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i Dolori del giovane Werther, Appunti di Letteratura Tedesca

analisi di ogni lettera, contesto storico basato sulle sbobine

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 10/07/2023

flavia-febbraro
flavia-febbraro 🇮🇹

4.7

(3)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica i Dolori del giovane Werther e più Appunti in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! Dinamiche sociali e culturali nella Germania arretrata del secondo Settecento (introduzione); 2. Principio di autorità e nuova consapevolezza individuale; 3. Convenzionalità, morale borghese e scoperta dell’autenticità; 4. Aufklärung, Pietismus, Empfindsamkeit, Sturm und Drang; 5. Il conflitto di genere; 6. Il conflitto sociale (aristocrazia, borghesia, popolo); 7. Conflitto generazionale, violenza, ribellione 8. La nostalgia per l’armonia perduta e il mito di un mondo patriarcale; 9. L’idea di Dio e la concezione panteistica della natura; 10. La novità del “Werther”: modernità e consumismo. Fraflafab1974 Emilia galotti 1772 Masnadieri1781 Werther1774 INTRODUZIONE DI BAIONI Il capolavoro di Goethe non è solo da considerarsi come un testo preromantico, è molto di più. È un’opera moderna perché al suo interno non troviamo solo elementi preromantici, inerenti al cuore o al sentimentalismo, ma è presente fortemente il NICHILISMO. Comunemente indica anche ogni atteggiamento genericamente rinunciatario e negativo nei confronti del mondo con le sue istituzioni e i suoi valori; indica anche un sentimento di generale disperazione derivata dalla convinzione che l'esistenza non abbia alcuno scopo, per cui non vi è necessità di regole e leggi. Crolla il pensiero ottimista dell’illuminismo, ormai la felicità non è più garantita dalla ragione è legata alle emozioni dell’uomo che portano alla disperazione e il suo consumo e distruggersi. Altro importante tema è il REALISMO, è per questo che l’opera ha avuto molto successo nel Settecento, era un periodo in cui nella società c’erano molte persone che si sentivano come Ortis o Werther che facevano quindi gesti estremi, ed è per questo che nella storia di Werther i lettori rivedono la storia di un giovane che si suicidò due anni prima della pubblicazione del romanzo Carl Wilhelm Jerusalem. Ciò aumenta il pathos, il coinvolgimento del lettore in tale opera e altrettanto importante è la scelta dell’editore fittizio Wilhelm che decide di unire tutte le lettere ritrovate di Werther in un libro così da riuscire a comprendere i motivi di un gesto così incomprensibile. Tutto ciò garantisce una forte oggettività della storia da non confondere con la soggettività che è uno dei grandi problemi che si pone il Werther l’opera fu modello di altre imitazioni e produsse un florido commercio di stampe ventagli e tazze a tema Werther. Interessante è notare come dopo l’opera aumentarono anche i casi di suicidio tra i giovani, nel Werther notiamo esattamente la MODERNA CULTURA GIOVANILE. C’è anche un elemento blasfemo nell’opera, la storia ricorda la storia di un martire di un santo e che Werther addirittura fosse un giovane Cristo vittima di un sacrificio solitario la cui la sola speranza era la morte. Garantisce anche una vita senza l’immagine paterno, il che è rivoluzionario se si pensa ai principi di autorità e di come la figura del padre fosse il punto cardine della famiglia. Goethe nasce senza un padre egli morirà presto, quindi l’individuo sin da subito afferma il proprio Io e la sua soggettività e vivrà solo con la madre, avida di soldi lusso e piacere e per questo si trasferiranno in città, vicino la corte. Qui Goethe sente come ormai il moderno è imminente, presente nella sua vita e di come il sogno di vivere in una piccola provincia dove viveva con il padre era ormai svanito. Egli è già infelice, il passato ormai è distrutto e spazzato via dal presente, un presente edonistico, caratterizzata dalla mutevolezza, instabilità. Egli è instabile e mutevole esattamente come il presente, ma non è solo questo, oscilla continuamente tra il suo appetito di felicità insaziabile e bellezza e tale odio per la sua instabilità. Importante è il PANTEISMO Werther cerca di trovare nella natura i sentimenti di felicità amore e bellezza e di come sono incomunicabili. Nel momento in cui egli avverte questa distanza tra presente e passato affiora in lui il PESSIMISMO vivere è rincorrere piaceri finiti e momentanei che porta l’uomo a consumarsi perché desidera provare sempre questo senso di piacere ed è per questo che va alla ricerca di altri piaceri sempre più alti e piacevoli, vivere è quindi consumarsi tra gioia e dolore. Pensiero scandaloso nel periodo dell’ottimismo e della scienza. Egli è un uomo aristocratico e per questo è un vero DANDY, può contemplare l’arte la letteratura e la natura senza avere il bisogno di lavorare. La cultura è ornamento e piacere, ed è un seduttore. Quando conosce Lotte egli è scappato già da una situazione amorosa. Conteso tra due sorelle è stato incauto nell’ingannare e sedurre la più ingenua ed è per questo che parte con la speranza di vivere il presente e lasciare il passato, egli è già consumato e distrutto, infelice ed insaziabile. Con questo non afferma esattamente le caratteristiche dell’uomo dello STURM UND DRANG che afferma un atto con il totale vitalismo. Egli è malinconico e depresso che trasferisce nella natura il suo edonismo e la filosofia della sensazione e felicità. NATURA non è un ordine regolata da leggi, ma è oggetto di piacere e consumo. Importante è la lettera del 10 maggio, in cui egli contempla la natura che è ancora concepita come luogo dell’amicizia creato da Dio per la felicità degli uomini, egli rompe con questo pensiero e lo possiamo notare nella prima lettera quando decide di partire senza il suo caro amico a cui scrive le lettere ma nonostante tutto è felice di essere partito per contemplare la natura che è oggetto di desiderio di un individuo isolato che riesce a toccare la natura non solo con gli occhi, senso per eccellenza dell’illuminismo, ma che può percepire con l’olfatto e il tatto. Werther si comporta come un bambino malato al quale tutto è permesso ed è per questo che che si voleva denunciare il potere di tipo feudale, del principe, in Goethe c’è anche questo ma anche un altro aspetto: e quello che prevale è il moderno, cioè ribellarsi al principio di autorità ma anche il bisogno che l’individuo non vuole essere più solo una pedina della fede, della religione. (Basta pensare a napoleone quando si auto- incorona che con la corona sulla testa disse “Dio me l’ha data e guai a chi me la tocca”) al di là di questi aspetti l’intero ordine che si basava sul principe, veniva comunque fondato sull’idea che l’ordine fosse voluto da Dio, questo ordine prevedeva un ordine sociale e morale. Vi è questa triplice fondazione del potere, Dio, principe e padre, era un po’ lo scheletro di una società che era immutabile. Di fronte a questo l’idea di affermare la propria urgenza esistenziale, cioè il fatto che si potessero avere delle esigenze e problemi personali non potevano risolversi, cioè si voleva affermare il proprio IO. È chiaro che quando i giovani devono costruirsi il proprio futuro si può immaginare che il problema è molto ampio (basta pensare che noi siamo in un mondo privilegiato), allora si nasceva in un ordine e si moriva in quell’ordine, ci si sposava poi si facevano dei figli che erano solo altri sudditi per il principe, altri soldati, altri figli di Dio soprattutto. C’era l’idea di costruire il proprio destino, ma non si poteva ed è proprio questa la questione che si pone Werther chiedendosi lui chi fosse, cosa vuole fare. Questa sembra per noi la più grande banalità ma è stata una conquista enorme dal punto di vista culturale e politico. Questa è la grande urgenza che si vedono nelle pagine del Werther, libro molto moderno nonostante sia stato scritto 250 anni fa. Baioni ricostruisce la storia del giovane Johann Wolfgang Goethe, appartenente a una famiglia patrizia, che va a studiare a Lipsia legge, che come sappiamo dai Masnadieri era un’università molto di moda, e lì nascono le prime idee Rococò, che viene preso molto molto sul serio, e anche quegli aspetti erotici, degli scherzi d’amore, diventano un aspetto mondano, un momento di rivendicazione dei propri bisogni. Poi con la scrittura del Faust fa un grande salto e poi scriverà il Werther, scritto nel ’74 e nel ’75, diventato famosissimo in tutto Europa, accoglie l’invito di Weimar, di apparire nel Gran Ducato di Weimar, uno stato molto piccolo, a differenza dello stato di Guastalla e a differenza del Principe, Karl August Weimar fu un sovrano illuminato, raduna tutti gli intellettuali più famosi nel suo ducato come Schiller, Goethe, Millan. Fa di Weimar una specie di repubblica delle lettere e Goethe a Weimar avrà una svolta che inizia a interrogarsi su quello che segna la fine di Werther come personaggio e il suo dramma, cioè l’incapacità di rapportarsi col mondo. È vero che Werther pone al centro della scena i propri bisogni, ma porre i propri bisogni al centro così che il Werther non possa mediare col mondo. L’espressione del bisogno di affermazione, il fatto di porre il proprio io con tutti i suoi dolori e tutti i suoi bisogni, fa sì che il Werther non riesca a cogliere le possibilità di mediare col mondo, di mettere in atto quella dialettica che poi costituisce il binario della nostra esistenza. Il modo in cui vive, diventa esaltato e esaltante, diventa un modo immediato che non ammette limiti, restrizioni e compromessi. Ed è proprio questa posizione che Goethe vede e passa da una vita più infantile a una vita più matura, anche se quando andrà a Weimar ha solo 26 anni, perché Goethe a Weimar inizia ad avere degli impegni. Impegni politici, si occupa del teatro, diventa ministro, si occupa delle miniere, degli aspetti più industriali, comincia ad occuparsi di come va il mondo, si occupa e si preoccupa di dare un contributo allo stato della produzione. E questo fa sì che dia un peso alla propria opera. Questo è solo l’inizio della sua elaborazione di un progetto culturale, ovvero la Weimerer Klassic, Classicismo di Weimar, una cultura che riprende la cultura classica e greca, ha l’ambizione di fondare un nuovo ordine antropologico, oltre che culturale. La Weimerer Klassic è fondata su altri valori come la Umanität, umanità, ma non intesa come Menschheit (insieme di uomini), ma intesa come una caratteristica morale. Oltre all’umanità troviamo la pietà, sono tutte istanze morali diverse. Un altro aspetto decisivo in questa cultura è la rinuncia, come nobile rinuncia, rinunciare alla soddisfazione dei propri bisogni. Perché la soddisfazione dei propri bisogni, come mostra il Werther, viene vista come qualcosa che può portare a una sorta di Nichilismo, affermare sé stesso senza ordine, e desidera sempre di più il bisogno e le emozioni. Nel classicismo l’individuo si pone, di nuovo, come un elemento al centro di un ordine ma ATTENZIONE non è più un ordine di tipo illuministico, scolasticizzato, ma fondato su dei valori come: la tolleranza, l’intelligenza critica. Questo, però, prevede la rinuncia. In alcuni casi l’individuo deve rinunciare all’immediata realizzazione dei propri bisogni per trovare un accordo più pacifico con il mondo. Con questa visione più matura, Goethe, ma anche Schiller, sono totalmente lontani dalla Rivoluzione francese, atto violento, che avrebbe distrutto il mondo del ‘700 infatti il mondo che nasce con la Rivoluzione francese, seppure con un grande ritardo in Germania, segna il modo in cui ancora oggi viviamo e ci muoviamo. I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER Qualche parola introduttiva, giusto per presentare questo personaggio e questa opera. Il Werther è stato uno dei romanzi più importanti della letteratura mondiale, anche uno dei più famosi in assoluto, è ed è stato anche il primo bestseller della letteratura mondiale; quindi, questo romanzo ha avuto grande risonanza e ce l'ha ancora. Io vi posso assicurare che è un romanzo che rimane impresso, stranamente, nonostante molte cose raccontate e scritte nel Werther siano molto legate a un contesto specifico lontano 250 anni, per certe cose il Werther ci parla in maniera diretta e talmente immediata, in alcuni passaggi, senza alcun bisogno di mediazione, da far superare i 250 anni di distanza. È un qualcosa di veramente incredibile. E questo sicuramente dipende da molti fattori. Scriveva molto bene e non solo scriveva bene, ma ha avuto questa idea grandiosa di questa storia, molto semplice, semplicissima, ma come accade con i grandi spesso si tratta di storie semplici e non l'ha neanche complicata particolarmente nello scriverla. È scritta in un linguaggio, in tedesco naturalmente, ma si coglie anche in italiano, un linguaggio per l'epoca estremamente moderno. Ma che ancora oggi mantiene una vitalità molto forte. I temi del Werther li vedremo, sono tutti temi un po' universali: l'amore, la gelosia, la morte, l'amore per la natura, il pensiero di Dio. Sono dei grandi temi antropologici, che funzionano in quasi tutti i libri. Io penso che se mi chiedessero perché il Werther ha ancora oggi grande fama avrei due risposte possibili, perché riportando questa domanda a quell’epoca risulta più facile rispondere. Il perché allora fu così famoso ed anche uno scandalo è ricostruibile dal punto di vista storico culturale, storico- letterario. Ma il Werther perché oggi può ancora piacere? Anche ai ragazzi molto giovani, quindi lontanissimi da questo tipo di lettura. E la risposta, secondo me dovrebbe essere un po' semplice, come la storia di Werther. La mia personale risposta è che nel leggere Werther noi sentiamo, avvertiamo un’urgenza di vita, che è nella sua unità, nella sua essenzialità, perché è espressa in modo nudo e essenziale, è così diretta e così precisa e così limpida che ci colpisce. Non ci sono orbelli, non ci sono cose scritte per compiacere il lettore o per avere successo o per come molti romanzi oggi, per diventare best-seller, non ci sono artifici per accattivare la simpatia, è un'urgenza diretta, personale, stringente sulla vita, sui meccanismi essenziali della vita. Poi questa cosa lo ha salvato attraverso i secoli. Giunge ancora oggi a noi in modo quasi completamente limpido. Quello che manca sono appunto le differenze epocali. Questa è la mia risposta e l'altro motivo che ha a che fare con questo, è che il pensiero essenziale è rivoluzionario e scandaloso per l'epoca, ma ancora oggi ci tocca, Werther ci dice sostanzialmente che il mondo non è a posto. Il mondo non è a posto e quindi non possiamo essere a posto neanche noi. Questo non ha soluzioni, non ha ricette. Questo ci lascia anche di appassionata sospensione in un certo senso. Questo è l'altro motivo, quindi, legato al primo. Perché il primo è proprio la modalità, quello della cosa diretta, dell’urgenza. Il secondo problema è il contenuto. Werther cerca di sistemarsi, lui rimane come uno che non ha posto e questo non aver posto è una condizione spesso per noi oggi ancora molto interessante, ancora la sentiamo molto, anche noi abbiamo le nostre risposte, le quali sono sempre le solite, amore, lavoro, famiglia, figli, l'organizzazione della giornata, gli impegni e la costruzione di un futuro. Tutte cose in cui Werther si sforza di vedere ma non riesce a farlo, e questo è il motivo per cui alla fine ci prende e per cui alla fine non sentiamo tutta questa distanza, anzi non la vediamo proprio. Quindi potremmo dire che la richiesta che ci viene fatta per la primissima pagina del Werther è esaudita. La richiesta è quella dell’editore, che naturalmente è una finta come spesso avveniva, era di moda. L'editore, ha trovato in un cassetto le carte dello scrittore, le ha messe a posto, che era un po' un modo, potremmo dire pre post moderno, cioè un po' come il famoso caso di “Se una notte d'inverno di un Prima lettera, 4 maggio Qua siamo al 4 maggio, la prima lettera era primavera anche lì, nel ‘71, quindi siamo esattamente 251 anni dopo. Werther è felice nella sua prima parola: “Come sono felice di essere partito! (Comincia con la figura di Werther, se n'è andato da qualche parte). Mio ottimo amico, (e sappiamo che Werther scrive a Wilhelm, che è il grande amico assente, cioè noi abbiamo tutte le lettere di Werther, ma non abbiamo le lettere di Wilhelm. Non sappiamo che cosa gli scrive, ovviamente alcune cose le capiamo da quello che scrive Werther, però non abbiamo le lettere di Wilhelm. Egli è l’istanza di realtà, è l'amico più grande, anche se non è detto che sia più grande, ma è l'amico più maturo è più stabile. Werther è una persona molto fragile, Wilhelm è un uomo sensibile e un vero amico. Lui si può confidare pienamente, anche se il luogo è solo epistolare, perché vivono lontani, però è una persona più equilibrata, che cerca di ricondurlo a una visione appunto equilibrata, sana e realistica della vita. E non ci riesce, però.) che cosa è mai il cuore dell'uomo? Abbandonare te, che amo tanto e da cui ero inseparabile, ed essere felice! (non si può dire che sono felice se me ne sono andato da te, lo posso dire, però è un po' così retorico) ma so che mi perdonerai, non pareva forse che il destino avesse scelto apposta tutte le mie relazioni, per angosciare un cuore come il mio?” Qua abbiamo già un secondo elemento, è il destino che sembrava fatto apposta per angosciarlo e quindi troviamo la parola Angst dal verbo ängstigen, ovvero impaurire, angosciare e sappiamo subito che il Werther è fuggito, scappato, andato via, ma evidentemente da un’angoscia “Povera Leonore!” (e qua conosciamo già la prima donna del romanzo che sarà solo una breve, fuggevole, comparsa, apparizione, però è significativo e lo riprende anche il Baglioni nella sua traduzione.) “Eppure ero innocente. Era forse colpa mia se, mentre le volubili grazie della sorella mi procuravano un piacevole passatempo, la passione intanto nasceva nel suo povero cuore? “-È già il terzo cuore che troviamo, è il cuore di lei, di una donna. Leonore si è innamorata di Werther e Werther invece aveva un rapporto, non sappiamo di che tipo, ma comunque un rapporto piuttosto frivolo. Questo è un elemento molto importante. Un rapporto superficiale e frivolo. Si divertiva un po' con questa sorella di Leonore, non sappiamo in che senso, fino a dove si era spinto questo rapporto, ma comunque era un rapporto un po' spensierato, un po' superficiale, un po' divertente. Però Werther comincia a riflettere sul fatto che, mentre succedeva questo, Leonore che era la sorella di questa donna, si stava innamorando di lui, cioè Leonore, non giocava come la sorella, aveva un sentimento vero, cioè autentico. Qua vediamo già questo elemento dell'autenticità, ma non è questa la cosa a cui pensa Werther. Ha un senso di colpa. Lui dice: “Io sono innocente, che colpa ne ho se lei si è innamorata di me, mentre io mi divertivo un po’ con sua sorella”. Fin qua no, però poi qualcosa succede. “E tuttavia - sono davvero innocente? Non sono stato io a nutrire i suoi sentimenti? Non sono stato io a deliziarmi delle spontanee manifestazioni della sua natura. Ecco, le manifestazioni della sua natura “hab’ ich mich nicht an den ganz wahren Ausdruecken der natur”. Ganz wahren, cioè usa per spontanee, l’aggettivo wahr, cioè erano vere, lei non “tubava” come una civetta come la sorella, non giocava non era maliziosa. Non era "coquette” (in francese). Si era proprio innamorata, quindi viene usato wahr. Qui rientra quel discorso dell'autenticità che rende Werther ancora così interessante, che differisce di distinguere la sua vicenda da quella di altri. E la sorella era vera, invece. La sua natura, il suo modo di essere era autentico nel momento in cui si era innamorata di lui e lui dice:” non sono stato io che per vanità, per narcisismo, ho un po' stimolato questa cosa". Era un gioco narcisistico e anche un po' spietato. “Non ho forse...oh, cosa è mai il cuore dell'uomo che è sempre insoddisfatto di se medesimo!” Quindi Werther che scopriremo essere un grande psicoanalista di se stesso, ha chiaro, tutto chiaro di se stesso, non è una persona confusa. Werther dice una frase che dà il segno a tutto il romanzo: cuore sempre insoddisfatto di se medesimo. Siamo alla “I can’t get no satisfaction” di Faust, oltre che, naturalmente di Mick Jagger, sono i due grandi eroi della letteratura mondiale. Ed è il quarto cuore che Incontriamo in poche righe. Concludo con questo capoverso: “Voglio correggermi, amico mio, te lo prometto, voglio correggermi” Quindi lui, nella prima lettera già ci dice un sacco di cose. È stato frivolo e se ne sta pentendo, perché comunque è una cosa colpevole, che sa bene cosa è invece la verità, la genuinità dell'amore. Lo ha visto in Leonore, ed è dovuto fuggire da tutto questo. Il cuore per lui è il punto centrale e che vuole correggersi. E che non è mai soddisfatto. E probabilmente il narcisismo è la risposta a non essere mai soddisfatto, al volere sempre nuove emozioni a volere sempre nuova adrenalina e quindi godeva del fatto che anche una seconda donna, addirittura sorella