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La Compagnia di Gesù: Fondazione, Organizzazione e Spiritualità, Sintesi del corso di Storia Moderna

La fondazione e la crescita dell'ordine dei gesuiti, dal loro primo leader ignazio di loyola al loro successo globale. L'ordine, caratterizzato da una nuova forma di spiritualità e organizzazione, ha avuto un ruolo importante nella controriforma cattolica e ha operato come un vero e proprio esercito spirituale internazionale. Il documento include informazioni sulla diffusione dei collegi gesuiti, la loro attività missionaria e la loro influenza politica.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 08/03/2019

CamilloVonJacob
CamilloVonJacob 🇮🇹

4.6

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Scarica La Compagnia di Gesù: Fondazione, Organizzazione e Spiritualità e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! I Gesuiti I. Fondazione e primi tempi dell’ordine I.I Ignazio di Loyola (1491-1556) fino alla conferma dell’ordine Ignazio nasce da una famiglia di antica nobiltà, non interessato alla vita ecclesiastica segue le orme dei fratelli e dopo esser stato formato come paggio, intraprese la vita da cavaliere. Nella battaglia di Pamplona (1521) fu ferito gravemente, durante la convalescenza in mancanza di romanzi di avventura lesse testi come La vita di Cristo e l’imitatio Chirsti, oltre a queste letture che lo segnarono profondamente, un giorno mentre giaceva sveglio nel letto, gli apparve la Madonna con il Bambino, queste visioni si susseguirono e gli provocavano sollievo. Dopo aver recuperato completamente la salute, si trasferì in un santuario dove vi depose la sfarzosa divisa da cavaliere. Si sottopose ad un severo digiuno e a lunghe meditazioni. A causa del digiuno e dei severi esercizi penitenziali, sopravvennero nuovi danna alla salute e una profonda depressione: le visioni tuttavia, diedero al giovane la forza di perseverare nei suoi propositi. Proprio allora, Ignazio sviluppò i tratti fondamentali dei suoi “esercizi spirituali”. Nel 1523 giunse a Barcellona e di lì, effettuò un pellegrinaggio in Terra Santa. Terminata la sua carriera di studio (a 42 anni) si circondò di alcuni colleghi di studio. Nel 1534, insieme ai suoi compagni, fece voto nella chiesa consacrata a Maria a Montmatre di contribuire all’instaurazione del regno di Dio a Gerusalemme e se ciò non fosse stato possibile, di porsi a disposizione del papa. Dopo essersi intensamente occupati degli ammalati a Venezia, i compagni di Ignazio giunsero a Roma il 25 marzo del 1537, dove ebbero il permesso del papa Paolo III (1534-1549) di recarsi come pellegrini a Gerusalemme. Tornati a Venezia fecero voto di povertà e di castità e furono consacrati sacerdoti. Dal momento che il pellegrinaggio a Gerusalemme non fu possibile per motivi politico-militari, Ignazio e i suoi amici tornarono a Roma, ufficialmente per predicare e darsi cura dei malati, ma in realtà per fare missione presso gli ebrei. Quella di Ignazio fu una vocazione tarda, ma la sua personalità, attirò a se molti seguaci. Con ciò si davano i presupposti per arrivare, grazie ad una grande abilità tattica, alla formazione di un nuovo ordine, approvato con una bolla da papa Paolo III il 27 settembre 1540. Nell’aprile del 1541 il complesso della compagnia di Gesù, votarono all’unanimità per l’elezione di Ignazio a primo preposito generale, denominazione scelta per l’uomo al vertice dell’ordine dall’ex soldato Ignazio, che avrebbe mantenuto questo ruolo fino alla sua morte (31 luglio 1556). I.2 Ignazio di Loyola e l’Inquisizione L’Inquisizione spagnola non si limitava a perseguitare i cosiddetti criptogiudei (nicodemismo: ebrei che si convertivano solo formalmente al cristianesimo) e i criptomori ma anche diversi gruppi cristiani sospetti alla Chiesa, come per esempio gli Alumbrados; anche Ignazio di Loyola venne preso di mira. Dovette sostenere 8 fra processi e interrogazioni, in cui venne ogni volta scagionato. A Venezia chiese egli stesso un processo per rispondere alle calunnie che circolavano