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Hegel - fenomenologia dello spirito e sistema hegeliano, Appunti di Filosofia

Hegel fu un filosofo tedesco che studiò la dicotomia volontà-ragione, con opinione in netto contrasto con il contemporaneo Schopenauer. In questi appunti si analizza tutto il suo pensiero, sul dolore, sulla nottola di minerva, sulla ragione. Analisi approfondita dell'opera "fenomenologia dello spirito" e del sistema Hegeliano, trattando di tutte le triadi.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 26/04/2020

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jennifer-vanoncini 🇮🇹

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Scarica Hegel - fenomenologia dello spirito e sistema hegeliano e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! HEGEL Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce nel 1770 a Stoccarda e muore a Berlino 1831 ed è considerato uno dei più grandi filosofi , anche dai suoi contemporanei che lo ritenevano il punto di riferimento filosofico e culturale della loro epoca. Per molti decenni anche dopo la sua morte la filosofia si è divisa in due grandi categorie : ● gli Hegeliani, suddivisi in destra e sinistra (Marx) ● gli anti Hegeliani, tra gli anti Hegeliani ci sono Schopenhauer Kierkegaard e Nietzsche Schopenhauer si era contrapposto a Hegel perché nel rapporto ragione-volontà, Hegel aveva dato la priorità assoluta alla ragione. Secondo Hegel tutto ciò che accade, a livello biologico-naturalistico, storico e personale-individuale, accade non per caso, non perché quel fatto ha valore in sé e basta, ma perché è inserito in un disegno logico razionale superiore. Tutto ciò che esiste è inserito in un disegno razionale superiore e qualche studioso lo compara all’idea di un puzzle, dove ogni pezzo è se stesso e diverso dagli altri, ma il vero valore lo si capisce quando ogni pezzo fa parte del disegno complessivo. L’uomo da valore alle singole tessere quando capisce la complessità dell’immagine, all’interno del senso superiore. “La filosofia è il percorso che ci permette di capire un livello superiore e mi permette di capirne il valore dei singoli avvenimenti” “La filosofia ci consente di conoscere un senso logico razionale tra tutto ciò che esiste.” Secondo Hegel la filosofia è un percorso che consente di capire quale è questo senso o livello superiore che attraversa e da’ senso ad ogni cosa, ogni singolo avvenimento. Una volta che l’uomo ha capito questo livello gli saranno chiari i veri valori della storia , degli avvenimenti della sua vita. La filosofia ricostruisce il puzzle/disegno che rappresenta il senso logico di ciò che esiste. All’origine di tutto ciò che esiste per Hegel c’è la ragione assoluta o assoluto o razionale o logico, che realizza se stessa nella storia, nella natura e nella storia di ciascun uomo ed è in contrapposizione con l’assoluto di Schopenhauer, che è la volontà di assoluta. L’uomo ha senso come momento attraverso cui l’assoluto realizza il proprio disegno, realizza se stesso e non i singoli individui. Fuori dall assoluto nulla ha valore, al suo interno tutto ha valore, quindi si deve cercare con lo studio della storia e con lo studio della storia della filosofia quale sia questo senso logico assoluto che da valore a tutto ciò che esiste, di conseguenza da valore anche al singolo uomo permettendogli di capire il senso della propria vita. Hegel uno dei pochi filosofi ottimisti , perché ritiene che tutto abbia un senso se collocato nel posto giusto, e quindi tutto può acquistare un grande valore se si comprende qual è il senso. Lo scopo della vita è ricostruire il senso logico per capire il valore delle cose. Hegel utilizza l’immagine della nottola di Minerva (civetta di Atena) che trasse da un tempio di Atene, secondo dei miti la dea mandava delle civette di notte per vedere cosa fosse accaduto durante il giorno, e poter essere messa al corrente degli avvenimenti. Secondo Hegel la filosofia non è la capacità di prevedere prima o progettare le cose (polemica con gli illuministi, secondo i quali la ragione deve gettare una luca , ma anche Heidegger) ma serve per capire ciò che è già capitato, perché essa non prevede, ma è il momento della riflessione finale sulle cose, ricostruisce il filo logico di avvenimenti già capitati. “La filosofia ricostruisce il filo logico di avvenimenti già capitati” Anche il dolore deve essere ricondotto ad un senso motivo per cui Schopenhauer si scaglia contro di lui, perché secondo Schopenhauer il dolore è dolore, e l’uomo deve cercare di non soffrire. Egli studiò teologia e filosofia, ebbe una preparazione tradizionale, conosceva molto bene la filosofia greca, il pensiero di Kant (appena più vecchio di lui), ed fu molto influenzato dagli avvenimenti della rivoluzione francese (1789). Hegel fin da giovane scrisse moltissimo, mentre era ancora uno studente le sue opere universitarie si diffusero e fu chiamato a collaborare con il ministero dell’istruzione dell’impero prussiano e nel 1815 andò a Berlino. A quel punto divenne famoso in tutta Europa, diventò rettore dell’università di Berlino e morì abbastanza giovane colpito dal colera. La fase giovanile del suo pensiero fu caratterizzata da opere a carattere teologico-religioso, infatti lui insieme a filosofia studiò teologia; egli fu prevalentemente luterano, come tutto il mondo tedesco, e dedicò i suoi primi anni all’obiettivo di capire come mettere in relazione teologia e filosofia. Nel 1795 scrisse Vita di Gesù, e 3 anni dopo, nel 1798 scrisse Lo spirito del cristianesimo. All’interno di queste 2 opere mise in relazione 3 modelli diversi di religiosità: greca, ebraica e cristiana. Religiosità greca - della religiosità greca (TESI) è interessato all’aspetto naturalistico, popolare della religione, dove le divinità erano considerate parti integranti della natura, poiché il senso del divino era ovunque. E’ una sorta di immanenza tra umano e divino, che sono posti a stretto contatto. La razionalizzazione del divino prendeva parte nella vita quotidiana dell’uomo, quasi perdendo la distinzione tra aspetto teologico e naturalistico. Ogni aspetto naturale aveva infatti la propria divinità di riferimento. Religiosità ebraica - L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla religione ebraica (ANTITESI), contemporanea a quella greca-latina; è descritta nell’antico testamento che propone la completa alterità del teologico-divino rispetto all’umano (era totalmente altro). Dio e l’uomo appartengono a due mondi diversi, separati, Dio è quell’essere di cui non si sa nulla, tanto è vero che Dio nell’antico testamento, in particolare nell’esodo a Mosè disse “Io sono colui che sono”. È Dio che da’ leggi che devono essere rigorosamente rispettare (pensa al sabato per gli ebrei di oggi). Se la religione greca si basa sulla razionalizzazione del divino il mondo ebraico punta ad una dimensione di misticismo all’interno della figura divina, infatti è l’uomo a doversi innalzare a livello divino. Religiosità cristiana - In questo contesto è fondamentale la figura di Gesù, che è il momento di sintesi tra le 2 forme religiose, infatti Gesù è contemporaneamente Dio (concezione ebraica di Dio come altro rispetto all’uomo), ma è anche vero uomo (concezione greca secondo cui il divino scende nell’umano). Partendo da questo concetto Hegel interpreta il cristianesimo dandogli un valore etico, in quanto Hegel dice che spesso sono le cose che non siamo a definire chi siamo, perché per ciascuna cosa che un ente è, compaiono molteplici cose che quell’ente non è. L’antitesi è fondamentale per la costruzione della verità perché aiuta ad andare oltre alla tesi, la completa e l’arricchisce, portandola ad un livello di completamento superiore. Il passaggio tra tesi ed antitesi prende il nome di alienazione, che deriva dal latino alius cioè altro, e significa quindi farsi altro. La tesi diventa altro rispetto a ciò che era, infatti la tesi è il momento in sé, mentre l’antitesi è il momento fuori di/per sé. Marx riprende il concetto di alienazione dicendo che l’operaio diventa altro, e anche Bloch lo riprende in ambito industriale. Sintesi - è il completamento di questa dialettica, viene definita come momento speculativo, o positivamente razionale. Non corrisponde con il tornare alla tesi, o all’antitesi, nemmeno alla somma di esse, ma all’unità di tesi ed antitesi. Nella sintesi compaiono solo alcuni elementi fondamentali della tesi , solo alcuni dell’antitesi, per arrivare un nuovo concetto o ad un nuovo ente. La sintesi è un grado di approfondimento gnoseologico e ontologico. Il passaggio tra tesi-antitesi a sintesi prende il nome di aufhebung, che indica contemporaneamente il tenere e il lasciare qualcosa, quindi è un termine ambivalente, ed è un chiaro esempio della difficoltà di lettura dei testi del filosofo, che utilizza il tedesco con termini utilizzati per la prima volta in senso filosofico. Il sistema dialettico viene paragonato da alcuni studiosi ad una spirale, in quanto la sintesi è un grado di approfondimento che diventa lei stessa una nuova tesi, ripetendo quindi il percorso e avvicinandosi sempre di più alla vera sintesi, al punto finale, infatti al centro della spirale c’è la filosofia. 1. Esempio proposto da Hegel, Soldato in guerra: Tesi il soldato in guerra è codardo, antitesi il soldato in guerra è spavaldo(non conosce la paura), sintesi il soldato coraggioso è quello che capisce il momento in cui bisogna avere paura e ritirarsi e quando attaccare. 2. Esempio non di Hegel, Rapporto bambini-figli e genitori: Tesi da bambini i genitori sono visti come eroi, antitesi nell’adolescenza il genitore diventa un incapace e non degno di alcuna intenzione, sintesi quando una persona diventa adulta capisce che i genitori non siano né eroi né fessi. LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO Fu scritta nel 1807, è un opera che consiste in una riflessione metodologica necessaria prima di affrontare il sistema dell’ assoluto vero e proprio. Era necessaria per capire come funziona il sistema dialettico prima di affrontarla da un punto di vista contenutistico. In realtà già quest’opera è ricchissima di contenuti, ed è considerata una delle opere principali di Hegel. Per “spirito” si intende l’assoluto, Hegel utilizza termini polisemici, cioè termini con più connotati il cui significato dipende dal contesto. “fenomenologia” deriva da fenomeno, cioè ciò che appare e da logos, cioè ragionamento. Il titolo fenomenologia dello spirito spiega che l’opera è una riflessione su come lo spirito-l’assoluto appare: ● nella vita di ogni uomo (prima parte dell’opera) ● nella storia dell’umanità, chiamata soggetto collettivo (seconda parte dell’opera) Hegel fa capire che il punto di partenza di qualsiasi riflessione individuale per capire il senso della propria vita, è il prendere coscienza che bisogna prendere coscienza. La coscienza deve diventare consapevole di sé stessa , consapevole del fatto che ha un compito fondamentale, quello di comprendere il senso delle cose. Non basta sapere le cose nella vita, bisogna sapere di sapere. La prima cosa che una coscienza deve prendere coscienza è quella di sapere di non bastare mai a sé stessa, cioè rendersi conto che la coscienza è sempre coscienza di qualcosa di altro. La coscienza deve accettarsi come apertura (Heidegger). Nel momento in cui la coscienza prende coscienza di non bastare a se stessa, immediatamente essa scopre i propri limiti di prospettiva, le proprie finitudini, la propria formazione parziale. Prende coscienza di questi suoi limiti, di essere un punto di vista parziale e limitato, quindi inizia un cammino per cercare di dare senso ai propri limiti e che le consenta di superarli. Per superare i propri limiti si deve passare dal piano individuale al piano umano generale, cioè al piano della collettività, rendendosi conto attraverso la storia, l’arte e la filosofia che c’è un’umanità, una storia, dentro il quale il singolo è inserito . Assumere come proprio il punto di vista/prospettiva dell’ umanità significa cercare di comprendere quale è la giustificazione razionale di tutto ciò che esiste. Questo processo di avvicinamento al senso assoluto in cui si realizza lo spirito è formato da 6 tappe : 1) coscienza 2) autocoscienza 3) ragione → nella vita del singolo, nell’individualità 4) spirito(termine usato in senso politico-sociale) 5) religione 6) sapere assoluto → nella storia dell’umanità, nella collettività COSCIENZA E il punto di partenza dell’opera, del processo di comprensione del senso logico della realtà, del processo di realizzazione dello spirito e della vita di ogni singolo. All’interno della coscienza Hegel distingue tre fasi che non coincidono ancora con le 3 fasi della dialettica, ma comunque il ragionamento di Hegel è strutturato per triadi, per tre concetti assieme: ● Certezza sensibile, l’uomo coglie nella propria coscienza un qualsiasi oggetto determinato in un tempo e in uno spazio, cioè coglie i singoli aspetti specifici collocati in uno spazio e in un tempo appartenenti ad un singolo oggetto. ● Percezione, la coscienza coglie l’insieme delle caratteristiche di un oggetto , e lo coglie nella sua totalità mettendo insieme gli aspetti singoli di ogni oggetto. ● Intelletto, comprende che i singoli aspetti di un oggetto e l’oggetto nella sua complessità vengono conosciuti dalla coscienza in base al modo in cui essa ragiona. Queste operazioni della conoscenza non avvengono per caso, ma in base alle leggi presenti nella coscienza, nell’intelletto presenti a priori. È quello che diceva Kant , nella “critica della ragion pura”, parlando di forme pure a priori. Essa avendo preso coscienza di avere delle leggi, passa quindi all’autodeterminazione. AUTOCOSCIENZA Nel momento in cui una coscienza proietta i propri schemi, sistemi conoscitivi su un oggetto, il processo gnoseologico conoscitivo non incontra nessun ostacolo. Il vero problema nasce quando l’intelletto proietta le proprie categorie conoscitive su un'altra coscienza, la quale a sua volta proietta le proprie leggi