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Hegel: spiegazione e approfondimento, Dispense di Filosofia

presentazione di Hegel, le tesi di fondo del suo pensiero, la dialettica e la fenomenologia dello spirito

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 14/06/2024

michela-russo-48
michela-russo-48 🇮🇹

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Scarica Hegel: spiegazione e approfondimento e più Dispense in PDF di Filosofia solo su Docsity! HEGEL Le tesi di fondo del sistema Per poter comprendere il pensiero di Hegel risulta indispensabile aver chiare, sin dall’inizio, le tesi di fondo del suo idealismo: a) la risoluzione del finito nell’infinito; b) l’identità fra ragione e realtà; c) la funzione giustificatrice della filosofia. Finito e infinito: Con questa espressione, Hegel intende dire che la realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario, detto Assoluto, di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo, non avendo nulla al di fuori di sé e rappresentando la ragion d’essere di ogni realtà, coincide con l’Infinito. Lungi dall’essere una totalità armoniosa, l’Assoluto hegeliano si presenta come una totalità articolata che unisce parti, i vari enti del mondo, detti finiti, che sono diverse e anche opposte tra loro, senza annullarne le differenze. I finiti, essendo manifestazioni di esso, coincidono con l’infinito. Pertanto, il finito, come tale, non esiste: ciò che noi chiamiamo “finito” è nient’altro che un’espressione parziale dell’Infinito. Infatti, come la parte non può esistere se non in connessione con il Tutto, così il finito esiste unicamente nell’infinito e in virtù dell’infinito. Detto altrimenti: il finito, in quanto è reale, non è tale, ma è lo stesso infinito. Il panteismo di Hegel si differenzia da quello moderno di Giordano Bruno e di Spinoza: per entrambi l’Assoluto è una Sostanza statica che coincide con la Natura ma incapace di spiegare cosa la spinga a differenziarsi in molti concetti e a presentarsi in infinite forme particolari; per Hegel invece l’Assoluto si identifica con un Soggetto spirituale in divenire, come una realtà spirituale che ha il carattere della trasformazione, del continuo “farsi altro”, di cui tutto ciò che esiste è un “momento” o una “tappa” di realizzazione. La totalità è movimento, processo, divenire, trasformazione: è – dice Hegel – vita. Le differenze e le opposizioni, come già detto, non si annullano, bensì interagiscono in un processo continuo, in un farsi infinito. Infatti, dire che la realtà non è “Sostanza”, ma “Soggetto”, significa dire, secondo Hegel, che essa non è qualcosa di immutabile e di già dato, ma un processo di auto produzione che soltanto alla ‐ fine, cioè con l’uomo (= lo Spirito, che è piena “consapevolezza della totalità”), giunge a rivelarsi per quello che è veramente: “Il vero scrive Hegel ‐ ‐ è l’intero. Ma l’intero è soltanto l’essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell’Assoluto devesi dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità...”. In altre parole, poiché la totalità è processo, la verità è il culmine del processo. Il divenire dello Spirito comprende inevitabilmente momenti drammatici di conflitto, di lacerazione, di sconfitta, in altre parole, di negazioni e differenze. Ma proprio qui sta la novità di Hegel: il negativo non è l’ultima parola. Il negativo è un momento essenziale del positivo e dell’Assoluto concreto verso cui si tende. Il movimento stesso è reso possibile dalle differenze, o “opposizioni”. Ragione e realta’: Hegel riabilita l’idea greca del logos: il logos è sia l’ordine razionale della realtà, sia il ragionamento, sia il discorso umano sulla realtà. In questo modo Hegel sostiene l’identità di pensiero ed essere, o meglio, di ragione e realtà, vale a dire dell’unità originaria. Per Hegel è quindi inammissibile il dualismo di pensiero e realtà come sostanze separate ed eterogenee. Il pensiero è realtà e la realtà è pensiero, spirito. Ciò implica anche che tra logica ed ontologia (o metafisica) non sussiste alcuna differenza. Da ciò il noto aforisma in cui si riassume il senso stesso dell’hegelismo: Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale. Con la prima parte della formula, Hegel intende dire che la razionalità non è pura idealità, costruzione astratta, schema, dover essere, ma la forma stessa di ciò che esiste, poiché la ragione “governa” il mondo e‐ lo costituisce. In altre parole, se l’Assoluto non si incarna nel mondo è vuoto, astratto, formale. Con la seconda parte