Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

I Dolori Del Giovane Werther, Appunti di Letteratura Tedesca

Appunti presi a lezione (2018-2019). Analisi del romanzo epistolare in questione e alcuni rimandi agli aspetti più significativi dell'epoca oltre che al saggio "Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes.

Tipologia: Appunti

2019/2020
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 07/01/2020

teresa-fusco-1
teresa-fusco-1 🇮🇹

4.8

(25)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I Dolori Del Giovane Werther e più Appunti in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! I Dolori del Giovane Werther - Die Leiden des jungen Werther Johann Wolfgang Goethe. Pubblicato per la prima volta nel 1774, scatenando uno strabiliante clamore tra il pubblico, I dolori del giovane Werther divenne ben presto un oggetto di culto che non solo produsse un’infinità di imitazioni in campo letterario, ma diede anche origine tra i giovani a una nuova moda nel costume e nei comportamenti. L’opera ha segnato la storia della letteratura e della cultura tedesca del 1700 e non solo. Nonostante certi passaggi a volte un po’ troppo datati e lontani, per gran parte il testo si presenta, anche nella struttura, un testo moderno, vicino ai giorni nostri e molto diretto. La prima voce nel testo è quella dell’“editore”, secondo la finzione letteraria molto comune all’epoca del ‘manoscritto ritrovato’, in questo caso lettere, che l’autore finge di aver trovato, trascritto e redatto. È un modo tradizionale di creare una certa distanza tra l’autore e la materia, di evitare una troppo stretta immedesimazione, tentativo che nel caso del Werther ha una sua logica. Il Werther ha avuto una ricezione complessa. Il romanzo fu preso come manifesto per una generazione di giovani che lessero nel Werther ciò che volevano dire, un codice una forma discorsiva nel quale si riconoscevano, si capivano. Ma quest’identificazione in alcuni casi poteva essere drammatica, in molti hanno criticato negativamente il Werther perché il numero di suicidi tra i giovani nelle stesse modalità di Werther aumentò, il libro stesso si basa su un vero suicidio: Carl Wilhelm Jerusalem, un giovane intellettuale figlio di un alto dignitario della chiesa luterana, che appena due anni prima della pubblicazione del romanzo si suicidò creando grande scalpore tra i contemporanei. Fondamentalmente, però, la drammaticità del Werther non sta nell’atto del suicidio, ma nel suo nichilismo, il Werther smonta tutto un orizzonte di fiducia, un sasso gettato su tutto un impianto fideistico, fede, fiducia, è quasi una prima indagine sulla depressione che nel 1774 rappresentava sicuramente una novità, può essere considerato un’opera d’avanguardia, in un paese arretrato come la Germania dell’epoca, che ha posto le basi per la nascita di un’opera del genere, una diagnosi della modernità, uno sguardo sul futuro. Il dialogo con il lettore è molto stretto, un altro elemento molto moderno è il lessico, un linguaggio di intonazione rispetto all’Emilia Galotti ma anche nei confronti dei Masnadieri, il discorso qui diventa più diretto. Libro I 4 maggio 1771 Il romanzo è scritto in forma epistolare, per cui ogni lettera è datata, è uno scambio epistolare monodirezionale, quelle che compaiono nel romanzo sono solo le lettere che scrive Werther al suo amico Wilhelm, le risposte non compaiono ma dalle parole di Werther spesso viene fuori anche il pensiero dell’amico su determinate questioni, indirettamente. Anche Werther come Karl Moore si è allontanato dal paese d’origine, e la partenza l’ha reso felice. Una delle prime affermazione de “I dolori del giovane Werther” rimanda alla felicità, eppure già si può avvertire una sensazione di angoscia. “Non pareva forse, che il destino avesse scelto apposta tutte le mie relazioni, per angosciare un cuore come il mio?” In tedesco ängstigen da Angst (paura, timore) nel suo destino c’è qualcosa lo rende angoscioso, l’amore. Dalla prima lettera si può avvertire il senso di colpa che prova Werther. Il giovane si sente felice per il suo allontanamento, perché quella in cui si trovava era una situazione scomoda per lui, un pasticcio amoroso: aveva iniziato un affare frivolo con la sorella di una certa Leonore, un rapporto superficiale, di divertimento, ma mentre ciò avveniva Leonore si stava innamorando di lui. L’edonismo e la frivolezza vengono subito collegati ad un senso di colpa, Werther si sente in colpa perché con il suo atteggiamento ha creato una rivalità tra due sorelle e ha fatto nascere una passione divorante nel cuore di Leonore (una passione che di lì a poco inizierà a provare anche lui ne confronti di Lotte). “Eppure ero innocente… era davvero colpa mia?... sono davvero innocente?” Si autoanalizza e si riconosce colpevole perché, in fondo, per un motivo puramente narcisistico ha goduto di questa passione di Leonore nei suoi confronti e se n’è inebriato. “Oh, cosa è mai il cuore dell’uomo che è sempre insoddisfatto di sé medesimo?” È già il tema dell’insoddisfazione che sarà centrale nel Faust. Nella versione originale tedesca viene reso diversamente: „O was ist der Mensch, daß er über sich klagen darf!“ (che cos’è un uomo che deve sempre lamentarsi di sé stesso, che deve sempre essere scontento di sé stesso). Werther si trova già in fase di autoanalisi e di correzione. Vuole riempire il suo presente, concentrandosi su questo e non sul passato, vorrebbe che il passato resti passato, ma già si può percepire che così non è; più tardi tornerà nel luogo della sua infanzia e avrà un attacco nostalgico paragonabile a quello di Karl Moore nei Masnadieri. Secondo Werther l’uomo proverebbe molto meno dolore se la smettesse di rimuginare sugli errori, sulle colpe e i mali passati. Tuttavia, l’uomo preferisce questo rimuginamento piuttosto che vivere un presente banale e indifferente. “voglio godere il presente, e sia passato il passato. Certo, tu hai ragione, mio caro, vi sarebbero molto meno dolori fra gli uomini se essi non impiegassero tanta fantasia- e Dio sa perché sono fatti così- per richiamare alla memoria i mali passati piuttosto che sopportare un presente banale e indifferente.” Questa frase è già un colpo terribile all’edificio costruito dall’illuminismo. Questa vita, benché donata da Dio, nel breve cerchio della sua storia, nel suo fine, lavoro, famiglia, fede, non basta. Questo presente non riempie e non si è più in pace, si cerca altro. Nasce allora l’immaginazione e il sentimento tipicamente romantico, che la felicità stia nell’altrove. Se il presente è banale, Werther ha provato a riempirlo con un rapporto frivolo, prendendosi addirittura narcisisticamente il piacere di quella passione che stava divorando Leonore. Tutto purché questo presente si increspi e da banale assumi spessore diventando qualcosa di drammatico ma appassionante, altrimenti si rischia di essere uccisi In tedesco: „-Mein Freund- Aber ich gehe darüber zugrunde, ich erliege unter der Gewalt der Herrlichkeit dieser Erscheinungen.“ Lett.: Ci vado a fondo. C’è un vero e proprio cupio dissolvi, un desiderio di dissolversi, di spegnersi e perdersi completamente, anche quasi un desiderio di morte che poi è anche quello che caratterizzerà il movimento decadente nel Novecento. Questo desiderio di perdersi ha un’accezione panica di perdersi nel tutto da Pan (tutto). Werther vuole in fondo proteggersi proprio con questo desiderio di perdersi che lo fa sentire a casa, è come se si riservasse questo lusso, ma ovviamente questo avrà delle conseguenze importanti, perché quando ci si perde completamente non c’è punto di ritorno. Werther è anche cosciente di questo ed è per questo che vede e costruisce in Lotte il mito della donna che lo può salvare da tutto questo. Anche Lotte viene costruita da Werther secondo lo stesso schema, anche lei va inserita nel discorso della totalità, Werther desidera Lotte e la considera il pezzo mancante con la quale lui avrebbe tutto. Con Lotte Werther non può avere un semplice rapporto di scambio, Lotte è l’ancora di salvezza totale, il porto ultimo sicuro dove una volta approdato è sicuro per sempre. Il rischio è sempre lo stesso se il tutto è il luogo di salvezza quello stesso luogo rischia di essere il luogo di perdizione allo stesso tempo. Quindi da una parte il mondo con la sua richiesta continua di compromesso, di calcolo, strategia, dialettica, economia della vita e dall’altra Werther, una persona che per la sua sensibilità e per il suo modo di essere non sopporta più tutto questo lavoro, questo commercio con il mondo e vuole solamente perdersi e contemplare, la contemplazione diventa poi uno strumento del perdersi. 12 maggio “Non so se vi siano in questo luogo spiriti folletti o se non sia la calda, celestiale fantasia del mio cuore che mi fa apparire così paradisiaco tutto quello ce trovo qui intorno”. CALDA ancora una volta siamo nell’ambito semantico del calore, della brace e del cuore. Werther ha un cuore caldo, una fantasia fervida che lo nutre e che rende un paradiso quello che sta vivendo. Una FONTANA lo lascia incantato come Melusina e le sue sorelle. Melusina è una figura della tradizione favolistica francese, in seguito a una maledizione Melusina è destinata a trasformarsi ogni sabato in serpente dalla vita in giù. LA FONTANA Compare in questa lettera per la prima volta la fontana. La fontana insieme con la fonte è uno dei grandi topoi della letteratura, die Quelle (sorgente), quellen (scorrere), der Brunnen (fontana). L’acqua è la fonte stessa della vita. La fontana, oltre a essere il luogo dove si prendeva l’acqua, era un luogo di socialità. Nei paesi di collina o montagna a valle, perché è lì che giunge l’acqua, c’è sempre una fontana che rappresenta un luogo sociale, uno dei pochi posti dove all’epoca ci si poteva intrattenere, tra chiacchiere varie, un altro era ad esempio la chiesa o il teatro, erano quei pochi momenti di vita sociale. Le ragazze erano generalmente quelle incaricate di prendere l’acqua, o per i nobili per cui lavoravano o per le loro stesse famiglie, e dove c’erano le ragazze, ci si potevano ‘appostare’ anche i ragazzi. Le scene alla fontana non sono presenti solo nei DDGW ma, in Goethe, anche nel Faust: Gretchen va alla fontana e si intrattiene tra chiacchiere e pettegolezzi con le ragazze di lì. Werther va alla fontana, come spesso fa con i luoghi che descrive, sacralizza anche la fontana, che come il giardino e successivamente anche l’osteria di Wahlheim, è un luogo chiuso, circoscritto, protetto. Nel sacralizzare i luoghi nelle descrizioni Werther utilizza una via diretta oppure come in questo caso fa riferimento alla letteratura, in questa prima parte il riferimento è all’Odissea, che è il libro che lo accompagna nelle sue passeggiate, in greco con testo a fronte in latino, nei suoi giri di tanto in tanto si ferma e ne legge una parte e lasciandosi trasportare dalla fantasia si ricollega al mondo greco. Nella seconda parte del libro, l’atmosfera si fa più cupa e dal mondo mediterraneo e solare di Omero, passerà a quello nordico e tetro dei canti di Ossian. Quella di prendere l’acqua alla fonte è un’occupazione “innocentissima e necessaria che una volta non disdegnavano le stesse figlie del re” Il riferimento è a Odisseo che arriva nel regno dei Feaci e incontra per la prima volta Nausica, la figlia del re, mentre con le sue ancelle era intenta a lavare i panni nel fiume, probabilmente uno degli episodi più erotici dell’Odissea, un momento di pace e di purezza interrotto dall’arrivo di Odisseo. PATRIARCHI (Altväter) I vecchi padri, uno dei punti chiave della letteratura e della cultura di questo periodo, proiezione fantastica di un mondo dove tutte le cose sono al loro posto, dove c’è un solido ordine sociale. Qui c’è anche la contraddizione tipicamente moderna del Werther, da un lato una forte nostalgia per un mondo passato, ordinato, armonioso e dall’altro un’insofferenza per le regole e per l’ordine del proprio mondo, e forse sta proprio qui la chiave, il malessere e l’insostenibilità per questo mondo ordinato da regole ritenute convenzionali, fanno nascere il bisogno di esprimersi liberamente, cosa che a differenza di un tempo non è più possibile fare. Questa sensazione di irrimediabilità, irraggiungibilità crea un malessere profondo che gli fa desiderare di perdersi completamente. “Oh, non deve essersi mai ristorato alla freschezza di una fonte dopo una marcia faticosa in una giornata estiva, chi non è capace di simili sentimenti.” „O der muß nie nach einer schweren Sommertagswanderung sich des Brunnes kühle gelabt haben, der das nicht mitempfinden kann.“ Mitempfinden sentire con, consentire, sentire con l’altro, insieme all’altro. Tutto il romanzo è costruito proprio su questo discorso di sentire con l’altro. Questi giovani intellettuali borghesi si sentivano un’isola all’interno di una società dove per loro non c’era posto, cercavano continuamente di riconoscersi in sentimenti comuni, di capirsi e insieme rappresentare l’alternativa alla società. Anche tu sei come me. Questo è quello che Werther vedrà in Lotte, lui crede che lei sia come lui. In questa fase della lettera Werther sta dicendo che chi non è in grado di ristorarsi alla fonte non è affatto come lui. Sich lauben ristorarsi, già all’epoca era molto arcaico come termine. Proviene dalla tradizione religiosa. La presenza di Cristo nell’anima è un liquido vitale che scorre come in una fonte e ristora. I pietisti crearono questa immagine della fluidità, dell’acqua, della pienezza vitale, il sangue che sorre nelle vene in presenza di Dio. Per converso l’anima arida, desertica e rinsecchita, priva di acqua e priva di Dio. Il lessico pietista, come abbiamo già visto, viene ripreso da Werther continuamente ma viene contemporaneamente anche secolarizzato, non è più Dio ma diventa la vita stessa. 13 maggio „Ich will nicht mehr geleitet, ermuntert, angefeuert sein, braust dieses Hertz doch genug aus sich selbst“ “Non voglio più essere guidato, stimolato, eccitato; questo mio cuore è già abbastanza inquieto.” Die Brause (la gassosa) brausen un altro termine associabile al campo semantico dell’acqua, il cuore che è diventato la fonte vera, non più Dio, il cuore come fonte vitale di sé stesso. Un elemento dirompente nei confronti della cornice speculativa dell’Illuminismo: non sono un tassello in un quadro ordinato, sono io il vero problema, il vero centro. Il cuore proprio perché non si trova in nessun ordine braust aus sich selbst  è effervescente per sé stesso, non ha bisogno di stimoli, ha una forza tutta sua. “Ho bisogno piuttosto delle nenie dell’infanzia e tante ne ho trovate nel mio Omero” Come mai questi giovani così rivoluzionari non fanno altro che parlare dei padri, dell’antichità, della letteratura classica e dell’infanzia? Questo cuore effervescente da sé è molto consapevole anche del pericolo che corre: essere in uno stato di perdizione. C’è la coscienza del fatto che non si riesce più a reggere e quindi il vagheggiamento di sistemi in cui ci si potrebbe ancorare e salvare, uno di questi è proprio l’antichità, il mondo dei padri, l’infanzia o anche l’amore come cornice che può salvare dalla troppa effervescenza. Werther vagheggia spesso nell’infanzia di cui si sente molto nostalgico. “È vero, io tratto il mio cuore come un bambino malato al quale tutto è permesso. Ma non dirlo in giro, molti non me lo perdonerebbero.” È vero questa cosa non gli viene perdonata, Lotte a un certo punto gli chiederà il perché è sempre così eccessivo, lei è attratta dall’essenza effervescente di lui ma a volte ne è spaventata. 15 maggio Die geringen Leute piccolo, minimo, geringen qui sta per semplice, la gente semplice del popolo. Qui comincia anche l’elemento sociale: Werther è molto vicino alla gente del popolo, ha difficoltà a relazionarsi tra l’aristocrazia in quanto borghese, ma anche tra i borghesi stessi perché troppo legati al lavoro, alla produzione, a quel mondo dal quale lui si è chiamato fuori, non è accettato o ben visto né dagli aristocratici né dai borghesi, deve quindi trovare un’alternativa, e poi la gente del popolo è genuina e autentica tanto più i bambini. A quei tempi non solo i matrimoni tra ceti diversi non avvenivano, ma anche il solo fatto che un signore, perché Werther era facilmente riconoscibile come tale, si intrattenesse a parlare con persone del popolo, era visto con un certo sospetto e con una certa paura anche. Questo perché i signori per lo più si tenevano a una certa distanza dal popolo, o con la loro arroganza si avvicinavano solo per burlarsi della gente semplice. Quindi, personaggi lasciati lì di sfuggita come il Conte Von M. che ha lasciato il giardino nel quale Werther si intrattiene volentieri. Poi c’è Lotte, c’è il pastore cristiano. Poi ci sono quelle più giovani di lui, come il garzone o il pazzo dei fiori, figure nelle quali egli stesso si rivede, dalle storie parallele alla sua, un po’ come Kosinky con Karl Moore. E un ampio panorama di personaggi femminili, dalla madre a Lotte, alla signorina von B. 22 maggio Werther inizia a fare delle considerazioni di tipo esistenzialista, iniziamo così a comprendere la sua visione della vita. Anche questa lettera è scritta nel tipico stile di Werther. Carica la premessa con ripetute secondarie introdotte da ‘wenn’, che spesso usa anche nelle descrizioni, crea un vero e proprio entusiasmo con le parole, una retorica sentimentale, si autoesalta e esplode fino a far seguitare un ulteriore eccesso di malinconia, che lo porta alla constatazione che si tratta comunque di un entusiasmo che va da sé, che si è creato lui stesso, un entusiasmo che lascia il soggetto in piena solitudine. Werther è alla fine solo con i suoi moti interiori ed è per questo che spera di trovare qualcuno che l’accolga, l’amore di una persona che identifica con Lotte. Wenn…, wenn…, wenn…, - (Gedankenstrich) da… Questa è una costruzione che usa spesso quando si esalta per entusiasmo, a volte anche negativamente con uso di critica, un’esaltazione negativa. Una struttura linguistica che corrisponde a strategie letterarie e culturali. È la scrittura dell’impotenza, Werther non riesce a cambiare nulla della propria vita, si esalta e poi resta solo con la sua forza interiore. Il suo è uno slancio che finisce nel vuoto. Quando cerchi un aggancio nella società, in quello che ti sta intorno devi necessariamente scendere a compromessi, ma Werther non sarà disposto a farlo, perché questo tipo di rete (potremmo dire il suo ruolo nella vita di Lotte), gli dà troppo poco, e non è abbastanza per la sua forza interiore, per cui, ancora una volta, è un’esaltazione che finisce nel vuoto senza appigli. Die Einschränkung  limitazione, die Schranke sbarra, qualcosa che delimita un confine, sich einschänken limitarsi. È un termine che si ritroverà spesso in più punti significativi del romanzo, e come sempre in Goethe c’è un doppio movimento, che Goethe chiama di sistole e diastole, i movimenti della pulsazione del cuore, o anche i movimenti di respirazione, l’ispirazione e l’espirazione, sono tutti movimenti che scandiscono i ritmi della vita, e così Goethe usa termini come: Die Einschränkung è il momento in cui ci si limita, ci si confina, ci si trova ingabbiati. Die Ausbreitung da breit (ampio) indica l’espansione, sich ausbreiten (diffondersi). Spesso Werther per sfuggire alla Einschränkung, da cui si sente costretto, ha bisogno di sich ausbreiten, l’occasione per liberarsi la trova spesso nella natura, luogo aperto, in cui si espande e vive completamente la sua libertà. La parola Einschränkung è già una diagnosi dei tempi, sta parlando dell’uomo, dell’umanità che tende ad ingabbiarsi. Spesso si trovano delle frasi di Werther che fanno riferimento a Dio, ma Werther non è un illuminista e in più punti come in questa lettera si può notare la completa distanza da essi. Le nostre attività sono svolte solo per soddisfare i nostri bisogni immediati, nessuna trascendenza, nessun valore etico-morale-religioso, nessun piano o scopo superiore, soddisfiamo i nostri bisogni solo per campare un altro po’. “e poi mi accorgo che, se ci dichiariamo soddisfatti su certi punti delle nostre speculazioni, lo facciamo solo per una trasognata rassegnazione, solo perché riusciamo a dipingere figure variopinte e panorami luminosi sulle pareti che ci tengono prigionieri” È una visione estremamente cupa, che ricorda in qualche modo il mito della caverna di Platone, ci facciamo degli idoli, delle idee, dipingiamo sulle pareti della nostra gabbia delle immagini e dei valori come l’amore, la famiglia, gli affetti, il lavoro, solo per renderci il soggiorno in questa gabbia un po’ più sopportabile. È una lettera abbastanza disperata, eppure ancora deve provare la sofferenza di un amore impossibile, ancora non ha conosciuto Lotte, questo perché Goethe ci mostra l’andamento dei dolori di Werther il loro evolversi fino ad arrivare al punto finale, e di questo percorso, in questa ispezione nella sofferenza di Werther, Lotte è solo una delle varie cause che vengono individuate. “Rientro in me stesso e trovo un mondo” Rientra in sé. La vita esterna gli sembra limitata, finta, fatta di immagini dipinte sulle pareti della gabbia, allora rientra in sé stesso e solo così si può liberare e trovare un mondo intero, fatto di desideri, di fantasia, di sogni, un mondo ricco, di una ricchezza interiore ma sempre in potenza. “E allora tutto si confonde ai miei occhi e guardo il mondo con un trasognato sorriso” Una volta rientrato in sé, una volta scoperto il mondo interiore, tornare alla realtà non è così semplice e per lui anzi è impossibile, per cui quando ritorna a questo mondo, Werther non si impegna più, e come se una parte di lui stesse sempre altrove, per cui, sì, lui vive la quotidianità, sta in mezzo alle persone, va alle feste e parla con la gente, ma una parte di lui resta in quella libertà interiore e allora non può fare altro se non vedere il mondo con un trasognato sorriso. Quella grande libertà, viene pagata con un prezzo altissimo. Nella poesia „Grenzen der Menschheit“ limiti dell’umano, Goethe parla proprio del problema di scendere a compromessi con il mondo e di accettare quelli che sono i limiti dell’umanità. “Che i bambini non sappiano quello che vogliono, su questo sono perfettamente d’accordo precettori e maestri dottissimi; ma che anche gli adulti brancolino alla cieca su questo pianeta, come i bambini, e come loro non sappiano da dove vengano né dove vadano e infine che neppure loro agiscano per motivi veri e reali, ma si lascino invece guidare solo da zuccherini, dolci e frustate: questo nessuno è disposto a crederlo e a me invece sembra una verità addirittura evidente.” Qui Werther smonta il discorso ufficiale dell’educazione, tutte le teorie illuministe hanno messo al centro l’aspetto pedagogico, l’illuminista teorizza il modo di educare l’uomo allo sviluppo della sua ragione. Werther scardina tutto presentando l’uomo come un essere incapace di distinguere un comportamento etico dall'altro, nonostante i progetti che dice di fare e i fini che dice di avere, l’uomo brancola nel buio della sua gabbia. È un messaggio duro e disperato. I bambini sono felici con poco, con le cose più semplici, come una zolletta di zucchero o dei biscotti. Uno degli aspetti più interessanti della letteratura è che spesso vengono fuori delle caratteristiche della cultura dell’epoca, come il fatto che mangiare una zolletta di zucchero fosse un lusso. Il bambino di accontenta di poco, semplici cose lo rendono felice, chi si accontenta del semplice è felice, è chi non lo fa che sente una mancanza con cui poi deve fare i conti. “…felice di essere un uomo. E allora, per quanto senta i suoi limiti, porta pur sempre nel cuore il dolce sentimento di essere libero e di poter abbandonare questo carcere quando lo voglia.” Qui si può già leggere una diagnosi di suicidio, l’uomo porta nel cuore la possibilità di decidere quando abbandonare questo carcere, lasciarsi andare alla libertà che è un dolce sentimento. 