della prima, si interessasse a lui. È un meccanismo ovviamente narcisistico. “Non voglio più stare a rimuginare quel po’ di male mandatomi dal destino, come ho fatto finora” Sappiamo ancora un’altra informazione. Lui rimugina, analizza continuamente se stesso. “Voglio godere il presente, e sia passato il passato. Certo, hai ragione mio caro, vi sarebbero molto meno dolori fra gli uomini se essi non impiegassero tanta fantasia- e Dio sa perché sono fatti così.” La fantasia, anche questo, ci dice, è un elemento che a volte si ritorce contro di noi, perché ci destabilizza. “Per richiamare alla memoria i mali passati piuttosto che sopportare un presente banale e indifferente,” Werther ci dice forse di tutte queste cose, la più importante: nel suo presente è banale, è indifferente e non lo regge. Gli individui continuano a rimuginare sul passato anche se questo passato è doloroso piuttosto di sopportare un presente banale e indifferente, questa espressione sembra molto scontata, invece, questo modo di esprimersi è di una novità assoluta. Definire il presente come banale e indifferente significa aprire la porta al Nichilismo, cioè che siamo infelici perché non troviamo senso nelle cose che facciamo, quindi il gioco della seduzione e del piacere narcisistico sono state risposte ad un presente banale, indifferente, che non lo avrebbe mai soddisfatto. Abbiamo già la sindrome del Werther. Per rispondere a tutto questo costruirà il mito del grande amore e cioè di fronte al banale, indifferente, insensato presente, ci vuole una donna che sconvolga la vita, questa donna è Lotte, perché solo amore può dare senso a questa vita. Questa è la sua risposta alla banalità e di questo e anche la struttura del dramma del Werther. In questa prima lettera c’è una sorta di volubilità erotica, narcisismo, voglia di rottura col mondo superficiale, ma anche ritrovare il proprio equilibrio. Perché all’inizio Werther troverà anche il suo equilibro, si trasferisce in un luogo che non sappiamo come si chiama, c’è la propria autobiografia dello scrittore (come l’innamoramento, la città). La città in cui si trasferisce Werther è una cittadina molto piccola e questo posto riesce a ridargli un certo equilibrio. Dopo qualche nota personale, parla della mamma che vuole liberarsi di alcune questioni di eredità, vengono citate queste cose per iniziare a contornare il personaggio. Werther non è molto attento agli aspetti economici e soprattutto non è capace di occuparsi degli aspetti ereditari, addirittura ne parla come una “meschina faccenda”, promette di occuparsene però in effetti è preso dal posto in cui si trova che è un posto molto semplice. Lui sceglie proprio questo posto perché non accade nulla, fuori dal mondo. “per il resto, la solitudine in questo luogo paradisiaco è un balsamo prezioso per il mio cuore […]” usa proprio la parola Balsam, questa parola la usiamo come crema per il cuoio capelluto quando i capelli sono secchi e fragili e il balsamo li nutre, toglie la secchezza e il capello è più sano. Esattamente questo è il senso, il suo cuore (centro metaforico del Werter e dello Sturm und Drang. In tedesco si usa la parola la Metafork, sistema che mette insieme le metafore) il cuore ha bisogno di balsamo perché è un cuore rinsecchito. Aveva avuto un po’ di divertimento erotico, termine generico. Lui si divertiva in maniera leggera con una sorella, mentre l’altra si era innamorata di lui. Lui aveva vissuto queste avventure, però nell’insieme queste avventure erano senza senso e perciò il suo cuore si era rinsecchito. E questa metafora viene presa dal linguaggio pietistico e il motivo per cui per i pietisti l’anima era abbandonata da Dio, cioè era vuota, è una colpa dell’individuo che si dedica al cosa sia intera, il che vuol dire che la totalità è il contrario della parzialità che è vista negativamente perché provoca un dolore. Il dolore che provoca la parzialità è dato dal fatto che se non sono tutto in una situazione, se non coincido con la cosa che faccio, se si va ad una festa ma non si è completamente presi da essa vuol dire che una parte di me non è lì perché magari si pensa di andare a quella festa e ci si aspetta di trovare quella persona ma quella persona non c’è. Quella festa perde un pezzo e se perde un pezzo il mio rapporto con la festa è frammentato, io sono scisso. Scissione è una parola molto importante e molto utilizzata per la letteratura del ‘900. Kafka ma anche l’intera letteratura tedesca utilizzano come elemento principale delle coscienze dei protagonisti dei romanzi del ‘900 la scissione. Anche Svevo utilizza questo elemento. Il fatto che l’individuo non si trova a proprio agio nel mondo in cui vive, non è più tutto lì, non è più tutto compreso nel giro dei suoi piaceri. Sente di vivere nella parzialità e se c’è la parzialità c’è qualcosa che manca, nell’esempio della festa manca una persona. La scissione, quindi, implica una mancanza o deriva da una mancanza. E la mancanza implica che una parte dell’individuo si volga verso la parte che manca, la desideri e la raggiunga, il che vuol dire che quella parte non è alla festa. Questa frattura potremmo dire che è alla base della psicanalisi e quindi delle pratiche, del sapere e delle culture moderne del ‘900 e quindi anche delle nostre. Questa scissione, questo dichiarare che il mondo che sto vivendo non basta, c’è una frattura in questo mondo, una stortura, c’è una parzialità, questo è esattamente quello che vuol dire, cioè che il mondo che ti ha donato Dio non ti basta, non ti accontenti, cerchi altro, questo cercare qualcos’altro è la base della ricerca contemporanea ma anche la base della nevrosi contemporanea, la ricerca continua del piacere, quando si perde un contorno, un sistema di riferimento è difficile trovare un equilibrio. Questi sono gli elementi che si possono dedurre da questo uso continuo che fa Goethe nel Werther degli aggettivi “alle” e “ganz”. Ricostruisce le totalità anche topografiche: “tutto intorno la natura avvolgeva questi alberi”, “tutto intorno proteggevano la piazza” È il bisogno di contornare qualcosa che vorrebbe essere intero, totale e quindi non dare spazio alla mancanza, alla frattura e al desiderio di altro. È proprio questo il male di Werther, il desiderio di trovare la totalità perduta, quindi l’idea che la totalità è perduta è l’idea prima della cultura moderna. Le strategie per ritrovare quella totalità sono infinite, spesso utopistiche, forse la maggior parte dei viaggi, delle fughe in oriente sono un tentativo di trovare altrove una totalità di senso della propria vita che si è perduta. Se la modernità è segnata dalla nevrosi si capisce come nasca per converso l’idea di un luogo paradisiaco, semplice, un luogo che però contenga in sé tutto e che una volta raggiunto mi fa sentire come se io non avessi bisogno di altro. Questo è il grande desiderio di Werther. Questo è il motivo per cui si è tolto dalla città, dalle tentazioni ma anche della nevrosi e si è rivolto ad una cittadina piccola dove tutto sembra, finora, tale che gli consente di sentire la totalità dell’esistenza e del suo cuore. Poi si vedrà che questo tutto non basta perché subentra la figura di Lotte e cioè la figura della mancanza e della scissione. Questo dimostra il destino di Werther. Nella lettera, Werther dice chiaramente di essere solo, Werther non è un artista ma è un dilettante, disegna per suo piacere, non è una cosa produttivistica. Werther in questa lettera è felice, non ha ancora conosciuto Lotte. È felice perché si trova in questo luogo con tutto sé stesso “mit ganzem Herzen”, non deve inseguire nessuna parte di sé, non ha nessuna mancanza, sta bene lì perché non gli manca niente. L’esistenza è serena, questo vuol dire che non riesce neanche a disegnare, non ne ha voglia. Abbiamo un primo esempio dello stile Wertheriano, questo è lo stile tipico del sublime. La struttura “quando, quando, quando…allora” è interessante e Goethe muta da Klopstock, autore citato da lui e da Lotte ad una festa in cui si conoscono, e che era un poeta che aveva trasformato il linguaggio della lirica tedesca e l’aveva trasformato perché quel linguaggio era troppo sistemato e rispecchiava l’immagine di un mondo troppo razionale che lasciava poco scampo a quei momenti di entusiasmo. Invece qui viene fuori l’entusiasmo, qualcosa che ti trascina. Klopstock crea un linguaggio molto spezzato, crea delle forzature di tensione, Werther fa qualcosa di simile e lo fa da un punto di vista sintattico, crea questi “quando, quando, quando” senza mai dirci cosa succede dopo, è come insistere prima del ricadere. Questa struttura sintattica crea una grande tensione d’attesa che dà corpo al suo entusiasmo. Il bosco diventa un sacrario. Il Werther è pieno di luoghi chiusi, circondati. Siamo di nuovo nell’idea della totalità, un luogo ben chiuso, circondato. Sono situazioni in cui è possibile la pienezza, la totalità. Non sono paesaggi aperti dove c’è una perdita, un’entropia. Sono luoghi in cui si tiene tutto e dove l’intensità può crescere. Qui c’è un’altra variazione del discorso del maggiolino, Werther si stende e sente fisicamente la terra, sente gli steli d’erba. Sente il corpo della terra vicino al suo. Vede la vita minuscola, insignificante se vista dall’alto. Piena di significato se ti avvicini, sono vermi, chioccioline, insetti. Werther si autoesalta. E ritornando alla rivoluzione linguistica di Klopstock, sono questi i tentativi di squassare il linguaggio ben sistemato, sono dei tentativi di creare quella forza che ai giovani mancava in questo mondo così ingessato dove non c’era spazio per la passione, per l’entusiasmo. Tutto rientrava in un ordine di senso ed il linguaggio rientrava negli elementi su cui fare leva per creare una dissonanza, una rottura che creasse un dramma quindi di azione, vita seppur dolorosa. La natura quindi non è solamente uno spettacolo che da fuori si contempla. Tutti quegli elementi geometrici che venivano scolpiti nei giardini della reggia di Versailles rallegravano la mente per la sapienza artigianale. Qui a rallegrarsi non è la mente ma il cuore, c’è bisogno di sentire la natura nella sua semplicità come qualcosa di selvaggio ma che scalda il cuore. La natura viene vista dal basso in mezzo agli steli di un’insignificante campagna tedesca. Lì si sente il fiato, il soffio divino non il disegno. È il soffio vitale che riempie Werther, si autoesalta, Werther ha un continuo bisogno di esaltarsi perché non sopporta il presente banale e indifferente. Quel presente che i bravi borghesi riempivano di lavoro, di accumulo, di investimenti, di figli, di ambizioni, di istituzioni e di devozione verso Dio. Werther vuole riempire completamente questo presente di una nuova forza nuova, drammatica, passionale. Questo è il motivo per cui non ha molto altro a parte il suo cuore e le sue parole che usa per forzare, per creare tensione, vita e passione. Werther parlerà spesso di Dio, ma non è il dio cristiano bensì la forza della natura. Werther è un soggetto panteistico nei termini spinoziani. È interessante il linguaggio erotico, alcuni termini sono presi dalla teologia. Uno di questi è “Wonne” e cioè la parola beatitudine, la condizione di felicità, è la condizione di chi si trova al cospetto di Dio, qui la beatitudine diventa terrena. La beatitudine è un termine di pienezza, chi è beato è preso completamente dalla luce di Dio, la beatitudine viene utilizzata in ambito erotico perché chi è preso completamente dal piacere dell’amore e dall’amore stesso è beato. Stessa cosa avviene con l’estasi, uno stato di felicità che ambito religioso indica il fatto di stare fuori da sé. Anche nell’uso più semplice di questa parola, indica sempre uno stato di benessere infinito perché sono fuori da me (ex+ stasi). Se sto fuori da me vuol dire che sono fuori dai miei ragionamenti. Si usa estasi anche nell’ambio erotico, cioè il momento in cui si perde il controllo. La natura in Werther viene erotizzata, si perde in una vertigine, diventa una donna amata. Nella struttura tedesca abbiamo “wenn”, “wenn”, “wenn”, che sono quasi dei trampolini di lancio e lo slancio avviene dopo la parola “geliebten” a cui segue un trattino chiamato “Gedankenstrich” (trattino del pensiero) serve per costruire degli incisi, serve per staccare. È l’ultimo trampolino per Werther prima di slanciarsi e poi ricadere “dann”, perché ogni momento di estasi prevede un ritorno con i piedi per terra. Prova l’angoscia di un desiderio, in tedesco usa il verbo “sich sehnen” da cui viene la parola “sehnsucht”. È la dipendenza di desiderare, struggersi per un desiderio troppo forte. Qui Werther prova un desiderio così forte da essere doloroso. Ritroviamo vicini il termine di calore e pienezza “so voll” e “so warm”. Werther non sente mancanze è pieno del calore della natura. Si sente morire. È un momento di esaltazione talmente potente che conduce all’estasi e che mette in pericolo il suo equilibrio, questa pienezza è così forte che mette in dubbio la sua individualità. Questi termini verranno ripresi da Nietzsche nella nascita della tragedia mette a punto questi due principi: il dionisiaco e l’apollino. Dionisiaco secondo la tradizione è legato all’estasi, dionisio era il dio del vino, dello sperdimento. Tutte le espressioni L’amore è molto importante, alcune storie portano a dolori enormi ma i dolori del giovane Werther non dipendono tutti da lotte e sono precedenti e lo vediamo, lui è un disadattato e questo senso di essere un outsider della società del tempo lo porta a fare un serie di considerazioni dove la natura è una sorta di rifugio e la cosa da cui si rifugia è l’intreccio della rete delle relazioni umani e l’utilizzo del tempo nell’etica borghese e scappa dalle forme di vita tradizionali che si addicono all’uomo della società, per chi come lui è un borghese di ottime possibilità economiche. Le lettere ci servono per comprendere la complessità della sua situazione e della società del tempo. Dopo poco però arriva il grande evento, cioè Werther conosce lotte e li nella prima parte c’è lo sviluppo di questa conoscenza e amicizia che poi diventa un innamoramento e poi questo primo libro è segnato dal ritorno di Albert, il fidanzato di Lotte perché Werther quando la conosce Albert era fuori per lavoro e poi torna e quando torna le cose cambiano e quindi lui decide di andare via e così si conclude il primo libro con una scena molto bello di addio. Il primo libro è segnato dalla lettura di Omero quindi dell’Odissea che è il testo con il quale poi Werther mette a fuoco le sue fantasie di un mondo arcaico, patriarcale e pieno di ordine e di equilibrio, proietta questa cosa sul libro di omero, l’odissea. La seconda parte inizia con Werther che va in città non da quella da dove proveniva, ma in una città dove c’è un’ambasciata, che è una sorta di capitale, ma non sappiamo dove si svolgono queste vicende e qui lavora con l’ambasciatore e inizia una carriera a cui la sua classe sociale l’ha destinato, ma dura molto poco perché questo incontro con il mondo del lavoro e la città è difficile si sente spiazzato e inadeguato. Quello che il mondo chiede a lui è qualcosa a cui lui non riesce a rispondere e questa condizione di disadattamento lo rende molto vicino alla nostra sensibilità dopo duecento cinquant’anni. Lui va a lavorare ci prova ma non ci riesce e si infila in una sorta di conflitti con l’aristocrazia di tipo culturale e comportamentale e questa etica del lavoro con tutti questi rapporti gerarchici per lui non è possibile, quindi torna da lotte, lui che era andato via per guarire da questo amore impossibile e decide di vivere questa angoscia per questo amore impossibile fino al tragico epilogo. Se nella prima parte prevale omero e la primavera, nella seconda parte prevale l’autunno e un senso di morte sempre più presente e devastante e le lettere sono più brevi e angoscianti e Goethe modula la sua scrittura in modo davvero grandioso e come lettura di accompagnamento lui non si accompagna più con Omero ma con il famoso Ossian cioè questo libro di poesie del settecento presentate come poesie popolari della cultura nordica, scozzese fatte da un geniale insegnante di scuola che aveva preso dei pezzi di alcune ballate popolari e le aveva fuse creando una finta poesia popolare antica avendo un grande successo ed è un testo dove ci sono dei temi ricorrenti nella poesia epica popolare come la morte, amore ed eroismo e la poesia e la canzone come accompagnamenti. È un libro angosciante che si adatta a questo stato d’animo, questa è un po’ la ricostruzione della vicenda esistenziale di Werther e non tanto della trama, perché nella trama succede molto poco vanno ad un ballo, lui fa delle passeggiate, hanno dei dialoghi, poi lui torna in città, non c’è molto. Lui ha scelta una vita dove succedesse di meno in un luogo dove la modernità non è ancora arrivata e spera che in questo di ritrovare la sua autenticità e il rapporto con la natura e con le persone, le cose poi andarono un po’ diversamente e questo lo scopriremo. La prima parte che stiamo leggendo è la sistemazione di Werther in questo mondo e siamo arrivati nella scena della fontana sulla quale già ho spiegato il peso un po’ mitologico di questo luogo e sull’importanza culturale come luogo d’incontro e tema della lirica dell’acqua e della fontana come fonte di vita. LETTERA 13 MAGGIO Qui c’è una parte che dice “mi chiedi se devi mandarmi i miei libri ti prego per l’amore di Dio, mio caro, risparmiami” non è proprio edificante questo passaggio, ma perché non vuole più cedere ai libri, lo dice lui stesso, “non voglio più essere guidato, stimolato, eccitato questo mio cuore è gi abbastanza inquieto “ di nuovo abbiamo il cuore e di nuovo nell’usare il termine tedesco usa i vari participi angefeuert che viene da feuren quindi infuocato, cioè lui è un materiale infiammabile e basta pochissimo per accenderlo e i libri sono, in quanto accendono, la fantasia, sono uno dei rischi perché lui vuole la pace dell’anima. Oggi la pensiamo in modo diverso, si vede forse nei libri un momento di pace o di concentrazione per Werther invece il libro entra in quella fase finale del settecento dove c’è un grande cambiamento delle abitudini per cui la lettura diventa importante e il libro era un vero medio per la costruzione di una cultura borghese soprattutto nei romanzi sentimentali diventano un veicolo molto importante per la costruzione di questa nuova cultura e questi romanzi sono per colpire il cuore e il sentimento. “Ho bisogno piuttosto delle nenie dell’infanzia e tante ne ho trovate nel mio Omero “ la nota spiega molto bene quello che ho già detto del mondo omerico e della semplicità, poi questa parte i filologici l’hanno anche abbastanza criticato e puntualizzato, la figura di omero nel Werther è parte di una cultura wertherizzata, cioè lui vede un mondo di pace e naturalezza là dove c’erano invece conflitti umani violenti, quindi un mondo tutt’altro che ordinato e pacifico, ma questa è la visione di Goethe che è stata affidata alla Grecia da gran parte degli intellettuali del settecento a partire da Winckelmann che è stato il primo con il suo libro “I pensieri sull’imitazione sull’arte greca” che ha iniziato questa ripresa della cultura greca come paradigma della cultura occidentale e l’ha fissata in alcune idee e teorizzata come cultura della perfezione formale idealizzandola e questa si è mantenuta ed e stata la colonna poi che ha sorretto tutto il neo classicissimo. La grande svolta anche filologica nella considerazione dell’antica Grecia è avvenuta all’incirca un secolo dopo negli anni Settanta dell’Ottocento con la nascita della tragedia di Nietzsche che invece ha riposto l’attenzione sulla Grecia arcaica e dionisiaca e sull’elemento di scomposizione e non solo su quello Apollineo di grazia e ordine e di armonia che era quello che interessa Winckelmann ma ponendo attenzione sulla parte dionisiaca e quella più drammatica e violenta. “quante volte devo placare il mio sangue agitato” Werther è agitato e infuocata già prima di conoscere l’amore,” poiché tu certamente non hai mai visto nulla di più incostante e mutevole di questo mio cuore.” Il cuore è il vero soggetto del Werther ed è un cuore mutevole che si sottrae ad un equilibrio. “mio caro ho bisogno di dirlo a te che hai sopportato così spesso il fastidio di vedermi passare dall’angoscia alla dissolutezza dalla più dolce malinconia alla passione più rovinosa” queste sono poi elementi importanti che vengono poi un po’ dimenticati nella lettura perché poi arriva Lotte e qui c’è una prima seduta terapeutica molto chiara, Werther lo dice in maniera molto esplicita, il suo cuore è incostante e il passare dall’angoscia alla dissolutezza che non è una giusta traduzione perché il termine “Ausschweifung” è più un perdersi della mente, mentre dissolutezza sembra riferirsi ad una persona che si lascia ai vizi e non è così. È chiaro che il sintagma che ci coglie è l’ultimo,” la passione più rovinosa” quello che accade con lotte che lo rovinerà, Werther era un uomo passionale la cui passionalità gli impediva il controllo di sé stesso, il suo cuore era instabile