della formula, Hegel intende affermare che la realtà è una connessione unitaria che ha i caratteri della necessità, cioè non è un confuso insieme di avvenimenti casuali, non è una materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale (l’Idea o la Ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo: se il reale non si riconosce nel razionale è privo di significato, è senza senso. Per cui, con il suo aforisma, Hegel non esprime la semplice possibilità che la realtà sia penetrata o intesa dalla ragione, ma la necessaria, totale e sostanziale identità di realtà e ragione. Tuttavia tale identità non va intesa semplicemente e staticamente: essa implica anche l’identità fra essere e dover essere, in quanto ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere. Il mondo, in ‐ quanto è e così com’è, è razionalità dispiegata, ovvero ragione reale e realtà razionale che si manifesta attraverso una serie di momenti necessari che non possono essere diversi da come sono. Infatti, da qualsiasi punto di vista guardiamo il mondo, troviamo ovunque, secondo Hegel, una rete di connessioni necessarie e di “passaggi obbligati” che costituiscono l’articolazione vivente dell’unica Idea o Ragione. In altri termini, Hegel, secondo uno schema tipico della filosofia romantica, ritiene che la realtà costituisca una totalità processuale necessaria, formata da una serie ascendente di “gradi” o “momenti”, che rappresentano, ognuno, il risultato di quelli precedenti ed il presupposto di quelli seguenti. La funzione giustificatrice della filosofia: Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono: “Comprendere ciò che è è il compito della filosofia, poiché ciò che è è la ragione”. Compito della filosofia non è quella di dare delle lezioni di razionalità al reale perché il reale è già razionale: a dire come dev’essere il mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi giacché sopraggiunge quando la realtà ha compiuto il suo processo di formazione. Essa, afferma Hegel con un paragone famoso, è come la nottola di Minerva, la civetta che accompagna la dea della sapienza, che inizia il suo volo sul far del crepuscolo, cioè quando la realtà è già bell’e fatta. La civetta, infatti, ha grandi occhi ed è capace di vedere nella notte. Così la filosofia, in una buia epoca di crisi e di passaggio tra il vecchio e il nuovo, ha la capacità di vedere i fenomeni. La filosofia deve dunque “mantenersi in pace con la realtà” e rinunciare alla pretesa assurda di determinarla e guidarla. Deve soltanto portare nella forma del pensiero, cioè elaborare in concetti, il contenuto reale che l’esperienza le offre, dimostrandone, con la riflessione, l’intrinseca razionalità e necessità. In Hegel troviamo un altro animale simbolo in contrappeso alla civetta: la talpa. La talpa costruisce percorsi complessi e ordinati attraverso un lavoro sottoterra, uno scavo incessante nel buio più totale, guidata soltanto dall’istinto di un senso dello spazio particolarmente sviluppato. In Hegel, simbolizza il cammino della storia come un progressivo affermarsi della razionalità inconscia contenuta implicitamente nell’attività degli uomini, nella costruzione di un mondo storico. Al contrario, la civetta è capace di vedere nel buio ma non di agire. Il contributo della filosofia consiste (al pari dell’intervento dello Stato nella sfera economica della società civile) nel chiarire e mitigare i conflitti. Anche gli eventi negativi sono razionali. LA DIALETTICA Per Hegel l’assoluto è divenire, e la legge che lo regola è la dialettica. Hegel ne distingue tre momenti: l’astratto o intellettuale, il negativo-razionale, il positivo- razionale. L’astratto (tesi, idea in sé) si ferma alle determinazioni isolate della realtà. Il negativo-razionale (antitesi, idea fuori di sè) nega le determinazioni astratte dell’intelletto, rapportandole con le determinazioni opposte. Il positivo-razionale (sintesi, idea in sé e per sè) coglie l’unità delle determinazioni opposte, ricomponendole in modo sintetico. Se l’intelletto è l’organo del finito, la ragione è quello dell’Infinito, lo strumento con cui il finito viene risolto nell’Infinito. Globalmente considerata, la Dialettica consiste quindi nell’affermazione di un concetto astratto e limitato, che funge da tesi; nella negazione di questo concetto e nel passaggio ad un concetto opposto, che funge da antitesi; nell’unificazione della precedente affermazione e negazione in una sintesi positiva comprensiva di entrambi.
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