mentre i vari enti del mondo, essendo manifestazioni di esso, coincidono con il finito. Il finito è un’espressione parziale dell’infinito. Esso esiste unicamente nell’infinito. Ci troviamo all'interno di un Monismo panteistico: vede nel mondo la manifestazione o la realizzazione di Dio. L'identità tra ragione e realtà Il Soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato da Hegel con il termine Idea o Ragione. Con ciò si vuole affermare l’identità di pensiero ed essere, ragione e realtà. Hegel afferma che la “Ragione” governa il mondo e lo costituisce; la realtà non è caotica ma è il dispiegarsi di una struttura razionale. Da qui il famoso aforisma: “Ciò che è razionale è reale; e ciò che reale è razionale”. Insomma, il mondo, in quanto è, e così com’è, è razionalità dispiegata ovvero ragione reale e realtà razionale che si manifesta attraverso una serie di momenti necessari che non possono essere diversi da come sono. La funzione giustificatrice della filosofia La filosofia deve prendere atto di come stanno le cose e comprendere le strutture razionali costitutive. La filosofia è come la “nottola di Minerva” che si alza in volo al crepuscolo, ossia quando la realtà è già bella e fatta. Il sapere è una mediazione, avviene attraverso un cammino che ha bisogno di un metodo che deve far diventare la filosofia scienza dell’assoluto. L’Assoluto è l’infinito, il Soggetto, l’Idea, la Ragione, lo Spirito, cioè Dio, idealisticamente e panteisticamente inteso come realtà immanente nel mondo, come un Infinito che si fa mediante il finito. L’Assoluto è pensabile come un movimento, o un processo, articolato in più momenti o passaggi: pensiero e realtà, soggettività e oggettività sono manifestazioni o momenti di quell’unico processo che è l’Assoluto. La dialettica Il divenire della realtà è comprensibile se visto come processo dialettico. Questa rappresenta al tempo stesso la legge di sviluppo della realtà (ontologia) e la legge di comprensione della realtà (logica). Per Hegel la dialettica assume una nuova forma triadica, corrispondente ai momenti dello sviluppo dell’Assoluto. Il pensiero non si deve limitare a far emergere delle contrapposizioni (dividere una tesi da un’antitesi). Deve infatti oltrepassare la contraddizione per ottenere una verità più alta (sintesi). La positività della tesi è recuperata attraverso la negazione della negazione propria dell’antitesi. La dialettica si manifesta in 3 momenti: tesi, antitesi e sintesi. Tesi Il primo momento del pensiero è quello astratto o intellettuale, potremmo dire del puro pensiero. L’esistente viene concepito come una forma di determinazioni statiche e separate le une dalle altre. Qui il pensiero si sofferma solo a considerare le determinazioni della realtà secondo il principio di identità e di non-contraddizione, secondo cui ogni cosa è sé stessa ed assolutamente diversa dalle altre. Antitesi La ragione fluidifica la rigidità dei concetti astratti provocando l’emergere di contraddizioni, prima nascoste. Viene chiamato momento dialettico o negativo-razionale, poiché si pone in conflitto con il momento precedente. In questa fase ogni concetto appare contraddittoriamente implicato dal suo contrario. La finitezza/determinatezza dei concetti astratti si rivela per ciò che è: negazione (il finito è sé stesso in quanto non è altro). Sintesi In questa fase la ragione coglie l’unità delle determinazioni opposte. Comprende cioè che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li ri-comprende o sintetizza entrambi. La sintesi è la negazione della negazione, cioè l’antitesi viene tolta, in quanto opposta alla tesi, ma conservata. Si conserva la verità della tesi, della antitesi e della loro lotta. La sintesi è una ri-affermazione potenziata dell’affermazione iniziale (tesi) cui si arriva tramite la negazione della negazione intermedia (antitesi). Hegel utilizza il termine tedesco Aufhebung, che implica al tempo