e cercava di calmarlo con Omero. “è vero io tratto il mio cuore come un bambino malato al quale tutto è permesso. Ma non dirlo in giro, molti non me lo perdonerebbero” anche in questi accenni c’è qualcosa di importante, gli altri non lo perdonano. Lui dà fastidio non si sa comportare perché non accetta i paletti e le norme del buon comportamento civile e borghese. Il suo è un continuo rifugiarsi rispetto a questo ordine che gli ricorda che lui non è pronto e non vuole entrare in questo ordine, è un essere difettivo, il mondo fa tutto per far capire che in lui c’è qualcosa che non va e lui non accetta l’ordine relazionale culturale e sociale del mondo stesso che non sopporta e non riesce a farlo suo. Verrà più volte criticato, è smodato, lui non riesce più a controllarsi e allora una delle risorse che ha Werther oltre alla natura e omero è la gente semplice cioè il popolo, il contadino, l’artigiano, persone che non sono borghesi. Il popolino era questo termine usato, questo strato sociale si chiamava “die kleinen Leute”, la piccola gente che non è usato in senso dispregiativo. Queste persone sono per lui un momento di pace perché lui ritrova una spontaneità e autenticità che non trova nel borghese e nell’aristocrazia che è molta attenta a stabilire tutto volta per volta perché le norme del buon comportamento sono dei codici sociali per far capire che se ti sai comportare e rispetti le norme ed entri in questo gioco appartieni a questo mondo altrimenti te ne tiri fuori come Werther. Werther si ripete abbastanza. Tutta questa semantica dello stretto e del largo è decisiva. Il verbo è einengen che significa restringere. Infatti, è una cosa ristretta e in questo caso viene ristretto il cuore. L’aggettivo alles e ganz sono decisivi nel Werther. Mi soffermo perché proprio quel mondo che Werther non sopporta che è quello borghese è basato su dei codici della parzialità, sono codici che regolano la parcellizzazione del tempo e delle proprie forze e anche dei propri sentimenti e lo dirà dopo. Se tu sei travolto da una passione che ti impedisce di fare altro ciò ti prende tutto il tuo cuore e questo non va bene per i borghesi perché devi rispettare dei parametri per lavorare. Il mito della totalità che ha Werther è quello che lo pone fuori dal mondo, non vuole parcellizzare. Se è felice lo vuole essere completamente, dove c’è la totalità non c’è spazio per altri, per questo è fuori da questo mondo fatto da compromessi e di calcolo. Il contrasto rispetto a einengen è ausweiten che significa ampio e aprirsi. Werther quando si apre, lo fa con tutto il cuore e abbraccia la natura con tutte le sue braccia, questo è il suo gesto liberatorio, vive in un’ottica di repressione e sogno di liberazione tutto in maniera totale senza mediare tra i due elementi. Egli è l’uomo del non mediato. Allora era abbastanza comune avere amiche e amici dell’altro sesso, erano amicizie “pure”, ovvero, non c’erano elementi non solo di relazione amorosa, ma non c’erano nemmeno elementi erotici, anzi, l’amicizia si fondava proprio sull’assenza dell’aspetto erotico-seduttivo. Questo in Germania ha una sua precisa configurazione sociale, aveva una sua istituzione, l’istituzione dell’anima bella “die schöne Seele”. L’anima bella era, un tempo, una bella persona nel suo aspetto psicologico e caratteriale. La cultura tedesca del Settecento fondava i suoi pilastri sull’amicizia, Mittner che ha scritto la Storia della Letteratura Tedesca, dedica nella sua opera una parte sull’amicizia. L’amicizia nella cultura borghese era importante poiché l’amicizia sincera era un patrimonio per i borghesi, perché questa amicizia sincera rivendicavano la loro differenza alla cultura aristocratica. Quindi aveva una valenza di classe, una valenza politica, cioè, rispetto ai frivoli, superficiali e mondani aristocratici, i borghesi davano valore alla vera amicizia, era il capitale di autenticità che la cultura borghese rivendicava, insieme a quello del lavoro. Poi c’erano anche gli aspetti morali, come il discorso sulla verginità, come nell’Emilia Galotti. Ma non era solo il fatto della verginità, era il fatto che perdendo la verginità con il principe, avrebbe significato per Emilia non solo una questione morale, nel senso di innocenza e purezza, ma era il fatto che Emilia con quell’atto, era entrata nel vortice di frivolezza e superficialità della cultura aristocratica, del piacere frivolo. La cultura borghese era una cultura solida, basata sul lavoro, sulla responsabilità individuale e sull’autenticità. Quindi, cosa c’è di più autentico come ambito, se non quello dell’amicizia? Perché laddove l’amore ti trascina, e rende il discorso dell’autenticità problematico, l’amicizia invece, se non ha quell’aspetto erotico-seduttivo, può essere uno scambio di anime, questo porta al mito dell’anima bella, soprattutto femminile, die schöne Seele. Si basa sulla rinuncia all’amore. Se ci si pensa, questo concetto è applicato anche nella chiesa cattolica, dove è sempre rifiutata l’idea di concedere il matrimonio o di avere rapporti ai preti, o comunque servitori di Dio poiché l’amore del servitore è rivolto solo a Dio e non ad amori terreni. Ma questo non accade negli ortodossi o protestanti, infatti quando Werther va a trovare il pastore, il pastore sta con la moglie. Quindi la schöne Seele è un’anima che ha rinunciato alla parte più confusa dell’amore terreno per dedicarsi completamente all’amicizia. Quindi quest’amica della giovinezza di Werther rientra in questo quadro, così sarà anche con la famosa signorina Fräulein, nobile che non si era sposata, con la quale diventerà molto amico, ma sempre in questo ambito di amicizia autentica Qui la sua amica è morta: “Potrei dire a me stesso: sei pazzo! tu cerchi quello che non si può trovare quaggiù!” cioè nel mondo “quel cuore alla cui presenza mi sembrava di essere assai più di quello che sono, poiché ero tutto ciò che posso essere” cioè questa schöne Seele poneva lui nella sua condizione desiderata di totalità, poteva essere tutto ciò che poteva essere. Con lei tutta la sua potenzialità era in atto, non c’erano parti della sua forza, della sua energia che erano altrove, non c’era quella condizione in cui, come nell’altra lettera, che si lamentava che le sue forze non venivano tutte utilizzate, di sapere che alcune parti di lui languivano senza essere vissute e godute. Con Lei erano tutte lì, a patto che, l’amicizia, non aveva aspetti erotici. Era tutto quello che poteva essere, quindi lei riusciva a dargli uno stato di totalità, è quello che lui in fondo vorrebbe da Lotte. “Dio mio! C’era allora una sola forza della mia anima che non fosse utilizzata?” Werther sente nell’altra lettera quando dice che alcune parti sue non sono utilizzate, lì abbiamo una diagnosi incredibilmente anticipata della scissione dello stato di infelicità dell’uomo moderno, ma anche dell’uomo contemporaneo. Quello che ha riempito le grandi opere del 900, pensando alle poesie di Montale, uno delle sue figure è quella che lui definisce “una stortura dell’ordegno universale”, cioè il fatto che l’ordegno, forma arcaica dell’odierna parola “ordigno”, con cui intende la macchina del mondo, il funzionamento delle cose e l’idea che ci sia una stortura in questo ordegno, il che è un’idea molto poco illuministica, poiché per gli illuministi non c’era nessuna stortura, tant’è vero che anche le catastrofi vengono spiegate con un disegno divino, invece Montale parla di questa stortura cioè che il mondo non è apposto, che c’è una crepa. Questa coscienza non è novecentesca, è precedente, ma sicuramente, il Werther è uno dei primi testi in cui questa cosa viene fuor, ed è il concetto di scissione e di parzialità, il fatto di non essere tutto lì, ma avere una parte di sé che non c’è, il fatto di essere spezzato in due, una sorta di schizofrenia, di essere scissi. La scissione della coscienza moderna ha anche un suo potere politico, come nella filosofia politica di Marx, per esempio, l’idea che il proletario è espropriato di una parte del suo lavoro, quella parte, il plusvalore lo prende l’imprenditore che ci guadagna, e quella parte viene sottratta. Il fatto che una parte di noi stessi venga sottratta e che non possiamo utilizzarla, questo fa sì che noi non siamo più una totalità, ma siamo spezzati. Con l’amica, in questo mito dell’amicizia, per appunto senza eros, c’era la totalità. “Non riuscivo forse a provare interamente davanti a lei quel meraviglioso sentimento con il quale il mio cuore abbraccia la natura?” “das ganze wunderbare Gefühl” qui ancora usa il verbo umfaßen che significa abbracciare, faßen è prendere, si dice anche “ich kann es nicht faßen” che significa “non lo posso prendere” cioè “non lo posso comprendere”. Faßen è prendere, umfaßen è prendere tutto intorno, quindi abbracciare. L’abbraccio è una delle figure della totalità: il mio cuore è una capanna, un muro… tutto quello che è chiuso e che protegge un’intimità piena e totale, ci si chiude, e ci si sta soli, e gli altri non esistono. “Non erano i nostri rapporti un’eterna trama dei sentimenti più delicati e dell’intelligenza più acuta, i cui modi, anche là dove cadevano nella maniera, avevano l’impronta del genio?” Qui usa il termine “Genie” alla francese (in tedesco è neutro: das Genie). Per lo Sturm und Drang il genio non è inteso come personalità particolarmente intelligente, ma il genio è l’individuo che riesce a vivere la propria individualità, l’individuo che riesce a vivere secondo il modo più personale e individuale della sua persona, che non si piega alle convenzioni. “E ora? Ah, gli anni che aveva più di me l’hanno condotta prima alla tomba.” era una donna più grande di lui e che è morta e “mai potrò dimenticarla, mai potrò dimenticare la fermezza del suo animo e la sua divina sopportazione.” göttliche Duldung, la divina sopportazione. Ha delle caratteristiche un po’ sacre questa donna, caratteristiche che la escludono da uno sguardo erotico. Ha anche conosciuto un’altra cara persona cioè il padre di Lotte. Il padre di Lotte è un amministratore, lui ha una grande passione per il padre di Lotte, lo ama come persona, ma la cosa importante è che è un amministratore, vale a dire un uomo che sa amministrare, quello che non sa fare Werther, non sa amministrare se stesso. Oltre ad essere amministratore è anche podestà ovvero che è il factotum del principe anche in casi legati all’amministrazione del territorio e alla giustizia. infatti, questo lo sottolinea nell’episodio finale del garzone. punto ha come ultima risorsa se stesso, le sue contemplazioni, le sue riflessioni, i suoi sentimenti più intimi. Però sono certe queste cose, lui le sente dentro di sé. “E allora tutto si confonde ai miei occhi e guardo il mondo con un trasognato sorriso.” Però è un sorriso molto amaro. “Che i bambini non sappiano quello che vogliono, su questo sono perfettamente d’accordo precettori e maestri dottissimi; ma che anche gli adulti brancolino alla cieca su questo pianeta, come i bambini, e come loro non sappiano da dove vengano né dove vadano e infine che neppure loro agiscano per motivi veri e reali, ma si lascino invece guidare solo da zuccherini, dolci e frustate: questo nessuno è disposto a crederlo e a me invece sembra una verità addirittura evidente.” Cioè l’incertezza, il non avere delle guide, il brancolare nel buio, questa è una situazione di desolazione molto novecentesca, con questa sorta di esistenzialismo è ovvio che non poteva essere accettato per la sua epoca, perché questo smonta completamente la divina provvidenza, smonta tutto il famoso ordigno universale. “Non ho difficoltà a dirti, poiché so quello che mi risponderesti in proposito, che i più felici sono per me quelli che, come i bambini, vivono alla giornata, portano a spasso le loro bambole, le vestono e le spogliano e con il piú grande rispetto girano intorno al cassetto dove la mamma ha rinchiuso i biscotti; e quando finalmente sono riusciti ad afferrare quello che vogliono, lo divorano a quattro palmenti e strillano: – Ancora! –“ (a quattro palmenti: masticando con piacere) Con questa metafora dei bambini, Werther parla di coloro i quali si accontentano di poco, o meglio, di coloro i quali si accontentano di soddisfare i loro bisogni primari, cioè coloro che sono contenti se riescono a mangiare, che sono contenti se la loro vita va in qualche modo, che riescono a far quadrare i conti, che non hanno delle ambizioni o dei voli di fantasia particolari. “Stanno bene anche quelli che danno i titoli più pomposi alle loro miserabili occupazioni o addirittura alle loro passioni” Questi sono coloro i quali sono pieni di quello che fanno e non hanno dei dubbi, sono contenti. Sono quelli che sono pieni del ruolo che hanno, qualunque esso sia. Questo è un altro modo per mentire a se stessi, però c’è chi è pieno di questo, è contento. A volte invidiamo persone che sono talmente convinte di quello che fanno che non lasciano dubbi. In genere chi è tormentato, non sa cosa fare, non sa che peso dare alle cose, non sa cosa scegliere, invidia quello che fa quella cosa ed è felice di farla. Ma non avere quella pienezza è oggetto di frustrazione. “le decantano come azioni grandiose compiute per la salvezza e il benessere del genere umano. Beato chi riesce a essere così!” ma poi descrive l’altra situazione: “ma chi umilmente riconosce quale misero scopo abbiano le nostre faccende, chi vede con quanta bravura ogni buon cittadino sa agghindare il suo giardinetto come un paradiso” qua c’è uno sminuire il sogno borghese della casetta col giardino. “e con quanta pazienza anche il più sventurato continui a trascinarsi per la sua strada ansimando sotto il suo fardello e infine come tutti siano uguali nel voler vedere un minuto di più la luce del sole” ovvero chi invece vede la miseria umana, perché alla fine sia tu amministratore, docente universitario o quel che vuoi, ma sotto sotto siamo dei poveri miseri esseri che cercano solamente di conquistare un giorno in più di vita sulla faccia della terra. E chi invece è cosciente di questo, e quindi non si può beare dei suoi miseri affari che trasforma in grandi opere, chi non fa questa finta, è lucido, è consapevole di questa miseria esistenziale: “ecco, anche quest’uomo è tranquillo, anche lui si costruisce da sé il proprio mondo, felice di essere un uomo.” Cioè c’è una felicità nella consapevolezza della miseria esistenziale. Perché? Perché almeno quest’uomo è autentico. Riconoscere la pochezza dell’esistenza umana, di tutto quello della nostra quotidianità, quelle cose che facciamo e che diamo importanza, riconoscerla nella nostra umiltà, perché alla fine ci rende autentici. “E allora, per quanto senta i suoi limiti” Gli altri sono einschränken e non lo sanno o non lo vogliono sapere, chi vede la propria Einschränkung invece per quanto possa vivere e soffrire, perché la einschränkung ti impedisce ti utilizzare tutte le tue forze, ti limita, non ti fa trovare la tua totalità, se non in momenti particolari, come l’amicizia, altrimenti questa totalità non si trova. Però se tu ne sei consapevole, per quanto senta i suoi limiti, questo uomo “porta pur sempre nel cuore il dolce sentimento di essere libero e di poter abbandonare questo carcere quando lo voglia.” La vita è un carcere, e Werther qui ci anticipa il tema del suicidio, almeno c’è la libertà di liberarsi da questo einschränkung. Ma questa einschränkung può essere un po’ sublimata in situazioni particolari come l’abbraccio della natura, il momento dell’apertura, l’amicizia della schöne Seele (poi proverà a mettere in atto questo in un amore per Lotte, dove non riuscirà) ma sempre limitato, e lui lo sa, e almeno è autentico in questa sua consapevolezza. Poi ha sempre una grande libertà, la libertà di cedere all’ultima grande liberazione cioè, la morte. Werther scrive delle "lettere fittizie”, che sono l'emblema di questo romanzo. Interessante potrebbe essere la "trasposizione mediatica" delle lettere di Werther, attraverso l'immaginazione e la rielaborazione. Attraverso le lettere entriamo nel cuore delle problematiche esistenziali del Werther della prima fase e non solo. La lettera del 22 Maggio evidenza una considerazione personale e un'amara malinconia. Werther si riferisce al fatto che gli esseri umani necessitano strutture, ordini e riferimenti schematici per organizzare il tempo. Il discorso sul "vuoto”, la frattura, la scissione è l'elemento più moderno del capolavoro. La figura della separazione è significativa ed emblematica e il buio si riempie di rimorsi, strettamente legati alla fantasia. Nel momento in cui si apre un vuoto, le energie vitali ci vengono 'risucchiate'. Dopo secoli di psicanalisi, interrogarsi sull'esistenza è diventata scontata, quando prima si pensava essere sprofondati in un abisso, in un pozzo nero. Werther articola questa lettera del 26 maggio e ci fa conoscere il microambiente contadino "Waldheim”, che significa patria scelta, cioè il posto che mette ad agio il protagonista: luogo lontano dalla sua città e sulla collina. Qui si crea un luogo idilliaco, con alberi che circolano la "capanna”, simbolo di questo idillio, come senso di estraniazione dal mondo mondano. Il mito dell'idillio è molto esplicito nel mondo e nella letteratura borghese. Il verbo "limitarsi" significa saper vivere con poco e di cose semplici. Tipico dell'ambiente rurale è la presenza dei tigli che oscurano e sono presagio di morte. Viene descritta un’osteria, tutta intorno circondata da granai, contadini e luoghi intimi, rurali e appartati. Qui contempla, beve un caffè e legge l’Omero da solo e subentra per la seconda volta il nome di "Omero". Si reca nell'osteria dopo un’ora di camminata a piedi. Qui vi sono solo due bambini, figli di una contadina: uno di 4 anni e l'altro di sei mesi. Werther li disegna e qui apre un preambolo sulla natura, sull’Arté e sulle regole della società borghese. Werther oltre ad essere uno psicanalista molto introspettivo è anche un sociologo. Per lui le regole vanno rispettate ma talvolta portano alla distruzione dell'amore perché tagliano i tralci e impongono dei limiti. Qui arriva un pensatore, un filisteo che fa una riflessione sul tempo che bipartisce tra lavoro e amore e dà consigli. Ciò che conta è riportare l'amore ad una struttura ben precisa di economia tempestiva. Alla fine della lettera, Werther si riferisce al "Genie”, come genio individuale che riconosce la propria forza in sé stesso, come un'unicità assoluta. Egli prende come esempio la metafora dell’acqua che si concretizza quando vengono descritti i giardini dei ricchi borghesi con vista sui fiumi. Questi guardiani vengono irritati e non è Dio ad alimentare come forza vitale, ma il genio dell'uomo che con la sua manodopera permette l'irrigazione. Il fiume viene metaforicamente legato alla potenza dell'acqua, nella visone del fiume del genio, come liquido vitale, che con la fantasia riesce a travolgere le gerarchie, le strutture sociali, e anche gli schemi tempistici. La fantasia di Werther è travolgente perché non prevede lo spezzamento delle forze vitali. Tutta la parte del rifiuto dell‘ordine, questa parte più tempestosa, tutto questo bisogno di vita, per vivere in modo avventuroso la vita. Il problema è che Werther è speculativamente molto più interessante come autore, è anche simile il rapporto con il padre, con l’autorità, con l’ordine, perché questa è la cosa sintomatica e anche più difficile da comprendere di Werther. Werther dice tutte queste cose, vuole che il fiume travolgesse tutto, vuole vivere pienamente questo rapporto con la natura, vuole vivere l’amore in maniera quasi selvaggia, o comunque senza tutti gli sfruttamenti del tempo tipici dell’etica borghese e senza nessuna frivolezza mondana aristocratica. Nello stesso tempo poi non fa che riferirsi al mondo patriarcale, al mondo dove c’ erano le certezze, un ordine costituito, egli non ha una affetto mi perseguita dovunque sicché io stesso mi sento bruciare e spasimo e languo.” Werther solo a pensare al garzone si sente ardere è come se si preparasse per lotte in un certo senso. Questo languore è la mancanza di qualcosa. Werther quando sente questa storia, quando ricorda l’immagine del Garzone, questa immagine lo perseguita: sicché io mi sento bruciare, e spasimo, cioè mi manca qualcosa e languo, ossia mi sento una mancanza. E poiché questo incendio non lo riesce a far divampare completamente, sente una mancanza, un languor d’amore. Werther in questo senso è già pronto per l’innamoramento per lotte. L’ innamoramento è un momento di esplosione, di accensione nel momento in cui si brucia il desiderio, e nello stesso tempo tenendo conto dell’innamoramento nella fase iniziale anche il languore, la mancanza, poiché l’oggetto che ci ha acceso non è lì per essere consumato, pertanto languo, c'è un continuo spasimare. Werther dice chiaramente sull’ esempio del garzone che brucia, spasima e langua. Lettera del 16 giugno: in questa lettera ci viene presentata lotte. “Perché non ti scrivo? E me lo chiedi tu, che sai tante cose? .........insomma ho fatto una conoscenza che mi sta molto a cuore. Ho…non so come dirti.” La prima