su di lui. Entrambe le coscienze cercano di ridurre l’altra coscienza a un proprio oggetto conoscitivo. Hegel parla di scontro di autocoscienze, perché nessun autocoscienza accetta di diventare oggetto di conoscenza, ma vuole permanere nel suo stato di soggetto conoscente. Essere soggetto conoscente vuol dire essere padroni del modo in cui si conosce la realtà, essere oggetti vuole dire perdere l’autonomia e diventare passivi. Hegel chiama questa dialettica servo-padrone: è un elemento fondamentale dei rapporti sociali nella storia dell’umanità (intesa sia come singolo che come umanità, cioè sia come soggetto individuale che come soggetto collettivo), infatti le varie relazioni sociali sono state causate dallo scontro di autocoscienze che ha sempre un vincitore ed un vinto. Il vincitore è la coscienza che osa lottare, che rischia di più, che è sicura di sé stessa, che non ha paura di morire gnoseologicamente, di soccombere e quindi porta lo scontro ad un livello superiore. L’autocoscienza vinta ad un certo punto si arrende, non ha più la forza e l’energia che le permette di lottare perché ha paura che lo scontro porterebbe ad una sconfitta definitiva e allora accetta di diventare un autocoscienza serva. Il padrone avendo ridotto l’altra autocoscienza a proprio oggetto, a servo smette di lottare contro di essa , ma il servo continua a vedere nel padrone un’autocoscienza contro la quale lottare, senza arrendersi, cerca di trovare ambiti e situazioni attraverso le quali ribaltare il rapporto, cerca di attuare un ribaltamento dialettico. Il servo lavora per il padrone e attraverso il lavoro esso riscopre la propria libertà, perché il servo prende coscienza che il padrone è “servo del lavoro del servo”, quindi il padrone è il padrone perché il servo continua ad essere il servo (passaggio sul piano sociale). Il servo riesce a prendere coscienza della propria libertà attraverso il lavoro,motivo per cui secondo Hegel il ribaltamento dialettico avviene a livello interiore. Hegel comincia a parlare di stoicismo, che è la filosofia sviluppata nel periodo ellenistico (2-3 sec d.C) in cui al centro della riflessione filosofica c’era la libertà interiore La sinistra Hegeliana, a cui apparteneva Marx, afferma che la libertà del servo non debba riscoprirsi in una dimensione interiore, ma in una dimensione politica e sociale . Il mondo operaio, il servo, deve abbattere il mondo borghese-capitalista per creare una società in cui tutti sono liberi e non c’è più nessun padrone. Nello stoicismo lo scopo della vita è quello di far raggiungere la piena libertà alla ragione e l’unico modo per far ciò è assumere un atteggiamento apatico e indifferente nei confronti del mondo, in modo tale da non farsi condizionare dall’esterno. La libertà secondo Hegel è un pensiero astratto, ciò che il servo riscopre è la libertà astratta del proprio pensiero, della propria coscienza rispetto al mondo. Seneca aveva affermato nella lettera 47 “Ho visto molti padroni essere più schiavi dei loro schiavi, perché i padroni spesso venivano condizionati dalla ricchezza, mentre gli schiavi avevano una coscienza più libera. il mondo più logico e razionale (massima espressione di eticità) , e se è così, allora si tratta di un’intenzione etica. Hegel afferma che Kant non risolve il problema del contenuto dell’azione poichè l’intenzione è qualcosa di astratto che tratta il come si deve agire e ragionare, ma il limite kantiano è non dire cosa realizzare. La ragione che si scopre eticità - La ragione prende coscienza del fatto che accanto all’astratezza dell’intenzione etica è necessario acquisire la concretezza storica del contenuto del comportamento, cioè l’ethos storico, il “sentiero storico”, un comportamento che trova le sue radici nella storia. L’uomo ha la volontà di agire ma il contenuto dell’azione deve realizzare un disegno assoluto, che tramite l’agire umano si realizza e si sviluppa. Bisogna capire ciò che la storia vuole da noi. La filosofia kantiana non risolve alla radice il problema del contenuto dell’azione, l’intenzione è una cosa astratta, dice si come deve agire ma non che cosa si deve utilizzare per agire. Questo è il limite che coglie Hegel nel pensiero di Kant. SPIRITO Momento in cui secondo Hegel bisogna prendere coscienza che accanto all’astrattezza dell’intenzione etica serve la concretezza storica del contenuto del comportamento (il contenuto va cercato nella storia). E’ la storia che precede l’uomo e da senso alla sua storia. Lo spirito si divide in 3 momenti: Spirito in sé - E’ il momento rappresentato dalla civiltà greca e romana perché sono i primi momenti della storia occidentale in cui la cultura, a storia e la filosofia hanno posto l’attenzione sul rapporto tra individuo e comunità, tra particolare e universale. La domanda di fondo è Qual'è il senso della vita e dell’assoluto che si realizza nella storia? Per rispondere si deve universalizzare la propria intenzione e prendere il contenuto dell’azione all’interno della storia che ha già riflettuto sul rapporto tra universale e particolare. Lo spirito in sé si deve in 3 momenti: ● Polis Greca - è il momento della spontaneità e dell’immediatezza del rapporto e corrisponde alla fase storica-politica della polis greca, perché è la prima forma di comunità all’interno della quale vi è spontaneamente un rapporto fecondo e costruttivo tra singolo e comunità, infatti il singolo agisce per il bene della comunità e le leggi di quest’ultima sono valide per tutti gli uomini. Questa fase non presenta alcuna contrapposizione di esigenze, infatti non c’è alcuna spaccatura tra le esigenze del singolo e le esigenze della comunità poiché entrambi perseguono gli stessi obiettivi. ● Frattura - Momento della scissione tra individuo e comunità, è la fase in cui la spontanea uniformità della storia viene meno, in cui fondamentale è la figura di Antigone (protagonista della tragedia scritta da Sofocle nel V sec a.C): Antigone viveva a Tebe e apparteneva alla famiglia che governava la città, in particolare a capo vi era lo zio Creonte, e lei era figlia di Edipo. Il fratello di Antigone combatté contro Tebe ma morì in battaglia, quindi il dramma di Antigone fu quello di dover scegliere se dare o meno sepoltura al fratello Polinice. Secondo la legge naturale vigeva l’obbligo di seppellire i parenti morti, ma secondo la legge di Tebe non si doveva dare sepoltura ai traditori della città. Qualsiasi scelta l’avrebbe fatto infrangere una legge. Hegel con la ripresa di questa figura mostra come la spontaneità tra i valori dell’individuo e della comunità ha subito una frattura che lui cerca inizialmente di risolvere con il terzo momento. ● Repubblica romana - Momento del rapporto non spontaneo ma mediato dai diritti e dai doveri, è la fase che corrisponde alla repubblica romana perché Roma nelle sue fasi ha elaborato il concetto di cittadinanza, che secondo Hegel è la capacità di ricostruire non più in maniera spontanea, ma in maniera mediata e articolata un rapporto tra le esigenze del cittadino e quelle della comunità, è la stipulazione dei diritti e dei doveri che ciascuna persona ha all’interno di una comunità e che permette di andare oltre alla frattura nel rapporto. Spirito fuori di sé - Corrisponde all’età medievale in cui l’uomo non trova il contenuto, ha perso la certezza di sé, non ha più punti di riferimento. Si suddivide in 3 momenti: ● Medioevo - E’ l’epoca storica in cui crolla l’impero romano e il sistema dell’organizzazione statale poiché ciò che conta è il rapporto di vassallaggio che si basa sulla fiducia personale tra il superiore e i vari vassalli, tra i vassalli ed i valvassori. Il feudalesimo non è un’organizzazione statale, ma si basava tutto su rapporti di fiducia personale tra gli individui, infatti non si parla più di individuo e comunità ma di rapporti tra individui. Gli individui poi nel corso dei secoli vengono divisi in ceti sociali (alto clero, nobili, resto dei sudditi), ciascuno dei quali aveva stabilito una propria legge. I ceti sociali differiscono dalle classi sociali perché mentre queste ultime erano basate sulla posizione economica, i ceti dipendono dalla nascita, motivo per cui non sono modificabili. ● Illuminismo - Pone l’uguaglianza logico-razionale come base della società, perché ogni uomo è dotato di ragione. Sulla base della capacità di ragionamento di ciascuno si pone una nuova base per un nuovo modello sociale che ricostruisca il rapporto tra individuo e società su delle basi logiche. ● Epoca del terrore - Anche l’illuminismo fallisce a causa della pretesa illuministica di creare una volontà generale-razionale, che ha finito per produrre il terrore nella rivoluzione francese(1789-1795). Dal 1792 al 1794 il capo della rivoluzione dei giacobini, Robespierre, pretese di rappresentare la ragione generale, infatti in nome delle logiche illuministiche credeva che il modo di ragionare dei giacobini dovesse essere la visione di tutti tanto da eliminare fisicamente con la ghigliottina chi non la pensava così perché andava contro la ragione che pensava di essere universale. In nome della ragione in questa fase si era quindi affermata una volontà generale che ha negato la libertà e la capacità logica. Lo spirito che ritorna in sé - Lo spirito che a livello storico ha perso nuovamente un orientamento contenutistico ha bisogno di ritrovarsi. Hegel a livello storico