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Filosofia dello Spirito: La Fenomenologia e la Conoscenza dello Spirito - Prof. Ferrari, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

Filosofia romanaFilosofia moraleFilosofia del DirittoFilosofia della StoriaFilosofia greca

Questo testo studia la Fenomenologia dello Spirito di Hegel, una opera che esplora la relazione tra coscienza e oggetto, e la conoscenza dello Spirito. La Fenomenologia è una scienza dell'apparire dello Spirito stesso a differenti livelli, dalla coscienza empirica al sapere assoluto. Hegel concepì e scrisse l'opera per purificare la coscienza empirica e innalzarla al livello dello Spirito e del Sapere assoluto. Il percorso della coscienza è descritto attraverso figure storiche come il mondo greco, il mondo romano, la Rivoluzione francese, e forme di spirito come lo spirito soggettivo, spirito oggettivo e spirito assoluto.

Cosa imparerai

  • Quali figure storiche vengono descritte nel percorso della coscienza nella Fenomenologia dello Spirito?
  • Che cos'è lo spirito soggettivo, spirito oggettivo e spirito assoluto secondo Hegel?
  • Come la Fenomenologia dello Spirito aiuta a purificare la coscienza empirica?
  • Che cosa significa la Fenomenologia dello Spirito secondo Hegel?
  • Come la religione è descritta nella Fenomenologia dello Spirito?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2017/2018

Caricato il 23/08/2021

martina_jm
martina_jm 🇮🇹

4.3

(38)

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Scarica Filosofia dello Spirito: La Fenomenologia e la Conoscenza dello Spirito - Prof. Ferrari e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! CAPITOLO 6: Hegel (1770-1831) 1.Un terreno comune: Hegel apre la Scienza della logica (1812) con il riferimento alla completa trasformazione avvenuta da circa 20 anni nella filosofia. Tutti i filosofi del tempo si rivolgono a filosofia di Kant come una svolta fondamentale. La filosofia kantiana è lo strumento teorico fondamentale con il quale affrontare le necessità dei tempi, che sono tempi di crisi: la crisi o patologia di una civiltà costituisce per Hegel un elemento essenziale per la genesi della riflessione filosofica. Lineamenti di filosofia del diritto (1820): (classica immagine della nottola di Minerva che spicca il suo volo sul far del crepuscolo) il compito della filosofia è quello di comprendere razionalmente la realtà e questa comprensione avviene soltanto quando una determinata situazione storica è giunta a propria maturazione. La filosofia svolge la funzione di diagnosi del proprio tempo. — Il bisogno della filosofia affonda le radici nelle situazioni storiche di scissione, di lacerazione: ha il compito di cogliere concettualmente la difficoltà e di cercare di ricomporla. La filosofia sorge quando la potenza dell'unificazione scompare dalla vita degli uomini. Uomo moderno — individuo lacerato, scisso + sono dei veri e propri topoi dell'epoca. Per molti pensatori di quest'epoca, la metafisica è un punto di arrivo, come è un punto di arrivo anche l'elaborazione di un sistema (idea di sistema già precedente con Kant, Fichte e Schelling). Per quanto riguarda la costruzione del sistema, Hegel ne offre una presentazione compiuta con l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, pubblicata I edizione nel 1817 e poi nel 1827 e 1830 — (si può ricordare anche l'impresa enciclopedica di Diderot e d'Alambert, ricordando quanto quel modello sia per aspetti essenziali da contrapporre al modello hegeliano). Se la filosofia deve essere sistema, nulla è meno sistematico di un elenco alfabetico di voci come quello dell'Encyclopedie. Né per Hegel la filosofia si può confondere con le arti o mestieri: deve essere un'enciclopedia sistematica e filosofica. È l’unica opera in cui Hegel spiega tutto il sistema, il resto delle opere sviluppano singoli momenti del sistema. All’interno del percorso circolare ci sono tre momenti fondamentali, studiati da altrettante branche della filosofia: * tesi: l’idea in sé e per sé. — È l’idea pura, a prescindere dalla sua realizzazione nella natura e nello spirito. Questo processo si verifica in ogni momento del reale, ed anche al livello più alto, anche per il reale visto come intero, come assoluto. Studiata dalla Logica. * antitesi: l’idea fuori di sé. È la natura, cioè l’idea che sia aliena nelle realtà spaziotemporali del mondo. Studiata dalla Filosofia della natura. * sintesi: l’idea che ritorna in sé. È lo spirito, cioè l’idea che dopo essersi fatta natura torna “in sé” nell’uomo. Studiata dalla Filosofia dello spirito La filosofia è necessariamente sistema, perché solo così può essere scienza e quindi enciclopedia, posto che con questa si intenda un'organizzazione delle parti e della loro relazione con l'intero esposta secondo la necessità del concetto, cioè secondo principi non contingenti, ma razionali. Muove dalla considerazione dei bisogni subordinati degli uomini, ovvero dall'analisi storica della religione nel suo nesso con la moralità e con la politica. DIALETTICAHEGELIANA: Hegel sostiene che occorre trovare un metodo che renda possibile la conoscenza dell’ Assoluto in modo “scientifico”. La filosofia deve innalzarsi a scienza mediante l’applicazione di un “nuovo metodo” e questo metodo Hegel lo trova nella dialettica. Rivendica invece il valore conoscitivo della dialettica, elevandola a suprema forma di conoscenza. Rispetto alla dialettica classica Hegel riforma la dialettica in senso dinamico. Poiché la realtà è divenire, è movimento e dinamicità il movimento dialettico non potrà essere che un movimento circolare o movimento a spirale con ritmo triadico. La Dialettica è quindi la legge del movimento della realtà 2.Cristianesimo e ragion pratica: Studente di teologia allo Stift di Tubinga, negli scritti giovanili il suo problema è il significato storico ed etico-politico del cristianesimo. La religione è l'elemento fondamentale dell'espressione dell'uomo: -per la sua origine — perché la religione è il necessario completamento della morale: quindi la morale è il fondamento della religione, che è il completamento dell'aspirazione morale connaturata all'uomo. -nella religione si esprime l'integrità dell'uomo stesso: riguarda sia la dimensione privata, intima del singolo, quella morale, ma anche la relazione dell'individuo con i simili: così la religione ha una portata sociale importante e svolge la funzione di collante tra gli individui. Religione popolare e cristianesimo (1793-1794): religione nazionale del popolo in quanto paese. Fa una distinzione tra: * religione soggettiva: la matura all'interno dell'individuo, che si nutre di quel sentimento interiore e che riguarda la sfera dell'intimità. — questa religione è una. * religione oggettiva: è la religione dogmatica, si fonda su una serie di norme, di principi: originata in qualcosa che è trasposto fuori dal soggetto. — queste sono molte religioni. Quindi la religione diventava ora qualcosa che poteva risolversi tra l'individuo e se stesso. La religione popolare è una religione che si concretizza in un dato momento storico e la polis è la realtà in cui quella dimensione sociale e culturale della religione è realizzabile, perché qui si dà una totalità integrata: in cui ogni individuo trova il proprio significato, la propria autenticità all'interno del tutto. — quindi la polis greca da punto di vista sociale, culturale, civile è un modello di totalità. (Detto in breve: a una religione oggettiva, intellettualistica, ne contrappone una che sia soggettiva e popolare, modellata sulla religione civile degli antichi, capace di muovere l'uomo nella sua interezza attraverso la fantasia e il cuore). Vita di Gesù (1795): qui troviamo la figura storica di Cristo, che è il modello della moralità: detiene la legge morale e la insegna. La figura di Cristo rappresenta il seme di quella che può diventare una religione popolare, che ha però al suo interno un'ambiguità che può determinare una decadenza verso la positività della religione cristiana, che nasce con Cristo. Cristo è colui che possiede il nucleo della morale, ma è anche uomo: è sensibilità. Giudaismo — è il modello della religione della separatezza: introduce una serie di scissioni e opposizioni che non consente alla religione di assumere quella dinamica di connessione tra gli individui, che è invece il modello della religione popolare. È la religione della scissione anche per l'aporia che contraddistingue la questione ebraica da sempre: gli Ebrei si separano dal resto dei popoli di Dio, perché sono convinti di avere un posto preminente nella comunità di Dio. In più il giudaismo separa uomo e uomo perché ognuno conduce il proprio compimento nella propria interiorità, senza il rapporto con gli altri. (Quindi è lo scritto in cui l'adesione all'etica di Kant sembra più convinta, poiché Gesù viene presentato come una sorta di profeta kantiano: la sua figura, i suoi comportamenti e le sue parole vengono tradotti nella prospettiva e nel linguaggio dell'etica critica, che è la chiave per la critica del legalismo positivo ebraico, del culto dell'esteriorità a cui viene contrapposto quello dell'interiorità). La critica del legalismo coinvolge sia il cristianesimo sia la stessa etica di Kant — scrive La positività della religione cristiana (1795-1796): anche il cristianesimo si è dato riti e precetti, è andato incontro al destino della positività, venendo meno alle radici della sua polemica verso l'ebraismo e alla propria promessa di libertà: il culto di Gesù diventa un messaggio da diffondere e uno strumento di dominio. La riflessione di Hegel è guidata dalla preoccupazione dello stato di lacerazione dell'uomo moderno, contrapposto all'armonia dell'uomo antico e accostato alla lacerazione caratteristica del legalismo ebraico: questo modello viene esteso alla cristallizzazione della religione cristiana fattasi positiva e diventata fonte di comandi esteriori, ma anche all'etica kantiana fondata sulla legge. Se con l'uso di autonomia si intende (come Kant): mettere l'accento sull'idea della legge e della norma, autolegislazione, allora non si è risolto il problema della positività, ovvero della separazione quella del sapere immediato, intuitivo e richiamo al sentimento. Hegel invece rivendica importanza e validità della fatica del concetto, cioè la centralità del sapere discorsivo. Qui si allentano i rapporti con Schelling identificabile con idea di un'unità indistinta e indifferenziata , un'identità pura, con concezione di sapere per la quale tutto è uguale, cioè con l'immagine famosa “è la notte in cui tutte le vacche sono nere”. corrisponde al progetto di una scienza dell'esperienza della coscienza e al percorso fenomenologico governato, nel suo lato negativo ma produttivo, da ciò che chiama negazione determinata. Carattere produttivo della negazione si ha solo se la negazione è negazione determinata: la negazione di qualcosa e costituisce una specifica determinazione per cui il risultato non è il puro nulla. + Questa concezione della negazione viene ripresa nella Scienza della logica. Il negativo è insieme anche positivo e la contraddizione si risolve nella negazione di un contenuto particolare: nel risultato è contenuto quello da cui esso risulta. — Quindi la negazione ha carattere produttivo, dinamico e costituisce nucleo di avanzamento del processo. Non solo il titolo cambia, ma anche indice dell'opera rimandava a 8 distinte sezioni che fanno riferimento a 8 figure. Ma a questa suddivisione ne sovrappone un'altra, fatta di gruppi di figure raccolte in distinti momenti, caratterizzati da un certo rapporto tra coscienza e oggetto. Risultato è: I. Certezza sensibile o il questo e opinione A. COSCIENZA: II. Percezione o la cosa e illusione III. Forza e intelletto, fenomeno e mondo ultrasensibile. B. AUTOCOSCIENZA: IV. La verità della certezza di se stesso C. senza titolo si divide in: AA. Ragione BB. Spirito CC. Religione DD. Sapere assoluto. Quindi: la fenomenologia dello spirito narra il percorso della coscienza. La coscienza indica sempre una relazione soggetto-oggetto e l'opposizione soggetto-oggetto è dunque caratteristica distintiva della coscienza. Lo scopo che persegue è la dimostrazione che l’oggetto è il “sé” della coscienza, cioè autocoscienza. IIMOMENTO DELLA COSCIENZA: (tesi) Ha carattere conoscitivo, gnoseologico e qui si dà la massima separazione tra la coscienza e il suo oggetto — questo è il punto di partenza: il compito del processo fenomenologico è superare questa separazione. Si compone di tre momenti: -I figura della coscienza: certezza sensibile (riguarda le sensazioni) cioè la coscienza è certa del proprio sapere come di un sapere immediato dell'oggetto. È un sapere che la coscienza ritiene di poter esibire solo indicando l'oggetto, come il “questo” che è “qui e ora” di fronte a essa. Ma la pretesa di esprimere un sapere immediato del singolo oggetto è vana, poiché il linguaggio esprime sempre un contenuto universale. Quindi ogni “qui e ora” saranno diversi da ogni altro e lo stesso vale per “ogni io”. -Perciò si dovrà passare dalla certezza sensibile alla coscienza della percezione, qui l’oggetto pare essere la verità (=ciò che è reale è vero). Ma anch’esso è contraddittorio perché risulta difficile tenere insieme un oggetto con la molteplicità delle proprietà nello stesso tempo. -La relazione della coscienza con la cosa si rivela instabile ed è qui che entra in gioco l'intelletto, che corrisponde all'idea che dietro alla manifestazione di una cosa ci sia una forza e una o più leggi che la spiegano. Il problema è che queste leggi dipendono in realtà da ciò che dovrebbe spiegare e quindi sono contingenti: perciò la sua necessità si rivela come una parola vuota. Intelletto mostra la sua insufficienza; la coscienza nella separazione vede incrinarsi tutte le forme di relazione che cerca di instaurare con l'oggetto, e alla fine si rende conto che l'unico oggetto che ha avuto è stata se stessa: quindi ora NO certezza di oggetto, ma si dà una certezza di se stessa da parte della coscienza, ovvero la coscienza di sé, l'autocoscienza. 2)MOMENTO DELL'AUTOCOSCIENZA: (antitesi) L'oggetto della coscienza è la coscienza stessa. Ci dice che con l'autocoscienza siamo entrati nel regno della verità, che è colta solo dalla figura del “noi”, ovvero l'osservatore del processo, il filosofo che descrive l'andamento fenomenologico. Importanza di autocoscienza è data tra altri 2 elementi: * Conl'autocoscienza non siamo più nel terreno gnoseologico (di conoscenza) solo, ma anche su quello pratico (di agire). e. Conil momento dell'autocoscienza cominciano a comparire rimandi ed esemplificazioni mediante figure storiche reali. Il momento dell'autocoscienza parte dalla vita e dal livello più elementare della coscienza di sé, l'appetito e la sua tendenza, l'impulso, lo sforzo: sono richiami a Fichte, ma anche come questa autocoscienza vada alla ricerca di un appagamento che sia riconoscimento da parte di un'altra autocoscienza. Quindi l’autocoscienza si manifesta, dapprima, come_tendenza ad appropriarsi delle cose e a far dipendere tutto da sé, ad escludere da sé ogni alterità, considerando l’altro come inessenziale e negativo. Ma presto si scontra con le altre autocoscienze e deve uscire da questa posizione. Le autocoscienze necessitano di un riconoscimento reciproco, che deve avvenire tramite un conflitto; nasce quindi in maniera necessaria “la lotta perla vita e per la morte”, attraverso la quale l’autocoscienza si realizza, ossia esce dall’astratta posizione dell’in sé e diviene per sé. In effetti, secondo Hegel, ogni autocoscienza ha bisogno strutturalmente dell’altra e la lotta non deve aver come esito il soggiogamento di una alle altre. Nasce così il rapporto servo-signore, che è un rapporto di dominio: * il signore ha affermato la propria indipendenza rischiando la propria vita; * il servo ha rinunciato alla sua indipendenza pur di salvarsi la vita. — In questo tipo di rapporto si sviluppa un movimento dialettico (paura della morte, servizio, lavoro) che finirà col portare ad una inversione dei ruoli: * il signore perde l'indipendenza, diventa dipendente dal servo perché non può fare a meno del suo lavoro. Inoltre il padrone non può realizzarsi pienamente come autocoscienza, perché lo schiavo, ridotto a cosa, non può rappresentare il polo dialettico con cui il padrone possa adeguatamente confrontarsi; * il servo acquisisce l'indipendenza, ha la padronanza del lavoro per il quale riceve il sostentamento dal padrone. Questa dialettica servo-signore porta a una indipendenza dell’autocoscienza nei confronti delle cose. Questo filosoficamente è descritto attraverso le successive tappe dello Stoicismo, dello Scetticismo e della Coscienza infelice: * Stoicismo: rappresenta la libertà della coscienza, che è una libertà solo pensata, si pone al di sopra della signoria e della schiavitù (stoico: puoi uccidere il mio corpo ma non la mia anima). Ma lo stoicismo, volendo liberare l’uomo da tutti gli impulsi e da tutte le