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HEGEL: SPIRITO ASSOLUTO E APPROFONDIMENTO SULL'ARTE, Guide, Progetti e Ricerche di Filosofia

spirito assoluto in Hegel. Riassunto concetti di arte, religione e filosofia. Approfondimento sull'arte in Hegel attraverso passaggi di "Simbolo e arte in Hegel" di Paolo d'Angelo

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2022/2023

Caricato il 31/05/2023

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Scarica HEGEL: SPIRITO ASSOLUTO E APPROFONDIMENTO SULL'ARTE e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Filosofia solo su Docsity! ARTE, RELIGIONE E FILOSOFIA Lo spirito assoluto è il momento in cui l’idea giunge alla piena consapevolezza della propria assolutezza, arrivando quindi a comprendere che tutto è spirito e non c’è nulla fuori da esso. Lo spirito assoluto segue il sistema triadico che caratterizza il sistema hegeliano. I tre momenti, arte, religione e filosofia, non sono da intendere separatamente, ma come una fusione. Infatti, ogni artefatto è una forma di comunicazione con la trascendenza, che mette in comunicazione lo spirito assoluto dei popoli attraverso la retroflessione che si fa per giudicare l'epoca precedente, cioè la filosofia. Attraverso l’arte lo spirito prende coscienza di sé grazie a forme sensibili (come parole, musiche, immagini). Ciò gli permette di vivere in modo immediato e intuitivo la fusione tra soggetto e oggetto, tra spirito e natura, perché nell’esperienza del bello artistico, spirito e natura, idea artistica e opera, sono percepiti come un’unità. L’arte si dialettizza a sua volta in arte simbolica, arte classica e arte romantica. L’arte simbolica è incapace di esprimere l’Assoluto attraverso forme sensibili adeguate, perciò fa ricorso al simbolo, cioè <<un’esistenza esterna che è immediatamente presente o data all’intuizione, ma che non deve essere presa in base a lei stessa, così come immediatamente si presenta, bensì in un senso più ampio e universale.>> (Estetica I, 344). Hegel considera l’arte simbolica una <<pre-arte, che […] ci conduce solo dopo molti giri, trasformazioni e mediazioni all’autentica realtà ideale>> (Estetica I, 343), perciò secondo P. D’Angelo, che riprende il pensiero di Rudiger Bubner, Hegel l’avrebbe inclusa per salvaguardare il procedimento triadico nell’estetica. Con I’arte classica, attraverso la scultura, si raggiunge un equilibrio tra il contenuto spirituale e la forma sensibile, perché la figura umana è la sola che nega la brutalità della pietra. Nella classicità il corpo umano diventa anche il centro del religioso e l’uomo il centro del cosmo. La perfezione dell’uomo nella scultura viene superata dalla musica dell’arte romantica, in cui la materialità è molto ridotta, poiché si trova solo nello strumento che la produce. Così si giunge a un nuovo squilibrio dato da un elemento spirituale non più contenibile nelle forme sensibili. Per questo motivo, l’elemento sensibile si rende meno presente, determinando la morte dell’arte, termine con il quale Hegel esprime l’inadeguatezza dell’arte per esprimere la spiritualità moderna. La religione esprime l’Assoluto in forma di rappresentazione, che si trova a metà strada tra l’intuizione sensibile dell’arte e quella del concetto della filosofia. La religione procede in modo adialettico, giustapponendo le proprie determinazioni come fossero indipendenti e presenta l’Assoluto come un evento la cui verità è accettata sulla base di una rivelazione, mentre per la filosofia la verità è un concetto eterno e necessario. Hegel definisce la religione “pensiero di Dio”, intendendo Dio come l’oggetto pensato dalla mente umana come qualcosa separato dal mondo e dall’uomo. Quindi la religione si blocca davanti al misero dell’Assoluto. L’aufhebung della religione è la filosofia che parla di Dio nella forma adeguata del concetto. Come la religione, anch’essa è “pensiero di Dio”, ma con la differenza che ora Dio è il soggetto. La filosofia è dunque