riprende Kant, che ha portato l’illuminismo su un piano critico: l’intelletto ha dei limiti nei quali rimanere, altrimenti diventa terrore, infatti in nome della ragione sono state compiute scelte crudeli (contemporaneo alla rivoluzione francese). Kant ha il merito di aver portato l’illuminismo da un piano di onnipotenza logico razionale, ad un piano di consapevolezza critica (la critica è una riflessione sulle possibilità e sui limiti). Torna il problema del fatto che a livello etico quella di Kant è una filosofia astratta, che parla dell’intenzione e non del contenuto, dice di universalizzare il comportamento ma non ci dice cosa si deve fare. ● Hegel conclude lo spirito studiando il rapporto tra Kant e il romanticismo. L’uomo romantico ha cercato il contenuto del comportamento all’interno della realtà e dei suoi particolari da elevare a infinito o contenuto universale (si tratta di un’evoluzione logica del pensiero occidentale). Il romantico diventa un’anima bella che agisce secondo coscienziosità, ovvero il romantico prova davvero a darsi un contenuto universale ma non riesce ad andare oltre la autoreferenzialità, l’anima bella idealizza il dovere, è coscienziosa, fa tutto in maniera scrupolosa, però ha solo il proprio punto di vista. L’uomo romantico è convinto di aver trovato nel particolare il senso universale ed è così ingenuo da pretendere, essere convinto e dare per scontato che tutti colgono l’universalità esattamente come lui stesso la coglie. Secondo Hegel lo scontro tra la coscienziosità dell’anima bella romantica e la realtà stessa o mondo è inevitabile. A questo punto l’anima bella comincia a giudicare, non sopporta più la realtà esterna, non vuole compromettersi agendo in un mondo estraneo che non riconosce come proprio, idealizza la propria posizione e i propri valori come gli unici validi e giudica senza agire, ponendosi fuori dal mondo e condannandolo. RELIGIONE Con la religione Hegel ritiene che sia necessario riflettere su un momento di riconciliazione e perdono, dopo la frattura che l’anima bella ha consolidato, si rende conto che c’è bisogno di ricomporre la frattura e ciò porta l’assoluto a studiare la propria presenza nella storia, non più all’interno delle dinamiche storiche, politiche, filosofiche e culturali, ma all’interno dell’evoluzione religiosa della società nella storia occidentale. La religione è il momento in cui l’assoluto si è realizzato nella storia epoca dopo epoca. SAPERE ASSOLUTO E’ l’ultima tappa della fenomenologia dello spirito. SISTEMA HEGELIANO Con sistema hegeliano si intende la rielaborazione che gli studiosi hanno fatto delle opere scritte da Hegel durante l'età adulta, attraverso il quale è possibile collegare in maniera logica e sistematica i vari concetti utilizzati da Hegel per spiegare l’assoluto e la complessità del suo pensiero filosofico. Il sistema hegeliano è quindi il tentativo di trasformare il pensiero e hegeliano in un sistema logico molto complesso all’interno del quale viene descritto come l’assoluto si auto realizza nella storia, cultura e società, e come si autoconosce. Le tre opere principali sono: ”La logica”, “L’enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” e “La filosofia del diritto” Il sistema descrive in maniera logica il movimento dialettico (cioè tesi, antitesi e sintesi) dell’assoluto attraverso cui l’assoluto stesso si autorealizza e si autoconosce. L’uomo è lo strumento fondamentale con cui l’assoluto si autorealizza e si autoconosce. L’assoluto per Hegel è tutto ciò che esiste (punto di vista ontologico) ed è il senso o la coscienza del senso di tutto ciò che esiste (punto di vista gnoseologico). imposta, in realtà la moralità fa vedere un altro aspetto possibile nei rapporti di sovraindividualità, ovvero la presenza di una legge morale interiore, che è molto più forte dentro ogni persona rispetto ad un diritto imposto dall’esteriorità. Hegel cita Antigone, la protagonista di una tragedia greca di Sofocle, il cui dilemma è quello tra diritto e moralità, che secondo il filosofo è una contrapposizione da dover superare con la ricerca della sintesi attraverso l’aufhebung. ● Eticità - E’ la presa di coscienza che ciascuno prima o poi dovrebbe acquisire del fatto che bisogna trovare un punto di incontro tra ciò che è giusto per se stessi e ciò che è giusto per la legge, perché bisogna rendersi conto che ciò che è giusto per la legge, se ben compreso, è giusto anche per se stessi, e ciò che è giusto per se stessi, se ben maturato, non potrà mai essere in contrasto con la legge. La presa di coscienza consiste in un lavoro logico e razionale di ricerca di una sintesi, di un punto di incontro, che secondo Hegel esiste ma