26 maggio “Tu conosci da tempo la mia abitudine di insediarmi in qualche posto, di costruire la mia capanna in un luogo ameno e di viverci nella più grande semplicità.” Capanna Hüttchen, la capanna piccola, luogo di raccoglimento e di pace lontano dal mondo, è un topos ricorrente della cultura sentimentale (Empfindsamkeit), di matrice pietistica. Semplicità Einschränkung, come in italiano con ‘limitazione’ si può intendere anche limitazione economica. Limitarsi nella spesa, qui però non si intende in senso monetario, ma nel senso di vivere con poco, con cose semplici, in questo caso l’accezione è positiva, non è l’Einschränkung negativa di cui si è parlato sopra. Così anche la Hüttchen è più piccola rispetto a un ricco palazzo, ma racchiude al suo interno un universo protettivo e semplice. La capanna a cui fa riferimento Werther in questa lettera è metaforicamente il suo mondo interiore, esce dal mondo e entra nella sua capanna. A Werther non basta essersi trovato una città piccola, ma all’interno della città si cerca sempre spazi più piccoli, l’isoletta fuori dall’isola. La sua “isoletta” è Wahlheim, che dista circa un’ora dalla città principale. “La sua posizione in cima alla collina è molto interessante e, se si esce per il sentiero che sale verso il villaggio, si scopre di colpo l’intera vallata.” Da questo punto Werther, quando getterà lo sguardo sulla vallata, vedrà la casa di Lotte. Ci sono granai e cortili, edifici semplici che rimandano al lavoro e alla vita contadina. Significativa anche la piazza di Wahlheim, un luogo sociale che è circoscritta da una Chiesa, e da due tigli (die Linde), alberi che ricorrono in molte poesie tedesche, dalle alte fronde, questi alberi fanno sì che la questa zona sia “eingeschenkt”, diventando così una grande Hutte, una grande capanna. Quindi ecco che ritorna l’immagine del luogo chiuso, dell’idillio, dove non si può fare altro se non contemplare e oziare. “Non ho mai trovato un luogo così intimo e così appartato; e lì mi faccio portare dall’osteria un tavolino e una sedia, bevo il caffè e leggo il mio Omero.” 30 maggio In questa lettera Werther resta sul tema della semplicità. Ha partecipato a un idillio che riguarda un garzone e ne racconta a Wilhelm la sua storia. “Gli chiesi come viveva” Werther è un esteta è interessato anche a sapere dettagli sulla vita semplice di questi personaggi. Il garzone si è innamorato di una vedova, che veniva da un matrimonio non felice che l’aveva fatta soffrire molto per amore, era disillusa. Come al solito Werther per raccontare la storia del giovane usa dei termini molto semplici, Amore, Fedeltà, Affetto, così come semplice è anche la sintassi. La storia del garzone è apparentemente una storia molto semplice ma Werther la racconta con enfasi, si sofferma, lo vive quasi come un dramma, l’approfondisce, addirittura l’angoscia, lo commuove. Con quest’anima semplice ma sensibile, infatti, Werther sente una sorta di consonanza. “Mai in vita mia ho visto una passione così violenta e un desiderio così imperioso unito a tanta purezza e posso dire anzi che in questa purezza non li avrei mai immaginati o sognati.” Il lessico di Werther si accende e diventa sempre più smodato tipico dello Sturm und Drang. Innerste Seele glüht  il mio animo più profondo si accende (ardere, essere infuocato). C’è una totale drammatizzazione di questa vicenda e lui si accende e spasima. Si esalta e si lascia trasportare dalla curiosità di conoscere questa donna di cui è innamorato il garzone, ma poi ci ripensa, forse è meglio non conoscerla, perché la vedrebbe con i suoi occhi e non con quelli del garzone che ne è innamorato. Ha paura che la realtà possa turbare l’ardore della sua fantasia e quindi preferisce che questa donna resti nel mito, nella sua fantasia. 16 giugno Nella lettera del 17 maggio a Wilhelm, Werther aveva accennato a Lotte, ma è quella del 16 giugno quella in cui Werther comincia realmente a parlare di lei, del loro primo incontro e delle circostanze in cui si è verificato. Dall’ultima lettera (30 maggio) è passato un po’ di tempo, il giovane spiega a Wilhelm che la ragione è dovuta a questa nuova conoscenza che gli sta “molto a cuore”. Charlotte S., Lotte, dalle parole di Werther è già un angelo. “Non sono in grado di dirti quanto è perfetta; insomma, domina tutti i miei sensi.” “Und doch bin ich nicht imstande, dir zu sagen, wie sie vollkommen ist; warum sie vollkommen ist; genung, sie hat allen meinen Sinn gefangengenommen.” Gefangengenommen  preso prigioniero. Una delle cose che Werther sottolinea sin da subito ma che riprenderà anche successivamente è la SEMPLICITÀ, Lotte non è una donna complessa o sofisticata, lei è genuina. A un certo punto nella lettera ci sono dei punti sospensivi, è un modo per lasciare intendere che Werther interrompe la scrittura della lettera facendo cadere anche la sua intenzione di non andare da Lotte quel giorno, spinto dalle emozioni, infatti, si decide ad andare da lei e lascia in sospeso la lettera che riprende solo più tardi. E già dalle prime righe si delinea un quadro molto chiaro nel quale Werther risulta sin da subito innamorato di questa ragazza. Werther incontra Lotte in occasione di un ballo. Il ballo rappresentava una delle poche occasioni sociali, soprattutto nel contesto fuori città. Nella lettera Werther ci fornisce anche tutta una serie di dettagli che riguardano l’abbigliamento, la musica, i balli eseguiti e le convenzioni legate che sono interessanti soprattutto dal punto di vista antropologico. Come ogni ballo che si rispetti, bisogna andare a prendere le ragazze in carrozza, una comitiva di cui Werther fa parte va a prendere la signorina Charlotte S. I contemporanei di Goethe non ebbero difficoltà a riconoscere nella figura di Lotte, Charlotte Buff e Maximiliane Brentano, Goethe attinge quindi a materiale biografico. Lotte non è ricca ma neanche tanto povera, la sua famiglia appartiene alla borghesia media ha un suo di conto in società. Werther parla della residenza di Lotte in termini di eremo, una dimora quindi tranquilla e solitaria. La sua dimora ha tutte le caratteristiche della capanna, del luogo protetto lontano dalla perdizione e dalle distrazioni, è un luogo pieno di intensità. Werther lo definisce “stillen Gegend”  luogo sereno. Still silenzioso, di persona che sta calma, silenziosa, dà comunque un’idea di serenità, tranquillità, di non inquietudine. Stillen  placare ma anche allattare, la mamma quando nutre il bambino lo tranquillizza. I pietisti venivano chiamati “die Stillen im Lande”, erano infatti quelle comunità che vivevano in tranquillità, che lottavano per pacificarsi nell’idea di Dio che doveva scorrere nelle loro vene, questo era possibile solo se si chiudeva al mondo, sottrarsi al tumulto del mondo. Dovevano essere necessariamente “still”, perché una persona agitata che lotta con il mondo per affermarsi è una persona che pensa a sé e non a Dio, non completamente almeno. Werther è un personaggio più volte moderno, il romanzo è proprio un anticipatore dei mali, della nevrosi e del bisogno di consumo moderno. Werther fa un’indagine su sé stesso, comprende la modernità intorno a lui, dentro di lui si sviluppa una sorta di mito, di proiezione di come potrebbe salvarsi da questo morbo moderno. La sua soluzione la vagheggia nella vita di campagna, in un luogo chiuso pieno di tutta la felicità possibile, e naturalmente in Lotte, la sua medicina. Qua comincia anche tutto un discorso sulla totalità, pienezza che è vista come l’unica soluzione alla frattura e alla nevrosi metropolitana. Werther va a prendere Lotte con una carrozza accompagnato anche da una giovane “buona e bella, ma per il resto insignificante”, questo ci fa comprendere come Werther non è il tipo di persona che resta ancorato all’aspetto estetico, va oltre questo. INDUZIONE (BARTHES) INDUZIONE L’essere amato è desiderato perché un altro o degli altri hanno segnalato al soggetto che esso è desiderabile: per quanto speciale esso sia, il desiderio amoroso viene scoperto per induzione. Pochi giorni prima di innamorarsi Werther incontra un giovane contadino che gli parla della sua passione per una vedova. Dopo di che, a Werther non resta che innamorarsi a sua volta di Lotte. E Lotte stessa gli sarà designata prima che egli la veda; nella carrozza che li sta portando al ballo, un’amica dice a Werther quanto Lotte sia bella, il corpo che sta per essere amato viene in anticipo delineato. La donna però Werther avverte il giovane prima ancora di incontrare Lotte, di non innamorarsi di lei, perché già impegnata con un “braven Mann” un bravo giovanotto, il brav tedesco non è il bravo italiano, è più buono, tranquillo, una persona a modo. Questo braven Mann è il fidanzato di Lotte, Albert, un uomo a modo, serio. È un giovane che sta cercando di sistemarsi, di mettersi nella casella che gli spetta, con una famiglia e un lavoro, infatti è costantemente intento a mettere ordine nei suoi affari, è il contrario di Werther che non si interessa del lavoro, ma preferisce meditare, osservare e desiderare. Lotte è una “Mamsell” una “Fräulein”, una signorina, opposta alla Jungfer che è la ragazza di popolo. Ha pure una servetta, Magd, al suo servizio il che è indice del fatto che la sua famiglia pur non essendo molto ricca ha il necessario per potersi permettere una Magd. I Dolori del Giovane Werther, è uno dei primi romanzi da cui sono nati i primi gadget ispirati, servizi da tè, tazze, stampe, ventagli, creando una vera e propria iconografia Wertheriana. La scena di Werther che arriva da Lotte è una delle più famose del romanzo e anche delle più riprodotte. L’edificio di casa S. è “wohlgebaut” è, cioè, ben costruito, non è solo bello, ma ha delle belle proporzioni, è un edificio giusto, misurato, fatto bene. Una delle prime cose che colpisce Werther è che l’edificio è come dovrebbe essere, tutto lì è come dovrebbe essere. Questa misura, questa compostezza, questo ordine che lui tra l’altro rivede anche in Lotte, ha un forte effetto su di lui, perché è esattamente quello che manca a lui. Werther ci fornisce un po’ di informazioni su questo mondo perfetto e ordinato che è il mondo di Lotte. Lotte, come sappiamo, in mancanza della madre, svolge questo ruolo nei confronti dei fratellini più piccoli, i bambini vanno dai tre agli undici anni. Quanto a lei, sappiamo che è di media statura e ha una bella figura. I romanzi dell’epoca non scendono troppo sui dettagli fisici, anche perché sia per donne che per uomini esteriormente era lasciato ben poco alla vista a parte il viso, e al massimo le mani o il collo, ma difficilmente gli autori focalizzavano le loro descrizioni su questi dettagli. Già nel Werther cominciamo a scendere su qualche dettaglio, come appunto la statura, anche il vestito il cui colore bianco (è un colore simbolico) con nastri rosa pallido al petto e alle braccia. Nelle mani di Lotte, un pezzo di pane nero, che taglia a fette e distribuisce tra i suoi fratelli, stando attenta a tagliare una fetta ciascuno in proporzione all’età e all’appetito, già dalla prima scena Lotte è la donna della misura, l’equilibrio, che manca a Werther che ne è continuamente alla ricerca, è la virtù principale di Lotte. Nei “Frammenti del discorso amoroso” di Roland Barthes, troviamo anche la figura del RAPIMENTO. RAPIMENTO Episodio ritenuto iniziale (ma che può essere ricostruito anche in un secondo tempo) nel corso del quale il soggetto amoroso è “rapito” (catturato e ammaliato) dall’immagine dell’oggetto amato (volgarmente: colpo di fulmine; voce dotta: innamoramento). Dall’immagine dell’oggetto amato si viene rapiti, l’innamoramento scatta proprio sulla base dell’immagine. C’è da sempre un’equivalenza tra il lessico dell’amore e quello della guerra catturare, rapire, conquistare. Nella nostra cultura l’innamorato viene percepito Lotte suona la spinetta, un prototipo di pianoforte, un po’ più semplice. Spesso le ragazze della sua stessa estrazione sociale imparavano, come parte della loro educazione, a suonare uno strumento musicale, anche solo le basi. Quando Lotte ha un suo momento no, di confusione, si mette a suonare la spinetta e con le note mette ordine, risistema il mondo con gli accordi. “Come mi inebriavo dei suoi occhi neri” Goethe si ispirò a Charlotte Buff per il personaggio di Lotte, tuttavia c’è un particolare diverso tra le due, la prima ha gli occhi azzurri, la Lotte di Werther invece li ha neri, che con i capelli biondi la rende particolarmente esotica. BALLO La prima cosa che ballano è un minuetto, un’antica danza rustica che assume una forma raffinata con Luigi XIV e diventa alla corte francese il ballo aristocratico per eccellenza, una danza che diventa molto formalizzata con varie figure formate dalle varie coppie, che si intrecciano e si collegano. Le donne e gli uomini non sono mai attaccati si toccano solo con le mani. Sono danze queste che misurano le distanze. C’è poi anche l’inglese, una danza borghese ma sempre di coppie contrapposte di misurazione dello spazio. Lotte non balla per farsi bella o per farsi ammirare, balla naturalmente con tutto il suo cuore, perché le piace ballare. La sua anima non lascia residui, non si guarda ballare, lei è tutta lì con tutto il suo cuore, e questo non fa altro che farlo innamorare di più di lei. Lotte è un’armonia con tutto il corpo, spensierata e disinvolta. Per una persona scissa come Werther l’idea di essere completamente lì preso da una cosa è già la guarigione ai suoi mali. La tedesca è il ballo che Lotte propone di fare a Werther, è una prima forma di walzer ed è una prima forma di danza più scatenata, e quella in cui l’uomo e la donna potevano stare più vicini e legati. Lotte dalla descrizione di Werther risultava completamente presa dal ballo, ma da quello che poi Werther dice in un secondo momento viene fuori che forse non è proprio completamente così, mentre ballava è stata capace di guardare il modo di ballare sia di Werther che della sua dama. Per questo poi propone a Werther di fare la tedesca. Schlingungen più che posizioni, sono abbracci, intrecci. “Tutto intorno spariva” „Alles rings umher verging“ La vera pulsione di Werther è questa, deve sparire il mondo con tutte le sue attrazioni, ambizioni, parzialità e assenze. L’ARANCIA L’arancia nella Germania del 1700 era un bene di lusso, un frutto particolare ce ne erano poche. Werther ne mette da parte qualcuna per Lotte, la ragazza per gentilezza offre dei pezzi di arancia a una vicina e questo gesto fa ingelosire Werther tremendamente. Per ogni spicchio che lei offre, Werther prova un colpo al cuore. BARTHES FASTIDIO. FASTIDIO Sentimento di moderata gelosia che coglie il soggetto amoroso quando vede che l’interesse dell’essere amato è catturato e distolto da persone, oggetti o azioni che ai suoi occhi agiscono come altrettanti rivali secondari. Le donne a cui Lotte dà le arance non sono rivali di Werther, ma lui le percepisce probabilmente, da innamorato, come delle rivali secondarie, che in qualche modo gli tolgono qualcosa di Lotte. Il mondo per l’innamorato/Werther diventa un obbligo di spartizione, egli vuole l’oggetto tutto per sé, nella sua totalità, ecco che il mondo diventa un rivale. Tutto ciò che cancella fugacemente la relazione duale, che altera la complicità e che allenta il legame di appartenenza è da considerarsi rivale. Lotte condivide le arance per gentilezza, si sottomette ai riti mondani, e questo infastidisce l’innamorato, creando una contraddizione insolubile. Se da un lato, infatti, Lotte è perfetta e come tale è buona e quindi condivide le arance (se non lo facesse non sarebbe buona), dall’altra parte questa bontà ha come effetto l’abolizione del privilegio di cui l’innamorato gode. Quindi il fastidio è indistinto, l’innamorato è infastidito dal seccatore, ma anche dal soggetto amato che non sembra accorgersi dell’effetto delle sue azioni nel cuore del povero innamorato. “suoi occhi che erano pieni della sincera espressione di una schietta e completa allegria” Nei suoi occhi c’è la pienezza e la sincerità, la sua sincerità si può percepire già dai suoi occhi. Wonn beatitudine, il termine viene desunto dalla terminologia teologica, i beati sono quelli che a cospetto di Dio, e questa beatitudine questa delizia lui la riscontra in Lotte. Una donna scherzosamente vedendo Lotte fa più volte il nome di Albert. “Wer ist Albert?” Sentendo il nome di Albert e la successiva domanda di Werther, la totalità di Lotte si interrompe, anche Lotte viene posta di fronte a delle parzialità, c’è Albert, c’è Werther. “Perché dovrei nascondervelo?”  è già un modo retorico, per dire vorrei nascondertelo ma non posso, Albert esiste. Albert è un braver Mensch. E quando Werther preso alla sprovvista, anche se la notizia non gli era nuova, comincia a creare disordine tra le coppie, Lotte interviene e mette in ordine, il suo cedimento è durato poco, subito ritorna in sé e sistema. C’è poi un ingresso nella dimensione tipica del Settecento e dello Sturm und Drang, il SUBLIME, uno dei due poli insieme al bello. Il sublime è legato a tutto un campionario di immagini, il naufragio, l’acqua contro gli scogli, la casa sul dirupo, la tempesta, i fulmini. La natura incontrollata, che tende a espandersi. A un certo punto si scatena una tempesta. Le ragazze cominciano a spaventarsi e i giovani ne approfittano per consolarle. Ancora una volta è Lotte a mettere ordine, toglie la paura, si inventa di fare un gioco di cui fa la maestra, sistema le sedie, e distrae e tranquillizza tutti. KLOPSTOCK La scena finale è una scena molto tenera, i due dopo la tempesta si ritrovano sul balcone, e a Lotte l’immagine che vede di fronte a lei, la natura che dopo la tempesta si placa, ricorda una poesia di Klopstock “Frühlingsfeier”. Naturalmente Werther comprende ciò a cui la ragazza fa riferimento. All’epoca capirsi, ritrovarsi significava anche leggere e apprezzare le stesse cose, e Klopstock era un best-seller. La poesia “Frühlingsfeier”, festa di primavera, alla quale si riferisce Lotte, è una poesia lunga molto famosa di Klopstock, che descrive la meraviglia del Creato in una maniera molto illuministica, rende particolarmente lode al Signore e a ciò che ha creato, alla Natura. Racconta poi di un’esplosione di fulmini, dell’arrivo di una tempesta, che scaraventa alberi e boschi ma risparmia la capanna dell’uomo e qui c’è il trionfo illuminista, la centralità dell’anima dell’uomo che una volta salvo, pur facendo egli stesso parte del creato, ha la possibilità di rendere grazie a Dio, che lo ha salvato. Come spesso succede dopo una tempesta, torna il sereno, la natura si raddolcisce e si crea l’arcobaleno, per Klopstock simbolo di pace tra Dio e l’uomo, un patto, un accordo tra Dio e l’uomo, tra il cielo e la terra. Il linguaggio utilizzato da Klopstock è l’aspetto più moderno della sua poesia (uso del prefisso mobile e della radice statica) che influenza anche Goethe, tuttavia, a livello contenutistico si possono trovare differenze significative: non si rende grazie a Dio, in Goethe ma anche nelle opere di altri autori dello Sturm und Drang, c’è una tensione, una spannung, nei confronti di un mondo che non andava più bene. Potremmo parlare di un vero e proprio squarcio, che rapportato ai tempi moderni è ben rappresentato dalle opere di Fontana, strappi sulla tela che esprimono questa esperienza di crisi, di frattura, di dolore e di taglio che si vive nel mondo e questa è la frattura che viene anticipata da Goethe nei Dolori. Lotte dunque pensa alla poesia di Klopstock, e questo suscita le lacrime di Werther sul suo braccio (che spesso sarà la superficie sulla quale Werther verserà le sue lacrime). Il pianto sul braccio, così come le lacrime a teatro, all’epoca rappresentavano un codice corporeo ammesso, anche in amicizia, uno spazio intimo concesso, oltre il quale naturalmente non si poteva andare. Il problema di Werther è sempre il fatto che lui di quel braccio si innamora. 