stesso un superamento, un togliere e un conservare. Il processo dialettico La dialettica illustra il principio fondamentale della filosofia di Hegel: la risoluzione del finito nell’infinito. Ogni finito esiste solo in un contesto di rapporti, in quanto per porre sé stesso deve obbligatoriamente opporsi a qualcos’altro. La dialettica esprime il processo mediante cui le varie determinazioni della realtà perdono la loro rigidità e diventano momenti di un’idea unica e infinita. La dialettica rappresenta la crisi del finito e la sua risoluzione necessaria nell’infinito. La fenomenologia dello spirito In questa opera è contenuta la critica pesante a Schelling. Hegel l'ha concepita come parte introduttiva a un’opera grandiosa: il sistema della scienza. In realtà la fenomenologia dello spirito Hegel ha lasciato la Fenomenologia dello spirito per dedicarsi a un'altra opera: Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Il compendio è una sorta di manuale di riassunto di tutto ciò che serve. Qui parte da concetti più astratti, quindi dal punto di vista dell'idea che si manifesta in 3 modi: l'idea che è in sé, l'idea che è fuori di sé e l'idea che ritorna a sé. Hegel parla della natura giusto perché ne deve parlare, ma in realtà si interessa maggiormente alla filosofia dello spirito. Il sistema hegeliano Quello hegeliano è un sistema perché deve rendere conto della realtà nel suo complesso e delle sue componenti che verranno analizzate nello specifico nelle loro relazioni. Questo sistema viene esposto nella “Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” pubblicata nel 1817 e poi nel 1830. In compendio significa cogliere il significato essenziale. Mentre il termine enciclopedia, Hegel lo utilizza per suggerire l'idea di un sapere che ha un andamento circolare. Il sistema hegeliano è infatti circolare, ed è composto da 3 momenti: momento della logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito. La logica studia l'idea in sé, l'idea che è pensata in modo astratto, quindi anche dell'idea che è indipendente della realtà. La filosofia della natura studia l’Idea fuori di sé, ossia quando la manifestazione è nella realtà materiale. È il momento negativo della dialettica. La filosofia dello spirito è il momento dell'idea che torna in sé, in maniera più ricca, dopo essere stata alienata nella natura. L'uomo ha il compito di portare l'idea al suo momento più ricco. La realtà è dialettica. Non abbiamo inventato noi la dialettica, ma sta a noi comprendere la dialettica per comprendere i vari aspetti della realtà. La logica La logica studia l'idea in sé, ossia l’assoluto, nel suo momento iniziale. L'idea in questo caso è pura, astratta, razionalità, ma ancora non si è dispiegata. La logica tradizionalmente è la scienza del pensiero. Per Hegel, l'idea è logos, di conseguenza logica perché deve studiare le pure essenzialità. Hegel riprende una vecchia concezione, di Parmenide, secondo il quale il pensiero coincide con l'essere. Quindi la logica studia anche le leggi della realtà. La logica di Hegel non è l’organon di Aristotele, bensì è scienza del sapere è dell'essere perciò una sorta di ontologia o metafisica. La logica si divide in logica dell'essere, dell’esistenza, del concetto. Le prime due costituiscono la parte oggettiva, mentre la terza è quella più soggettiva. La filosofia della natura È la parte che espone la fase secondo cui l’assoluto è idea fuori di sé, ossia un’idea che assume la forma di altro. Hegel non ha dedicato un'opera particolare alla filosofia della natura, l'ha citata nell’enciclopedia. Hegel non manifesta nessun tipo di piacere nei confronti della natura. È semplicemente espressione dell'idea quindi è intellegibile anche se è l'intellegibilità più inadeguata. Hegel ci dice che non è da divinizzare. Anche la filosofia della natura è tripartita: meccanica, che studia lo spazio, il tempo, la materia e il movimento; fisica, che studia lo