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I Fratelli Karamazov. Riassunto capitolo per capitolo, Sintesi del corso di Letteratura Russa

Riassunto capitolo per capitolo. Manca solo la parte riguardo lo starec Zosima (50pp)

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 01/07/2021

LevTolsoj
LevTolsoj 🇮🇹

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Scarica I Fratelli Karamazov. Riassunto capitolo per capitolo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! I Fratelli Karamazov Riassunto dettagliato capitolo per capitolo, mancano solo 50 pagine, quelle della vita di Zosima Libro Primo Storia di una Famigliuola Fëdor Pàvlovic Karamàzov Fëdor Pavlovič Karamàzov era un “possidente”. Si era sposato due volte e aveva tre figli: il maggiore Dmitrij Fëdorovic, avuto dalla prima moglie e gli altri due, Ivàn e Aleksèj, dalla seconda. Egli era, come lo definirono al tempo, una mezza cartuccia, un buffone, cattivo e insensato. La sua prima moglie, Adelaida Miùsova, l’aveva sposato solo per interesse monetario, quindi senza che ci fosse amore. Il clima tra i due coniugi si fece subito insopportabile: ricatti, botte (da parte della moglie verso di lui e alterechi vari); data la situazione insostenibile Adelaida scappò via e gli lasciò il loro unico figlio Dmitrij (detto Mitja). Fëdor la prese bene e iniziò a organizzare in casa baccanali e nelle pause andava in giro per il paese a lamentarsi del dolore inflittogli da Adelaida. Fëdor sentì che la moglie si trovava a Pietroburgo ed era deciso a raggiungerla, ma poco dopo, mentre era ubriaco, sopraggiunse la notizia della morte di lei. Si sbarazza del primo figlio Fu un padre orrendo. Non educò in nessun modo il figlio Dmitrij semplicemente perché si dimenticò della sua esistenza. Mentre il padre si “svagava” dentro casa, il servo Grigorij si prese cura del piccolo. Tuttavia tornò da Parigi un cugino di Adelaida: Pëtr Aleksandrovic Miusov, il quale prese a cuore la storia di Mitja e si recò da Fëdor Pavlovič per chiedergli di poterlo istruire lui stesso. Poi Pëtr dovette tornare a Parigi e affidò Mitja a una sua sorella, scordandosi anche lui del bambino. Quella signora però morì e Mitja passò a una figlia di questa signora. Mitja si ripresentò alla porta del padre solo quando divenne maggiorenne per chiedere soldi che gli spettavano e il padre, compresa la sua psicologia, volle tenerlo a bada inviandogli piccolo somme di denaro di tanto in tanto. Mitja infine perse la pazienza e si ripresentò alla sua porta per chiudere i conti definitivamente. Da questo incontro si scaturì il filone principale del romanzo. L’altro matrimonio e gli altri figli Dopo essersi sbarazzato di Mitja che aveva 4 anni, Fëdor si risposò presto e il matrimonio durò 8 anni. La moglie si chiamava Sofja Ivanovna e il primo figlio che partorì fu Ivàn Karamazov, poi Aleksej. Quando ella morì Aleksej aveva solo 4 anni e ai due piccoli toccò la stessa sorte di Mitja: ignorati dal padre e cresciuti prima da Grigorij e poi da una generalessa, la quale morì poco tempo dopo. I due persero le tracce del padre e fecero la loro vita fino a quando Ivàn si ripreswntò dal padre. Fu solo allora che la famiglia fu “riunita per la prima volta”. Il terzo figlio AlEsha AlEsha era diverso dagli altri fratelli: un filantropo precope che prese la strada del monastero perché al momento lo colpì positivamente come scelta di vita; egli voleva liberare la propria anima. Lo colpì quella strada perché aveva incontrato un essere secondo lui eccezionale: il famoso starec padre Zosima. Tutti volevano bene a lui ed era un animo gentile, non giudicava le persone e tantomeno il padre, egli si allontanava quando certe situazioni si venivano a creare, ma senza sdegno. Gli starcy Da fare Libro Secondo Una Riunione Fuori Posto L’arrivo al monastero In una bellissima giornata di fine agosto Fëdor Pavlovič Karamazov, il fratello dell’ex moglie Pëtr Aleksandrovic Miusov, Pëtr Fomìc Kalganov, Alëša, Ivàn arrivarono presso il monastero dove apprendeva Alëša sotto invito dello starec Zosìma. Tutti insieme si incamminano verso il monastero dove ad aspettarli ci sono dei padri e dei monaci, i quali li introducono presso la “cella” dello starec. Il vecchio buffone notte sentì dei lamenti di bambino provenire dal giardino della proprietà. Grigorij invece giurava si trattasse del lamento di una donna. Grigorij prese coraggio e si avviò verso il giardino, sentì che i rumori provenivano dalla casetta degli attrezzi. Entrò ed assistette a una scena assurda: Lizaveta Smerjàscaja (la puzzolente), la scema del villaggio, si trovava lì dentro e stava partorendo. Ella morì subito dopo il parto. Lizaveta Smerdjàscaja Lizaveta Smerjascaja era la scema del villaggio. Tutti le volevano bene, la vestivano, gli davano del cibo e la ospitavano perché a casa lei non ci voleva mai andare. Il padre la picchiava, il che non fece che aggravare la sua condizione mentale. Una sera Lizaveta stava dormento nei pressi di un fiume tra le ortiche e dei cespugli; da quelle parti passò una brigata di ragazzi un po’ ubriachi appena usciti dalla bettola. Iniziarono a schernire Lizaveta e si chiesero chi mai avrebbe il coraggio di far con lei quello che si fa con le donne. A mostrarsi “coraggioso” in merito a questa questione fu proprio il nostro Fëdor Pavlovič. Tutti se ne andarono compreso Fëdor. Qualche mese più tardi si venne a scoprire che Lizaveta era incinta e tutti cercarono di capire chi fosse il colpevole di una simile cose. Le accuse ricaddero tutte di Fëdor Pavlovič, tuttavia egli si difese sostenendo la sua innocenza ed indicando come responsabile un famoso criminale che proprio qualche mese prima era uscito di prigione. Sta di fatto che Lizaveta partorì nel giardino del vecchio Karamazov e non sopravvisse al parto. Grigorij e Marfa presero così il piccolo e lo allevarono. Lo chiamarono Pavel, decisero che il patronimico sarebbe stato Fëdorovic e il cognome Smerdjakov, in onore della madre. La confessione di un cuore ardente. In versi Alëša si incammina verso la casa del padre ed in seguito verso quella di Katerina Ivanovna, la quale gli aveva mandato una lettera in cui diceva di volerlo vedere. Questa donna metteva particolarmente ansia ad Alëša, anche se egli non capiva bene il perché. Lungo la strada, prendendo una scorciatoia, incontrò Dmitrij, il quale iniziò a parlare con lui confessandogli che gli deve dire un segreto. Egli inizia dunque a vaneggiare citando versi di varie poesie e facendo riflessioni sulla doppia personalità dell’uomo, su lui stesso e su altre cose. La confessione di un cuore ardente. Per aneddoti Dmitrij racconta che quando era nell’esercito aveva conosciuto un colonnello. Questo colonnello aveva una figlia maggiore Agaf’ja Ivanovna; Dmitrij, sebbene fosse un vero mascalzone con le donne, la prese in simpatia e ci diventò sinceramente amico. Il colonnello poi ebbe un’altra figlia, ovvero Katerina Ivanovna. Questa invece lo disprezzava e lui prese a cuore la questione visto che invece voleva dimostrare di essere pieno di qualità. In quei tempi Dmitrij ricevette seimila rubli dal padre e una lettera da un amico, il quale gli spiegava che c’era del malcontento nei confronti del colonnello per questioni di soldi. Così egli assestò un “colpo”: chiamò Agaf’ja e gli disse della situazione del padre, che gli mancavano in cassa 4.500 rubli, e gli disse che avrebbe provveduto lui a darglieli. Lei si indigna () [sti russi so tutti scemi] e se ne va. Il colonnello si ammalò seriamente e fu sostituito, ma si faceva pressione su di lui perché consegnasse la cassa. Il colonnello faceva questo: prendeva dai soldi della cassa, li dava a un commerciante, il quale andava a fare affari al mercato e poi, ritornando dal colonnello, gli restituiva tutti i soldi con gli interessi. Una volta tuttavia non gli riportò niente. Quando egli fu costretto a consegnare la cassa, con la scusa di andarsi a mettere la divisa, cercò di suicidarsi con un colpo di fucile. Fu salvato dalle figlie e dalla sorella della defunta moglie. Dmitrij in quel momento si trovava a casa e proprio mentre stava per uscire sulla sua soglia si presentò Katerina Ivanovna. Ella disse a Dmitrij che la sorella gli aveva riferito della sua disponibilità a darle quei 4.500 rubli se fosse stata lei in persona a volerli prendere. Dmitrij confessa che il suo primo pensiero fu quello di un vero Karamazov , ovvero di dirgli che l’aveva imbrogliata e che in realtà stava scherzando, che non avrebbe mai dato 4.000 rubli così. Tuttavia egli si sentì un insetto in confronto a lei, che invece era venuta presso lui rinunciando a tutto il suo onore pur di salvare il padre. Così Dmitrij decise di dargli i soldi e lei diventò pallidissima e si inchinò di fronte a lui. Confessione di un cuore ardente. “Giù, a capofitto”. Dopo questo fatto Dmitrij e Katerina non si parlarono per mesi. Il padre di lei consegnò la cassa, ma la sua malattia se lo portò via in poco tempo ed ebbe un funerale solenne di stampo militare. Le due figlie, rimaste con la zia, si traferirono a Mosca, e anche allora Dmitrij non si fece vedere. Solo un contatto avvenne tra i due: pocp prima della partenza arrivò a Dmitrij una lettera in cui c’era scritto “Vi scriverò, aspettate. K.” A Mosca Katerina andò sotto la protezione di una ricca donna che aveva perduto tutte e due le sue figlie di vaiolo a distanza di pochi giorni. La vecchia prese a cuore Katerina e, oltre a indicarla come erede di tutti i suoi avere, per l’immediato presente gli diede ottomila rubli di dote. La prima cosa che Katerina fece fu mandare 4.500 rubli a Dmitrij con una lettera allegata in cui lei stessa si offriva di diventare la moglie di Dmitrij. Gli rispose subito dicendogli che non poteva andare a Mosca e che doveva considerare il fatto che lei ora era una donna ricca, mentre lui un poveraccio. Dmitrij scrisse a Ivàn spiegandogli la situazione e mandandola da lei. Il fratello si innamora della ragazza ma tuttavia lei gli preferisce Dmitrij. Infine Dmitrij va a Mosca e si fidanza ufficialmente con Katerina. Tuttavia ora, nel presente, Dmitrij ha chiamato a sé Alëša perché lui vada da Katerina a dirgli che Dmitrij non la vuole più vedere. Dmitrij infatti aveva il compito di mandare 3.000 rubli a Agaf’ja ma non lo fece, e con un’usuraia di cui si innamora, Grušenka, si da alla pazza gioia spendendo tutto. Katerina chiede della ricevuta ma lui svaga e non può più andare avanti così. Tuttavia vuole restituire i soldi e proprio per questo dice ad Alëša che deve andare dal padre a prendere i soldi da consegnare poi a Katerina. Grušenka invece dice che potrebbe anche sposare Dmitrij così su due piedi. Tuttavia Fëdor Pavlovič, il padre, è innamorato dei Grušenka e ha preparato un pacco con 3000 rubli da darle se ella decide di sposarlo. Quindi Dmitrij si trova in quel giardino proprio per spiare le mosse di Grušenka. Alëša si incammina verso la casa del padre per chiedere i tremila rubli. Smerdjakov Alëša entrò in casa e vide al tavolo in salotto seduti Fëdor Pavlovič e Ivan intenti a finire il loro pranzo. Il padre gioì nel vedere il figliolo e gli offrì qualcosa. Smerdjakov fu incaricato di andare a prendere quanto richiesto. Parte qui una digressione sul personaggio di Smerdjakov. Egli era sempre stato un bambino problematico, sadico con gli animali e molto chiuso in se stesso. Grigorij e Marfa si presero cura di lui, gli insegnarono a leggere e scrivere e lo iniziarono ai testi sacri. Tuttavia il ragazzo era molto intelligente e snobbava gli insegnamenti della chiesa e proprio per questo un giorno Grigorij gli rifilò uno schiaffone. Egli si chiuse per giorni nel suo catino e da lì in poi iniziò a soffrire di epilessia. Fëdor lo trattava prima con indifferenza, ma senza volergli male, ma dopo questo avvenimento lo prese a cuore e addirittura lo mandò a Mosca per studiare cucina. Ormai cresciuto Smerdjakov era diventato poco Libro Quarto I Tormentati Padre Ferapònt Alëša si sveglio e andò insieme a tutti gli altri monaci a salutare lo starec che stava sempre peggio ed era molto stanco. Parte qui una lunga digressione nella quale lo starec da dei precetti cristiani ai monaci. Viene presentata anche una nuova figura, opposta allo starec, ovvero quella di padre Ferapònt. Egli era scettico e burbero con la gente, non parlava quasi mai perché faceva voto di silenzio ed era un maestro del digiuno. A fargli visita andò un monaco forestiero che ci parla un po’. Il capitolo finisce con lo starec che intima ad Alëša di lasciare il monastero per tornare in città e svolgere il suo compito. Nell’uscire Alëša parla con pare Paisij, con il quale non aveva mai avuto un contatto amorevole come con lo starec, il quale tuttavia, come se avesse raccolto il testimone del morente padre spirituale, trova un contatto con Alëša che si rallegra molto di questo avvenimento. Dal padre Per prima cosa Alëša si diresse verso casa del padre, il quale aveva espressamente chiesto di parlare con lui e di non far sapere ad Ivan che sarebbe venuto a casa. Alëša non si spiegava questo desiderio. Ivan non era a casa e il padre stava facendo colazione completamente livido in faccia. Il padre inizia a parlargli dei suoi soldi, che vuole conservare fino all’ultimo centesimo perché intende vivere nel suo sudiciume ancora a lungo. Poi gli racconta di quello che secondo lui è il piano di Ivan: egli vuole sabotare la proposta di matrimonio del padre nei confronti di Grušenka così che Dmitrij sposi Grušenka e Ivan possa avere campo libero per soffiare a Dmitrij la sua attuale ragazza, Katerina Ivanovna. Fëdor si scaglia quindi contro Ivan definendolo una canaglia. Poi si scagliò contro Dmitrij definendolo uno scarafaggio che vuole schiacciare. Rivela a Alëša che voleva offrirgli mille rubli per mandarlo via da lì, ma senza Grušenka, tuttavia ha cambiato idea e non gli darà niente e lo schiaccerà ugualmente come uno scarafaggio. Poi intima Alëša di andarsene perché non ha nulla da fare lì. E’ da notare come per tutta la conversazione Fëdor usi un tono seccato con Alëša. Fa lega con gli scolari Alëša iniziò a dirigersi verso la casa della signora Chochlakova quando presso un canale vide dei ragazzini con dei sassi in mano. Dall’altra parte del canale arrivava un solo bambino di circa 9 anni con le tasche piene di sassi. Iniziò una sassaiola e il ragazzino dall’altra parte del canale fu colpito due volte, al che scappò. Alëša chiese al gruppo di bambini quale fosse il motivo di quella cosa e loro dipinsero quel bambino come un vile e che egli mirava con i sassi anche a lui, avendo riconosciuto che Alëša è un Karamazov. Alëša così decise di riprendere il ragazzino che se ne era andato. Alëša gli disse che i ragazzini gli avevano riferito che lui lo conoscesse, tuttavia Alëša non l’aveva mai visto in vita sua. Il ragazzino non dava spiegazioni e così Alëša si voltò per andarsene. Il ragazzino gli tirò la pietra piu grande che aveva alle spalle, poi un’altra ancora e infine si scagliò su di lui e gli mozzicò forte un dito fino a farlo sanguinare. Alëša non rispose alla provocazione e gli chiese per quale motivo lo stesse trattando in quella maniera. Il bambino se ne andò via con un gran pianto e Alëša si ripromise di cercarlo per chiarire l’enigma una volta per tutte. Dalla Chochlakova Alëša andò alla casa della signora la quale gli chiese informazioni sullo starec. Poi disse ad Alëša che la sua figlia Lise appena aveva udito che Alëša era arrivato si era chiusa nella sua stanza presa da un attacco di isteria. Tuttavia quella, che origliava da dietro alla porta, disse che non era vero quanto stava dicendo la madre. Alëša chiese alla signora un panno per avvolgere il dito visto che gli doleva molto, e quando aprì il panno la signora emise uno strillo alla vista della ferita, fatto che fece sì che Lise aprisse la porta della camera. La signora andò a prendere dell’acqua fredda per placare il dolore e, approfittando del momento, Lise chiese a Alëša della lettera. Egli gli rispose che aveva preso seriamente la questione e che una volta che Zosima fosse morto egli avrebbe seguito quello che lo starec gli aveva chiesto: lasciare il monastero e sposarsi, ed era sicuro che non avrebbe trovato una moglie migliore di Lise. A casa della signora Chochlakova c’erano anche Katerina Ivanovna e Ivàn, i quali stavano parlando. La signora sostiene che in quella conversazione sta succedendo di tutti perché Katerina è attratta da Ivan, ma cerca in tutti i modi di convincersi di amare Dmitrij Tormento in un salotto Egli entrò nel salotto ma il colloquio giungeva alla fine. Ivan si era alzato e faceva per andarsene con un viso pallido e Katerina era visibilmente agitata. Anche Alëša era agitato poiché in quel momento avrebbe sciolto il suo dubbio. Il suo dubbio era questo: gli erano venute varie voci per le quali Ivan era attratto da Katerina e voleva soffiarla a Dmitrij; quest’ultimo tuttavia sarebbe stato ben felice di questa cosa perché così avrebbe potuto sposare Grušenka. Ma Alëša era perplesso su questa situazione, non voleva credere che i due fratelli che amava potessero entrare in competizione. Egli iniziò ad addentrarsi nel labirinto di possibilità che si era venuto a creare in questa situazione e si ritrovò in uno stato di confusione. Katerina chiese a tutti di sedersi e di ascoltare quanto aveva deciso durante la notte per darle un parere (lei teneva conto soprattutto di quello di Alëša). Prima lei e Ivan parlavano proprio di questa cosa, e Ivan aveva acconsentito a quanto deciso da Katerina. L’idea che aveva maturato durante la notte era questa: aveva deciso che qualunque cosa fosse successa a Dmitrij lei non l’avrebbe mai abbandonato; non nel senso di una relazione amorosa, lei intendeva che voleva essere per lui come una sorella che lo protegge, questo si sentiva nei suoi confronti. Ivan ribadì il suo essere d’accordo, mentre la signore Chochlakova riteneva tutto ciò inutile. Katerina chiese quindi il parere di Alëša. Ivan interruppe la questione e disse a Katerina che sarebbe partito per Mosca l’indomani; Katerina, che piangeva a dirotto, si rischiarì nel sentire questa notizia, lei infatti voleva che Ivan andasse da sua zia e dalla sorella per raccontargli a voce e con buone parole della brutta situazione di lei, cosa che non era riuscita a fare attraverso una lettera. Poi Alëša finalmente dà il suo parere sulla questione; egli mette le carte in tavola pretendendo di dire la verità. Secondo lui infatti tutto questo che sta succedendo si deve concludere così: Dmitrij deve venire qui e congiungere le mani di Katerina e quelle di Ivan poiché si amano a vicenda. Katerina è furiosa e Ivan invece declina le parole di Alëša dicendo che lui è si innamorato di Katerina, ma che sa benissimo che lei non ricambia. Egli infatti sostiene che Katerina ami profondamente Dmitrij in quanto nel suo cuore risiede una volontà di aiutare il fratello, come per fare carità morale, così da sentirsi meglio con se stessa; continua dicendo che se Dmitrij si correggesse e lei non avesse più niente da rimproverargli, smetterebbe di amarlo. Per di più si stente offeso dal fatto che lei consapevolmente lo abbia tormentato con le sue peripezie con Dmitrij, motivo per cui non vuole la sua mano prima di partire per Mosca per sempre. Una volta che Ivan abbandonò la stanza Katerina arrivò presso Alëša con due banconote da 100 rubli. Spiegò ad Alëša che Dmitrij Egli non lo accetta a causa della sofferenza. Egli non capisce come possa il mondo essere così pieno di sofferenza se è stato creato da un’entità buona e giusta. Tuttavia decide di concentrare la sua argomentazione solo sui bambini. Parla di come sia ingiusto il fatto che i bambina, esseri che ancora non hanno avuto il tempo per commettere il peccato, possano essere preda di barbarie. Narra poi dei vari aneddoti riguardanti questo tema (leggere sul libro). Ivan chiede a Alëša se costruirebbe questo edificio (il mondo, il destino) su fondamenta fatte anche solo di un bambino sofferente a patto che tutti gli altri siano felici. Alëša risponde che non accetterebbe di essere l’architetto di questo mondo, ma sostiene anche che le fondamenta su cui si basa il mondo sono invece Cristo. Proprio a questo proposito Ivan dice a Alëša che ha composto un poemetto e lo vuole far ascoltare a Alëša. Il poemetto si intitola “Il Grande Inquisitore”. Il grande inquisitore Il racconto di Ivàn è ambientato a Siviglia, nel XVI sec. Quella era l’epoca dell’Inquisizione, tutti i giorni venivano fatti roghi di eretici. Proprio in questo ambiente Cristo decide di scendere sulla Terra per fare una visita ai loro fratelli in un periodo così buio e tormentato per loro. Solo il giorno prima il Grande Inquisitore aveva fatto bruciare più di 100 eretici in una volta sola. Egli fu acclamato a gran voce da tutta la popolazione, gli gettavano fiori, baciavano la terra dove camminava e lui dispensò dei miracoli: ridiede la vista a un cieco e resuscitò una bambina che stava dentro una bara pronta per il suo funerale. Proprio in quel momento passa il Grande Inquisitore, un vecchio di 90 anni alto ed autoritario, il quale decide di portare via Gesù e di rinchiuderlo. Inizia un lungo monologo, in cui il vecchio rimprovera a Gesù di essere tornato sulla terra a rovinare i suoi piani e a mettere in pericolo il suo progetto di pacifica convivenza tra gli uomini. L’ideale evangelico di libertà – sostiene l’Inquisitore – è troppo duro per la maggior parte degli uomini (non per lui, cui Dio aveva dato le forze necessarie per seguirlo), condannati pertanto da esso alla inevitabile dannazione e dunque all’infelicità. Proprio questa considerazione lo spinse ad abbandonare l’ideale evangelico e a prendere parte al progetto di concedere almeno la felicità terrena ad un’umanità comunque incapace di raggiungere quella eterna. Questo progetto prevede la trasformazione dell’ideale evangelico in una morale più accessibile all’uomo, fatta di gesti esteriori alla portata di tutti. In questo modo, anche i deboli crederanno di poter raggiungere la felicità eterna, sottometteranno la loro libertà ai precetti della Chiesa e ne riceveranno in cambio una felice speranza nell’aldilà. Ecco allora tutta la terra schiava, illusa ma felice. Questo il progetto dell’Inquisizione: portare in terra la felicità a tutti, dato che quella celeste è al di fuori della portata di molti. Di più l’uomo non può pretendere. Ora, Cristo tornando a Siviglia rischia di rovinare il progetto: riaffermando il vero ideale evangelico, tutti si renderebbero conto che solo a pochi eletti sono state date le capacità di realizzarlo. Che ne sarebbe allora del resto dell’umanità? Folle disilluse, che tentano invano di uniformarsi al Vangelo e cadono di continuo nel peccato, disperate nel vedersi destinate all’Inferno e all’infelicità. Cristo porterebbe la felicità solo a pochi eletti, l’Inquisizione la mette alla portata di tutti. Certo, seguendo l’Inquisizione l’uomo non raggiungerà il Paradiso, ma non l’avrebbe raggiunto comunque, a causa della propria naturale debolezza. Per lo meno, sarà felice sulla terra. Per questo, al termine del lungo monologo, l’Inquisitore invita Cristo ad andarsene dalla terra e a non ritornare più. Cristo bacia l’inquisitore e se ne va’. In silenzio. Così termina la Leggenda. Una faccenda ancora molto oscura Ivàn andò via dall’osteria e si diresse verso la casa del padre. Sentì dentro di lui come una forte sensazione che lo irritava, ma non ne coglieva la causa. Pensò che forse era per via del ripudio che provava per la casa del padre e la sua atmosfera; ma non era questo. Una volta arrivato presso l’abitazione vide Smerdjakov che sostava su una panca presso l’uscio e di colpo capì che quella sensazione era scaturita proprio dal servo. Ivan non capiva bene il motivo, forse perché ultimamente egli aveva preso una strana confidenza con lui come se tenessero un segreto insieme. Ivan decise di tirare dritto e non calcolarlo ma appena gli passò accanto quello lo fermò e ci iniziò a parlare. Ivan provava del vero odio verso di lui ora. Smerdjakov inizia a parlargli del fatto che si trova in una situazione molto complicata per lui: Dmitrij lo minaccia di morte poiché vuole che il servo gli riferisca se Grušenka si presenta alla casa del padre; per di più Smerdjakov per salvaguardarsi e convincerlo che è fedele a lui gli riferisce di alcuni segnali segreti che ha deciso con Fëdor per farsi aprire la porta. Smerdjakov oltretutto vuole cercare di uscire da questa situazione simulando un attacco epilettico, così che, se anche Grušenka si presentasse, lui non avrebbe colpa di non averlo riferito a Dmitrij in quanto impossibilitato. Smerdjakov spiega anche la sua preoccupazione riguardo al fatto che Dmitrij potrebbe introdursi nella casa o per rubare i 3.000 rubli che gli spettano o addirittura per uccidere il padre, dato il fatto che quest’ultimo non ha fatto testamento e quindi a tutti i figli spetterebbe 4.000 rubli sicuri; questa tesi secondo Smerdjakov, è anche più plausibile visto che Grušenka, sempre secondo lui, non avrebbe ragione di sposare Dmitrij visto che non ha un soldo, mentre invece sposando Fëdor lei si farebbe intestare tutto e loro non vedrebbero un soldo. Ivan era visibilmente irritato da tutto ciò al punto che avrebbe voluto picchiare Smerdjakov. Il servo inoltre gli suggerì di partire e di lasciare questo posto, così che se dovesse succedere qualcosa lui non si ritroverebbe invischiato. “Fa piacere parlare con un uomo intelligente” Appena entrato in casa Ivan incontrò Fëdor, ma tirò dritto per la sua stanza dicendogli che non aveva nessuna voglia di parlare con lui. Si addormentò tardi perché era torturato da molti pensieri e molte voglio, come per esempio quella di scendere nel capanno della servitù e menare Smerdjakov, ma senza sapere il perché. La mattina si svegliò di buon umore, fece in fretta la valigia e andò a salutare il padre annunciandogli la sua partenza per Mosca Questo iniziò a pregarlo di recarsi presso una sua tenuta per chiudere un affare importante al suo posto, dicendogli quindi di fermarsi un altro giorno. Ivan rispose varie volte di no, ma di fronte all’insistenza del padre decise di accontentarlo. Tuttavia lungo la strada cambiò idea, si fece accompagnare alla stazione e partì per Mosca. All’inizio si sentì bene, ma poi la sua anima si rabbuiò. Per quanto riguarda Fëdor si sentiva molto felice dopo la partenza del figlio, ma la sua felicità fu presto turbata da Smerdjakov; egli cadde dalle scale della cantina e fu preda di un attacco epilettico. Libro Sesto Il Monaco Russo Lo starec Zosima e i suoi ospiti Della vita dello starec Zosima, morto in Dio, compilata secondo le sue proprie parole da Aleksej Fëdorovic Karamazov Dai dialoghi e dai sermoni dello starec Zosima Libro Settimo mercante viene a sapere che Ljagavyj non si trova li, ma in una tenuta a un km di distanza e chiede all’uomo interpellato di accompagnarlo. Quest’uomo accetta e parlando nel tragitto dice a Dmitrij che se vuole concludere un affare con lui non deve chiamarlo Ljagavyj perché si offende, ma doveva chiamarlo Gorstkin. Dmitrij spiegò che lui conosceva questo nome tramite questo mercante, ma all’uomo non passò per la mente di dire a Dmitrij che forse questo mercante, indicandogli il nome Ljagavyj, voleva tirargli un brutto colpo. Quando arrivò da Ljagavyj lo trovò completamente ubriaco ed addormentato, provò in tutti i modi a strattonarlo e quali lo picchiò, ma non ci fu niente da fare. FU costretto a dormire lì e sottoporgli la questione il mattino dopo. Non appena sveglia vide Ljagavyj in piedi, già ubriaco, e gli sottopose la questione. Egli non ne sapeva niente e non conosceva nessun Fëdor Karamazov. Il mercante gli aveva tirato un colpo mancino e si sbrigò a tornare incittà. Un’altra idea per prendere i soldi gli balzò per la testa. Le miniere d’oro Dmitrij iniziò a mettere in pratica il suo proposito. Si recò presso l’osteria “La Capitale” e diede in pegno a un ragazzo due sue pistole per 10 rubli. Poi si diresse presso il solito chiosco vicino casa di Fëdor per chiedere notizie a Smerdjakov. Li apprese della malattia del servo. Il suo progetto infallibile era quello di farsi prestare 3.000 rubli dalla signora Chochlakova, ma la signora lo disprezzava in quanto secondo lei non meritava Katerina Ivanovna, e per il cuore della ragazza gli preferiva di gran lunga il fratello Ivan. Egli quindi penso “perché dovrebbe rifiutarmi i 3.000 rubli se con quei soldi sparirò e lascerò Katerina?” Entrò in casa della signore e fu introdotto subito, la signora gli disse che lo aspettava e che sapeva già tutto. Dmitrij non credendoci gli espose la sua proposta e la signora, sorprendentemente rispose che non gli avrebbe dato 3.000 rubli, ma molti più soldi. Però doveva starlo ad ascoltare e dargli retta. La signora gli disse che doveva andare in certe miniere d’oro a lavorare e sarebbe diventato ricchissimo. Dmitrij disse che ci sarebbe sicuramente andato ma che ora gli servivano quei 3000 rubli. La donna gli domandò se fosse convinto di andare nelle miniere, e alla risposta positiva di lui lei si alzò e andò a cercare qualcosa nella scrivania. Dmitrij pensava stesse cercando i soldi, ma invece tirò fuori un ciondolo e glie lo mise per portargli fortuna. Al che Dmitrij sbottò e gli chiese esplicitamente questi 3.000 rubli, al che la signora gli disse che non li aveva dei soldi e che lei stessa aveva chiesto un piccolo prestito. Dmitrij era furioso. Sputò per terra e uscì in strada e iniziò a piangere come un bambino.Non badando alla strada egli urto una vecchietta, la quale riconobbe come una delle badanti del mercante Kuz’mà. Le chiese se Grušenka fosse lì a casa di Kuz’mà ma la vecchietta disse che era rimasta un minuto e poi se ne era andata. In quello stesso momento Grušenka stava partendo per andare dall’ufficiale a Mokroe. Nel buio Dmitrij capì quindi che Grušenka doveva necessariamente trovarsi a casa di Fëdor. Andò lì e spiò il vecchio per un po, ma dai suoi gesti comprese che era solo. Grigorij che era a letto per il colpo subito da Dmitrij nella sua irruzione di qualche giorno prima si alzò ed andò a controllare in giardino che tutto fosse apposto, forse perché anche Smerdjakov era a letto e si sentiva in colpa a lasciare la casa incustodita in un momento simile. Vide nell’ombra come un’ombra che correva velocemente e la rincorse, riuscì a raggiungere l’uomo mentre questo stava scavalcando per uscire dal giardino. Dmitrij lo colpì in testa con un pestello che aveva rubato e se ne andò. Alcune persone per strada ricordarono poi di aver visto un uomo correre in maniera forsennata. Egli si diresse quindi a casa di Grušenka per capire che fine avesse fatto Una decisione improvvisa Dmitrij entrò in preda alla collera in casa di Grušenka e afferrò la sua serva Fenja per il collo e gli chiese dove fosse finita Grušenka. Lei rispose che la padrona era andata a Mokroe da un certo ufficiale, il quale l’aveva lasciata 5 anni prima ma ora era tornato. Ad un tratto Dmitrij capì tutto, sapeva dell’esistenza di questo ufficiale ma non gli aveva dato la giusta importanza. Si sentì stupido. Aveva la fronte e le mani imbrattate di sangue. Persa ogni speranza egli decide di spendere tutti i soldi che doveva ridare a Katerina in liquori e dolci per poi uccidersi. Approfondire il capitolo Arrivo io Dmitrij volava sulla strada con il cocchiere Andrej verso Mokroe. Vari pensieri lo prendono sulla carrozza, ma finalmente arriva a Mòkroe e si ferma nella taverna dove soggiorna Grušenka. Si fa dire dal proprietario, che conosce bene, tutte le informazioni necessarie, poi va nella sala con lo scopo di non farsi vedere ma Grušenka lo vede. Il primo, quello che non si discute Mitjia fa portare cibo, aclol e fa venire un coro di ragazze per animare la “festa”. Grušenka sembra compiaciuta nei suoi confronti e lui si sente molto meglio. Si mettono a giocare a carte con le altre persone presenti. Due polacchi si misero a barare e dopo essere scoperti furono chiusi in una stanza da Dmitrij. Delirio Iniziò un vero e proprio baccanale; tutti erano ubriachi e anche Dmitrij e Grušenka lo erano. Grušenka finalmente dichiara di amare Dmitrij e piange per essere stata così stupida da aver amato per 5 anni quel polacco che si era rivelato poi un buono a nulla. Dmitrij così dice di amarla e Grušenka è ora tutta sua. Quando Dmitrij stende Grušenka sul letto e la copre di baci, la ragazza si rende conto che qualcuno li sta osservando. Dmitrij viene chiamato dalle persone che lo osservano che si rivelano essere poliziotti. Egli gli comunicarono che era in arresto per l’omicidio di Fëdor Pavlovič Karamazov, ucciso quella notte. Libro Nono L’Istruttoria Preliminare L’impiegato Perchotin inizia la sua carriera Pëtr Perchotin stava picchiando sulla porta di casa di Grušenka. Gli aprì Fenja che testimoniò, insieme a supporto della nonna, quanto aveva visto in merito a Dmitrij: egli aveva le mani insanguinate e le disse di aver ucciso un uomo. Oltretutto aveva dei soldi i quali, a detta sua, gli erano stati dati dalla signora Chochlakova. Così Perchotin si diresse dalla signora e le raccontò dell’omicidio di Fëdor Karamazov e del fatto che Dmitrij dicesse di aver ricevuto 3.000 rubli da lei. La signora smentì tutto e scrisse su un foglio una confessione dove ammetteva di non aver mai prestato soldi a Dmitrij. L’allarme Portano via Mitja Dmitrij, attraverso un discorso di rito, apprende che le prove contro di lui non lasciano altra scelta ai funzionari che arrestarlo. Egli dice che anche se non è colpevole accetta la pena per il semplice motivo che l’impulso di ucciderlo l’ha avuto più volte, accetta perché è un uomo al quale serve una grande batosta per riaddrizzarsi visto che ogni volta che si prometteva di rigare dritto commetteva gli stessi errori. Tuttavia disse che avrebbe lottato fino alla fine per la verità. Il funzionario di suo canto gli disse che sperava potesse andare tutto bene per lui e che provava pena per la sua situazione. Escono tutti e Dmitrij sale sopra una carrozza diretta in città, dove sarà rinchiuso in carcere e poi processato. Libro Decimo I Ragazzi Kolja Krasotkin Kolja, diminutivo di Nikolaj, era un bambino della stessa città dei Karamazov. Egli viveva con la madre, la quale lo amava alla follia e si preoccupava molto di lui. Il ragazzo era ora senza padre, il quale gli lasciò molti libri dai quali Kolja apprendeva precocemente. Era molto sveglio e orgoglioso, una forte personalità. Si cacciava spesso in birichinate che lui stesso inventava, una di queste fu significativa; una volta era andato con la madre in una ferrovia e, studiando il posto, aveva deciso che per stupire gli amici si sarebbe coricato tra le rotaie per far passare il treno sopra di lui. Così si guadagnò il titolo di uno senza paura. A coprire la faccenda ci pensò il suo insegnate, Dardanelov, il quale tempo addietro aveva avanzato una proposta di matrimonio alla vedova Krasotkina, la quale aveva tuttavia rifiutato. Kolja era il ragazzino a cui Iljuša aveva ficcato un temperino nella coscia perché Kolja derideva suo padre e lo chiamavano stoppa. I piccolini Una sera di novembre Kolja era rimasto, per una serie di coincidenze, a casa da solo a fare la guardia insieme al suo cane. Insieme a loro vivevano una donna coi suoi due figli, i “marmorcchi”, ai quali la mamma di Kolja affittava una parte della casa. Egli doveva badare anche a loro ma quella sera era particolarmente distratto perché doveva uscire e fare una cosa importantissima. I bambini gli dissero che avrebbero pianto se li avesse lasciati soli e così Kolja dovette aspettare che tornasse Agafja, la domestica della loro madre. Una volta arrivata Kolja schizzò via dalla casa nella gelida notte, Lo scolaro Kolja arrivò presso la casa di un suo amico, Smurov (il ragazzino che diede spiegazioni ad Alëša del comportamento di Iljuša). Essi si stavano dirigendo verso casa di Iljuša, avendo fatto pace, perché egli stava molto male ed erano quasi convinti che stesse per morire. Durante il tragitto Kolja diede prova del suo carattere, prese in giro due contadini con discorsi senza senso e anche un commerciante con cui aveva avuto già uno scherzo ma di cui lui non si ricordava. Arrivati vicino casa di Iljuša Kolja chiese all’amico di entrare per primo e di far uscire Alëša Karamazov perché doveva parlare con lui. Zucka Kolja spiega a Alëša il suo rapporto con Iljuša. Iljuša era sempre malvestito e veniva deriso dagli altri altri ragazzi e così Kolja aveva deciso di proteggerlo. Tuttavia Kolja è sempre stato uno contro i sentimentalismi e le debolezze, sentimenti che iniziavano a crescere in Iliusa. Una volta Iljuša conobbe SMerdjakov il quale gli insegnò un gioco: mettere uno spillo dentro a. Un pezzo di pane e lanciarlo ai cani affamati. Iljuša lo fece e un certo cane, Zucka, rimase ferito e sparì correndo mentre guaiva. Iljuša stava terribilmente male per quella cosa e Kolja per fargli capire l’errore finse di avercela con lui per questo avvenimento, con l’intento di farlo soffrire un paio di giorni e di riabbracciarlo. Tuttavia Iljuša era talmente nel pallone che disse a Kolja che da li in poi avrebbe dato il pane a qualsiasi cane. I ragazzi che prima lo deridevano vedendo che i due non erano più legati ne approfittarono prenderlo a sassate (scena del canale). Al capezzale di Iljuša Dentro la stanza di Iljuša c’erano molti bambini, il padre, la madre e Alëša. Entrò Kolja e Iljuša se ne rallegrò molto. Parlarono del più e del meno fino a che non arrivò un dottore importantissimo di Mosca pagato da Katerina Ivanovna. Uno sviluppo precoce Discorsi su Dio e bla bla bla. Iljuša Il medico dice alla famiglia che non c’è niente che lui possa fare per Iljuša e che tutto è affidato al destino. Iljuša intende quello che succede, anche se il padre cerca di dissimulare, e abbraccia il padre e Kolja con amore. Libro Undicesimo Ivan Fëdorovic Da Grušenka Alëša andò a trovare Grušenka. Lei gli disse che andava a trovare tutti i giorni Dmitrij e che egli era geloso di lei. Tuttavia Grušenka non era arrabbiata con lui per questo motivo, anche lei è una tipa gelosa, ma perché egli continua a decantare le buone opere che sta facendo Katerina Ivanovna e quindi Grušenka è convinta che lui la ami. Alëša cerca di convincerla del contrario. Poi a Grušenka scappa di dire che Ivàn è andato a trovare due volte Dmitrij, ma che si sono messi d’accordo di non far sapere niente ad Alëša. Loro hanno un segreto: Grušenka è convinta che riguardi Katerina Ivanovna, mentre Alëša è convinto che si tratti di qualcos’altro. Alëša saluta Grušenka ed esce di casa. Un piedino malato Alëša andò da Lise ma prima di entrare nella sua camera decise di andare dalla signora Chochlakova. Lei farnetica molto su varie cose (tra cui la questione di Dmitrij) poi dice che Ivan era passato due volte a casa e che l’ultima volta sua figlia Lise le aveva chiesto di non farlo più entrare. Poi gli prese una crisi e trattò tutti male. La signora chiedeva a Alëša di far luce sulla questione. Un piccolo demone Poi si diresse da Katerina e gli riferì tutto il discorso con SMerdjakov e formulò questo pensiero “se non è stato Dmitrij ma Smerdjakov, io sono un assassino tanto quanto lui perché l’ho istigato”. Katerina smentisce le idee di Ivan mostrandogli una prova materiale che Dmitrij è l’assassino; gli mostra una lettere scritta da Dmitrij dove di che che egli vuole assolutamente restituire i 3.000 rubli a lei e che se nessuno glie li avrebbe dati lui avrebbe senz’altro ucciso e derubato il padre per renderglieli. Katerina gli confessa anche che anche lei ha parlato con Smerdjakov. Ivan si precipita da lui. Terzo ed ultimo colloquio con Smerdjakov Ivan andò da Smerdjakov e quello, resosi conto che Ivan non aveva capito niente di quello che era successo, finalmente confessò di aver ucciso Fëdor. Egli iniziò a raccontare. Quel giorno aveva fino di essere caduto dalle scale e poi venne portato nella casetta dei servi. Quella sera era sicuro che Dmitrij, non potendo più contare sulla sorveglianza di Smerdjakov, sarebbe venuto a casa del padre per controllare che Grušenka non venisse lì. Egli aveva lavorato psicologicamente Dmitrij affinché egli avesse ucciso Fëdor, per di più gli aveva detto che i soldi erano in un luogo ma invece aveva consigliato a Fëdor di metterli da un’altra parte. Una volta che Dmitrij avesse ucciso Fëdor e non avesse trovato i soldi dove si aspettava lui sarebbe entrato, avrebbe preso i soldi e tutta la colpa sarebbe ricaduta su Dmitrij. Poi raccontò come andarono i fatti. Era a letto e Marfa, la moglie di Grigorij dormiva. Si sentivano dei rumori in giardino, coì Grigorij si alò e andò a vedere; si sentì un gran trambusto e poi nient’altro. Così Smerdjakov, capendo che Dmitrij era venuto, andò a controllare se il vecchio fosse morte. Egli era vivo e gli disse che Dmitrij era stato lì e che se l’era squagliata. Andando a vedere in giro per il giardino inciampò nel corpo di Grigorij e vide che era svenuto o morte, al che, in preda ad uno stato euforico, era andato dal vecchio e con la scusa che Grušenka era arrivata riuscì ad entrare in casa. Prese un fermacarte che stava sulla scrivania e pianto tre colpi con forza sulla testa di Fëdor; poi prese la busta con i soldi e, lasciando cadere la busta apposta (perché così avrebbe fatto Dmitrij), prende i soldi e se ne va. Ivan era stupito dell’intelligenza di Smerdjakov. Egli anche se effettivamente era in collera, si dimostrava molto calmo e ragionevole. Disse a Smerdjakov che l’unico motivo per cui non l’aveva ammazzato lì all’istante era perché il giorno dopo, al processo di Dmitrij, lo avrebbe portato in tribunale. Poi tornò a casa. Il diavolo. L’incubo di Ivan Fëdorovic Arrivato a casa Ivan, a causa della malattia (febbre cerebrale) di cui soffriva aveva delle allucinazioni. Ultimamente vedeva un signore con dei capelli mediamente lunghi e brizzolati, una barba folta a punta e dei bei vestiti che sedeva davanti a lui e gli parlava. Questo signore era una sua proiezione del diavolo. Il diavolo cerca di stuzzicarlo con discorsi che non vuole sentire per far si che Ivan provi a picchiarlo o per farsi lanciare qualcosa appresso, in questo modo il diavolo diventerebbe reale per Ivan. - Molti discorsi da leggere sul libro - Ivan scaglia un bicchiere contro il diavolo ma sente qualcuno che bussa alla finestra. E Alëša, il quale lo informa della morte di Smerdjakov. “L’ha detto lui!” Alëša dice ad Ivan che Smerdjakov si è impiccato nella sua stanza. Ivan gli parla della confessione di Smerdjakov e del fatto che il giorno dopo avrebbe voluto testimoniare in tribunale contro di lui. Poi gli parla anche del diavolo che veniva a trovarlo ultimamente e di come questo gli avesse detto che ora che Smerdjakov era morte nessuno gli avrebbe creduto. La malattia di Ivan continua ad avanzare e lui diventa sempre più delirante. Alëša veglia su di lui e lo mette a dormire rimanendo a dormire anch’egli in casa sua sul divano. Libro Dodicesimo Un Errore Giudiziario Il giorno fatale Il giorno del processo l’aula era gremita, erano arrivate persone da tutta la Russia perché il caso aveva avuto molta risonanza mediatica. Dmitrij entrò nell’aula con dei vestiti nuovi e sgargianti che si era fatto arrivare dal suo sarto di fiducia di Mosca. Il giudice lesse la lista dei testimoni, che erano molti, ma ne mancavano 4: la signora Chochlakova e Maksimov per malattia, Miusov perché era tornato a Parigi e Smerdjakov perché la mattina stessa era arrivata la notizia del suo suicidio. A questa notizia Dmitrij disse “A un cane una morte da cane”. Poi il giudice chiese a Dmitrij se si considerasse innocente o colpevole e Dmitirj professò la sua innocenza. I testimoni pericolosi Grigorij fu il primo a testimoniare. L’avvocato della difese ottenne da Grigorij la confessione che egli aveva bevuto quella sera e che era abbastanza ubriaco da poter vedere quella porta del giardino aperta che aveva incastrato Dmitrij anche se in realtà era chiusa, innestando un tarlo di dubbio nella giuria. Poi depose Rakitin il quale commise l’errore di chiamare Grušenka la “mantenuta di Samsonov, il mercante”. L’avvocato ne approfittò subito accusandolo di aver condotto di proposito Alëša da Grušenka il giorno dell’omicidio sotto pagamento, screditando così la sua immagine alla giuria. L’accusa di Trifon Borìsovic su chiacciante per Mitija. Egli infatti aveva fatto i calcoli dicendo che egli avesse speso 3.000 rubli la prima volta a Mokroe e non 1.500. Ma anche in questo caso l’avvocato tramite domande riuscì a screditare l’immagine di questo teste, che se ne andò con una macchia. Stessa sorte per i due polacchi: l’avvocato dimostrò che erano due bari avendo barato a carte. L’accusa continuava tuttavia ad essere pesante nei confronti di Mitja. La perizia medica e una libbra di nocciole Poi si provò con una perizia medica per provare che Mitja non era lucido nel compiere quegli atti, ma la cosa non giovò molto. Il dottore locale, Herzenstube, notò che lo stato mentale supposto dalla difesa poteva essere giusto, perché entrando Mitja, grande amatore di donne, non rivolse neanche uno sguardo a tutte le belle donne presenti in aula, mentre avrebbe dovuto farlo se fosse stato lucido. Stessa cosa la disse il gran medico arrivato da Mosca. L’altro medico giovane dissentì queste ipotesi e giocò un fondamentale ruolo su giuria e pubblico. L’effetto migliore su tutti lo fece la deposizione di Katerina. Prima di lei però depose Alëša, il quale si ricordò di un fatto che potev confutare uno dei punti più importanti dell’accusa. barlume di lucidità e riscende per sincerarsi dell’effettiva morte. La cosa non è possibile. Oltretutto l’accusato al massimo sarebbe risceso per piantare altri colpi sulla testa di Grigorij, essendo l’unico testimone, così da farla franca, ma così non è stato, egli ha asciugato il suo sangue con il fazzoletto. Niente denaro. Niente furto L’avvocato sostenne inoltre che la sola testimonianza dei 3.000 rubli era di Smerdjakov, e che non c’era nessuna prova materiale che quei soldi siano mai esistiti. Secondo Smerdjakov il denaro era sotto il materasso, ma il letto, come da verbale, era perfettamente in ordine e non sporco di sangue. E niente assassinio Usando la psicologia l’avvocato spiega come, visto che quella notte 4 persone erano nella casa e si potevano escludere Marfa e Grigorij, rimanendo Dmitrij e Smerdjakov si puntasse il dito contro Dmitrij solo, escludendo da ogni indagine Smerdjakov. Ma con l’assenza di prove certe egli avrebbe potuto ribaltare la questione ai danni del servo. Egli fa notare come sia strano che egli abbia avuto un attacco epilettico proprio il giorno dell’omicidio e come sia strano il suo suicidio proprio il giorno prima dell’udienza; e come sia strano che il fratello Ivan, da sempre certo della colpevolezza di Dmitrij, abbia oggi cambiato la sua idea accusando Smerdjakov. Per di più il fatto che egli volesse cambiare vita e che fosse così represso sono indicativi del fatto che sia stato lui a prendere quei soldi e a commettere l’omicidio, in quanto è stato l’unico a vedere quei soldi. Poi suppone quello che effettivamente che effettivamente ha poi fatto Smerdjakov, ovvero il modus operandi dell’omicidio. Si alzò un forte applauso nel pubblico. Gli adulteri del pensiero L’avvocato riprese la sua arringa dimostrando come Fëdor sia stato un padre orrendo per Dmitrij, e che il figlio, se era così violento e irascibile, la colpa era da attribuire sicuramente al padre. L’avvocato continua a spiegare che un padre vero per essere definito padre deve amare i propri figli, se non lo fa i figli sono autorizzati a ritenerlo un estraneo. Egli terminò dichiarando che Dmitrij era nel suo profondo un uomo buono, reso cattivo dalle circostanza imposte, e che se lo avessero giudicato colpevole egli si sarebbe sentito in diritto di essere più crudele di chi è stato crudele con lui, se invece lo assolveranno egli si chiederà se merita tanta bontà anche se ha commesso degli sbagli, e il bene crescerà a dismisura in lui. I contadini tengono duro Finita l’arringa della difesa si alzò tra il pubblico una vera baraonda di consenso, l’avvocato difensore aveva fatto breccia in tutti, anche nel giudice che ritenne disumano suonare il campanello per richiamare l’ordine. Ci fu un altro breve botta e risposta tra accusa e difesa, poi la parola passò a Mitja, che per l’ultima volta e con la voce totalmente sconfitta si professò innocente. La giuria si ritirò per deliberare e tornata diede una sentenza che ormai nessuno si aspettava. Dmitrij era colpevole di omicidio a scopo di furto, e per di più senza attenuanti. Dalla tribuna si levò un urlo acuto di donna, era Grušenka. Epilogo Progetti per salvare Mitja Cinque giorni dopo il processo Alëša andò a casa di Katerina dove lei accudiva Ivan, ormai incosciente a causa della febbre cerebrale. Katerina spiega ad Alëša che la sera che Ivan era a casa di Katerina e se ne stava per andare stavano discutendo della possibilità di salvare Mitja nel caso in cui fosse stato giudicato colpevole. Ivan aveva previsto tutto, se mai gli fosse successo qualcosa egli aveva lasciato a Katerina una busta con tutte le indicazioni per la fuga e 10.000 rubli. Egli le comunica anche che Dmitrij la vuole vedere e lei, anche se molto impaurita e titubante, alla fine accetta. Per un attimo la menzogna diventa verità Alëša va a trovare Dmitrij che si trova all’ospedale in seguito a una febbre nervosa dovuta al processo. Dmitrij spiega al fratello che ha già deciso di fuggire, andrà in America con Grušenka, ma lì sa già che soffrirà terribilmente come se fosse stato deportato perché egli ama immensamente la terra russa. Quindi passati tre anni ed imparato l’inglese meglio degli inglesi sarebbero tornati in Russia, camuffati nell’aspetto e facendosi passare per cittadini americani; avrebbero passato la vita nella semplicità fino alla sua morte. Alëša acconsentì alle sue volontà. In quel momento entrò Katerina, la quale in un momento di dolcezza unico rivela a Dmitrij che lei, anche se ora ama un altro (Ivan) amerà per sempre anche lui e anche se lui ama un’altra. Amerà per sempre anche lei. Gli dice anche che quando lo ingiuriava in tribunale e lo considerava colpevole era stato solo per ira momentanea verso di lui e che non aveva mai creduto alla sua colpa. In quel momento arrivò anche Grušenka. Katerina si avvia verso la porta e si ferma vicino a lei chiedendo di perdonarla, ma lei dice che l’avrebbe perdonata solo se fosse riuscita a liberare Dmitrij. Il funerale di Iljuša. Il discorso accanto alla pietra Alëša andò a casa di Iljuša, il quale era morto due giorni dopo il processo a Dmitrij. La famiglia era distrutta e c’erano anche tutti i bambini, profondamente tristi. Portarono la bara alla chiesa e sotterrarono il corpo in una tomba bellissima comprata da Katerina. Poi tornarono a casa per la commemorazione. Qui Alëša pronunciò un discorso commovente sulla bontà di Iljuša e sulla necessità di perpetrare il bene nel mondo, e spera tra tanti anni di rivedere quelle stesse persone buone e caritatevoli con il prossimo.
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