19 giugno Poiché nel raccontare a Wilhelm del ballo si era fatto molto tardi, Werther usa la lettera successiva per spiegargli come si concluse la serata. Finito il ballo, passata la tempesta, i ragazzi tornano a casa verso l’alba. Werther riaccompagna Lotte e lei mette in atto, come direbbero alcuni filosofi francesi, una riterritorializzazione, è uscita dal suo territorio, si è divertita ad una festa, ma ora ritorna nel suo territorio, alle sue leggi. La sua prima preoccupazione è capire se va tutto bene e se i bambini sono a letto. Lotte torna, rientra e mette tutto a posto. 21 giugno In questa lettera Werther comincia già a sacralizzare il suo amore, e l’effetto su sé stesso. Si trova in uno stato di completa beatitudine quello che è successo seppur poco lo ha già riempito in maniera significativa. Ritorna a parlare di Wahlheim, da dove in solo mezz’ora può raggiungere la casa di Lotte. I rapporti con Lotte sono sempre gli stessi, non è cambiato molto, eppure lui dice: “dort fühl’ ich mich selbst.” lì io mi sento me stesso, io sento me stesso, il che porta a constatare che quando non è vicino a Lotte o lontano da Wahlheim lui non è sé stesso, vive nel mondo scendendo a compromessi, invece, lì c’è tutta la felicità, non c’è frattura o scissione, tutto funziona. “Alle meine Wunsche” tutti i suoi desideri, non ce ne sono altri. uno dei garanti dell’ordine patriarcale, ancora una volta il romanzo funziona in maniera speculare, nella seconda parte del romanzo, quando tutto assumerà toni più cupi, Werther scoprirà che il giovane pastore che ha sostituito il vecchio, è ambizioso e spinto dalla moglie, una donna funzionale, taglia gli alberi perché sporcano e tolgono la luce. Il pastore anziano è la garanzia del tempo fu, il giovane della malattia della modernità. Il fatto che gli alberi siano stati tagliati farà impazzire Werther, perché sentirà il subentrare di una mentalità calcolatrice, funzionalistica, rispetto a una temporalità lenta della tradizione. Non conterà più il valore affettivo e emotivo, l’unica cosa che conterà sarà la funzione. Nel grande romanzo ci sono spesso degli elementi dissonanti, quelli che vanno a scomporre un’immagine liscia e compatta di un personaggio o di un tema presentato, fino ad ora sappiamo che Werther è perdutamente innamorato di Lotte eppure, il giovane non manca di notare la figlia del parroco, Friederike che descrive come: “una brunetta vispa e ben fatta che certamente avrebbe fatto passar presto il tempo a uno che vivesse in campagna” In tedesco c’è il verbo “unterhalten” intrattenere, halten è tenere ha una sfumatura di piacevolezza molto superficiale quasi frivola, Werther lo conosciamo come un personaggio appassionato, però qui parla usa un verbo quasi frivolo. Usa poi “kurze Zeit”  in tedesco la parola per “noia” è “Langeweile” , una volta esisteva anche il contrario, Kurzeweile, un periodo di tempo, opposto a Langeweile (periodo lungo= noia). Friederike avrebbe intrattenuto, avrebbe fatto passare il tempo più velocemente. Qua fa capolino il Werther più metropolitano, quello che Roland Barthes immaginava al balcone con il giubbotto di pelle, lo stesso Werther che provava sensi di colpa e di inadeguatezza e tutta una serie di sentimenti che l’hanno portato a scappare in campagna. Il signor Schmidt è il fidanzato di Friederike, a Werther sembra che egli si stia rovinando il piacere di stare con una ragazza così, perché geloso di lei, e infatti, Schmidt non partecipa molto alle conversazioni e per di più resta in silenzio e rabbuiato. Werther comincia il discorso sul cattivo cuore, sul malumore, che è simile alla malinconia, üble Humor, üble Laune. Werther comincia quasi a corteggiare Friederike, ottenendo anche una reazione da parte di Lotte, che si infastidisce e lo accusa di essere stato “troppo galante”. Questo cattivo cuore di Schmidt è una gelosia, che non vuole dare a vedere. BARTHES GELOSIA e delle NUBI. GELOSIA Sentimento che nasce nell’amore e che è cagionato dal timore che la persona amata preferisca qualcun altro. Barthes utilizza la definizione del vocabolario Littré. Non è Werther il geloso del romanzo, è proprio il signor Schmidt. La gelosia di Werther nasce dalle immagini, non dal pensiero. Ciò si deve al fatto che si tratta di una disposizione tragica e non psicologica. Werther non odierà Albert, non è un suo nemico, è solo che Albert occupa un posto che lui desidera. Sempre a proposito della figura della gelosia, Barthes torna sull’immagine di Lotte che taglia il pane (lettera del 16 giugno) una delle prime immagini dell’iconografia wertheriana, Lotte è percepita come una torta che viene condivisa, a ciascuno la sua fetta. L’innamorato però non vuole solo una fetta, l’innamorato vuole il tutto. Un essere amato che ama solo lui sarebbe perfetto, il fatto però che la spartizione fa parte dell’essere perfetto, non accettando la spartizione dell’essere amato, si nega la sua perfezione. Ecco allora che l’innamorato soffre due volte, una per il fatto stesso della spartizione e poi anche per la sua incapacità di sopportarne la nobiltà. Werther allora soffre perché deve condividere Lotte ma soffre anche per la sua meschinità, per il fatto di volerla avere tutta per sé. Generalmente si pensa alla gelosia come a qualcosa di divorante, pesante, ma c’è anche una forma di gelosia più leggera, un’irritazione che Barthes chiama la figura delle NUBI: NUBISignificato e utilizzazione dell’incupimento dell’umore che coglie il soggetto amoroso a seconda delle varie circostanze. Quando il soggetto innamorato crea la figura delle nubi, segnala agli altri che si sta incupendo. Il signor Schmidt qui si ritrae, non partecipa alle conversazioni e dà tutta una serie di segnali del fatto che qualcosa lo sta infastidendo. Non esiste una persona di malumore che si nasconda, che non lo dia a vedere. Il malumore è un messaggio, chi è di malumore vuole che gli altri lo capiscano. Se il signor Schmidt dicesse chiaramente che Werther lo sta infastidendo, perché lui è geloso, risulterebbe ridicolo e inappropriato, e quindi non potendo dirlo, mostra quello che è un effetto della gelosia. Questa è un po’ uno squarcio sulla cultura del 1700 e sulle modalità del sentimento amoroso in quel contesto. Werther dice che gli uomini rovinano le poche giornate buone, con il loro essere malinconici, l’essere malinconico viene considerata una malattia che l’uomo però può contribuire a guarire, proprio come si fa con le malattie, l’uomo si cura di prendere le medicine, così anche con la malinconia. Lotte è d’accordo, infatti, la ragazza quando si sente melanconica mette il mondo a posto con le sue contraddanze. Di fronte al cattivo umore bisogna essere attivi, scuotersi non essere pigri. “Il lavoro va avanti da solo e nell’attività finiamo col trovare un vero piacere” La questione del lavoro e del tempo libero viene qui affrontata, come anche in altre lettere. Il tempo libero pone l’uomo in uno stato di passione, nel senso di patire la malinconia, invece il lavoro, da sempre la grande la grande risorsa borghese e in particolare in questo 1700 tedesco dove viene idealizzato e ideologizzato, è la grande medicina che cura la malinconia e che toglie i sensi di colpa. Werther fa tutto questo discorso ma in realtà lui stesso è incapace di lavorare e soprattutto tutto questo discorso sulla malinconia è fatto da un malinconico. Fa un discorso che però non mette in pratica. È proprio la dialettica del Werther, la malattia della modernità da cui scappa, nella ricerca dell’autenticità, ma senza mai riuscirci pienamente. Fa poi un discorso culturalmente più chiaro quando dice “Si predica contro tanti vizi, ma non ho mai sentito che dal pulpito si sia combattuto contro la malinconia” Per Werther si dovrebbe predicare contro la malinconia, e il parroco gli risponde che questa è una cosa che dovrebbero fare i parroci in città, perché i contadini non sono mai malinconici. Questo si può collegare anche al punto precedente, cioè il contadino che lavora e si accontenta del semplice non è malinconico, questo lo può essere un borghese o un aristocratico di città. Il discorso finisce poi sulla questione dell’egoismo della malinconia, sul fatto che chi è malinconico finisce con il distruggere anche la serenità altrui invece di essere felice per chi gli sta intorno. Werther si appassiona sempre nelle conversazioni, non parla per il gusto di farlo o per essere gentile, è talmente preso dalle sue stesse parole da accalorarsi e da mettere tutto sé stesso, perché così è genuino, che è poi lo stato d’animo che lui cerca. Anche Friederike condivide questa cultura delle lacrime, quella stessa che aveva portato Werther a emozionarsi al solo sentir pronunciare il nome di Klopstock. Quando vede l’emozione negli occhi di Friederike, Werther continua il suo discorso, anche per una ragione narcisistica in fondo, perché legge la cosa anche come un interesse nei suoi confronti. La conversazione mondana si conduce sempre seguendo una serie di regole, una sorta di codice, non si parla troppo, si dà spazio agli altri, e ci si rivolge a tutti, non si parla troppo tempo con una sola persona. È, insomma, una conversazione fatta di parzialità. Werther non è l’uomo della conversazione galante, se deve parlare non lo fa a pezzi, o per frammenti ma con tutto il suo cuore, dicendo tutto quello che pensa a chi vuole. Ad un certo punto la lettera diventa più cupa, si può leggere un presentimento di morte, il suo discorso termina in maniera angosciante e funesta. Mentre parla qualcosa gli viene in mente, il passato si mescola al presente e lo manda in crisi, l’emozione lo spinge ad alzarsi e a lasciare la compagnia. “Oh come mi rimproverò lungo la via del ritorno dicendomi che partecipavo a tutto con troppa passione, che dovevo risparmiarmi, che così avrei finito col rovinare me stesso” „Daß ich mich schonen sollte“ In tedesco il verbo „schonen“ non ha un’accezione economica come in italiano, è più vicino al significato di “conservare”, un vestito che si conserva per un’occasione speciale invece di usarlo quotidianamente. Werther deve mettere da parte qualcosa si deve dividere, non può partecipare a tutto con troppa passione, deve imparare a gestirsi. Il giovane sa che Lotte ha ragione a rimproverarlo, che questo suo modo di fare potrebbe trascinarlo a fondo nell’esistenza ma non riesce a evitare di esagerare. “Per amor tuo bisogna che viva” Werther è giovane, è in buona salute, e da quello che dice non soffre di malinconia e allora ecco che questa frase risulta essere strana. Chiunque dica questo lascia intendere che c’è il rischio che lui non voglia più vivere. È una delle prime anticipazioni di quella che sarà la fine del romanzo. 6 luglio Di nuovo Werther parla di Lotte che va a trovare questa donna malata cui reca conforto anche solo con la sua presenza. Dopo questa faticosa lettera sulla malinconia, Lotte viene subito riconfermata nel ruolo di angelo protettore, di colei che guarisce. A proposito dell’essere malati c’è in questa lettera un episodio che ha come scenario la famosa fontana. Lotte porta le sue sorelline alla fontana e qui Werther si ricorda di quanto fosse solo quando lei non c’era. Un’immagine molto tenera della sorellina di Lotte, lo spinge a prenderla e a baciarle il viso, questa è naturalmente una trasposizione in realtà, Werther vorrebbe baciare Lotte. Nonostante si tratti di una trasposizione, Werther agisce sempre “Alle Begier” oggi si direbbe Begierte, corrisponde all’italiano “brama”, il termine viene usato nel senso di desiderio erotico ma viene usato anche in altre situazioni, come un desiderio ardente e irresistibile che trascina e rispetto al quale non si è più padroni. Sta usando una parola molto forte, qui è proprio il desiderio sessuale. Lotte fa tacere ogni desiderio, pur non suscitando lei stessa un desiderio puramente sessuale. BARTHES CONTATTI. CONTATTI La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell’essere amato. Il contatto con il corpo e in particolare con la pelle, un contatto superficiale, minimo suscita un discorso interiore e mette in moto tutta una serie di figure, di pensieri, ai quali Barthes dà il nome di contatti. Werther potrebbe anche solo preoccuparsi del piacere che il tocco provoca, come un feticista, ma lui non è un feticista e si preoccupa invece della risposta a quel contatto. Non è un pervertito è un innamorato lui cerca costantemente di dare un senso. L’innamorato è un semiologo, interpreta i segni per dare un senso e questo lo fa fremere. “egli si trova nel braciere del senso”. Ancora una volta viene citata la spinetta di Lotte e cosa questa significhi per la ragazza. La ragazza è il balsamo che può guarire Werther e la spinetta è il balsamo per la ragazza e quindi per Werther, solo che per lui sia la spinetta che la ragazza sono farmaci e veleni al tempo stesso. Lotte e la sua musica hanno l’effetto del farmaco ma poi si trasformeranno in qualcosa di tossico per lui. Per ora l’effetto è ancora positivo perché lui interpreta i segni di Lotte come un continuo “m’ama”. “E come sa iniziarlo [il canto] a proposito, spesso proprio nel momento in cui vorrei spararmi una pallottola in testa!” Ora a parte il suicidio, Lotte guarisce Werther da un momento di sperdimento, smarrimento, lei è l’elemento che dona equilibrio, è questo il suo ruolo. BARTHES LANGUORE LANGUORE Intangibile condizione del desiderio amoroso, provato nella sua carenza, al di fuori di ogni voler-cogliere. Il languore è ciò che prova Werther, viene al di fuori del desiderio, è un’assenza, una carenza che lascia quel momento pieno di desiderio. Il Satiro è la figura mitologica del desiderio immediato, assalta le ninfee, le vuole prendere, vuole consumare, vuole godere. Werther, invece, è la figura opposta, lui è il languido spasimante. Nel languore lui non fa che aspettare, “non finisco di desiderarti”. Nel languore amoroso qualcosa se ne va, senza fine; è come se il desiderio non fosse nient’altro che questa emorragia. La fatica amorosa è questo: una fame che non viene saziata, un amore che rimane aperto. 18 luglio Werther continua a ragionare insieme a Wilhelm sull’amore che è visto come un potenziatore di immagini, come un motore che accende tutto l’immaginario. Lotte ha ormai acceso la sua immaginazione che lo prende sempre di più, nella mancanza e nel languore, e lui aspetta segni che nella realtà poi arrivi Lotte. A proposito di feticismo, Barthes parla di OGGETTI OGGETTI Ogni oggetto che sia stato toccato dal corpo dell’essere amato diventa parte di questo corpo e il soggetto vi si attacca appassionatamente. Werther moltiplica i gesti di feticismo (nelle future lettere: bacia i nastri che gli vengono regalati da Lotte che hanno un loro valore simbolico, quelli della lettera del 16 giugno di colore rosa pallido che Lotte portava al ballo, e quelli con i quali Werther vorrà essere sepolto; bacia le pistole che lei ha toccato e il biglietto che lei gli ha mandato anche a costo di sporcarsi la bocca di sabbia). Dall’essere amato emana una forza che niente può fermare e che impregna tutto ciò che esso sfiora anche solo con lo sguardo. In questa lettera Werther spiega a Wilhelm che non potendo andare a trovare Lotte: “Ho mandato da lei il mio servitore solo per avere accanto qualcuno che oggi le era stato vicino” La situazione è diventata patologica ormai, lui non può più stare senza di lei. Il languore è una figura del vuoto, della carenza, che deve essere riempito, e poiché non può essere riempito di Lotte, Werther tenta di riempirlo in altri modi, tramite i segni, l’immaginazione, o tramite qualcuno che le è stato vicino o qualcosa che lei ha toccato, questo è feticismo. L’importante è che il vuoto si riempia. Sta iniziando una vera e propria ossessione. Quando il servitore arriva, come una pietra di Bologna (se la si lascia al sole assorbe i raggi e per un po’ splende nell’oscurità) sembra emanasse questa presenza di Lotte intorno a lui e diventa così una fonte di benessere. Talvolta l’oggetto metonimico è presenza (che genera gioia), talaltra è assenza (che genera lo sconforto). Guardando un oggetto che è appartenuto all’altro posso tanto riempirmi della sua presenza che cadere sempre di più nel vuoto dell’assenza. Da cosa dipende allora la lettura dell’innamorato? - Se lui crede che sta per essere appagato, l’oggetto sarà propizio; se invece si vede abbandonato, l’oggetto sarà funesto. “Che cosa importa Wilhelm, che siano fantasmi, se ci fanno stare bene?” La sua immaginazione si è ormai accesa e poco importa se sono solo immagini, se sono solo dei fantasmi. È vero che si tratta solo di riempitivi per le sue carenze, per ora lo fanno star bene, ma ben presto comincerà a dover fare i conti con le conseguenze. 19 luglio Scrive a Wilhelm un biglietto molto breve, tutto il mondo scompare intorno all’attesa di rivedere Lotte, questo è l’unico desiderio che ha. Dà un lato quindi l’esaltazione del sapore (vedrà Lotte e si sente felice), dall’altra lo spegnimento di tutto intorno all’unica ossessione che è l’oggetto amato. 20 luglio Il rapporto amoroso non è l’unico esplorato nel Werther, molto citato è anche il rapporto che c’è con il mondo del lavoro. Wilhelm spesso fa da intermediario della madre di Werther, la donna attraverso Wilhelm cerca di parlare con il figlio, entrambi vorrebbero che Werther lavorasse per l’ambasciatore, ma lui sa che non fa per lui, anche se poi più tardi per un certo periodo ci proverà. La madre che è una donna ambiziosa, vorrebbe che il figlio facesse carriera politica, che si interessasse a questo tipo di affari mondani, ma Werther non condivide la sua opinione, anzi, il giovane crede che un uomo che non abbia un vero bisogno (e lui non ne ha) o un’esigenza interiore, e lavori solo per un miglioramento, per un vantaggio non può che essere uno sciocco. Perché si impegna in un’attività che non lo riempie, che non vuole, togliendosi dal terreno dell’autenticità. 24 luglio In tedesco l’opera, intesa come opera d’arte, viene resa con la parola “das Werk” dove “Werk” sta anche per “lavoro”. L’arte infatti è una forma particolare di lavoro. Non sorprende quindi che il discorso che qui Werther fa sull’arte è anche un discorso sul lavoro. L’arte essendo un lavoro presuppone impegno anche solo a livello dilettantistico, e pure se Werther dice di non essere stato mai così felice, l’essere innamorato gli preclude la possibilità di impegnarsi in campo artistico. Un artista deve poter vedere le cose prima di dare loro forma e contorno, ma lui non è più interessato alle cose, Lotte ha oscurato il mondo davanti a lui, non vede più le forme, non suscitano per lui interesse, e non riesce a cogliere neppure un contorno. Vorstellende Kraft capacità di rappresentare. Rappresentare in tedesco è vorstellen avere qualcosa presente davanti a sé, lett. mettere (stellen) davanti (vor). Werther in questo momento non ha più la capacità di mettersi le cose davanti, questo è quello che vorrebbe Wilhelm da lui, non tanto per il disegno, ma perché riflettesse sulla propria vita, si mettesse davanti ai suoi problemi, oggettivasse e rappresentasse la sua condizione per capire quale esse sia. Questa distanza a Werther ora manca, e manca sempre perché è lui a volerlo, lui invece vuole essere totale, non vuole oggettivarsi né mettere le cose a distanza. Quando si lavora, anche in campo artistico bisogna necessariamente rappresentarsi qualcosa e metterlo a distanza, così che rispetto a quanto messo a distanza cominci un gioco di comprensione, di dialettica, di compromesso, di dialogo, e lui è proprio questo che non vuole fare, perché è tutto dentro di lui e non vuole nulla al di fuori. 