passioni, lo isola dalla vita e quindi, secondo Hegel, la sua libertà resta astratta, si ritrae entro sé e non supera l’alterità. — è caratteristica dei tempi di paura e schiavitù. * Scetticismo: lo stoicismo trapassa dialetticamente nello scetticismo, il quale trasforma il distacco dal mondo in un atteggiamento di negazione del mondo. Lo scetticismo nega tutto ciò che comunemente è ritenuto vero e reale. Ma così facendo lo scettico cade in contraddizione, perché pretende di dire qualcosa di reale e di vero quando nello stesso tempo lo nega: nega la validità della percezione e percepisce, nega la validità del pensiero e pensa, nega i valori dell’agire morale eppure agisce secondo questi. * Coscienza infelice: la scissione presente nello scetticismo (tra la negazione di tutte le verità e l’affermazione di una verità) assume la forma di una separazione tra uomo e Dio, perché sulla nullità della creatura basa l’infinità di Dio. La “Coscienza infelice” è la coscienza di sé come “duplicata” o “sdoppiata”.I due lati dello sdoppiamento sono l’aspetto immutabile e l’aspetto mutevole; il primo è fatto coincidere con un Dio trascendente, il secondo con l’uomo. La coscienza infelice è il tratto che, secondo Hegel, caratterizza soprattutto il Cristianesimo medievale. Questa coscienza ha solo “una infranta coscienza di sé”, perché cerca il suo oggetto in ciò che è solo in un al di là irraggiungibile: essa è collocata in questo mondo, ma è tutta rivolta all’altro (irraggiungibile) mondo. Quindi ogni accostamento alla divinità trascendente significa (per la coscienza infelice) una propria mortificazione e un sentire la propria nullità. — Da questa scissione nasce la necessità di cercare l'assoluto entro se stessa, nella ragione. 3) (sintesi) È l’unità fra soggetto ed oggetto. La Ragione nasce nel momento in cui la Coscienza, dopo aver cercato vanamente di unificarsi con Dio, si rende conto di essere lei stessa Dio, cioè “la certezza di essere ogni realtà”, con l’acquisizione dell’unità di pensare e di essere. Anche in questo caso si procede attraverso tappe dialettiche: * Ragione osservativa: la coscienza crede di cercare l’essere delle cose, ma in realtà cerca se stessa. Poiché la coscienza ancora non fa della ragione l'oggetto della sua ricerca, si rivolge in primo luogo alla natura. * Ragioneattiva: la ragione per-trovare-se-stessa-nel-suo-altro deve superare il momento osservativo e passare al momento attivo o pratico, ossia al momento in cui la ragione agisce moralmente. L'itinerario della ragione attiva consiste nell’iniziare a realizzarsi, dapprima come individuo per elevarsi all’universale, superando i limiti dell’individualità, e raggiungendo la superiore unione spirituale degli individui. La ragione deve giungere ad attuarsi come singola autocoscienza, attraverso il riconoscimento dell’indipendenza delle altre autocoscienze e dell’unità con esse. Le tappe di questo processo sono: * Dell’uomo che ricerca la felicità nel piacere e nel godimento (è il caso del personaggio di Faust di Goethe); * Dell’uomo che segue la legge del cuore individuale (è la concezione di Rousseau) * Della virtù e dell’uomo di virtù (è la virtù rappresentata da personaggi come Don Chisciotte o Robespierre). * L’individualità in sé e per sé: rappresenta la sintesi dei due momenti precedenti. L’autocoscienza supera la sua opposizione rispetto agli altri e al corso del mondo, trovando in questi il proprio contenuto. Mostra come l’individualità rimane astratta e inadeguata, pur potendo raggiungere la propria realizzazione, in quanto individualità. Usa diverse immagini: * «ILregno animale dello spirito e l’inganno, ola cosa stessa», espressione con cui indica il subentrare alle ambizioni universalistiche della virtù gli interessi particolari (famiglia, professione...), che vengono spacciati per il dovere morale. * La «ragione legislatrice», che cerca in se stessa leggi morali che valgano per tutti; queste tuttavia si rivelano autocontraddittorie per la loro origine individuale. * La «ragione esaminatrice di leggi», che spinta dalle contraddizioni della legislatrice cerca leggi assolutamente valide; ma nel sottoporle al proprio giudizio si pone al di sopra di esse. Hegel vuole affermare che se ci si pone dal punto di vista dell’individuo non si arriverà mai all’universalità. — Questa si trova solo nella fase dello “Spirito” (parte successiva). La ragione “reale” è attuata per Hegel in un popolo libero ed essa è quella dello spirito o dello Stato, nel quale l’individuo non solo trova la sua essenza, universale e singola, ma è esso stesso questa essenza. L'individuo risulta quindi fondato nella realtà storico-sociale e non viceversa. MOMENTO DELLO SPIRITO: (6) = 2 Si entra in una nuova dimensione segnata da prospettiva storica e sociale. Dice che lo spirito è “assoluta, reale essenza che sostiene in se stessa”: tutte le altre figure finora incontrate sono astrazioni dello stesso spirito, ne sono i momenti che solo nell'astrazione possono l'idea di logica trascendentale. Però la dimensione della coscienza in cui rimane Kant è stata superata con la Fenomenologia di Hegel: la logica va al di là del soggettivismo della logica trascendentale kantiana e dichiara che il contenuto della logica è l'esposizione di Dio, come egli è nella sua eterna essenza prima della creazione di una natura e di uno spirito finito. La scienza della logica è suddivisa in: * logica oggettiva — Dottrina dell'essere e dell'essenza: gli oggetti trattati qui nelle prime due parti sono gli stessi dell'ontologia tradizionale. * logica soggettiva — Dottrina del concetto — è soggettiva non perché abbia validità soggettiva, ma lo è perché in