parla che dice di lotte è che è un angelo. “E un angelo, andiamo questo lo dicono tutti della loro innamorata, non è vero? Eppure non sono in grado di dirti quanto é perfetta; insomma, domina tutti i miei sensi.” Lotte é vollkorn, parola interessante tradotta in perfetto, la perfezione implica la pienezza, cioè implica che non ci siano scarti. Werther proietta su lotte il bisogno di totalità, perché nella totalità non ce ne rottura ne separazione, non ce altro da cercare nel mondo, é tutto racchiuso in Lotte, essere perfetto. Lui non sa perché lotte sia vollkorn, non lo sa descrivere. Difatti, spesso una situazione perfetta non la si riesce a descrivere. Lei domina tutti i suoi sensi Lotte è semplice (Einfalt), non è una persona sofisticata, questa semplicità verrà poi connotata negativamente successivamente (einfaltig). Lei é una persona solare, tutta esposta per quello che è, ha una sola piega per cui é semplice. E la complessità, segno della modernità, che Werther teme, intuisce che nella complessità ce il male, per lui Lotte è un mondo semplice, è la pienezza che salva da quella modernità che sente dentro di sé, da quell’ appetito, da quel fumo che brucia. “Quanta semplicità e quanta intelligenza, quanta bontà e quanta fermezza, eoi la calma e la serenità del suo carattere, pur cosi attivo e pieno di vita!” Gli aspetti caratteriali che Werther mette in risalto di lotte sono il fatto che lei sia una persona calma che gli trasmette serenità, unita alla bontà, alla fermezza e all’ intelligenza di lei. A Werther non manca l’intelligenza bensì la fermezza, la calma e la serenità. Il professore continua la lettura di pag.35 Lotte e la più grande tra nove figli. Qui descrive come l’ha conosciuta. “Offrii la mia compagnia a una ragazza di qui, buona e bella, ma per il resto insignificante” Per Werther questa ragazza alla quale faceva da cavaliere, seppur bella e buona, era insignificante. “E si stabili che avrei preso una vettura e sarei andato con la mia dama e una sua cugina al luogo della festa e che lungo la strada avremmo preso con noi charlotte S. conoscerà una bella ragazza…………stia ben attento di non innamorarsi”. Bart sottolinea questo aspetto perché afferma che Werther è pronto all’ innamoramento. “È già impegnata con un bravo giovanotto (einen sehr braven Mann) che, poiché suo padre e morto, ora e in viaggio per mettere ordine nei suoi affari…’’ Sappiamo che il fidanzo di Lotte è un giovane apposto, contrariamente a Werther il quale non ha un posto nel mondo. È una persona dominata dal caos perciò nutre l’illusione che lotte potrebbe essere colei che porterà ordine nella sua vita, gliela sistemerà. Finalmente arrivano al cancello, il tempo era afoso, le ragazze erano preoccupate perché temevano che di li a poco si fosse scatenata una tempesta. ‘’ ero sceso dalla carrozza e una servetta che era venuta alla porta ci prego di attendere un momento, madamigella lotte sarebbe venuta subito. ’’ Lotte è una borghese. Sia Baioni che Bart si soffermano sul fatto che l’immagine che Werther ha di Lotte quando la vede per la prima volta è un quadro incorniciato, vede la scena della stanza in cui ce lotte con i suoi fratelli, la vede da fuori la porta, perciò la porta fa da cornice, è una sorta di proiezione estetica. È un immagine idilliaca di una dispensatrice di vita. Lotte è molto legata all’ordine, dato che deve gestire gli otto fratellini e da loro il cibo a seconda dell’età e del loro appetito poiché ha in se il dono della misura, secondo la fantasia di Werther lei è la misura che potrebbe risistemare la sua smodatezza, lei potrebbe incorniciare la sua vita. ‘’ nell’ atrio sei bambini fra gli undici e i due anni facevano resa intorno a una ragazza dalla bella figura, di media statura, che portava un semplice vestito bianco con nastri rosa pallido al petto e alle braccia’’ Non abbiamo molte informazioni sul lotte, sono piuttosto generiche, abbiamo qualche info su sul suo vestito, bianco ornato da nastri, piuttosto semplice. Il vestito di lotte ricorrerà fino alla fine del romanzo, ‘’teneva in mano un pane nero e tagliava per i suoi piccoli che la circondavano una fetta ciascuno, in proporzione dell’età e dell’appetito. ’’ In questa scena spicca il ruolo di lotte che aveva, è una specie di madre per i suoi fratelli: ‘’ ma tra vestirmi e dare disposizioni per la casa durante la mia assenza mi sono dimenticata di dare ai miei bambini la merenda, e loro vogliono farsi tagliare il pane solo da me’’ Lotte al tempo stesso è sposa, figlia e madre. ‘’ le feci un complimento insignificante, tutta la mia anima si beava della sua figura, del tono ella voce, del suo portamento’’ Werther è completamente preso da lotte, con la sua intera anima. Werther bacia uno dei suoi fratelli affettuosamente: ‘’cugino crede che io sia degno ella fortuna di essere imparentato con lei? ’’ Il professore legge l’ultimo capoverso a pag. 41 ‘’ la cugina chiese se aveva finito il libro che le aveva prestato da poco. ’’ Lotte è una ragazza che legge molto, soprattutto romanzi sentimentali. A quell’ epoca le donne cominciano a leggere in massa. Il prof continua a leggere Werther analizza anche l’aspetto colto di lotte. Una giovane ragazza e un giovane incostante, cosi lo definisce Goethe. Werther tenta di mitigare la sua incostanza fissandosi tutto su Lotte, è la sua ancora di salvataggio a cui spera di potersi agganciare per stabilizzare la sua condizione incostante e poco stabile nel mondo. ‘’Ad ogni sua parola vedevo risplendere una nuova grazia e una nuova luce dello spirito dai tratti del suo volto che a poco a poco parvero distendersi e rallegrarsi forse perché sentiva che la capivo’’ Qua comincia quel gioco di speranza e illusione. Questo verstehen, questo capire, è semanticamente affine al fuhlen, il verbo sentire è usato in senso assoluto, Werther ritiene che lotte lo capisca, che pensa come lui, perciò sono fatti per stare insieme. 16 GIUGNO Riprendiamo con Werther in carrozza. Bisogna soffermarsi al momento in cui incontra per la prima volta Charlotte (si pronuncia anche la e finale). Charlotte era la donna con cui aveva questo rapporto travagliato, ma passiamo al testo: la scena conosci. Insomma, quando ci fermammo davanti al padiglione, scesi dalla carrozza come uno che stesse sognando ed ero così perduto nei miei sogni in quel mondo sommerso nel crepuscolo che sentii appena la musica che giungeva dalla sala illuminata.” C’è un nuovo particolare fisico, Lotte ha gli occhi neri, una delle poche caratteristiche fisiche che ci fornirà come le vivide labbra e le guance fresche. Werther è perso, è innamorato. Sono arrivati alla festa e inizia la descrizione di come Lotte balla. Nel modo in cui lei balla, Werther trova conferma la sua idea di totalità. “{…}” - il prof salta un pezzo e va direttamente “Bisogna vederla ballare! Vedi, si dà al ballo con tutto il cuore e con tutta l’anima...” in tedesco ‘mit ganzem Herzen an dem Glück’ con tutto il cuore. Non balla per un piacere mondano, per narcisismo, non per farsi desiderare, non per splendere, ma balla completamente assopito, non c’è nulla di superficiale. Lotte coincide con la cosa che fa, quindi ci mette tutta sé stessa. Laddove metti tutto te stesso, non c’è residuo, non c’è vuoto. Come il prof ama il suo lavoro, ma a volte c’è noia, che ha origine nei vuoti. Lotte invece è piena, è qualcosa che affascina completamente Werther. “…, tutto il suo corpo è una sola armonia, così spensierata, cosí disinvolta, come se non esistesse null’altro per lei, come se non potesse pensare, sentire null’altro; e in quel momento certamente ogni altra cosa scompare ai suoi occhi.” Lotte è spensierata nel senso che non ha preoccupazioni, perché non c’è spazio per altri pensieri. È disinvolta, non ha preoccupazioni nel senso di piacere o non piacere. Non c’è spazio per altro, proprio quello che cerca e desidera Werther. La fuga da Tunisi, le preoccupazioni, i dubbi ecc. vedere Lotte che coincide con quello che fa è per lui il massimo del desiderio. “– Qui da noi usa così, – continuò, – le coppie che sono venute insieme ballano insieme la tedesca, ma il mio cavaliere balla male il valzer e mi è grato se gli risparmio la fatica.” Ricordiamo che lui era dovuto andare al ballo insieme ad una ragazza e Lotte con un altro ragazzo. Ci viene spiegato come funziona: il primo ballo va fatto dalle coppie come sono arrivate, ognuno con la propria compagnia. Dopo si è liberi. Il cavaliere di Lotte non balla molto bene. “Anche la sua dama non è molto brava e non le piace ballarlo.” Lotte ha guardato la dama di Werther e non balla tanto bene. Poi ha capito che Werther, uomo di mondo, dev’essere bravo a ballare il valzer. “Da come balla l’inglese ho capito però che lei deve essere bravo per il valzer; sicché, se vuol ballare con me la tedesca, vada dal mio cavaliere e gli chieda il permesso, e io andrò dalla sua dama –. Accettai senz’altro e così stabilimmo che nel frattempo il suo cavaliere avrebbe fatto compagnia alla mia ballerina.” Werther chiede il permesso al cavaliere di Lotte per una danza. (vi immaginate tutto questo nella discoteca di Riccione? Haha xd, alle sei del mattino dopo pasticche e droghe varie uno va vicino al ragazzo e dice “potrei avere l’onore di un valzer”?). C’è un interessante nota sul valzer, negli anni ’70 del 700, era il ballo più moderno e trasgressivo, chiamato anche “la tedesca”; questo perché era l’unico ballo per cui tra i due ballerini c’è contatto, rispetto invece agli altri balli solo di figura e molto tradizionali. “E allora s’incominciò! Per un tratto ci dilettammo in tutte le possibili posizioni delle braccia. Con che grazia, con che scioltezza si muoveva! Quando poi incominciammo il valzer e ci mettemmo a turbinare come due sfere celesti girano l’una intorno all’altra, ci fu naturalmente da principio un po’ di confusione, poiché quasi nessuno sapeva ballare. Ma noi avemmo l’accortezza di lasciarli sfogare; e quando i meno bravi ebbero sgombrato il campo, entrammo in lizza resistendo valorosamente insieme con un’altra coppia, Audran e la sua ballerina. Mai ero riuscito a ballare così bene e mi pareva di non essere più un essere umano.” Posizioni non è una traduzione corretta, perché in tedesco è schlangen che significa che le braccia si cercavano toccavano e tenevano. Due sfere celesti che girano l’una intorno all’altra, come due pianeti che prima o poi si toccano. Non tutti sanno ballare il valzer, che è una danza nuova. “Tenere fra le braccia la piú cara creatura e volare con lei in un turbine, tanto che tutto intorno spariva” Werther ha creato una specie di bolla, un grembo, una totalità insieme a Lotte. Non ha scelto a caso. Un po’ come il concetto due cuori e una capanna. “e – Wilhelm, voglio essere sincero, giurai che mai una ragazza che io amassi e sulla quale avessi delle pretese, mai ti dico avrebbe dovuto ballare il valzer se non con me, dovesse costarmi la vita. Tu mi capisci!” Werther è completamente andato, diventa geloso. “Facemmo un paio di giri passeggiando intorno alla sala, per riprendere fiato. Poi lei si sedette e le arance che avevo messo da parte e che ormai erano le sole che fossero rimaste, ebbero un effetto meraviglioso, solo che ad ogni spicchio che lei per cortesia doveva spartire con una vicina indiscreta, provavo un colpo al cuore.” Poi c’è una scena delle arance, Werther trova delle arance che lì a quei tempi erano frutti esotici, era molto complicato coltivarle. Le offre a Lotte che a sua volta dà qualche spicchio a qualche ragazza vicino a lei. Parleremo poi di questa scena in seguito, letta in chiave di gelosia, come se fosse geloso di dover dare un pezzetto di Lotte a qualcun altro. “Al terzo ballo inglese noi eravamo la seconda coppia. Mentre attraversavamo ballando la fila, e Dio sa con quanta delizia io pendevo dalle sue braccia e dai suoi occhi che erano pieni della sincera espressione di una schietta e completa allegria” Allora i contatti fisici erano molto risicati e il vestiario era diverso, non c’erano parti del corpo scoperte, solo le braccia e nemmeno sempre. Quindi questo contatto con le braccia è importante. I suoi occhi erano pieni, non si guarda in giro, nel momento in cui si balla è concentrata nel ballo, ancora viene definita come schietta, sincera. “passammo davanti a una signora che già da tempo mi aveva colpito per l’espressione amabile e piena di grazia che aveva il suo viso non piú giovane. Guarda sorridendo Lotte e, volandosene via, la minaccia con un dito e ripete un paio di volte con molta intenzione il nome di Albert.” Questa signora dopo un paio di giri si avvicina a Lotte per dirle semplicemente ‘Albert’ e la minaccia con un dito. “– Chi è Albert, – chiesi a Lotte, – se la domanda non è troppo indiscreta? – Stava per rispondermi, quando fummo costretti a separarci per fare il grande otto e mi parve di scorgere una certa preoccupazione sulla sua fronte quando le ripassai davanti. – Perché devo nasconderglielo? – mi disse piú tardi offrendomi il braccio per la promenade. – Albert è un brav’uomo con il quale si può dire che sono fidanzata. Ora questa notizia non era nuova per me (perché le ragazze me ne avevano già parlato lungo la strada), eppure mi parve del tutto nuova, poiché prima non l’avevo messa in relazione con lei, che in cosí breve tempo mi era diventata tanto cara. Insomma, mi confusi, persi la testa, mi ficcai in mezzo alle altre coppie provocando un grande disordine e ci volle tutta la presenza di spirito di Lotte che incominciò a tirarci e a spingerci di qua e di là, per rimettere in breve tutti a posto.” Questa domanda è l’inizio della fine, ‘chi è Albert?’. Lotte era preoccupata e già la risposta già dice tutto: ‘perche dovrei nasconderglielo?’ perché evidentemente un sei piccolo, sei una nullità, sei un verme sulla terra però questo verme è nel cuore di Dio che ti salva. C’è una poesia molto bella di Klopstock che si chiama I mondi vivente (??? 45:20) in cui lui comincia a pensare, vorrebbe sapere cosa c’è nella mente di chi è intorno a lui che è il massimo della Überheblichkeit ??? (tracotanza), è pensare di poter pensare quello che pensa Dio; naturalmente di fronte a questa idea, naufraga ed è questo naufragare che lo fa sprofondare. Qui Werther sprofonda anche se è anche uno sprofondare piacevole, estatico, un uscire da sé. “sprofondai nel fiume di sensazioni che con questo nome aveva riversato su di me. Non potei trattenermi, mi chinai sulla sua mano e la baciai versando le lacrime più deliziose.” Questa è una delle tante volte in cui la mano di Lotte viene inondata dalle lacrime di Werther. Dobbiamo inserirci nei codici comportamentali e culturali dell’epoca per accettare queste immagini che oggi sarebbero ridicole. “Tornai a guardarla negli occhi – oh nobile poeta!” (si riferisce a Klopstock) Se avessi potuto vedere la tua apoteosi in quello sguardo (se tu potessi vedere cosa il tuo nome, il tuo ricordo ha fatto negli occhi di questa donna), “e se mi fosse concesso di non sentir più fare il tuo nome, così spesso profanato!” (Klopstock era criticato nell’accademia, nella critica letteraria ma erano tutte cose finite. Quello che vede negli occhi di Lotte è la vera apoteosi di Klopstock. Mentre lui aveva sistemato tutto questo universo con Dio, di tutto questo Werther fa un uso diverso. Ne fa un uso sostanzialmente erotico, di desiderio, di bisogno di estasi.) 19 GIUGNO È una lettera che segna già una cesura, segnata dal ritorno di Albert di cui sappiamo che è attualmente impegnato, è una persona che attualmente lavora molto, è un uomo di conti. In questa fase Werther si trova solo con Lotte e la va a trovare (l’altra sarà quando lui si rende conto che questo rapporto va cambiato, non va bene e se ne andrà in una città e va a lavorare; infine, l’ultima altra censura è quando torna e capisce che non può stare lontano da Lotte e non riesce a lavorare). È chiaro che lui è sconvolto e quando ritorna dal ballo scrive 3 giorni dopo. “Era un’alba meravigliosa. Il bosco stillante e i campi freschi di pioggia intorno a noi!” Lui ricorda questo ritorno, l’acqua, quest’atmosfera umida di pioggia però molto bella. “Le nostre compagne si erano assopite. Mi chiese se volevo far loro compagnia, che non dovevo fare complimenti per lei. – Finché vedrò aperti questi occhi, – dissi fissandola, – non c’è pericolo che mi addormenti” è una dichiarazione grandiosa e commovente, soprattutto totale perché dopo questo c’è poco da aggiungere. “siamo rimasti svegli tutti e due, sino alla sua porta, che la domestica aprì senza far rumore e, rispondendo alla sua domanda, la rassicurò che il padre e i bambini stavano bene.” Lotte rientra nel suo mondo, un mondo ordinato in cui la festa è stato un extra ma non ha provocato uno sconvolgimento, nulla provoca sconvolgimento nella vita di Lotte, l’unica cosa che potrebbe portarlo è Werther. “La lasciai dopo averle chiesto di poterla rivedere quello stesso giorno; acconsentì e io sono tornato: e da allora il sole e la luna e le stelle possono continuare tranquilli il loro corso, io non so se sia giorno o sia notte, e l’universo intero è svanito intorno a me.” (die ganze Welt verliert sich um mich her. > intorno a me si è perso l’intero mondo). Lui è in una sorta di bolla, non ha più rapporti con il mondo e la stessa totalità la cerca nella natura ma con il mondo dei commerci umani, delle relazioni… la parola stessa “relazione/rapporto” indica il fatto che un elemento/individuo sia in relazione ad un altro ma questo scambio, interazione, questa dialettica è interrotta, per cui ha chiuso la bolla intorno a sé, ai suoi pensieri e esce dalla sua testa tutto ciò che non si chiama Lotte: questa è la sua vita che comincia in questo momento. Si esalta in questa situazione. 21 GIUGNO “Vivo giorni felici come quelli che Dio riserva ai suoi santi” (una sorta di stato edenico, dell’eden); “qualunque cosa mi succeda, non potrò certo dire di non aver goduto le gioie più pure della vita.” (ha già questa sensazione di felicità) “Tu conosci il mio Wahleim” (qui ci descrive Wahleim ed è un inserto che ci potrebbe stupire all’inizio perché, se ci pensiamo, Wahleim è un’altra figura di questa chiusura, è un’altra capanna, bolla, sfera) “Mi ci sono completamente insidiato perché ho solo mezz’ora di strada per arrivare a casa di Lotte” (lui fa quella camminata di un’ora per Wahleim, poi per Lotte in tutto un’ora e mezza a piedi, lui andava là sicuramente senza grandi aspettative, per vedere i suoi occhi e avere uno scambio). Anche qui torna la stessa figura ossessivamente (fa parte del discorso della totalità, dell’ossessione con cui si ribadisce questa totalità stessa) “dove sono me stesso e provo tutta la felicità che può esser concessa ad un uomo.” (non ci sono residui, non c’è qualcos’altro, non è che “vado da Lotte però vorrei...” ma è tutto lì. [dort fühl’ ich mich selbst >Là sento me stesso, cioè il contenuto del mio sentire sono io stesso e sento tutta la felicità (alles Glück)] “Non avrei mai pensato, quando scelsi Wahlheim come meta delle mie passeggiate, che fosse cosí vicino al cielo!” (perché da Wahleim vede la casa di Lotte, quindi, ha questa possibilità) “Quante volte non ho veduto durante le mie lunghe camminate, ora dal monte, ora dalla pianura oltre il fiume, la casa di caccia che racchiude ormai l’oggetto di tutti i miei desideri.” La casa l’aveva notata ma non significava molto, ora, invece, racchiude tutti i suoi desideri (alle meine Wünsche), non ce n’è uno che sta fuori. C’è poi una parte particolarmente significativa a fini didattici perché indica la struttura psicologica di Werther che è a sua volta indicativa di quella continua insoddisfazione che è il male, che è dato dalla modernità (la malattia di Faust, cioè il fatto di non essere mai soddisfatto, nessuna esperienza di vita o contenuto possa dare la completa soddisfazione, c’è sempre un residuo di insoddisfazione che però è funzionale a mettere in moto il meccanismo del desiderio in quanto se non c’è mancanza, non c’è desiderio). Ecco perché lui desidera il tutto, cioè le figure della totalità sono la sua proiezione del guarire dalla malattia di questo desiderio, che è la condizione di Werther. “Caro Wilhelm, ho fatto ogni sorta di considerazioni sulla smania degli uomini di uscire dalla propria casa, di fare nuove scoperte, di perdersi lontano nel mondo; e Werther si esalta anche nel pensare alla semplicità. Werther è dettagliatissimo nella descrizione: “quando poi nella piccola cucina scelgo una pentola, vi metto a struggere il burro, metto i piselli al fuoco, li copro e mi siedo accanto per rimenarli ogni tanto, allora comprendo davvero perché i prepotenti Proci di Penelope macellavano, squartavano e mettevano ad arrostire buoi e maiali.” cioè le scene dell’odissea ed esalta questo gesto per la semplicità, essenzialità. “Non vi è nulla che mi comunichi un sentimento di pace e di verità come questi tratti di vita patriarcale che riesco a intessere, grazie a Dio senza nessuna affettazione, nella mia vita quotidiana.” La pace la cerca chi non ce l’ha, questo idillio lo cerca chi si sente privo di felicità; Werther cerca questo perché è un uomo tempestoso. È un uomo riflessivo, dice che potrebbe essere una cosa manieristica ma per lui sono dei gesti molto essenziali, molto semplici e genuini (l’osteria dove cucina e leggere omero). Ricorre anche qui la parola wahren, usa parole molto pesanti dal punto di vista lessicale. Mit einer stillen, wahren Empfindung ausfüllte (still> silenzioso, pacifico ed è una parola che indicava anche i pietisti che si trovavano in campagna, si allontanavano dalla città per ritrovare questa tranquillità bucolica; wahr> vera, genuina; c’è di nuovo ausfüllen: questa sensazione di genuinità riempie tutta la mia giornata). Indica il togliere questi residui di mancanza, e quindi di nuovo il desiderio. Per questo è una lettera che comprende tutta la dinamica psicologica e culturale. “Come son contento che il mio cuore sappia sentire le ingenue, innocenti delizie di un uomo che porta in tavola un cavolo che lui stesso ha coltivato e non gusta solo il suo cavolo, ma anche, nello stesso momento, tutte le buone giornate trascorse, anche il mattino in cui l’ha piantato, anche le sere serene in cui lo innaffiava e gioiva nel vederlo cresciuto.” Quindi Werther è fuggito da una storia con quelle due sorelle, è fuggito dalla vita mondana e da una storia frivola, effimera, di compiacimento erotico e finisce ora a idealizzare un luogo semplice dove c’è un’osteria, piselli da cogliere etc., cioè idealizza una situazione come quella di chi cucina il cavolo che ha coltivato. Quello che caratterizza l’idillio è la non funzionalità delle cose, non è che mangia il cavolo soltanto, quel cavolo gode di tutta la sua vita che ha portato a quel cavolo: idea della totalità. Non c’è uno sfruttamento per avere il cavolo ma è l’intero ciclo della vita che è l’ordine della vita (tutti i passaggi per produrre il cavolo sono nel cavolo stesso). Questo ordine è quello che lui ha perso, che lui vede in Lotte, nella sua casa e con i suoi figli. 