26 luglio “Sì cara Lotte…” Non sta scrivendo veramente a Lotte è un appunto diaristico, per sé stesso. Il suo feticismo lo porta a baciare il biglietto che gli ha scritto Lotte, nonostante fosse pieno di sabbia. Siamo in presenza dell’utilizzo in ambito sentimentale, amoroso, erotico (in senso lato) di un linguaggio, di pensieri e di tratti speculativi tipici del discorso religioso, si rimanda alla liturgia degli oggetti sacri. Nel rito cristiano il momento più importante è quello dell’eucarestia, dove il nostro corpo libero dai peccati tramite la confessione si presenta vuoto, per essere poi riempito della presenza di Dio, anche nella religione pietistica c’è questa idea del vuoto e del pieno, con la metafora dell’acqua e dell’uomo arido che si riempie con la presenza di Dio che scorre dentro di lui. Questo discorso lo troviamo secolarizzato, e applicato al discorso amoroso/erotico. Lotte in questo caso è quella che può riempire il vuoto. Perché il mondo di Werther è vuoto? Perché lui ha quest’ansia del vuoto? La risposta si può avere contestualizzando il romanzo nella propria epoca. Per la cultura illuministica questo discorso del vuoto è un discorso terribile, è già un discorso di peccato, è già un’interpretazione della vita e del mondo che pone le premesse per un discorso culturale, teologico, personale e psicologico. Per gli illuministi nella creazione non c’erano vuoti, perché nel vuoto si insinua satana, ma a parte questa variante infernale, il vuoto Sera Con la nota abends (sera), aggiunta nella seconda stesura, Goethe introduce la forma del diario, accanto alla lettera, uno dei grandi generi letterari della sua epoca. L’annotazione è inoltre molto significativa perché fa intendere che Werther si innamora di Lotte proprio perché sa che non potrà mai averla. „Wie ich so wissentlich in das alles, Schritt von Schritt, hineingegangen“ Hineingehen non è proprio “lasciato prendere”, che ha una sfumatura passiva in italiano, in tedesco il verbo è più attivo, Werther ci si è ficcato in questa situazione, lo ha scelto lui consapevolmente. Questo diario nella finzione viene trovato quando Werther muore. 10 agosto In fondo va tutto bene, la sua vita potrebbe scorrere senza tanti problemi, in un modo felice. Ma tutte le condizioni positive che ci sono non bastano, lui può trarre la felicità solo da sé e dal proprio cuore ed è quello che non fa. Se lui accettasse i codici della cultura e dei rapporti personali, tutto andrebbe bene. È vero che Albert è un’ottima persona, che è buono e bravo e che Werther ha istaurato un’amicizia con lui però non c’è nulla di più ridicolo di quest’amicizia. La verità è che c’è una donna e loro sono in due. Albert dice determinate cose per situare la ragazza in una casella molto precisa  madre dei suoi fratelli, futura sposa e madre dei suoi figli. Lotte, dice Albert, è piena di dedizione e di lavoro (il contrario di Werther). Werther passeggia con Albert, parlano e durante questo discorso di Albert che incasella Lotte, Werther affida la sua disperazione a dei fiori che prende dal prato vicino facendone un mazzo che poi getta nel fiume che se li porta via, crea qualcosa di bello che poi distrugge. Una forma quasi di feticismo al contrario, affida a questo oggetto la sua disperazione, annulla la propria serenità, è una rappresentazione della sua angoscia. 12 agosto Iniziamo con questa lettera a conoscere qualche dettaglio in più sul personaggio di Albert. Come per il Faust, Goethe ha lavorato a due stesure de ‘I dolori del giovane Werther’, seconda (che differisce per aspetto linguistico e per l’aggiunta di alcune lettere), risulta meno immediata rispetto alla prima (la prima ha una forza che la seconda non ha), Goethe ha infatti smussato alcune asperità. Nella seconda stesura, anche il personaggio di Albert ha subito qualche cambiamento. Albert e Lotte sono costruiti su due personaggi realmente esistiti, Charlotte Buff e il fidanzato e futuro sposo Johann Christian Kestner, conosciuti a Wetzlar, Goethe era diventato amico della coppia e si era effettivamente innamorato di Charlotte (non con la stessa virulenza del suo Werther presumibilmente). Kestner non gradì il modo in cui era stato costruito il personaggio di Albert, molto limitato, piuttosto povero e poco attraente. Nella seconda stesura Goethe lavorò al suo personaggio, privandolo di quegli elementi di crudezza negativa, Albert resta ancora una persona con dei limiti, ma è semplicemente una persona diversa da Werther, e non l’esempio negativo del piccolo borghese o del borghese tutto d’un pezzo, come invece appariva nella prima stesura. Questa è una lettera in cui chiaro è il confronto tra i due personaggi, Werther e Albert, ma naturalmente l’unico punto di vista su cui possiamo contare è quello di Werther. La lettera comincia con un’affermazione che suona come una strategia per farsi piacere il nemico. “Albert è senza dubbio l’uomo migliore del mondo” „Gewiß, Albert ist der beste Mensch unter dem Himmel.“ Mettersi in viaggio all’epoca non era mai molto sicuro in nessun paese, le carrozze potevano venire assalite da banditi da un momento all’altro (Emilia Galotti viene assalita per un piano escogitato da Marinelli, ma il piano è credibile perché all’epoca queste cose avvenivano spesso) e chi poteva permetterselo e aveva qualcosa da difendere possedeva delle pistole per difendersi, in caso ce ne fosse stato bisogno. Albert le possiede ma solo pro forma, non le tiene cariche. Werther ha già citato il colpo di pistola alla testa come mezzo per un suicidio in un momento di esaltazione, ora si ritorna a parlare di pistole, e la pistola avrà anche un ruolo importante nel suo suicidio, è una sorta di filo che lega le varie parti del romanzo. Il racconto di Albert sul perché le sue pistole sono tenute scariche è interessante non tanto per la storia in sé (un servitore che per sbaglio ha colpito una ragazza alla mano), quanto al linguaggio usato e al modo di esprimersi di Albert attraverso i quali Goethe definisce i contorni del personaggio di Albert, anche nel suo modo di considerare le pistole, di farne attenzione e di gestirle. Le pistole possono evocare scenari di violenza, rapina, minaccia, difesa, eppure Albert ne fa quasi esclusivamente una questione di valore economico e ne parla come un oggetto da maneggiare con cura altrimenti si potrebbe finire in delle situazioni spiacevoli a fare i conti con le rogne amministrative. Albert non è avaro, ma è un uomo molto attento a non spendere molto più di quello che deve se si può evitare, è attento agli aspetti economici e organizzativi della vita, sa cosa sia la responsabilità penale e civile e la rispetta, è un uomo di legge e pur non essendo un avvocato, ha come forma mentis questo tipo di attenzione agli aspetti amministrativi. Mentre Werther si crea tutto un rapporto immaginario con le pistole, che diventerà poi di tipo feticistico quando le pistole gliele consegnerà Lotte e lui le bacerà, con questi oggetti crea un rapporto emotivo, fantastico anche estetico. Werther fa anche una riflessione sulla sintassi e sul linguaggio di Albert. Le due sinassi sono molto diverse l’una dall’altra e rispecchiano di fatto la differenza tra i due personaggi. Werther di Albert non sopporta i suoi “zwar”, ‘però’, in tedesco c’è la preposizione correlata dello “zwar…aber” “è vero che…ma”, ed è la formula che Albert utilizza più spesso, perché è quella dell’equilibrio, della bilancia. La pedanteria di Albert si esplica anche linguisticamente: lui parla seguendo una retorica che non lo fa pendere mai solo da una parte, è sempre equilibrato non eccede, là dove Werther tende continuamente a spingersi verso il limite. Perché Werther ha bisogno di esaltarsi costantemente, e per farlo deve raggiungere un punto dove non c’è nessun ‘aber’. Albert quando dice qualcosa che magari è più immediato e spontaneo, passa poi successivamente ad aggiungere e a togliere, a spiegare, tanto che alla fine non resta nulla, non resta nessun nucleo, quello che gli manca, secondo Werther è l’autenticità, perché lui è un gestore di sé stesso, perfettamente opposto a Werther. „Verfiel in Grillen“ Perso nei suoi umori, nei suoi grilli mentali, Werther smette di prestare attenzione al discorso di Albert, il cui ragionamento diventa troppo geometrico e preciso e con un gesto di rabbia (perché il ragionamento gli crea fastidio), si porta la pistola alle tempie. Un gesto eclatante che interrompe il discorso di Albert, Werther non poteva smontare il suo ragionamento né avrebbe voluto farlo, per cui fa questo gesto che lo liberi da questo continuo bilanciamento di posizioni. Nonostante la pistola fosse scarica il gesto infastidisce Albert. “Che senso ha?”  ciò che conta è sempre il senso e questo gesto, per lui, non ne ha. “Non riesco a capire come un uomo possa essere così insensato da uccidersi; il solo pensiero mi fa andare in bestia”. Certo Albert in quel momento non pensava che Werther potesse uccidersi, neanche avrebbe potuto, ma il gesto (un segno rispetto al romanzo e al destino di Werther) è percepito come una rottura etica, già il solo gesto non va bene. Albert poi è ulteriormente infastidito dalla situazione che passa dal piano dialettico, dove tutto si può sempre sistemare, tutto è recuperabile, a un gesto di rottura che nella sua drammaticità ed esteticità è irrecuperabile. “Chissà perché quando parlate di una cosa dovete subito dire: questo è insensato, questo è ragionevole, questo è bene, questo è male!” „Daß ihr Mensch“  voi uomini, Werther si sta tirando fuori. Dal suo punto di vista mette in crisi il sistema di valori e il sistema stesso del giudizio etico, Werther diventa quasi aggressivo nei confronti di chi è pronto a dare un giudizio chiaro e netto. Qualunque sia la ragione, Albert resta del parere che il suicidio sia un atto riprovevole. Werther però continua a mettere in crisi questo sistema di sicurezza costituito da tutta una serie di valori come ad esempio anche il matrimonio, e così facendo cerca di fare da talpa sotto questa superficie solo apparentemente perfetta e levigata. “un uomo che si lascia trasportare dalle sue passioni, perde ogni facoltà di giudizio e viene considerato un ubriaco o un pazzo” „Den seine Leidenschaften hinreißen“ Hinreißen reißen è strappare, hinreißen è lasciarsi trascinare, strappare via come la corrente del fiume. Questa una persona priva di senno, una persona che non rispetta le regole. „Ach ihr vernünftigen Leute! “ Werther ha bisogno di segnare il campo e di ritagliarsi un suo spazio che è narcisisticamente perdente ma è il suo spazio. „Leidenschaft, Trunkenheit, Wahnsinn“ “Ve ne state lì tranquilli e imperturbabili.” „Ihr steht so gelassen, so ohne Teilnehmung“ Gelassen termine chiave della cultura tedesca; Teilnehmung Anteilnahme (partecipazione), voi non prendete parte, non prendete partito, non vi decidete o impegnate seriamente in una cosa, non vi gettate totalmente. Fate le cose perché si devono fare e siete parziali e per questo riuscite ad essere neutrali. (perché tanto lo sa che Lotte non potrà mai averla) ogni giorno spende il suo amore, e dall’altra Albert che amministra la sua felicità. Da una parte, un’economia borghese dell’accumulo, dall’altra un’economia perversa della dispersione dello spreco e del furore. Il discorso amoroso non è però privo di calcoli. L’innamorato ragiona, calcola, sia per ottenere una certa soddisfazione, o evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all’altro, i tesori di ingegnosità che dilapida per niente in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire…). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all’infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l’oggetto amato non è una meta, è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). Verso la fine del primo libro Werther sta per lasciare questo paesino di campagna nel quale soggiorna. La topografia ha da sempre una sua importanza per quanto riguarda la ricerca e lo studio sui testi, un aspetto, quello della topografia dei luoghi, sempre molto curato e anche il Werther ha una topografia, interessante nella sua semplicità, deve essere semplice perché questo è il punto della ricerca di Werther in questi posti. Nella seconda parte Werther torna invece nella città, torna al lavoro, a una situazione anche mondana, e poi dopo c’è la terza fase, nel paesino dove poi si trova Lotte, e lì si conclude il romanzo. I due spazi quello della città, e quello rurale, assumono un significato molto forte proprio in virtù della loro contrapposizione. Nella prima parte e anche nella terza, dove Werther si trova in questo paese di campagna, la topografia potrebbe essere ricostruita molto dettagliatamente: Werther parte da questo paesino dove alloggia, con una passeggiata di circa un’ora arriva a Wahlheim, dove c’è l’osteria, da lì mezz’ora per arrivare alla tenuta di caccia del principe che sappiamo essere casa di Lotte. Lui descrive in maniera abbastanza precisa le varie situazioni paesaggistiche, le rocce, la vallata, il fiume, i campi. L’altro romanzo di Goethe, Le Affinità Elettive (1809), per buona parte si sviluppa nel parco di una villa, in un possedimento molto grande che viene continuamente ristrutturato, rielaborato, rifatto, rivisto, e risistemato. Sono state ricostruite proprio delle mappe sulla base delle descrizioni presenti nel romanzo, questi luoghi hanno un loro significato simbolico insieme con i movimenti dei personaggi delle Affinità Elettive all’interno di questi. Tra le lettere finali di questa prima parte c’è una sulla natura, un vero e proprio manifesto di filosofia della natura, molto ricca e quella finale in cui descrive una di quelle situazioni campestri in cui si trova Werther, un paesaggio particolare, anche questo molto ricco di significato, poi lì si interrompe il primo libro e lo ritroviamo nella cittadina dove come prima cosa inizia a scrivere a Lotte. Le lettere testimoniano che Werther si sta incupendo sempre di più, la sua esaltazione sta lasciando il posto alla cupezza. Questa malinconia e questo umor nero, lo stanno prendendo sempre di più, da qui in poi il libro fino alla fine continuerà ad incupirsi. 15 agosto È una lettera meno importante, più di passaggio anche se la prima citazione è abbastanza significativa: “Non c’è dubbio, al mondo non c’è nulla che ci renda indispensabili come l’amore” Lotte è indispensabile per lui, ma lui stesso si sente indispensabile per lei e per i bambini nel suo piccolo, qua si parla di amore in senso lato, perché ci sono anche i bambini che vengono citati. Ritroviamo qui la spinetta di Lotte, lo strumento attraverso il quale la ragazza rimette a posto il mondo, Werther da persona colta che evidentemente sapeva suonare (sempre in maniera dilettantesca, non è un professionista), suona un po’ disegna un po’ scrive lettere, aveva promesso a Lotte di accordare la sua spinetta. Werther vuole entrare nel mondo di Lotte, quindi in fondo non è poi tanto poco significativo questo aspetto, poiché questa spinetta accordava Lotte, le sistemava l’umore quando stava storta, accordare questa spinetta significa accordare lei, entrare nella sua struttura. Werther va continuamente a casa di Lotte ma non ci va solo per corteggiarla o per dialogare con lei, va per leggere le fiabe ai bambini, per accordare lo strumento che tanto fa bene a Lotte, per mettere le mani e sistemare qualcosa di Lotte, per sentirsi parte di quella vita. La conferma di questa cosa si ha quando Werther va lì e dice che ha tagliato il pane per la merenda ai bambini che ora vogliono anche da lui quella merenda che prendevano solo da Lotte. Quella scena così famosa di quando Werther vede per la prima volta Lotte che taglia il pane, dove interessanti sono, per dirla con Barthes, soprattutto l’immagine  Werther vede Lotte come inquadrata nella porta, come un quadro un’icona, e poi Lotte nel suo apparire dispensatrice di vita e principio di armonia, perno della misura, ognuno la sua fetta per peso e età, Werther vuole entrare in questo accordo e quindi accordare lo strumento, tagliare il pane, vuole appropriarsi di quella misura di quell’ordine che poi è uno degli aspetti che lo affascina e che per lui è indispensabile o sarebbe indispensabile in Lotte. Anche lui vuole provare a essere in possesso di quella misura e di quell’accordo. 18 agosto La lettera è sulla natura, una lettera particolarmente pesante dal punto di vista emotivo. Comincia con una domanda quasi teorica: “È dunque inevitabile che ciò che fa la felicità di un uomo sia poi anche la fonte delle sue sofferenze?” Non si sta riferendo a Lotte, qui si sta riferendo alla natura. La Natura fonte di delizia sta diventando per lui una fonte di sofferenza, perché in generale tutta la vita sta diventando una fonte di sofferenza per lui. Qui c’è un altro esempio della famosa sintassi Wertheriana che parte con il quando, quando, quando… allora…, una struttura abbastanza ricorrente. Da un punto di vista storico culturale è una lettera importante perché è proprio un atto di fede verso lo spinozismo, cioè verso il panteismo spinoziano. Spinoza scrisse un’opera intitolata “Etica”, dimostrata secondo il costume geometrico, un modo geometrico e matematico di fare un discorso etico, che costò la scomunica a Spinoza. Vissuto intorno al 1600, Spinoza era un olandese ebreo che viveva ad Amsterdam, la cui scomunica fatta dal rabbino fu veramente molto veemente e violenta. Spinoza con il suo pensiero andò a minare qualsiasi idea di trascendenza, la trascendenza è il principio opposto del panteismo. La trascendenza implica un principio, una potenza, una divinità che sta sopra, che trascende, che crea, gestisce e organizza l’esistenza su come lo gestisce come lo organizza, si sono sprecati trattati di infiniti filosofi a partire dal problema del male del mondo. Si parte comunque sempre dal presupposto che ci sia una volontà, una persona, la persona di Dio, che ha creato il mondo e lo tiene in vita. Per il panteismo la situazione è opposta, nel senso che tutto è divinità, la natura è la divinità, e la divinità è la natura, la divinità è come un flusso spalmato in tutte le cose, tutte le cose coincidono con Dio stesso, è un cambiamento radicale, non prevede una rivelazione, una persona che poi giudicherà, non prevede il Dio cristiano né ebraico e naturalmente nessuna trascendenza. E questo pensiero di Spinoza che ha raccolto poi anche tutta una serie di misticismi umanistici precedenti poi entra direttamente soprattutto nella cultura tedesca ma non solo, perché poi Spinoza fu una specie di terremoto per la cultura europea, ma entra molto nel pensiero e nella cultura tedesca del 700 e Goethe stesso ebbe molti rapporti con vari filosofi e scrittori influenzati da questo tipo di pensiero e il Werther è un chiaro esempio di queste influenze. Werther cita Dio ma la vera divinità per lui è la Natura, questa natura è abitata da una vita propria non è, come secondo la concezione del Dio cristiano l’orologiaio del mondo, per far coincidere la volontà di Dio con il libero arbitrio dell’mondo (l’idea che Dio avesse creato il mondo gli avesse dato in un certo senso corda e poi l’orologio funzionava da solo e gli uomini avevano la loro responsabilità e i loro attimi venivano poi giudicati). Qui abbiamo, invece, proprio non un Dio da sopra ma una natura che è tutta divina, che viene quindi esaltata anche emotivamente per la sua potenza divina, questo è il meccanismo per cui questa natura nel Werther è così divinizzata e Werther si delizia all’inizio con questa natura che ora per lui diventa fonte di angoscia. Questa lettera ricorda per alcuni passaggi certe parti del Faust, perché Faust è uno scienziato post-medievale quindi è 500esco ma il tipo di sapere, di domande sono già molto 700esche, Goethe cominciò a scrivere il Faust contemporaneamente al Werther, pubblicandolo poi molto tempo dopo, comunque il rapporto di Faust con la natura è un rapporto molto simile, essendo poi uno scienziato del 500 Faust era un alchimista, quindi un rapporto con la natura prescientifico, magico. Tutti questi elementi, questi misticismi hanno la loro base oltre che in Spinoza, molto prima nel neoplatonismo, che ha influenzato moltissimo il pensiero e la cultura tedesca nelle varie fasi fino ancora al 1700 mescolandosi in maniera anche mistica con il panteismo spinoziano. Ricco è il lessico dello Sturm und Drang in questa lettera: volle, warme Gefühl, Herz(ens), Wonne. „das mich mit so vieler Wonne überströmte“ Überströmen Ström= corrente, sia elettrica che quella del fiume, infatti la parola è anche un sinonimo di fiume. Il verbo sta letteralmente per riempire qualcosa fino a farla debordare, un flusso che ti travolge, ti riempie, va oltre te, ti sovrasta e sopravanza. La filosofia neoplatonica, soprattutto di Plotino ma anche dei suoi successori, volendola sintetizzare, poneva il problema della nascita del mondo e Plotino ha dato una spiegazione che in parte è stata ripresa dal Cristianesimo anche se in maniera diversa, qui non c’era il Dio che ha voluto per amore infinito creare il mondo, non c’era la persona ma una forza dell’essere che procedendo ha creato i mondi sotto di sé in senso gerarchico, quasi più un principio meccanico e naturalistico, ecco perché va vicino al discorso del panteismo. La divinità dei plotiniani era l’Uno, era il principio che poi è stato personificato nel Dio cristiano che è Uno e Trino, già la Trinità contiene una struttura piramidale che consente una serie di gerarchie a discesa, questa discesa dal principio Uno fino alla molteplicità degli esseri era un problema che doveva spiegare qualsiasi filosofia che avesse a che fare con il problema cosmogonico cioè di nascita del mondo. La spiegazione I vostri villaggi… lui si chiama fuori, ma non per arroganza e come se non partecipasse più ai traffici umani, guarda da fuori. La natura ora gli sembra ora un