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Henri Bergson e lo spiritualismo, Sintesi del corso di Filosofia

LA VITA, LA COSCIENZA LIBERA, L'IRRIPETIBILITÀ E L'IRREVERSIBILITÀ DELLA DURATA , ANALISI E INTUIZIONE, DAL RAPPORTO MENTE-CORPO ALLA METAFISICA DELLA VITA ,LO SLANCIO VITALE E COME SI RAMIFICA LO SLANCIO VITALE

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 17/06/2023

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studiafacilmente 🇮🇹

4

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49 documenti

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Scarica Henri Bergson e lo spiritualismo e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! LO SPIRITUALISMO Lo spiritualismo che si sviluppa in Francia nella seconda metà dell'800 ha come scopo la difesa della libertà umana contro il determinismo materialistico (concezione secondo la quale i fenomeni della realtà sono reciprocamente connessi secondo un ordine necessario e variabile). Lo spiritualismo sostiene che l'essenza dell'individuo e la natura del mondo siano intrinsecamente connesse a una realtà trascendente o a un principio spirituale. BERGSON Henri-Louis Bergson nasce a Parigi il 18 ottobre 1859, da padre polacco e madre inglese. Studia filosofia e matematica. Vince il premio nobel per la letteratura nel 1927. Nasce ebreo ma nelle sue opere confesserà di essersi convertito al cattolicesimo, ma mai pienamente per non tradire le sue origini in un momento così critico (seconda guerra mondiale). Nella sua vita scrive varie opere. Le più importanti sono Saggio sui dati immediati della coscienza, in cui mette in luce le sue idee sul tempo; Materia e memoria e , infine, L'evoluzione creatrice considerato da molti il suo capolavoro. Nel 1922 pubblica il saggio Durata e simultaneità in cui partecipa al dibattuto sulla teoria della relatività di Einstein. Pur scegliendo l'indagine filosofica, Bergson possiede una solida preparazione scientifica, e per tutta la vita si tiene aggiornato sui maggiori di battiti scientifici. → LA COSCIENZA LIBERA Nel saggio sui dati immediati della coscienza, Bergson polemizza contro l'approccio sperimentale adottato da Fechner in ambito psicologico, sostenendo che la vita della coscienza è libera e non può essere indagata con gli stessi strumenti usati per studiare la materia. Spesso, infatti, tendiamo a dire di essere un poco tristi, oppure molto felici e quindi tendiamo a esprimere le nostre sensazioni in termini quantitativi. Tuttavia quando diciamo che un corpo è più grande di un altro intendiamo che il primo occupa una porzione di spazio maggiore rispetto al secondo, mentre se diciamo che qualcosa è più doloroso di altro non abbiamo degli strumenti per mettere a confronto e misurare le due sensazioni. Bergson ritiene che non bisogna parlare di dolori più o meno forti, ma di dolori con caratteristiche sensoriali diverse e dunque difficilmente paragonabili. Secondo Bergson tuttavia l'errore della psicofisica deriva dalla tendenza a considerare il tempo come qualcosa di: • “spazializzato”: ovvero come una successione di momenti distanti l’uno dall’altro, misurabili e tutti uguali; • reversibile: ovvero come qualcosa che si può ripresentare uguale a se stesso (per esempio negli esperimenti scientifici). Ma il tempo spazializzato della scienza non corrisponde affatto al tempo reale, ovvero a ciò che percepiamo attraverso la nostra coscienza. Per designare quest'ultimo, Bergson utilizza l'espressione durata reale. Il filosofo si rende conto che non esistono istanti privi di durata e tra loro omogenei. La percezione del tempo che abbiamo dipende, infatti, dal nostro stato d'animo e dalle aspettative che abbiamo. La durata percepita dal soggetto che lo vive non è veramente quantificabile per mezzo di strumenti di misura, perché ad esempio dieci minuti di attesa possono sembrare pochi per una persona e un eternità per un'altra. Nel flusso di coscienza, inoltre, non esistono istanti nettamente distinti l'uno dall'altro, perché questi si sovrappongono. Dunque bergson paragona il flusso di coscienza ha una melodia la quale si snoda nel tempo e i cui istanti, le note musicali, non si possono mai cogliere separatamente senza perdere il senso del tutto. L'IRRIPETIBILITÀ E L'IRREVERSIBILITÀ DELLA DURATA Non potendo dividere il tempo della coscienza in unità separate possiamo concludere che è impossibile che un evento si possa ripetere identico a sé stesso. Ogni nostro stato mentale è irripetibile perché non può essere isolato dal contesto a cui appartiene. Mentre il tempo della scienza è assimilabile ad una collana di perle (ovvero gli istanti che compongono il tempo spazializzato), tutte uguali, separabili e disposte lungo una linea retta; il tempo della coscienza è assimilato a un gomitolo di lana, o a una valanga, perché cresce su sé stessa inglobando il proprio passato, senza potersene mai disfare. ANALISI E INTUIZIONE La nostra capacità analitica ci induce a fissare con una rappresentazione simbolica generale e statica ciò che in realtà è unico e in continua trasformazione, la vita della coscienza. Questo modo di procedere è sfruttato da molte discipline scientifiche compresa la psicologia, che tenta di delineare un'immagine astratta della mente. Per cogliere la vera natura della coscienza, secondo Bergson, è necessario abbandonare il metodo dell'analisi e affidarsi all'intuizione, che afferra l'oggetto nella sua interezza e unicità. DAL RAPPORTO MENTE-CORPO ALLA METAFISICA DELLA VITA In materia e memoria, Bergson spiega che la percezione e la memoria non sono mai nettamente distinte: anche la semplice percezione di un oggetto richiede memoria, in quanto implica il riconoscerlo come un oggetto già percepito in precedenza. La percezione pura delle cose non esiste in quanto non c'è percezione che non sia imbevuta di ricordi. L'intervento della memoria nella percezione avviene in due modi differenti, a seconda del tipo di ricordo coinvolto. I primi sono definiti "ricordi-immagine" e sono suscitati da uno stimolo esterno a partire da un'abitudine acquisita; i secondi sono indicati come "ricordi puri" e non hanno uno scopo pratico immediato, né uno stimolo esterno che li determini in modo meccanico, ma emergono spontaneamente dall'attività libera della coscienza. L'attività mediante la quale la coscienza seleziona i ricordi-immagine che le sono più utili all'azione è detta "percezione". Questa operazione di selezione è frutto di un processo evolutivo e ha una valenza pratica, dal momento che prepara l'organismo ad agire nell'ambiente che lo circonda. Eliminando la netta divisione cartesiana tra res cogitans e res extensa, tra spirito e materia, Bergson ritiene che tra i due, che sono ovviamente diversi per natura, esiste nella dimensione umana una costante connessione, di cui facciamo ogni giorno esperienza, proprio appellandoci all'ascolto della nostra dimensione interiore. La relazione tra memoria e materia è rappresentata mediante l'immagine di un cono rovesciato (la memoria), la cui punta tocca il piano del presente e la base, posta in alto, è costituita dal passato. Il punto di contatto tra il passato e il presente è la percezione, il vertice del cono, il punto in cui la dimensione spirituale tocca il piano materiale, interagendo con esso. LO SLANCIO VITALE Nell'evoluzione creatrice, il concetto di durata reale diventa il modello per comprendere l'intero mondo naturale. Come quest'ultima esprime l'unità e il flusso della coscienza soggettiva, così l'unità e il flussi della vita possono essere compresi a partire dallo slancio vitale, in francese "élan vital", una forza libera e imprevedibile, che si espande in infinite direzioni, dando vita a forme e organismi sempre più
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