29 GIUGNO In questa lettera parla del dottore che è venuto perché ha fatto visita al padre di Lotte quando Werther si trovava a giocare con i bambini di Lotte con cui aveva ormai un rapporto familiare. La cosa è che il dottore era un po’ infastidito da Werther perché faceva il buffone per giocare con i bambini. Il dottore è il simbolo del 700 dell’uomo imparruccato, con il pizzo e merletti (abito da maniera 700esca). “Il dottore, che è una marionetta oltremodo dogmatica e ha l’abitudine, mentre parla, di pieghettare i polsini e di tirarne fuori una gala senza fine, trovava che quello spettacolo non era degno di un uomo sensato (un brav’uomo). me n’accorsi dal modo come arricciava il naso. Ma io non mi scomposi, lo lasciai sbrigare i suoi importantissimi affari e tornai a costruire per i ragazzi il castello di carte che avevano abbattuto. Subito dopo naturalmente è andato in giro per la città lamentandosi che i figli del podestà erano già abbastanza maleducati e che ora quel Werther finiva di rovinarli.” Qui abbiamo l’inclusione di un Marinelli. 1° LUGLIO Qui viene descritta la visita di Werther e Lotte (ricordiamo che Albert non c’è) fanno al pastore (evangelico, un uomo di chiesa) malato che alla vista di Lotte ritrova la vita: Lotte ha un potere taumaturgico, allevia le pene, dà vita e guarisce; assiste spesso le persone malate come sua madre o una sua amica. “Cosa possa essere Lotte per un ammalato, lo sento nel mio povero cuore che si trova forse in peggiori condizioni di chi langue nel suo letto di dolore.” Lui si definisce come un ammalato. Questa è già una dichiarazione del suo dolore, comincia già ad intuire che questa cosa con Lotte non si svolgerà anche se il dolore inizia da prima di conoscerla. “La scorsa settimana sono stato insieme con lei a far visita al parroco di St., un paesetto che si trova a un’ora da qui, appartato in mezzo alle montagne.” (di nuovo una situazione chiusa, idillica, isolata, fuori dal mondo) “Vi arrivammo verso le quattro. Lotte aveva preso con sé la sua seconda sorella. Quando arrivammo alla parrocchia che è ombreggiata da due alti alberi di noce” (hanno valenza protettiva (fanno ombra, sono molto alti, con le loro chiome chiudono e creano una sorta di cupola, quindi, creano la sensazione di capanna, di idillio) e inoltre, alla fine del libro torneranno in questo luogo) “il buon vecchio stava seduto su una panca davanti alla porta di casa e non appena vide Lotte parve come rianimato, dimenticò il suo nodoso bastone e provò ad alzarsi per andarle incontro. Lei corse verso di lui, lo costrinse a rimettersi sulla panca, sedendogli accanto, gli portò i saluti di suo padre e abbracciò il figlio più piccolo del parroco, un marmocchio sporco e viziato, che era il coccolo della sua vecchiaia” (Lotte è il balsamo). “Avresti dovuto vederla come si occupava del vecchio, come alzava la voce per vincere la sua sordità, come gli raccontava di certi giovani sani e robusti che erano morti all’improvviso, come vantava l’efficacia della cura di Karlsbad …” (luogo di cura dove andrà anche Goethe) “… e approvava la sua decisione di recarvisi la prossima estate, e infine come gli diceva che aveva un aspetto molto migliore, che era molto più arzillo dell’ultima volta che l’aveva visto” (Lotte si comporta come la perfetta infermiera). “Intanto io avevo fatto i miei complimenti alla moglie del parroco. Il vecchio era diventato tutto allegro e poiché io non potevo trattenermi dall’ammirare i magnifici noci che ci coprivano con la loro ombra gradevole, incominciò, anche se con qualche difficoltà, a raccontare la loro storia.” Abbiamo poi la storia dei noci, di per sé non importantissima, ma ciò che è importante è che uno dei noci è vecchio e non si ricorda quando è stato piantato ma l’altro fu piantato dal padre di sua moglie per festeggiarne la nascita. Queste sono immagini del mondo patriarcale, una catena di esseri che non prevede nessuna frattura (perché dal padre della moglie che era pastore, l’incarico è passato a lui direttamente). Viene ribadito che Lotte è una persona preziosa anche per i malati, ha assistito alla madre quando stava morendo ma ci sono poi una sua cara amica e poi anche il pastore che è malato, è una persona molto anziana e quindi lei , come abbiamo capito ha questo ruolo di balsamo, è una persona che cura le ferite, che cura le scissioni dell'animo e cura anche i malati quindi una specie di crocerossina anche se il termine non credo si usi più, è un termine un po riduttivo, così dispregiativo, e dunque una specie di infermiera dell'anima e anche del corpo per queste persone malate. ('sie gefiel' significa mi piacque 'übel' invece significa male) quindi usa proprio un'espressione da chiacchiera da bar, da commento al bar, della serie 'mh, non è male', cioè proprio il tono frivolo, leggero, di questa considerazione, proprio un gesto di chi sta seduto al bancone del bar e che entra qualcuno che in maniera leggera viene giudicata attraente al primo sguardo. È una cosa che sorprende, soprattutto il fatto che poi trova conferma in questo gesto, cioè Werther è in fondo attratto da questa persona e diventa addirittura troppo galante, sempre in maniera galante, però vuol dire che quindi esterna questo piacere, tanto che Lotte addirittura lo deve tirare per la giacca come per dire 'se continui così guarda che Schmidt si arrabbia'. Allora questo è il quadro un po spiazzante: cioè Lotte, l'oggetto dei suoi desideri, che ha ormai già riempito tutto il suo animo, tutta la sua mente come dice lui, invece si riapre di nuovo uno spazio, uno spazio che è quello solito della seduzione, evidentemente questo spazio è difficile da chiudere, proprio per questo Lotte diventa pian piano sempre più importante. Questa frivolezza, proprio questa nevrosi di seduzione è proprio il male da cui Werther cerca di guarire con Lotte. "Ora non c'è nulla che mi urti di più che vedere gli uomini tormentarsi a vicenda, e soprattutto quando i giovani, nel fiore della vita" questo ragazzi e ragazze è rivolto a voi, meditate su queste parole "mentre potevano godere di tutte le gioie, si guastano con le loro stupidaggini le poche buone giornate che concede loro la vita e, quando si accorgono come sia irrecuperabile quello che hanno sciupato, è troppo tardi." il vostro fratello maggiore Werther vi dice queste parole, quindi meditate, e però scherzi a parte, evidentemente Werther sta entrando in quel discorso che poi è centrale per questa lettera, cioè il discorso sulla malinconia. "Mi rodevo per questo e quando verso sera ritornammo alla parrocchia e ci mettemmo a tavola" quindi erano invitati a consumare, dobbiamo immaginare un pasto rurale, non è che il parroco abbia cucinato chissà che cosa. Beh, intanto tradizionalmente in Germania, forse nelle famiglie tradizionali si utilizza ancora questo schema, la sera si mangia, si chiama 'Butterbrote' letteralmente 'pane col burro', ovviamente non è solo pane col burro, ma si mangia un piatto freddo, si mangia in genere formaggi, insaccati, insalati, cose... Insomma non si cucina, un pasto più semplice e qui addirittura siamo nel 1774, quindi il pasto che consumano è una zuppa di latte, quindi che immaginate questo tipo di organizzazione e familiare quotidiana.” Ci mettemmo a tavola per bere il latte e cenare e il discorso cadde su gioie e dolori di questo mondo, non potrei trattenermi dal cogliere il filo del discorso e parlare con molto calore contro la malinconia”, la malinconia qui viene definita 'üble Laune' (allora üble l’abbiamo appena conosciuto, abbiamo appena visto quando Werther dice "Sie gefiel mir nicht übel" che è 'male', significa malvagio,cattivo. Üble è dal punto di vista morfologico, è un aggettivo, ma dal punto di vista morfologico ha quella caratteristica che già vi ho spiegato, di quegli aggettivi tipo bunkel che poi questi quando vengono declinati la 'l' passa prima della vocale quindi 'Sie gefiel mir nicht übel' però qui 'üble' quindi viene invertito. Ma a parte questo aspetto morfologic, die Laume è l‘umore, quindi 'die üble Laume' era il modo in cui allora si definiva l'umore nero ma anche la malinconia. E naturalmente ci colpisce, ma ormai lo conosciamo, questo modo di dire 'non potei trattenermi' spesso nel Werther ,nel romanzo troviamo questo modo di esprimersi da parte del protagonista ”non potei trattenermi” cioè Werther, in generale è uno che non si controlla, in generale non riesce a trattenersi perché trattenersi significa appunto essere convenzionale; non riesce a trattenersi proprio perché è una persona incostante ma è anche una persona che non riesce a dare un contorno alle sue azioni, quindi è più forte di lui il suo cuore trabocca non riesce a contenerlo e non vuole neanche contenerlo, questo è una caratteristica. È una cosa che Lotte gli dice sempre, 'perché lei è così smodato?' si danno del lei 'perché lei è così esagerato? 'è sempre così esagerato e quindi non si trattiene e dice queste cose “Noi uomini ci lamentiamo spesso- incomincia, perché di giorni buoni ce ne sono così pochi, e tanti invece di cattivi, ma mi sembra davvero che abbiamo torto. Se avessimo sempre un cuore aperto per godere il bene che Dio ci manda ogni giorno, avremo anche forza sufficiente per sopportare il male quando arriva. “ Werther fa un discorso molto logico, al di là adesso che la presenza di Dio in questo discorso, però è discorso molto equilibrato, però la moglie del parroco dice” ma noi non siamo padroni del nostro stato d'animo, quante cose non dipendono dal corpo!" ma dalla mente, no? "Quando uno sta male non c'è nulla che gli vada bene. Io consentii con lei: - vogliamo allora considerarla come una malattia e chiederci se non ci sia qualche mezzo per guarirne? -” quindi cominciano ad accordarsi sul fatto che la malinconia, il cattivo umore, con le lsue varianti fino alla depressione in fondo sono delle malattie, però non è vero quello che dice Werther che basterebbe avere un cuore aperto ,questa è la sua speranza, quello che vorrebbe. Vorrebbe avere un cuore aperto al bene che Dio manda sulla Terra. Qui lui usa lo schema religioso, lo schema della fede, ma naturalmente il suo Dio è la natura e vorrebbe aprire il cuore alla natura, così vuole aprire le braccia, correre nei prati, aprirsi, ma in effetti questa cosa è più un desiderio perché poi invece è il primo a cadere nella malinconia; cioè questo discorso sulla malinconia di Werther è singolare, ma lui è il primo malinconico e depresso. "-Questo mi pare giusto- disse Lotte -o perlomeno credo che molto dipenda da noi" secondo Lotte, si può guarire, c'è qualcosa da fare rispetto alla 'üble Laume' (la malinconia) ,e lei lo sa per esperienza quindi anche Lotte ha dei momenti di malinconia ,e che cosa fa quando ha la malinconia Lotte? Questo è uno dei punti che più mi innervosisce del romanzo "Quando c’è qualcosa che mi urta e infastidisce, basta che salti su e canti un paio di contraddanze passeggiando in giardino e tutto è passato “. Qui io prenderei Lotte diciamo e le tirerei un sacco di schiaffoni perché è una cosa che innervosisce, lei quando ha questi momenti basta che si mette su e canta un po’ di cose e subito gli passa, questo è proprio diciamo quel carattere, l’aspetto caratteriale di Lotte che sistema tutte le cose, e basta poco sistemare le cose, basta un po’ di volontà, un paio di contraddanze, vi prego di fare questa prova, di fare questa esperienza, quando state storti, nervosi o di cattivo umore cominciate a cantare qualche contraddanza e vedrete che tutto passa. Ovviamente noi non conteremo contraddanze, qualcos’altro ,ognuno c’ha solo musica però a quanto pare basterebbe ,oppure su una sulla spinetta perché questo è lo strumento diciamo che aggiusta l’umore di Lotte a quanto pare. DOMANDA: ma quali sono però le contraddanze? RISPOSTA :allora la contraddanza è una forma musicale, però io non sono uno specialista ,è una forma musicale evidentemente del tempo, oggi non credo che si suonino, si compongono più contraddanze. È una musica probabilmente semplice o popolare, posso immaginare però non lo so, non ho fatto ricerche, evidentemente è un tipo di musica facile da eseguire da cantare che Lotte canta per tirarsi sull’anima. Mi fa innervosire il fatto che a Lotte basta che canti qualche canzoncina e tutto passa insomma, e noi sappiamo bene che a volte abbiamo la nostra "üble Laume“, la nostra malinconia, a volte siamo anche depressi eccetera e sentire che basterebbe cantare qualche canzone, magari poi devi stare attenta alla canzone che scegli , perchè le canzoni il 90% ti buttano giù, è difficile che proprio una canzone ti tiri su ,perché se proprio va bene c’è sempre qualche amore passato finito, qualche cosa di ricordo, c’è sempre qualcosa che ti rimette in uno stato di malinconia quindi, però Lotte basta che suonava la spinetta o che canta appunto e si sistema. Però al di là di Lotte, dobbiamo vedere un po’ quindi le posizioni: per Werther si tratta di aprire il cuore a Dio, cioè di aprire il cuore fondamentalmente alla vita, alla natura e farselo riempire dai doni della natura, e non ci sarebbe il cattivo umore. Per la moglie del parroco è invece una sorta di malattia, forse è quella che ci vede più dritto. Per Lotte è una malattia dalla quale si può guarire con mezzi semplici e volontaristici. Queste sono le posizioni. "Era proprio quello che volevo dire anch'io" certo Werther non dà mai torto a Lotte ,”la malinconia è proprio come la pigrizia, perché anch'essa è una specie di pigrizia. La nostra natura vi è molto portata, eppure se riusciamo a trovare la forza di cuore che è tutto pieno e soprattutto trabocca e traboccare è di nuovo una figura tipica del discorso pietistico: il cuore è pieno di Dio, è un cuore che trabocca . “Molte memorie del passato facevano ressa nella mia anima e gli occhi mi si riempirono di lacrime” ecco il meglio, il medium delle lacrime che mai, tra lui e Friederike, ma anche tra lui e Lotte, cioè le lacrime sono il segno della commozione “Ogni giorno bisognerebbe riprendersi: tu non puoi far nulla per i tuoi amici se non accettare che siano felici e aumentare anzi la loro felicità godendone insieme con loro. E se la loro anima è tormentata nell’intimo da una passione angosciosa ed è distrutta dal dolore, sai recar loro una goccia di sollievo?” Vedete che usa di nuovo questa metafora dell’acqua, in questo caso del liquido del sollievo, in altri caso sarà proprio il termine balsamo. È sempre questo linguaggio pietistico, dove la salvezza è data dall’acqua cioè dall’essere fluido, dall’essere pieno di fluido vitale; invece la secchezza, l'avidità è il segno della morte. “ E quando una cruda mortale malattia coglie la creatura che tu nei giorni felici hai lentamente distrutto, e la vedi misera e sfinita, con l'occhio spirito rivolto verso il cielo, e il sudore della morte le Imperia la pallida fronte, allora stai davanti al suo letto come un dannato e dal profondo del cuore senti che a nulla valgono tutte le tue forze e che l’angoscia dentro ti divora, sicché vorresti dare tutto pur di poter recare alla creatura morente una goccia di sangue, una scintilla di vita. “Ecco di nuovo la scintilla che rientra nel campo semantico del fuoco della brace e la goccia che entra in quello dell’acqua. "A queste parole mi sta lì con violenze il ricordo di una scena molto simile a questa, alla quale ero presente. Mi nascosi gli occhi nel fazzoletto e lasciai la compagnia" addirittura è talmente sconvolto da questo suo stesso discorso che deve uscire fuori "e solo la voce di Lotte, che mi gridava che dovevamo partire, mi chiamò a me stesso” Lotte lo va riprendere e gli ricorda come funziona il mondo, cioè gli ricorda che devono partire, che c’è un orario come dire che devono andare, cioè lo riporta all’ordine come sempre. “Oh, come mi rimproverò lungo la via del ritorno dicendomi che partecipavo a tutto con troppa passione, che dovevo risparmiarmi, che così avrei finito di rovinare me stesso!" Lotte ha già fatto una diagnosi perfetta, questa voglia di totalità, questo bisogno di totalità e alla fine nasconde un aspetto naturalmente autodistruttivo: “Oh, che angelo! Per amor tuo bisogna che bisogna che viva!" lui deve vivere per lei, l'ha dichiarata insomma che è innamorato di lei. Però potremmo dire che osando e diciamo scherzosamente innamorato completamente di Lotte, però fidatevi che non è questa la fine . Ora vi presento il libro di Roland Barthes, due parole su questo libro: (non è in programma quindi non vi farò mai domande, non ve lo chiederò però è un testo, l’ho citato nel programma perché ha molto a che fare con Werther). Non so se qualcuno conosce il nome, i nomi si confondono però Roland Barthes è stato uno dei più interessanti, maggiori, più innovativi intellettuali francesi del 900, morto una quindicina di anni fa, morto molto anziano però per darvi il contorno temporale. E ‘ stato, dice un intellettuale, perché è difficile definirlo, in parte un filosofo ma soprattutto è stato un semiologo, è stato uno dei fondatori della moderna semiologia francese, parigina e quindi in generale semiologia , ha scritto un testo molto famoso che si chiama “il sistema della moda” ,in cui ha analizzato come funziona la moda, proprio come sistema non una moda particolare, ha scritto dei testi negli anni 60 ‘ 70’ piuttosto importanti ,ed era anche molto di moda a sua volta perché ha proposto delle idee nuove, perché ha scritto un altro libro molto piccolo, molto bello , si chiama “ il piacere del testo“ che è dedicato alla lettura, all’attività della lettura, era un intellettuale post moderno molto trasversale. Questo libro divenne molto famoso anche perché è un libro molto strano si chiama, titolo molto famoso anche questo perché è molto ben riuscito, si chiama” frammenti di un discorso amoroso” è edito da Einaudi e sempre ristampato continuamente, e purtroppo per me, la mia edizione ha il prezzo di lire 4500 quindi diciamo 2,50 €, e quindi vuol dire che è un che ci sono parecchi anni questo testo è del 77’ e credo tradotto in italiano nel 78’ -79 ‘e quindi è un testo scritto esattamente 200 anni dopo il Werther e quindi ormai cinquant’anni fa. Questi sono i limiti temporali di questo libro. Come è costruito questo libro? , è meglio per prima cosa che vi leggo questa breve diciamo piccola introduzione che ha fatto Roland Barthes, come vedete è un piccolo scritto di una presentazione "La necessità di questo libro sta nella seguente considerazione: il discorso amoroso è oggi di un'estrema solitudine o di 50 anni fa, sta a noi capire quanto questo, se sia ancora valido, di un'estrema solitudine, questo discorso è forse parlato da migliaia di individui può dirlo, ma forse anche da milioni ma non è sostenuto da nessuno. Esso si trova ad essere completamente abbandonato dai discorsi vicini oppure è da questi ignorato, svalutato, schernito, tagliato fuori non solo dal potere ma anche dei suoi meccanismi, scienze, arti, sapere, cioè per le scienze per le arti dei discorsi accademici, e per discorsi critici e per discorsi scientifici, l’ innamoramento è una cosa privata e anche un po’ infantile o comunque è una cosa di poco conto, sì sarà importante per l’individuo, ma insomma, come dire, non