mostro distruttore. Werther sente questo consumare della natura ma sente anche che la sua forza vitale viene meno e che si sta consumando. Non è il primo momento in cui si percepisce che si avrà una svolta ma è quello in cui lo sintetizza e lo dichiara da qui in poi lui decide di andare via e provare un ultimo tentativo per salvarsi, per uscire da questo solipsismo e da quello sguardo dall’alto della vallata, cerca di entrare in quella vallata, nel mondo degli uomini nelle ‘vostre città’, fa un tentativo di rompere questa contrapposizione tra il ‘mio cuore’ e ‘le vostre città’, ma la sua individualità pare irriducibile, non riesce a dialettizzarsi con gli altri, con le forme storiche, economiche, con la giusta gestione del tempo, cioè con la vita borghese e comune degli uomini e rimane sempre questo nucleo irrisolto questo cuore che o tende a riempirsi troppo o a essere trascinato via e consumarsi, non riesce a uscire da questo schema, che lo consuma fino in fondo. Questa lettera ci fa vedere che Werther considera il suo uno stato patologico una sorta di malattia. Se noi pensiamo al ruolo che ha la malattia in tanta parte di letteratura, il primo autore che può venire in mente è Thomas Mann con la Montagna incantata, che è la storia di un sanatorio e di questa persona che vive questo crepuscolo della vita lì, dove sono accolte molte persone malate, a quei tempi si moriva di tubercolosi, alcune persone si salvano e altre muoiono nel romanzo. La malattia poi è diventata un elemento fondamentale della letteratura del Novecento e che lo fosse anche nel Werther non è tanto scontato perché la malattia, rompe l’ordine della vita e che Werther, faccia di questo una malattia (che poi quella di Werther non è una malattia è una malattia in senso psicologico), non era una cosa tanto accettabile. La malattia di Werther consiste nella volontà di vivere in modo pieno la sua ricchezza vitale, ma le forme di vita e tutto quello che ha intorno non glielo consentono. La lettera del 18 agosto in sostanza capovolge completamente quella del 10 maggio, nella quale la natura appariva a Werther nell’immagine di una bellissima donna. Qui è quella natura mostruosa descritta da Goethe nel 1772 nella recensione di un’opera di Johann Georg Sulrez: “Ciò che noi vediamo della natura è energia che divora energia, nulla è fermo, tutto trascorre, mille germi di vita vengono distrutti da un passo e nello stesso momento mille altri vengono generati, grandi e cospicui, in una molteplicità infinita: bello e brutto, bene e male esistono l’uno accanto all’altro con lo stesso diritto” 21 agosto Si apre con una frase semplice e disperata. “Inutilmente stendo le braccia verso di lei la mattina quando mi desto dai miei sogni angosciosi, inutilmente la notte la cerco nel mio letto…” Una lettera angosciante, il cuore letteralmente pressato, ‘gepresst’, schiacciato come in una mano, e da questo cuore vengono fuori le lacrime, siamo sempre nell’aria semantica del flusso delle lacrime dello scorrere che è uno scorrere a perdersi, un perdersi che non dà vita e che è semplicemente un esaurirsi di energie. Qui Lotte non c’è lui si sveglia dai sogni mette la mano nel letto credendo che quella persona sia con lui e naturalmente non la trova. Barthes ASSENZA ASSENZA Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l’assenza dell’oggetto amato- quali che siano la causa e la durata- e tende a trasformare questa assenza in prova d’abbandono. Questo è stato un episodio di linguaggio in cui Werther ha parlato e ha messo in scena l’assenza di Lotte, non è l’assenza casuale o temporanea, quest’assenza diventa importante, significativa se è una prova d’abbandono, lei non c’è perché mi ha abbandonato. Per Barthes la figura dell’assenza non si trova nel Werther perché Lotte c’è, è Werther che se ne va. L’assenza per lui è quando l’altro parte e l’amante resta. L’altro se ne va e lo abbandona, l’altro è sempre sul punto di mettersi in viaggio, l’amante invece è in giacenza, è un pacco in un angolo sperduto di una stazione. Quando nel 1977 Barthes ha scritto questo libro non esistevano i cellulari, esistevano solo i telefoni fissi, chi aspettava una telefonata stava accanto al telefono. L’assenza la sente chi resta non chi parte. Storicamente la figura che attende è la donna, Penelope che attende Ulisse, la donna è sedentaria e l’uomo è il viaggiatore vagabondo. In ogni uomo che esprime l’assenza dell’altro si manifesta l’elemento femminino: l’uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. 22 agosto Interessante in questa lettera è che da una parte c’è il discorso del lavoro, il lavoro ti distrae, ti mette in rapporto con il mondo ti riempie di contenuti che sono diversi da quest’ossessione, dall’altra c’è questa struttura, in cui Werther sente di essere un fiume, ma non un fiume che dà vita come quella corrente che traboccando lo riempiva, gli colmava il cuore, non in quel senso lì, è un fiume che va a perdere, che si perde di lacrime, ciò lo attrae della giornata dell’operario è il fatto stesso che il tempo abbia una sua struttura, cioè che questo flusso, fluido abbia un termine, che questo fluire delle sue energie abbia un oggetto, un punto finale, un fine, lui ha dato a questo fine il nome di Lotte, poi sta capendo che Lotte come fine non è possibile e quindi questo fiume è come se stesse togliendo il tappo, vorrebbe salvare questo flusso come un’emorragia, vorrebbe frenare l’emorragia e pensa che possa farlo tramite il lavoro perché il lavoro ha una sua struttura, perché gli serve una struttura, un contenitore, un tappo, qualcosa che freni questo. Questo oltre che il mito della semplicità. Si ricorda della favola del cavallo, e quindi parla della libertà (ma qui non è un flusso positivo), il cavallo vorrebbe farsi mettere la sella e le briglie per farsi cavalcare anche se questo significa morte, le sue fantasie sono sempre di morte. Lui ha capito che un contenitore non ci sarà che non sarà Lotte il suo tappo, che non sarà neanche il lavoro, questa morbosa impazienza questa sua patologia lo perseguiterà sempre. Barthes SISTEMATI SISTEMATI Il soggetto amoroso vede che intorno a lui tutti sono “sistemati”, e gli sembra che ognuno disponga di un piccolo sistema pratico e affettivo di vincoli contrattuali da cui si sente escluso; egli ne ricava un ambiguo sentimento d’invidia e di derisione. Werther vuole sistemarsi, vuole un posto che però è già occupato, da Albert, egli vuole far parte di un sistema, poiché il sistema è un insieme in cui tutti hanno il loro posto anche se non è un buon posto. Gli sposi, gli amanti, i trii. Anche in sistemi meno tradizionali e più complicati comunque c’è un sistema, l’innamorato Werther non ha un sistema. L’innamorato vede gli altri in questo modo, ognuno al proprio posto tranne lui, quello è drogato sì ma fa parte dei drogati, ha la sua struttura, e seppur perverso e negativo ha un suo fine, si va a cercare la droga per esempio, l’innamorato invece è vuoto, non ha la sua struttura non sa come riempire questo vuoto angoscioso. E mentre tutta la prima parte del romanzo la parola pieno nelle sue varianti è molto presente, poi comincia la presenza del vuoto, questo è il gioco. Parla Barthes di un gioco quello delle sedie, dove manca una sedia, dove il meno furbo, il meno brutale o semplicemente il meno fortunato si trovava all’in piedi, come un cretino di troppo: l’innamorato. Che cosa ha da invidiare l’innamorato ai sistemati, da cosa è escluso? Quello che invidia dal sistema è solo il fatto che chi è sistemato si trova all’interno di una struttura, è quella che l’innamorato desidera. La struttura non dà la felicità ma si rende abitabile, si può abitare ciò che non rende felice, ci si può lamentare e restare nella struttura. Werther sogna la giornata dell’operaio, perché il suo problema è questo: il vuoto che ha davanti è talmente forte che sognerebbe una qualche struttura di vita. La struttura è separata dal desiderio ciò che l’innamorato vuole è essere mantenuto dalla struttura. L’altro ha una sua struttura di vita, di cui l’innamorato non fa parte. Ogni volta che l’innamorato vede l’altro nella sua struttura ne resta affascinato, assiste all’essenza della coniugalità. 28 agosto Il 28 agosto è il compleanno di Werther ma anche Goethe è nato il 28 agosto e anche Kestner, la figura storica di Albert. Il regalo che ha ricevuto Werther è un regalo particolare perché contiene i nastri del vestito che ha indossato Lotte il giorno del loro primo incontro, Werther vede tutto questo come un regalo fatto da amici, perché poi c’è anche altro, c’è per esempio l’edizione dell’Odissea (quella che aveva Werther era in greco con testo latino a fronte, questi erano gli anni in cui l’Odissea iniziò ad essere tradotta in tedesco, a lui viene regalata un’edizione tascabile). Ma la cosa fondamentale restano i nastri, questa lettura che Werther vuole fare di questo regalo è anche un po’ finta: “Vedi come vengono incontro ai miei desideri, come cercano di dimostrarmi tutte quelle piccole attenzioni dell’amicizia che valgono mille volte di più di un dono vistoso con cui la vanità del donatore ci umilia” Questo è un regalo malizioso da parte di Lotte, è un po’ strano come regalo soprattutto alla luce del fatto che Lotte sapeva benissimo che valore quei nastri avessero per lui, così come quel ballo e in generale quella serata. Lui vuole leggere questo regalo nel segno dell’amicizia, fa uno sforzo per farlo rientrare in questo modo per dargli una legittimità culturale, quella del suo tempo, un gesto di amicizia e di affetto. Da qui possiamo vedere come Werther sia già nella percezione di perdita sentimentale, di sconfitta, di malinconia, d’altra parte ha già idealizzato quei giorni passati con Lotte come dei giorni meravigliosi, resi tali dalla sospensione, dalla speranza, dalla potenzialità come spesso accade (un po’ la sensazione del sabato del villaggio). L’attesa e la potenzialità è il momento in cui siamo Intimità Heimlich, al negativo una delle parole più famose della letteratura tedesca: Unheimlich, l’inquietante, il perturbante come nel saggio di Freud. Heim (casa). Heimlich è una sensazione di intimità, un senso di casa per lui che sente sin da subito qui. Già quando lo vide per la prima volta sentì che questo luogo sarebbe stata la scena di qualcosa di importante, di bellissimo, di beato ma anche di doloroso. Werther è un transfiguratore di realtà, vive queste cose ma le ha già preparate dentro di sé, trasfigura la realtà e poi a volte le cose accadono proprio in questi luoghi dove lui aveva già percepito qualcosa. Ispirata dal paesaggio, probabilmente anche stimolata dalle letture che faceva, Lotte inizia a parlare, della morte, dei cari e anche della madre che non c’è più, questo ricordo della madre è un po’ un presentimento, la sua immaginazione vaga in questa direzione, la morte, il mondo dell’al di là e poi la perdita della madre che evidentemente per lei è ancora fresca e molto dolorosa. C’è proprio una trasposizione di Lotte nel ruolo di madre questo ruolo da un lato mette Lotte in una condizione di futura sposa perché sarà poi madre dei figli che farà con il suo sposo che non è Werther ma sarà Albert. La cultura del defunto è importante perché ha una funzione di coesione per i gruppi sociali e per le nazioni, il culto degli eroi il culto dei morti del milite ignoto, hanno un significato in certi casi molto sentito. Si tratta di una continuità, di una patria, una nazione. È l’epoca in cui questo rapporto con i morti anche a livello personale aveva tutta una sua valenza e importanza. Il ricordo della madre diventa una specie di medium che salva di fatto i ruoli sentimentali, in sostanza è il timbro sull’unione tra lei e Albert, istituzionalizza Albert come figura coniugale, e questo lascia Werther fuori. La madre di Lotte sul letto di morte chiamò Albert, lo voleva vicino a lei, questa donna santificata dall’alto ha sancito la sacralità di questa unione. Tutto questo ricordo della madre separa Lotte da Werther, Lotte recupera Werther, lo inserisce nel discorso della madre, assegnandogli un posto che è sempre un posto laterale, lo recupera nel segno delle anime nobili tra cui sicuramente c’è anche Werther per cui anche lui può stare in questa specie di presepe, ma la coppia è sempre quella. Lotte e Albert sono molto statici, sono seduti l’uno vicino all’altro, a un certo punto anche Albert si commuove ma sono fermi tutti e due, mentre Werther è esagitato, si alza, prende la mano di Lotte, si getta ai suoi piedi, cerca di riprendersi, si allontana poi ritorna, è lui l’esagitato, perché non ha posto. Il problema è sempre lo stesso il suo posto c’è, è la sedia di fronte a loro due, l’amico, ma lui non ci sta, non gli va bene, e un’altra non c’è per cui lui si alza ma continua a non trovare posto. Naturalmente lui cerca di compensare questa mancanza di posto con un surplus si sentimenti, ma la struttura sarà la stessa. La scena in cui lei si allontana con Albert è la scena madre, la scena tipica di tutte le psicanalisi, il bambino che guarda i genitori da fuori la camera, l’esclusione, loro due se ne vanno e lui li guarda allontanarsi, lui non fa parte di quella coppia. Lotte è vestita di bianco come una sposa. Per la seconda volta tende le braccia verso di lei come se stesse afferrando un fantasma, come nell’Eneide quando Enea va nei campi elisi vede l’immagine del padre che cerca di abbracciare ma è fumo, è un fantasma, e allora per tre volte abbraccia sé stesso, e così tendendo le braccia fa anche Werther. Barthes IMMAGINE IMMAGINE Nella sfera amorosa, le ferite più dolorose sono causate più da ciò che si vede che non da ciò che si sa. L’immagine è la lettera di ciò che fa male, precisa, completa rifinita e definitiva, essa non lascia alcuno spazio, chi la vede n’è escluso come dalla scena primitiva, l’immagine è ciò da cui si è esclusi, ed è senza enigma: io li ho visti. L’immagine è perentoria, essa ha sempre l’ultima parola; nessuna cognizione può contraddirla, trasformarla, affinarla. Werther sa bene che Lotte è promessa ad Albert e infondo, di questo egli soffre solo vagamente. So bene che Lotte non mi appartiene, dice la ragione di Werther; ma tuttavia Albert me la ruba, dice l’immagine che egli ha davanti agli occhi. Le immagini da cui l’innamorato è escluso, risultano per lui crudeli; ma talvolta capita anche (rovesciamento) che egli sia coinvolto nell’immagine. Allontanandosi dal tavolino in cui deve lasciare l’altro in compagnia, si vede andar via solo. Converte la sua esclusione in immagine, che è ovviamente un’immagine triste. Werther entrerà in un contesto che sarà abbastanza nuovo per lui, che ci darà uno spaccato su tutto un altro tipo di situazione che è quella sociale, quella del lavoro, dei rapporti sociali regolati da tutta una serie di emozioni e pulsioni umane come l’invidia, la competizione, istanze come la carriera, si rientra nel mondo del calcolo, della propria posizione, del ranking. Il Werther è un romanzo che è genialmente in anticipo che apre la modernità letteraria, quando Werther andrà a lavorare, si vedrà tutto il mondo della competizione, la scala sociale, l’angoscia, dello stare prima o dopo l’altro, la lotta sociale che c’è sempre stata, però assume un senso molto forte perché Werther va in città e quindi vede il luogo del lavoro, degli scambi e quindi della competizione sociale e lo legge in maniera molto lucida e si sente ferito e male per questa situazione perché lui non è una persona che vuole entrare in questo tipo di mondo ma se sta lì, deve farlo per forza, cerca di farlo e quello è il mondo del continuo e ossessivo controllo della distanza, tra le persone, quanto si è vicini a persone potenti, quanto invece si è lontani, quanto si è in una posizione avanzata rispetto al proprio lavoro, la cena, una persona importante. Werther lo sa che quel mondo vuole che lui giochi questo gioco delle distanze, del calcolo, ma a un certo punto cederà di fronte a questo mondo e ritornerà in campagna in una situazione dove l’unica distanza che si misura pietisticamente è quella di Dio, rispetto a noi, quanto Dio è lontano da me, nel senso di quanto io mi sono aperto per far entrare Dio, e quanto invece con i miei desideri le mie ambizioni e le mie pulsioni mi sono allontanato, e narcisisticamente mi sono riempito di me tanto da evitare che Dio abbia accesso a me. Questo è il massimo della competizione che c’è in quel mondo e Werther tornerà lì. II LIBRO 20 ottobre 1771 Sono passati quaranta giorni. Cosa sia successo in questi quaranta giorni non lo sappiamo. Già comincia male, l’ambasciatore è sgarbato. Animo lieto Ein leichter Sinn, animo leggero, l’animo di Werther tutto è tranne che leggero. “Oh se avessi l’umore un po’ meno nero, sarei l’uomo più felice del mondo” „O ein bißchen leichteres Blut würde mich zum Glücklichsten unter der Sonne machen.“ Nella versione tedesca ritorna l’idea di leggerezza, vorrebbe essere un po’ più frivolo, una persona leggera ma anche lui sa che ha un animo più profondo. Prima si era lamentato di chi aveva l’umor nero, ma ora sta ammettendo che è lui ad averlo. Poi c’è qui la prima osservazione sociale, quello che dice Werther può essere interessante anche per quanto riguarda la competizione con sé stessi. Cerca di farsi coraggio, infondo sa di non essere meno bravo degli altri o meno degli altri, la gente in città fa sfoggio delle qualità per raggiungere i gradini più alti della scala sociale, ma anche lui ha delle capacità, vuole farsi valere questo è il suo tentativo di entrare nel mondo. Cederebbe volentieri metà delle sue doti, pur di avere maggiore sicurezza di sé. “Da quando sono costretto ogni giorno a mescolarmi alla gente e vedo quello che fanno e come lo fanno, vado molto più d’accordo con me stesso” Questa è la prima reazione alla città alla vita sociale e lavorativa. Werther sembra ritrovarsi perché si confronta con gli altri, però è una cosa un po’ ambigua perché è vero che si ritrova, ma si ritrova proprio perché si confronta e di distacca dagli altri di nuovo, cioè si ritrova con sé proprio perché si allontana dagli altri. La prima cosa fa in città è cominciare a confrontarsi e a misurarsi. La misura è il primo elemento che gli manca e di cui in campagna credeva di non aver bisogno, ma qui in città è l’arma fondamentale, il primo strumento nella vita cittadina, della vita moderna, la misura, per stabilire il proprio rapporto nel mondo la propria posizione. “Nulla è più pericoloso della solitudine” Lui riconosce che lo stato d’animo dipende dal rapporto, e entra nel mondo dei rapporti. Entra nel mondo delle relazioni, in campagna non era così, lui aveva conosciuto tante persone in campagna però la maggior parte era di cultura o ceto inferiore e per lui erano più pretesti per la sua fantasia. Lotte era una cosa diversa ma anche quella in un certo senso era un pretesto per il suo immaginario. In città invece deve proprio misurarsi ed entrare proprio in relazione con gli altri, questa relazione sarà di compromesso di funzionalità, sarà a volte anche di contrasto, di critica e di fuga, ma sempre una relazione con l’altro. Elevarsi erheben, che è la parola da cui viene il termine Das Erhaben (il sublime) La fantasia si immagina una scala ascendente di esseri, dove noi occupiamo l’ultimo posto, sempre convinti di non essere bravi o all’altezza, capaci. Quello che manca in noi lo vediamo proiettato in un altro. Werther è già preso dal meccanismo della competizione ma lo abbandonerà molto presto. Però resta interessante il fatto che lui spieghi come noi ci creiamo l’immagine cioè come ci svalutiamo e mettiamo tutte le qualità e le cose che perché non la accetta, il conte la vede quella montagna, vede l’errore che c’è in quella montagna, ma ha una certa dose di realismo e di calcolo, non cinico ma produttivo, sulla vita e sa che quella montagna va superata nel modo migliore che si può, il conte è salvato da questo punto di vista mentre Werther è un sommerso. A Werther manca questa capacità non solo di adeguarsi ma anche di tirar fuori il meglio dalle situazioni in cui si trova, ora si sta sforzando di farlo, con il lavoro e la vita in città, ma già si può percepire che l’esito sarà fallimentare. Il vecchio ambasciatore è geloso del fatto che il conte abbia un buon rapporto con Werther e lui fa l’errore di battibeccare, non perché sia arrogante ma perché la sua angoscia aumenta e lui non sopporta di dover cedere. Questo lo può fare una persona come il conte, una persona comunque che sa che nella sua situazione la cosa migliore è cercare di ingraziarsi l’ambasciatore, una persona equilibrata. C’è una polemica in cui lui risponde con molta veemenza. Lo schema è sempre lo stesso, Werther si accalora tanto in queste discussioni che poi a un certo punto sta male e trova una scusa per andarsene. Abbiamo già visto Werther che abbandona una discussione perché non sopporta più il contenzioso, perché il dialogo è fatto di distanza e di lavoro sulla distanza, tutta questa misurazione però angoscia Werther, così se ne va quando parla del suicidio con Albert, se ne va ora e se ne andrà anche in altre occasioni. E poi comincia la prima accusa: “E di tutto questo la colpa è vostra, che mi avete spinto con tutte le vostre chiacchiere sotto il giogo e mi avete cantato tante belle cose a proposito dell’attività.” Si ritiene un prigioniero, un