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HEGEL: documento dettagliato sulle opere e il pensiero filosofico di Hegel., Appunti di Filosofia

Appunti dettagliati sul pensiero filosofico di Hegel e sulle sue opere. Breve ed essenziale biografia, approfondimento sugli scritti teologici giovanili, sulla sua visione olistica, sulla fenomenologia dello spirito, sulla Logica, sulla filosofia della natura, la filosofia dello spirito, contenuta nella sua Enciclopedia. Analisi di alcuni paragrafi dell'introduzione all'Enciclopedia.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 12/02/2022

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sofia-gitti 🇮🇹

4.7

(10)

33 documenti

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Scarica HEGEL: documento dettagliato sulle opere e il pensiero filosofico di Hegel. e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! HEGEL (1770-1831) Contesto storico e filosofico Novità politico/economiche/sociali/culturali: - Rivoluzione francese (popoli autonomi liberi, libertà, indipendenza, costituzione) - Rivoluzione industriale (affermazione borghesia e lavoro collettivo) - Romanticismo - Organicismo e Olismo (l’uomo come entità indivisibile, organismo, anche natura un organismo vivente, un tutto unitario, un soggetto), idealizzazione della Grecia classica (in cui vi era senso di appertenenza al tutto) Elementi filosofici: - Dualismi irrisolti da Kant: noumeno vs fenomeno, necessità vs libertà. Tentano di risolverli: . Fichte (idealismo soggettivo, realtà come soggetto attivo, realtà agente che si autopone) . Schelling (idealismo oggettivo estetico, natura un tuttuno) La biografia Hegel è uno dei personaggi più importanti della filosofia occidentale, un autore molto complesso, le cose belle sono difficili! Nasce nel 1770 e muore nel 1831, stessa area culturale di Shelling e Holderlin: Germania del Sud, a Stoccarda. Studia a Tubinga, stringe rapporti con Holderlin e Shelling. Si laurea in filosofia e teologia, studia teologia ma in modo deista, considera dio distante, il dio cristiano perde centralità, diventa oggetto di cultura non di fede. Viene ispirato da Kant, Rousseau (primo grande critico della modernità), Fichte, Platone, Sofocle (si innamora della classicità, legge molto in greco). Hegel non era molto brillante, si dedicava più a pensare, scrivere, leggere, molti interessi: scienze naturali, astronomia, mineralogia, filosofia=scienza, siamo ancora in questo ambito, non esiste il termine scienziato. Fa il precettore in diversi luoghi, si ritrova con Holderlin (sul punto di impazzire). Si ritrova a Jena, dove fa il professore, dove insegnava Schelling. Qui guadagna molto poco. Schelling se ne andrà e terminerà il suo rapporto con Hegel. Hegel era contrario al pensiero a cui Shelling approda, nel 1807 nella prefazione della “fenomenologia dello spirito” lo critica. Fa il giornalista, si trasferisce a Norimberga, farà preside e professore in un liceo. Non si sa come sia riuscito a far tutto. Nel 1801 scrive insieme a Schelling un giornale, e un saggio in cui mette a confronto il sapere di Fichte e Shelling. 1802 “fede e sapere”. Scrive un saggio sullo scetticismo: sei filosofo quando metti in dubbio qualcosa. Nel 1811/1812 pubblica “La scienza della logica” un’opera imponente, dà inizio a un sistema. Avrà un figlio da una relazione illecita e altri figli. Mette su famiglia. 1816/1817 cattedra a Heidelberg, nel 1817/18 a Berlino, da cui non si sposta più. Nel 1817 pubblica “L’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio”, talmente importante che lo pubblica più volte. Nel 1820/21 a Berlino pubblica “I lineamenti di filosofia del diritto”, un’opera giuridico-politica. Muore nel 1831 nel corso di un’epidemia di colera, tumore probabilmente all’apparato digerente. Dedica tutta la sua vita alla scuola, crede nella missione del cambiamento attraverso il sapere. La sua filosofia era rivolta a gente che doveva andare a vivere nella società civile (medici, avvocato, militari, ingegneri, economisti, commercialisti…). Ha in mente un cambiamento della società con conoscenza filosofica. Ha una visione olistica, d’insieme. Per lui la libertà passa attraverso il sapere e l’uomo moderno non ha scelta: la società obbliga gli uomini a essere colti se vogliono essere liberi. La settorializzazione del sapere è necessaria, ma non risolve tutti i problemi. Scritti giovanili (1796-1800) Nel periodo pre-jenese, a Berna e Francoforte. Non pubblicò questi scritti, vennero trovati e pubblicati col titolo “scritti teologici giovanili”, si occupa di religione, in senso culturale. Il primo a trattare la filosofia in modo moderno. Era studente di teologia a Tubinga, si distacca da ortodossia cristiana e vuole ricreare unità, armonia e libertà tipiche della classica grecia. Scritti teologici giovanili Hegel, dopo aver concluso l’amicizia con Holderlin (impazzito) e Shelling (posizioni diverse). Hegel scrive due saggi mai pubblicati: “scritti teologici giovanili”: “La vita di Gesù” e “La positività della religione cristiana”(1793-1796) Chiamati “scritti teologici giovanili” non da Hegel ma da chi li redige, erano sui pensieri e divagazioni. In essi parla di religione. La lettura della religione viene modernizzata, si fa filosofia sulla religione, si riflette sulla religione, non come i medievali, non ha in mente il “Dio persona”, la religione è solo un prodotto culturale che ha avuto grande influenza, si fa un discorso antropologico. Hegel non è mai stato credente, rischia condanna per ateismo, isolamento culturale, lavorativo. Si vive in un periodo senza dio, dio è morto. Pensando a Kant, a Berna riscrive “la vita di Gesù”, traendo spunto dal Vangelo. Si inventa una storia, un mix tra Socrate e Kant. Gesù inteso come portatore di morale, come Kant, in chiave laica. Bisogna andare alle radici del proprio essere (Socrate). Influenzato da Kant, vede il cristianesimo più come una filosofia che una religione rivelata, vanno preferite le sue verità razionali, immanenti, come la dignità dell’uomo, che è libero e ha capacità di giudizio. Questo nucleo illuministico del cristianesimo è però oscurato dai dogmi della Chiesa, il cattolicesimo arriva a incarnare i peggiori difetti della religione cristiana, che è sempre più “positiva”, cristallizzata, ottundente. Secondo Hegel infatti le religioni rivelate sono troppo rigide, “l'Assoluto stesso è l'identità dell'identità e della non-identità” “il legame del legame e del non-legame”, ossia: “IL VERO è L’INTERO” 1807: Fenomenologia dello spirito, nella prefazione scrive: “Il vero è l’intero”. Questa è la tesi centrale del sistema hegeliano. Bisogna avere visione olistica della realtà. Battaglia per affermare visione completa delle cose, la dialettica serve a questo. la realtà è un tutto (un holon, come si diceva, da cui olismo) organico, un universale che non ha parti scorporabili, astraibili (che cioè si possano sottrarre dall'intero di cui sono parti: dal latino abstraho: "estraggo") analogamente a un organismo vivente, che a sua volta non ha parti scomponibili, ma solo organi interconnessi. Hegel ne parla, oltre che nei termini di un Intero, di un Assoluto, come di un universale concreto (le cui "parti", cioè, sono "cresciute insieme", dal latino cumcresco), contrapposto agli universali astratti. Cogliamo la realtà solo se la concepiamo come un tutto. La verità sta nell’intero, dobbiamo essere “concreti”, crescere insieme alle cose. L’assoluto, il vero, l’intero, risulta essere: - organico - dinamico - soggettivo - vivo - attivo - unico - spirito (geist, razionalità, pensiero) Questa organicità va colta con la ragione essente, mentre l’intelletto astraente e riflettente divide (riflette un’apparente molteplicità astratta). L’intelletto spegne e settorializza, astrae, spezza, classifica, la ragione invece concretizza. Rischiamo di essere dominati dai tecnici, gli specialisti dei vari settori, noi non abbiamo una visione olistica, al giorno d’oggi ci affidiamo agli specialisti, utilizziamo moltissime cose che non sappiamo come funzionano. La divisione del sapere lo separa dalla vita, come risultato siamo schiavi dei tecnici e delle tecniche, non siamo liberi, non capiamo cosa ci succede. Per essere liberi bisogna avere una cultura più ampia possibile e quindi studiare filosofia. L’uomo moderno per essere libero deve essere colto. La settorializzazione del sapere serve, ma causa problemi, tutti i lavoratori devono essere colti oltre che competenti, devono avere conoscenze a 360 gradi, una visione del sapere d’insieme, devono studiare filosofia e vedere la realtà come un organismo. Il metodo capitalistico produce bene ma distribuisce male, sfruttamento in fabbrica. La realtà è viva (complessa e organizzata) e va vista a spirale: tesi, antitesi, sintesi (termini non usati da Hegel, dice “affermazione, negazione, superamento”). Devi sforzarti di capire il mondo se vuoi essere moderno e libero, bisogna studiare filosofia anche se non si è filosofi. La verità è completezza e totalità. Organicismo olistico e soggettivismo hegeliani sono due aspetti del movimento dialettico della realtà, secondo il quale il mondo è passaggio continuo da una data condizione alla sua negazione, ma non secondo la logica esclusiva della contraddizione, bensì secondo quella inclusiva dell'identità e della non-identità, in cui ambedue gli estremi (A/⌐A) "si tengono". Il che implica che tra una tesi (A) e una antitesi (⌐A) ci sia sempre una sintesi, ovvero una "ricucitura" o "riconciliazione" chè superamento/conservazione ( Aufhebung ) della contrapposizione. La fenomenologia dello spirito (1807) La dialettica nasce con Socrate e Platone (nel dialogo Eutidemo usa una metafora: i cuochi stanno ai cacciatori come i dialettici stanno ai matematici). "Dialettica" è termine/nozione che Hegel desume (come Fichte) da Kant per indicare, sulla scorta di Platone, il vero compito della ragione (Vernunft) e, dunque, della filosofia. Per Platone e Fichte è il sapere filosofico, precedendo la matematica, per kant è dimensione ulteriore a quella della scienza. Gli antenati più recenti sono chi si interroga di metafisica: antinomie kantiane (rapporto di contraddizione, reale o apparente, rilevato fra due proposizioni elaborate dal pensiero), bisogna far convivere tesi e antitesi, Kant chiama così la dialettica trascendentale. Si ispira anche a Fichte: dialettica tra Io e non io, dà concretezza all’intuizione fichtiana. Identità della cosa e della non cosa, l’insieme, non dobbiamo scindere e astrarre altrimenti subiamo le cose invece che viverle e amarle o temerle o volerle ecc. La realtà è soggettiva, è un soggetto, è viva (in movimento, non statica, complesso, organica). Per Hegel la dialettica è la dimensione autentica della speculazione, cioè della visione razionale che va oltre i limiti della riflessione dell'intelletto (Verstand), consentendo di cogliere l'Assoluto, l'intero nel suo intimo movimento. Essa è dunque molto più di un metodo: è la legge intrinseca della realtà, manifestantesi lungo il tempo e assumente varie forme, o figure storiche. La ragione (Vernunft), dunque, è la facoltà umana che permette di contemplare l'intero, l'universale concreto, l'Assoluto. È, cioè, la facoltà speculativa, in grado di cogliere l'essenza dialettica della realtà, laddove l'intelletto (Verstand) è la facoltà analitica, raziocinante, "riflettente" che si ferma alla comprensione delle parti, degli universali astratti. La ragione non è omogenea (la notte delle vacche nere di Schelling) né immediatamente data. La realtà, l'Assoluto, ha una sua articolazione concettuale, sincronica- Sullo stesso piano nel senso del tempo- (verrebbe da dire una sua ontogenesi) e un suo sviluppo storico, diacronico -prende in considerazione le strutture e gli elementi linguistici nella loro evoluzione attraverso il tempo- (una sua filogenesi). La ragione è cioè la dimensione più autentica dell'Assoluto, e tale dimensione si rivela per quello che è nell'uomo, nella sua soggettività cosciente, nelle sue capacità speculative che, proprio in quanto tali, consentono all'uomo di conoscere se stesso e il tutto a cui appartiene: come mente e come corpo, come soggetto e come oggetto, come privato e come cittadino, come libero e come sottoposto a leggi (naturali e civili), come uomo e come vivente, come vivente e come non vivente ecc. La Fenomenologia dello spirito delinea lo svolgimento, logico e cronologico, delle varie forme dello spirito. La fenomenologia dello spirito è data alle stampe durante la guerra, hegel ha perso lavoro (uni jena chiusa), aveva un figlio, nello sconcerto più generale esce quest’opera, nessuno la capisce. Prima di morire la vuole ripubblicare, ci tiene. Un’opera un po’ a sé stante. Cosa vuol dire il titolo? - “Spirito”: Geist, due possibili significati: 1) Geist come equivalente di cultura, civiltà, significato collettivo e universale, spirito della modernità, dell’età romana ecc. 2) Dimensione spirituale individuale, attività mentale personale. Nella fenomenologia dello spirito c’è questa ambiguità tra i due possibili significati. Noi siamo figli di un atteggiamento spirituale di una certa età, è reale ciò che è razionale, permette autocomprensione, il pensiero. Razionalità collettiva e storica e culturale, e razionalità individuale. - “Fenomenologia”: lett. manifestazioni apparenti, discorso su come si manifesta lo spirito. La fenomenologia dello spirito è un romanzo dello spirito che ritrova sé stesso. Il mondo non ha altra spiegazione se non la sua razionalità. La filosofia hegeliana non è “di Hegel”, la vera filosofia è universale, esprime l’oggettività (esempio leggi keplero). Hegel propone la storia di come lo spirito si è manifestato, siccome la realtà è diveniente, coincide con lo spirito, lo spirito evolvendo perfeziona sé stesso e si rende sempre più trasparente a sé stesso, sia a livello filogenetico (storia della specie, es homo sapiens sapiens) sia ontogenetico (genesi dell’individuo, es uomo). Parla sia di Geist individuale sia collettivo, ne studia lo sviluppo sia in termini individuali sia collettivi, sia ontogenetici sia filogenetici. Le figure e i momenti sono sia individuali (ontogenetici, attraverso singoli pensatori) sia collettivi e storici (filogenetici, esperienze storiche e esistenziali collettivi). Il mondo è la sua spiritualità. Lo spirito si evolve e si fa manifesto a sé stesso, attraverso una storia che ha sei snodi, Hegel ama il numero tre, (anche Kant), la realtà si svolge per momenti triadici, è sé stessa se esegue movimenti triadici (porsi, contrapporsi, superare contraddizione: tesi, antitesi, sintesi; affermazione, negazione, superamento - Aufheben). Sei sezioni: 1. i)  la coscienza collettiva (servono altre coscienze per avere riconoscimento) allora bisogna immergersi nella storia, l’autocoscienza nasce con la storia, prima c’è solo natura. - stoicismo e scetticismo: Ma bisogna andare oltre, si può e si deve fare a meno del rapporto servo/padrone per riconoscersi come soggetti morali e conoscitivi, pienamente padroni di sé, come scettici e stoici che ripiegano dentro sé stessi, ricercano l’io, rifiutano la lotta, è la santità del saggio stoico e scettico, la distanza dai conflitti. La dimensione dello scontro non risolve il problema dell’autocoscienza. Due figure rendono l’autocoscienza più avanzata, filosofie ellenistiche: Scetticismo: la rinuncia a qualunque forma di verità "data" e la piena autonomia intellettuale, sospende giudizio col mondo, sospende la lotta e il conflitto. Non si possono fare giudizi sul mondo. Stoicismo: morale del saggio e il suo distanziamento dalla vita, riconoscere razionalità del mondo, non bisogna arrabbiarsi col mondo, ma accettare la sua razionalità senza disperarsi, collocare le cose nella giusta sequenza, senza pensare di salvare sé stessi e gli altri, fregandosene se si è servi e schiavi, seguito da regnanti e schiavi Non servono pretese di conoscere il mondo, si sta dentro sé stessi, l’uomo greco si ripiega su sé stesso, soggettività, vedere come si è dentro non fuori, fregandosene della sorte e accontentandosi. Preparano la strada al cristianesimo, fa emergere la dimensione dell’io. - Coscienza infelice: il fatalismo delle filosofie ellenistiche non è in grado di ricreare la dimensione organica perduta con la crisi della società antica, risolvendosi in una forma di disperato individualismo. Nei secoli successivi, l'umanità va nuovamente alla ricerca di un signore, questa volta esterno, "altro" rispetto all'umanità stessa: un signore che si riveli all'uomo e imponga una sua "legge". Ha inizio la fase storica (e la relativa figura dialettica) della coscienza infelice, che per Hegel raggiunge il suo culmine nel Medioevo: il regno della servitù universale che si esprime verso qualcosa di più elevato, ossia il Dio cristiano. Ciò è accompagnato da un senso di inadeguatezza e insensatezza, dentro di noi insoddisfazione, senso tragico dell’esistenza, perché il mondo è continuo divenire. Modernità ne prende atto col cristianesimo: dio che si sacrifica, vicenda umana piena di peccato e senso di colpa, dio che si fa lontano, uomo schiacciato qui nel suo destino, emerge una dimensione molto soggettiva, dolente del peccato estremo, questa è una valle di lacrime. Il cristianesimo rende l’umanità ancora più infelice, affannata, ansiosa. Ragione Il cristianesimo non è definitivo, la sua stagione l’ha fatta, c’è ma non è più quello che era, ora non c’è dio, c’è una razionalità che si dispiega nella storia, fondata sul sapere. Al cristianesimo segue la modernità, l’umanesimo, l’illuminismo, vicende che hanno reso la ragione protagonista. La