sul suo conto. L’esperienza di questi sospetti indusse Ignazio alla massima prudenza: impedì che i padri dormissero nello stesso letto, oppure che si trattenessero soli con donne in un ambiente chiuso. Nonostante tutto riuscì a stabilire buoni rapporti con l’Inquisizione spagnola, non esitando a chiamarla in aiuto contro i suoi avversari (domenicani in particolare). I.3 Ignazio e gli ebrei Martin Lutero, nei confronti degli ebrei ebbe un atteggiamento duro e chiuso. Ignazio invece, si mostrò verso la minoranza aperto e tollerante, rifiutando ogni forma di antigiudaismo: egli accolse non pochi ebrei nella compagnia, gli ebrei accolti provenivano spesso da ambienti sociali facoltosi. Non c’è negli statuti dell’ordine alcuna indicazione che impedisse a discendenti di famiglie ebraiche o musulmane di entrare nell’ordine. I.4 I Gesuiti sotto la guida del fondatore dell’ordine Con Ignazio di Loyola, l’ordine conobbe una consistente ascesa: se nel 1544 si contavano poco più di 40 professi, alla sua morte, nel 1556 si arrivò alle 1000 unità. Ignazio aveva fondato 12 province dell’ordine: Portogallo (1546), Spagna (1547), provincia dell’India, che comprendeva il Giappone (1549), Italia (1551), Sicilia (1553), Brasile (1553), Francia (1555), Germania settentrionale e Germania meridionale (1556), e una provincia effimera in Etiopia. Ignazio non si limitò a fissare la futura, rigida organizzazione del suo centralistico ordine diffuso a livello mondiale, ma riuscì anche a creare un nuovo tipo di ordine religioso molto efficiente per la sua flessibilità e il suo metodo, ben presto guardato con sospetto da diversi ambienti interni alla Chiesa cattolica e progressivamente oggetto di tenace e crescente ostilità da parte dei protestanti. Come centro operativo dell’ordine fu scelta una casa nei pressi di Santa Maria della Strada a Roma. Il fondatore, si occupava di molti dettagli, della direzione spirituale dei novizi e alla stesura delle costituzioni dell’ordine. Tra i nemici di Ignazio troviamo alcuni domenicani spagnoli e francesi e il papa Paolo IV, che voleva modificarne le costituzioni. Ignazio non fu un gran che come amministratore finanziario, tanto che fu costretto sempre a fronteggiare montagne di debiti. Soffrì di dolori fisici per gran parte della sua vita, morì il 31 luglio 1556 e venne sepolto nella chiesa principale dell’ordine a Roma: Il Gesù. II. Organizzazione e spiritualità dell’ordine 2.1 Un nuovo tipo di ordine Durante il medioevo nella chiesa occidentale si ebbe una ricca fioritura di ordini e movimenti di riforma, che continuarono anche nella prima età moderna con la nascita dei Teatini, Cappuccini, Orsoline, Dame Inglesi. Nel caso dei gesuiti si trattava di un ordine completamente nuovo nei confronti delle congregazioni precedenti, rinunciò proprio agli elementi fondamentali che le caratterizzavano: comunità claustrale caratterizzata dallo stesso abito, preghiera comune giornaliere. I membri del nuovo ordine furono missionari, insegnanti, professori universitari, scienziati, impegnati nelle missioni religiose o politiche o come confessori di corte. L’ideale spirituale dell’ordine, era quello di essere pellegrini, erano pronti a recarsi in qualsiasi luogo in cui fossero richiesti dall’interesse della chiesa. Una particolarità era costituita dal quarto voto che stabiliva esplicitamente una particolare obbedienza al papa. I critici dell’ordine parlano di obbedienza cadaverica, sempre respinta dai gesuiti che parlano di obbedienza viva e vitale. Questa obbedienza assoluta è stata paragonata a quella dei regimi totalitari. 2.2 Un ordine mondiale centralistico La compagni di Gesù si formò quale ordine basato su di una rigida gerarchia, guidato da Roma secondo una logica centralistica, capace di un’azione intensa in tutte le nazioni cattoliche nel mondo come pure di un’opera di missione nel resto del mondo. Nelle missioni i gesuiti operarono come un vero e proprio esercito spirituale internazionale: in Cina si trovarono ad operare gesuiti provenienti da diversi paesi europei. In Giappone, i gesuiti europei e quelli autoctoni vennero perseguitati. Struttura: la compagnia di Gesù era retta dal preposito generale, sottoposto all’autorità del papa ed eletto dalla congregazione generale. Al fianco del generale erano posti alcuni organi consultivi. Al di sotto del livello direttivo dell’ordine le assistenze fungevano quali istanze intermedie, abbracciando anche più di una provincia. Per rendere più salda la posizione del generale, che si faceva garante dell’unità, la sua elezione fu stabilita a vita. Il generale ottenne pieni poteri nella scelta delle nuove leve circa la destinazione degli studi. Egli doveva vigilare che le costituzioni fossero osservate dappertutto, non gli era concesso agire in contrasto con la sede apostolica. Egli doveva poter comandare a tutti in virtù dell’obbedienza in tutte le cose spettanti lo scopo perseguito dalla compagnia della perfezione del prossimo e dell’aiuto da offrire per contribuire alla gloria di Dio. Il preposito generale, controllato dalla congregazione generale e può essere in certi casi essere rimosso o espulso dall’ordine (es. se commette un peccato mortale, se ha rapporti sessuali, persegua fini personalistici). Al di sopra del generale si trova la congregazione generale della Compagnia di Gesù. Questa assemblea (elettiva per 2/3) decide riguardo alle norme vigenti nella Compagnia. 2.3 Esercizi e spiritualità L’insistenza sul valore dell’individuo –tipica degli uomini colti del Rinascimento- fu legata da Ignazio alla sua spiritualità: gli premeva che al cospetto di Dio, per ciascun uomo, divenisse chiara la sua via personale. Compose gli esercizi spirituali: una guida metodica per quanti intendevano praticare e dirigere gli esercizi spirituali; indicazioni pratiche su come si debbano condurre l’esame di coscienza, la preghiera, la meditazione o prendere le decisioni dell’esistenza, tecniche di meditazione e di contemplazione. Gli esercizi sono suddivisi in settimane, il loro svolgimento severamente regolamentato viene coadiuvato dal silenzio, dall’isolamento, dal digiuno, da condizioni di luce mirate, da determinate posizioni del corpo ecc. Nel corso di tali meditazioni l’io deve divenire “cosciente di se stesso”. L’individuo deve riconoscere che quale creatura di Dio, è nato per lodarlo e allo stesso tempo deve ricercare la salvezza della propria anima. Attraverso l’imperturbabilità e l’indifferenza nei confronti delle cose del mondo bisogna divenire liberi per una decisione di vita per Dio: -Prima settimana: si medita sull’inclinazione al peccato. -Seconda settimana: riflessione sulla vita di Gesù, con lo scopo di diventare coscienti del proprio percorso. -Terza & Quarta settimana: riflessione sulla passione e resurrezione di Cristo. Gli esercizi si concludono con una meditazione per ottenere l’amore. polizia europeo. Il fenomeno fu reso possibile anche dal fatto che sul campo vennero dispiegati membri con alta cultura, abili e versatili. La struttura economica: elargizioni parti uguali di terra e zone edificabile, proprietà comunitaria, ampia uguaglianza, medicine, cure degli ammalati, scuola, insegnamento della musica, rappresentazioni festive, tutto gratuito. Non era prevista la pena di morte, si faceva ottenere il recupero tramite lodi e piccole preghiere e come pene, venivano prescritte ammonizioni, preghiere, e digiuni di penitenza. Venne introdotta la monogamia. Furono edificate sontuose cattedrali barocche secondo modelli spagnoli, italiani o austro- bavaresi con un tocco locale. Fioritura di numerose aziende artigianali (cantieri navali, fabbriche di carrozze, fucine di laterizi, fonderie per campane). Nei villaggi dei gesuiti si lavorava 6-8 ore al giorno, mentre altrove anche 12-14 ore. I colonizzatori si vedevano sottratti numerosi indigeni, i commercianti scorgevano una forma di concorrenza e le autorità ecclesiastiche non ricevevano il pagamento della decima dalle riduzioni sempre più indipendenti; i gesuiti acquisivano sempre più potere e infine gli illuministi e i massoni, che vedevano nei gesuiti il più importante baluardo della chiesa cattolica, cospirarono per ottenere la fine dello stato dei gesuiti. Così questo territorio autonomo che non si adattava alle forme statili assolutistiche fu sottratto alla compagnia di Gesù, in nome della ragione di stato, dal re di Spagna. 