Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

HEGEL - FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO, Appunti di Filosofia

COME LO SPIRITO SI MANIFESTA NELLA REALTA' ATTRAVERSO LA COSCIENZA UMANA

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 20/10/2023

usa22
usa22 🇮🇹

10 documenti

1 / 8

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica HEGEL - FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO Struttura dell’opera Nel 1807 Hegel pubblica la Fenomenologia dello spirito, opera in cui studia come lo spirito si manifesta nella realtà attraverso la coscienza umana. Fenomenologia significa infatti “scienza di ciò che appare”. E’ il manifestarsi dello spirito a se stesso per giungere alla consapevolezza di essere tutta la realtà, cioè l’Assoluto. Le tappe di questa via che lo spirito compie sono le FIGURE che rappresentano la storia della coscienza che percorre la via verso lo Spirito Assoluto; la coscienza esce dalla individualità per giungere all’universalità e riconoscersi come ragione che è realtà. Ogni figura del percorso (tesi) via via risulterà inadeguata e costringerà così a passare alla negazione (antitesi) che costringerà ad un’altra negazione e ad un passare oltre (Sintesi) La Fenomenologia è divisa in due parti: -nella prima viene studiato come lo spirito si manifesta nei singoli individui -nella seconda parte viene studiato come lo spirito si manifesta nelle collettività Attraverso questi due passaggi viene quindi spiegato come lo spirito trovi una sua prima espressione innanzitutto nell’individualità, trovando però un suo pieno compimento solo nelle manifestazioni collettive, universali. Ognuna delle due parti è suddivisa in tre gradi di manifestazione dello spirito, secondo un andamento di tipo dialettico. Per quanto riguarda la prima parte questi sono: -la coscienza (tesi) -l’autocoscienza (antitesi) -la ragione (sintesi) Per quanto riguarda la seconda parte questi sono: -lo spirito (tesi) -la religione (antitesi) -il sapere assoluto (sintesi) In ognuno di questi gradi il percorso dello spirito è presentato da Hegel attraverso delle cosiddette “figure idealtipiche”, ovvero figure simboliche che rappresentano un momento dello spirito, ovvero un certo momento storico, culturale o filosofico. Qui andiamo ad analizzare solo la prima parte, che è quella su cui lo stesso Hegel si è soffermato maggiormente, in quanto i contenuti della seconda sono stati affrontati dal filosofo con più precisione in altre opere. 1. La coscienza La coscienza è descritta da Hegel come il momento in cui il soggetto pensa di incontrare la verità fuori di sé, nell’oggetto, ovvero nella natura. La coscienza è rappresentata da tre figure: -certezza sensibile -percezione -intelletto Certezza sensibile La certezza sensibile è il momento in cui la coscienza avverte come reale quello che può conoscere attraverso i sensi. Per fare un esempio: se ci troviamo di fronte a una mela riteniamo quella mela sicuramente reale perché attraverso il tatto, la vista, l’olfatto e via dicendo possiamo verificare la sua esistenza. Questo del signore impara a disciplinare i propri impulsi naturali e attraverso il lavoro produce cose di cui non si serve, e quindi impara a essere indipendente dagli oggetti. Attraverso la dialettica servo-padrone, lo spirito inizia così un percorso sempre più interno al soggetto, con cui il soggetto cerca una liberazione dall’oggetto, ovvero dalla natura e dai suoi mezzi. Stoicismo e scetticismo Dopo la dialettica servo-padrone giunge la seconda figura, quella del confronto fra il filosofo stoico e il filosofo scettico. Questa figura rappresenta l’evoluzione filosofica della volontà dello spirito di liberarsi dalla dipendenza dalla natura. Il filosofo stoico è colui che cerca di liberarsi dalle passioni, rendendosi indipendente dai condizionamenti della realtà esterna. Lo stoico però, così facendo, nel suo tentativo di trovare la libertà interiore continua a sentire l’esistenza della realtà esterna. Lo stoico diventa così lo scettico, rappresentante di una filosofia che pretende di sospendere ogni possibile giudizio sulla realtà delle cose, di affermare dunque che nulla è vero. Il filosofo scettico va però incontro a un fallimento perché cade in contraddizione: nel momento in cui sostiene che nulla sia vero finisce per affermare una verità e quindi