ragione occidentale riprende dialetticamente il controllo di sé (dopo essersi infelicemente alienata nel Dio del Medioevo) con la nascita della scienza moderna, con Galileo e Bacone, per arrivare a Kant e alle sue antinomie. La ragione non è più in cielo ma è sulla terra. La ragione del mondo, che l’uomo riconosce ma standone fuori. Come Cartesio e ancora di più Lutero, non disposto a compromessi. Sezione chiamata ragione. Finora segue un ordine cronologico (antichità, scettici e stoici, poi cristianesimo con il medioevo, poi ragione con modernità e illuminismo), mentre nelle sezioni seguenti si sbizzarrisce, fa anche salti cronologici e non si capisce molto. Spirito, Religione, Sapere assoluto L'individualismo moderno viene poi dialetticamente contrapposto all'organicismo antico della civiltà della Grecia antica, quando per la prima volta un intero popolo si è reso integralmente spirituale, nella figura dello Spirito trova spazio il cammeo che Hegel dedica ad Antigone, ma gli antichi non vivono liberamente: Atigone vuole dare sepoltura al fratello, ma il padre non vuole, lei decide di dare sepoltura, va contro la legge. Socrate si contrapponeva alla morale della città, criticandola, ma si sottomette alla legge, i greci sanno che c’è dimensione di libertà individuale ma non possono farla emergere. Prevaleva l’organicità sul singolo individuo. In che senso lo spirito si fa moderno? Facendosi più libero. Dove non c’è spazio per la libertà non c’è modernità. Le ulteriori tappe "spirituali" seguono l'incedere della storia, attraverso Roma, prima con la sua legge (il diritto) e poi con il potere imperiale, militare; poi l'aristocrazia feudale e le monarchie medievali e moderne, fino all'assolutismo del Re Sole; poi cristianesimo, libertà ma senza prospettiva piena. Libertà come vogliono i moderni deve aspettare Rivoluzione francese: un popolo si dà la libertà, dal basso, tentativo di un popolo, di una nazione, di darsi la legge sottratta al monarca. Passaggio riuscito solo in parte (la rivoluzione è degenerata nel Terrore), ma Hegel ammira i francesi, la vera libertà (non sperata o religiosa) si realizza solo dentro lo stato, dove non c’è stato non c’è nemmeno storia, corso della storia solo nello stato. La storia poi si incontra con l'altro filone moderno dell'evoluzione dello spirito, passato per la Germania attraverso le tappe del protestantesimo e, infine, di Kant e dell'idealismo di Fichte e Schelling, fino alla tesi hegeliana, per cui la libertà individuale trova fondazione solo nel rapporto vicendevole, e consapevole, di servitù e dominio, ossia nella dimensione sociale, collettiva. Lo stato tutela la libertà, non la soffoca, promuove la libertà, la fa vivere (libro: Dostoievskij legge Hegel e piange, vena cupa, lui è in Siberia deportato fuori dalla storia). L’esigenza di socialità, nell'uomo spirituale, si manifesta innazitutto sotto le forme della religione (quella naturale egiziana, quella antropomorfica greca e, infine, nel cristianesimo, in cui natura/Dio e uomo si incontrano pienamente, e in cui sono affermati i valori moderni della libertà individuale, della dignità massima dell'uomo), e poi nella spiritualità che si realizza, propriamente, nella sola filosofia, intesa come sapere assoluto, ossia come spirito che appare nella sua veste definitiva, nella sua pura essenza (libero dalle forme ingenue, simboliche e rituali della religione cristiana). Cos’è l’uomo moderno? L’uomo moderno, in più dell’antico, ha consapevolezza di ciò che è accaduto. I moderni hanno piena consapevolezza del fatto che non c’è niente fuori dalla storia, tutto va immesso e inserito nella storia. Atteggiamento critico. Critico è colui che sa, in modo raccordato e sistematico. Per Hegel essere critici significa essere filosofi nel sapere, avere una visione sistemica, olistica, globale, trovare i nessi tra i saperi, non perdersi tra i singoli saperi, che da soli non bastano. Dobbiamo elevarci al di sopra delle settorialità, degli specialismi, bisogna interrogarsi sul significato complessivo del sapere, studiare filosofia significa studiare il sistema. Lo spiega a Norimberga ai suoi allievi. Cos’è il sistema hegeliano? Il termine enciclopedia è equivoco, pretesa di ordinare il sapere, sapere circolante. L’enciclopedia di Diderot non era sistematica, era un elenco di saperi ordinati con un criterio esterno ad essi (l’ordine alfabetico), serve un sistema dove i saperi siano legati tra di loro, quella di hegel è un’enciclopedia FILOSOFICA, non delle scienze ma delle scienze filosofiche: nessi tra saperi filosofici. L’enciclopedia viene pubblicata nel 1827 e nel 1830 con aggiunte, nel 27 riprende ciò che aveva detto nei lineamenti di filosofia del diritto: “ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale” significa che la razionalità immanente al mondo è reale, il resto no. Noi viviamola razionalità, il sapere saputo è il sapere che si sa. La razionalità che l’uomo incarna è uno strumento che usa il reale per inverarsi sempre di più. C’è perfetta fusione tra realtà e razionalità, il pensiero è oggettivo. Il sistema hegeliano è il reale che si dispiega, secondo schema triadico (a Hegel piace la regola del 3, come a Kant). Tesi: concetto, in sé Antitesi: natura Come essere e nulla. Triangolo: 1) Logica (essere -logica-, nulla -natura-, divenire -spirito), 2) filosofia della natura, 3) filosofia dello spirito: l’idea in sé e per sé. Analogia con la trinità L’essere si divide in qualità, quantità, misura (sintesi tra qualità e quantità). La qualità si divide in essere indeterminato, nulla e divenire. La triade di base che restituisce la dimensione del reale di Hegel: non c’è niente di statico. Il divenire è il giusto equilibrio tra essere e nulla, di eterno e vero c’è solo il divenire. Per capire si parte dal basso: L’essere indeterminato è realtà nella sua massima indeterminazione e semplicità. L’essere indeterminato può essere da solo? O ha bisogno di contrapposizione dialettica? Rimanda immediatamente al nulla per contrapposizione. Se ne coglie contestualmente il movimento, lo sviluppo – quasi il suo necessario "sciogliersi" - nella sua negazione, ossia nel nulla (Nichts): la pura indeterminatezza dell'essere si rivela dialetticamente per quel che essa è, cioè "nulla di determinato". Che tuttavia, a sua volta, è un nulla, rivelandosi dialetticamente "essere". Ciò che permette di determinare l’essere (passare da essere indeterminato a qualcosa di qualitativo) è il divenire. La realtà è diveniente. Modo per ridire che il mondo, la storia, le cose, non “sono” ma divengono in base alla legge della dialettica. Perno su cui ruota tutto il sistema hegeliano. Essere e nulla sono momenti che devono essere superati dall’operazione dialettica del divenire. La realtà è progrediente; che ogni determinato "ente" è cioè un determinato "diveniente", e che tutti i divenienti, insieme, costituiscano appunto il puro divenire. Se poi ci si chiede cosa siano i singoli, determinati tipi di enti, la risposta hegeliana è che si tratta di qualità quantificate, ovvero di quantità qualificate (l'uomo, per essere tale, deve rispettare certe misure). La stessa triade “essere, essenza, concetto” riprende la triade di base, struttura minima “essere, nulla, divenire”, che si ripete nelle altre. (L’essenza, cioè ciò che estraggo dalle cose, corrisponde al nulla). L’essere si articola in qualità, quantità (contrapposizione quantitativa alla qualità), misura (sintesi tra qualità e quantità). Queste sono strutture divenienti del reale, non forme da riempire. Il mondo è un processo qualitativo, quantitativo e mensurativo. Esistono qualità e passaggi, trasformazioni, bisogna riconoscerle, determinarle, misurarle, esistono regole alle quali questi processi avvengono. A livello logico si sale di astrazione, logica riguarda l’essere in sé per sé, siamo a livello di generalità massima. Coglie le strutture del pensiero mentre pensa, si guarda da fuori mentre coglie le strutture del reale e poi registra questo suo processo, è il grande sforzo Hegeliano: mostrare che il pensiero è uno scorrere continuo, da cui si possono trarre strutture. 2) L’essenza L’essenza è la negazione dell’essere, un’astrazione. Nel determinarsi entro quei parametri, l'essere "diviene" ulteriormente, capovolgendosi dialetticamente in essenza (Wesen) che è la massima determinazione e, pertanto, identificazione di qualcosa, contrapposto a tutto il resto. In quanto massima determinazione, l'essenza è la negazione dell'essere (massima indeterminatezza), è l'essere che esce da sé e si compie. 