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David Hume: L'Empirismo e la Scetticismo sulla Conoscenza e la Realtà, Appunti di Filosofia

ScetticismoRealitàFilosofia dell'esperienzaEmpirismoConoscenza

David Hume, filosofo scozzese del XVIII secolo, mette in dubbio la validità della conoscenza basata sull'esperienza. Egli considera la mente umana come una serie di percezioni e nega l'esistenza di una realtà esterna. Le idee complesse sono il risultato della facoltà immaginativa e delle relazioni tra le idee. Hume analizza il principio di casualità e afferma che le proposizioni basate sul principio di non-contraddizione sono fondate sulle relazioni tra idee, mentre quelle basate sul rapporto causa-effetto derivano dall'esperienza. La credenza in un mondo esterno e in un "io" stabile sono frutto dell'abitudine, ma per Hume la certezza si limita alle percezioni. Il suo progetto si estende anche alla morale, alla religione, all'estetica e alla politica.

Cosa imparerai

  • Come Hume giustifica la credenza in un mondo esterno e in un ‘io’ unitario e stabile?
  • Come Hume descrive le idee complesse e il loro rapporto con le impressioni?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 27/08/2021

Chiolmi
Chiolmi 🇮🇹

4.7

(10)

54 documenti

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Scarica David Hume: L'Empirismo e la Scetticismo sulla Conoscenza e la Realtà e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! HUME Se Locke, restringendo il sapere umano entro i limiti dell'esperienza, non aveva inteso diminuirne il valore, David Hume conduce invece l'empirismo a un esito scettico, giungendo ad affermare che l'esperienza non è in grado di fondare la validità della conoscenza. Convinto del fatto che non si possa accertare l'esistenza di alcuna sostanza esterna alla mente umana, e che quest'ultima non possa essere considerata se non un “fascia di percezioni”, Hume scuote dalle fondamenta non solo l'idea di un mondo materiale conoscibile ed effettivamente esistente, ma anche la nozione dell’ “io” quale realtà autonoma, semplice e stabile, costringendo i pensatori successivi a una radicale revisione della filosofia tradizionale. L'analisi dei contenuti della mente umana Nell'intento di costruire una scienza della natura umana su base sperimentale, il filosofo David Hume (1711-1776) finisce per condurre l'empirismo a un esito scettico. La sua analisi della conoscenza muove, come quella di Locke, dai CONTENUTI DELLA MENTE, che egli chiama PERCEZIONI e che suddivide in impressioni e idee, a seconda del grado di forza e vivacità che le caratterizza: * Le impressioni sono sia le sensazioni sia le emozioni, percepire nella loro immediatezza e Le idee sono il ricordo sbiadito delle impressioni. Ogni idea deriva da un'impressione avuta in precedenza Diversamente da Locke (il quale al di là delle idee aveva ammesso la realtà dell'io, di Dio e delle cose esterne) e diversamente da Berkeley (che aveva ammesso la realtà immateriale degli spiriti finiti e di Dio), Hume risolve totalmente la realtà nella molteplicità delle idee attuali, cioè delle impressioni e delle loro copie. Non ci sono altri tipi di idee. In primo luogo, Hume nega l'esistenza di idee astratte: quelle che erroneamente sono considerate tali sono soltanto nomi generali, che si riferiscono a insiemi di idee particolari tra loro simili e associate in forza all'abitudine. In secondo luogo, Hume considera le idee complesse, in particolare quelle di spazio, tempo, causa-effetto e sostanza. Esse costituiscono il prodotto della facoltà dell'immaginazione, che stabilisce liberamente una serie di relazioni tra le idee. Nonostante la sua libertà, l'immaginazione non cade in fantasticherie, poiché è disciplinata da una dolce forza, simile alla forza di gravità per la realtà naturale: è il PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE, che segue i tra criteri fondamentali (1) della somiglianza, (2) della contiguità spazio-temporale e (3) della casualità. Le idee complesse così prodotte (in particolare quelle di spazio, tempo, causa-effetto e sostanza) non hanno per Hume alcuna oggettività, poiché a esse non corrisponde alcuna impressione. L'analisi del principio di casualità Mentre le proposizioni che riguardano “relazioni tra idee” sono fondate sul PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE e hanno in se stesse la loro validità, in quanto il loro contrario è impensabile e quindi impossibile, le proposizioni che riguardano “materie di fatto” scaturiscono dall'esperienza e sono fondate sul rapporto di causa-effetto, che Hume analizza in più passaggi. Innanzitutto, egli mostra il carattere empirico del legame causale, ossia l'impossibilità di dedurre a priori da un certo oggetto i suoi effetti ple sue cause. Quindi osserva che un tal legame (in quanto relazione considerata necessaria) non si può neppure indurre a posteriori dall'esperienza passata. Risultando priva di necessità oggettiva, la relaziona causale dovrà dunque rispondere a un'aspettativa soggettiva, la quale a sua volta si fonda sull'abitudine e sulla credenza nell'uniformità del corso della natura: essendo abituati a vedere che cause simili producono effetti simili, gli esseri umani sono indotti a ritenere che ciò debba avvenire sempre. L'analisi delle credenze umane Hume definisce la “credenza” come una predisposizione istintiva della natura umana a riconoscere la realtà o la necessità di qualcosa e individua due credenze tipiche fondamentali: quella nell'esistenza di un mondo esterno e quella nell'esistenza di un “IO” unitario e stabile. La credenza nel mondo esterno è anch'essa frutto dell'abitudine: dalla percezione di certe impressioni sempre unite tra loro, si è indotti a immaginare che queste corrispondano a cose dotate di un'esistenza continua; questa ipotesi è avvalorata dalla pseudo-filosofia, che distingue le percezioni (soggettive) da presunte “sostanze materiali” esistenti esternamente al soggetto. Ma per Hume la sola realtà di cui possiamo essere certi è costituita proprio dalle percezioni e non si può affermare l'esistenza di alcuna realtà esterna ad essa. Lo stesso vale per la credenza dell'io come “sostanza spirituale” stabile e unitaria: in realtà non abbiamo impressioni del nostro io, ma solo dei nostri successivi stati d'animo, che compaiono in noi come in un teatro. L'io non è invece nulla più che il fascio delle nostre percezioni. L'analisi della dimensione pratica dell’uomo Il progetto elaborato da Hume di una scienza della natura umana si estende, oltre che all'ambito gnoseologico, anche a quello pratico, prendendo in considerazione la morale, la religione, l'estetica e la politica.
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