essa si esprime l'automovimento del concetto, lo sviluppo del concetto da se stesso: è una traduzione dell'affermazione della Fenomenologia per cui il vero non è solo sostanza ma anche soggetto. — Quindi è una suddivisione che sovrintende alla tripartizione tra dottrina dell'essere, dottrina dell'essenza e dottrina del concetto. Tripartizione in essere-concetto-essenza può essere vista anche dal punto di vista dello sviluppo logico-metafisico: = immediatezza della dottrina dell'essere (le categorie passano l'una nell'altra), = mediazione e riflessione della dottrina dell'essenza (le categorie rimandano l'una all'altra o si manifestano l'una nell'altra), =& ritorno in se stesso ed essere presso di sé nel concetto della dottrina del concetto (le categorie si sviluppano l'una nell'altra). Il punto di partenza della logica non può partire da un presupposto né immediato né mediato: la giustificazione dell'intero si avrà solo a processo compiuto, nel carattere compiuto e circolare dell'intero (un circolo non inizia in un punto). - Quindi la logica inizia con l'indeterminatezza del puro essere. “Dottrina dell'essere: è il pensiero nella sua immediatezza. Si apre con la qualità. Il cominciamento assoluto della logica è costituito dalla prima triade della categoria della qualità costituita da essere, nulla, divenire. Essere e nulla sono opposti, ma condividono vuotezza e indeterminatezza e possono essere pensati insieme nel divenire, che è la verità del pensare e qui l'essere si determina e diventa un “esserci”, essere determinato, che è finito e mutevole. — In questo contesto sottolinea la peculiarità del rapporto tra finito e infinito e la sua concezione dell'infinito come totalità delle parti finite che permette di superare anche opposizione tra uno e molti. Dopo si confronta con matematica e fisica contemporanea nella sezione sulla quantità, per poi passare all'unione delle due (quantità e qualità nella misura) che tratta la relazione tra i due momenti precedenti. - : è il pensiero nella sua mediazione. Comincia con essenza come riflessione in se stessa: colloca le nozioni della tradizione logica presentandole come momenti di un processo. Identità, differenza (non contraddizione) e fondamento (ragion sufficiente) — sono concetti che sono comprensibili solo nella relazione reciproca. La logica dell’essenza studia il pensiero che vuol vedere che cosa c’è sotto la superficie dell’essere e arrivare al fondo di esso. Nel momento in cui l'essere, riflettendo su se stesso, si riconosce identico e diverso, il pensiero si fa oggetto, e dall'essere si passa all'essenza. L'essenza è la sezione dedicata alla realtà, in cui viene discussa anche idea di sostanza di Spinoza, apprezzata da Hegel perché in essa viene compreso che ogni determinazione è negazione. “Dottrina del concetto: è il concetto scaturito dal superamento delle due precedenti fasi. Come logica soggettiva (III parte di Scienza della logica) si contrappone a idea tradizionale del concetto come strumento conoscitivo formale e alla concezione kantiana del concetto come forma a priori destinata a organizzare contenuti sensibili + Hegel sottolinea il carattere metafisico del concetto. Nella logica del concetto il pensiero raggiunge la sua compiutezza, ossia si attua secondo la dimensione della circolarità. Si ha identità tra pensiero e essere La realtà — è punto di approdo della logica oggettiva, cioè della dottrina dell'essenza La dottrina del concetto + riguarda il sapere stesso. * I sezione dottrina del concetto: la soggettività, discute le nozioni di logica tradizionale individuate nel concetto, giudizio e sillogismo, intesi come forme della realtà. * Ilsezione: oggettività, affronta una serie di determinazioni concettuali come modi di pensare le forme naturali: -nel meccanismo (oggetti tra loro separati) -nel chimismo (combinazione di elementi) -nella teleologia (ordine in grado di pensare in modo unitario i processi naturali). Rifiuta opposizione tra meccanicismo e teleologia, riprende la riflessione dalla Critica della facoltà di giudizio e offre anche analisi su problemi come il rapporto tra mezzo e fine. * II sezione: l'idea, (teleologia ripresa anche qui) che costituisce il concetto adeguato, il vero oggettivo, ossia il vero come tale. L'idea deve essere intesa come ciò che esprime l'interna e compiuta razionalità della realtà oggettiva. L'articolazione dell'idea mostra il carattere non formale di logica hegeliana: % Idea come vita: è individualità immediata e il fine è riferirsi al suo esistere oggettivo come a se stessa. 3 Idea come conoscere: è l'idea che riconosce la realtà come ideale e che nella realtà trova sé come oggetto. %* Idea assoluta: è essere, vita che non passa, verità di sé conscia ed è tutta la verità. — è l'unico oggetto e contenuto della filosofia. È l'ultimo grado del processo logico, ma dal punto di vista metafisico è il primo — è l'unico oggetto e contenuto della filosofia. Anche qui, come nella Fenomenologia, vuole riprendere in esame il percorso svolto e dare a esso una giustificazione. La verità consiste nell'intero, nella complessità di tutte le determinazioni logico-ontologiche che si sono attraversate e la scienza è un circolo di circoli perché lo stesso inizio da cui si era partiti 'essere) attraverso le varie determinazioni e le varie mediazioni della logica è ora anche un essere pieno, il concetto che si concepisce: è diventato l'essere come concreta totalità. — Quindi l'idea di scienza come scienza filosofica è circolare, in cui a partire da un elemento universale, ma astratto, questo elemento passa attraverso le determinazioni che lo arricchiscono e diventa un universale concreto che è il contenuto di se stesso e che è al tempo stesso il sapere di se stesso, ora concreto perché è passato attraverso le diverse determinazioni, ciascuna delle quali riproduce, su scala minore, lo stesso processo del circolo. + ecco perché circolo di circoli. 