l’autocoscienza dell’Assoluto che, manifestandosi all’uomo, si svela a se stesso. Secondo Hegel, come la realtà, anche la filosofia è una formazione storica che inizia con la filosofia greca e si conclude nella sua stessa filosofia. Hegel presenta l’arte attraverso una comparazione suggestiva: <<L’arte fa di ogni sua produzione un Argo dai mille occhi, perché si veda in ogni punto l’anima interna e la spiritualità>>. (Estetica I, 176). Nell’arte, infatti, il sensibile si carica di spiritualità e la materia si fa portatrice di un significato. <<In tal modo il sensibile è nell’arte spiritualizzato, giacché lo spirituale in essa appare sensibilizzato>> (Estetica I, 49.) Secondo Paolo D’Angelo, il termine “spiritualizzazione” in questi passi viene usato da Hegel per parlare di un “conferimento di senso”. Egli, attraverso questa chiave di lettura, riformula il problema dell’estetica hegeliana nella domanda di come sia possibile che un oggetto esterno, una “cosa”, si faccia portatore di senso. Tuttavia, il frammento iniziale non risponde a questa domanda, ma, per D’Angelo, rimanda piuttosto a un’analogia con il corpo umano, in cui allo stesso modo la carne si fa veicolo dell’interno spirituale. Hegel, infatti, chiarendo l’analogia con “L’Argo dai mille occhi”, spiega che <<La figura umana […] è una totalità di organi in cui il concetto si è disgiunto (e in ogni membro palesa solo una qualsiasi attività particolare.) Ma se ci chiediamo in quale organo particolare l’intera anima appaia come tale, noi pensiamo subito all’occhio, e non sol vede per mezzo suo, ma vi è anche vista>> (Est. I, 175). L’occhio, sede dell’anima, è proprio ciò che la scultura, espressione dell’arte classica, viene accusata di non riuscire a rendere adeguatamente. Hegel la difende sostenendo che l’arte trasforma ogni punto della superficie visibile nella sede dell’anima, la quale traspare da tutto il corpo. Come le pulsazioni del cuore si mostrano su tutta la superficie del corpo umano, l’anima è resa visibile in tutto il corpo, ma anche attraverso i gesti e gli atteggiamenti. Scrive Hegel: <<Ciò che l’individuo è come interno, come spirituale, resta del tutto effuso nella totalità della figura.>> (Est. II, 820). Tuttavia, ciò non accade soltanto nel caso in cui l’arte rappresenta una figura umana. Hegel riporta l’esempio degli oggetti di uso quotidiano, raffigurati dalla pittura olandese, in cui <<quel che ci attrae in tale contenuto […] è proprio questa parvenza ed apparenza degli oggetti come prodotti dallo spirito, che trasforma nel modo più intimo l’esterno e il sensibile dell’intera struttura materiale>> (Estetica I, 185). Quindi, nell’arte ogni frammento di esteriorità sembra pronto a trasformarsi in senso, a <<transustanziarsi, senza residui, nello sguardo dell’”Argo dai mille occhi”, perché il proprio dell’arte è di essere […] il sensibile portato alla non sensibilità>> (P. D’Angelo) L’arte è percezione sensibile che, attraverso una tecnica, produce qualcosa di concreto. Per questo Hegel afferma che le opere d’arte sono “cose”: <<il sensibile nell’opera d’are è già ideale, che però non essendo l’ideale del pensiero, al contempo esiste ancora esternamente come cosa>> (Estetica I, 48). Il punto di vista di Hegel, per quanto possa sembrare grossolano, è piuttosto <<fenomenologicamente corretto, in quanto le opere d’arte si danno come cose all’apprensione innanzi tutto sensibile.>> (P. D’Angelo). È grazie alla persistenza della materia che oggi possiamo, per esempio, vedere i dolmen e i menhir e vedere concettualmente la fatica per creare quelli che ipotizziamo essere altari, ringraziamenti alle divinità o luoghi dedicati ai sacrifici. Allo stesso modo, nell’uomo, lo spirito è reso visibile grazie al corpo. Scrive Hegel: <<la forma naturale del corpo umano è un simile concreto sensibile che può rendere manifesto lo spirito in sé concreto e può mostrarsi a lui conforme>> (Estetica I, 83).
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