l’uomo non riesce a trovarlo perché la contrapposizione si trova nell’uomo. Bisogna quindi prendere coscienza e trovare una sintesi attraverso il cammino dialettico costituito da: ➔ Famiglia -E’ la tesi, è il primo ambito della vita in cui ognuno scopre l’esistenza della sovraindividualità, in cui ci si rende conto che non si è soli al mondo, esistono gli altri,esiste una sovraindividualità sociale e ci si rende conto che la famiglia non inizia con se stessi, ma esiste una sovraindividualità storica, infatti si prende coscienza che ognuno esiste perché storicamente la famiglia era già presente. Per la prima volta ci si relaziona con gli altri, e sii tratta di una relazione spontanea, ciò che è giusto (la moralità e il diritto) non è regolato da un contratto scritto. I membri di una famiglia comprendono che rinunciare a qualcosa di soggettivo fa acquisire alla famiglia un grado di convivenza migliore. La famiglia si basa sulla legge dell’amore spontaneo e della reciproca fiducia, che non crea una contrapposizione, ma un’armonia naturale tra l’individuo e la famiglia- comunità (come nelle polis greche). Hegel afferma però che le famiglie tendono a disgregarsi in modo naturale e che crescendo l’individuo si rende dell’esistenza di una vita fuori dalla famiglia. ➔ Società civile -E’ l’antitesi, è la comunità formata dalla necessità delle famiglie di vivere in una comunità complessa e articolata, perché ogni famiglia non è autosufficiente, ma esistono dei complessi bisogni sociali, cioè esistono delle cose che non sono prodotte né dall’individuo, né dalla famiglia, ma per vivere è necessario trovarle nella società. Nella società civile non c’è più amore e spontaneità affettiva, ma con la legge si regolano su un piano giuridico-economico i diversi bisogni che le famiglie portano nella società’. Uno dei punti fondamentali che diversifica Hegel da Marx, è che la divisione del lavoro (concetto introdotto con la rivoluzione industriale) secondo Hegel è indispensabile per soddisfare tutti i bisogni sociali. Per Marx, suo allievo, la divisione del lavoro è l’elemento critico della società borghese, industriale e capitalistica. La società civile necessità dello stato per la ricerca dei criteri e dei principi base su cui fondare la legge che consentano un’esistenza logica, organizzata e sistematica. ➔ Stato - E’ la sintesi, che è fondamentale per l’esistenza della società civile, infatti se non ci fosse lo stato non esisterebbe la società civile, e la famiglia non avrebbe una vita completa. Lo stato fornisce alla società civile il contenuto delle leggi e la modalità attraverso cui organizzare le proprie strutture. Lo stato dove prende i contenuti delle proprie leggi? Lo stato che ha in mente Hegel non è uno stato democratico, lui sostiene che lo stato trova nella storia le risposte dei problemi del presente, i contenuti fondamentali per organizzare se stesso, non nella decisione del singolo, ma nel disegno dell’assoluto che epoca dopo epoca si sta realizzando. La storia è l’autorizzazione dell’assoluto in uno spazio e in un tempo precisi. Gli stati politici, sono uno degli strumenti attraverso cui l’assoluto realizza se stesso, in uno spazio e in un tempo precisi. Che cos'è la guerra? Il filosofo tratta il concetto di guerra per spiegare il motivo per cui avvengono le guerre, e afferma che nella sua drammaticità la guerra è un momento fondamentale di antitesi nella storia perché attraverso questa si può arrivare a un nuovo momento di realizzazione dell’assoluto, ad una nuova sintesi. Hegel, essendo vissuto nell’800, venne a contatto con realtà belliche di scala relativamente limitata rispetto a quelle del 900. Egli afferma inoltre che lo stato che vivrà e vincerà più guerre sarà il migliore perché sarà lo stato in cui l’assoluto deciderà di realizzare completamente se stesso, e quindi sarà lo stato che importerà la sua egemonia culturale e sociale. Hegel si stava riferendo alla Germania, infatti lui influenzerà la cultura tedesca del 900, che estenderà la superiorità culturale proposta da Hegel anche a livello biologico e razionale. Hegel parla inoltre di grandi condottieri (come Napoleone) che sono stati vittima dell’astuzia dell’assoluto e della ragione, perché loro credendosi i protagonisti, il motore del cambiamento storico, hanno realizzato su larga scala ciò che l’assoluto aveva deciso che si realizzasse, diventando quindi degli strumenti per l’autorealizzazione dell’assoluto nella storia. Spirito assoluto - L’ultimo punto è una riflessione sulla storia. Lo spirito assoluto, è il momento finale, la conclusione del sistema hegeliano, in cui l’assoluto studiando la storia prende coscienza di se stesso. Rappresenta