6.La natura: 2)NATURA: è la conoscenza empirica di essa da parte dell'intelletto, costituisce il presupposto indispensabile perché se ne possa dare una filosofia, anche se è lontana dalla mentalità di Hegel l'idea che la filosofia sia solo un'appendice della ricerca empirica. La filosofia della natura deve concordare con i risultati della ricerca scientifica. La natura è sempre parte del processo di realizzazione dell'idea, della ragione assoluta e infinita e partecipa della sua razionalità, ma mentre la logica esamina l'idea in sé, la filosofia della natura affronta il frutto del suo alienarsi, del suo esteriorizzarsi, della negazione dell'idea in sé come pensiero puro. La natura mostra la dispersione e accidentalità dove è la razionalità a essere nascosta e a dover essere ricostruita nella riflessione. — Qui parla di contraddizione insoluta per definire la natura. Da punto di vista del sistema, la filo di natura riguarda l'esteriorità. La natura è e deve essere razionalmente giustificata nella sua esistenza, ma resta il momento dell'esteriorizzazione e quindi della rottura di unità. La natura, al contrario dello spirito, cioè del mondo umano come mondo della libertà, mostra nella sua esistenza solo necessità e accidentalità. È costituita da forme senza sviluppo e senza storia. Nella natura le modificazioni si ripetono e non succede nulla di nuovo — dice che è noiosa. Ciò non toglie che però anche in natura si diano modificazioni. Aderisce al modello della “grande catena dell'essere” e quindi la sua immagine della natura è quella di un sistema di gradi, ciascuno dei quali scaturisce necessariamente dall'altro. In questo ambito si oppone a 2 posizioni speculari per lui: *. rifiuta idea chela filo della natura possa essere considerata come una sorta di appendice inutile della considerazione scientifica *. criticala concezione romantica della natura e la sua tendenza a divinizzarla. Fa un'introduzione alla trattazione della filo della natura, con la funzione di analizzare l'atteggiamento dell'uomo rispetto alla natura — si interseca, nell'analisi dei modi di considerare la natura, con altra distinzione, quella tra sfera pratica e teoretica. * Uomo può avere verso la natura una relazione pratica che tende ad annientare la natura servendosene in modo strumentale * Relazione teoretica — ne mette in luce l'indipendenza: una considerazione genuina della natura deve superare queste unilateralità e cogliere il concetto della natura. È tripartita in meccanica, fisica e fisica organica. Nelle prime 2: colpisce la dura polemica verso Newton a cui corrisponde la difesa di Keplero e la difesa della teoria dei colori di Goethe. Difesa di Keplero ha grande significato per lui: Keplero coglie, come fa la ragione, l'unità dell'intero attraverso la sua idea dell'armonia complessiva dell'universo. Ultima parte, la fisica organica: passa dalla geologia, alla natura vegetale fino a quella animale, che ha il sentimento della vita e autonomia rispetto agli enti esterni. Inadeguatezza tra vita animale e individuale e il genere > contraddizione insuperabile a livello animale e ciò provoca il passaggio all'ultimo momento, quello dello spirito, cioè la realtà umana. 7.Lo spirito soggettivo: > SPIRITO: La conoscenza dello spirito è il significato del comando assoluto dei Greci conosci te stesso, che significa la conoscenza di ciò che è la verità dell'uomo, della verità in sé e per sé, dell'essenza stessa in quanto spirito. La filosofia dello spirito è autoconoscenza dello spirito che ha per oggetto il mondo degli uomini, una volta inteso nella sua specificità razionale (cioè storica, sociale e culturale), in ciò che va al di là della dimensione naturale dell'essere umano. L'essenza dello spirito viene indicata da Hegel nella libertà. Una delle sue maggiori preoccupazioni è mostrare la libertà attraverso i processi della sua realizzazione nelle diverse forme di vita dell'uomo, individuali, sociali e storiche, ma la libertà è anche qualcosa che va al di là della sfera del volere e dell'agire per diventare carattere strutturale del mondo umano e soprattutto nelle varie forme della cultura che hanno al loro apice l'attività stessa del filosofare. Il mondo dello spirito è il mondo in cui la libertà si realizza ed è nel pensiero che l'uomo realizza la sua libertà in modo compiuto, infinito. La filosofia dello spirito si articola in diverse parti, in cui ciascun grado è compreso e risolto nel superiore: = spirito soggettivo, in cui Hegel muove alla costruzione dell'intelligenza e della volontà libera, che trova realizzazione solo nello + spirito oggettivo come filosofia del diritto, cioè teoria generale del diritto, della moralità, della società e delle istituzioni nel loro complesso = spirito assoluto comprende le forme supreme dell'attività umana e della comprensione di sé da parte dell'uomo: arte, religione e filosofia. ‘Spirito soggettivo è lo spirito individuale considerato nel suo progressivo emergere dalla natura in un processo che va dalle più elementari forme di vita psichica alle più elevate attività conoscitive e pratiche. Si divide in: * Antropologia: studia lo spirito come anima, che è un complesso di legami tra spirito e nozione di dovere a cui Kant ha affidato importanza può essere affrontata in modo adeguato solo dal punto di vista etico, in cui l'individuo viene visto inserito all'interno di un tessuto sociale e istituzionale. + Hegel si contrappone al rigorismo morale secondo il quale si dovrebbe “fare con avversione quello che il dovere impone”, affermando che essere morali significhi avere una propensione interiore al bene. Eticità: la dottrina dei doveri potrà realizzarsi nelle diverse funzioni e nei diversi doveri che l'individuo assumerà ora su di sé come marito, padre, lavoratore, cittadino ecc. Solo in questo contesto si potrà parlare di doveri degli individui e dei loro diritti. La peculiarità dell'eticità moderna consiste per Hegel, nella sua articolazione interna, cioè nel suo riconoscimento dei diritti della soggettività che si realizza in modi diversi, ma che viene integrata nel tessuto di uno Stato che la trascende, pur riconoscendore i diritti al proprio specifico appagamento. Si divide in: %* Famiglia: punto di partenza di eticità, istituzione che viene riconosciuta da Hegel nelle sue diverse dimensioni. Cerca di ricomporre i diversi aspetti della famiglia, facendone un'istituzione vera e propria con diversi aspetti: naturale, affettivo, economico e giuridico. Si articola a sua volta in: = matrimonio: prima forma della negazione dell’individuo in quanto tale (ciò che era ‘due’ diventa oggettivamente ‘uno’; è la sintesi che trasforma l’uomo e la donna in un legame indiviso e indivisibile, in un’unica persona); = patrimonio: in cui vi è la comunione dei beni dei differenti individui che costituiscono la famiglia; *# educazione dei figli: momento di compimento ma anche di disgregazione della famiglia, poiché i figli escono dalla vita concreta della famiglia, cui originariamente appartengono (— diventano esseri per sé, destinati per altro a fondare una nuova famiglia reale). Il matrimonio si scioglie essenzialmente in forza del momento naturale che è la morte dei coniugi”. Rappresenta un'eticità immediata per il suo carattere naturale e compatto che è destinato a moltiplicarsi in una pluralità di famiglie e quindi a perdere la propria compattezza: la famiglia a una certa, per sua natura, si scioglie per il costituirsi di personalità autonome e si frammenta nella società civile, che designa come “perdita di eticità”. * Società civile: descrive analiticamente l'autonomizzarsi di processi economici e sociali che segnano il nascente mondo capitalistico. Dopo una prima parte dedicata al “sistema dei bisogni”, che corrisponde al momento di massima frammentazione, di perdita dell'eticità, all'interno della stessa società civile, muove a una riorganizzazione della frammentazione attraverso istituzioni che hanno la funzione di rimediare al disordine del mondo economico e sociale. — Si divide in: = sistema dei bisogni: è un sistema in cui gli individui vengono inseriti, da una parte come soggetti con particolari bisogni che devono essere soddisfatti, dall’altra come soggetti dotati di capacità volte a soddisfare i bisogni altrui. Il sistema dei bisogni della società civile, fondato sulla divisione del lavoro, è un sistema di interdipendenza in cui vari fattori contribuiscono alla disuguaglianza , cioè alla differenza dei patrimoni e al formarsi degli stati o ceti, cioè diverse classi sociali che si differenziano nello: -stato sostanziale, cioè agricoltura -stato dell'industria, artigianato, addetti alle fabbriche, commercio -stato universale, che è rappresentato dai funzionari dello Stato, che si occupano degli interessi universali. Ciò che caratterizza gli individui del sistema dei bisogni è il loro perseguire il proprio interesse egoistico. È il luogo della realizzazione degli interessi privati dei cittadini come borghesi. =& amministrazione della giustizia: considera l’individuo nella legge e con la legge e riguarda la sfera delle leggi e della loro tutela; qui compaiono i primi elementi di ordine, attraverso i processi e i tribunali ai quali il cittadino può ricorrere. = polizia e le corporazioni: la polizia provvede alla sicurezza sociale, garantendo la protezione dello sviluppo degli interessi; le corporazioni, invece, promuovono la realizzazione della soddisfazione dei bisogni e la volontà del singolo con quella del gruppo, prefigurando l’universalità statale. Qui gli individui vengono parzialmente protetti dalle accidentalità della vita economica e vedono riconosciuto l'onore della propria condizione sociale e della loro professione. > Grazie alla corporazione è possibile il passaggio da società civile a Stato. Stato: è la realtà dell'idea etica: il fine dello Stato è la propria conservazione e i cittadini vivono in esso e in esso ottengono la propria universalità. > non vuol dire che i cittadini vivono sacrificandosi per lo Stato, ma qui i cittadini raggiungono anche la propria soddisfazione e il proprio interesse particolare. Diritto e moralità soggettiva, famiglia e società civile —— hanno tutti a loro fondamento lo Stato. Quindi è un'altra applicazione del metodo circolare: lo Stato è il punto di arrivo di esposizione dello spirito oggettivo, ma secondo il suo metodo è anche il fondamento di ciò che precede. La vita dello Stato si divide in: *# Diritto statuale interno: consiste nell'ordinamento costituzionale, in cui riprende la teoria della separazione dei poteri ma vedendoli come elementi che fanno parte di un'unità. I poteri presi in esame da Hegel sono il potere del principe, potere governativo e potere legislativo, dove si nota la mancata indipendenza del potere giudiziario rispetto a potere esecutivo o governativo. Per quanto riguarda la forma del governo —+ monarchia costituzionale, in quanto rappresenta la “costituzione della ragione sviluppata, rispetto alla quale tutte le altre appartengono a gradi più bassi”. La monarchia costituzionale risolve in se stessa sia la