spazio, il tempo, la materia e il movimento; e organica, che tratta della natura geologica vegetale e animale. La filosofia dello spirito Questo è il momento in cui dalla natura emerge la coscienza e questa emerge con l’uomo. La filosofia dello spirito la troviamo nei “Lineamenti di filosofia del diritto”. La filosofia dello spirito si occupa del momento finale, tratta del riemergere dello spirito dalla natura che diventa quindi razionale. Si attua in forme sempre più elevate, prima individuale, poi più universali. È lo studio dell'idea che si fa finalmente soggettività e libertà, autocreazione e autoproduzione. Anche qui procede in maniera dialettica: spirito soggettivo, oggettivo e assoluto. Lo spirito soggettivo Lo spirito soggettivo si occupa dello spirito individuale dal momento in cui emerge che assume varie forme di vita psichica. Il viaggio dello spirito soggettivo attraversa 3 momenti: antropologia, fenomenologia e psicologia. Lo spirito oggettivo Lo spirito oggettivo si trova nel nucleo del pensiero di Hegel. Nonostante sia il momento negativo in realtà è un momento decisivo che prelude alla fase finale. Qui lo spirito si trova a fare i conti con le istituzioni sociali concrete, ossia quelle determinazioni sovra individuali che il filosofo raccoglie sotto il concetto di diritto. Lo spirito oggettivo si concretizza nelle istituzioni storicamente esistite. Qui entra in gioco la storia. Hegel può essere definito storicista. “Tutto il razionale è reale è tutto ciò che è reale è razionale” si trova ben affermata proprio in questa parte. Questo vuol dire che tutto ciò che appartiene alla razionalità non può non essere concreto perché ragione e realtà coincidono. Quindi anche lo stato non può non essere reale è concreto. Lo spirito oggettivo, anche detto diritto, si divide in 3 momenti: diritto astratto, moralità ed eticità. Lo spirito deve superare la dimensione individuale, perché il singolo non conta molto, e realizzarsi in un mondo sovra individuale oggettivo: il mondo delle istituzioni, delle leggi, dei costumi che Hegel chiama anche diritto in senso lato. La libertà La libertà qui non è definita come arbitrio, ma è un volere che deve essere razionale. La volontà agisce adeguandosi ai precetti della ragione. La prescrizione della ragione è la legge: questa non è naturale, è un diritto positivo, vigente. In pratica nelle varie forme in cui gli uomini hanno fatto collettività questa collettività è governata dalle leggi e quindi dalla razionalità. Il diritto vigente è l'incarnazione della razionalità. Alla base di ciò troviamo l'identità di reale e razionale. La filosofia del diritto deve giustificare la realtà. Diritto astratto È la prima manifestazione e si manifesta nella persona giuridica, ossia tutti gli individui che hanno dei diritti solo perché esistono. È già un momento che esce dallo spirito soggettivo. Si caratterizza per la rete di relazioni che gli individui costituiscono tra di loro. La caratteristica specifica di questo momento in cui l'individuo diventa persona giuridica si manifesta nei soggetti che diventano capaci di proprietà. Proprietà La proprietà richiede un riconoscimento reciproco che richiede un contratto, forma che afferma il riconoscimento. Ma è possibile anche che si verifichi l'opposto: violazione della proprietà e il diritto violato (momento antitetico). Questo può essere risolto con la pena, la sanzione (dialetticamente rappresenta il ripristino del diritto violato). La pena deve avere una funzione formativa: non deve essere vendetta e deve essere bilanciata. È necessario che venga riconosciuta dal colpevole per comprendere l’errore commesso. Questa esigenza va oltre dal mondo del può e semplice diritto. Moralità Il diritto astratto deve essere interiorizzato anche dalla coscienza morale che è responsabile delle leggi che dà a sé stessa. La libertà dello spirito si oggettiva nelle cose possedute… Quando la razionalità