prigioniero emotivo, culturale, un prigioniero del lavoro e ironizza anche su questa idea dell’attività. Poi c’è l’attacco alla società, all’autocompiacimento sociale, all’arrivismo di tutte queste persone che lo circondano in città, luogo basato proprio sull’ambizione. Ambizione Rangsucht die Sucht (malattia, ricerca), chi è suchtig è drogato, dipendente da qualcosa, qualcuno che è dipendente dal rango. Dieses Herz so stürmlich ist  cuore in tempesta “Ah lascio volentieri che gli altri vadano per la loro strada a patto che io possa andarmene per la mia” Questa è già una dichiarazione quasi di fallimento del progetto di andare a vivere in città, questo era quello che volevano Wilhelm e sua madre che lui camminasse per la strada con gli altri, ma lui si sta già staccando. Per ritrovare questa tranquillità tornerà al paese dove c’è Lotte. Continua a parlare dei rapporti sociali, facendo un discorso anche politico molto chiaro, sa che c’è differenza tra le classi e sa anche che questa gli procura un certo vantaggio, Werther è cosciente dei privilegi che gli garantisce la sua posizione per cui non è che sia così ipocrita da andare contro la differenza di classe, laddove però la differenza sociale, i rapporti di classe diventano un ostacolo a quello che gli uomini potrebbero avere qualche gioia o barlume di felicità sulla terra, questa è una cosa che lo angoscia. Il linguaggio qui è abbastanza depresso, tende sempre a sminuire, a mettere le cose in un cono d’ombra, quando parla presenta una cosa ma sempre contornata un’ombra malinconica, la incarta, la avvolge in questa malinconia, letterariamente questo è molto accattivante, da un punto di vista psicologico, però, rappresenta un grave problema per il soggetto Werther. Conosce poi la Fräulein von B., la signorina von B. un personaggio che qui gioca un certo ruolo ed è interessante per vedere i rapporti sociali e i codici di comportamento come erano un tempo. Ein liebenwürdiges Geschöpf una creatura degna di essere amata. La signorina von B, in questa steifen Leben, in questa vita rigida, artificiosa ha conservato una certa naturalezza, segno che anche tra i nobili c’è qualcuno al quale si può attribuire il valore della semplicità e della naturalezza rispetto al formalismo che segnava la natura di questa classe sociale. La conversazione è sempre il mezzo principale, tra Werther e la signorina, non è l’eros. L’incontro con questa persona è descritto da Werther senza nessuna carica erotica, deve essere anche una donna attraente questa ragazza, dopo dirà che gli ricorda Lotte, però il problema non è questo, non lo dice apertamente, ma non è mai una questione estetica. Quello che conta è che questa donna sin dall’inizio è messa nella casella della confidente e non ci sono possibilità che vi fuoriesca. La signorina von B. è proprio l’espressione dell’anima bella, schöne Seele, tipologia del 1700 tedesco, la cui caratteristica era il non erotismo, una persona che aveva improntato la sua vita a una nobile rinuncia, rinunciava all’amore principalmente quindi alla passione, allo sconvolgimento, ma per questo aveva guadagnato tutta una serie di qualità come l’acume, l’equilibrio, la magnanimità, chi non entra nel gioco di competizione che è l’eros, non invidia, non è gelosa, non maledice, né si aspetta niente, ha la capacità di essere una confidente che non entra in competizione per nessun oggetto desiderato, è una persona pura da questo punto di vista, e queste eroine pure dell’anima sono abbastanza presenti nel 1700 tedesco, le troviamo per esempio, nel dramma Torquato Tasso di Goethe, basti pensare a Ifigenia, una donna molto pura, molto intelligente e molto sensibile, ma anche molto malinconica per questa rinuncia interiore che nessuno le ha costretto a fare e che lei stessa ha messo in atto, non è un concetto solo femminile ma è un concetto generale che è molto attivo nel 1700 tedesco non solo nello Sturm und Drang ma proprio nel passaggio d/al classicismo, che poi è uno dei punti chiave. Tutte le cose che dice Werther sono cose che ci fanno capire il non desiderio di Werther per questa persona. La zia con la quale vive la signorina von B. non piace a Werther sin da subito. La ragazza ha scelto di vivere con la vecchia zia, all’ombra di una vita già vissuta da altri, essere soli aveva tutto un significato diverso da quello di oggi, non era sinonimo di libertà, semmai di fallimento. La zia aveva perso i soldi, perché questa nobiltà non è una grande nobiltà si aggrappa ai privilegi del nome, della casta, ma in effetti non ha più mezzi, è completamente impoverita. Già l’anticipo dei nobili con i quali dovrà confrontarsi Werther. 8 gennaio 1772 Werther si sta sempre di più angosciando e accattivando. È un tassonomista, è molto certo e molto sicuro di ciò che è importante e ciò che non lo è. Importanti sono l’amicizia, l’amore, la natura, situazioni in cui lui va in campagna, in cui lui parla con la gente del popolo ecc. dove lui sente la vita calda, forte, genuina, quelli sono momenti che vale la pena di vivere gli altri invece sono tutti meno o per niente importanti. E si assume la responsabilità di sovvertire il valore di importanza o di meno importanza delle cose perché la sua percezione è opposta a quella della sua società e cultura. “Quanti non sono i re che sono dominati dai loro ministri?” questa è poi una lettura anche politica cit. Marinelli. Werther ha di momenti di saggezza solo che non li usa quasi mai “E chi è allora il primo? Colui, mi sembra, che conosce bene gli altri e ha tanto potere o tanta astuzia da sfruttare le loro energie e le loro passioni per il successo dei suoi piani.” Chi veramente vince è chi non si scopre, chi sa sfruttare le energie degli altri per i propri piani, Werther intuisce l’arte della politica ma è un gioco a cui non vuole giocare perché non lo appassiona. Perché si annoia non ne è attratto, la sua adrenalina non sta nel salto sociale o nel passaggio sociale, la sua adrenalina è una pienezza un po’ panica. 20 gennaio Sono passate altre due settimane e in un’osteria, in uno di quei posti che gli piaceva frequentare, ha un cedimento e scrive a Lotte. Questo momento di scrittura della lettera è un momento di cedimento, almeno rispetto al suo proposito, quando una cosa cede sprofonda. Il posto dove sta è troppo brutto per poterle scrivere, ma in questa capanna, in questa osteria di campagna, sente di doverle scrivere. La lettera del 20 gennaio è un esempio di come il secondo libro capovolga le immagini di serenità del primo in scenari di desolazione. Il 26 maggio Werther nominava come valore positivo la Einschränkung, la limitatezza o la semplicità legata al culto sentimentale della capanna (Hütte) che evocava il modo patriarcale omerico e biblico. Ora la Einschränkung è solo ristrettezza e miseria. La capanna si è trasformata nel luogo di un’arida solitudine dove Werther non riesce più a provare alcuna ‘pienezza del cuore’. Il suo cuore non può aprirsi, è rattrappito e quindi non poteva scriverle, la vita non gli dava questo pensiero. Ora invece in questa solitudine, lei è il suo primo pensiero. La figura di Lotte è la figura magica che può liberarlo e salvarlo da tutta questa tristezza, dall’ Einschränkung, dalla neve e dal freddo, dalla situazione di dolore. È l’immagine che si è piazzata nella sua mente la sua Gestalt, la figura di Lotte, che lo colgono all’improvviso, so heilig, so warm. L’innamorato è un cucciolo che ha freddo, e Lotte in questa taverna fredda e triste, è un colpo di sole che darebbe vita e che lo salverebbe, una figura calda che arriva al suo cuore. Per lui questo momento è il primo momento di felicità dopo tanto tempo, ha potuto cacciare grazie all’immagine di Lotte la tristezza del presente. Lo schema è sempre quello, di un’anima che svuotata di tutte le passioni, le invidie, i progetti e le ambizioni, può far entrare Dio, la variante secolarizzata è che per aprirsi all’amore bisogna liberarsi da tutto questo. Barthes SPROFONDARE SPROFONDARE crisi di avvilimento che coglie il soggetto amoroso per disperazione o per appagamento. È anche uno dei momenti tipici dell’innamoramento, è un momento di avvilimento, l’innamorato lotta con le illusioni con i calcoli con le strategie, ma a un certo punto le sue capovolge tutto, il fiume in piena è esaltante, infatti è una delle immagini del sublime ma è anche distruttiva. Werther si è sentito approvato e compreso dal ministro, si è sentito riconosciuto. Ha provato la soddisfazione per sé stesso, l’essere in pace con sé, la consapevolezza di star facendo qualcosa di giusto. Questa lettera del ministro per un po’ l’ha placato, gli ha ridato forza. “Sicché per una settimana mi sono sentito pieno di forza e contento di me” „Auch bin ich auf acht Tage gestärkt und in mir selbst einig geworden“ Sono diventato unito in me stesso, einig viene da eins, uno, ho trovato un accordo con me stesso. Werther, grazie a questa lettera, per breve tempo ha trovato ciò che vorrebbe sempre trovare, cioè un’unità con sé stesso, la figura contraria alla spaccatura, al dissidio, alla separazione e alla crisi, Werther è l’uomo della crisi e proprio in quanto tale inaugura la letteratura del mondo moderno, la crisi crea scissione invece l’essere unito con sé stesso, significa aver ritrovato un’armonia che però dura poco. Basta poco per ritrovare il disequilibrio. Uno dei pregi del romanzo è che Goethe riesce a costruire proprio un’arte delle sfumature, piano piano, senza quasi rendercene conto, il tono diventa cupo. All’inizio c’era un Werther esuberate, però Goethe aveva disseminato ogni tanto degli elementi che annunciavano un incupimento, ha creato l’orizzonte dell’attesa, ha creato il presentimento di qualcosa che man mano si sta avvicinando, e si sta palesando. Da una parte c’è il desiderio, il bisogno di Werther di vivere una vita piena, non nel senso moderno di piena ossia ricca di eventi. Werther cerca di vivere pienamente la sua vita, non vuole stare in città dove avvengono appunto gli eventi, vuole stare nel paesino di Lotte, in campagna, a Wahlheim nella semplice osteria, lui cerca la pienezza della propria condizione interiore, la totalità del proprio essere, in modo che non ci siano resti o scarti. Dall’altra parte il mondo prevede l’articolazione, il calcolo delle distanze, la parzialità, lo spezzettamento della realtà in varie parti, le strategie, ossia dare importanza a una cosa e non a un’altra, valutare, mettere le cose a livelli diversi e usare una in funzione dell’altra. Il rapporto con il mondo è un rapporto che funziona secondo un modello di quantità discrete cioè quantità che sono definibili, certamente anche in una vita così si può avere un ideale di armonia, ma l’armonia di questo tipo è costruita sempre sulle distanze, sulle differenze, sul calcolo e sulla capacità di armonizzare diverse cose separate tra loro, invece Werther non è un uomo della quantità discreta, ma è l’uomo della completa fluidità, il suo cuore deve essere riempito in un colpo con un solo grande fiotto di essere, una sola abbondanza, una pienezza che sgorga improvvisa e riempie il cuore in un colpo. Da una parte le quantità discrete e la scienza delle quantità discrete, il calcolo delle distanze, dall’altra questo sogno della pienezza improvvisa e totale. Nello schema mistico dell’incontro con Dio potrebbero trovarsi entrambi gli aspetti: da una parte l’apparizione di una figura Santa o sacra (Paolo sulla via di Damasco) oppure l’idea della beatitudine nella vita ultraterrena a contatto con Dio che riceve la luce di Dio, in questo caso c’è una visione immediata, si è folgorati dalla visione di Dio non c’è nulla di graduale, si tratta di pienezza improvvisa e totale. Dall’altra parte ci sono gli esercizi spirituali, l’ascesi, che fa ascendere e prepara. Werther è l’uomo dell’immediata pienezza, questo è il bisogno del suo cuore. Due sono quindi i modelli, e il suo dolore non è solo il dolore di non poter avere Lotte, è il dolore di non poter avere tutto questo riempimento improvviso, è dovuto dall’attesa di questo riempimento improvviso. Per guarire deve scendere a patti con il mondo e con le quantità discrete, entrare in commercio con il mondo, iniziare a calcolare (sto un po’ con gli amici per gentilezza, dopo un tot di tempo posso andare via ecc.), ma questa è esattamente l’angoscia che Werther non vuole vivere e per questo tornerà nel luogo della sua pienezza, che comunque è una pienezza, anche se non ha Lotte, anche se è infelice, anche se alla fine deciderà di chiudere qui la sua vita è comunque mentalmente un luogo di pienezza, dove non deve calcolare nulla, e per questo ora vi desidera tornare. 20 febbraio Albert e Lotte si sono sposati. Il fatto di essere marito e moglie all’epoca aveva un significato estremamente diverso da oggi, prima di sposarsi si poteva dare abbastanza per scontato che i due coniugi non avessero avuto rapporti prima del matrimonio. Il fatto di sposarsi significava anche intimità anche sessuale che prima non c’era stata, quindi per Werther non è solo un fatto simbolico o istituzionale ma è un cambio completo delle cose nella sua immaginazione e anche per il suo dolore. Di nuovo siamo poi di fronte al triangolo pietistico, al triangolo filadelfico, lui lei e il terzo. Lui ribadisce e si aggrappa questa struttura che culturalmente e istituzionalmente era riconosciuta ma che di fatto lui non sopporta, il suo è il ruolo del secondo. 15 marzo Il tema della lettera era già stato preannunciato con la presentazione del conte von C. e della signorina von B., ossia i rapporti sociali nella società tedesca, in particolare il rapporto tra la nobiltà e la borghesia. Werther scrive di questo episodio molto sgradevole che gli è successo: è stato cacciato da una riunione di nobili. Viene fuori un affresco abbastanza chiaro dell’aristocrazia di campagna, qui siamo in provincia ma comunque non una grande aristocrazia, una propriamente squattrinata, con pochi soldi, molto poco alla moda, demodé e anche un po’ patetica che come la zia aristocratica della signorina von B., che si aggrappa a quello a cui può aggrapparsi, cioè al proprio nome. Una lettera questa molto accorata e arrabbiata, Werther non è molto arrabbiato per l’offesa è arrabbiato perché si è reso conto di essersi prostituito, cioè di essersi piegato a tutta una serie di calcoli che quel mondo ti porta a sostenere, ha dovuto sottostare al confronto, all’essere cacciato. La gente in città ha cominciato a parlare del fatto che sia stato cacciato, lui si deve difendere dalle accuse, tutte cose che per lui non contano niente, però lo infastidiscono proprio per questo. Werther continua ad accusare i suoi per averlo spinto a questa vita in città, e raccontando questo episodio, si giustifica con Wilhelm come per dire che non dipende da lui se è successo quello che è successo, la causa che guasta i momenti non è sempre lui. Probabilmente Wilhelm potrebbe continuare ad obbiettare che invece è stata colpa di Werther, perché lui dirà chiaramente che non si è reso conto che stavano arrivando i nobili perché era distratto, se se ne fosse reso conto prima, avrebbe evitato questo incidente, era distratto perché pensava alle cose sue. Una persona invece che vive calcolando e che fa del mondo l’oggetto della sua vita e dei suoi desideri e non sé stesso e la sua passione, (per Werther l’oggetto dei suoi desideri è Lotte ma in effetti la sua passione per Lotte), non si sarebbe mai distratta, sarebbe stata molto attenta a questi particolari, è la persona cupa, incupita infelice per il suo amore, è Werther che può trovarsi a fare una gaffe, a sbagliare, o distrarsi. Nel momento in cui tutti i nobili entrano nel salone del conte von C., e cominciano a mormorare sulla presenza di Werther, il conte molto delicatamente fa capire a Werther che la sua presenza non è gradita. Queste riunioni servivano a ricompattare questo gruppo sociale e a dare alle persone che vi partecipavano, la certezza, la gratificazione e la rassicurazione del loro stato. A questo punto Werther si rende conto della situazione e rientra nel codice della galanteria sociale, rientra nei ranghi per prendere congedo, ma quando Werther fa questo, rientrare nei ranghi, che sa fare, perché ha la cultura e lo stato sociale, perché ha frequentato certi ambienti, quando fa così, si sente nelle sue parole che si sta mettendo una maschera e sta prendendo le distanze, si mette a posto, si scusa. Ma si percepisce che si sta ritirando, che con questo codice sta scavando uno spazio privato nel quale poi può essere come vuole lui, mette questa maschera fa e dice quello che deve, ma dentro di lui si chiude in uno spazio irraggiungibile, si ritira nel suo guscio. Dopo questo episodio si ritira in un posto nella natura dove si sente pienamente sé stesso, dove non ha bisogno di nessun codice e di nessuna finzione, e guarda il tramonto del sole, leggendo Omero, legge il canto in cui Ulisse viene accolto dal buon pastore di porci al suo ritorno ad Itaca. Questa scena del riconoscimento e dell’identità, lo tranquillizzano. Anche Werther torna a ‘casa’ nella natura, nelle pagine di Omero, nell’suo habitat, non sorprende che dopo voglia tornare veramente a casa nel paese di Lotte. Si rende poi conto che la gente in città parla, e perfino per le persone umili era una soddisfazione vedere come era stato trattato dai nobili. Solo perché è un uomo colto e dotato di intelligenza non pensava mica di poter superare le convenienze, anche lui è stato messo al suo posto. L’odio sociale riguarda sempre il più vicino. Questa invidia, questo odio sociale, Werther lo coglie, e non lo sopporta. Naturalmente questa scena ha proprio la funzione di taglio, Werther già stava pensando di andare via, qui capisce di avere l’occasione giusta, e taglia definitivamente con questo posto e se ne va. 16 marzo Rincontra poi la signorina von B., e le chiede anche spiegazioni sul suo imbarazzo. La signorina spiega che appena ha visto Werther sapeva cosa sarebbe successo, non poteva fare nulla e comincia a piangere, qui c’è il linguaggio del cuore, il codice emotivo dell’anima bella, che è simile a quello borghese anche se lei era una nobile. La zia era scandalizzata, e le ha fatto una lunga tirata sul fatto che lei non dovrebbe frequentare Werther, per allontanarla da lui la zia ha cercato di umiliare Werther e lei piange perché si sente in colpa, perché non l’ha difeso come avrebbe voluto, l’anima bella è sempre un’anima auto-analizzante, che si scava dentro e trova sempre una colpa, tutto quello che poteva o non poteva fare, tutto quello che voleva e non ha fatto. Il cuore è sempre il centro di questo discorso dell’emozione. Poi c’è ancora una volta un’immagine suicida, rievoca il cavallo che aizzato e incitato per poter respirare si strappa una vena con i denti, e si associa ad esso, vorrebbe aprirsi una vena per guadagnare la libertà eterna. Werther si sente soffocato da questa vita inautentica. La libertà eterna è il grande desiderio di Werther il fatto che ci sia una condizione piena e per sempre. Quando immagina la vita con Lotte, non immagina di fare per il suo cuore che lui vuole essere apprezzato. Questa è una critica piena all’illuminismo, è il rovesciamento sturmuriano dell’illuminismo. Il suo cuore è la fonte di tutto, e ancora una volta siamo nel linguaggio pietista, la fonte, la beatitudine e la miseria. Il vero nucleo di Werther è il cuore. “Ah quello che so, lo può sapere chiunque – ma il mio cuore ce l’ho soltanto io.” A quei tempi era una vera e propria affermazione rivoluzionaria perché poneva nell’Io, nella soggettività, qualcosa di incontrovertibile, io posso piegarmi, posso anche essere d’accordo, giocare al gioco sociale, culturale e teorico, posso accordarmi con il sapere del mondo ma quello che sono io con le mie miserie, con le mie meraviglie, lo sono solo io, quello non è contrattabile, non si può commerciare, quello sono io ed è un nucleo intoccabile. Dal punto di vista storico culturale è un’affermazione di incontrovertibilità. All’epoca imporsi così tanto sull’io era quasi scandaloso, ogni io doveva rientrare in un sistema d’insieme. 11 giugno Lettera in cui decide di andarsene. Si comincia ad annoiare, lui che ha bisogno di adrenalina. Nonostante sia ben voluto e ben trattato dal principe si sente fuori posto. Con lui non ha nulla in comune, conversare con il principe non è molto stimolante. Con il principe non può succedere nulla, non riesce a distrarre veramente. La cultura del principe è proprio quella di parlare delle parole, non andare nel cuore delle cose, perché può essere sconveniente, la conversazione con i nobili generalmente resta sulla superficie, sono i borghesi che hanno a cuore le cose. 16 giugno „Ja wohl bin ich nur ein Wandrer, ein Waller auf der Erde! Seid ihr denn mehr?