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I Classici: Parsons e lo struttural-funzionalismo, Dispense di Storia Del Pensiero Sociologico

– Le origini della teoria struttural-funzionalista – Talcott Parsons e la teoria generale dell’azione – I sistemi d’azione – Gli imperativi funzionali – Robert Merton e il concetto di funzione – La critica al funzionalismo – Funzioni manifeste e funzioni latenti

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 07/12/2018

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Scarica I Classici: Parsons e lo struttural-funzionalismo e più Dispense in PDF di Storia Del Pensiero Sociologico solo su Docsity! MODULO 2 LEZIONE 7 - I CLASSICI: PARSONS E LO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO Le origini dello struttural-funzionalismo MALINOWSKI Il concetto di funzione non è riferito originariamente a Parsons nonostante ne faccia un utilizzo consistente tanto da costruirsi sopra una teoria funzionalista. Il funzionalismo fu fondato dall’antropologo Malinowski (1884-1942), il quale propone l’analisi funzionale nell’interpretazione delle situazioni sociali, attraverso l’intuizione più che attraverso l’osservazione scientifica. Ogni teoria scientifica, deve iniziare da osservazioni, deve essere induttiva e verificabile dall’esperienza. L’analisi funzionale ha il compito di portare sul piano scientifico lo studio delle culture diverse da quelle cui appartiene l’antropologo sociale. La cultura deve essere interessa come mezzo per raggiungere un fine, cioè funzionalmente. L’analisi funzionale deve chiedersi quale funzione tale fenomeno adempie nell’ambito di questa cultura. La cultura, secondo il funzionalismo Malinowskiano ha sempre una qualche funzione vitale, intendendo con funzione vitale il contributo che ogni singolo tratto di cultura offre al mantenimento dell’intera cultura, e cioè all’integrazione. Malinowski definisce il concetto di funzione come: “Il soddisfacimento di un bisogno tramite un’attività in cui gli esseri umani cooperano, usano prodotti e consumano beni”. I bisogni sono organizzati gerarchicamente e corrispondono a due imperativi: - Biologici primari (mangiare, dormire, tetto sulla testa…) - Strumentali e integrativi (più complessi, frutto dell’interazione con gli altri individui) NUCLEO CENTRALE DELLA TEORIA FUNZIONALISTA è IL PROBLEMA DELL’INTEGRAZIONE. IL METODO DEL FUNZIONALISMO CONSISTE NELLO SPIEGARE QUALSIASI ISTITUZIONE SOCIALE PARTICOLARE ATTRAVERSO IL RUOLO CHE ESSA SVOLGE NEL MANTENIMENTO DELLA SOCIETA’ PIU’ AMPIA. ALFRED RADCLIFFE-BROUWN (1881-1955), anch’esso antropologo, definisce il concetto di funzione come: “il contributo di un’attività parziale all’attività totale di cui è parte”. Quindi sposta l’attenzione dal soddisfacimento dei bisogni (primari o secondari) all’idea che la funzione sia parte di un tutto e che la funzione sia lo strumento attraverso cui una parte di un tutto si adegua all’insieme di cui è parte. Nello specificare il concetto di funzione, Brown sottolinea che il rapporto tra natura e cultura non è causale, ma è una relazione circolare di interdipendenza tra fattori naturali e fattori culturali. Cioè, secondo Radcliffe Brown, il rapporto che si crea tra funzione culturale e quella naturale ha un elemento di interdipendenza: ciò che viene realizzato e costruito culturalmente, è influenzato dagli elementi naturali che contribuiscono alla sua formazione. Egli si rifà esplicitamente a Durkheim, secondo il quale “la funzione di un’istituzione sociale consiste nella corrispondenza tra tale istituzione e le esigenze dell’organismo sociale”. Brouwn propone di sostituire il termine “esigenze” con l’espressione “condizioni necessarie per l’esistenza”. Problema dell’integrazione e non del conflitto: E’ interessante perché Parsons ispirandosi all’ Antropologia culturale e a questa interpretazione, si colloca all’interno di un dibattito sociologico in cui prevale una visione dello studio dell’integrazione piuttosto che lo studio del conflitto. Il problema che quindi la