della legge viene interiorizzata diventa moralità. L'individuo ora è consapevole che la razionalità a cui obbedisce non è più esterna all'uomo. L'azione è il risultato di un proponimento il quale, appartenendo a un essere pensante, prende la forma di intenzione ed è finalizzato al benessere. Quando intenzione e benessere diventano universali, il fine della volontà diventa il bene in sé e per sé. Limiti della moralità Ci troviamo ancora a livello astratto ancora tra quello che è il bene e il soggetto che lo deve realizzare (accadeva anche in Kant). Il dovere si presenta come un ideale impotente, mai realizzato e il formalismo conduce ad un astratto distacco dai contenuti dell’agire. La morale individuale non basta ad appagare lo spirito e non può portare alla felicità, occorre passare a una fase più elevata, l’eticità. Eticità Esprime la fusione tra l’università del diritto astratto e la concretizzazione della legge in una coscienza individuale; essa si manifesta nella vita di un popolo. La caratteristica principale dell’eticità è allora la concretezza. Questa è la fase in cui si attua la sintesi tra l’esteriorità del diritto e l’interiorità della moralità, in cui il bene diventa istituzione visibile. L’eticità è l’adesione a finalità concrete, la consapevole e volenterosa dedizione al bene della comunità in cui si vive. I suoi momenti sono la famiglia, la società civile e lo stato. Famiglia Nella famiglia, sulla base naturale dell’amore tra i sessi e della fiducia reciproca, si ha il primo inserimento del singolo in una totalità sopraindividuale oggettiva. Nella famiglia, che nasce con il matrimonio, il bene assume la concretezza della gestione del patrimonio e dell’educazione dei figli. L’individuo non vive più per se stesso ma per questa comunità. La famiglia non è solo la somma dei singoli elementi. Il pensiero di Hegel è dunque chiaro: alla base dell’eticità, necessario sbocco di una moralità individuale del tutto inadeguata, c’è la famiglia. E dato che al culmine dell’Eticità c’è lo Stato, significa che lo Stato poggia sulla famiglia. Famiglia e Stato “etici” daranno luogo ad aspre polemiche e dibattiti negli anni e secoli successivi. Una volta educati, i figli possono uscire dalla famiglia per formare altri nuclei familiari. Società civile Hegel, con un’intuizione originale, introduce un’entità intermedia tra individuo e Stato. La società civile è l’unione di più famiglie sulla base dei bisogni, soddisfatti attraverso il lavoro e lo scambio. È luogo di incontro ma anche dello scontro degli interessi particolari. La società civile è un momento “antitetico”, dunque per definizione contraddittorio. E infatti, con la formazione di nuovi nuclei familiari, il sistema unitario e concorde della famiglia si frantuma nel sistema atomistico della Società Civile che si identifica sostanzialmente con la sfera economico-sociale-giuridica- amministrativa del vivere insieme. La società civile è luogo di scontro tra interessi particolari e divergenti, che si trovano a dovere coesistere. Insomma, la Società Civile non può rappresentare che un passaggio, necessario come sempre ma pur sempre negativo, verso la vera eticità, che troverà il suo culmine nello Stato. E tuttavia la Società Civile è pur sempre compresa nell’Eticità, e dunque viene considerata in maniera tutto sommato positiva. Il concetto di Società Civile è proprio di un passaggio epocale, quello verso la società borghese moderna, dove a dominare sono gli interessi particolari. Lo Stato Con lo Stato si giunge al culmine dell’eticità, l’ultimo stadio prima di passare alla fase finale dello Spirito Assoluto. Dopo la “dispersione” rappresentata dalla società civile, dove dominano gli interessi particolari ai quali si cerca di porre rimedio con le corporazioni, lo spirito si “ricompone”: si può dire che si ri-affermi l’unità della famiglia che era stata disgregata nella società civile. Dunque, lo Stato si presenterà