“ “E va bene, sono solo un vagabondo, sono solo un pellegrino su questa terra. Forse voi siete qualcosa di più?” Questa è una frase molto famosa del Werther, c’è già una dolorosa provocazione, di chi ha fatto il pellegrinaggio e guarda indietro. Wandrer parola chiave della letteratura tedesca soprattutto di quella romantica. Wanderung passeggiata lunga nella natura che ha in sé, potenzialmente la possibilità di cambiare vita, ti fa attraversare il paese e ti porta non sai dove, è una cosa anche avventurosa. È passeggiata lunga ma non pericolosa che ti apre a quello che hai intorno. Ti fa conoscere il mondo. Voi che siete uomini di intelletto, voi che avete il vostro sistema ordinato, alla fine anche voi siete dei vagabondi. Verso l’epilogo del romanzo, quindi la parola giusta per accompagnare Werther in questo suo dramma del personaggio, è incupimento, Werther non è mai stato allegro, anche i suoi momenti di esaltazione sono sempre stati momenti di esaltazione dolorosa, che nasceva da un disagio interiore. Un disagio che proprio con quest’ esaltazione e con questo entusiasmo di vario tipo (soprattutto per la natura) veniva quasi curato. Oltre all’incupimento c’è poi Lotte e la sua passione per lei e c’è un suo atteggiamento debordante e esagitato, come gli viene rimproverato da Albert ma soprattutto da Lotte che è un segno di una esagerazione smisurata. Le sue esaltazioni sono manifestazioni di uno squilibrio, di una incapacità, anche di una non volontà di controllare le proprie emozioni. Werther è un uomo della totalità, che non vive in un mondo regolato dalla distanza che non cerca la giusta regolazione della distanza tra le istanze, tra le cose, tra le persone, è un uomo che vive nel desiderio di vedere realizzato in un solo colpo e completamente la felicità che chiede il suo cuore. Ma quello che vediamo è un Werther che si incupisce, la parola cupo è una parola difficilmente sostituibile, non è la tristezza o la mestizia, e non è nemmeno il lutto, ci sono queste cose nel Werther ma la cupezza è lo stato d’animo più generale in questa parte. Non uno stato d’animo singolo ma una disposizione più generale. La bravura di Goethe e anche la bellezza del romanzo sta nel fatto che questo incupimento viene realizzato gradualmente attraverso alcuni segnali, alcune scene e scelte narrative, ma anche attraverso una serie di personaggi anche minori che vengono inseriti nel romanzo e che gettano una luce piuttosto cupa alla vicenda stessa di Werther, da un punto di vista letterario e ipertestuale. Il segno più evidente dell’incupimento, come dice anche Baioni, è il passaggio della lettura di Omero a quella di Ossian. Anche l’Odissea ha dei momenti drammatici, violenti e cupi che contribuiscono a rendere l’opera più affascinante, però il mondo greco per le sue caratteristiche estetiche e per le immagini che richiamava, trasmetteva serenità, sempre nel modo di Werther, e gli faceva presagire la possibilità di essere sereno. Ossian al contrario non lascia speranza. La serenità per Werther è sempre qualcosa che sta un po’ più in là rispetto a dove può arrivare lui, e questo spazio tra lui e la felicità o la serenità è sempre uno spazio vuoto che lui vorrebbe colmare, ausfüllen. Le cose sono lì, anche Lotte è lì, a pochi metri o addirittura meno, ma tra lui e questa promessa di felicità c’è sempre un vuoto che lui cerca di riempire con l’unica cosa che ha a disposizione, ossia le sue parole, le sue lettere a Wilhelm, il suo stesso piacere e la sua stessa malinconia, questa distanza, però, non si colma mai e quando si accumulano determinate situazioni (come il matrimonio di Lotte, ma anche il fallimento del tentativo di staccarsi da lei e di lavorare), qualcosa dentro di lui scatta e Werther si incupisce sempre di più. La bravura di Goethe sta nel fatto che questa svolta, questo scatto viene reso e anticipato attraverso dei segnali che sembrano laterali ma che risultano importanti e ci forniscono il senso dell’incupimento stesso. Werther torna nel paesino vicino Lotte dove però tutto è cambiato. Alcune cose sono cambiate, Lotte si è sposata, uno dei bambini figlio dei contadini con cui lui giocava e che ritraeva disegnando è morto (la mortalità infantile era molto comune dovuta soprattutto agli stenti e alle malattie) e quindi anche Wahlheim, il luogo di pace e serenità, è sotto il segno di morte, poi incontra il pazzo di fiori, e c’è la storia del garzone, (quella parallela che Goethe ha inserito nella seconda stesura del romanzo) avrà un fine tragico. Tutto precipita e tutto è nel segno della disgrazia e della sofferenza. Simbolicamente non meno importante c’è il taglio dei noci nella casa del vecchio pastore, che darà il via a una serie di riflessioni, che Baioni intrepreta come segni della modernità. Questi sono gli elementi attraverso i quali Goethe costruisce l’incupimento graduale di Werther. OSSIAN Nel 1765 un colto insegnante scozzese, James Macpherson pubblicò questa raccolta di canti, The Poems of Ossian, che presentò come canti popolari tradizionali scozzesi e antichi, la verità è che li aveva creati lui prendendo dei pezzi di canti popolari veri e propri e elementi da Milton, dalla Bibbia e da varie fonti. Una poesia che faceva un po’ il verso all’arte popolare e che contribuì a questo mito dei bardi celtici che nelle brughiere del nord, come dei pellegrini camminavano e cantavano il loro dolore, tutto era legato al lutto e al culto dei morti, molto in voga nel 1700. Il doloroso ricordo e la poesia della memoria sono quelli che accompagnano Werther nella fase finale, non è più il ritorno solare di Odisseo da Penelope a Itaca a colpirlo ma la cupezza della poesia ossianica. Goethe stesso tradusse dei pezzi del poema, e nella finzione Werther ne traduce alcuni per poterli leggere con Lotte. Oltre al lutto e alla cupezza questi canti contengono suggestive descrizioni della natura, delle brughiere con la costruzione di paesaggi evocativi, cupi, nebbiosi e malinconici. Ossian, è un vero e proprio medio della cupezza e tristezza tra Werther e Lotte, quando lui cammina nella natura sente dentro di sé Ossian. Due sono le figure strutturali una è il ritorno, ma il suo non è un riscatto piuttosto è un ritorno del dramma, non è per riprendersi qualcosa, perché sa che non può ottenere niente, è un saluto al mondo, sa già che tornare non gli porterà felicità. L’altra è la modalità del ricordo che è lo sguardo di chi saluta per l’ultima volta, un ricordo triste, si pone nella modalità di chi è rimasto solo con le cose passate lontane e non più realizzabili e che quindi saluta. Tutto il paesaggio è messo nella modalità del ricordo. BARTHES RICORDO RICORDO rimemorazione felice e/o straziante d’un oggetto, d’un gesto, d’una scena, legati all’essere amato, e caratterizzata dall’intrusione dell’imperfetto nella grammatica del discorso amoroso. “L’estate è magnifica, spesso mi arrampico sopra il frutteto di Lotte, con una lunga stanga in mano, e stacco dalla cima dei rami le pere mature. Essa sta di sotto e le raccoglie via via che gliele porgo” Werther racconta e parla al presente, ma il suo quadro ha già la vocazione di ricordo; l’imperfetto mormora sottovoce dietro a quel presente. Un giorno, mi ricorderò di quella scena, mi ci perderò al passato. “e lucean le stelle” (Tosca). Quel momento felice non ritornerà mai più tale e quale. Il ricordo mi appaga e mi strazia. L’imperfetto è il tempo della fascinazione, sembra che sia vivo, indica un passato in movimento, un passato remoto, che sembra un fluido in movimento, anche se è al passato, mentre invece non si muove, perché è il tempo della narrazione, un tempo di sospensione. Non si riscatta e non si dimentica è semplicemente l’estenuante illusione della memoria. La memoria è una ricchezza per tutti però è anche qualcosa che illude, quello che si ricorda che almeno in potenza potrebbe essere realizzato e questa illusione ci nutre ma è anche estenuante perché affatica, anche desiderare è un investimento e a volte come nel caso di Werther e, lui lo sa, è uno spreco. Bramose di avere un loro ruolo delle scene si mettono sin dall’inizio in posizione di ricordo, spesso lo sento e lo prevedo nel momento stesso in cui si formano. Quando si formano io so già che saranno figure del mio album dei ricordi. 29 luglio Riprende il discorso del bisogno di Werther di avere una struttura. C’è sempre un discorso rivolto all’amore messo in termini religiosi. “Tu vedi dalla mia mano che non sono agitato e non scarabocchio come al solito” le lettere venivano scritte a mano, se una persona era particolarmente nervosa o agitata, lo si poteva intuire facilmente dalla grafia. “un amore, una fedeltà, una passione come queste non sono dunque invenzioni poetiche. Vivono, si trovano nella forma più pura proprio in quelle classi di uomini che noi, colti e raffinati fino all’inconsistenza, chiamiamo rozzi e ignoranti!” La struttura è interclassista. BARTHES IDENTIFICAZIONE IDENTIFICAZIONE il soggetto s’identifica dolorosamente con qualsiasi persona (o qualsiasi personaggio) che nella struttura amorosa occupi la sua stessa posizione. Werther si identifica con chiunque sia perdutamente innamorato; egli è il folle che ha amato Lotte e che va a raccogliere i fiori in pieno inverno; è quel giovane contadino innamorato di una vedova che ha appena ucciso il suo rivale. “No, non puoi essere salvato, infelice! Lo vedo bene anch’io, che noi non possiamo essere salvati” anche lui si sente condannato a morte, non per l’aver ucciso qualcuno ma perché è innamorato e questo innamoramento non potrà mai essere realizzato. L’identificazione non ha preferenze psicologiche; esse è una pura operazione strutturale: io sono colui che occupa la mia stessa posizione. Anche se è una persona molto diversa da me, anche se appartiene ad un altro mondo alla fine tutto sommato, lui è come me e io sono come lui. Perché siamo nella stessa situazione. Se oltre che da me, X è più o meno desiderato, lusingato da altri, io sono nella loro stessa posizione. In termini di personalità io non mi identifico solo con il loro posto ma anche con la loro immagine, io sono loro. Questa identificazione generalizzata mi addolora doppiamente, da un lato mi svalorizza di fronte a me stesso ma svalorizza anche il mio altro, che diventa la posta in gioco. Werther si identifica dunque nei due personaggi e io come lettore posso identificarmi con Werther. Storicamente migliaia di soggetti l’hanno fatto, vestendosi, suicidandosi, profumandosi e scrivendo come Werther. Una lunga catena di equivalenze lega tutti gli innamorati del mondo. Tutti sanno che questi romanzi vengono letti in uno stato di reclusione, si secessione, di assenza e voluttà, di solitudine: al gabinetto, chiudersi gelosamente in un luogo chiuso. 5 settembre Questa lettera è stata aggiunta nella seconda stesura e introduce un maggiore coinvolgimento sentimentale di Lotte che qui appare molto turbata. Lotte scrive ad Albert un accorato biglietto e per caso Werther lo legge e sorride. “Che dono divino è la fantasia, per un momento mi sono potuto illudere che fosse diretto a me” Lotte interrompe il discorso, turbata. È una lettera terribile, legge questo biglietto, pensa per un momento che potesse essere rivolto a lui e invece era rivolto ad Albert, la lettera si interrompe su questa sospensione, sono tutti e due abbastanza colpiti perché hanno toccato una zona che non andava toccata, una corda che non andava mossa perché si poteva rompere un equilibrio che finora ancora mantiene. 6 settembre Il frac azzurro, indossato la prima volta al ballo con Lotte, si è ormai consumato, così Werther se ne fa fare uno identico, con lo stesso bavero, gli stessi risvolti e lo stesso panciotto giallo, non fa lo stesso effetto, però forse se ne affezionerà. La pubblicazione del Werther inaugurò una moda nella quale si riconoscevano quei giovani- che oggi definiremmo ‘alternativi’- in polemica contro lo spirito aristocratico e frivolo della cultura roccocò. Goethe, i fratelli Stolberg e Haugewitz erano vestiti così durante il viaggio in Svizzera del 1775. BARTHES ABITO ABITO Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell’incontro amoroso o che indossa nell’intento di sedurre l’oggetto amato. Barthes intende sempre l’abito visto dal punto di vista del discorso amoroso, e quindi parla appunto di ‘fenomeno emotivo’, Werther non ha indossato il frac azzurro per sedurre Lotte perché non la conosceva, e neanche Lotte ha fatto la stessa cosa, si sono vestiti in quel modo perché andavano a una festa. Barthes gioca sul fatto che la toilette abbia qualcosa di ingessante, fare la toilette, vestirsi in un certo modo e bloccare quell’immagine. 1.In vista dell’appuntamento l’innamorato fa la sua toilette. Anche il condannato a morte prima di essere condotto al patibolo, fa la toilette, e questo dà l’idea di qualcosa di mortuario. Ma toilette è anche la membrana che viene usata in macelleria per avvolgere certi tagli. È come se alla fine nell’idea di toilette ci fosse sempre qualcosa che rimanda al corpo ucciso, imbalsamato, e imbellito alla maniera di una vittima. Vestendosi, l’innamorato si fa bello per ciò che il desiderio sta per guastare. Il desiderio, nel momento in cui incontro l’altra persona, io mi dimentico della mia toilette, tutto si disfa e poi, se ci sono baci e abbracci, tutto si sposta, il desiderio rovina l’immagine, io mi sono placcato in un’immagine che deve essere perfetta ma poi questa immagine di disfa. 2. il mio immaginario è fatto di materia coalescente quindi fluida e io con la mia toilette do una pellicola, cerco di contenere la mia eccitazione, il mio innamoramento il mio desiderio e il mio immaginario. Lo chiudo e lo sigillo in questo modo e vorrei che l’altro fosse chiuso con me in questo sacco di pelle. 3. è con quel vestito (frac azzurro e gilet giallo) che Werther vuole essere sepolto ed è con quel vestito che egli viene trovato agonizzante nella sua stanza. Ogni volta che mette quel vestito, Werther si traveste da innamorato estasiato: egli ricrea magicamente l’episodio dell’estasi, il momento in cui si è trovato siderato dall’Immagine. Quel vestito turchino rinserra talmente forte, che il mondo circostante si annulla: soltanto noi due: mediante quel vestito, Werther si forma un corpo da bambino in cui fallo e madre sono uniti senza niente al di là. Fallo e madre discorso psicanalitico, il bambino che si ricongiunge con la madre, non c’è più la distanza. Werther sente il vuoto che diventa sempre più forte tra sé e il soggetto amato, qui Barthes dice con questa toilette, il bambino nel complesso edipico si sente congiunto con la cosa che ama, in quel caso la madre e nel caso dell’innamorato con l’oggetto dell’innamoramento. Questa pellicola, questa toilette, è il momento in cui si immagina stretto e unito all’oggetto desiderato e non più con questa distanza, che Werther riempie di lettere, parole, angosce, speranze. 12 settembre Goethe ha aggiunto questa scena nella seconda stesura ed è una tipica scena da letteratura roccocò, cioè una scena con questa damina, Lotte, che per la prima e unica volta, viene vista sotto un profilo malizioso, quasi provocatorio. Lotte acquista un tratto di civetteria che esaspera Werther. Interessante perché introduce un elemento diverso che non ci saremmo aspettati in Lotte e quindi anche questo la toglie da un asse un po’ scontato. L’immagine di lei che offre al canarino un po’ di briciole con le labbra è un’immagine maliziosa e quasi un po’ perversa da parte di Lotte, è una provocazione, la rende quasi odiosa. Goethe costruisce questa parte finale interpolando delle lettere brevi e dolorose che ci danno degli elementi molto importanti nella lettura delle vicende di Werther con delle lettere più lunghe come quella del garzone e quella del taglio di noci che ha un altro tipo di fuoco tematico sulla modernità. 15 settembre Il taglio dei noci è uno degli episodi più importanti del Werther, e qui c’è una formulazione piuttosto chiara della critica alla modernità che compie Werther. Può sempre venire il dubbio sul perché Werther, questo soggetto che dovrebbe essere tra i più rivoluzionari, il programmatore del nuovo futuro, ha invece nostalgia di vecchi alberi che vengono tagliati ma anche del mondo dei padri e del mondo di Omero, della vecchia scuola e della sua cittadina. In genere tutte le generazioni che hanno lottato per il rinnovamento culturale di un paese hanno sempre avuto come primo bersaglio i propri genitori, la generazione precedente e lo hanno sempre fatto anche in modo arrogante, pensando di avere un mondo nuovo. Tutte le ideologie, e la fiducia in un mondo meno tecnicizzato, meno informatizzato si possono spiegare anche tramite ciò che è capitato nel 1968 con il professare un ritorno a forme di vita più naturali e tradizionali. La risposta forse è questa, ossia che Werther è un analista critico della modernità e quindi non è un passatista che vede nel passato la salvezza ma fa un’analisi abbastanza lucida sulla modernità e sugli anni che verranno e comincia a ripensare a quelle forme del passato perché vede in quelle forme di vita, qualcosa di più positivo, diverse possibilità di scansare alla nevrosi metropolitana, moderna. La morte del vecchio pastore e l’abbattimento dei noci segnano la distruzione dello scenario idilliaco rappresentato nella lettera del primo luglio. Il nuovo si insedia con un atto di sradicamento del passato e della tradizione. La lettera si inserisce in quello schema di capovolgimento delle immagini del primo libro che rasserenavano l’animo inquieto di Werther. Dio, cioè insomma la mancanza. E proprio questo vuoto che non può essere riempito (per Werther l’unica cosa che potrebbe riempirli è Lotte, ma si tratta di un’illusione), è esattamente quello che rende il Werther un romanzo così moderno, questa mancanza e questo vuoto si troveranno in molti romanzi dell’800 e soprattutto del 900 in cui c'è un senso di crisi, di spaccatura e di angoscia esistenziale. Bechet , Ionesco, Joyce, il vuoto, insensatezza di vivere, il punto che allora non poteva essere accettato. Albert è un uomo per il quale il mondo è a posto, per Werther il mondo non funziona, da qualche parte c’è un guasto. Il vuoto è proprio la rottura di una vena da cui fluisce una sostanza vitale, come se avesse un’emorragia, e il cerotto è sempre Lotte, e nel suo abbraccio dovrebbe chiudere questa angoscia di vivere. 26 ottobre Parla proprio della pochezza della pochezza e della caducità della vita, ispirato dai discorsi di Lotte e la sua amica su persone malate. Colui che pensa al suicidio pensa che questo atto disperato creerà se non altro uno scompiglio nel mondo ma poi Werther pensa che questo scompiglio sia leggero, passeggero, ed è proprio il massimo del lutto, fa pensare all’insensatezza delle cose e anche del suo stesso dolore. “I tuoi amici ti onorano, spesso sei la loro gioia e al tuo cuore sembra impossibile vivere senza di loro; eppure- se ora tu te ne andassi, se ora uscissi dal loro mondo, sentirebbero, per quanto tempo sentirebbero il vuoto che la tua perdita apre nel loro destino? Per quanto tempo? -Oh, l'uomo è così caduco che anche là dove ha la reale certezza della propria esistenza, anche là dove lascia l'unica, vera impronta della sua presenza nella memoria, nell'anima dei suoi cari, anche là deve spegnersi e sparire, e così presto!” Vengono così anticipate tutte le varie angosce novecentesche. 3 novembre Werther fa una considerazione sulla natura. È un auto-analista molto spietato, sa benissimo che non è colpa del mondo se è così cupo e inaridito ma colpa sua, probabilmente la parola colpa (die Schuld) non è propriamente corretta, viene detta con un’intenzione di autoflagellazione, comunque sa che è nella sua struttura psicologica, nella sua mente che ha creato questa situazione di angoscia. Si sente la causa della sua stessa miseria, e quella fonte della sua ricchezza si è rinsecchita. Ancora si trova il lessico pietista secolarizzato da Werther la parola FONTE (die Quelle) è una sorgente di forze esistenziali. Che si è rinsecchita in lui, è diventato un secchio vuoto. Questa centralità dell’io, è fondamentale, è la scoperta della soggettività moderna, il problema è l’io, non è l’ordine del mondo né la natura, la vera radice del problema e della possibile salvezza, non è la Bibbia ma l’io, io in quanto tale, è l’inizio della psicoanalisi in senso stretto. Poi ci sono tutti gli aspetti sociali e culturali e collettivi che ovviamente influiscono. Prima la sua ricchezza era la sua capacità di trasfigurare la realtà di esaltarsi di riempire la natura con la propria forza, la propria energia. Aveva un cuore pieno d’amore. Un vero e proprio scambio di pienezze tra sé e il mondo, ora questo cuore è morto e da lui non nasce più estasi. Sempre attraverso la metafora dell'aridità Werther ci dice che la sua beatitudine è andata persa, quella “sacra, vivificante energia con la quale creavo dei mondi intorno a me”. Werther era come un artista che creava il suo mondo, progettava la sua realtà. La sua sintassi è sempre quella del “quando quando quando… allora”, probabilmente è l’ultimo gesto narcisistico di riempire il vuoto con le sue parole, però è anche un’analisi piuttosto lucida e spietata della propria situazione. Lui riempiva questo spazio con la pienezza del suo cuore, come fosse una colata. Le sue sono immagini molte belle ma molto dure, il suo è l'esempio dello stravolgimento del discorso illuministico, siamo passati dalla natura come veste vivente della divinità, con la quale si può entrare in contatto, a un quadretto vacante, una natura che non si riesce a sentire, gelata, sotto vetro, come se fosse un’immagine. La metafora del secchio non è una metafora nuova, l’ha usata anche Klopstock nella sua poesia. Ha pregato Dio che gli desse una forza di vita, un senso, non solo inteso come qualcosa di intellettualistico o razionalistico ma come la sostanza stessa della vita, nel momento in cui viene meno il senso della vita viene meno la vita stessa, prega Dio che dia senso alle cose, in realtà solo lui può dare senso alle cose, il fatto che preghi Dio è la maniera disperata di chi sa che il centro della miseria è lui ma se questo soggetto non riesce a dare senso alle cose, la speranza è quella di appellarsi a qualcun altro, certo lui ha sperato che Dio desse senso alle cose, la verità è che l’unica divinità che possa dare senso a parte lui stesso è Lotte. Ovviamente questo non era possibile non solo perché lei era moglie di Albert ma anche perché il senso lo può dare solo il soggetto stesso, una volta che si pone così drammaticamente, modernamente al centro dell’azione, del problema del mondo solo lui può risolvere il suo problema. Il soggetto si è messo al centro e si riconosce come unico artefice della propria felicità, che non è più garantita dal fatto che il soggetto si inserisca in un ordine o in una struttura sistemata, la felicità non dipende tanto dal fatto di sistemarsi. Scardina così tutto il sistema di pensiero dell'epoca. La felicità allora dipende dal soggetto, ma Werther sa che non è più capace di procurarsela da sé, ha la speranza che gli venga data dall'alto, che si svuoti su di lui come un atto, una grazia divina. Ma c'è uno spostamento, Dio non esiste più, è Lotte, ma anche Lotte è impossibile, allora ecco l'impossibilità di salvarsi da parte di Werther. 