toglie fondamento alla possibilità di negare ogni verità. La sua ricerca dunque fallisce. La coscienza infelice Dal fallimento dello stoicismo nasce la terza figura dell’autocoscienza: la coscienza infelice. La coscienza infelice è lo spirito che, negata ogni verità nella natura, cerca la verità in un oltre la natura,  in Dio. Questa coscienza è però per l’appunto infelice in quanto la verità, essendo al di là della natura, non è raggiungibile. Questa separazione fra soggetto e Dio, fra soggetto e verità, inizia secondo Hegel con l’ebraismo che colloca l’assoluta verità in un Dio totalmente trascendente, ovvero totalmente separato dal mondo. A tentare di superare questa separazione è il cristianesimo, che con la figura di Cristo rende Dio incarnato e dunque accessibile. Ma di una accessibilità soltanto sempre apparente. Il discorso di Hegel si riferisce in particolare al cristianesimo medievale, che rappresenta il momento in cui la religione incide maggiormente sulla vita sociale e politica, basti pensare ad esempio al fiorire dello stile di vita monacale o all’epopea della crociate. Nelle sue estreme conseguenze è durante il cristianesimo medievale che la coscienza raggiunge il suo massimo grado di infelicità, attraverso le figure degli asceti, coloro che mortificano il proprio corpo arrivando così a negare il proprio io nell’estremo tentativo di trovare Dio. La coscienza infelice, attraverso l’ascetismo, rappresenta dunque la massima caduta dello spirito. Ma giunto nel punto più basso, lo spirito ribalta i ruoli: attraverso la coscienza infelice si manifesta infatti l’estremo tentativo di raggiungere Dio, ma nel momento in cui questo tentativo fallisce, lo spirito comprende che Dio non va cercato all’esterno, ma all’interno, nel soggetto stesso. La coscienza si rende conto di essere lei stessa Dio, ovvero l’Universale o il soggetto assoluto. 3. La ragione Passiamo così dal secondo grado dello spirito, quello dell’autocoscienza, al terzo grado, quello della ragione.. La ragione rappresenta, filosoficamente, il momento in cui l’uomo ha posto il fondamento di ogni conoscenza sulla ragione stessa. Storicamente questo è il passaggio dal mondo medievale, in cui la religione rappresenta il fondamento della società, all’età moderna, dove nasce la nuova scienza. L’autocoscienza diventa ragione e assume in se ogni realtà. Hegel descrive la ragione come il momento di sintesi fra coscienza e autocoscienza, in cui lo spirito avverte l’unità fra soggetto e oggetto, fra individuo e natura. I passaggi della ragione sono: 1. Ragione osservativa 2. Ragione attiva 3. Individualità in sé e per sé Ragione osservativa Da un punto di vista culturale la ragione osservativa è quel percorso di conoscenza filosofica rappresentato dal Rinascimento e dai suoi sviluppi, in cui l’uomo, attraverso l’osservazione della natura, finisce per pensare di essere in grado di dominare la natura stessa. La ragione osservativa si risolve però in uno scacco: ridurre ogni conoscenza a pura conoscenza materiale della natura, toglie uno spazio spirituale alla realtà. Lo spirito così rischia di eliminare se stesso. Ragione attiva Questa crisi tenta di essere superata dalla seconda figura, ovvero la ragione attiva. In questa seconda figura,  la ragione comprende che non può trovare se stessa esclusivamente nella natura esterna, ma deve realizzare una unità fra se stessa e il mondo esterno. Inizia così un percorso però anch’esso fallimentare: la ragione individuale osserva il mondo sociale intorno a sé e lo trova ingiusto, immorale e cerca così di imporre la propria visione, di imporre alla società ciò che essa stessa ritiene virtuoso. Qui si apre però una contraddizione: per imporre la propria visione virtuosa del mondo, la ragione deve imporsi sulla realtà concreta e piegarla alle proprie prospettive. Ma qui nascono e il fanatismo e le storture storiche come il Terrore giacobino nel corso della rivoluzione francese, che nasce come tentativo di realizzare una società migliore, ma che per produrre questa società finisce per dare vita a una drammatica repressione delle opposizioni. La ragione attiva fallisce così nel suo tentativo di modellare il mondo a propria immagine e si giunge al terzo momento, quello dell’individualità in sé e per sé. Individualità in sé e per sé
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved