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High Tech - Renzo Piano e Richard Meyer, Dispense di Storia Dell'architettura Contemporanea

allora molto tradizionalista. La pubblicazione, nel 1978, del testo "High-Tech: The Industrial Style and Source Book for The Home" (di Joan Kron e Suzanne Slesin), in cui si descrivevano un numero sempre maggiore di residenze e di edifici pubblici con un aspetto crudamente tecnologico e si delineavano le linee stilistiche, mutuate dall'estetica industriale, diede impulso ad uno stile architettonico ribattezzato genericamente con l'espressione "high-tech", cioè "alta tecnologia".

Tipologia: Dispense

2015/2016
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Caricato il 24/10/2016

saino662
saino662 🇮🇹

4.3

(3)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica High Tech - Renzo Piano e Richard Meyer e più Dispense in PDF di Storia Dell'architettura Contemporanea solo su Docsity! L'innovazione scientifica e tecnologica negli anni Settanta ebbero un grande impatto sulla società. Si pensi allo sbarco sulla luna di Neil Armstrong nel 1969 e alle esasperate innovazioni della tecnologia militare. Gli strumenti tecnologici (scale mobili, teleschermi, cuffie e strutture in vista) divennero sempre più comuni, portando ad un progressivo amore verso la tecnologia anche nell'architettura, sino ad allora molto tradizionalista. Nel 1978 Joan Kron e Suzanne Slesin pubblicarono il testo High-Tech: The Industrial Style and Source Book for The Home. In esso si descrivevano un numero sempre maggiore di residenze e di edifici pubblici con un aspetto crudamente tecnologico e si delineavano le linee stilistiche, mutuate dall'estetica industriale… Da esso prese il nome uno stile architettonico sviluppatosi a partire dai primi anni settanta, con l'espressione generica high-tech, cioè "alta tecnologia". ARCHITETTURA HIGH-TECH CONSIDERAZIONI EDIFICIO HIGH-TECH L’edificio high-tech appare come un "contenitore", spesso trasparente nell’involucro, la cui forma è indipendente dalla funzione svolta al suo interno, anzi, poiché lo spazio interno viene suddiviso, sia orizzontalmente che verticalmente, seguendo una griglia modulare che permette la ripetizione ed il controllo di tutto l’edificio (pianta libera), le funzioni non sono impostate a priori, ma possono essere molteplici, avendo l’accortezza di affiancare, e non inserire all’interno delle unità spaziali principali, i moduli di servizio ed impiantistici per non comprometterne la flessibilità. RENZO PIANO Nato a Genova, il 14 settembre 1937, dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Classica frequenta la facoltà di Architettura prima a Firenze poi Milano ove ancora studente comincia a frequentare lo studio di Franco Albiani considerato da Renzo Piano il proprio mentore italiano. Prima di laurearsi si reca anche a Parigi dove frequenta presso la Conservatoire National des Arts et Métiers le lezioni di Jean Prouvè che poi Renzo Piano ritroverà come presidente della commissione giudicatrice per il progetto del Centre Geoges Pompidou. Si laurea nel 1964 al Politecnico di Milano, diventa allievo di Marco Zanuso. Grazie al padre, costruttore edile, ha subito la possibilità di conoscere la vita di cantiere e di esercitare la professione, nonché di instaurare le prime relazioni con i clienti. Dopo essere stato alcuni anni presso lo studio di Franco Albiani tra il 1965/1970 viaggia tra gli Stati Uniti i e l'Inghilterra per completare la sua formazione. A Londra insegna per due anni presso l'Architectural Association School of Architecture dove conosce Richard Rogers. Più tardi, Piano contesterà l'utilizzo del termine high-tech in riferimento alla sua architettura, facendo notare come anche il Centre Pompidou abbia, a ben guardare, un'architettura molto legata all'artigianalità, in cui ogni componente è stato disegnato e realizzato su misura. La scelta di quel tipo di struttura non era dettata dall'esigenza di esaltare la tecnologia ma da «[..] una volontà di ribellione al confinamento della cultura in luoghi specialistici, e un tentativo di farne una fabbrica, un'officina» il Centro è un’opera oggettivamente quasi perfetta in quanto risponde perfettamente a quello che era lo scopo della sua realizzazione, cioè la creazione di una struttura adeguata ad ogni sorta di manifestazione culturale. Un grande monumento che rappresentasse l’architettura della II metà del XX secolo, che in quel momento era stata poco rilevante. La pianta si ripete per cinque piani in elevazione, grande flessibilità che si traduce in uno spazio interno neutro, in questo caso un rettangolo 50x70, disponibile a tutte le possibili articolazioni interne grazie allo spostamento lungo il perimetro delle strutture e degli impianti. L’edificio si presenta come un grande parallelepipedo sostenuto da una struttura in acciaio con pareti in vetro. La sua caratteristica principale è la collocazione all’esterno degli elementi strutturali e delle parti impiantistiche come scale, ascensori, impianti di ventilazione e di riscaldamento, condutture dell’acqua e del gas. Ciascuno di questi elementi è identificato con un colore: con il blu l’impianto di climatizzazione con il giallo quello elettrico con il verde quello idrico con il rosso quello destinato alla circolazione. In tal modo, all’interno sono presenti solo grandi aree libere destinate alle esposizioni, che si possono allestire senza impedimenti di alcun genere. Il centro progettato e costruito nel 1915 da Giacomo Mattè-Trucco, il Lingotto fu in passato sede dello stabilimento di produzione della FIAT. Situato nel quartiere di Nizza Millefonti a Torino, l’impianto produsse decine di modelli di auto tra cui la Topolino, la Balilla, la Torpedo, la 1100R Fiat e la più recente Lancia Delta. Nel 1982 la produzione cessò a seguito del trasferimento dello stabilimento in altre strutture. Nello stesso anno, a seguito di una joint venture guidata da FIAT sforzi furono fatti per promuovere la ristrutturazione ed il recupero degli impianti, anche se nessuno dei 20 progetti presentati fu infine selezionato. Il progetto fu finalmente concesso all’architetto ligure Renzo Piano nel 1985, che trasformò il vecchio impianto di produzione in un vero e proprio prodotto di archeologia industriale. Lo stabilimento fu così suddiviso in settori funzionali: terziario residenziale, hotel, dando la precedenza all’uso culturale, e mentre l’esterno dell’edificio rimase invariato, gli interni furono notevolmente modificati per soddisfare i nuovi requisiti. IL LINGOTTO DI TORINO Il Lingotto è oggi senza dubbio considerato un vero e proprio fenomeno di riconversione, una ‘città nella città, in cui è possibile ascoltare concerti di musica classica, passeggiare tra gli stand di fiere internazionali, mangiare, bere, fare shopping o andare al cinema. Il Centro Fiera del Lingotto, in particolare, è composto da un ampio spazio espositivo che ospita eventi prestigiosi come la Fiera del Libro ed il Salone del Gusto. Ma la parte più esclusiva dell’edificio è riservata alla “Pinacoteca di Giovanni e Marella Agnelli”, una galleria d’arte, costruita in cima alla Torre Nord, che vanta 25 opere di grandi artisti come Picasso, Dalì, Matisse e Canaletto, di inestimabile valore e mai prima esposte al pubblico. Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli. lo stile architettonico rappresenta un'astronave di cristalli che riprende simbolicamente lo stile futurista della fabbrica originaria. Lo stadio San Nicola è il maggiore impianto sportivo della città di Bari e della regione Puglia. Progettato da Renzo Piano e soprannominato Astronave per via della sua caratteristica conformazione architettonica, è stato realizzato in occasione della 14° coppa del mondo di calcio. Sorge nella zona sud-ovest della città, nel territorio della IV circoscrizione Carbonara Santa Rita, in un'area di 533.000 MQ. LO STADIO DI SAN NICOLA Il profilo delle tribune e del manto di copertura è visibile anche da lontano dalla pianura di Apulia. Nella costruzione dello stadio, che può ospitare fino a 60.000 spettatori, i criteri di sicurezza sono stati tenuti in considerazione al pari di quelli estetici e funzionali. Il progetto, infatti, mirava anche a minimizzare l’eventuale in sorgere di tumulti tra tifosi. L’anello superiore è suddiviso in 26 settori, tra loro separati da ampi varchi che “aprono” la struttura verso l’esterno. Molte delle scelte progettuali più significative e delle problematiche strutturali più impegnative sono riconducibili proprio a questo tema dell’apertura dell’impianto sportivo verso l’ambiente esterno, che si propone come una originale alternativa alla tradizionale concezione degli stadi: ”catini” chiusi, crogioli di tifo. La bolla di Renzo Piano è una struttura a forma di sfera. La bolla è ubicata sul mare, direttamente a lato dell`Acquario di Genova ed ospita al suo interno un ambiente tropicale ricostruito, da cui ha preso il nome di "Biosfera". I sistemi di condizionamento della Bolla / Biosfera sono posizionati in un blocco posto sotto la struttura (e quindi in mare), all`interno un sistema di vele che si muovono in base allo spostamento del sole, permettono di evitare l`irradiazione diretta del sole. L'auditorium di Roma non è solo un grandioso complesso di edifici per la musica, ma un nuovo paesaggio dove architettura e natura danno forma ad un'idea sociale dell'arte. Un progetto ambizioso, forte e poetico. L’ auditorium di Roma è un complesso multifunzionale dedicato alla musica caratterizzato da tre “ scatole musicali “ che sembrano da lontano sospese sul verde del vasto parco che lo Circonda. Questo grande vuoto è stato assorbito da un parco di circa 30.000 metri quadrati piantumati con 400 alberi che collegano ora il quartiere Flaminio con il giardino di Villa Glori. L’ AUDITORIUM DI ROMA Le tre sale da concerto che compongono la città della musica aggettano da una zona basamentale sulla sottostante cavea che costituisce una quarta sala all’aperto con una capacità di 3000 posti. Piano ha usato per questo progetto i materiali della tradizione di Roma: travertino per coprire le gradinate della cavea, i foyer e le entrate; il mattone romano (25x12x4), fatto a mano, per ricoprire tutte le superfici verticali; piombo preossidato per i gusci delle tre sale. Ognuna delle tre grandi aule, concepite come veri e propri strumenti musicali, ha caratteristiche individuali ed è il frutto delle precedenti esperienze di Piano nel campo dell’acustica. Esse infatti sono sia architettonicamente che funzionalmente separate per facilitare il controllo del suono. Seguendo questo modello è stato realizzato il disegno delle due solette di copertura in cemento armato, indipendenti tra loro per motivi acustici e connesse da spinotti metallici. La struttura portante della copertura è costituita da travi principali composte da due o quattro archi in lamellare connessi da cerniera centrale e da una maglia reticolare mista acciaio-lamellare. Le travi poggiano su carrelli laterali e ad esse si agganciano, tramite connessioni metalliche, le travi secondarie rettilinee anch’esse in lamellare. Le fasi di costruzione della copertura, dopo il getto collaborante con lamiera grecata, hanno visto il fissaggio degli elementi di appoggio , la posa dell'orditura metallica principale staccata su cui si inserisce uno strato di isolamento e su cui poggia un piano di tavole di larice, la posa di una seconda membrana di protezione e infine la disposizione di guide per la messa in opera delle lastre di rivestimento in piombo. La tecnologia utilizzata per il rivestimento esterno in piombo, l’aggraffatura, è sostanzialmente tradizionale e realizzata accostando i lembi di due lastre che vengono sovrapposti due o quattro volte. Progettata dall'Architetto Renzo Piano, la costruzione dell'Aeroporto Internazionale di Kansai è stata un'enorme sfida. La struttura giace su un'isola artificiale nella baia di Osaka ed è stata concepita per accogliere il traffico di una delle tratte aeree più affollate del Giappone servendo al contempo le tre principali città della regione del Kansai: Osaka, Kobe e Kyoto. La principale innovazione offerta dal progetto risiede nella forma. Da una vista a sezione trasversale, il tetto è un arco imperfetto e ondeggiante formato da una serie di archi di differente formato. La forma è emersa dagli studi aerodinamici sulle correnti d'aria che attraversano la costruzione. Per la sua stessa forma, l'aeroporto di Kansai si adatta perfettamente all'ambiente circostante: l'acqua e le onde, l'aria e la brezza del mare, per non parlare della luce. La struttura è più fluida e leggera che in una costruzione sulla terra, benché ancor più resistente: l'aerostazione è come una straordinaria nave spaziale. L’ AEROPORTO DI OSAKA Nel 1987 è stata avviata la costruzione dell'isola artificiale su cui