3) Il concetto fa sintesi di particolari (individui empirici, essere) e universale (essenza, per esempio di uomo, in ciascun individuo). Solo ragionando sulla dimensione individuale dei singoli uomini arriviamo a dire che c’è un’essenza astratta che li caratterizza, e il concetto poi sintetizza, le essenze non possono essere prese singolarmente ma inserite in una catena di pensiero, il concetto è paragonato al sillogismo (concatenazione). Tentativo eroico di visualizzare l’operazione del pensiero, rimane un po’ difficile da capire e metabolizzare. La logica culmina nel concetto, la sintesi della logica è il concetto, l’inferenza. il concetto è la forma logica che, da sola, restituisce la realtà nel suo insieme, comprendendola tutta (Begriff viene da greifen: afferrare, prendere, esattamente come il latino conceptus viene da cum e capio): dalla determinatezza, particolarità dell'essenza si ritorna, dialetticamente, all'universalità dell'essere, attraverso il concetto. Esempio di concetto: l’io Hegel rispetto agli altri autori fa lo sforzo di far vedere esattamente cos’è il pensiero, che poi altro non è che la realtà. Questo è il suo tentativo. Hegel vuol dirci che il reale ha una struttura e l’uomo la incarna, la rivela. Vedi il Nous di Anassagora: una ratio, logos, non c’è solo materia ma anche razionalità dentro il mondo. Hegel dice che quella razionalità intuita da Anassagora non è consapevole, si fa consapevole quando si fa autocoscienza. Un mondo in cui il mondo stesso si sa e si conosce, sapere puro, logica. La razionalità è e si svolge. La logica è quindi il mondo com’era prima che uscisse dalle mani di dio strutture fondamentali del mondo, l’idea in sé (Idea platonica, non cartesiana). Già struttura razionale, fondamento della realtà. L’unica cosa eterna è il divenire. La realtà diviene mediante processo triadico. La realtà non è isolata, non dobbiamo farla a pezzi altrimenti ci precludiamo la possibilità di comprenderla. Dobbiamo aver chiari i nessi. Il sistema va insegnato, va dato un compendio (una sintesi su come il mondo deve essere letto). Il logos, l'idea è dunque in sé una struttura diveniente: per essere propriamente ciò che è (per essere in sé e per sé), deve pertanto divenire, muoversi, "uscire da sé", "alienarsi" - il concetto, ossia lo spirito, deve cioè farsi altro, farsi natura, o idea fuori di sé. Per poi "superare" (dialetticamente) la natura stessa e ritornare spirito in forma compiuta, ossia assoluta. Tale sviluppo triadico dell'idea, per Hegel, è splendidamente narrato, rappresentato dal mito religioso della rivelazione cristiana e dalla figura teologica della Trinità. LA FILOSOFIA DELLA NATURA Il concetto hegeliano è pensiero puro nel suo farsi, ossia pensiero pensante, pensiero vivo. Per affermarsi pienamente e riconoscersi come tale deve "uscire da sé", diventare natura, Filosofia della natura: la natura è l’idea fuori di sé, l’idea oggettivata contrapposta a chi la giudica, subita, patita, non agita, frammentata. l'essere nella sua pura indeterminazione logica, proprio perché rivelatosi essenzialmente divenire, ha dovuto "uscire" dalla sua purezza concettuale per farsi natura (passando così dalla sua essenza alla sua esistenza: una sorta di argomento ontologico applicato da Hegel alla realtà nel suo complesso, invece che al Dio trascendente La regola che pervade l’essere ha bisogno che l’idea in sé per comparire agli occhi di sé stessa tramite gli occhi dell’uomo ha bisogno di alienarsi, estraniarsi, contrapporsi alla pura soggettività vista attraverso la logica, questo momento di estraneazione è il momento della natura, dell’astrazione: vedo la natura come insieme delle cose che è ordinato, la natura non è caotica, è un organismo (non una somma) di cose, contro Newton! (Newton riduce tutto a spazio, tempo, materia, regole meccaniche che diventano fisiche, meccanicismo, tutta la natura descritta così, un fiore è ciò che dicono fisica e chimica: carbonio idrogeno ecc con regole che spiegano la sua determinazione. Kant aveva però detto di postulare che il fiore avesse parti coordinate e finalizzate, ragioniamo “come se” fosse vivo e organizzato) Hegel, con la nature filosofì dei romantici, non guarda a Newton, che scorpora, non fa capire cos’è la vita e l’uomo (dualismo sogg/ogg), bisogna riconoscere che la natura ci appare esterna ma grazie alla logica e al concetto (che è come un sillogismo). La natura rivela autenticamente sè stessa non se notomizzata, studiata nelle sue parti (operazione, questa, promossa dalle singole scienze naturali), bensì solo se concepita come un tutto organicamente inteso, finalizzato alla vita che vi si svolge all'interno e che ne costituisce il coronamenteo, esattamente come in Schelling. Recupera la visione romantica e platonica (cioè del Platone del Timeo) della natura, rivaluta (sempre in funzione antinewtoniana) la nozione aristotelica di finalismo interno, immanente al cosmo, che Kant aveva utilizzato nella Critica del giudizio per la spiegazione dei fenomeni viventi (piante e animali), senza però ricorrervi nella considerazione degli altri fenomeni Non creazionista: Nessuna creazione o emanazione ha avuto luogo: l’alienazione dell’idea nella natura di cui Hegel parla ricorda, semmai, l’esigenza di intendere il tutto, l‘assoluto anche dal punto di vista esterno, naturale. Non c’è nessuna forza esterna agente in natura, NO finalismo esterno. Hegel dice che in natura c’è continuità ma non si vede, la natura non evolve da sola, l’idea in sé evolve, l’idea fuori di sé non ha continuità: un minerale è molto diverso da un animale, piuttosto ci sono connessioni e organizzazioni dell’idea in sé. La natura è spirito pietrificato, c’è 1.2) Fenomenologia: Non basta che ci sia l’uomo, serve che esso si rapporti con gli altri, contesto sociale, e con il mondo: fenomenologia. Riprende la sua opera e ricerca precedente, riprende l’aspetto ontogenetico (non filogenetico). Fino a coscienza infelice (mette in discussione sé stessa, in alcune epoche, come quella moderna, la coscienza infelice si manifesta di più, si interroga su sé e sugli altri). Nella fenomenologia sono riproposte le figure della coscienza, dell'autocoscienza e della ragione più ampiamente svolte nell'omonima opera del 1807. Con la ragione (e il sapere), lo Spirito "giunge" all'universale concreto, ossia si scopre per quello che è: totalità razionale che agisce, ossia che pensa. Risolve il dualismo soggetto/oggetto grazia alla dimensione unificante della ragione. 1.3) Psicologia: psicologia "speculativa", che guarda cioè alle forme pure della soggettività. Nella psicologia Hegel vede l’affermazione spirituale: lo spirito soggettivo colto nella sua purezza si articola in tre momenti della psicologia: conoscere, volere, agire. Come Cartesio. Nella psicologia trova sintesi dialettica la contrapposizione tra antropologia e fenomenologia. La psicologia è la dimensione più nobile: conoscere, scegliere, scegliere liberamente. Divisa dunque in: 1.31) spirito teoretico: conoscenza pura, intuizione, rappresentazione, pensiero vero e proprio. la sfera della conoscenza e delle forme del sapere puro: dall'intuizione (Anschauung), alla rappresentazione (Vorstellung) al pensiero vero e proprio (Gedanke). 1.32) spirito pratico: volontà, sentimento, impulso, felicità. Sfera della volontà (Wille), intesa come mero sentimento (Gefühl) soggettivo, individuale, del volere, come impulso (Trieb) e come felicità (Glückseligkeit). 1.33) spirito libero: libertà pura che però non coincide con quella reale e oggettiva, ma ne è la forma, apparsa storicamente col cristianesimo. Pura forma della libertà che, tuttavia, per Hegel, pur costituendo un passaggio fondamentale nell'evoluzione dialettica dello Spirito, non coincide con la libertà reale, oggettiva. Il cristianesimo concepisce l'uomo come fine ultimo della creazione e dell'amore di Dio e, dunque, come incarnazione di Dio, ossia dello Spirito stesso, assolutamente libero. In quanto si crede creato a immagine di Dio, l'uomo si sente, si coglie infinitamente libero. La libertà si fa però reale e effettiva solo quando l’uomo riconosce sé stesso non solo religiosamente ma - più filosoficamente - nell'esistenza mondana, ossia nell'oggettività spirituale delle istituzioni quali la famiglia, la società e lo Stato, ossia nella concretezza della storia e della società. Quando cioè lo Spirito si fa oggettivo. Risolve il dualismo conoscere/volere e il dualismo virtù (dovere)/felicità (piacere) nella sferra unificante della spiritualità libera. In quanto infinitamente libero di conoscere e di volere, l'uomo è, al contempo, soggetto teoretico e pratico, virtuoso e felice. Non più "scisso" fra mente e corpo, spiritualità e materialità, come ancora in Kant. La spiritualità, lo spirito finito ha bisogno di un uomo in grado di intendere e volere e che intende e vuole liberamente consapevole di essere tale. Spiritualità in senso finito e soggettivo è conoscere, volere, scegliere liberamente, essere culturali. (Manca l’aspetto della società, attuata con spirito oggettivo). Nello spirito soggettivo si dischiude l’uomo, si rivela per quello che è. Momento rilevante per la comprensione del razionale. 