teoria strutturale funzionalista si pone è un problema legato all’integrazione delle diverse componenti della società all’interno della stessa, piuttosto che allo studio della conflittualità della relazione sociale. Il problema dell’integrazione è di natura Durkheimiana Questa caratteristica la ritroveremo in Parsons, che è maggiormente interessato a porsi il problema dell’integrazione che ai conflitti. Un altro elemento importante è il contesto all’interno del quale Parsons costruisce la sua teoria. Il ventesimo secolo per la sociologia ha come teatro gli Stati Uniti. TALCOTT PARSONS (1902-1979) —> è l’esponente più noto dello struttural-funzionalismo; il fondamento della sua sociologia è l’idea dell’integrazione, intesa in termini culturali e normativi. Data la vastità e l’importanza della sua produzione, si divide il suo lavoro in tre periodi: 1. Teoria volontaristica dell’azione sociale —> che getterà le basi su cui verrà costruita la sua teoria più importante, quella dell’azione del sistema sociale 2. Teoria generale dell’azione e del sistema sociale, gli imperativi funzionali e le variabili dei modelli 3. Applicazione dello schema teorico a diversi ambiti delle scienze sociali Parsons, sostenendo che nessun fenomeno sociale specifico può essere utilizzato al di là di un sistema di riferimento paradigmatico, mira ad una formulazione generale del modo in cui funzionano tutti i sistemi sociali. L’analisi dei fenomeni sociali particolari non può prescindere da un paradigma concettuale di riferimento. Il sistema sociale è come un organismo all’interno del quale vi sono diverse componenti, ognuna delle quali contribuisce all’equilibrio e al buon funzionamento del sistema. • “LA STRUTTURA DELL’AZIONE SOCIALE” (1937) In quest’opera, Parsons si oppone alla concezione positivistica dell’azione ( seondo la quale è intesa in termini di reazione ad uno stimolo esterno), e mette in evidenza gli aspetti volontaristici dell’azione stessa. L’azione sociale è composta da diversi elementi: – Il soggetto o attore sociale (chi compie l’azione) – la finalità dell’azione (perché viene compiuta questa azione) – la situazione (all’’interno del quale viene svolta) – l’ordine simbolico (a cui questa azione si riferisce) Questi elementi definiscono il sistema dell’azione secondo Parsons. In ogni situazione vi sono degli elementi non trasformabili ( condizioni ) ed elementi trasformabili ( mezzi ). Per scegliere i mezzi più idonei, ci si deve adeguare e attenere a determinate norme, da considerare indispensabili all’azione in quanto conferiscono concretezza alla finalità dell’azione. L’azione è sociale solo quando fini e norme sono riconoscibili in un contesto di interazioni che non consentono di essere considerati (fini e norme) indipendente dalla situazione sociale. Dato che la società si ha, secondo Parsons, solo in presenza di fini e norme comuni, è evidente l’importanza del problema dell’integrazione. • “IL SISTEMA SOCIALE” (1951) In quest’opera, il problema dell’integrazione diventa centrale e si introduce il concetto di Sistema. Parsons mutua il concetto di sistema da Pareto (sociologo italiano), così riassunto: un sistema si costituisce quando vengono a stabilirsi relazioni privilegiate di interdipendenza tra più elementi. Quindi un sistema si costituisce quando vi sono elementi in interdipendenza tra di loro, interdipendenza che si esplicita attraverso relazioni privilegiate. Secondo Parsons, mutuando il concetto da Pareto, il sistema può essere analizzato a partire da: - esterno/interno (rapporto tra elementi esterni/interni) - scopi/mezzi (rapporto che si crea all’interno del sistema, che deve essere in equilibrio, nella relazione tra scopi e obiettivi che si punta a raggiungere e i mezzi per realizzare l’obiettivo). Affinchè un sistema sia in equilibrio bisogna, secondo Parsons, che siano soddisfatti alcuni elementi essenziali. Esiste una stretta relazione ( integrazione ) tra l’azione individuale e le caratteristiche del sistema sociale (AGIL) Gli imperativi funzionali essenziali ad