monarchia, sia l’aristocrazia, sia la democrazia; in essa il sovrano fonda la propria volontà su quella popolare. Per quanto riguarda il rapporto di individuo con lo Stato, ritiene che il patriottismo vada visto come una disposizione dell'animo politica sorretta dalla fiducia nello Stato che quindi deve essere intesa come la disposizione d'animo, la quale nelle relazioni di vita e situazioni ordinarie è avvezza a sapere la comunità per la sostanziale base e finalità. (Gli ultimi paragrafi della Filosofia del diritto affrontano la filosofia della storia. La genesi della filosofia della storia è per lui una genesi politica: la trattazione filosofica della storia dell'umanità è la storia dello stesso spirito che comprende se stesso. Ciò non toglie che lo spirito sia essenzialmente la sua storia). *# Diritto statuale esterno: riguarda il diritto che regola i rapporti internazionali dello Stato. In esso, Hegel sostiene la non esistenza di un organismo superiore in grado di accordare gli Stati, secondo l’ipotesi kantiana di una “pace perpetua”: l’unico modo per dirimere le controversie è la guerra, momento strutturale della storia, tribunale del mondo. —- Quindi vede nel rapporto tra gli Stati un rapporto sempre potenzialmente conflittuale, per l'inesistenza di un'autorità superiore che possa appianare i contrasti. = Storia del mondo o storia universale: è l'esito del rapporto tra gli Stati, detta un tribunale, ovvero l'unico effettivo giudizio che possa essere dato sui conflitti e sulla storia stessa: la storia del mondo ottiene il diritto assoluto, perché ciò con cui ci dobbiamo confrontare è ciò che è realmente avvenuto e non ciò che possiamo pensare che sarebbe dovuto avvenire. Non pensa che la storia sia un processo irrazionale, ma al contrario pensa che diritto, moralità ed eticità hanno una dimensione cronologica, che consiste nella storia del mondo. Ciò segna anche grande differenza tra natura e spirito: nella natura — no storia perché non c'è spirito, no sviluppo e no progresso. Invece nella storia degli uomini c'è uno sviluppo generale culturale dell'umanità: opera l'astuzia della ragione che va al di là dell'intenzione degli uomini che agiscono in essa e che non ha mai per fine la felicità degli uomini: i periodi di felicità nella storia sono pagine vuote sia che si considerino gli uomini comuni sia che si guardi a quei rari individui che hanno promosso il corso della storia, cioè gli individui cosmico-storici. La particolarità di questi uomini consiste nell'aver ottenuto la loro soddisfazione, che consiste in un fine di carattere universale, che ha rappresentato un avanzamento reale dello spirito. Raggiunto il fine che si sono proposti, che ha un significato universale o storico, la loro sorte individuale ha una dimensione tragica, perché anche la loro individualità è sottoposta alla transitorietà dell'esistenza personale per cui, svolto il loro ruolo storico poi crepano. La storia del mondo procede per Hegel da Oriente verso Occidente attraverso 4 tappe: @ Regno orientale: è l'età infantile della storia costituita da un'autorità patriarcale. Questo regno si configura come una teocrazia, poiché il sovrano è divinizzato e manca una netta distinzione tra il potere temporale e quello spirituale. Vi è un solo individuo libero ed è l’imperatore, il quale, tuttavia, esercitando una libertà dispotica, non è libero come uomo. @ Regno greco: è l'età della giovinezza della storia, è il regno della libertà, dell'arte e di sostanza etica dei Greci presso i quali vige ancora la schiavitù. ‘ Regno romano: è l’età matura della storia, l'individuo diventa persona giuridica, ma perde la sua libertà poiché gli individui decadono a persone private tenute insieme solo da un arbitrio astratto. La mancata realizzazione di libertà nel mondo porta alla scoperta dell'interiorità promossa dal cristianesimo. @ Regno germanico: è l'Europa cristiana, anche se della cristianità europea non ha dubbi nell'assegnare ruolo centrale a Rivoluzione luterana, che ha fatto sì che in Germania non sia necessaria una rivoluzione per l'affermazione della libertà come riconciliazione tra razionalità e Stato. 9.Spirito assoluto: “Spirito assoluto: le sue forme sono: arte, religione rivelata e filosofia. Ciò che cambia in queste forme, che hanno per oggetto l'assoluto, è il diverso modo in cui lo esprimono o lo comprendono, cioè il diverso modo in cui lo spirito comprende se stesso, la sua forma: attraverso l'intuizione per l'arte, tramite la rappresentazione per la religione e con il pensiero consapevole di sé per la filosofia. Arte: conosce l’assoluto nella forma dell’intuizione sensibile. La sua è una filosofia dell'arte, anche perché è l'arte che può esprimere una forma di autoconoscenza dello spirito, cioè dell'umano. Nell’arte lo spirito vive la fusione tra soggetto e oggetto, spirito e natura: nell’esperienza del bello artistico, spirito e natura vengono recepiti come un tutt'uno in quanto nella statua l’oggetto (il marmo) è già natura spiritualizzata e l’idea artistico, il soggetto è già spirito naturalizzato. L'arte ha adempiuto il suo compito nelle sue forme universali: % Simbolica: squilibrio tra contenuto e forma (forma dominante rispetto al contenuto), ossia incapace di esprimere un messaggio spirituale secondo forme sensibili adeguate, a causa del ricorso al simbolo e alla tendenza allo sfarzoso e al bizzarro. Trova espressione nell'architettura. È la prima forma d'arte ed è preparatoria alla nozione di bellezza che si realizza solo dopo quella classica. %* Classica: armonico equilibrio tra contenuto spirituale e forma e rappresenta il culmine
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