2) SPIRITO OGGETTIVO Quanto detto prima necessita di un contesto, lo spirito oggettivo. La libertà dello spirito soggettivo per realizzarsi pienamente deve subire il processo dialettico di uscire da sé (per poi ritornare in sé). Avviene l’oggettificazione della libertà. In questa sezione Hegel tratta molti temi. Lo spirito si oggettiva, si fa storia, dimensione del vivere. Attraverso oggettivazione lo spirito può salire di livello per poi farsi assoluto. Hegel ha atteggiamento culturalistico (già in un suo taccuino giovanile, tenuto durante un viaggio in montagna, non scrive nulla sui paesaggi ma si interessa agli usi e costumi degli abitanti, su come vivono in montagna, come mangiano, come spiritualizzano e dominano la realtà). Per Hegel il bello non è naturale, ma è artificiale: prodotto umano e culturale, gli interessa l’uomo. Hegel apprezza la dimensione culturale, non tanto naturale, perche è il segno dell’umanità, segno inconfondibile, che orienta la realtà (l’uomo consapevole di essere parte integrante della realtà la orienta). Ne parla in questa sezione dell’Enciclopedia ma anche ne Lineamenti di filosofia del diritto (1821). Dobbiamo essere testimoni della libertà, una conquista continua attraverso il sapere (non avviene meccanicamente). La libertà per Hegel è una moralità concreta (per Kant uno è libero quando agisce come se fosse libero, nell’ambito della morale, quando sceglie di obbedire all’imperativo categorico), Hegel riconosce alla moralità un’importanza notevole, ma non può essere così astratta come la morale di Kant, che sembra una sottomissione, se tu ti sottometti all’imperativo categorico come dice Kant ti sottometti a qualcosa di scollegato, non va bene (ricorda doveri dei giacobini nel periodo del terrore), la libertà vissuta in modo kantiano o giacobino non è libertà. La libertà si deve concretizzare, ne parla nello spirito oggettivo. La dobbiamo realizzare, se no rimane qualcosa di lontano (nel cielo invisibile di kant). La libertà deve farsi oggettiva, storica. Sono libero dentro a uno stato che garantisce libertà (pensiero, stampa, economica, di movimento di insegnamento di avere relazioni…). La libertà è la realizzazione di un buono stato, una buona costituzione, il progresso è per Hegel l’oggettivazione della libertà umana, la strada verso la libertà. Dove non c’è stato non c’è libertà. la libertà dei singoli deve sostanziarsi, universalizzarsi e concretizzarsi negli istituti sociali e politici, nel costume, ovvero nell'ethos (il carattere) di una comunità – che è quel che in tedesco prende nome di Sitte. La libertà si realizza come legge (Gesetz), trova cioè un contenuto che universalizza la semplice forma con cui essa appare nella volontà dello Spirito soggettivo. La libertà non può esistere prima della società, quale dote naturale individuale (à la Locke, tanto per essere espliciti). Secondo Hegel, essa si realizza, "diviene" con l'individuo stesso, che si fa consapevole di sé come spirito, come si è visto, solo entrando in relazione con l'altro, acquisendo cioè una prospettiva interpersonale, giuridica, etica e politica. Diversamente, essa è concepibile solo astrattamente, o lasciata alla mera dimensione pulsionale Hegel non è socialista, né comunista, né democratico (democrazia poteva funzionare in Grecia, nelle polis, erano solo 5 mila). La democrazia oggi per Hegel sarebbe impossibile. Però NON è assolutamente vero che Hegel è il padre dei regimi totalitari (cit Popper)! Hegel è liberale, vuole uno stato dove i cittadini potessero condurre una vita libera, se no non c’è razionalità, spirito, uomo. (Un po’ di razzismo, c’era ovunque nell’Ottocento e non solo in occidente: anche i giapponesi eran particolarmente razzisti). Hegel è eurocentrista e razzista, dice che gli etiopi (e abitanti della tundra siberiana) sono fuori dalla storia (anche per estetica). Sono stereotipi. Dice che l’uomo deve essere libero di pensare e ragionare e non può farlo in climi ostili. Lo spirito è legato alla libertà, non solo quella del singolo, quella completa è nello spirito oggettivo. NB: hegel usa il termine diritto in senso esteso. Come lo spirito incarna l’oggettività? Le 3 grandi fasi, momenti, figure dello spirito oggettivo sono: 2.1) Diritto astratto : ciò che noi oggi chiamiamo il diritto, come la giurisprudenza. (Diritto concreto per Hegel è tutta la triade insieme). Diritto è l’insieme di regole. Condizione di base dove si esercita la libertà, regolamentazione delle relazioni, diritto privato introdotto dai romani per mettere su una comunità, anche diritto penale e civile. La struttura non interiorizzata in cui è possibile esercitare una condotta libera. “Neminem laedere” (viene prima di una riflessione etica, senza morale riflessa, principi sanciti) nessuno deve essere leso nella sua libertà, chi rompe paga e così via, per vivere insieme. Una serie di “posita” per dare una cornice giuridica all’attività libera. Hegel piega le categorie della logica dentro al diritto. Il diritto ha bisogno di molte figure professionali. Libertà oggettiva esterna, dovere esterno. Società deve sanzionare i delitti per garantire libertà. Ci si inventa il diritto per vivere più razionalmente e liberamente. Poi arrivano Platone Kant ecc per distillare un’etica. Figure: Proprietà: tale solo se riconosciuta dall’altro, non è data dal rapporto dell'individuo con le cose naturali, non è il semplice frutto del lavoro personale; è, invece, riconoscimento della personalità del proprietario da parte delle altre persone, che riconoscono il proprietario nei suoi beni, in essa si manifesta la dimensione comunitaria dello spirito. Contratto: oggettifica ed esplicita, la proprietà implica un contratto tra proprietario e altre persone. Hegel però non è contrattualista, non è il contratto a essere generativo della società ma è la società a generare il contratto. Contratto come manifestazione di socialità e politicità. Violazione: negazione dialettica del contratto Affermazione del diritto: sintesi finale del contratto, contro la sua violazione. La pena contro chi (liberamente) viola la legge ristabilisce l’ordine, serve alla razionalità. filosofia della storia dice che trasformare il principio di uguaglianza a concretezza richiede tempo, è convinto che avvento borghesia, individualismo moderno, c’era voglia di diffondere costume nuovo, antropologia che sta cambiando, c’è libertà, esigenza di essere liberi, l’uomo è libero, ma c’è ancora schiavitù. Hegel è un po’ distopico. Non è democratico, vuole una visione organica dello stato dove non ci sia la schiavitù (che è irrazionale, contro lo spirito). L’industrializzazione produce anche ingiustizie, lavoratori sottopagati, Hegel riconosce l’importanza della società civile borghese ma lo stato deve impedire l’ingiustizia e la produzione della povertà che segue la produzione dei beni. Per arginare queste ingiustizie servono gli istituti che gettano un ponte con qualcosa di già istituzzionalizzato. Hegel riconosce le istituzioni nella società civile (non solo nello stato), per una vita più istitualizzzata. Aspetti negativi: singoli individui egoisti, divisione del lavoro, meccanizzazione, conseguenze negative di individualismo e intraprendenza borghese, modalità industriale, povertà, disoccupazione, analfabetismo, alienazione (presenti nel sisetma dei bisogni) Aspetti positivi: razionalità nella competizione, emancipazione economica con effetti benefichi su piano spirituale, amministrativo, politico, morale, favorisce affermazione stato di diritto, buon governo, istruzione I momenti costitutivi, le istituzioni della società civile sono: _Sistema di bisogni: logica del capitalismo, singola impresa economica, andare a lavorare, serve per evoluzione, spiritualità. Non si può rimanere bambini. Molta morale borghese. (Una femminista, negli anni ’70, scrive “sputiamo su Hegel” contro visione conservatrice borghese della famiglia con donna sottomessa, Hegel parla di una famiglia mononucleare borghese conservatrice, patriarcato). Ancora poco razionale, non basta essere capaci e spregiudicati per essere razionali e spirituali. Servono strutture che restituiscono organicità alla vita individuale. Non si riduce al sistema dei bisogni e agli interessi individuali (individualismo, egoismo, ambizioni), infatti ci sono anche: _Amministrazione della giustizia: La magistratura è separata dallo stato, fa parte della società civile non dello stato. _Figura della polizia e della corporazione: cerchie, ordini professionali, corporazioni con una guida, struttura gerarchica, tutti dentro a pensare al comune bene dell’organizzazione e corporazione, anche se in maniera gerarchica e verticale, cerchie e forme organiche, limitano egoismo e ambizioni sfrenate, c’è bisogno che la vita pubblica si svolga in modo politico (“polizia” nasce non con idea securitaria viene da politia, è il buon governo della polis, buona politica, tutte le iniziative volte al benessere della società per compensare l’egoismo, la buona politica che caratterizza il buon borghese, per agire in modo corretto e interesse collettivo non sono necessarie leggi, bisogna comportarsi “come un buon padre di famiglia”, deve esserci un buon governo ispirato al sentire privato ma con destinazione pubblica, prima ancora dello stato). Valori, spazi di recupero dell’organicità perduta. Hegel parla di corporazione e polizia, ha in mente cerchie organizzate, forme di organizzazione tese a provvedere a bisogni sociali, una cassa mutua (Es fondi comuni), organizzazioni che fanno buon governo senza bisogno dello stato. Queste cose non vengono meno con lo stato, lo stato le valorizza. (I Buddenbrook: storia di una famiglia che va sul lastrico per raccolti negativi, spaccato di vita con corporazioni, si autogestiscono in forme corporative). Servono per recuperare organicità. Anche organizzazione di educazione e carità private. Hegel prevede 3 ceti: . agricoltori: i più individualisti, coltivano il loro orto, base piramide. Non ha dimensione universale, solo la famiglia. Legati a accidentalità del ciclo stagionale e naturale. . industriali: che trasformano i prodotti della terra. Imprenditori, manifatturieri, artigiani, professionisti, commercianti, operai (anche se non li ha molto presenti), interesse superiore e più universale dei contadini. Hanno bisogno di trovare organicità nel mondo del lavoro, sono loro a formare le CORPORAZIONI: formazione che fa riguadagnare l’organicità, unità e universalità della famiglia, una seconda famiglia, anticipano lo stato. Corporazioni del ceto medio. Da qui si passa alla figura dello stato, in cui culmina l’eticità. . funzionali pubblici: al vertice della piramide, burocrazia statale, non conosce particolarità, lavora per l’entità più spirituale: lo stato, non hanno bisogno di corporazioni, sono già parte della struttura più organica di tutte ossia lo stato. A cuore l’interesse generale. 2.33) stato (caratterizzato da razionalità): sintesi finale, forma massima di oggettività, la razionalità si fa totalmente oggettiva nello stato, gli individui divetano cittadini. È la sintesi dialettica tra l’unità individuale della famiglia e la frammentazione astratta e molteplice della società civile, realizza l’universalità concreta, oggettifica lo spirito nella società e nella storia, è razionalità autocosciente. Lo stato è la sintesi dell’oggettività spirituale, in cui si può vivere nella storia, liberi, felici. Porta con sé e supera la libertà di ciascuno, con la concretezza di istituzioni e leggi. Il reale si fa oggettivo nel razionale dello stato. Fuori dallo stato c’è irrazionalità, guerra. Visione politica ORGANICISTA (come Fichte, Aristotele, Platone, Rousseau, Hobbes: leviatano, il tutto prima della parte, contrapposta a individualista con Locke e Jefferson: cittadino prima di tutto). Lo stato non è conseguenza della volontà dei singoli, si oppone a individualismo giusnaturalista, nega anche che la sua struttura della democrazia. Lo stato è una famiglia in grande, dialetticamente elevata a dimensione più spirituale (si parte da famiglia, si esce con la società civile, si ritorna alla famiglia levata alla massima potenza con lo stato). Più si è liberi, più si vive nello stato. Critica a Hegel di statolatria, troppa rilevanza allo stato. I cittadini servono per servire lo stato. statolatria: viene idolatrato e venerato lo stato, lo dice Popper, nel 45, dopo dittature totalitarie, Hitler, Stalin, Popper banalizza la questione dicendo che Marx, e prima Hegel, e prima Platone avevano introdotto questa idea di stato forte e negazione libertà individuali. “Statolatria”, ma lo stato che ha in mente Hegel è etico, non come Hitler! Ha in mente lo stato liberale (non democratico), che tuteli le libertà dei cittadini (non sudditi o servi), dove possono andare a scuole, uno stato che si occupa dei poveri, è laico, promuove valori pubblici, dà il giusto peso alla società civile, tutela la proprietà, fa vivere liberamente. va riconosciuta altrettanta centralità alla dimensione delle libertà civili che, seppur non bastando da sé sole a realizzare la libertà dei moderni, richiedendo questa l'avvento dello Stato, ne sono però condizione, medium necessario, secondo il giudizio di Hegel. Che può dunque essere "tacciato" di statolatria, ma non certo di visione totalitaria del potere statuale Lo stato è per Hegel qualcosa di metafisico, fuori non ci riesce a vivere, c’è anarchia. La realtà, se vuole essere razionale, deve essere organizzato nello stato. Non può venire dal nulla, non è astratto (come quello inventato dal nulla dai giacobini, come quello dei contrattualisti, arriva al terrore) ma concreto. Hegel NON è contrattualista, e non pensa nemmeno che lo stato si sia formato con dinastie, orgini, volontà di Dio, storia… . Per Hegel le costituzioni ci sono già, sono nella storia dei popoli, on sono un contratto, risultano ed emergono dall’avanzare della storia dei popoli, non sono state fatte, non devono essere create, emergono dalla razionalità e dallo spirito che si afferma. Lui dice che lo stato è un’essenza metafisica, struttura irrinunciabile, nostra necessità,in cui si fondono famiglia e società civile e non solo, è la sintesi di tutto lo spirito oggettivo, quindi di diritto e moralità (autonomia coscienze), non vengono violati i diritti individuali e le coscienze (non come con Hitler!). Idea moderna di libertà: la costituzione, incedere della libertà, incedere dello spirito, lo stato è l’incedere di dio nel mondo, lo stato è l’incedere dello spirito. Sintesi finale, ma non è cronologica, non è che prima c’è la famiglia e poi società civile. Hegel mette al centro del pensiero politico le istituzioni. Lo statoi divide in 3 grandi momenti, in cui lo spirito si oggettifica: _ costituzione, diritto statuale interno: non originato dal basso, ma frame of government, struttura ideale dello stato, Dice che non ci sono stati che corrispondono a questo modello, ma alcuni si avvicinano, e in ogni caso meglio uno stato cattivo che nessuno stato (no diritto di resistenza, come Hobbes e il suo Leviatano). Vuole preservare integrità dello stato, vorrebbe addirittura vietare migrazioni, qualunque stato è meglio dell’assenza di stato. Struttura in 3 poteri: 1) Legislativo: in cui avviene l’atto governativo. Prevede struttura bicamerale: camera alta (ereditaria, rappresentativa della nobiltà terriera tedesca, proprietari terrieri) e camera bassa (delle corporazioni -al di fuori dello stato, società civile-, composta dai nominati da esse, meglio rappresentare una comunità che gli interessi privati e individuali). Lega corporazioni allo stato, organicità. 2) Governativo: figura mediana, i burocrati, chi sa amministrare, tecnici, magistrati, dirigenti di uffici pubblici, gente con una solida preparazione generale, filosofia! (i tedeschi hanno il pallino della filosofia, gli inglesi quello degli studi umanistici, necessari per poi servire stato). Visione anche dei prussiani. Bisognava formare la classe media per far emergere la classe amministrativa, razionale. (Non esiste linguaggio scientifico che descriva al meglio la coscienza umana. Negli anni 70 del 900 un biologo, John Eccles, parlava di neocartesianesimo: impossibilità di comunicare tra corpo e mente). Hegel rinuncia a divisione netta: l’uomo permette di indagare l’assoluta compresenza di reale e razionale. Siamo protagonisti di una vicenda universale. ]]]] 3) SPIRITO ASSOLUTO Cosa c’è di più reale dell’oggettivo? La dimensione dell’assoluto. Lo spirito si fa pienamente reale quando si sa e assume le figure di arte, religione e filosofia. Lo stato è il massimo della concretizzazione per la dimensione sociale, è spiritualità sommamente oggettiva. Non è lo stato però la dimensione assoluta dello spirito, ma le forme della cultura occidentale che restituiscono lo spirito in dimensione Assoluta. Una sequenza logica (anche se tutto è storicizzato, uno storico dell’arte austriaco scrive articolo in cui afferma che il padre della storia dell’arte è Hegel, e il padre della filosofia delle religioni, considera in modo filosofico ed esterno le religioni, l’inventore della storia della filosofia come la troviamo sui manuali). Hegel è l’iniziatore dell’approccio storico e filosofico a queste tre dimensioni, fa lezioni di storia della filosofia e anche di filosofia della storia, di estetica con sezione su storia dell’arte, e di filosofia della religione. L’idea (il reale) si conosce in sé per sé, l’idea diventa sé stessa. 1) ARTE : (intuizione) L’arte è spirituale, rende ciò che è sensibile più che sensibile. Per Shelling, l’arte è l’organo della filosofia, la sintesi. A Hegel piace fino a un certo punto, è un po’ erede dei romantici, non si accontenta di illuminismo e rifiuta i dualismi della modernità, contesta il moderno come i romantici, però è anche antiromantico, pensa che l’arte non sia sufficiente a risolvere il problema: ha dentro di sé troppa sensibilità. L’arte è utile, ha funzione di spiritualizzazione e consolatoria. A hegel piaceva la musica lirica, Rossini, ma non Beethoven, aveva pregiudizio nei confronti della musica, pensava servisse a divertire. Hegel non condanna l’arte ma ne limita le possibilità spiritualizzanti. Non è sempre stato così, l’arte ha uno sviluppo (dimensione cronologica), progressione eliodromica (segue percorso sole): - l’arte è andata da Oriente (Egitto, Oriente mediterraneo, essenzialità geometrica e grande mole, materia che domina, arte sbilanciata su contenuto, materia, es: Sfinge, enigmatica incombenza della materia, prediligono l’architettura, predomina materia e simboli sulla forma. Masse e linee semplici, spiritualità umana non ancora emancipata da animale) a occidente. - Da oriente passa alla Grecia classica: un equilibrio perfetto tra materia e forma, tra forma e contenuto, armonia, soprattutto in scultura, statuaria del V sec. A. C. No tempi e palazzi reali ma statue umani (divinizzati) e divine (umanizzati). Materia sommamente spirituale, la materia si sposa splendidamente con la forma senza barriera, perfezione naturalistica.Dalla Grecia in poi riproposizione in pittura e scultura dei modelli classici (Raffaello e Michelangelo), il classico si ripropone, ferma il tempo dell’arte, l’arte non potrà mai dire di più dal punto di vista spirituale dei greci, e degli imitatori romani, umanistico-rinascimentali e neoclassici. I greci vivono la spiritualità artisticamente. - Dalla Grecia passa in Europa, nell’Europa cristianizzata, Medioevo, arte medievale e romantica, Cristianesimo spezza rapporto idilliaco tra uomo e natura e uomo e dio. L’equilibrio artistico dei greci si spezza di nuovo, non eccesso materia e contenuto come egiziani ma eccesso di forma, di pensiero, l’arte medievale e moderna pensa e prega troppo, non vede. Es: la divina commedia viene vista come un repertorio di immagini religiose, i predicatori attingono ad essa, simbologia. I medievali davanti a opere d’arte non apprezzavano l’arte in sé, ma pregavano, atteggiamento religioso (davanti a crocifissi, pale d’altare, cattedrali…). Schematismo forte quello Hegeliano (il medioevo aveva comunque presente la dimensione estetica, ma in modo diverso dai classici). Andando avanti (senza rinascimento che riprende classici) si delinea un’arte che fa pensare sempre di più, hegel anticipa la contemporaneità dell’arte astratta formale, arte brutta che però fa pensare, non ha nulla del canone classico, nasce per provocare e far pensare. L’arte man mano che evolve fa pensare sempre di più. L’arte da il meglio di sé con i classici, è passato, solo con i classici arriva al massimo della spiritualità, ora non più, i greci si esprimevano al meglio con l’arte, noi l’abbiamo dialetticamente superata. L’arte per noi è un passato, non è più in grado di dire ciò che diceva. Non ha più funzione, ora ci sono altre figure con cui lo spirito riesce ad assolutizzarsi, già dal Medioevo. L’arte ora è una cosa da pinacoteca, intrattenimento, fruizione borghese, eleva lo spirito ma minimamente rispetto alla scienza e filosofia. L’impressionismo nasce in città, reale artificiale e culturale, non naturale. Il cubismo è influenzato dalla relatività di Einstein. Tesi della “morte dell’arte” (Hegel non la chiama così). C’è di mezzo troppa sensibilità e immediatezza nell’arte, si rischia di perdere la concettualità, mentre la filosofia trasforma immagini in concetti. Viene logicamente e cronologicamente superata da religione e filosofia. 2) RELIGIONE : (rappresentazione) Il secondo momento dello sviluppo dello spirito. Hegel è molto innovativo, hegel è considerato un monumento. La teologia (discorso su Dio) è diversa da filosofia della religione (rapporto tra uomo e dio, fede). Il medioevo vive in modo spirituale la figura religiosa. Il medioevo è intriso di spiritualità religiosa. Arriva il deismo, Voltaire, Locke, Rousseau, esponenti dell’Illuminismo, fino a Kant che scrive “la religione nei soli limiti della ragione”. L’uomo ricerca nell’illimitato la nozione di dio, è un bisogno naturale. E a che servono dogmi e storia della religione rivelata? Dimensioni messe in discussone dai deisti. Hegel rappresenta cerniera fra deismo e ateismo maturo ottocentesco (di Marx, L. Feuerbach, Nietche, dio è morto). Hegel parla di un tempo di assenza di Dio, per i moderni non c’è più, non è più incombente. Si può però fare un discorso con occhio disincantato e filosofico sulla storia della religione. Hegel per primo rende la religione un prodotto antropico e culturale, antropizza la religione, prospettiva antropologica. Nell’arte c’è la facoltà dell’intuizione, l’arte vede, nella religione invece dimensione della narrazione, la religione racconta. È un mito, rappresenta, un rito è la riattualizzazione di un mito, sono tutti racconti. Modo rappresentativo di esprimere la propria spiritualità. Il moderno non trova sé stesso nella religione come i medievali, assenza di dio, per essere spirituali non si rivolgono né all’arte né alla religione. (Infatti religione alle elementari, poi filosofia, religione solo elemento culturale). Rappresentazione sacra: genere teatrale sacro consentito nel medioevo. Rappresentazione vuol dire racconto, messa in scena. La religione racconta l’Assoluto, es mito di Urano e Gea. Con Hegel nasce modo laico di affrontare il problema religioso, Marx dirà che la religione è l’oppio dei poveri, l’idea di base è che Dio e la religione sono una invenzione umana. Hegel non la pensa proprio così, rifiuta la trascendenza però crede che l’Assoluto esista e che sia il razionale, dio immanente con provvidenza immanentizzata, l’Assoluto è il reale (non tutte le parti della realtà, come detto prima, non le scorie della storia). Hegel dice che la religione ha attraversato tutta esperienza umana, pagani, greci, romani, religione cristiana, come esiste superamento dialettico nel progresso dell’arte e della storia e della libertà, esiste anche un progresso di religione che va verso Ovest. La religione più razionale è il cristianesimo, che dice la verità, solo in modo rappresentativo e non concettuale. Fa ricorso a miti e simboli e metafore, rappresentazioni. È rappresentativa. Il racconto biblico, ebraico-cristiano, della creazione e poi della rivelazione e dell'incarnazione, nonché della morte e della resurrezione non è altro, per Hegel, che rappresentazione della verità, ossia dell'Assoluto, in immagini comprensibili per tutti. Dice la verità guardando per esempio la trinità: la trinità è una rappresentazione, è un movimento dialettico, paternità (come la logica) che si incarna, esce da sé nel figlio (natura) e ritorna con compimento dello spirito. Linguaggio rappresentativo, per avere un linguaggio concettuale serve la filosofia. È tutto immanente, il reale è Dio. Nella trinità è espressa la legge dialettica intrinseca alla filosofia di Hegel, il cristianesimo (luterano) dice il vero. Dialettica che prevede essere che per essere sé ha bisogno di negarsi, uscire da sé (momento negativo) e poi ritornare a sé (momento speculativo). Era partito da interessi religiosi e ci ritorna, parte da religione e approda a una filosofia della religione. In Hegel è importante il problema teologico. Per hegel però, come per l’arte, esiste la morte della religione. La dimensione scientifica e filosofica mette in cantina il discorso religioso. Non è un discorso cronologico, anche se arte e religione anticipano la filosofia, l’hanno surrogata per un po’ quando non c’era. 3) FILOSOFIA: l’assoluto pienamente autocosciente, il tutto ordinato, kosmos o logos che si sa come concetto. La massima attualizzazione della vita spirituale. La filosofia hegeliana è la storia della filosofia, la vera storia, considerata nella scansione che conosciamo, lo schema storico filosofico rimane la scansione hegeliana, soprattutto in Italia (Gentile e Croce era neoidealista, sostengono importanza studi filosofici al liceo, ancora prima La filosofia è la quinta essenza del pensare. Hegel fa vedere a gente non del mestiere (studenti) come la filosofia non parla in astratto, infatti l’uomo si distingue perchè pensa e quindi la filosofia rischiara tutto il mondo dell’uomo, tutto attraversato dal pensiero: la filosofia, l’enciclopedia delle scienze filosofiche, illumina tutta la realtà umana (perché c’è il pensiero). Da allora si inizia a studiare filosofia in modo rigoroso a scuola. La filosofia non è altro, è il distillato di ciò che c’è in ogni attività umana. Noi non facciamo sempre filosofia (quando cuciniamo, andiamo in tribunale, curiamo un paziente ecc) ma usiamo il pensiero, facciamo nessi causa effetto, umanizzazione del reale, l’uomo è consapevole. A Hegel non piace concezione scissa e staccata della filosofia e chi divide filosofia da tutto, diritto religione morale sono forme di pensiero. “dio” “crocifisso” “presepe” sono rappresentazioni, dentro hanno pensiero di una causa prima, perfezione ontologica, potenza e bontà, ciò che si intende quando si prega Dio. Hegel come Kant distingue tra intelletto e ragione: Intelletto è la facoltà astraente: prendo una cosa e la separo da tutto Ragione: mi fa indagare le cause, non è astraente ma concreta Hegel mostra che la filosofia non è estranea al sentire, al rappresentare e al vivere insieme ma esse sono tutte forme di pensiero e quindi filosofiche, sono basate su rappresentazioni (come religione). Paragrafo 3 Il pensiero è una sola cosa, si trova però in determinazioni diverse: sentimenti, intuizioni, immagini, rappresentazioni, fini, cause, pensieri, concetti. Tante forme possibili ma il contenuto è uno. (Mentre noi tendiamo a scorporare e far diventare enti diversi ciò che è la stessa cosa). Ci sono determinatezze, specificità, ma sempre stesso contenuto. Tutti gli uomini pensano, non solo il filosofo, però la filosofia pone concetti al posto delle rappresentazioni, il filosofo trasforma rappresentazioni in concetti. Hegel difende la filosofia. Il filosofo tiene fermi i pensieri puri e si muove tra essi, mentre inon filosofi li mischiano con le rappresentazioni (determinatezze di sentimenti, intuizioni, immagini, fini, cause…). Non bisogna cercare di definire un concetto, ma trovarlo e coglierlo nella sua indeterminatezza, se no si entra nel sensibile. La filosofia col pensiero puro fa a meno delle rappresentazioni. La coscienza è una struttura capace di avere un contenuto, un pensiero. Ce l’ha con chi fa filosofia senza farla, dicendo che si può capire il mondo con linguaggio comune ecc. Pag 112 commento prof. Rete adamantina: Finire di leggere Paragrafo 6, pag 69 Realtà è razionalità, attività dispiegata, realtà fatta e compiuta. L’effettualità è la razionalità nella sua dimensione necessaria, essenziale. La storia produce scorie, cose non essenziali e non necessarie, nell’oggettività dello spirito esiste l’effettualità. L’uomo è distinto dal pensiero, che lo contraddistingue. (esempio: ciò che contraddistingue il quarzo è la sua struttura, non il colore, ciò che contraddistingue l’acqua è la struttura molecolare non la temperatura. Il pensiero di Hegel è conciliazione tra pensiero e realtà. Il suo sistema si fonda su conciliazione tra pensiero e realtà. Per Hegel è evidente, semplice, che il razionale è reale e il reale è razionale. Cosa c’è di più reale di “3”, o un’operazione, o un teorema? Se non è reale razionalità massima, cosa c’è di reale? Tesi non giustificazionista, ma di perfetta corrispondenza tra razionalità e realtà. Prende in giro chi lo ha criticato, chi è teologo Un brano chiave, mette in evidenza politica, specie nell’ambito politico (pag 73). Si accusa hegel di giustificazionismo, il reale è razionale, si giustificano l’età presente e passata. (Socrate chiede a Parmenide, che pensava che realtà e pensiero coincidessero, se esiste anche l’idea di sporco, Par. dice di si). Hegel non è proprio come Parmenide, esiste l’essere come piena realtà e poi le scorie dell’essere (del quarzo è razionale e reale la struttura, la rete adamantina, il fatto che sia rosa invece non è reale, è contingente. Le brutture della storia sono scorie, sono irrazionali (stragi inutili, grandi ingiustizie, Atene che distrugge Melo). Come si fa a dire che tutto ciò che è reale storicamente è razionale? Hegel dice che bisogna usare bene i termini, non è vero che tutto ciò che è è razionale, ma tutto ciò che è reale è razionale. Non tutto è reale, ci sono cose contingenti. Nelle lezioni di filosofia della storia dice “come si può considerare un tavolo da macellaio storia?” Non si può considerare tutto reale ed effettuale. I teologi devon star zitti, non ha senso mettere in gioco la religione, chi crede aderisce a proposta cristiana secondo cui il mondo l’ha fatto dio e quindi è provvidenziale, tutto dipende da dio, dunque per i teologi e per la religione valgono le proposizioni “ciò che è reale è razionale” e viceversa. Per quanto riguarda i filosofi, chi si professa filosofo riconosce con facilità che Dio è effettuale, sommo, vero, mentre l’essere determinato (qualunque ente tranne Dio: una mela, un genocidio, un animale, Hitler. Ciò che viene determinato, non Dio) in generale è in parte apparenza e solo in parte realtà e effettualità. Nella vita comune ci sono errori, peccati (non siamo perfetti), e altre aberrazioni, che non sono effettualità ma deroghe alla norma (32 denti sono reali e razionali, se te cresce uno in più è una deroga, irrazionale). La nostra esistenza, qualunque esistenza minima (zanzara, io…) non è effettuale, ciò che è effettuale è l’esistenza umana. Anche Platone e Aristotele dicevan questo. Le tirannidi, le organizzazioni politiche violente, il Terrore della riv. francese, nella storia non sono effettualità, è realtà effettuale la necessità di organizzarsi politicamente da parte degli uomini. È reale la riv. francese, non il Terrore, il codice civile di Napoleone è reale e razionale, gli inganni che ha fatto no. L’effettualità la chiarisce nella logica, non è giustificazionista. Alla effettualità del razionale si contrappone la rappresentazione (non l’idea ma la visione, concezione di qualcosa, idea in senso lato) per cui la filosofia è fantasia o per cui realtà è realtà e pensiero è pensiero. La effettualità è la ragione essente, la ragione dentro le cose, il problema razionale non è umano, è la realtà che è razionale, non è l’uomo che mette la razionalità nel mondo, se si pensa che la razionalità venga dalla testa delle persone ci si divide dal mondo, si arriva a eventi come il Terrore di Robespierre, alle conseguenze mostruose della razionalità astraente, inventata da una presunzione forte e dalla saccenteria dell ’intelletto astraente (contrapposto alla ragione essente ) anche Auschwitz è culmine della razionalità applicata. L’intelletto spegne e settorializza, astrae, spezza, classifica, la ragione invece concretizza. Se si crede che i filosofi si inventano le cose e si scarica tutta la razionalità sull’uomo, ne viene il predominio della tecnica, la morte dell’uomo, Hegel ha inventato la contemporaneità, l’ha resa riconoscibile mentre accadeva, col suo linguaggio strano. Il mondo non ha bisogno di Keplero per capire come funzionare, ha già razionalità dentro di esso, noi siamo enti determinati. Ogni tanto la ragione essente fa nascere figure importante (Keplero, Einstein, Dante) che contribuiscono alla realizzazione prima della spiritualità. Hegel ha tentato imponente opera di conciliazione di tutte le ferite sentite dall’umanità. Paragrafo 13: storia della filosofia Hegel non sceglie a caso i termini che usa. La “storia esterna”, vista da fuori, sembra una rappresentazione. L’idea per hegel è la realtà che si sa, che conosce sé stessa, la realtà pienamente razionale. La filosofia è una sola fatta di tanti gradi necessari e concatenati (senza sofisti e Socrate, niente Platone ecc). Procedere oltre, quando una filosofia si manifesta è già compiuta, vede quel che è stato e perché dove gli altri non vedono e annuncia cosa sarà 8come una civetta che spicca il volo sul far della sera, a hegel piacciono immagini e metafore: gli uomini simboleggiano). Le diversi correnti di pensiero sono come rami di un unico albero, anche cartesio usa immagine albero ma in modo statico, hegel invece in modo dinamico: lo Spirito evolve, la natura NO! L’ultima filosofia cronologicamente è il risultato di quelle precedenti e contiene i principi delle precedenti (i principi alla fine, c’è il tutto nella fine, nel compimento, il sistema è circolare, il sistema si può iniziare dalla logica come dalla natura come dallo spirito, quando si pesa il tutto si diventa il tutto). Una cosa non saputa è poco reale, esiste ma non è razionale. Annotazione: Determinazione: la condizione e essere particolare di una cosa, contro Schelling, bisogna dare senso alle cose, non affidarsi all’arte che non permette di conoscere, serve raziocinio (permette di collegare le cose e metterle insieme, per entrare nelle cose che sono a nostra disposizione, questo ci rende umani e ricchi). Schelling pensa che l’arte riveli tutto, il teologo Dio, invece per Hegel il vero va letto nelle sue articolazioni (come la frutta con mele pere ecc) L’universale accanto al particolare diventa particolare, nota 25 pag 118.
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