ogni sistema di azione (schema AGIL) sono: - A (adattamento) – relativo al rapporto tra sistema e ambiente esterno materiale (adattamento che il sistema stesso riesce ad avere con il mondo esterno). - G (raggiungimento degli scopi)– si riferisce allo scopo del sistema, che esso cerca di raggiungere in relazione al suo ambiente. (l’indirizzo che il sistema si deve dare per raggiungere gli scopi che si è posto) - I (integrazione) – relativo all’equilibrio del sistema. (questo quadrante si riferisce alla capacità del sistema di integrare e tenere unite tutte le sue diverse parti, affinché si mantenga in equilibrio) L ( latenza )– significa che ogni sistema ha necessità di avere un certo modello di base, rispetto alla società. In questo quadrante sono raccolte tutte le istituzioni considerate come produttrici del modello culturale di base, inculcato negli individui (famiglia-educazione-religione) A e G sono sottosistemi esterni al sistema in quanto hanno a che far con le relazioni esterne entro la società. A = mezzo ; G= fine ( raggiungimento scopi) I ed L sono sottosistemi interni al sistema in quanto hanno a che fare con le relazioni interne entro la società. L= mezzi; I = fine Il sistema sociale per Parsons non può prescindere da alcuni elementi fondamentali per la sua costituzione, sopravvivenza ed evoluzione. Questi concetti sono quelli di VALORE, NORMA, RUOLO I valori • Orientamenti dai quali discendono i fini dell’azione • indicano un dover essere che va al di là dell’essere stesso • sono fatti propri agli individui e ai gruppi, che orientano il loro agire in base ad essi • sono scelti in base a processi più o meno consapevoli da parte di individui e gruppi I sistemi di valori • Se integrati e coerenti, tengono insieme la società • Se i sistemi di valori entrano in conflitto, entrano in conflitto anche i gruppi che ne sono portatori • Meno sono i valori condivisi dalle parti in causa, più aspro sarà lo scontro Diventa quindi necessario definire delle norme Le Norme • Sono i Vincoli che vietano o consentono determinati comportamenti. • sono intese come obbligazioni sociali. • Il sistema della personalità (il sottoinsieme che fa riferimento al secondo imperativo funzionale) è quello che giudica le nostre azioni quando si vìola una norma sociale, ed è spesso più efficace di una sanzione esterna. • Interiorizzazione delle norme attraverso la socializzazione. (il modo in cui i nuovi individui diventano a far parte) • I valori sono quindi ciò che orienta i comportamenti degli individui e dei gruppi nell’ambito consentito dalle norme. la personalità dell’individuo, può sorgere solo in un contesto di relazioni sociali, dove vi siano segni e simboli comuni, cioè in un contesto culturale. Il sistema sociale è definito in termini di interazione, ma è un’interazione che avviene non tra singole personalità, bensì da tra soggetti agenti in termini di status ( posizioni sociali dell’attore) e di ruoli ( attività dell’attore collegata alla sua posizione sociale). Lo status = definisce la posizione occupata dal soggetto all’interno di un sistema, indipendentemente dalla personalità; il ruolo si riferisce a ciò che il soggetto compie nella sue relazioni con gli altri, ed è proprio di un determinato status. ROBERT MERTON (1910-2003) sociologo americano Mentre Parsons si dedica alla costruzione di una “grande teoria” di carattere generale e storico fondato sull’analisi funzionale, in America nasce un orientamento funzionalista che diverge da quello Parsonsiano. Il principale esponente è Robert Merton. Secondo Merton la ricerca empirica va organizzata in modo che se e quando vengono scoperte uniformità empiriche, esse abbiano conseguenze sul sistema teorico. Con questa presa di poisizione, Merton critica implicitamente il funzionalismo di Parson: non ne rifiuta la chiave interpretativa, ma i postulati ( affermazioni poste al di là della verifica empirica). Merton, nella sua critica costruttiva al funzionalismo, individua tre postulati:
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