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Hegel e l'idealismo, fenomenologia dello spirito , filosofia dello spirito, Appunti di Filosofia

Hegel spirito assoluto, processo dialettico

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 08/02/2019

rosselladago
rosselladago 🇮🇹

4.3

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Scarica Hegel e l'idealismo, fenomenologia dello spirito , filosofia dello spirito e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Hegel Hegel è uno dei principali esponenti dell’idealismo. Per lui ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale. Ciò significa che la ragione si ha in forma concreta e completa nella realtà, quindi non è attrazione o spiritualità ma in forme concrete e tutto ciò che esiste è un dispregiarsi della ragione e quindi è razionale. Il finito e l’infinito coincidono, ciò significa che il finito è solamente una rappresentazione parziale dell’infinito. Inoltre abbiamo il vero e l’intero in cui Hegel ci dice di non considerare solamente l’astrazione, ovvero una cosa parziale delle cose , ma considerare tutte le sfaccettature e le sfumature per giungere alla conoscenza e di non commettere l’errore che fanno solitamente gli uomini e quindi comprendere solamente una parte dell’avvenimento. Quindi la verità è solo nel risultato ovvero nel processo finale. Vi è poi il compito giustificativo della filosofia, ciò significa che la filosofia deve adottare un metodo scientifico razionale, ovvero deve descrivere gli avvenimenti dove sono avvenuti e fare quindi il paragone con la Cimetta di Minerva ossia che cambia solamente dopo il tramonto, quindi di raccontare le cose solo dopo i fatti. Una delle opere più importanti di Hegel è la fenomenologia dello spirito, vale a dire un manifestarsi degli avvenimenti della coscienza umana e quindi giungere alla comprensione della realtà attraverso i processi della storia quindi vi è una rivalutazione della storia, tant’è vero che la storia diventa consapevole di essere la vera realtà. Essa viene rappresentata in tre figure: • Coscienza • Autocoscienza • Ragione. Coscienza: il primo passo della coscienza è la certezza sensibile, ciò significa che è un sapere che però risulta insufficiente poiché si riferisce al qui e all’ora che è soggettivo. Poi abbiamo la percezione in cui l’uomo inizia ad individuare i vari oggetti, che però li cataloga nell’intelletto attraverso delle categorie. Nell’autocoscienza in cui la coscienza, per definirsi tale, deve entrare in conflitto con un’altra autocoscienza. In questo caso abbiamo l’esempio del Mito del Servo Padrone, in cui possiamo fare una differenza tra tesi, antitesi e sintesi. In primo luogo il padrone ha un proprio servo, quest’ultimo dipende solo ed esclusivamente dal padrone. Nell’antitesi il servo si rende conto di quanto egli sia capace di reagire agli istinti e la sua produttività fa si che il padrone possa andare avanti, quindi il padrone si rende conto che senza il servo non riesce a produrre niente. E in questo caso il padrone diventa servo del suo servo. Infine nella sintesi abbiamo la rappresentazione delle due autocoscienze, sia del servo e sia del padrone che diventano entrambi liberi. Questa libertà si identifica nello scetticismo e stoicismo. Lo stoicismo consiste nel disprezzo dei beni esteriori e dei beni materiali. Gli stoici volevano quindi conseguire l’atarassia, ossia per essere felici non dovevano essere condizionati dagli interessi. Mentre lo scetticismo è la negazione del mondo eterno. Lo stoicismo porta ad una contraddizione perché non è possibile estraniarsi dal mondo esterno, mentre lo scetticismo porta ad una scissione perché è appunto la negazione di tutte le cose del mondo esterno e di ogni oggettività. Questa concezione porta all’idea che l’uomo sia infelice e si collega soprattutto al mondo medievale. Perché si dice la coscienza sia infelice? Perché si rende conto di essere limitata ad essere insufficiente rispetto alla divinità a cui aspira. Poi però l’autocoscienza se ne fa una ragione, e in questo caso Hegel fa un paragone con il riconoscimento l’uomo diventa il centro del mondo. Cercando insistentemente Dio, la perfezione, l’uomo si rende conto di essere lui stesso la ragione. La ragione ricerca il divino nella natura e nella ragione egli vuole inizialmente giungere all’osservazione diretta dei fenomeni, però questo suo cercare continuo nella natura lo porta in crisi perché non lo troverà mai quindi ritorna di nuovo in se stesso e quindi al piacere. Questo piacere però è illusorio in quanto rende l’uomo dispendente dei beni esterni, poi si riferisce alla legge del cuore , ma si rende conto che questi sentimenti sono per lo più soggettivi e quindi la ragione non può arrivarci. Quindi si rende conto che finché cercherà in se stesso non raggiungerà mai questo scopo per cui si riferisce all’illicità. L’illecità è la prospettiva dell’uomo di dedicarsi agli atti buoni, alle azioni valide che sono relative allo stato .
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