ha una dignità di discorso, non è che se ne può fare oggetto di una scienza o di una di una disciplina e quindi finisce in una sorta di solitudine. Quando un discorso viene dalla sua propria forza, perché è parlato da tanti, trascina in questo modo nella deriva dell’attuale espulso da ogni forma di aggregarietà (non si può aggregare a nessun discorso), non gli resta altro che essere luogo non importa quanto esiguo, quanto piccolo di un’affermazione. E in fondo questo fa l’innamorato (lui poi spiega che usa sempre la parola innamorato e dice perché si identifica in quanto uomo ma naturalmente anche l'innamorata ci mancherebbe) l'innamorato è proprio questo afferma cioè la figura principale del discorso degli innamorati e questo: e tuttavia io l'amo.” Nel senso che il mondo ti costruisce un discorso addosso, ti dice perché sì perché no, che non è vero amore oppure che è vero amore però che faresti meglio a smetterla, che l'altro non è disponibile ,che è un errore ,sarebbe un rapporto tremendo ,sono tantissime le cose che il mondo, gli amici, parenti chiunque ti dice ,però l’ innamorato dentro di sé ma a volte anche dicendolo, afferma silleziosamente, come fossi ammanettato dal mondo però dice , non rinnega la sua fede però 'tuttavia io l'amo', 'io l'amo' cioè un luogo di affermazione. Questa affermazione è inventiva l'argomento del libro che qui ha inizio. Il libro è costruito in maniera interessantissima questo, cioè non è un libro discorsivo, non è un libro sull’innamoramento, ma un libro fatto con i pezzi frammenti appunto di un discorso amoroso, e questa è anche la cosa molto particolare, perché sapete che gli intellettuali post -moderni hanno molto abbattuto i confini tra l’arte alta e l'arte bassa e quindi lui costruisce prendendo moltissimo dalla letteratura, perché aveva una cultura spaventosa quindi la letteratura francese, moltissima psicanalisi, ma anche molta letteratura europea non francese, però di questa letteratura il filo rosso di Werther, che viene citato continuamente. Questa letteratura viene citata ai bordi di questi capitoletti e in verticale c’è una scrittina con il nome dell’autore da cui viene preso quel pezzo. Ma l’altra parte da cui prende i frammenti il discorso è la sua vita: per cui noi troviamo Werther, troviamo Stendhal, troviamo non so Shakespeare eccetera o Platone o Freud e poi troviamo il nome di un amico cioè che in quella situazione in quel bar quell'amico ha detto quella frase oppure una sua è esperienza di innamoramento, un suo pezzo di discorso amoroso quindi la vita comune, la vita quotidiana viene intrecciata alla vita ai grandi classici. Ma non solo classici ,e questo lo dice nel primo capitolo di un tipo che si chiama come è fatto questo libro, e quindi questo discorso è costruito per varie figure, infatti che sono messi in ordine alfabetico e ogni figura dura diciamo 3-4 pagine e se vediamo c'è l'indice delle figure. Vi leggo solo qualche nome in modo che possiate capire “ abbraccio" comincia per a : "abbraccio abito adorabile affermazione alterazione angoscia annullamento appagamento “ sono tutte delle figure che prende il discorso amoroso quando parla nel modo dell'abbraccio o dell'abbraccio, parla dell'abito eccetera oppure come l'abito funziona nel discorso pubblico . Questo è il quadro, un libro estremamente affascinante, anche il vantaggio che essendo ogni figura a volte solo due pagine si legge anche a pezzi e si può leggere anche per lo mezzo e non c’è una linea, allora questa l’introduzione per arrivare alla primo pezzettino che volevo leggerli e pensate che c'ho una tabellina di raccordo con le pagine del Werther, e devo capire dove stavo col Werther. metaforica generale, ma ci sono dei passaggi in cui esplicitamente vengono fuori, riaffiorano frammenti di un discorso religioso. Ma in questo caso la figura di Lotte è di nuovo interessante. Lotte è come un profeta, ma la cosa che più mi colpisce (lui nel frattempo si sarebbe gettato ai suoi piedi ma abbiamo capito che lo farebbe in continuazione) è il fatto che Lotte purifica, è purificatrice. E cosa purifica Lotte? Purifica le colpe. Werther già nelle prime lettere si è sentito in colpa con le due sorelle, Werther sente dentro di se una colpa, la colpa di essere malato, la colpa di essere sempre malinconico, di avere sempre questa sorta di germe esistenziale, e la colpa di essere infelice, tutte queste colpe le sente dentro di se e Lotte e la figura a cui lui demanda questo potere, questa speranza salvifica, di purificazione, ed è proprio evidente in questo. Avevo dimenticato che, per dirvi quanto era famosa, in una canzone, una delle più famose canzoni del cantautore Francesco Guccini e parla delle sue canzoni come delle canzonette, e lui dice 'ma pensa se le canzonette me le recensisse Rónald Balthes' questo è un mito e ovviamente non ha mai recensito le canzoni di Guccini, pero così per dirvi quanto era di moda, quanto era importante. Quindi Lotte dicevo è una purificatrice. E anche dopo dice "La sera non mi potei trattenere, mentre il mio cuore ancora palpitava di gioia, dal descrivere la scena.. " Andando avanti siamo all'otto luglio ed è chiaro che questo innamoramento diventa più travolgente. "Come si può essere così bambini" qui c'è un episodio molto tenero in fonto "Come si può cercare con tanta passione uno sguardo" Un'altra cosa che dice Barthes, che abbiamo detto è un semiologo, è stato un semiologo forse dei più importanti in assoluto, dice che, una cosa bellissima, che l'innamorato è un semiologo. Non lo dice così, così lo dico io, ma innamorato è uno che vuole cogliere dei segni. Questa è una cosa molto giusta, molto profonda, nel senso che l'innamorato non è interessato a godere dell'amore, a lui interessa solamente cogliere il segno. Cioè lei o lui ha spostato la mano, ha dato questo segno, allora è vero. Questa è l'unica cosa che interessa all'innamorato e poi il segno dell'essere corrisposto. E qua c'è qualcosa di questo tipo, perché Werther vuole capire lo sguardo di Lotte se è andato a lui o no. "...mentre noi passaggievamo a piedi ebbi l'impressione che negli occhi neri di Lotte - sono un pazzo, perdonami! Ma dovresti vederli, questi occhi-" quindi ormai è completamente preso. Si avviarono in carrozza e si trattennero a parlare dal finestrino con questi giovanotti che senza dubbio erano molto allegri e spensierati. Lotte dalla carrozza parla con questi giovanotti spensierati. "-io cercavo gli occhi di Lotte" questa è un'altra scena in fondo di gelosia "ah, passavano dall'uno all'altro! Ma su di me! su di me che stavo lì tutto umile, solo per lei, su di me non si posavano mai!" Werther vede questa scena di questi giovani spensierati, diversi da lui, e Lotte parlava e guardava questi giovani ma su di lui, su Werther, i suoi occhi non andavano mai. "Il mio cuore le disse mille volte addio! " Quel momento il semiologo ha capito che lei non l'amava. E quindi le ha detto addio. "E lei non mi guardava! La carrozza partì e nei miei occhi c'era una lacrima. Seguendo la carrozza con lo sguardo vidi d'un tratto i capelli di Lotte che si sporgevano dal finestrino e si voltata indietro per guardare, ah! Cercava forse di me? - Mio caro, sono ancora in questa incertezza; ed è questo che mi consola, forse si è voltata per vedermi! " Questo è diciamo il semiologo che cerca il segno dell'essere stato scelto. Anche qui c'è una lettera molto breve, del 10 luglio, interessante per due aspetti: il primo è il concetto di piacere è vedete che qui torna il termine "gefallen". Si usa nel senso di piacere, 'Sie gefällt mir' e l'abbiam trovato infatti per Friederike (Sie gefiel mir nicht übel= non mi dispiaque, non era male, ho tradotto io in un linguaggio quotidiano, confidenziale). Però lui, attenzione, il gefallen non lo usa con Lotte, e questo è interessante, perciò la cosa frivola con Friederike si, ma con Lotte non usa il termine gefallen. "Dovresti vedere che sciocca figura faccio quando in qualche compagnia si parla di lei" lei ovviamente è Lotte "o quando addirittura mi chiedono se mi piace. "( wie sie mir gefällt?) "«Mi piace! » ecco una parola che odio a morte. Che razza di uomo deve essere uno al quale Lotte semplicemente piace e non colma invece tutti i sensi, tutti i sentimenti! " Qua c'è proprio la firma su quanto... Usa il termine 'Ausfüllen' cioè riempire completamente. Lotte non è un piacevole diversivo, come Friederike, che fa passare il tempo velocemente a chi sta in campagna, cioè una distrazione, una piacevole distrazione. Una piacevole distrazione significa che tu hai la tua vita, poi c'è questa simpatica, carina ragazza che ti distrae, quindi un pezzo della tua vita, delle tue giornate in campagna, passa più piacevolmente. Sono delle parzialità: lì si Usa il termine 'piacere', cioè c'è una parte che ti piace o che non ti piace della vita in campagna e poi c'è una parte che ti piace; con Lotte non si può usare il termine piacere, perché Lotte non è che ti distrae da qualcosa, Lotte è tutto, Lotte riempie completamente tutti i sensi (alle Sinne), tutta la mente, cioè è un riempitivo, cioè riempie tutto. Potremmo usarlo in termini, ora che mi viene in mente (ogni volta che parlo di Werther sfocio in delle cose anche linguistiche), di chirurgia plastica: è un filler, cioè serve a riempire le rughe, può servire a riempire le rughe. La ruga che cos'è in fondo? È una metafora meno sciocca di quello che ho pensato in un primo momento, nel senso che la ruga è ovviamente un segno del tempo, un segno dell'invecchiamento, non importa se ti viene a 20 o a 80 anni, sempre quello è, è un segno di cedimento, una piccola spaccatura della pelle, e si riempie oggi, si può fare, non voglio entrare nei termini, non sono un medico, ma si fa, si usa il riempitivo, ci sono materie che servono a questo. Lotte riempie queste fessure, rende tutto perfetto, rende tutto di nuovo unito e compatto per questo 'füllt aus': lei riempie, non si può dire che piace, o che non piace, è una cosa che va al di là, riempie tutta la mente, tutte le pieghe e le rughe dell'anima. "Mi piace! Giorni fa un tale mi ha chiesto se Ossian mi piace!" ecco qui, si può dire di un libro se mi piace o non mi piace, non certo di Lotte. Ma qui è il secondo punto interessante di questa lettera, ovvero la prima occorrenza del nome di Ossian, cioè del libro di poesie che saranno centrali come medio dello scambio tra Werther e Lotte nella seconda parte. Un'altra lettera interessante è il 13 luglio. Qui proprio c'è il giochino della margherita 'm'ama o non m'ama' e non so se si fa ancora, non si fa più, però lo conoscete. (...)[Ma come si fa con Instagram a dire 'mi piace'? Instagram riempie completamente le nostre vite, riempie la nostra mente. Instagram non è che mi piace, è, come Lotte, tutto. Però scherzi a parte, non è la stessa cosa, ero più interessante a questa variante, cioè mentre lo si fa con la margherita, si affida il caso alla, cioè è una sorta di sorteggio elettronico, insomma è come il lotto, una volta si faceva con le palline fino a pochi anni fa, ora credo sia elettronico. Cioè tutta la materialità di questi processi ovviamente è finita e quindi è ingenuo da parte mia sorprendermi per questa cosa, cioè invece di prendere la margherita, poiché trovare margherita oggi è un po difficile, in città si va sul sito e si fa un 'm'ama o non m'ama' elettronico. No è grandiosa questa cosa, mi sconvolge, però è bellissima, è una sorta di conteggio elettronico in un certo senso. ] Qui non viene fatto con la margherita, lo fanno nel Faust, e qui però c'è un 'm'ama non m'ama' perché è uscito il petalo giusto. "No, non mi inganno! Leggo nei suoi occhi neri un sincero interesse per me e per la mia sorte" In effetti non si inganna, Lotte è interessata a Werther, ma non come vorrebbe lui. "Sì, lo sento e in questo so di potermi fidare del mio cuore, che lei - oh, come oserò, come potrò esprimere tutto il paradiso che c'è in queste parole? - che lei mi ama! Mi ama! - E che enorme valore ho acquistato io per me, come -a te Profeta, a cui ci si getta ai piedi. Quindi qui abbiamo la metafora dell'acqua,delle vene e del sangue ma insieme la metaforica del fuoco tipica dello Sturm und Drang. Ecco la passione "quando i nostri piedi si incontrano sotto la tavola! " questa è una cosa tipica ovviamente, ma vedremo poi l'interpretazione di Barthes. "Io mi tiro indietro come se fossi scottato" addirittura questa cosa lo scotta, questo calore "ma una forza misteriosa torna a spingermi in avanti e io provo una vertigine che oscura tutti i miei sensi. " Naturalmente tutti i sensi (alle Sinne). Quando c'è Lotte non è mai solo uno, due, tre ecc. ma tutti i sensi, tutta la mente, tutto il corpo. E questo è molto bello, questa descrizione di contatto è molto bella, che addirittura lo spaventa, quindi si ritrae, ma una forza misteriosa lo spinge di nuovo a cercare il contatto con una parte naturalmente periferica del suo corpo. "Oh, la sua innocenza" naturalmente non diventa affatto una cosa frivola, erotica, ma Lotte resta una donna pura, innocente "la sua anima ingenua non sentono quanto mi torturano queste piccole intimità" Perché lui è torturato "E se parlando mette addirittura una mano sulla mia mano" un gesto che si poteva fare tranquillamente "E nel calore del discorso di avvicina tanto che l'alito celeste della sua bocca raggiunge le mie labbra " Questo è uno dei punti più intensi del Werther dal punto di vista amoroso, sentimentale, ma anche erotico "allora mi sembra di morire come se fossi folgorato da un fulmine". Werther prende fuoco facilmente, basta un'alito che lo raggiunge e si accende. "Oh, Wilhelm, questo cielo, questa fiducia! Se mai osassi pensare..., tu mi comprendi." il pensiero di averla lo sconvolge "No, il mio cuore non è così corrotto! " da immaginare di averla "Però è debole, ahimè, troppo debole! Ma anche questo, non significa forse essere corrotti? Lei è sacra per me. " Qua voglio dire, a volte il Werther sorprende perché si fanno, almeno io nel mio piccolo, poi ognuno fa le sue interpretazioni, sopratutto le spiegazioni, le esigenze del testo, nsomma qua te lo dice proprio lui, non c'è bisogno di interpretare: Lotte è sacra. "La sua presenza fa tacere ogni desiderio" questo è un punto fondamentale per me. Quello che abbiamo letto poteva andare in direzione erotica in senso generale ma anche in senso fisico, per quanto riguarda i contatti, il contatto del piede, il contatto della mano, poi valorizzato da questa metaforica del fuoco, della passione, uno si immagina questo uomo che prende fuoco. Invece qua che cosa dice? Che la sua presenza fa tacere ogni desiderio, cioè lui la desidera e non la desidera, cioè si, lui la desidera ma allo stesso tempo la sua sacralità, il posto che le ha dato trascende il desiderio. "Io non so quello che provo, quando sono con lei; è come se l'anima mi si rivoltasse in tutti i nervi." in allen, non solo in alcuni nervi, ma in tutti i nervi. L'anima si rivolta nei nervi: un'immagine assurda ma anche molto bella. E poi c'è questo fatto che Lotte canta una canzone sulla spinetta, e noi non sapremo qual'è: "Sa una canzone sulla spinetta che suona con la forza di un angelo, così semplice e così penetrante! " questa canzone, poi io una volta alla fine di un corso dissi 'ognuno immagini quale canzone, si ha oggi una canzone, una dei nostri tempi, quali potrebbe essere la canzone di Lotte' . Non so potrebbe essere una canzone classica italiana, non so, ognuno immagini quale potrebbe essere questa canzone che canta Lotte, che fa letteralmente squagliare l'animo di Werther. " È la sua canzone preferita e riesce a guarirmi da ogni paura" è molto bella questa lettera, Lotte ha veramente quel potere lenitivo, quel potere di Balsamo che lo guarisce, da che cosa? Dalla paura... "Da ogni turbamento, di ogni malumore solo che ne suoni le prime note. " Basta che suoni e lui si rischiara. "Tutto quello che è stato detto dalla forza magica della musica antica" la forza traumaturgica, curativa della musica antica che poi si è trasferita anche nella cultura popolare, quasi fino ai giorni nostri come terapia "mi sembra verosimile quando quel semplice canto s'impossessa di me." Cioè il canto di Lotte entra nel suo animo e lo prende tutto e si impossessa di lui "E come sa iniziarlo a proposito, spesso proprio nel momento in cui vorrei spararmi una pallottola in testa! " Anche questo, lo lascio senza commento, i pensieri suicidi di Werther li abbiamo già trovati all'inizio, e certo, gli eccessi del suo animo sono evidenti, nel momento in cui la vede, la sente, la desidera, poi dopo chiarisce che è un desiderio che va al di là del desiderio sessuale, è una cosa più potente e diversa, molto forte. In questo momento è il momento in cui a volte vorrebbe spararsi perché ovviamente tutto questo si scontra con la consapevolezza che probabilmente lui non avrà mai quella donna quindi in quei momenti lei lo cura, lei lo guarisce, è la sua fonte no? "Lo smarrimento e le tenebre dell'anima mia si dissolvono e io posso tirare di nuovo il respiro." questa è una lettera bellissima, e concludo la lezione leggendovi l'interessantissima interpretazione di Barthes: lui fa una distinzione sull'innamoramento e il desiderio sessuale, cosa interessante, la figura di chiama 'il languor d'amore' penso prenda qualcosa dalla poesia provenzale, dello stilnovo francese. Cos'è il languore? Noi lo conosciamo perché ad esempio ora alle 12:13 io lo sento parecchio il languore, non d'amore, ma comincia la fame. Noi abbiamo avuto delle pubblicità di merendine, ancora oggi, il Poker coffee era...era... forse Werther avrebbe avuto bisogno di un po di poket coffee amoroso, ovvero quella cosa che non ti toglie l'appetito, ma che ti da un po d'aiuto. "Intangibile condizione del desiderio amoroso, trovato nella sua carenza, al di fuori di ogni voler cogliere" Cioè il languore non ha a che fare con il fatto che tu desideri il possesso, non è un aspetto che porta alla fantasia sessuale, il languore è uno stato un po volatile, di mancanza, di assenza. "Il satiro dice" Il satiro è la figura mitologica del desiderio sessuale "voglio che il mio desiderio sia immediatamente appagato" il satiro non vuole sentire ragioni, non perde tempo, vuole quello e basta "se vedo un viso che dorme, una bocca socchiusa, una mano lasciata pendolare io voglio potermici buttare sopra. Questo satiro, che è la figura dell'immediato, è l'esatto contrario del languido spasimante" Spasimante, una parola che non si usa quasi più. Ma se lo prendiamo in maniera letterale questo termine 'spasima per amore' ovvero manca qualcosa, manca il respiro, ovvero il contrario del satiro. "Nel languore io non faccio che aspettare e «non finivo di desiderarti»" cioè non ha un fine, è un continuo stato di mancanza e di attesa. "Il desiderio è ovunque, ma nello stato amoroso esso diventa specialistico (il languore) " Cita poi una poesia di Saffo, molto bella, come spesso nel caso di Saffo. Saffo, conoscete? Vabbè. Quindi è una citazione: "Poiché discordo un attimo e non ho più voce, la lingua è rotta, un brivido di fuoco e nelle carni, sottile, agli occhi nel buio, rombano gli orecchi, cola sudore, un tremito mi preda, più verde di un erba sono, e la morte così poco lungi le sembra " L'innamorato, vicino alla morte, gli o le sembra di non farcela più. "Nel languore amoroso qualcosa se ne va senza fine, è come se il desiderio non fosse nient'altro che questa emorragia" e qua cita Werther "La fatica amorosa è questa, una fame che non viene saziata, un amore che rimane aperto e ancora tutto il mio io è tratto fuori, trasferito all'oggetto amato il quale prende posto" Oggi riprenderemo la lettura del Werther e torneremo sul punto del contatto con una delle lettere più intense che abbiamo letto finora, cioè quella del 16 luglio che è non solo molto bella ma anche molto interessante perché ci fa capire meglio qualcosa della struttura del desiderio di Werther; di come viene concepito e come funziona il suo desiderio e ci ha sorpreso in un certo senso leggere che “lei è sacra per me” (che non ci ha davvero sorpreso o forse ci ha un po’ sorpreso ma in fondo ci doveva derivare da quella prima frase) e cioè “la sua presenza fa tacere ogni desiderio. Sul discorso del desiderio mi rendo conto che il Werther è un opera del ‘700, è vero che nel 700 c’erano state opere molto più spinte, basti pensare alle opere del marchese Sadomaso (da cui la parola sadomasochismo) o anche i romantici qualche anno dopo scrissero qualcosa di più ardito anche provocatorio, però tendenzialmente non troviamo descrizioni del desiderio sessuale, questa è una cosa che non è pensabile per l’epoca; ma qui non si tratta di questo bensì si tratta del fatto che il desiderio di Werther, è un desiderio che si esprime nell’ ambito dell’ innamoramento, quindi è una cosa molto diversa da un piacere… Non a caso innamoramento gli oggetti hanno una importantissima funzione: sia che gli oggetti rientrano nell’area del produttore d’amore, dell’oggetto che fa innamorare; ogni persona che si innamora ovviamente inizia ad avere cari gli oggetti dell’altro, comincia ad essere un po feticista di quegli oggetti, perchè l’innamoramento porta proprio questo. “OGGETTI. Ogni oggetto che sia stato toccato dal corpo dell'essere amato diventa parte di questo corpo e il soggetto vi si attacca appassionatamente.” Come spesso succede le riflessioni più interessanti hanno delle definizioni semplicissime, “1. Werther moltiplica i gesti di feticismo: bacia il nastro rosa che Lotte gli ha regalato per il suo compleanno, bacia il biglietto che lei gli manda (anche a costo d'imbrattarsi la bocca di sabbia),” perchè allora si scriveva con l’inchiostro e quindi per far asciugare l’inchiostro si usava la sabbia, qualche granello rimaneva e poiché lui baciava queste lettere gli rimaneva a volte qualche granello di sabbia in bocca. Tutta questa storia con questi gesti e con questi oggetti ci fa anche vedere una materialità, un’ oggettualità dell’ amore come era nel 700 e in fondo come era non tantissimi decenni fa, nei romanzi si trovano tante volte lui o lei che baciano la lettera che hanno ricevuto, e queste cose sono cambiate, sono finite, però potete trovare ancora il pacco in soffitta delle lettere segrete della nonna o del nonno, e ora di tutti i nostri messaggi elettronici e mail non resterà nulla, perché le tecnologie tra 20/30 anni quando qualcuno potrebbe trovare le vostre lettere queste non saranno più decifrabili perché le tecnologie procedono con tale velocità che i messaggi di oggi non saranno più leggibili, questa è una perdita di materialità e forse voi siete le ultime generazioni sulla quale poterci riflettere, chi nasce oggi probabilmente non capirebbe neanche. Riprendendo da Roland Barthes: “Werther bacia le pistole che lei ha toccato. Dall'essere amato emana una forza che niente può fermare e che impregna tutto ciò che esso sfiora anche solo con lo sguardo: se, non potendo andare a trovare Carlotta di persona, Werther le manda il suo domestico, è il domestico, sul quale essa ha posato lo sguardo, che diventa per Werther una parte di Charlotte. Ogni oggetto che sia stato in tal modo consacrato (posto nel recinto del dio) diventa simile alla pietra di Bologna”. Seguono lettere abbastanza brevi ma piuttosto intense:“19 Luglio: <<Oggi la vedrò>> esclamo la mattina, quando mi sveglio e pieno di allegria guardo il sole che splende <<Oggi la vedrò>> E poi per tutto il giorno non ho altri desideri. Tutto, tutto scompare in questa attesa.” Noi notiamo nella struttura del Werther che è un romanzo con una trama molto semplice e anche abbastanza schematica in un certo senso, ma con una complessità di scrittura nel senso di costruzione, perché Goethe è veramente un maestro nonostante alla scrittura del Werther avesse appena 25 anni, ma è un maestro nello strutturare e edificare l’innamoramento di Werther, che piano piano diventa sempre più forte e, sempre con questa fantasia di totalità (“Tutto, tutto scompare”; “Alles Alles verschlingt”), utilizza addirittura il verbo “verschlingen”- letteralmente: “si divora”, cioè il tempo mangia se stesso, il tempo si consuma e scompare perché si autodivora in questa attesa che ormai sta prevalendo su tutta la giornata. Questa intensificazione dell’innamoramento di Werther viene ogni tanto interrotta da una lettera che gli sembra un richiamo del mondo reale, del mondo storico, del mondo delle professioni, del mondo insomma di Wilhelm e della madre, delle istanze di realtà; qui viene anticipato quello che poi farà, cioè andare a lavorare con l’ambasciatore, Werther non ci vuole andare e dice “Io non amo molto la disciplina e sappiamo tutti che lui è per giunta un uomo insopportabile”; l’ambasciatore fa parte di un mondo “convenzionale” e diciamo fasullo nel quale Werther non vorrebbe avere nulla a che fare, “Mia madre vorrebbe vedermi svolgere un’ attività, tu mi scrivi;” (Wilhelm è un po’ un mediatore tra lui e la madre) “questo mi ha fatto ridere. Non sono attivo anche ora? e in fondo non è la stessa cosa se conto piselli o lenticchie?” Poi dice questa frase che sembra un vero e proprio manifesto dello Sturm und Drang: “Tutto a questo mondo finisce per essere una inerzia, e un uomo che per il vantaggio di un altro si affatica per danaro, onori o per qualunque altra cosa, senza una vera passione o vero bisogno, è sempre uno sciocco.”; Perchè questa frase secondo me è pregna di significato: perchè qui Werther in effetti fa un attacco abbastanza, da un lato chiaro, che però va ricostruito, al concetto di funzionalità, cioè attacca gli esseri umani che rendono la propria esistenza funzionale a qualche altra cosa, come quando si dice:“lavoro per i figli, lavoro per questo, lavoro per la patria, lavoro per l’istituzione” insomma qualunque cosa che non sia una urgenza individuale, profonda, sentita, genuina, autentica per noi stessi, è una sciocchezza, a meno che non ce ne sia vero bisogno o vera passione. Werther in questa lettera (20 luglio) in sostanza dice che ogni volta che noi facciamo qualcosa che non viene direttamente e genuinamente dalla nostra modalità di essere individuo, stiamo facendo una sciocchezza perché stiamo facendo qualcosa di non necessario che ci tradisce in un certo senso, perché non siamo noi in quel momento; è un invito a rimanere collegato alle proprie passioni, ai propri bisogni e ad ascoltare se stessi. Nella lettera del 24 luglio, Werther dice chiaramente che non ha letto niente, non ha disegnato, non ha fatto più niente, ormai si è come paralizzato, ma è tutto sommato, molto felice. Werther dice (pag 85):”la mia capacità di rappresentare la natura è così debole”; Goethe disegnava e disegnava anche abbastanza bene, tra i suoi talenti aveva anche questo, non era certo un pittore o un disegnatore di professione, ma riusciva a disegnare paesaggi (per esempio quando è stato in italia ha fatto dei disegni a matita molto belli su paesaggi italiani) e quindi parla un po’ per cognizione di causa, però dice qui: ”la mia capacità di rappresentare la natura è così debole e tutto si confonde e si dissolve davanti alla mia anima e non riesco più a cogliere nemmeno un contorno.”; cioè questo stato di innamoramento lo rende molto vicino alla natura ma gli toglie la possibilità di fare da filtro e qualunque espressione artistica, qualunque realizzazione e creazione non è mai solamente uno sfogo personale o uno sfogo della propria creatività ma è sempre un lavoro e quindi sempre una elaborazione, un filtro; ecco Werther in questo momento non ha strategie, non può capitalizzare su queste cose, ma può solo vivere direttamente attaccato alla vita, questa è l’unica cosa che può fare. “Tre volte ho cominciato il ritratto di Lotte e per tre volte è stato una vergogna”; cioè non riusciva a farlo e allora ha disegnato il suo profilo, ha fatto una silhouette: una di quelle silhouette nere che andava di moda e qui nella lettera c’è anche qualche spiegazione. Nella lettera breve del 26 luglio (aggiunta da Goethe nella seconda stesura) chiede a Lotte di non mettere più sabbia nei biglietti perchè altrimenti le sue labbra si riempiono di sabbia. La lettera del 26 luglio prepara un punto di svolta che arriverà poi il 30 luglio e cioè la lettera del 26 è una lettera che dà conto di un momento di consapevolezza di Werther, si rende conto che non può andare tutti i giorni a trovarla; “Ma chi potrebbe resistere, ogni giorno cedo alla tentazione e mi prometto solennemente: domani, una volta tanto resterai a casa e quando l’indomani viene, trovo sempre una ragione irresistibile e, prima di rendermene conto, sono da lei. O è lei che la sera mi dice: - Verrà, vero, domani? - Come potrei non andarci, oppure mi da un incarico, e trovo più garbato portarle di persona la risposta; oppure la giornata è bellissima e vado a Walheim, e quando sono lì non ci vuole più di mezz’ora per arrivare da lei!”; Questa lettera contiene già una sorta di riflessione, un’intuizione sul fatto che non potrà fare sempre così, e infatti, nella lettera del 30 luglio, c’è la svolta: Albert è tornato, questo è uno dei “tagli”, come abbiamo detto il Werther ha una trama molto semplice, ma tra il 26 e il 30 luglio abbiamo il secondo taglio, il primo è stato con la conoscenza di Lotte e il secondo è Albert che è tornato:”Albert è arrivato e io me ne andrò”; impegno, se studi bene, se lavori bene, se ti impegni e questo ti carica di stress nelle nostre giornate, anzi nelle nostre anime, per usare un termine Wertheriano, ecco tutto questo è proprio quanto i luterani e poi in particolare i pietisti andavano in campagna per stare tranquilli ed è proprio l’estremo opposto, bisognava liberare la propria anima da ogni volontà, da ogni desiderio, da ogni ambizione e solo in quel modo si lasciava l’anima aperta per l’intervento di Dio e quindi dobbiamo essere “gelassen”. Albert è un uomo che lavora, è un uomo che fa le sue cose, però interiormente e “gelassen”, Werther no, Werther è uno schizzato diremo oggi, una persona che non si controlla, lui parla di irrequietezza. “Ha molto sentimento e sa che cosa significa per lui il possesso di Lotte” è interessante il modo in cui lui sta leggendo il personaggio di Albert “Non mi pare che soffra di malinconia”, certo, non è il sig. Schmidt, lui è un uomo equilibrato, “e tu sai che questo è il vizio che odio di più di qualsiasi altro nell’ uomo. Mi considera una persona intelligente e il mio attaccamento per Lotte e l’ardente gioia che provo per tutto ciò che fa..” (di cui Albert naturalmente si è reso conto) “...aumenta il suo trionfo e lui la ama per questo ancor di più”, può darsi che Werther abbia ragione, naturalmente sapere che il proprio oggetto amato, la persona con cui si sta ha successo ed è desiderato anche da altri, da sempre aumenta narcisisticamente la nostra autoconsiderazione, questo è evidente “aumenta il suo trionfo” poi le cose cambieranno un po’ perchè diventerà un po pesante anche per Albert la situazione. “Non voglio sapere se qualche volta la tormenti con qualche piccola scena di gelosia, io almeno al suo posto non mi sarei sentito al sicuro da questo demone” Werther sarebbe gelosissimo ovviamente, lo aveva già detto che Lotte non dovrebbe ballare con lui o altri uomini. Allora qui c'è una prima considerazione, una prima sintesi. Werther è arrivato ad un punto in cui non può non chiedersi che fare. “ La mia gioia di vivere vicino a Lotte è finita, devo dire che era pazzia o cecità? (io direi la seconda,ossia cecità); che importa dei nomi, i fatti parlano da sè, io sapevo tutto quello che so ora prima che Albert arrivasse.” W. ha un’onestà piuttosto Netta e questo probabilmente è anche causa di dolore, non si nasconde dietro a un dito. è molto spietato con se stesso e deve ammettere che lui Infondo sapeva tutto già alla carrozza prima ancora di conoscere Lotte perchè gli avevano già detto tutto. “sapevo che non potevo avere nessuna pretesa su di lei e nemmeno ne avevo, almeno per quanto è possibile non avere desiderio di fronte a una creatura così amabile”. Sempre delicatissimo nei confronti di Lotte e sempre lo sarà fino alla fine e questa è una cosa che colpisce, non avrà mai un pensiero o idea cattiva su di lei. “ E ora il povero sciocco, cioè me stessi si meraviglia che l’altro sia arrivato davvero e gli porti via la ragazza.. vado in giro per i boschi e quando ritorno da Lotte e trovo Albert che sta seduto accanto a lei nell giardino sotto la pergola.. ( Ecco queste sono le scene che poi portano Barthes a dire questa cosa così profonda ossia dice che “W. vorrebbe il posto di Albert e questo posto è specifico ossia ‘sotto la pergola’ . Quel posto che non è solo accanto a Lotte ma indica anche la casa di Lotte accanto ai suoi fratellini, con il padre di Lotte.. e tutto quel posto c’è l’ha Albert e “sotto la pergola” è il simbolo di tutto questo. “E allora quando VEdo tutto questo mi abbandono a una sfrenata allegria e inventa ogni sorta di scherzi le trovate più strane” (Questo è un classico, la reazione di esagerata allegria che viene dalla disperazione). “ Per l'amor di Dio, oggi mi ha detto Lotte, la prego non faccia più scene come quelle di ieri sera! Lei fa paura quando è così allegro.” Lotte si è resa conto che c’è un’allegria strana, c'è un’esagerazione di umore che deriva dalla disperazione. “Detto tra noi sto sempre attento ai tempi in cui lui è occupato e allora via! corro da lei e sono sono sempre felice di trovarla sola.” è anche un furbacchione perchè va da lei quando non c’è lui, ma questo ovviamente non risolve il problema. LETTERA 8 AGOSTO Qui c'è un passaggio interessante dal punto di vista psicologico. “ Ti prego caro Wilhelm non pensavo a te quando chiamavo insopportabile quelli che pretendono rassegnazione davanti a un destino inevitabile" . Qui comincia a costruire questa lettera perché ora con questo arrivo di Albert si comincia a porre il problema di che cosa fare,se si deve prendere una decisione, se continua così senza speranza ecc.. il problema del dover decidere e dover avere una strategia porta W. a porsi domande. la prima cosa è che non accetta coloro che dicono che esiste un destino inevitabile e che ti deve piegare ad esso. “Non pensavo che tu potessi avere questa opinione e infondo hai ragione. Di una cosa però dovresti ricordarti mio caro, a questo m0ndo si combina ben poco con gli AUT AUT (o..o) i sentimenti e le sfumature hanno tanti modi di agire e sfumature così diverse quante ne passano tra un naso aquilino e un naso camuso (il secondo è schiacciato, il primo è al contrario) “O hai buone speranze con Lotte o non ne hai. Bene nel primo caso cerca di realizzarle…che può consumare tutte le forze. sono belle parole amico mio, ma si fa presto a dirle” Wilhelm rappresenta l’istanza della realtà e dice che la situazione è arrivata al punto in cui devi scegliere. L’amico dice la cosa più logica che diremmo anche alle nostre amiche quando sono in relazioni che durano anni sempre con lo stesso conflitto. E quindi o lo accetti o non lo accetti, o si può fare o non si può fare. Dando questi consigli poniamo degli AUT AUT dimenticando che può succedere anche a noi. Questa è la voce della ragione, del calcolo ma anche la voce di chi si vuole salvare. L’innamorato non si lascia chiudere tra gli AUT AUT perché lui vive esattamente in quello spazio tra i 2 aut, lui mette ‘le tende’, allarga lo spazio tra i due Aut e sta in quello spazio trai due. Non accetta la logica della ragione perchè se W. avesse accettato la logica avrebbe già preso un’altra strada. “Puoi forse pretendere dall’infelice che per una insidiosa..che metta d’un tratto fine alle sue pene con un colpo di pugnale?” ecco sempre queste derive tragiche, immagini forti perchè W. paragona la figura dell’innamorato a una persona che sta morendo; ma non per questo si può uccidere..certo che chi lo fa però spontaneamente la grande maggioranza non lo fa perchè è attaccata alla vita. Quindi nel momento in cui hai capito che morirai per forza ti uccidi perchè non è questa la logica dell’esistenza. La cosa interessante è il discorso dell’AUT AUT e su questo volevo leggere un passo interessante di BARTHES. Il titolo che da B. è una frase legata ai problemi della rivoluzione proletaria “che fare” e la figura è quella del COMPORTAMENTO. “COMPORTAMENTO. Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? 1. Bisogna continuare? Guglielmo, l'amico di Werther, è l'uomo della Morale, sicura scienza dei comportamenti [WERTHER: 54]. Questa morale è in realtà una logica: o questo, o quello; se io scelgo (se io indico) questo, allora si pone nuovamente l'alternativa fra questo e quello: e così di seguito, fino a che, da questa cascata di alternative, sorga infine un atto puro - un atto senza rimpianti e senza tentennamenti.” L’atto puro è la decisione che libera da tutte le incertezze che ci fa capire appunto cosa fare. “Tu ami Carlotta: "o hai qualche speranza, e allora agisci; oppure non ne hai, e allora rinunci".Questo è il discorso del soggetto "sano": "o una cosa, o l'altra". Ma il soggetto amoroso risponde (come fa Werther): provo a infilarmi fra i due elementi dell'alternativa; in altre parole: "io non ho alcuna speranza, ma tuttavia..." O anche: scelgo ostinatamente di non scegliere; scelgo la deriva: "io continuo". L’innamorato continua a essere innamorato, non vuole arrivare a un punto. pochi che nel lavoro siano, come lui, così ordinati e infaticabili” Sta descrivendo quello che non è W. ( W. si sentirà in colpa nei confronti di Lotte, non in questo momento ma più volte si sentirà in colpa di scombinare il suo sistema familiare). La lettera del 12 agosto è importante perchè anticipa l’episodio finale del romanzo e poi per il confronto tra W. e Albert. W. ha un primo scontro con Albert. Era andato da lui per salutarlo e ad un certo punto vede delle pistole sul muro. A quei tempi l’uso delle pistole non era così strano, ossia muoversi per le strade di montagna era pericoloso, capitavano diversi assalti (come abbiamo visto con l’Emilia Galotti e i Masnadieri) e quindi chi viaggiava in carrozza portava le armi per difendersi. W. chiede ad Albert di prestargli le pistole e A. non aveva nulla in contrario. W. prende una pistola dal muro, la guarda e A. gli dice che la prudenza ha giocato un brutto scherzo una volta perchè un suo servitore utilizzò queste pistole davanti a una ragazza di servizio, ha cominciato a pulirle e ad un certo punto è partito un colpo che ha fracassato la mano, in particolare il pollice della ragazza. “Io dovetti sentirmi tutti i lamenti e pagare per giunta le spese della cura” in lui c’è subito la quantificazione economica, è un uomo molto concreto cioè ha subito tradotto in senso economico quello che è accaduto. “Mio caro, che cos’è la prudenza? non si impara mai come sfuggire i pericoli ! PERò…” -QUI abbiamo la struttura tedesca ‘ZWAR…ABER’ che corrisponde all’italiano ‘si.. tuttavia’. è una struttura di compensazione, correlazione. Ora W. analizza la retorica di A. e ne fa una splendida analisi. “Ora tu sai che ho molta simpatia per lui ma non per i suoi ‘però’. Ma lui è un uomo così pedante.” Questo è il giudizio che W. da di A. “quando crede di aver detto qualcosa di affrettato, generico” [un po ' quello che fa W., potremmo dire che il suo è un cuore che è in continuo traboccare, invece A. è un controllore, lui ha quella riga ben irrigata (ricordiamo quella lettera iniziale in cui si parlava dei giardini borghesi così ben irrigati che l’acqua del fiume riescono a filtrare la riga e sfruttarla perché diventi produttiva come sistema di irrigazione; mentre W. è preso dalla passionalità all’immagine del fiume che travolge tutto , quindi il fiume come violenza pura, mortale. Queste sono le due immagini: da una parte l’irrigazione e dall’altra la passione traboccante. Da una parte una struttura retorica molto equilibrata dove non ci si sposta mai troppo, non c’è mai un frase affrettata e dove non parla mai col cuore in mano, si lascia andare ma sempre in un calcolo retorico e dall’altra invece la prosa il bordante perchè deborda dal cuore di W.) “quando crede di aver detto qualcosa di affrettato, generico non la smette di chiarire e di correggere… finché di tutto quello che ha detto non rimane più nulla. Anche durante la conversazione non la finiva più di precisare e approfondire tanto che non lo stavo più a sentire.” La prosa di W. è completamente diversa, la sua è una struttura che vuole sempre sbilanciarsi “quando..quando..quando.. ALLORA” l’acqua che sale e poi trabocca e travolge tutto. Invece A. capitalizza il sistema, struttura. E W. non riesce a sentirlo e che cosa fa ? Fa un gesto “geniale” perché anticipa gli sviluppi del romanzo ma è anche un gesto dirompente, lui non riesce a smontare questa retorica e allora deve fare un gesto che va aldilà di tutto; cioè come gesto simbolico prende la pistola e se la punta alla testa. “Mi persi nei miei umori e con un gesto rabbioso, mi piantai d’un tratto la bocca della pistola sulla fronte sopra l’occhio destro. - Ma no! disse Albert…Non riesco a capire come un uomo possa essere così insensato da uccidersi; al solo pensiero mi fa andare in bestia”. E qui inizia un discorso su un tema che è centrale per il romanzo , cioè il suicidio ma è un tema che li vede contrapporsi perchè è un discroso che riguarda solo la libertà doi un gesto coime questo ma riguarda anche il senso stesso della vita. “Chissà perchè quando parlate di una cosa dovete subito dire: questo è insensato, questo è ragionevole..se lo avesse fatto non sareste così pronti a sputare le vostre sentenze!”