8 novembre Lotte rimprovera a Werther i suoi eccessi, qualche volta infatti cominciava a perdere il controllo. Lotte arriva sempre a un punto dove poi ha paura di come può finire, di questa cosa che non può controllare. “Incominciò a parlare d'altro, per impedirmi di dire di più” 15 novembre Che cosa dice della religione. Il dubbio si insinua, la religione non può essere di sostegno a tutti. C’è ancora una volta questa ossessione intorno al soggetto, questo è il dato eclatante e scandaloso all’interno del Werther, scandaloso perché non è recuperato da nessun sistema. Questa asistematicità del Werther è la stessa dell’innamorato di Barthes. Qui c'è una riflessione sull’uomo, sulla religione e sulla propria morte. Werther si autoconvince dell’inevitabilità della morte. Non riesce a decostruire la propria situazione e costruisce un discorso di inevitabilità. Ritornano le immagini drammatiche del sublime, con l'universo che si inabissa, solo che il sublime come convenzione della cultura illuministica prevedeva che l’uomo nella sua piccolezza crollasse, ma anche che Dio lo avrebbe salvato e questa salvezza è il motivo per cui l’uomo si scioglieva in lode nei suoi canti. Ma poiché Werther già crede e immagina che questo Dio non lo può salvare e non lo salverà, resta solo la fase del crollo, l’inabissamento che caratterizza la letteratura moderna. Werther prende il modello discorsivo della religione e della Bibbia e lo trasforma e rifunzionalizza alla propria situazione come Cristo sente di essere stato abbandonato dal Padre, solo che Cristo non è stato veramente abbandonato dal Padre, Dio lo salva, Cristo passa sì per il dolore terreno e la morte fisica, ma poi risorge e riscatta con questo tutto il dolore e tutti i peccati degli uomini. Nel caso di Werther, questo secondo tempo di salvezza non c’è. Del modello cristologico non c’è la parte di riscatto e di risurrezione e questo è angosciante. 21 novembre Ancora una volta si viene a creare una scenografia di morte con Lotte che è la figura di colei che porge il calice con il veleno e decreta la morte dell’innamoramento Werther che lo vuota. Certo lui salva Lotte, dicendo che lei non è cosciente di questo, però di fatto è lei che gli sta porgendo la morte. Ci sono gli ultimi tentativi di Werther di interpretare i segni di Lotte, non ci crede più però ancora ci nonna, comunque sono segni già disperati perché già avvolti nella sfiducia. Werther dà un significato molto forte anche solo al fatto che Lotte lo chiami ‘caro’. Utilizza le parole di Lotte e le dà a sé stesso, utilizza le parole di Cristo e le prende per sé, è un solipsismo terribile, prende le parole dei discorsi religiosi e le rivolge a sé, quasi per puntarsele contro. 22 novembre Qui sembra quasi Roland Barthes, ‘se mi lasciassi andare, ne verrebbe tutta una litania di antitesi’  se faccio questo, non posso far quello, sono antitesi che danno proprio il senso di questo blocco in cui si è ficcato Werther stesso, che non può sbloccare, né smontare, né da solo e nemmeno con l’aiuto dall'esterno, Dio, Lotte o il mondo con le sue distrazioni. 24 novembre Parla del desiderio, ricompare la spinetta. Crede che Lotte senta tutto quello che sente lui. Sta cambiando la lettura di Lotte, non è più la Lotte bella, graziosa, una volta che Werther ha capito che la battaglia è persa allora, sta cercando di recuperarla sotto il segno della pietà, Lotte ha pietà per lui, è quasi un tentativo di recuperarla come anima bella, o come una persona da cui può aspettarsi una comprensione. Un cambio di funzione. Lotte capisce che Werther ha un momento di trasporto molto forte, un momento di perdita di controllo e si mette a suonare la spinetta, per rompere questo trasporto ma ottiene un effetto opposto, Werther comincia a concentrarsi su di lei e sulle sue labbra e le trova eccitanti. Nella parte finale (già con l'episodio del carlino) comincia un desiderio erotico più forte e più spiccato dipeso probabilmente da una disperazione rabbiosa. Mai si era soffermato su un dettaglio così fisico, su una parte così essenziale come le labbra. I riferimenti erotici si fanno più forti. È vero che tutta questa immagine continua a essere un’immagine di una Lotte graziosa e sacralizzata ma si sente anche un’urgenza erotica. 4 dicembre In questa lettera dice praticamente che per lui è finita, non ce la fa più. Racconta che Lotte seduta accanto a lui, suonava la spinetta con molta espressione, e mentre, lei suona lo sguardo di Werther finisce sulla fede, l’immagine scatena la gelosia. Sa bene che lei è sposata eppure l’immagine dell’anello lo colpisce. E si sente confortato solo nel ricordo di quella melodia che Lotte sta suonando, e che gli ricorda i tempi felici in cui lui la prima volta gliela sentì suonare. A cui però seguono momenti di angoscia suscitati dalla stessa canzone e con molta veemenza le chiede di smettere. Lotte comincia a parlare, nelle ultime lettere è stata solo l’oggetto di questo amore: “Werther, lei è molto ammalato, persino i suoi cibi preferiti le ripugnano. Vada ora! Ma la prego, si calmi” 6 dicembre Qui c’è la conferma dell’interpretazione di Barthes, come Werther sia perseguitato dalla sua immagine, è l’immagine che si è istallata come un virus nella sua anima. „Meine Augen…füllen die Sinne meiner Stirn“ “I suoi occhi neri…colmano i sensi della mia fronte.” tutta la sua mente è colonizzata da questi occhi, da Lotte, questa totalità della presenza che non lascia spazio per giocare la partita con il mondo. Nel momento in cui c’è l’esaltazione il mondo ti riporta alla fredda e oscura coscienza. Da una parte c’è la Hilze (la brace, il calore, l’ardore) dall’altra la fredda coscienza (devi lavorare, devi tornare, lei è promessa sposa, rientra nei ranghi) tutta questa litania che nel Faust è espressa con il tu devi rinunciare, entberen. Bisogna sempre passare per rinunciare a qualcosa. DALL’EDITORE AL LETTORE A questo punto c’è un’interruzione nella presentazione delle lettere, e c’è un messaggio dall’editore al lettore, prende la parola l’editore descrivendo come stava procedendo la vita e la storia di Werther, tramite testimonianze e foglietti trovati tra le sue carte. In generale è un gioco letterario che ha anche la funzione di ritardare, di oggettivare, di dare una prospettiva diversa, di dare anche voce al mondo, perché fino ad ora abbiamo avuto solo la voce di Werther, anche quando Werther prova a spiegare quelli che sono i pensieri degli altri, è sempre lui a parlare, qui, invece, l’editore ci racconta la storia di Werther con la voce che vede questo disastro, questo suo andar giù. Fa una vera e propria diagnosi. Werther si è fatto molto rabbioso, prova anche dei sensi di colpa nei confronti della coppia perché pensa di aver turbato l’armonia fra i due, se ne fa un rimprovero ma dietro questo si cela anche un certo rancore per Albert. Goethe qui è molto ficcante nella sua analisi psicologica, è vero che c’è tutto un sistema morale che porta al senso di colpa, ma c’è anche un qualcosa di divorante verso Albert, che aveva Lotte, non importa se l’aveva legittimamente o no. Quella di Werther diventa ora una lettura cattiva del rapporto tra i due coniugi. Aveva capito che Lotte provava interesse per lui, per Werther il rapporto di Lotte ed Albert invece che basarsi su una fedeltà serena e costante altro non era che sazietà e indifferenza. Poi c’è la storia del garzone, che ha ucciso il suo rivale in amore convinto che: “nessuno deve averla e lei non avrà nessuno” Werther, che ha sempre avuto a cuore la vicenda di quest’uomo, cerca di aiutarlo, difendendolo davanti al podestà che è il padre di Lotte e anche una specie di magistrato. Per il podestà salvare quest’uomo non era possibile secondo la legge, ormai si era macchiato di un delitto, e Werther, anche su questa posizione così giustamente intransigente, cerca di trovare una via di fuga, di fare qualcosa, si mette dalla parte del torto, mentre Albert che in un primo momento cerca di non intervenire, perché ormai tra di loro c’è una certa problematica, alla fine interviene dando ragione al padre di Lotte. Albert e il padre di Lotte sono i due uomini di famiglia, i due mariti, le due istanze di giustizia in questo sistema è sempre l’uomo ad assicurare la giustizia e d’altra parte anche Lotte dice a Werther “Seien ein Mann”  Sia uomo. Si appella a un concetto molto tradizionale di virilità e quindi di non debolezza. Albert e il padre di Lotte rappresentano il potere decisionale e la responsabilità, e Werther, come dice Barthes, nella società da innamorato finisce in una posizione che tradizionalmente è quella femminile. Il ruolo di Albert è sancito dal fatto che è d’accordo con il padre di Lotte, segue la linea patriarcale, Werther si mette fuori, vuole salvare la vita di un assassino ha fatto vincere la sua angoscia e non ha controllato i suoi istinti, quando torna a casa scrive un biglietto molto significativo, che sottolinea l’identificazione con il garzone. “No, non puoi essere salvato, infelice! Lo vedo anch’io, che non possiamo essere salvati” Albert parla a Lotte di Werther, gli rende anche giustizia e non è cattivo con lui, però lo critica anche e allude alla passione infelice che Werther prova per Lotte e esprime il desiderio di allontanarlo, di non permettergli di farle troppo spesso visita e di non parlare di lui. 12 dicembre Una descrizione della natura ormai sublime con disastri, rocce, precipizio e acque, una natura molto invernale ormai ossianica. Una natura molto drammatica e molto cupa. Werter non si controlla più. Siamo a dicembre e lui continua a vagare per questa natura che poi è la stessa che viene ripresa e letteralizzata dalla lettura di Ossian. Come al solito Werther sale su un’altura e guarda giù, solo che ora questo giù comincia ad essere tremendo, comincia l’idea di gettarsi. La natura è una vera e propria scenografia del suo dolore ed è inondata da questo fiume che straripa. C’è questo desiderio, secondo la formula latina, del cupio dissolvo, ossia di essere dissolto, è un desiderio di morte, questo piacere della morte come liberazione che è la formulazione dell’istanza suicida. Volendo ricostruire la metaforica wertheriana quando lui alla fine ha visto il panorama gli sembrava tutto vuoto, tutto deserto, ora quella pienezza che avrebbe voluto nel suo cuore è una pienezza distruttiva è vero che la valle è piena ma non di una pienezza dell’essere o della sovrabbondanza dell’essere neoplatonico ma come di un flutto che distrugge (cit. lettera del lavoro parte finale, il fiume che travolge tutto). Ora questo fiume in piena è quasi una speranza, il fatto che lui si possa gettare ed essere trascinato via dalla corrente e dissolversi. La sua Wonne, la sua beatitudine, in questo momento è quella di distruggersi, lui è prigioniero, e il prigioniero è colui che è ingabbiato da questa vita e vorrebbe liberarsi, è una beatitudine negativa di morte, di liberazione. I luoghi ora quasi non li riconosce più perché sono sommersi da acque e lui si sente come una vecchia che cerca di aumentare la vita con quel poco di carità che le danno, cerca di mettere qualche giorno dietro qualche altro giorno ma non durerà a lungo. 14 dicembre Ha sognato Lotte, l’ha tenuta tra le braccia e l’ha coperta di baci infiniti. Il suo sogno è anche interessante da un punto di vista narratologico perché Goethe prepara la scena in cui lui bacia Lotte con la forza, e questa scena ne è un’anticipazione del desiderio, nel sogno già la bacia, può perdere finalmente il controllo e fare quello che non potrebbe fare, ma che nell’ultimo loro incontro farà. Si sente in colpa se la mattina continua a desiderarla, a desiderare questo suo abbraccio. Queste lettere sono intervallate da frammenti non mandati e da commenti dell’editore. Lui ha già preso la decisione di andare via da questo mondo ma non vuole farlo in modo precipitoso. Fa diverse riflessioni sul suicidio. 20 dicembre Dice a Wilhelm che ha capito che sarebbe meglio se se ne andasse, ma non è persuaso del tutto a tornare da lui e da sua madre. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Abbiamo poi una prospettiva diversa, quella di Lotte, che Goethe ha sempre lasciato un po’ da parte. Lotte è decisa ad allontanare Werther, ha capito che il discorso di Albert non è solo il discorso del marito geloso, anche se Albert è molto misurato in questo, è un discorso che razionalmente il marito le fa per farle capire che quella era una situazione che non poteva continuare, ma è anche un discorso che dava voce a quello che lei stessa pensava. Cioè che Werther andava allontanato. La delicatezza, l’affezione di Lotte non è solo qualcosa che si lega alla sua bontà d’animo e alla gentilezza c’è proprio tutto un valore legato all’amicizia, questo valore era talmente forte che riempiva questa cultura borghese, non era una cosa accessoria, era fondamentale, rinunciarvi, perché si ammetteva che Werther era andato troppo oltre, era difficile da accettare. Andava a scardinare tutto un edificio comportamentale e morale. Ma Lotte era risoluta a dimostrare che malgrado l’amicizia e il tentennamento dovuto all’affetto che provava per Werther non c’erano dubbi che lei amasse Albert e che voleva stare con lui. C’è poi questa scena in cui si sta preparando il Natale, Werter di nuovo va da Lotte, che gli dice di presentarsi nuovamente solo alla vigilia di Natale, il che lo turba particolarmente. “Werther lei può, lei deve tornare a vederci, solo bisogna che si moderi. Oh, perché doveva nascere con questa violenza, con questa passione irriducibile per tutto ciò che tocca e prende in mano?” Lei si chiede perché Werther è l’uomo della passione, dalla passionalità così forte, perché questo andare oltre sempre. Lo prende per mano, il che non è una cosa contraddittoria, era un gesto di amicizia, di affinità, di affetto. “La prego, si domini” Inizia poi a fare una proiezione metafisica, nel mondo dopo la morte dove possono stare insieme per sempre. L’episodio delle pistole è un altro episodio centrale del romanzo, non va lui stesso ma manda un servitore a prenderle da Albert che gliele dà e Lotte comincia ad avere uno strano presentimento. È lei che le prende e le dà al servitore, e quando questi le porta a Werther lui sa che sono state toccate da Lotte, e lui è come se provasse amore per queste pistole, come se lei gli desse la morte, e questa è la lettura simbolica che ne fa. Nella parte finale c’è una descrizione molto realistica del suicidio di Werther, si spara alla tempia ma non muore immediatamente, c’è una descrizione anche molto precisa dei danni celebrali del sangue, del cervello nella stanza, molto forte e realistica evidentemente anche perché Goethe come il resto degli sturmuriani, voleva creare un effetto en preciso e scioccare i suoi lettori, questo romanzo poteva magari essere letto come un romanzo anche sentimentale, invece Goethe lavora proprio per evitare questa natura molto sdolcinata, descrivendo il modo in cui muore, questo pezzo quasi di anatomia, e usando questo strumento molto preciso del gesto. Non morendo subito, vanno al suo capezzale anche i fratelli più grandi di Lotte ormai disperati, tutti sono sconvolti nel paese in molti gli volevano bene. Sul leggio c’è Emilia Galotti, nel dramma di Lessing, il suicidio rappresenta l’affermazione della libertà morale del borghese che si sottrae al mondo corrotto dell’aristocrazia per mantenere la propria integrità. Emilia si fa pugnalare dal padre per non cedere alla seduzione del principe e anche se non è lei a compiere il gesto resta comunque un suicidio. Il posto in cui voleva essere seppellito Werther, come scrive a Lotte era sotto i tigli, n luogo plateale, centrifugo e anche periferico, non sta nell’ordine neanche del cimitero, tra l’altro non può, e viene messo a lato, non sta nel mezzo di una famiglia, non ha una struttura neanche nel cimitero. La sua salma viene portata a spalla da degli artigiani, lui era legato a queste persone più umili e che riteneva genuine e autentiche, e anche loro gli erano affezionati. Nessun prete lo accompagnava perché appunto si era suicidato. BARTHES SOLO SOLO la figura non fa riferimento alla solitudine umana del soggetto amoroso, ma alla sua solitudine “filosofica”; infatti, non esiste oggi sistema superiore di pensiero (di discorso)che avvalli l’amore passione. Cita l’ultima frase del Werther: “Nessun prete lo accompagnava”. I suicidi sono peccatori mortali che hanno agito contro la volontà di Dio, si tolgono la vita che ha dato Dio. Dio ci ha dato la vita e Dio ce la può togliere l’idea è che non dipendi da te stesso ma Werther, a questo punto si è messo al centro della scena e solo lui può togliersi la vita, nessun Dio può farlo per lui e coerentemente nessun prete può accompagnarlo. Solo come è solo l’innamorato, qui Barthes cerca di dire che la figura dell’innamorato disperato che non riesce a pensare e a fare altro è una figura un po’ eccentrica nel senso che è fuori dal centro. Questa sua ossessione fa sì che l’innamorato si trovi in una posizione di isolamento, non può essere un dialogo. Può parlare delle sue pene, si può sfogare, ma ripete sempre le stesse cose, sta sempre là. Il suo non è un dialogo, il suo discorso più che altro è uno sfogo, è il ribadire continuamente la sua condizione di solitudine. La situazione è bloccata e quindi si tratta sempre di ribadire lo stesso blocco. L’innamorato è un recidivo, sta sempre nella stessa situazione, persevera sempre nello stesso errore. In Werther, la religione non condanna soltanto il suicida, ma forse, anche l’innamorato, l’utopista, il declassato, l’uomo legato solo a sé stesso. L’innamorato è legato solo a sé stesso, non si può legare al lavoro, all’economia, non si può legare a nessun sistema, l’unica cosa che lo lega è la sua ossessione, la sua passione. L’innamorato parla pure, anche troppo, l’amore si confida, parla, si racconta, qui si tratta di una solitudine di sistema. Tutti possono intendere l’innamorato ma può essere ascoltato solo da chi ha esattamente e adesso lo stesso linguaggio. È come l’uomo che è stato morso da una vipera, dicono che chi l’ha subito non sia disposto a raccontare com’è stato se non ai compagni di sventura perché essi soli comprendono e possono scusare ciò che egli ha osato dire e fare sotto l’azione di quella sofferenza ROLAND BARTHES Frammenti di un discorso amoroso. Roland Barthes è uno dei più famosi filosofi (semiologo nello specifico) della cultura francese. Uno dei suoi successi maggiori è stato “Frammenti di un discorso amoroso” pubblicato nel 1977 e tradotto in Italia nel 1979. L’idea di realizzare un libro sul discorso amoroso Barthes la presenta nell’introduzione: “La necessità di questo libro sta nella seguente considerazione: il discorso amoroso è oggi d’un’estrema solitudine” Nel 1977 Barthes diceva chi parla del o sul discorso amoroso è solo, perché non viene preso sul serio. Quello amoroso è un discorso su cui bisogna intendersi. Che cosa significa discorso? Il discorso amoroso è quello che vede l’innamorato continuamente alle prese con la condizione di amore, è un discorso interiore che l’innamorato fa a sé stesso e che procede per figure. Ad esempio la figura dell’ATTESA, in ogni innamorato si crea la figura dell’attesa, l’innamorato è sempre lì che aspetta un segno dall’altra parte, che l’altro risponda o che ci veda. Quando l’innamorato attende è in silenzio ma dentro di lui produce tutto un discorso, il cui contenuto è l’attesa stessa. Dentro la testa dell’innamorato si agitano delle parole, delle frasi schematiche: “Certo che però non è questo il modo di fare…”, “Lui/lei avrebbe potuto…”, “Sa benissimo che…”. Ecco che si viene a creare la figura dell’attesa. Una delle principali fonti di Barthes è “I dolori del giovane Werther”, che rappresenta una delle più famose configurazioni del discorso amoroso della cultura occidentale.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved