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I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER, Sintesi del corso di Letteratura Tedesca

GoetheSturm und DrangRomanticismo tedescoLiteratura tedesca moderna

RIASSUNTO E ANALISI "I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER" DI GOETHE

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 20/08/2021

Francesca0121
Francesca0121 🇮🇹

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34 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! GOETHE Johann Wolfgang von Goethe è considerato uno dei massimi poeti delle nazioni europee e fu un personaggio estremamente poliedrico, i cui interessi spaziarono dalla letteratura, alla filosofia, alla scienza, al diritto, all’arte, alla botanica, all’ottica. Nacque nel 1749 a Francoforte da una agiata famiglia borghese e la sua personalità fu profondamente segnata dalle due figure genitoriali: il padre, un consigliere imperiale, trasmise al figlio una certa puntigliosità e meticolosità mentre la madre, 23 anni più giovane del marito, stabilì col giovane Goethe un rapporto giocoso, armonioso e lo abituò ad un certo interesse religioso. Il temperamento di Goethe fu da sempre dominato da una particolare sensibilità e socievolezza, accompagnata dalle sue potenti armi seduttive: il bisogno di affascinare e di essere affascinato era la caratteristica della sua persona e a testimoniarlo ci furono gli innumerevoli amori della sua vita. La sua infanzia e giovinezza furono estremamente particolari e affascinanti: furono gli anni in cui compose precocemente dialoghi in latino, imparò diverse lingue, frequentò assiduamente il teatro francese. Appena sedicenne partì per Lipsia dove iniziò gli studi di giurisprudenza e, insoddisfatto, decise di dare alle fiamme vari manoscritti da lui composti precedentemente. Nella città cominciò a farsi notare per la sua personalità sopra le righe e il suo vestiario stravagante. Continuò gli studi a Strasburgo e lì conobbe il filosofo Herder che lo iniziò all'amore per Shakespeare, per l’arte gotica medievale e la poesia popolare. Il quinquennio 1770-1775 fu segnato dall’avvicinamento al movimento dello Sturm und Drang e fu uno dei periodi più intensi e drammatici della sua vita, affiancati da una produzione poetica ricchissima. Nel 1774 compose di getto il romanzo epistolare / dolori del giovane Werther che gli assicurò un successo immediato e travolgente. Goethe divenne in pochi mesi uno dei poeti più ammirati dai giovani tedeschi. L’esaltazione per il Goethe irrequieto culminò nel famoso viaggio sul Reno dell’estate del 1774: il poeta, con un gruppo di amici, tutti vestiti alla Werther (in giacca azzurra e pantaloni gialli) incontrò in varie città i suoi ammiratori. In quegli stessi anni compose la prima stesura del Faust, destinato a subire continue rielaborazioni fino agli ultimi giorni della sua vita. All’età di ventisei anni Goethe accettò l’incarico di precettore presso il giovane duca della cittadina di Weimar ed in questi anni l’artista cominciò a maturare un cambiamento nel suo stile, meno dominato dal sentimentalismo straziante che l’aveva caratterizzato sino ad allora. Inoltre si dedicò allo studio di varie scienze (botanica, mineralogia, ottica) ed ebbe una intensa storia d’amore con Charlotte von Stein, la moglie di un ufficiale dal grande fascino e intelligenza, che gli ispirò numerose liriche e ballate. Il vero momento di svolta della sua vita è segnato dal viaggio in Italia, desiderato da molto tempo e intrapreso per numerosi motivi: la volontà di allontanarsi da Charlotte e da Weimar ma, soprattutto, la voglia di trovare nuovi stimoli. Goethe si stabilì a Roma e iniziò a studiare l’arte, l'architettura e la letteratura della Grecia, di Roma e del Rinascimento. Questa esperienza verrà narrata, molti anni dopo, nel Viaggio in Italia. Nella terra del sole e dell'equilibrio delle forme, Goethe compirà la sua evoluzione artistica, avvicinandosi al classicismo e ad un ideale di misura sentimentale e intellettuale. Ma la svolta di Goethe fu accolta freddamente dai circoli letterari di Weimar, quando decise di ritornare. | contemporanei si dimostrarono incapaci di comprendere ed apprezzare il Goethe classico così diverso dal creatore del Werther. Tuttavia il poeta decise di rimanere a Weimar, motivato dalla possibilità di dirigere il teatro ducale e di potersi dedicare al meglio ai suoi studi scientifici. Riavvicinatosi alla letteratura scrisse i suoi romanzi più noti: Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister, Le affinità elettive, Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister e diede alla luce numerosi lavori di carattere scientifico (Teoria dei colori e Morfologia). Nel 1808 diede alle stampe, inoltre, la redazione definitiva della prima parte del Faust a cui seguì la seconda parte nel 1831, a pochi mesi dalla morte. Realizzò, infine, un’autobiografia: Poesia e verità. All’età di ottantatre anni Goethe morì a Weimar dopo aver seguito con estremo distacco, durante la sua vita, alcuni eventi epocali della storia (la Rivoluzione Francese, il processo di unificazione tedesca) e aver posto le basi di quel grande movimento culturale che fu il Romanticismo. Pur non essendo un filosofo in senso stretto, Goethe elaborò un pensiero che si nutrì profondamente delle teorizzazioni dei pensatori precedenti e sviluppò, nel corso della sua vita, delle idee originali e interessanti. II punto di partenza della sua speculazione, in linea con ciò che propugnavano gli aderenti allo Sturm und Drang, è che gli aspetti più profondi della realtà non siano accessibili unicamente tramite la ragione (come credevano gli Illuministi) ma anche col ricorso al sentimento e all’intuizione. L'interesse principale di Goethe è per la Natura, concepita attraverso una visione panteistica (cioè, letteralmente, “tutto è Dio”), come unione con Dio, un tutt'uno inscindibile. La natura si qualificava come un organismo vivente in cui era possibile riconoscere una forza divina che regge tutto ciò che esiste. Tale concezione diede il via a delle ricerche naturalistiche che lo portarono a interpretare la natura come sede dell'evoluzione, della trasformazione non caotica, ma graduale e differente, di un unico fenomeno originario. Secondo Goethe la Natura costituiva, dunque, un Tutto di cui l’uomo era solo una manifestazione, una sua parte. E l’uomo doveva stabilire una giusta armonia tra sensibilità e ragione, un equilibrio tra gli impulsi e la volontà intellettuale. Gli studi di Goethe si rivolsero inoltre, in opposizione alla concezione scientifica allora in voga, all'osservazione di innumerevoli altri fenomeni. Elaborò una sua personale teoria dei colori, facendo derivare questi ultimi dalla contrapposizione di chiaro e scuro, cioè bianco e nero. Secondo Goethe non c’era differenza tra la scienza e l’arte in quanto entrambe, attraverso l’intuizione, si imbattono nella ricerca delle spiegazioni che si nascondono al semplice ricorso ai sensi. Il suo interesse per la scienza lo portò a conseguire notevoli scoperte tra cui: l’esistenza dell'osso intermascellare e quella dell'origine del cranio dalla trasformazione delle vertebre. I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER I dolori del giovane Werther è un romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe pubblicato nel 1774. Il Werther appartiene all'età giovanile di Goethe ed è considerato opera simbolo del movimento dello Sturm und Drang (Tempesta e Impeto), anticipando molti temi che saranno propri del romanticismo tedesco (il sentimentalismo e l’individualismo dell'eroe che combatte per le sue passioni contro le convenzioni della società). Il romanzo, che ha una seconda edizione nel 1787, riscuote subito un grande successo in tutta Europa e diventa ben presto un caso letterario e culturale, tanto da inaugurare la moda del “wertherismo”, ovvero l'atteggiamento tormentato e inquieto dell’artista romantico, mosso dalle passioni del cuore anziché dai ragionamenti dell’intelletto. Il romanzo è composto da una serie di lettere che il protagonista invia al suo amico Guglielmo nel corso di 20 mesi (dal maggio 1771 fino alla fine di dicembre del 1772). Goethe introduce nel romanzo la figura dell’edi- tore che raccoglie le lettere di Werther e le pubblica, conducendo così un'accurata ricerca fatta di testimo- nianze e documentazione. Werther, ragazzo ventenne proveniente da una buona famiglia e dotato di ottima cultura, con una particolare passione per il disegno e le opere classiche, si reca in campagna sia per sistemare alcune questioni familiari sia per dedicarsi all'otium litterarum (ozio letterario); raggiunto il villaggio di Wahlheim, incomincia a frater- nizzare con la comunità locale, e in occasione di un ballo incontra Charlotte, soprannominata Lotte, una ra- gazza del luogo dotata di bellezza e acume, ma già promessa ad Albert, un giovane funzionario temporanea- mente fuori città. Werther rimane presto stupito dalla grazia e dall'agilità di Lotte quando ha l'occasione di invitarla per un valzer. Nel corso dei giorni successivi scopre sempre più chiaramente di essersene infatuato e approfondisce la confidenza sia con lei, sia con i suoi fratelli minori, che la ragazza accudisce con affetto materno, a causa delle prolungate assenze del padre. Benché Werther conoscesse sin dall'inizio la promessa di matrimonio di Lotte, è solo al ritorno di Albert che incomincia ad accorgersi dell'impossibilità di coronare il crescente desi- derio affettivo verso la ragazza. Nonostante ciò riesce a instaurare un sincero rapporto di amicizia anche con Albert, sebbene la reciproca gentilezza venga talvolta ostacolata dalla netta differenza di personalità: Wer- ther di indole irrazionale e sognatrice mentre Albert è un uomo pragmatico, al limite della freddezza, e con una minore apertura mentale. trascorsi dalla sua composizione hanno reso più sfumato e quindi spinto verso un'interpretazione esclusiva- mente romantica del libro. Infatti, dopo la pace di Vestfalia del 1648, la Germania era stata divisa in 350 stati, ognuno con la propria sovranità, e gettata in uno stato di arretratezza storica e economica, dal quale la bor- ghesia cercò rifugio appunto nella cultura. Questo tema era forse più evidente nella prima stesura del libro (1774) in cui è più visibile come l'esperienza con l'ambasciatore e la successiva consapevolezza di non potersi davvero inserire nella società abbiano influito sulle scelte finali di Werther. Rimane comunque un simbolo importante, cioè la presenza sul tavolo di Werther, nell'ora decisiva del suicidio, della tragedia antitirannica di G. E. Lessing dal titolo Emilia Galotti (1772), che narra come i sudditi si liberino dai principi attraverso il suicidio. Il rifiuto del compromesso, la coerenza con sé stessi, il vedere la sconfitta non tanto nella morte, ma nell'annientamento della società, pur presenti in Lessing, vengono ancora più sottolineati da Goethe, che non si limita a mostrare il confronto con l'aristocrazia, ma anche tra individuo e società borghese, rappresen- tando emblematicamente un'intera generazione di giovani che si opponevano con profonda sensibilità a una società incapace di cambiare e rinnovarsi, opprimendone le energie creative. Il ruolo dell'Amore «[...] Wilhelm, cosa è mai il nostro cuore, il mondo senza l'amore? È come una lanterna magica senza luce! Ma appena tu vi introduci la lampada, le più belle immagini compaiono sulla parete bianca...» L'altra anima del libro, quella più immediata, è l'Amore e la constatazione della potenza dell'istinto e del sentimento nell'uomo. Il sentimento, scoperto dagli illuministi come categoria spirituale a sé, irriducibile da un lato all'attività conoscitiva, dall'altro all'attività pratica, diventa per i Romantici la forza predominante nell'uomo. Sebbene il sentimento romantico sia qualcosa di più profondo e intellettuale rispetto all'uso co- mune del termine, esso appare come un'ebbrezza indefinita di emozioni: viene ritenuto in grado di aprire a nuove vie della psiche e di risalire alle sorgenti primordiali dell'essere. Anzi, il sentimento appare talora come l'infinito stesso (manifestazione dell'insofferenza romantica verso i limiti e per l'aspirazione all'assoluto) e sempre come valore supremo. Il sentimento romantico è accomunabile alla definizione di “affinità elettive” di cui Goethe stesso è il coniatore del termine. “Affinità elettive” sta per affinità di anime e di intelletto. La sensazione che solamente la persona oggetto del nostro amore possa comprendere la nostra anima e il no- stro cuore e anche la spiegazione che ne diamo intellettualmente. Ma Goethe non si ferma a decantare l'A- more: più che altro ne osserva gli effetti sull'uomo, ne segue il mutamento e la capacità di essere sia motivo e stimolo di vita, sia rovina e sventura. Potremo sostenere che il Werther si configuri come celebrazione dell'Amore, inteso come la forza predominante dell'uomo, un sentimento che (nonostante tutto) merita di essere vissuto sino in fondo e che proprio per questo contraddistingue chi vive veramente. L'Amore di Werther è qualcosa di non terreno, qualcosa di non facilmente comprensibile per la ragione umana: è l'Amore che illumina di luce divina l'oggetto amato (Werther spesso descrive Lotte con termini religiosi), facendolo apparire un'angelica visione, impedendo di poter vedere o scorgere qualsiasi altra cosa; è l'Amore che domina il corpo, invade la mente, cancella ogni volontà e ogni aspetto ragionevole della vita; è l'Amore che annulla la vita con una forza trascendente e distruttiva. Il concetto di natura Altro elemento decisamente romantico è la natura, che Johann Wolfgang Goethe recupera dalla concezione di Spinoza di cui condivide il panteismo, tanto da arrivare ad affermare che la natura e Dio sono tanto stret- tamente congiunti che la natura può essere considerata come “l'abito vivente della divinità”. La natura quindi è vivente, animata, considerata come una forza primordiale, conoscibile attraverso mille aspetti, tra cui an- che la scienza. Ma è anche il luogo in cui l'anima può esprimersi liberamente, trovando sfogo per la propria malinconia, ispirazione per l'arte e comprensione. «... € dopo un'ora scoprì di aver fatto un disegno ben composto e interessante, senza avervi aggiunto nulla di mio. Ciò ha confermato il mio proposito di attenermi, per l'avvenire, unicamente alla natura. Solo essa è infinitamente ricca, solo essa forma il grande artista.» Così in Werther il confronto tra il paesino e la società è sempre presente e Werther non può non scegliere il primo; le descrizioni naturalistiche sono numerose e ricche di particolari e spesso Goethe crea un collega- mento fra il paesaggio descritto e l'animo del personaggio. Quest'operazione è facilitata anche dal fatto che: - le lettere del primo libro sono ambientate in primavera e in estate (la prima lettera è del 4 maggio 1771) e quindi Goethe può ricorrere a immagini colorate, dispiegate in grandi ambienti aperti, dominate dalla luce del sole; - nella seconda parte invece (che incomincia con una lettera del 20 ottobre 1771) anche la natura è diventata più ostica, più cupa, più tormentata: basti pensare alla conclusione della vita di Werther nella buia e triste camera, isolato da tutta la realtà, tutto dentro al suo dolore che neanche la natura può lenire. «... La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a de- molire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba [...] O Cielo, o Terra, o palpitanti forze intorno a me! Ormai non vedo nulla, tranne un Mostro che eternamente ingoia, eternamente rumina...» L'opera va concepita anche in relazione alla complessa personalità del suo autore, Johann Wolfgang Goethe. Il Werther come specchio di un movimento culturale complesso Sebbene egli venga visto spesso come uno scrittore dello Sturm und Drang durante la gioventù e del Neo- classicismo tedesco durante la maturità, ciò non è completamente vero. Non va dimenticato che lo Sturm und Drang (che ancora portava in sé forti influenze illuministe), il Neoclas- sicismo e, seppur ai suoi esordi, il Romanticismo si sono sovrapposti e influenzati - e anche criticati - fra loro in una misura abbastanza ampia, il che rende difficile l'incasellamento corretto di opere e autori dell'epoca. Il romanzo epistolare in questione è una chiara espressione della complessità del suo creatore e del suo pro- tagonista che si ritrova in un periodo di estrema insicurezza interiore. Nel libro | la natura viene vista non solo come lo specchio della felicità del protagonista, ma, proprio per la sua descrizione durante le giornate di primavera ed estate, essa viene anche colta come quella forza capace di armonizzare gli elementi di quel Tutto di cui si compone, Tutto in cui rientrano anche gli umani sentimenti. Essa è anche lo sfondo di rapporti sociali autentici fra Werther e l'altra gente. A questo proposito è di ulteriore chiarimento il fatto che, durante il suo soggiorno nel paesino dominato dalla natura, Werther accenni molto poco se non molto di rado alla sua posizione sociale. La natura assume le caratteristiche di una forza armo- nizzante (eredità dell'Illuminismo) e di "luogo utopico" nel quale le gerarchie sociali non valgono (visione affine allo Sturm und Drang). In ultimo la visione della natura come qualcosa di "organico" e pressoché perfetto richiama alla mente la definizione che nel 1764 - dieci anni prima della pubblicazione del Werther - Winckelmann aveva scritto nella sua Storia dell'arte antica: «nobile semplicità e calma grandezza» riferendosi allo stretto legame tra Arte e Natura, della cui mimesi la prima doveva occuparsi. Non sono trascurabili neanche i riferimenti che Werther fa circa l'autore che sta leggendo: Omero (visione del Neoclassicismo). Nel libro Il la natura viene invece ad assumere molto più fortemente la caratteristica di specchio interiore del protagonista, quasi come fosse un'emanazione o una creazione diretta dell'Io di Werther e delle sue soffe- renze. Ciò anticipa di venti anni la pubblicazione dei Fondamenti dell'intera dottrina della scienza (1794) di Fichte e le sue tesi riguardo al legame di creazione tra l'Io e il mondo che lo circonda. In questo momento Werther coglie la natura esprimersi in tutta la sua potenza devastatrice (basti pensare all'alluvione che col- pisce l'amata valle, descritta nella lettera del 12 dicembre) e osserva al chiarore della luna una scena «spa- ventosa e meravigliosa». Tale esempio di sublime dinamico che suscita una sensazione discordante ed espri- mibile quasi unicamente tramite il precedente ossimoro sarebbe tanto portatore di un'eco dell'opera Un'in- dagine filosofica sull'origine delle nostre idee di Bello e Sublime (1757) di Burke quanto precederebbe di sedici anni la pubblicazione della Critica del giudizio (1790) di Kant e le sue teorie sul "sublime dinamico" a diffe- renza di quello "matematico". Ancora, si tenga a mente l'affermazione della lettera del 12 ottobre: «Ossian ha preso il posto di Omero nel mio cuore» Il poema dei Canti di Ossian non può essere ignorato, perché poco prima della conclusione - in quello che sarà il loro ultimo incontro - Lotte e Werther leggeranno una parte delle traduzioni di questo libro fatte da Werther (in realtà da Goethe stesso). Inoltre esso è il simbolo di quella svolta culturale che portò le genera- zioni dello Sturm und Drang prima e del Romanticismo di Heidelberg poi ad abbracciare una cultura del po- polo, a ricercare le proprie origini in un periodo antico sì, ma non coincidente con quello dell'Antichità clas- sica, a rifiutare anche il senso della serena grandezza, del ponderato, per addentrarsi nei meandri della psiche e dello spirito umano. Si pensi semplicemente al contrasto tra l'epica di Omero e quella dell'immaginario Ossian, ricca di pathos, come si può leggere dalla stessa traduzione di Werther-Goethe. Anche il periodo in cui Werther si trova a servizio dell'ambasciatore ha le sue implicazioni. Durante tale pe- riodo la sua condizione sociale viene più volte ribadita. Non a caso il protagonista si trova lontano dalla natura in quella condizione di sudditanza alle gerarchie sociali imposte dall'uomo, condizione che ha cancellato la felicità che lo stato di natura gli garantiva (e questa è grosso modo la concezione di Rousseau, che influenzerà profondamente lo Sturm und Drang). Secondo il germanista Marino Freschi, il Werther rappresenta la "disperata ricerca della libertà": esso incarna il percorso intellettuale di Goethe tra ermetismo, massoneria e il sopracitato spinozismo. La visione della natura che ne emerge non ha nulla a che fare con la visione naturalistica degli illuministi, né con le comunità protestanti pietistiche. Quella del Werther sarebbe la prima grande proposta di una visione della natura non più ortodossamente cristiana, ma neanche di tipo razionalistico. Si potrebbero, volendo, persino scorgere i precedenti di quello che sarà il nichilismo in situazioni quali l'in- contro col pazzo, ove Werther confronta una felicità concessa a chi non è ancora o non è più in grado di intendere e la sua situazione disperata, tanto che scrive: «io esco senza speranza e senza uno scopo e torno a casa come ne sono uscito» Ma proprio al nichilismo e alla impossibilità di vedere realizzata la propria felicità ci sono due soluzioni: la solidarietà della gente umile che conosce la sofferenza (pensiamo alla giovane donna di Wahlheim che offre alcune mele a Werther) e il suicidio rispettivamente. / dolori del giovane Werther si configura come un'opera emblematica di un'età complessa e multiforme: quella che Heinrich Heine defini "l'Età di Goethe" (1749- 1832). Una storia autobiografica? Le due “anime” del romanzo possono essere personificate nei due spunti autobiografici da cui parte Goethe: Karl Wilhelm Jerusalem e Charlotte Buff. La morte di Jerusalem, un conoscente di Goethe, turbò talmente tanto lo scrittore da dover essere posta come origine dello scritto. La sorte di Jerusalem incarna, di là da tutto, lo spirito sociale del Werther. Jerusalem, definito come un tipo chiuso, scontroso, triste, crucciato, fu segretario d'ambasciata e si innamorò della moglie di un suo amico: la donna però non ricambiava il senti- mento che, non riuscendo a restare nascosto, portò Jerusalem a essere oggetto di scandalo in tutto il paese. Il giovane decise alla fine di farsi prestare dal collega Kestner (marito di Charlotte Buff) due pistole, con la scusa di prepararsi per un viaggio, e il giorno dopo (30 ottobre 1772) si uccise nel suo appartamento, con una copia dell'Emilia Galotti aperta sulla scrivania. Il suicidio di Jerusalem venne motivato di fronte all'opinione pubblica come esclusivamente “sentimentale”, quando in realtà quella fu solo una delle cause che lo porta- rono alla morte: l'insistenza con cui venne ribadita tale ragione servì a distogliere l'attenzione da quelle che probabilmente furono le radici più profonde del gesto del giovane, cioè quelle sociali. All'origine della de- pressione di Jerusalem è da porre quindi lo stato di umiliazione e dipendenza in cui egli si venne a trovare nei suoi rapporti sociali e professionali, che era diffuso nei giovani borghesi tedeschi. Charlotte Buff fu invece uno dei grandi amori di Goethe, che conobbe da ragazza, legata a Johann Kestner, nell'estate del 1772 e che ne fece il modello per la Lotte di Werther, prendendone come spunto non solo aspetti fisici e caratteriali, ma riportando nel romanzo descrizioni particolareggiate di avvenimenti realmente accaduti e lettere e biglietti realmente scritti. Questo non significa che il romanzo si riduca semplicemente a una cronaca di avvenimenti reali o che esista una perfetta corrispondenza tra le due storie, ma certamente è segno di quanto importante fosse stato quell'incontro per Goethe, che confesserà di aver ucciso Werther per salvare se stesso: una parte di Goethe è morta con Werther, una parte dei suoi sentimenti e delle sue speranze giovanili. Il conflitto tra famiglia e passione. La lettera ha un carattere autentico, naturale, interiore, dunque borghese. Romanzo epistolare: educazione delle passioni. Werther: un romanzo epistolare monologico > rivendicazione radicale della soggettività. Werther: critica radicale ai sentimenti conformi alla ragione (borghese). Werther trasforma la lettera in una sorta di diario intimo di una persona che si innamora sempre di più del suo dolore. Werther si isola nel suo dolore + questo isolamento è la conseguenza di una rivendicazione radicale della propria soggettività/ autonomia. VNWVIWVWVWVW Werther: autobiografia e romanzo e L’elemento autobiografico nella letteratura del Settecento: scrittura e costruzione della soggettività. Autobiografia = dare alla propria vita la forma di una storia > ciò diventa fondamentale per il soggetto borghese. e Rousseau, Confessioni (1765-70) è nuovo sguardo su di sé + descrive la sua socializzazione con grande acume psicologico e con grande attenzione verso di sé. L'individuo è qualcuno che è degno di essere rappresentato e di stare al centro della scena. e Karl Philipp Moritz, Anton Reiser (1785-90) > romanzo psicologico + un giovane racconta il momento in cui lascia la casa paterna e attraversa un periodo di passaggio da uno stato all’altro + Bildungsroman. Anton Reiser, oltre a raccontare la storia di questo individuo, racconta il contesto storico culturale del tempo. e Malinconia/ melanconia (= mancanza di desiderio) > si diffonde soprattutto tra gli intellettuali (vedi: lettera 1° luglio del Werther) > a causa della società che inibisce all'individuo la sua realizzazione piena. e L’Innerlichkeit come rifugio > l’io diventa un rifugio > si crea un nuovo spazio interiore. e Sentimentalizzazione dell'esperienza della natura (Naturlyrik): fuga (nell’introversione) e critica indiretta alla società. ® Crescita di realismo sociale e psicologico: motivazione sociale e psicologica delle azioni. e La letteratura diventa medium di autoanalisi, di autoriflessione, di elaborazione dell’esperienza, di stabilizzazione o costruzione della propria identità. ® L’autobiografia come fonte di innovazione. Commento del curatore: “Ho raccolto con cura ed espongo qui tutto ciò che ho potuto trovare intorno alla storia del povero Werther: so che me ne sarete grati. Non potrete negare ammirazione e affetto al suo spirito e al suo cuore, né lacrime al suo destino. E tu, anima buona, che provi le sue stesse angosce, trova conforto nel suo dolore; questo libretto divenga il tuo amico se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne uno più prossimo”. e Solitudine + Werther non ha nessuno che lo capisce perché nell’ambito della ragionevolezza, che domina, è isolato. e Questolibro si propone come amico alle persone che si sentono sole, come Werther. Lettera del 4 maggio 1771: Anche Werther come Karl Moore si è allontanato dal paese d'origine, e la partenza l’ha reso felice. Una delle prime affermazione de “I dolori del giovane Werther” rimanda alla felicità, eppure già si può avvertire una sensazione di angoscia. “Non pareva forse, che il destino avesse scelto apposta tutte le mie relazioni, per angosciare un cuore come il mio?”. Dalla prima lettera si può avvertire il senso di colpa che prova Werther. Il giovane si sente felice per il suo allontanamento, perché quella in cui si trovava era una situazione scomoda per lui: aveva iniziato un affare frivolo con la sorella di una certa Leonore, un rapporto superficiale, di divertimento, ma mentre ciò avveniva Leonore si stava innamorando di lui. 10 L’edonismo e la frivolezza vengono subito collegati ad un senso di colpa, Werther si sente in colpa perché con il suo atteggiamento ha creato una rivalità tra due sorelle e ha fatto nascere una passione divorante nel cuore di Leonore (una passione che di lì a poco inizierà a provare anche lui ne confronti di Lotte). “Eppure, ero innocente... era davvero colpa mia?... sono davvero innocente?” Si autoanalizza e si riconosce colpevole perché, in fondo, per un motivo puramente narcisistico ha goduto di questa passione di Leonore nei suoi confronti e se n’è inebriato. Werther si trova già in fase di autoanalisi e di correzione. Vuole riempire il suo presente, concentrandosi su questo e non sul passato, vorrebbe che il passato resti passato, ma già si può percepire che così non è; più tardi tornerà nel luogo della sua infanzia e avrà un attacco nostalgico paragonabile a quello di Karl Moore nei Masnadieri. Secondo Werther l’uomo proverebbe molto meno dolore se la smettesse di rimuginare sugli errori, sulle colpe e i mali passati. Tuttavia, l’uomo preferisce questo rimuginamento piuttosto che vivere un presente banale e indifferente. “Voglio godere il presente, e sia passato il passato. Certo, tu hai ragione, mio caro, vi sarebbero molto meno dolori fra gli uomini se essi non impiegassero tanta fantasia- e Dio sa perché sono fatti così- per richiamare alla memoria i mali passati piuttosto che sopportare un presente banale e indifferente.” Questa frase è già un colpo terribile all’edificio costruito dall’illuminismo. Questa vita, benché donata da Dio, nel breve cerchio della sua storia, nel suo fine, lavoro, famiglia, fede, non basta. Questo presente non riempie e non si è più in pace, si cerca altro. Nasce allora l'immaginazione e il sentimento tipicamente romantico, che la felicità stia nell’altrove. Se il presente è banale, Werther ha provato a riempirlo con un rapporto frivolo, prendendosi addirittura narcisisticamente il piacere di quella passione che stava divorando Leonore. Tutto purché questo presente si increspi e da banale assumi spessore diventando qualcosa di drammatico ma appassionante, altrimenti si rischia di essere uccisi con la sua noia. Già da qui si iniziano a percepire discorsi esistenzialisti (inizio della modernità). In questa lettera Werther fa riferimento alla madre, chiede a Wilhelm di dirle che si occuperà come meglio potrà dei suoi affari. La madre di Werther vorrebbe che il figlio si occupasse degli affari di famiglia, che si concentrasse su quelli, ma la mente di Werther è già altrove. | suoi problemi non sono legati alle questioni di lavoro, agli affari economici e familiari concreti che la madre gli prega di seguire. Con il calore spera di riempire il suo cuore. Questo desiderio di riempire il suo cuore, con il calore e la passione, lo porteranno inevitabilmente a ingigantire e a romanzare, fino alla tragedia, questo amore che tra poco incontrerà ossia quello nei confronti di Lotte. “La solitudine in questo luogo paradisiaco è un balsamo prezioso per il mio cuore”. La parola balsamo (der Balsam) ricorrerà nell'opera molto spesso, utilizzato come termine metaforico. Il balsamo è quello della vita, che nutre, lenisce, è un termine che viene direttamente dalla religiosità pietistica settecentesca: il balsamo nel cuore è la presenza di Cristo in noi. Werther farà spesso uso di questo lessico pietistico e religioso ma, e qui sta la grande novità, gli fa assumere una nuova funzione. Il discorso così si serve del lessico religioso per assumere, però, una funzione laica, di forza, di vita e passione. “vorrei essere un maggiolino per volare in mezzo a questo mare di profumi e cogliervi il mio nutrimento”. La natura che comincia a presentare Werther non è testimonianza di Dio e della sua azione creatrice, ma fonte di piacere, instaura con la natura un rapporto fisico, sensuale, quasi erotico, impensabile per l'epoca. Percepisce la bellezza della natura in quanto tale e non come creazione di Dio. Werther non lavora, non ha bisogno di farlo, è piuttosto un contemplatore, ricerca tutti luoghi eccentrici, fuori dal centro e dalla città dove può isolarsi e contemplare e godere della natura, uno di questi luoghi è il giardino del conte von M. che accenna già in questa prima lettera. Il giardino del conte von M. non è un giardino geometrico alla francese preciso e raffinato, ma un giardino all'inglese, con finte rovine, un giardino sentimentale e passionale, che affascina molto Werther. Da questa lettera poi possiamo anche riscontrare un primo rapporto tra Werther e la gente del popolo, come per esempio il giardiniere, che è una persona umile, autentica, semplice, Werther stabilisce con lui un rapporto di simpatia basato sull’affetto che entrambi provano nei confronti del giardino. Werther presenta quelle caratteristiche moderne, come la frivolezza, l’edonismo, ma allo stesso tempo ne è consapevole e vuole fuggirle. 11 Lettera del 10 maggio: Werther scrive all'amico dicendogli che è talmente felice che la sua arte ne soffre; disteso sull'erba ammira il paesaggio intorno a lui fino a sera, ed è talmente bello che con le sue parole non riesce ad esprimere quello che ha nell'anima. Un pensiero struggente lo assale; potesse acquisire la capacità di trasmettere nei suoi scritti le emozioni che sta vivendo, tanto da diventare lo specchio della propria anima. Lettera del 12 maggi Werther descrive il paese dove sta vivendo; ogni giorno si ferma presso la fontana davanti al villaggio, dove arrivano le fanciulle a raccogliere l’acqua e dove si fanno molte conoscenze. Chi non ha provato le sue sen- sazioni non si deve essere mai abbeverato a questa fontana. Lettera del 13 maggi “Mi domandi se mi devi mandare i miei libri. Mio caro, te ne prego in nome di Dio, lasciali dove sono. Non voglio più farmi guidare, spronare, infiammare dai libri; questo cuore divampa già di per sé; ho bisogno di un canto che mi culli, e questo l'ho trovato, in tutta la sua pienezza, nel mio Omero. Quante volte io calmo il mio sangue agitato... perché non c'è nulla di così mutevole e incostante come il mio cuore. Mio caro, ho bisogno di dire questo a te che tanto spesso ne hai sopportato il peso e che mi hai visto passare dall'affanno ai più arditi sogni e da una dolce malinconia alla più funesta passione? È vero che io tratto il mio cuore come un bimbo ammalato e tutti i capricci gli sono concessi. Ma non lo dire a nessuno: ci sarebbero persone che non me lo perdonerebbero”. e Mutare estremo tra sentimenti contrastanti, come se non ci fosse una via da seguire (...mi hai visto passare dall'affanno ai più arditi sogni e da una dolce malinconia alla più funesta passione...). e Non siamo noi che abbiamo la passione, ma è la passione che ci possiede + tema fondamentale del Werther. ® [... questo cuore divampa già di per sé; ho bisogno di un canto che mi culli, e questo l'ho trovato, in tutta la sua pienezza, nel mio Omero] > l’Omero è l'istanza che lui sceglie per regolare gli eccessi, per guarire dall’instabilità. La musica stabilizza l'animo, guarisce il cuore malato e dà un ritmo più regolare e meno mutevole al sentire. * Illuminismo > il cuore è la sede intuitiva della conoscenza. ® Molte volte deve placare il suo cuore in tempesta, e allora lo tratta come un bambino malato. Lettera del 15 maggio: In questa lettera egli anticipa la forte polemica sociale che farà nel secondo libro. La gente di una certa classe, quella aristocratica, si tiene a fredda distanza dal popolo come se volesse conservare il suo rispetto, per il giovane Werther essi non sono altro che vili che si nascondono al loro nemico poiché temono di essere scon- fitti. Nell'opera compaiono tre ordini sociali: l'aristocrazia, la borghesia, la gente umile. Werther appartiene alla classe borghese e si sente fortemente a disagio con gli aristocratici, mentre riesce ad avere ottimi rapporti con la gente semplice. La critica nei confronti dell'aristocrazia, pur nella consapevolezza che “non siamo tutti uguali né possiamo esserlo”, è feroce, soprattutto dopo l'amara esperienza alle dipendenze dell'ambascia- tore. Nella lettera del 15 maggio torna la fontana. Werther aiuta una giovane ragazza a portare sulla testa un secchio d’acqua. Interessante l’uso del termine Jungfer con cui Werther si rivolge alla giovane. Jungfer viene utilizzato per riferirsi a ragazze non sposate e umili, di popolo, mentre Fràulein e Mamsell vengono utilizzati per rivolgersi alle ragazze di ceti più alti. 12 innamorato, il suo animo più profondo si accende, si sente bruciare ciò indica che si sente pronto ad amare in quel modo, ma soprattutto si evince che è un uomo innamorato dell’amore (più che di Lotte stessa). Lettera del 16 giugno: Nella lettera del 17 maggio a Wilhelm, Werther aveva accennato a Lotte, ma è quella del 16 giugno quella in cui Werther comincia realmente a parlare di lei, del loro primo incontro e delle circostanze in cui si è verificato. Dall’ultima lettera (30 maggio) è passato un po’ di tempo, il giovane spiega a Wilhelm che la ragione è dovuta a questa nuova conoscenza che gli sta “molto a cuore”. Charlotte S., Lotte, dalle parole di Werther è già un angelo. Una delle cose che Werther sottolinea sin da subito ma che riprenderà anche successivamente è la SEMPLICITÀ, Lotte non è una donna complessa o sofisticata, lei è genuina. L'incontro con Lotte avviene grazie ad un ballo in campagna, sebbene Werther avesse un’altra accompagnatrice rimase incantato dalla ragazza. Lotte però è già impegnata con Albert. Lotte non è ricca ma neanche tanto povera, la sua famiglia appartiene alla borghesia media ha un suo di conto in società. Werther parla della residenza di Lotte in termini di eremo, una dimora quindi tranquilla e solitaria. La sua dimora ha tutte le caratteristiche della capanna, del luogo protetto lontano dalla perdizione e dalle distrazioni, è un luogo pieno di intensità. Werther ci fornisce un po’ di informazioni su questo mondo perfetto e ordinato che è il mondo di Lotte. Lotte, come sappiamo, in mancanza della madre, si occupa dei fratellini più piccoli, i bambini vanno dai tre agli undici anni. Quanto a lei, sappiamo che è di media statura e ha una bella figura. Indossa un vestito di colore bianco (è un colore simbolico) con nastri rosa pallido al petto e alle braccia. Nelle mani Lotte ha un pezzo di pane, che taglia a fette e distribuisce tra i suoi fratelli, stando attenta a tagliare una fetta ciascuno in proporzione all’età e all’appetito. Già dalla prima scena Lotte è la donna della misura, dell'equilibrio, che manca a Werther che ne è continuamente alla ricerca. Lotte è una figura femminile totale, è una donna bella, elegante ed è anche materna, è la madre buona che Werther non ha: sua madre per lui resta una persona mondana, viziosa. In carrozza Lotte si mostra anche una donna di carattere parlando di un libro che non l’ha entusiasmata e che ha ritenuto noioso e man mano comincia a illuminarsi sempre di più. Arrivati alballo danzano insieme il valzer, una danza dalla forte componente erotica e forza vitale che mostra il lato passionale di Lotte. Anche in questo contesto la natura è conforme agli avvenimenti: quando Werter viene a sapere da lotte di essere fidanzata, seppur la notizia non gli era nuova, perse la testa. Da lì in poi i lampi impazzano e i tuoni soffocano la musica. Alla vista della pioggia Lotte guarda Werther e dice: “Klopstock”, egli subito coglie il legame con la sua ode “Festa di primavera” in cui la terra è scossa da un forte temporale, che se prima suscita momento di terrore quando il cielo si rasserena segue la gratitudine commossa verso Dio che con la pioggia ha dato vigore alla natura. La ragazza evoca allora una dimensione intellettuale ma anche sentimentale e Werther si commuove sul suo braccio. Come si può notare, la lettera descrive la fase dell'innamoramento e introduce elementi che saranno sviluppati e approfonditi nel corso della vicenda: l'amore, intenso come passione ed esperienza totalizzante, fondato su valori interiori; l'idealizzazione della donna (Lotte è un angelo la cui perfezione Werther non è in grado di descrivere); le affinità tra i due innamorati (entrambi amano la poesia e si emozionano dinnanzi alla natura); l'impossibilità della realizzazione del rapporto d'amore per convenzioni e formalismi sociali (Lotte è stata promessa ad Albert). Lettera del 19 giugno: Poiché nel raccontare a Wilhelm del ballo si era fatto molto tardi, Werther usa la lettera successiva per spiegargli come si concluse la serata. Finito il ballo, passata la tempesta, tornarono a casa verso l’alba. Werther riaccompagna Lotte e la sua prima preoccupazione è capire se va tutto bene e se i bambini sono a letto. Lotte torna, rientra e mette tutto a posto. 15 Lettera del 21 giugno: In questa lettera Werther comincia già a sacralizzare il suo amore, e l’effetto su sé stesso. Si trova in uno stato di completa beatitudine quello che è successo seppur poco lo ha già riempito in maniera significativa. Ritorna a parlare di Wahlheim, da dove in solo mezz'ora può raggiungere la casa di Lotte. | rapporti con Lotte sono sempre gli stessi, non è cambiato molto, eppure lui dice: “ lì io mi sento me stesso”, il che porta a constatare che quando non è vicino a Lotte o lontano da Wahlheim lui non è sé stesso, vive nel mondo scendendo a compromessi, invece, lì c'è tutta la felicità, non c'è frattura o scissione, tutto funziona. Lettera del 29 giugno: Werther condanna la rigida educazione dogmatica rappresentata dal medico che va a trovare il padre di Lotte. Lo chiama infatti “marionetta oltremodo dogmatica”, a questo tipo di educazione preferisce uno sviluppo dell'autonomia e capacità critica del bambino “Non permettiamo loro di avere una volontà propria”. Lettera del 1° lugli e Malinconia >la malinconia è un vizio perché danneggia noi e gli altri. Noi dobbiamo comunque preser- vare la felicità degli altri e non distruggerla con la nostra infelicità ma anzi essere felici se gli altri lo sono. ® Umore ilcattivo umore non è sotto il controllo della nostra volontà, è una malattia. e Il cattivo umore è un vizio, perché agisce contro il piacere. e “Nonbasta forse che non sappiamo renderci felici l'un l'altro, dobbiamo anche toglierci a vicenda la gioia che ogni cuore è talvolta in grado di procurare a sé stesso?” e “Per amortuo bisogna che viva!” > dipendenza affettiva. In questa lettera ci sono importanti considerazioni sulla vita, sull'uomo e sul suo cuore, esse saranno in contraddizione però con ciò che farà successivamente. L'apertura della lettera è molto forte: paragona il suo stato a quello di un malato “Cosa può essere Lotte per un malato, lo sento nel mio cuore che forse si trova in peggiori condizioni di chi langue nel suo letto di dolore”. L'importanza di questa lettera fondamentalmente sta nel fatto che Werther comincia ad immedesimarsi effettivamente nella figura dell’ammalato, si mette nella casella di colui che è bisognoso di cure, un infermo d’amore e dice chiaramente che è Lotte il balsamo sulle sue ferite, quella che lo può guarire. In fondo sa di Albert, ma non l’ha ancora incontrato, perché lui al momento non è lì; quindi, potrebbe fantasticare di prendere il suo posto. Ma già c’è in Werther una sensazione di fallimento, una disperazione. Questa lettera continua e va alla descrizione di una gita che fanno per andare a trovare il parroco di campagna e sua moglie molto malata in un paesino a circa un’ora da dove si trova lui. Lotte è accompagnata oltre che da Werther anche dalla sorella più piccola, all’epoca infatti andare da sola con Werther sarebbe stato sconveniente. Una delle cose che affascina Werther di questo paesino di campagna sono i due noci nei pressi della parrocchia, il parroco gliene racconta la storia. Gli alberi sono stati piantati in due momenti diversi uno moltissimo tempo prima e non si sa da chi, l’altro invece è stato piantato dal padre di sua moglie che è stato il suo predecessore, lo piantò il giorno in cui nacque sua figlia. Questi due noci hanno poi una valenza simbolica, come i tigli a Wahlheim, segnano il limite dell’idillio, la parrocchia, la casa del parroco e della sua famiglia, la capanna dove ritroviamo persone genuine e autentiche lontane dalla città, dalla metropoli. Sono alberi che proteggono e che sono generalmente molto antichi, legati quindi al concetto di tradizione, segnano la continuità della linea patriarcale. Il vecchio parroco di campagna è uno dei garanti dell’ordine patriarcale. Nella seconda parte del romanzo, quando tutto assumerà toni più cupi, Werther scoprirà che il giovane pastore che ha sostituito il vecchio, è ambizioso e spinto dalla moglie, una donna funzionale, taglia gli alberi perché sporcano e tolgono la luce. Il pastore anziano è la garanzia deltempo passato, il giovane della malattia della modernità. Il fatto che gli alberi siano stati tagliati farà impazzire Werther, perché sentirà il subentrare di una mentalità calcolatrice, funzionalistica, rispetto a una temporalità lenta della tradizione. Non conterà più il valore affettivo e emotivo, l’unica cosa che conterà sarà la funzione. Incontrano la figlia del parroco e ilfidanzato, il signor Schmidt, che è di cattivo umore. Alla vista di quest'uomo rabbuiato Werther dice che non c’era nulla che gli urtasse più che vedere uomini tormentarsi a vicenda, e 16 soprattutto quando i giovani, nel fiore della vita, mentre potrebbero godere di tutte le gioie, si guastano con le loro stupidaggini le poche buone giornate che la vita concede loro. Quando la sera il discorso cadde su gioia e dolori della vita parlò con molto calore contro la malinconia: “Se si vive con cuore aperto si avrebbe forza a sufficienza per superare i momenti difficili”. Viene contraddetto però dalla moglie del parroco, la quale probabilmente parla con esperienza poiché nella sua vita avrà vissuto più dolori rispetto a Werther che fondamentalmente è giovane, dicendo che non si è padroni del proprio stato d'animo. Werther considera allora la malinconia come una malattia, non fisica ma psicologica da poter combattere. La paragona poi ad un vizio, entra allora nel campo della morale: abbiamo il dovere morale di curarla “Si predica contro tanti vizima non ho mai sentito che dal pulpito si sia combattuto contro la malinconia”. Per Werther si dovrebbe predicare contro la malinconia, e il parroco gli risponde che questa è una cosa che dovrebbero fare i parroci in città, perché i contadini non sono mai malinconici. Questo si può collegare anche al fatto che il contadino che lavora e si accontenta del semplice non è malinconico, come lo può essere un borghese o un aristocratico di città. Il discorso finisce poi sulla questione dell’egoismo della malinconia, sul fatto che chi è malinconico finisce con il distruggere anche la serenità altrui invece di essere felice per chi gli sta intorno. Werther si appassiona sempre nelle conversazioni, non parla per il gusto di farlo o per essere gentile, è talmente preso dalle sue stesse parole da accalorarsi e da mettere tutto sé stesso. Anche Friederike condivide questa cultura delle lacrime, quella stessa che aveva portato Werther a emozionarsi al solo sentir pronunciare il nome di Klopstock. Quando vede l’emozione negli occhi di Friederike, Werther continua il suo discorso, anche per una ragione narcisistica in fondo, perché legge la cosa anche come un interesse nei suoi confronti. Lungo la via del ritorno a casa, Lotte fa una considerazione interessante: Werther partecipa a tutto con troppa passione, dovrebbe piuttosto risparmiarsi per non rovinare sé stesso. Lettera del 6 luglio: Werther manifesta per la prima volta quanto sia impura la sua sensibilità di uomo moderno: contamina la sorellina di Lotte baciandola con eccessiva passione e per questo viene ripreso dalla stessa Lotte che lava la guancia della bambina con l’acqua purificatrice della fonte. Questa scena è paragonata alla cerimonia di battesimo che cancella ogni impurità. Lettera dell’8 luglio: Infantilismo della passione, “come posso essere così bambino!” > Per essere felice che Lotte dalla carrozza si è voltata a guardarlo. Lettera del 10 luglio: Werther odia quando gli chiedono se Lotte gli “piace”. Il piacere è una questione di gusto, di una cosa superficiale, frivola, di tipo estetico. Si può chiedere se ci piace o meno un libro, per esempio, una cosa tra le tante, ma Lotte non è un piacere, Lotte è il tutto. Un amore che colma tutti i sensi, Ossian è associato a questo sentimento dell’assoluto e caratterizzerà tutto il secondo libro. Lettera del 13 luglio: Lotte è attratta da Werther, però parla del fidanzato sempre con affetto e calore. Lettera del 16 luglio: “Un brivido mi corre nelle vene, quando per caso le mie mani sfiorano le sue, quando sotto la tavola i nostri piedi si toccano. Mi ritraggo come dal fuoco, mentre una forza misteriosa mi spinge di nuovo avanti; e una vertigine prende tutti i miei sensi. Ma la sua innocenza, la sua anima pura le impediscono di comprendere come queste piccole familiarità mi turbino. Se, mentre parliamo, la sua mano si posa sulla mia, se nella foga della conversazione mi si avvicina, tanto che il suo divino alito sfiora le mie labbra, mi sento sprofondare, 17 Lettera del 18 agosto: La lettera del 18 agosto capovolge radicalmente quella del 10 maggio, nella quale la natura appariva a Werther nell'immagine di una bellissima donna. Il sentimento di prima che lo colmava di beatitudine ora è uno spirito maligno che lo perseguita. La natura è sempre stata estrema vitalità, adesso però ne scorge il lato distruttivo di essa. La natura se prima era istanza femminile e materna che dispensa cibo e piacere, si rivela essere anche l'istanza che per nutrire deve divorare, consumare e distruggere. E’ evidente che questa natura è ancora una volta la metafora dell’io di Werther che va distruggendosi. Lettera del 28 agosto: Il 28 agosto è il compleanno di Werther ma anche Goethe è nato il 28 agosto e anche Kestner, la figura storica di Albert. Il regalo che ha ricevuto Werther è un regalo particolare perché contiene i nastri del vestito che ha indossato Lotte il giorno del loro primo incontro, Werther vede tutto questo come un regalo fatto da amici, perché poi c'è anche altro, c'è per esempio l’edizione dell’Odissea (quella che aveva Werther era in greco con testo latino a fronte, questi erano gli anni in cui l'Odissea iniziò ad essere tradotta in tedesco, a lui viene regalata un’edizione tascabile). Lettera del 3 settembre: Matura l’idea di andare via. Lettera del 10 settembre: Addio di Werther a Albert e Lotte. Quest'ultima ricorda l’ultimo giorno di vita della madre e di come le abbia assegnato il compito di prendersi cura della sua famiglia. Una volta andati via, Werher si getta a terra e piange e mentre vede Lotte andare via allunga le braccia come per afferrarla. La scena in cui lei si allontana con Albert è la scena madre, la scena tipica di tutte le psicanalisi, il bambino che guarda i genitori da fuori la camera, l’esclusione, loro due se ne vanno e lui li guarda allontanarsi, lui non fa parte di quella coppia. Lettera del 20 ottobre: “Oh se avessi l’umore un po’ meno nero, sarei l’uomo più felice del mondo” ritorna l’idea di leggerezza, vorrebbe essere un po’ più frivolo, una persona leggera, ma anche lui sa che ha un animo più profondo. Prima si era lamentato di chi aveva l’umor nero, ma ora sta ammettendo che è lui ad averlo. “Da quando sono costretto ogni giorno a mescolarmi alla gente e vedo quello che fanno e come lo fanno, vado molto più d’accordo con me stesso”: Questa è la prima reazione alla vita sociale e lavorativa in città. La prima cosa che fa in città è cominciare a confrontarsi e a misurarsi. La misura è il primo elemento che gli manca e di cui in campagna credeva di non aver bisogno, ma qui in città è l’arma fondamentale. Lettera del 26 novembre: Conosce il conte von C., uomo ammirevole di mente aperta con cui ci si poteva comprendere e si poteva parlare. Ogni tanto anche nella letteratura tedesca ci sono dei nobili buoni, Karl Moore ma anche il Conte Appiani, rappresentano i nobili la cui nobiltà è anche d'animo assimilata alla morale borghese, fondata sulla genuinità, sull’autenticità e sul lavoro. Lettera del 24 dicembre: È passato quasi un mese dall'ultima lettera presente nel libro, Werther sta provando a vivere una vita normale, ma già stanno per iniziare i primi problemi. L’ambasciatore lo opprime e lo assilla e che fosse una persona pedante l’aveva già intuito. Vuole un linguaggio perfetto, un lavoro accurato, anche se probabilmente il suo fine non è tanto quello di ottenere effettivamente un lavoro migliore, quanto rimarcare il rapporto gerarchico. 