come una sorta di famiglia in grande dove tornano a manifestarsi gli interessi collettivi. È bene comunque precisare come il passaggio verso lo Stato non implichi affatto la soppressione della Società Civile, ma la sua “composizione” entro un orizzonte più ampio. Più alta espressione concreta. Lo Stato etico Nello Stato si ha la sintesi di famiglia e società: quel tipo di solidarietà e di unità spirituale che troviamo nella prima, assume dimensioni universali. Lo Stato è una realtà etica: aderendo ad esso l’uomo concorre al bene universale della comunità, ben superiore all’interesse individuale o corporativo. Concezione organicista La società civile nasce in funzione del singolo individuo ma essi esistono in funzione dello Stato. Lo stato è presupposto agli individui, come un organismo è presupposto alle sue parti. Come le parti di un organismo trovano senso nel tutto, così gli uomini trovano la loro realizzazione nello Stato. Lo Stato viene prima degli individui che lo compongono e gli individui non possono vivere senza lo Stato. Il liberalismo Che cos’è l’arte L’arte è la conoscenza dell’Assoluto nella forma sensibile. Il suo compito è quello di “idealizzare” la natura sensibile, il che non significa falsarla ma, al contrario, metterne in luce la vera essenza: l’Idea. È il primo gradino attraverso cui lo spirito acquisisce coscienza di sé: grazie all’arte l’uomo acquista consapevolezza di sé o di situazioni che lo riguardano mediante forme sensibili, come figure, parole, musica. Nell’arte lo Spirito vive in modo immediato e intuitivo quella fusione tra soggetto ed oggetto, spirito e natura. Tutto ciò accade perché nell’esperienza del bello artistico, per esempio di fronte ad una statua greca, spirito e natura vengono recepiti come un tutt’uno in quanto nella statua l’oggetto (in questo caso il marmo) è già natura spiritualizzata cioè la manifestazione sensibile di un messaggio spirituale e il soggetto (l’idea artistica) è già spirito naturalizzato cioè concetto incarnato e reso visibile. Arte simbolica L’arte è tanto più perfetta, e quindi più bella, quanto maggiore è l’unità tra forma sensibile e contenuto spirituale. Nel suo primo momento, l’arte simbolica, orientale, il contenuto spirituale non trova ancora una forma espressiva adeguata. Lo spirito è espresso in forme sfarzose, bizzarre, (“simboliche”) che non gli si adattano pienamente. Arte classica Nell’arte classica, invece, si ha la piena adeguazione tra forma e contenuto. Hegel vede infatti nel mondo greco-classico l’attuarsi di una armonia immediata dell’uomo con il divino, del singolo con l’universalità. L’arte classica realizza perciò la perfetta bellezza: “non vi sarà mai nulla di più bello”. Arte romantica Lo spirito ha però bisogno di ritrovarsi in se stesso, non in una forma esteriore. Tale tendenza trova espressione nell’arte romantica che già prelude al superamento dell’arte. In essa, infatti: risulta chiaro che la forma esteriore non è in grado di esprimere adeguatamente lo spirito. L’esteriorità sensibile passa in secondo piano, rispetto all’interiorità spirituale. La morte dell’arte Secondo Hegel, lo squilibrio dell’arte romantica determina la morte dell’arte. Le forme sensibili non sono più in grado di contenere i pensieri dell’uomo. La spiritualità moderna deve dunque rivolgersi altrove oppure – come sostengono alcuni critici – ridursi al silenzio. Anche in questo caso Hegel mostra tutto il suo genio. A ben vedere, infatti, l’arte moderna (sarebbe meglio chiamarla “contemporanea”) ha rifiutato tutte le forme in cui si era espressa in passato. Le avanguardie hanno frantumato le forme, ne hanno create di nuove, spesso le hanno totalmente rifiutate. Religione La religione è la conoscenza dell’Assoluto nella forma della rappresentazione. La rappresentazione è già pensiero, ma ancora astratto e legato ad elementi sensibili; è il concetto intellettivo che si oppone agli altri concetti, senza poter entrare in unità organica con essi. Dio e l’uomo L’Assoluto è espresso ancora come oggetto (Dio) posto al di fuori del soggetto (il fedele). Tant’è vero che nei suoi gradi più bassi il divino è reso manifesto dalle forme sensibili dell’arte (idoli e immagini sacre); tuttavia la religione ha in più rispetto all’arte la tensione all’interiorizzazione di Dio, all’identificazione con Lui. Sviluppo della religione Dio appare inizialmente nelle forze della natura (religione naturale orientale); poi si manifesta come individualità spirituale (religione greca, romana, e giudaica). Ma è nella religione cristiana che Dio appare propriamente come Spirito. Essa è l’unica vera religione “rivelata”: solo in essa lo Spirito rivela se stesso. Religione e filosofia Hegel non manca mai sottolineare, il valore della religione e la sua strettissima parentela con la filosofia. In realtà essa resta pur sempre una forma imperfetta; l’Assoluto si conosce perfettamente nella forma del pensiero speculativo. Ma, a differenza della filosofia la religione è accessibile a tutti gli uomini. La filosofia La religione non è in grado di offrire risposte. L’unico sbocco coerente è dunque la Filosofia, che ci parla anch’essa di Dio e Spirito, ma non più nella forma inadeguata della rappresentazione bensì in quella adeguata del concetto. Nella Filosofia l’Idea giunge finalmente alla piena e concettuale coscienza di se medesima, chiudendo in tal modo il ciclo cosmico apertosi con la Logica. Hegel ritiene che la filosofia sia una formazione storica, una totalità processuale che si è sviluppata attraverso una serie di gradi o di momenti. Che cos’è la filosofia È solo nella filosofia che lo spirito trova un’espressione adeguata attraverso il concetto, il pensiero speculativo. Nella filosofia lo Spirito giunge alla piena consapevolezza di sé: si comprende attraverso tutti i suoi momenti, riconosce i momenti precedenti come tappe di uno svolgimento razionale necessario. Storia della filosofia Anche la filosofia si svolge, ha una storia, organicamente connessa a quella del mondo. Le varie dottrine filosofiche sono frutto del proprio tempo, e in rapporto ai problemi di quel tempo devono essere comprese. A nessuna va attribuito un valore assoluto: esprimono una verità storicamente determinata, relativa ad una certa epoca. Filosofie e filosofia ll succedersi delle varie scuole di pensiero non è tuttavia casuale e arbitrario, ma rappresenta il movimento necessario attraverso di cui si attua lo sviluppo dialettico dell’unica filosofia assoluta. Ogni filosofia passata è un momento di questa ed in ciò conserva una sua validità: la filosofia si identifica con la sua storia. La filosofia assoluta La Filosofia non è altro che l’intera storia della filosofia giunta a compimento con Hegel stesso. L’intera storia della filosofia è dunque un progressivo sviluppo verso il suo culmine, la sua piena realizzazione, che avviene con la creazione del sistema hegeliano. Tutte le correnti filosofiche che si sono succedute sono tappe assolutamente necessarie di questo processo. La storia della filosofia termina quindi con la filosofia hegeliana: essa, in quanto è l’ultima, è la filosofia assoluta che raccoglie e invera tutta la tradizione del pensiero umano. La Filosofia, dunque, giunge ben ultima, ma questo le dà una superiorità che tutte le altre “discipline” non possono avere, quella di potere riflettere su ciò che è stato. “La Filosofia è come la nottola di Minerva, che spicca il volo sul far del crepuscolo” Il crepuscolo La filosofia è un sapere assoluto e, come tale, può giungere solo quando la realtà è arrivata al termine del suo svolgimento, per mostrarne la razionalità (funzione giustificatrice). Restano gli interrogativi sul significato dell’aporetico compimento. In che senso la realtà è “bell’e fatta”? C’è ancora spazio per un ulteriore sviluppo?
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