poggia l'aerostazione. Nel 1990, è stato completato un ponticello di tre-chilometri per collegare l'isola al continente alla Rinku-Città ad un costo di 1 miliardo di dollari statunitensi. Da allora, l'isola è affondata di 8 metri (molto più di quanto previsto) ed il progetto si è trasformato nel più costoso progetto di impianti civili nella storia moderna, dopo 20 anni di progettazione, 3 anni di costruzione e parecchi miliardi di dollari d'investimento. La costruzione del terminal dell'aeroporto è cominciata nel 1991. Per compensare l'abbassamento dell'isola, sono state progettate delle colonne registrabili per sostenere la costruzione terminale. Queste, hanno potuto estendersi tramite l'inserimento di spesse piastre di metallo alla loro base. L'aeroporto di Kansai è stato aperto nel 1994 e già nel 2001 è stato annoverato tra le dieci strutture considerate dall'American Society of Civil Engineers "monumento di ingegneria civile del millennio". AULA LITURGIGA DI PADRE PIO «1991-2004» Il progetto per l’Aula liturgica dedicata a Padre Pio a San Giovanni Rotondo – attualmente fra le più importanti mete di pellegrinaggio del Paese – appartiene alla stagione della maturità di Renzo Piano che ci restituisce un avvicinamento ai materiali di tradizione, ricercando e sperimentando le loro valenze tecnologiche ancora inespresse, unitamente ad una volontà di radicamento delle nuove architetture alle specificità dei luoghi in cui si insediano. L ’Aula liturgica costituita da una serie spettacolare di archi in pietra di dimensioni eccezionali (esempi unici al mondo), disposti in modo affatto convenzionale secondo una composizione radiale convergente verso un punto centrale in prossimità del quale è prevista la localizzazione dell’altare e del presbiterio. La struttura primaria è composta da una doppia teoria di archi con luci molto differenziate. La prima serie, a luci maggiori fino a 45 metri (con origine nel punto in cui è collocato l’altare) divergono fra loro spingendosi fino al perimetro esterno dello spazio dell’Aula; l’insieme di questi archi sorregge la copertura nella zona centrale. La seconda teoria di archi (con campate notevolmente inferiori) rimane attestata alla fascia esterna dell’invaso spaziale, proponendosi in sequenza alternata rispetto alle arcate principali; essa risulta funzionale all’aumento del numero degli appoggi al perimetro della copertura. Gli archi maggiori coprono una luce di 45 metri; al pari di quelli secondari sono realizzati attraverso la giustapposizione in sequenza di conci in pietra (sagomati con estrema precisione da macchine computerizzate) posti a formare grandi elementi, identificati nel protocollo di costruzione con il termine di maxiconci, ottenuti mediante assemblaggio di una serie di blocchi di minori dimensioni – denominati miniconci – in numero di 5 o 6 a seconda dei casi. Il disegno complessivo è caratterizzato dall’ingrossarsi della materia nelle zone terminali, in modo da ottenere una sagomatura più articolata in corrispondenza dei piani di giunzione fra i vari componenti di base dell’arco. Con questa soluzione vengono instaurate misure intermedie all’interno delle proporzioni complessive degli archi portanti. Un’attenzione costante per la definizione strutturale degli archi ha riguardato, sin dall’avvio del progetto, più che la specifica resistenza meccanica ai carichi di esercizio, il loro equilibrio e stabilità in funzione della eventuale variazione della distribuzione dei carichi esterni a cui è soggetta potenzialmente la struttura (in particolare dei carichi sismici, visto che San Giovanni Rotondo rientra nell’ambito di un territorio a rischio assoggettata ai requisiti di sicurezza della normativa). Si giustifica in tal senso la ricerca di un sistema strutturale innovativo, concretizzatosi nella messa a punto di un procedimento costruttivo composito con armatura interna degli archi di pietra, effettuata a mezzo di cavi di acciaio tesi alle estremità; tale soluzione individua un dispositivo del tutto originale, non ancora regolamentato dalle normative né italiane, né europee. Casa Smith( Darien, Connecticut | USA, 1965-1967) Nel ’65 arrivano i clienti Smith, che avanzano la richiesta di una casa per vacanze da realizzare a Darien, nel Connecticut. Hanno un terreno prospiciente al mare di Long Island Sound con un progetto edilizio, assai costoso, che però non li convince. Meier guarda i disegni, lo sviluppo tentacolare della disposizione delle stanze che avrebbe comportato un costo notevole per livellare il terreno, caratterizzato da tratti scogliosi e aspri, e decide che l’unico modo per costruire in un luogo simile è in verticale, riducendo al minimo la superficie di terreno occupata. Casa Smith( Darien, Connecticut | USA, 1965-1967) Casa Smith( Darien, Connecticut | USA, 1965-1967) L’edificio, un compatto parallelepipedo rivestito di legno, è svuotato da ampie vetrate sui due lati prospicienti il mare, diventando addirittura spettacolare nel salone a doppia altezza Il successo spinge l’architetto a nuovi interventi di progettazione di case unifamiliari nelle quali l’impianto si fa più articolato, rompendo l’unità e la compattezza di casa Smith Questa parte dell’edificio è disposta su doppio volume, è dotata dell’immancabile camino e di grandi aperture sul panoramico laghetto. Sulla corte si ha la visione della doppia rampa vetrata, che costituisce il collegamento principale interno tra i piani. Un lucernario al terzo piano fa entrare una colonna di luce naturale. La vecchia teca di Vittorio Ballio Morpurgo nel 2000 La costruzione del celebre monumento risale agli anni tra il 13 e il 9 a.C. in Campo Marzio lungo la via Flaminia per celebrare le vittorie dell'imperatore Augusto in Spagna e nella Gallia, con la funzione propagandistica di tramandare le mitiche origini di Roma e le glorie augustee che hanno donato all'impero la possibilità di vivere tempi tanto felici da essere denominati seculum aureum. Con la fine dell’impero romano l’Ara Pacis rimase sotterrata dalle inondazioni del Tevere e, col tempo, distrutta ed in parte dispersa. MUSEO ARA PACIS ROMA La nuova teca di Vittorio Meier in costruzione Nel 1995 l'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli affida direttamente a Richard Meier il compito di realizzare un museo destinato all’Ara Pacis, uno dei monumenti simbolo della Roma antica. MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA Barcellona Spagna, 1987-1995 Riqualificazione del centro urbano del quartiere, El Raval, noto per il suo storico degrado con la realizzazione del museo di arte contemporaneo. Il progetto di Meier si sviluppa su un’area di 1500x600 metri circa, collocata in un tessuto storico preesistente, già edificio monastico. Il MACBA a Barcellona Museo di Arte Contemporanea di Barcellona (1987- 1995) Tutto ruota intorno ad un grande elemento centrale a pianta circolare che si erge imponente, creando uno spazio da cui poi si articolano i vari ambienti del museo. Per i materiali esterni sono stati utilizzati rivestimenti in alluminio laccato, stucco, granito nero e pavè; all’interno sono presenti intonaco, granito nero, marmo nero e diverse tipologie di legni. CHIESA DI DIO PADRE MISERICORDIOSO (Roma | Italia, 1996-2003) Il complesso è costituito da due parti diverse nella funzione e nella simbologia: la chiesa, di 750 mq, e un centro sociale, di 1330 mq. Quest’ultima parte ha forme rettangolari e rettilinee; l’altra, quella propriamente sacra, al contrario è costituita da tre alte vele murarie: ”Le vele bianche ci condurranno verso un nuovo mondo”, ha affermato Meier. L’elemento distintivo della chiesa sono proprio le imponenti tre vele di grandezza crescente, di 12 tonnellate ciascuna, che danno alla struttura un fluttuante senso di movimento. (la vela maggiore è fuori piombo di oltre 12 metri), è stata “inventata” una macchina alta 38 metri ed è stata messa a punto dalla ditta ‘Italcementi’ una particolare forma di cemento al biossido di titanio che, oltre ad avere un’altissima resistenza, sotto l’effetto della luce si autopulisce eliminando i depositi organici All’interno le forme e lo spazio si fanno espressione di spiritualità attraverso la luce che proviene dall’alto, la trasparenza del vetro, il candore dei marmi, gli interni disadorni. Le dinamiche volumetriche sfruttano il rapporto trasparente/opaco: il cemento delle vele si alterna alla leggerezza e alla trasparenza del vetro, creando un suggestivo gioco luminoso, che varia a seconda del tempo e delle stagioni.
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