il momento più alto della storia culturale dell’umanità perché in esso compaiono quelle forme di cultura attraverso le quali l’assoluto si è manifestato nel modo più completo e approfondito nel corso delle epoche storiche. Le tre tappe dello spirito assoluto sono arte, religione e filosofia, attraverso cui si è realizzato e conosciuto. Attraverso questi tre momenti prende coscienza del profondo rapporto e dell’unità che esiste tra reale e razionale, il pensiero manifesta e poi prende coscienza della sua presenza nella realtà, prende coscienza di qual è il senso logico razionale presente nella realtà, infatti lo spirito assoluto è la sintesi dello spirito che a sua volta sintesi del movimento dialettico principale. Lo spirito sta prendendo coscienza della presa di coscienza del rapporto tra idea e natura nello spirito (sapere di sapere) ● Arte - Rappresenta il primo momento della presa di coscienza dell’assoluto, perché con l’arte lo spirito ha ancora una conoscenza sensibile, materiale, che si coglie con i sensi, e avendo queste caratteristiche è ancora limitata e imperfetta.Anche l’arte nella sua evoluzione ha un suo movimento dialettico: ➔ Arte simbolica o primitiva - L’arte è sempre un rapporto tra contenuto-materia e forma, cioè tra la corporeità dell’opera e il suo significato,e questo rapporto è sbilanciato e non equilibrato perché l’artista non ha la competenza tecnica per dare al contenuto un’adeguata rappresentazione materiale, quindi ricorre al simbolo perché esso ha una sua materialità che richiama l’assoluto. Hegel dice che l’artista non sa di ricorrere a simboli, ma lo fa in modo spontaneo, senza consapevolezza. ➔ Arte classica - E’ il momento in cui si ha la perfetta armonia tra forma e contenuto, tutto misurabile attraverso dei canoni, la parte e il tutto sono tra loro in un rapporto di proporzione, armonia e simmetria. E’ il momento in cui nell’arte si crede e si pensa di aver trovato la strada perfetta per descrivere in modo sensibile e materiale l’assoluto. ➔ Arte romantica - Torna all’interno della cultura artistica l’idea che l’assoluto non sia esprimibile attraverso una materialità; quello che i romantici chiamano infinito può essere solo desiderato e intuito, si tratta quindi di uno struggimento interiore. Si perde nuovamente la proporzionalità tra forma e contenuto, torna lo squilibrio e l’artista ricorre al simbolo ma a differenza dell’artista primitivo, nel romantico c’è la consapevolezza nel descrivere l’assoluto attraverso simboli, quindi è consapevole e non più ingenuo dell’impossibilità di esprimere l’assoluto. L’arte, affermano Hegel e alcuni studiosi, tra cui Benedetto Croce, è morta perchè con il romanticismo ha preso la consapevolezza di non essere in grado di portare a termine lo scopo, la finalità per la quale è stata creata, cioè permettere all’assoluto di manifestarsi e conoscersi in modo completo attraverso la sensibilità. Il limite dell’arte è la materialità stessa, le opere sono limitate, finite, non esiste nulla di finito capace di contenere l’infinito. ● Religione - Ha lo stesso contenuto dell’arte, cioè l’assoluto, ma è un ambito culturale che non ha bisogno di una rappresentazione materiale ma si gioca tutto nell’ambito del pensiero, l’opera deve essere concreta e avere la sua materialista, la religione invece sviluppa se stessa su un piano razionale ed astratto. Hegel, che era protestante, disse che il cristianesimo è la forma di religione più alta, nel senso che è la più matura tra tutte, la più sviluppata perchè è la prima religione che ha in sé una struttura dinamica e triadica, che ricorda quella dell’assoluto (dinamicità dialettica continua) che può essere schematizzata in: ➔ Padre, è la tesi, dove tutto ha avuto inizio, è il ruolo analogo al concerto di idea ➔ Figlio, è l’antitesi, Gesù è il vero dio che si concretizza nel tempo e nello spazio, esattamente come la natura ➔ Spirito santo, è la sintesi, richiama lo spirito perché è la presa di coscienza del rapporto tra padre e figlio, è la presenza di dio nel presente, come lo spirito lo è tra idea e natura Anche la religione ha un limite, cioè quello di essere una rappresentazione, ovvero un contenuto che io ricevo così com’è, e che rappresento nella mia mente in modo passivo, come qualcosa di già dato, perché la religione è conosciuta come qualcosa di esterno a cui si sceglie di credere o non credere. Alla religione manca la “fatica del concetto”, il fatto che la religione non propone un cammino logico-razionale che porta a prender coscienza all’interno dei propri contenuti e della struttura logica dell’assoluto stesso, ma viene data così come è.
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