“quando crede di aver detto qualcosa di affrettato, generico W. dice quando parlate di qualcosa ‘voi’ (tutti voi uomini sensati, bravi mariti.. direbbe Barthes I NON IMMANORATI) soppesate ‘si, no forse’. “ Ma che cosa vuol dire …potete spiegare con chiarezza le cause per cui è accaduta?, perchè è dovuto accadere?” ossia con la vostra logica vi credete padroni del senso? Come fate a dire che è insensato il suicidio? .. “se lo avesse fatto non sareste così pronti a sputare le vostre sentenze!” Qui W. è aggressivo e infastidito dal tono retorico e pietistico di Albert e qui comincia tutta una discussione sul suicidio. Riprendo il Werther dalla lettera molto importante del 12 agosto, però, visto che ci sono state queste interruzioni, faccio un brevissimo riepilogo di qualche punto da ricordare per riallacciare il filo. Allora, a pag.87 abbiamo la lettera del 30 luglio quindi, considerato che le prime lettere sono di inizio maggio, maggio, giugno e luglio sono praticamente 3 mesi in cui Werther ha conosciuto Lotte, se ne è innamorato, si è ben stabilizzato in questo posto dove è andato a vivere e il 30 luglio abbiamo la seconda cesura. La prima è stata proprio all’inizio, cioè l’abbandono della sua prima residenza e il passaggio alla nuova situazione, quindi dove poi appunto conosce Lotte, in questa cittadina che non viene nominata e che è una piccola, piccolissima cittadina in provincia. La seconda cesura è quella del 30 luglio, nel senso che la lettera si apre con la frase “Albert è arrivato e io me ne andrò;” e questa frase già contiene il punto essenziale di questo cambiamento, è arrivato il fidanzato di Lotte, e questo sposta una serie di equilibri. In effetti non se ne va Werther, almeno non subito, ma inizia a convivere con questa situazione e da un lato ottiene un suo posto (il discorso sul posto lo ripeteremo perché è un punto centrale del discorso che fa poi Roland Barthes sul Werther), però questo posto a lui non va bene, gli sta stretto. Lui lotta, dialettizza, cerca di farsi piacere questo posto (lo dice anche in un’altra lettera: “Se riuscissi a godere di questo posto sarei l’uomo più felice del mondo perché sono onorato di questa posizione che mi danno”). Lui sinceramente, oltre l’innamoramento per Lotte, vuol bene a queste persone, al padre di Lotte, allo stesso Albert per quanto possa sembrare assurdo e paradossale; il problema è che questo posto non è ciò che desidera, non riesce a dargli ciò di cui ha bisogno, e quindi questa venuta di Albert è una cesura, lui riesce all’inizio ancora ad elaborare questo cambiamento e a cercare una posizione intermedia che eviti quell’ ”aut aut” che invece gli presenta Wilhelm come l’unica razionale, realistica possibilità di atteggiamento. Quindi lui cerca di farsi piacere questa cosa, poi il tutto invece terminerà nel suo abbandono del luogo e questa è l’altra grande cesura che segna poi la fine del primo libro e la sua partenza. Lettera del 12 agosto (Pag.95) Nel punto in cui siamo arrivati c’è invece uno scontro/incontro molto interessante con Albert. La lettera del 12 agosto si apre con una frase, anche nota, che rimane un po’ nella mente, perché scrive Werther “Albert è senza dubbio l’uomo migliore del mondo”. Non è ipocrisia, non è strategia, è un sentimento vero che lui prova, decisamente riesce ad apprezzare Albert, e lo apprezza tanto di più perché vede sinceramente che Albert ha delle qualità che a lui mancano, non è solo una considerazione negativa. Però, in questa lettera, da una parte ci sono le considerazioni positive: il valore, le qualità umane e soprattutto il fatto che è un uomo sul quale fare affidamento; quindi, a cui Lotte vuole tantissimo bene oltre ad esserne innamorata, sono due cose un po' diverse e che non si mescolano completamente, però sono due piani relazionali. Werther anche solo per quello è felice, che sia una garanzia per Lotte da un lato, poi c’è però l’altra parte che è preponderante ed è la parte problematica. Però, che sia l’uomo migliore del mondo non è né un’ipocrisia né un’assurdità, ma perché è un uomo stabile, affidabile, ha tutte quelle qualità che a lui mancano e lui lo riconosce, però sono proprio queste qualità che lo rendono per altri versi anche insopportabile. La lettera del 12 agosto è un piccolo capolavoro psicologico e letterario, perché è riportato in un codice, in una scrittura letteraria, che è quella del Werther, e perché getrunken=ubriaco, Wahnsinn). Usa termini che stanno tra il folle e il dionisiaco, lo scatenamento, un po’ il discorso del piacere irresistibile dell’amore. “Ve ne state lì tranquilli e imperturbabili, voi gente per bene” (usa il termine gelassen, rilassato tradurremo oggi, però vi ho spiegato in un paio di occasioni il grande peso semantico di questa parola nel tedesco settecentesco, perché è una parola di origine luterana. Gelassen è l’imperturbabilità di chi sa di essere una pedina nella grande mente divina, nel grande gioco del signore.). Tranquilli e imperturbabili mentre Werther si dimena e si dibatte come un ossesso nella sua angoscia, voi siete tutti sistemati nella vita, ben comodi, avete le vostre caselle, pensate che quelle caselle siano di origine divina, nel senso che sono il destino che vi è toccato e ve ne state tranquilli in questa posizione che vi è stata assegnata, e siete assennati nelle vostre azioni quotidiane. “Biasimate (criticate) chi beve, avete orrore di chi ha perso la ragione, andate per la vostra strada come lo scriba e ringraziate Iddio come il fariseo che non vi ha fatti simili a costoro.” Sono i benpensanti, qui una serie di riferimenti alla Bibbia che, insieme alla mitologia greca, come vi ho detto, altro grande pozzo di informazioni, di modi di dire, di metafore, di riferimenti ai personaggi biblici appunto. Le note (27 e 28 a pag. 99) danno molto spazio a questo e vi lascio poi la nota della pagina. Questi sono i devianti, gli outsiders, chi cerca ebrezza, chi cerca effrazione, chi cerca un amore travolgente che non sia solamente ben sistemato, col giusto ruolo, eccetera. “Mi sono ubriacato più di una volta, le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia, (Werther dice chiaramente lui come è fatto, ed ha un modo di essere di autodenuncia che è esattamente l’opposto di Albert) eppure non me ne pento, poiché nel mio piccolo sono riuscito a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grande, (qui c’è un po’ di superomismo, perché Werther cose grandi non credo ne abbia fatte) qualcosa che sembrava impossibile, sono sempre stati accusati di essere pazzi o ubriachi.” (continuando) “Ma anche nella vita quotidiana è insopportabile sentir gridare dietro a chiunque abbia compiuto un’azione anche solo relativamente ardita, nobile e inconsueta: quell’uomo è ubriaco, quell’uomo è pazzo! Vergognatevi, voi gente sobria! Vergognatevi, voi gente giudiziosa.” Qui abbiamo proprio un atto di fede di Werther per la vita spericolata, una vita che non si accontenta di restare nei binari che sono stati ragionevolmente assegnati in un determinato contesto culturale, sociale a una persona o un individuo. Questo ragionevolmente va spiegato: sono stati assegnati dalla cultura, morale imperante in quel contesto, e questa morale, questo costume, queste abitudini si autodefiniscono come dati dal Dio, cioè sono giusti perché è la religione e la morale che li ha stabiliti in questo modo. Albert (pag.101), che conosce ormai Werther, definisce questi i soliti ‘grilli’, ‘tu sei un tipo strano, esageri sempre’. Albert gli dice che sta sbagliando perché quando si parla di suicidio si tratta di un gesto di debolezza. (Sul suicidio, sulla legittimità di prendere questa decisione ovviamente tragica, anche nel caso di sofferenze e di situazioni limite che portano a formulare il desiderio di morire, il dibattito è ancora in corso sia dal punto di vista legale, nel caso dell’eutanasia, sia dal punto di vista etico, morale, c’è poi la posizione della chiesa. Insomma, un discorso complessissimo. Ancora più complesso è poi il discorso nel caso in cui, togliendo queste situazioni limite di sofferenza, parliamo della scelta legittima o meno dell’individuo di porre fine alla propria vita, ossia del suicidio anche al di fuori del contesto dell’eutanasia. Sono argomenti legati al contesto in cui poi vanno inseriti, ma qui stiamo parlando di fine ‘700 e a questo dobbiamo riferirci). La posizione di Albert è abbastanza classica, cioè pensa che sia vigliacco togliersi la vita, e anche se è una vita di tormenti va sopportata secondo anche la morale cristiana, in quanto questi tormenti ci sono stati dati da Dio e non abbiamo il diritto di toglierci da questa lotta e, inoltre, è più facile morire; quindi, è comodo in un certo senso. Ma a noi interessa la reazione di Werther, non tanto la questione in sé, ma questo confronto di queste due modalità d’essere e di ragionare. Werther voleva concludere la discussione poiché, scrive: “Non c’è nulla che mi faccia perder la calma come uno che, mentre io parlo con il cuore in mano, (vediamo in tedesco: aus ganzem Herzen, Werther è l’uomo della totalità, parla con calore, con la sua brace interiore, con tutto il cuore, con tutta la totalità del suo essere, anzi parla direttamente dal cuore, aus=dal; il flusso di parole gli viene direttamente dal cuore, ma un cuore che non sta lì a dire il 25% si, il 35% no, il 40% sospendo il giudizio sul suicidio, non ragiona così, ma si lascia prendere completamente da questa forma passionale e totale del parlare.) ti arriva uno stupido luogo comune.”. Però riprende, invece, e continua questa dialettica con Albert, e parla di vari casi, poi dice sotto Albert:” Ma gli esempi che hai citato mi pare che siano completamente fuori posto.” E Werther dice “Mi è già stato spesso rimproverato che il mio modo di ragionare arriva talvolta all’assurdo.” È certamente così, perché è un uomo estremo. Pag. 103. Albert lo accusa:” Sei paradossale! Sei troppo paradossale!”, ma Werther continua ponendo il suicidio in una luce particolare, cioè come malattia, cioè la malattia del vivere in sostanza, il male di vivere; siamo su posizioni pre- esistenzialiste, una sorta di anticipo dell’esistenzialismo novecentesco. Qui abbiamo queste ricostruzioni di queste posizioni. Si parla di una malattia mortale (in tedesco: Krankheit zum Tode, traduzione danese del famoso Kierkegaard, filosofo danese che probabilmente, come dice la nota n.29, ha preso questo termine proprio dal Werther, che era un testo famosissimo). Volevo andare al discorso sulla ragazza che pone come esempio Werther che è a fine pag. 103. “Io gli ricordai quella ragazza” (Nota n.31: si parla di una situazione di cronaca che Goethe conosceva, un suicidio diventato famoso all’epoca a Francoforte; una ragazza morta annegata che si era gettata nel fiume. Ma la nota ci ricorda poi anche come Goethe si sentisse in colpa per la seduzione della figlia del parroco, quindi quella Friederike, anche nella vita reale si chiama Friederike Brion, e questo è stato chiaramente il modello della fidanzata del signor Schmidt). Qui dobbiamo fare attenzione al linguaggio che usa Werther, cioè a come costruisce questo discorso, alla passione e all’angoscia che ci mette. Pag.103 e continuo a pag.105 “Una creatura giovane e buona, cresciuta nel piccolo cerchio delle occupazioni domestiche, in un lavoro regolato giorno per giorno, (quello che noi nel linguaggio comune potremmo chiamare una brava ragazza di un mondo tradizionale. Lo dice anche la nota n.31, un altro modello è quello di Gretchen del Faust, una ragazza piccola, di probabilmente 16 anni, che fa i servizi a casa, aiuta la madre nell’economia domestica. Quindi una ragazza che, oltre le due chiacchiere con la vicina e l’andare a messa non si concede, quindi una ragazza ancora completamente avulsa dalla vita, dai sentimenti, che viene poi sedotta da Faust. Sappiamo poi che questa seduzione la porta non al suicidio ma all’infanticidio, perché da quella relazione nasce un bambino e lei per la disperazione lo annega, lo uccide e poi verrà giudicata, imprigionata e giustiziata. Faust cerca di salvarla con l’aiuto di Mefisto, cioè del diavolo, che con le sue arti magiche riesce ad aprire la cella e a farla scappare ma Gretchen, quando si rende conto che la sua salvezza sarebbe dipesa dall’intervento del diavolo, ha un sussulto di orgoglio e di fede e rinuncia a questa salvezza e in quel momento riassume completamente la sua dignità di persona, di individuo, di donna che non deve essere aiutata da un uomo ma che decide anche di pagare la sua colpa e quindi l’omicidio che ha commesso. Insomma, quella è proprio la struttura della prima parte del Faust, che ha due parti, che parla della storia d’amore con Gretchen, e questa è la linea delle azioni.) che non conosceva altro svago se non una breve passeggiata fuori porta fatta la domenica con le sue compagne, con vestitini messi insieme un poco alla volta, o forse un ballo nelle grandi solennità (questa era la vita quotidiana) e per il resto qualche ora passata a chiacchierare con una vicina con tutta la vivacità del suo cuore sensibile, a proposito di una piccola lite o di qualche pettegolezzo” (la vita si sarebbe placata e certo avrebbe trovato qualcun altro per consolarla! (questa è la voce della ragione ed è una voce giusta.) È come se uno dicesse: Quel pazzo, muore di febbre! (quando c’è una malattia…vedete, poi se ci pensiamo questa posizione di Werther è abbastanza contraddittoria, perché se ricordate quando hanno parlato della cosiddetta üble Laune, della malinconia, che non è la stessa cosa però ci è vicina ovviamente, era la moglie del parroco e anche il signor Schmidt che parlavano della malinconia come una sorta di malattia, di stato patologico, e Werther invece era molto arrabbiato con chi si lasciava andare a questa cosa. Ora invece, vede questo suicidio come una malattia. È come se uno dicesse ‘ma perché muore quella persona?’, dovrebbe aspettare semplicemente di guarire, e come è assurdo dire questo a qualcuno che sta morendo per una malattia, così è assurdo dire a qualcuno che si vuole suicidare ‘perché non hai atteso?’) Se avesse aspettato fino a che le sue forze non si fossero ricostruite, i suoi umori rianimati, il tumulto del sangue sedato, tutto sarebbe andato bene e lui oggi sarebbe ancora vivo!” Albert non riusciva a vedere l’evidenza del paragone, continuano a discutere, e alla fine Werther tronca la discussione dicendo:” Amico mio, l’uomo è uomo e quel po' di intelligenza che può avere serve poco o a nulla quando la passione infuria e si è oppressi dai limiti della natura umana. Piuttosto…ma, te lo dirò un’altra volta.”. Ancora una volta, come già nel caso in cui andarono a trovare il parroco, Werther conclude la discussione andando via, troncandola, perché troppo sconvolto dalla discussione. Per lui queste non sono semplici discussioni, non sono scambi di opinioni legittime, per lui è un’esperienza sconvolgente, è qualcosa che non riesce a controllare, che va aldi là di ogni dialogo e se ne va quindi. “Oh, come era agitato il mio cuore! (in tedesco: das Herz so voll=la piena del cuore, il suo cuore è di nuovo pieno di sentimenti, di dolore, di passione, anche per questo discorso. Il suo cuore è talmente pieno che trabocca, e quindi lui se ne deve andare, perché non riesce più a contenere questo cuore.) Ci separammo senza esserci capiti, come del resto succede sempre a questo mondo dove nessuno comprende facilmente gli altri.” Ma, il sintagma su cui volevo soffermarmi era quello di pochi righi fa, quando dice ‘limiti della natura umana’, in tedesco ‘die Grenzen der Menschheit’. Qua abbiamo di nuovo il limite della natura, quella Einschränkung, la limitazione, e sono quei limiti contro i quali evidentemente Werther combatte, che non accetta. E infatti dice ‘quando la passione infuria e si è oppressi (come infuriava nel caso della ragazza presa come esempio) dai limiti della natura umana’. La natura umana pone dei limiti, ma l’individuo che vive questo stato estremo di passione e di non capacità di controllarsi, ne soffre, ne è oppresso. Questa formulazione ‘die Grenzen der Menschheit’ è importante perché è anche il titolo di una poesia di Goethe piuttosto importante, una di quelle che Baioni, il curatore, ha inserito negli “Inni di Goethe” della collezione di Einaudi. È Baioni che mette insieme quelle poesie, Goethe le aveva pubblicate separate, in varie occasioni, su varie riviste, ma Baioni le mette insieme costruendo lui un suo percorso che parte dalle poesie sturmeriane, le più famose (Prometeo, La Ribellione). Baioni le utilizza per far vedere come cambia la visione del mondo di Goethe, e fa vedere come questo Werther viene superato da Goethe stesso in una visione più albertiana, quindi più dialettica, più costruita e controllata della vita. Tanto è vero che questa poesia, die Grenzen der Menschheit, parla proprio di questo, cioè della necessità, del coraggio di interagire col mondo e di accettare i limiti che ci sono posti a noi come uomini. Quindi, da Prometeo che si ribella agli dèi, dalla valenza politica di ribellione, fino all’accettazione dei limiti dell’umanità. Qui, per esempio, (tornando al Werther) i limiti accettati avrebbero impedito a questa ragazza di porre fine alla sua vita, però certo, con la sua arte o con il suo amore è finita, perché tutte le grandi espressioni dell’essere umano pretendono uno stato di totale sconvolgimento, e non uno stato di dialettica dei limiti e di accettazione. Queste sono le questioni che questa lettera così importante pone, ma sono anche i modi in cui ci fa conoscere ancora meglio il carattere, il modo di parlare e di esprimersi di Werther. La lettera del 15 agosto parla della sua posizione (di Werther) e di come Lotte sarebbe triste se lui se ne andasse ma è un pensiero che comincia molto forte nella sua mente. Werther è andato oggi da Lotte ad accordare la sua spinetta. Egli ha tra le sue qualità anche una certa cultura musicale sicuramente in forma dilettantistica ma tanto da poter sistemare un po' questa spinetta, naturalmente ha anche qualcosa di molto simbolico: la spinetta è lo strumento a cui Lotte affida i suoi momenti emozionali e le serve per riequilibrarsi. Questo passaggio rivela la volontà da parte di Werther di mettere le mani sulle corde del cuore di Lotte. Questa specie di prototipo del pianoforte è uno strumento a corde perché i martelletti battono sulle corde e quindi egli vuole accordare il cuore di Lotte (interpretazione del prof). Questa cosa si conferma: Werther è molto amato dai figli, dai fratellini e sorelline di Lotte. Cosa fa: prende il pane e lo taglia per dargli la merenda. Werther è stato affascinato dall'immagine di Lotte per la prima volta definendola dispensatrice di vita. Affascinato da un mondo ordinato nel quale lui non aveva posto, egli vuole accordare la spinetta di Lotte e vuole essere lui a dare da mangiare ai fratellini: vuole assumere anche lui questo ruolo di chi d'ordine, vita e struttura al mondo. È una lettera molto interessante proprio per questo. La lettera del 18 agosto è una lettera molto importante perché molto disperata, ci dice molto sullo stato d'animo. La domanda con la quale si apre è molto bella, semplice ma tutti ne sentiamo l'urgenza e la gravità: <<Deve proprio andare sempre così, che quel che fa la felicità dell'uomo deve essere anche la fonte della sua miseria?>> Werther scrive con enfasi il suo rapporto con la natura: grande protagonista insieme all'amore. E qui, in questa lettera, essendo una lettera enfatica, non a caso, Werther utilizza in maniera enfatica quella struttura discorsiva, sintattica… questo caricarsi e spingersi in alto, questo mettersi in tensione e puntare a regioni sempre più alte liberandosi poi in uno stato di ebbrezza. Significa poi anche lasciarsi cadere e quindi scomparire in questo. Quello che rende importante questa lettera è il cambiamento di atteggiamento di Werther nei confronti della natura stessa, cioè la natura che era finora un elemento così benigno si mostra sotto altri aspetti. <<Quel sentimento caldo e pieno (ossia i due termini chiave della lettera: warm und voll.), che il mio cuore aveva per la natura vivente e mi colmava di tanta beatitudine da trasformare il mondo in un paradiso ora è un intollerabile carnefice.>> In un piccolo capolavoro di letteratura settecentesca troviamo la parola “Wonne” che è l'estasi. L'estasi dei sensi, la beatitudine, le abitudini d'amore. La sua anima può stare al cospetto del Signore per questo beato, ma anche la beatitudine d'amore. Questa natura che trasformava il mondo in un paradiso, anzi, in questo sentimento per la natura che trasforma il mondo in un paradiso. <<Ora è un intollerabile carnefice>>, cioè lo fa disperare. <<Uno spirito maligno che mi perseguita ogni passo.>> Qui comincia a trasformarsi la natura e comincia ad anticipare quella grande trasformazione che porterà alla natura “mortifera” e autunnale della seconda parte del Werther. <<Una volta quando contemplavo da questa roccia, la fertile vallata verde (si mette sempre sopra sale, sempre su dei punti alti e contempla quello che c'è giù) fino a quelle colline al di là del fiume intorno a me vedevo germogliare e sgorgare piante e acque; quando vedevo quei monti coperti dal fondo alla cima da alberi alti e folti, e quelle valli ombreggiate dai boschi più ameni nelle loro molteplici anse, mentre il fiume soavemente scorreva tra i giunchi bisbiglianti e rispecchiava le nubi gentili che il vento lieve della sera cullava nel cielo.>> La descrizione di una natura bella, piena di vita. Soprattutto è così pieno di vita che quel sentimento caldo della natura è “lebendig” di cui parlava sopra. Lo riempiva di beatitudine. Utilizza la parola Wonne.
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