20 Descrivendo l’ambiente ricorre ad una forte critica sociale: L’ambizione con cui le persone si tengono d’occhio e si sorvegliano per sorpassarsi idi un mezzo gradino; le più miserabili, le più spregevoli passioni messe in mostra senza pudore. La gente crede di essere chissà chi per quel po di nobiltà che possiede. La signorina von B, in questa vita artificiosa, ha conservato una certa naturalezza, segno che anche tra i nobili c'è qualcuno al quale si può attribuire il valore della semplicità e della naturalezza rispetto al formalismo che segnava la natura di questa classe sociale. La conversazione è sempre il mezzo principale, tra Werther e la signorina, non è l’eros. Lettera del 20 gennai Lettera indirizzata a Lotte, le descrive l’ambiente deleterio in cui sta vivendo. Werther per scriverle si è rifugiato in una stanza di una semplice osteria di campagna che lui definisce “capanna”. AI contrario del 26 maggio, la capanna si è trasformata nel luogo di arida solitudine dove Werther non riesce più a trovare alcuna “pienezza del cuore”. Lettera del 17 febbraio: Werther non va molto d’accordo con l'ambasciatore e spesso non può fare a meno di contraddirlo. Per questo ultimamente l'ambasciatore si è lamentato con il ministro che lo ha rimproverato. Werther stava per dare le dimissioni quando riceve una lettera personale del ministro che con tatto gli consiglia di deviare le sue ener- gie dove avranno la possibilità di dispiegarsi in maniera più efficace. Lettera del 20 febbraio: Lotte e Albert si sono sposati. Lettera del 15 marzo: Il tema della lettera era già stato preannunciato con la presentazione del conte von C. e della signorina von B., ossia i rapporti sociali nella società tedesca, in particolare il rapporto tra la nobiltà e la borghesia. Nel momento in cui tutti i nobili entrano nel salone del conte von C., e cominciano a mormorare sulla presenza di Werther, il conte molto delicatamente fa capire a Werther che la sua presenza non è gradita. Dopo questo episodio si ritira in un posto nella natura dove si sente pienamente sé stesso, dove non ha bisogno di nessun codice e di nessuna finzione, e guarda il tramonto del sole, leggendo Omero, legge il canto in cui Ulisse viene accolto dal buon pastore di porci al suo ritorno ad Itaca. Questa scena del riconoscimento e dell’identità, lo tranquillizzano. Anche Werther torna a ‘casa’ nella natura, nelle pagine di Omero, nell’suo habitat, non sorprende che dopo voglia tornare veramente a casa nel paese di Lotte. Lettera del 16 marzo: Werther incontra la signorina B., che si scusa per quello che era successo la sera prima: era stata più volte sul punto di avvisarlo, e riconosceva che il conte non avrebbe mai perso la sua amicizia. Gli racconta, inoltre, della predica che ha dovuto subire da parte della zia, che era presente alla cena. Lei non si rendeva conto del dolore che tali parole infliggevano al Werther, e gli riportava ogni pettegolezzo della gente aristocratica. Wer- ther avrebbe voluto che qualcuno si fosse azzardato a parlargli, così da cacciargli una spada nel corpo. Egli vorrebbe fare come alcuni cavalli di nobile razza che, spronati e accaldati, addentano una vena per poter riprendere fiato. Lettera del 24 Marzo: Werther rassegna le dimissioni senza aspettare il consenso dell’amico, e lo invita a fare come meglio crede nel riferire questa cosa a sua madre. Un principe lo ha invitato a trascorrere la primavera da lui e a disporre del suo tempo libero a piacimento. Werther è deciso e partirà con lui. 21 P.S. 19 Aprile: Werther ha aspettato a rispondere all'amico perché attendeva il congedo di corte, temendo che sua madre gli impedisse di congedarsi. Il ministro aveva preso male la sua decisione, e il principe ereditario aveva ag- giunto una gratificazione di venticinque ducati, e quindi egli non aveva più bisogno dei soldi della madre. Lettera del 5 Maggio: Werther annuncia all'amico che l'indomani partirà per il paese natio e che passerà per la porta dalla quale sua madre era uscita con lui in carrozza dopo la morte del padre. Werther saluta l’amico e lo informerà dei prossimi spostamenti. Lettera del 9 maggio: Werther scopre che i luoghi della sua infanzia si sono trasformati e si sono modernizzati. Tutti i cambiamenti lo disturbano. La scuola di Werther è diventata una merceria, questo è il segno della modernità. Il principe sembra una persona semplice e sincera, ma Werther percepisce comunque il suo atteggiamento mondano, parla di cose per sentito dire o perché le ha lette da qualche parte, non ha opinioni proprie. Alla fine, comunque essendo un principe ha come obbiettivo l’autorappresentazione, non ha bisogno di sapere veramente, deve mostrare di sapere. Il principe apprezza di Werther il fatto che sia un uomo intelligente e colto più che il suo cuore, e questo a lui dà fastidio, perché è proprio per il suo cuore che lui vuole essere apprezzato. Questa è una critica piena all’illuminismo, è il rovesciamento sturmuriano dell'illuminismo: il suo cuore è la fonte di tutto. Lettera del 25 Maggio: Werther aveva intenzione di arruolarsi nell’esercito, e questo era il motivo per cui aveva seguito il principe, che era un generale al servizio. Il principe, conosciuto il suo proposito, lo aveva dissuaso, e tutto era andato a monte. Lettera dell’11 giugno: Werther critica l'educazione nozionistica e dogmatica del principe. Quando Werther cerca di fargli vedere la natura e l’arte, egli risponde con termini tecnici triti e ritriti. Lettera del 18 giugno: Manifesta l'intenzione di voler ritornare da Lotte. Lettera del 4 settembre: Lettera aggiunta nella seconda stesura. Lega il suo stato d'animo alla natura e all'autunno, la natura che tende all’autunno, come lui. Tutto è già autunno in me e intorno a me” > è finito il suo momento rigoglioso. Questa è la lettera in cui ritorna la figura del garzone, con il quale egli si identifica. Il giovane è stato cacciato dal servizio poiché aveva tentato di prendere la padrona con la forza. Lettera del 15 settembre: La morte del vecchio pastore e l'abbattimento dei noci (da parte della moglie del nuovo pastore) segnano la distruzione dello scenario idilliaco rappresentato nella lettera del 1° luglio. Il nuovo si insedia con un atto di sradicamento del passato e della tradizione. La lettera si inserisce in quello schema di capovolgimento delle immagini del primo libro che rasserenavano l'animo inquieto di Werther. Il taglio dei noci è uno degli episodi più importanti del Werther, e qui c'è una formulazione piuttosto chiara della critica alla modernità. 22
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