4.4 L’Asia L’annuncio della parola di dio in asia fu una delle prime attività della compagnia. Già nel 1542 Francesco Saverio (1505-1552) giunse in India, dove fece opera di missione presso i pescatori di perle e fondò a Goa un centro di assistenza spirituale. Nel 1549 arrivò in Giappone, tentò di affascinare i suoi interlocutori con orologi, occhiali e fucili provenienti dall’Europa e di annunciare il messaggio cristiano. Alcuni padri si vestivano come bramini e vivevano presso di loro. I gesuiti arrivarono fino alle Filippine. In Giappone nel 1593 ci dovevano essere già 217.000 cattolici, ma l’attività di uomini di affari europei fece crescere il sospetto che l’espansione della religione cristiana in connessione con la presenza delle potenze europee potesse condurre il Giappone alla perdite dell’indipendenza. Incominciarono le persecuzioni che durarono fino al 1651-1652, causando il totale annientamento della chiesa cattolica in Giappone. Il metodo dell’adattamento fu giocato in Cina dal padre italiano Matteo Ricci; vi giunse nel 1582, guadagnandosi grande considerazione come matematico e astronomo. Come astronomo di corte a Pechino, fu il primo tra i gesuiti a ricoprire questo importante incarico e stabilì il calendario ufficiale della nazione. I gesuiti operarono in Cina in qualità di matematici, geografi, pittori o architetti. i gesuiti adottarono i costumi dei cinesi, portando anche la traccia, facendo particolare attenzione a due fondamentali singolarità cinesi: venerazione degli antenati e la dottrina di Confucio. Nel 1675 si potevano contare già 300.000 cattolici. In Cina anche domenicani e francescani, che percepivano la schiettezza della dottrina cattolica messa in pericolo dal metodo di adattamento adottato dai gesuiti, temevano una falsificazione del vero cristianesimo. Si giunge così alla cosiddetta “controversia dei riti”, alla denuncia a Roma e infine nel 1704, al divieto di adoperare il metodo dell’adattamento nei suoi aspetti più rilevanti, innanzitutto nella venerazione degli antenati e negli onori resi a Confucio. Dopo la controversia dei riti, la missione in Cina conobbe una forte battuta d’arresto. V. Le attività culturali 5.1 La poesia dei gesuiti Gli inizi della letteratura gesuitica si possono situare nei primi decenni della Controriforma, che prese avvio immediatamente dopo il concilio di Trento (1545-1563). La Poesia in latino era diretta ad uno scopo e serviva spesso a compiti dogmatici e religiosi; fu curata un’impegnativa imitazione della poesia di Orazio. Massimiliano di Baviera (1597-1651) leader della lega cattolica, mise all’opera i gesuiti per realizzare i suoi obiettivi di politica statale, quest’ultimo fece scrivere odi che celebravano i più importanti avvenimenti politici della Baviera. Era frequentemente in lingua tedesca anche la poesia mistica dei gesuiti. 5.2 Il teatro dei gesuiti L’ordine impiegava il teatro come mezzo di educazione nei collegi, ma anche come strumento per la cura delle anime e per la conversione al cattolicesimo. Il momento di maggiore splendore del teatro latino dei gesuiti va dal 1550 al 1650 circa. L’obiettivo delle rappresentazioni era il consolidamento della fede cattolica negli spettatori, il lavoro era condotto con scenari e tecniche di scena dispendiose, con l’accompagnamento di musica e la presenza di numerosi attori e comparse per porre sensibilmente dinanzi agli spettatori il trionfo della chiesa cattolica. Allestivano drammi nelle corti, nelle principali città cattoliche e si presentava una forte richiesta di nuove composizioni. Tra il 1555 e il 1779, furono messi in scena 7.600 titoli; le materie trattata erano molto variegate, si avevano numerosi drammi con temi cinesi o giapponesi, tesi a familiarizzare ambienti più vasti con continenti e paesi lontani. 5.3 Le opere architettoniche barocche e lo “stile dei gesuiti” I gesuiti svilupparono un’intensa attività architettonica; nell’Europa e oltremare sorsero nuove chiese ed edifici destinati ad ospitare collegi. Conformemente alla cultura cattolica post-tridentina, fortemente sensuale, diffusa e propagata dall’ordine, le chiese furono allestite in modo particolarmente ricco e sfarzoso, si tentò di adorare dio attraverso tutti i mezzi artistici. Le sontuose chiese furono utili quali mezzo per guadagnare la popolazione alla fede cattolica, conducendo di fronte ai suoi occhi la potenza e la maestà di dio. Nell’elaborazione dello stile barocco e nella sua diffusione, un ruolo importante fu giocato dalla Compagnia di Gesù; le chiese barocche romane erette dai gesuiti, non costituirono solamente il modello per molte altre chiese dell’ordine, ma anche –più in generale- per il nuovo stile architettonico sacro cattolico: ampi spazi interni privi di colonne e una comoda vista da ogni lato sull’altare maggiore. I gesuiti determinarono lo stile dell’architettura sacra anche in America; per le chiese isapano-americane si parla ancora oggi di stile dei gesuiti. Nonostante l’espressione “stile dei gesuiti” fu adoperata per individuare l’epoca delle costruzioni cattoliche sorte dopo la controriforma, oggi tale espressione viene rifiutata. 5.4 Le istituzioni scolastiche superiori L’ordine a partire dalla metà del sedicesimo secolo, cominciò a fondare in rapida successione un collegio dopo l’altro e raggiunse un notevole successo con questo tipo di scuole, i gesuiti ottennero ben presto nel mondo cattolico una posizione dominante nel campo della formazione superiore dei giovani di sesso maschile. Attraverso l’elargizione di borse di studio, le scuole dei gesuiti consentivano anche ai giovani dotati provenienti da famiglie meno abbienti di studiare. Dal ginnasio di Monaco uscirono centinaia di ministri, consiglieri, membri del consiglio segreto, membri dei consigli di corte, amministratori, prelati e dotti; anche illuministi come Voltaire, Diderot e Robespierre avevano frequentato il collegio Luigi il Grande. Come base per il sistema di insegnamento dei gesuiti fu adoperata la ratio studiorum: il sistema abbracciava l’intero percorso formativo, per procedere con gli studia inferiora del ginnasio, che tenevano occupati i ragazzi per 5 o 6 anni (dai 9 ai 13 anni), fino agli studia superiora, che conducevano fino alle soglie dell’università, di regola il corso era concluso a vent’anni. Per il passaggio alla classe successiva era necessario il superamento di un esame. Lo studio del latino assorbiva lo spazio più ampio e a livello di stile ci si orientava su Cicerone, la pedagogia dei gesuiti si concentrava sull’apprendimento della grammatica greca e latina e sulla memoria. Venivano inflitte delle pene fisiche solo in rare occasioni. 5.5 Le università e i seminari Le artes liberales si componevano delle arti del trivio, grammatica, retorica e dialettica e quelle del quadrivio aritmetica, geometria, astronomia e musica. I gesuiti dirigevano la maggior parte dei seminari, dal 1563 (dopo il concilio di Trento) la formazione del clero secolare nei seminari era obbligatoria. 5.6 Le scienze I gesuiti possono essere riconosciuti quali padri dell’etnologia. Il padre Francesco Grimaldi (1618-1663) scoprì i fenomeni di rifrazione della luce, sviluppò la teoria ondulatoria, cui si sarebbe rifatto in particolare Newton in un secondo tempo. VI. L’ordine dal 1640 fino alla sua soppressione nel 1773 6.1 Consolidamento ed espansione fino al 1750 Nella prima metà del Settecento il numero delle province dell’ordine crebbe; la posizione dominante nei più vasti e disparati campi produsse un’aspra rivalità nei confronti dei Gesuiti da parte di alte forze ecclesiastiche del cattolicesimo, come i giansenisti e anche da fuori: protestanti e illuministi. 6.2 Lo scontro con il giansenismo Il giansenismo consisteva in un movimento di riforma morale e religiosa del cattolicesimo; in contrapposizione con la dottrina ottimistica dei gesuiti, il giansenismo insegnava una forma di pessimismo antropologico. I gesuiti attivi a corte combattevano i giansenisti, condannati dal papa, con scritti acuti e molto argomentati con sottigliezze teologiche; i giansenisti rispondevano con spirito, con cognizioni in campo teologico ma anche con giudizi unilaterali e attacchi verbali. Secondo i giansenisti la dottrina dei gesuiti era troppo lassa e casuistica (dottrina che intendeva specificare preventivamente tutte le possibilità di decisione morale nei casi della vita pratica, sulla base di un sistema di comandamenti); la classificazione dei casi di coscienza e dei peccati proposta dai gesuiti, faceva si che le azioni di quest’ultimo potessero venir giudicate meno duramente e quindi con maggiore benevolenza rispetto a quanto facevano i giansenisti. Attaccavano anche il probabilismo dei gesuiti: dottrina secondo la quale nei casi dubbi, un comportamento altrimenti vietato è permesso, se nella situazione specifica si danno buoni motivi a favore di esso. La morale dei gesuiti fu sospettata da una forma di relativismo dei valori; i gesuiti trovarono in Luigi XIV un valido alleato contro i giansenisti, poiché molti oppositori del re avevano aderito al movimento; i giansenisti si misero all’opera per ottenere l’annientamento dei gesuiti e nel biennio 1764-1766 il divieto dell’ordine e la sua espulsione dalla Francia. 6.3 La lotta con il protestantesimo e l’illuminismo Gli illuministi fecero della compagni di Gesù il loro avversario, inquadrato come tenebroso rifugio del conservatorismo. Il sentimento nazionale tedesco sposò il protestantesimo che vedeva nei gesuiti il “tipo dell’uomo antigermanico”. Anche i massoni furono dei fieri oppositori dei gesuiti. 6.4 Il progressivo irrigidimento dell’ordine e la lotta contro di esso I gesuiti venivano accusati di utilizzare metodi pedagogici e metodologici arretrati: il perdurare della dettatura e la grande importanza attribuita all’apprendimento a memoria, venivano accusati di mancanza del “risveglio di capacità di comprensione autonome”, l’arretratezza scientifica, la cura dedicata all’apprendimento del latino per trascurare lo studio della propria lingua madre. Anche la gratuità venne criticata dagli illuministi: l’insegnamento ai figli della plebe avrebbe causato esuberi a livelli accademici e carenza di giovani al ceto contadino. Molte di queste accuse erano esagerate. La diminuzione del numero degli iscritti ha diverse cause, in molti casi furono i gesuiti stessi a diminuire il numero degli studenti, per poter mantenere la gratuità degli studi, in più nell’età dei lumi, i finanziamenti erano diminuiti. A partire dal 1750 cominciò a trovarsi sotto pressione da diversi lati: governi assolutistici illuminati (che intendevano sottomettere la chiesa cattolica all’autorità statale), gli illuministi e i massoni (vedevano nei gesuiti il baluardo della chiesa cattolica), colonizzatori e uomini d’affari (disturbati dall’azione dei gesuiti nei confronti degli indios e dalla concorrenza di questi in campo commerciale). 6.5 La cacciata, la persecuzione e la soppressione della compagnia di Gesù L’ordine, a causa della frequente posizione di quasi monopolio in numerosi ambiti della formazione e del suo grande potere in ambito non solo religioso ma anche commerciale, offrì ai suoi avversari materiale per giustificare misure dure e veri e propri tentativi di annientamento. Padre La Valette era superiore, fin dal 1742, della missione dei gesuiti presso l’isola della Martinaca, dal momento che le entrate non erano più sufficienti alla missione, si imbarcò in complicate imprese commerciali, contraendo debiti elevati. Questi comportamenti lo condussero a dover fronteggiare nel 1752 un’accusa per attività commerciali non autorizzate; non fu più in grado di coprire i debiti. I gesuiti presero posizione sostenendo che La Valette aveva agito in modo autonomo; il tribunale di Parigi nel 1760 ritenne che il preposito generale, doveva essere ritenuto pienamente responsabile per l’accaduto. Il parlamento di Parigi, dominato dai giansenisti, convalidò la condanna ma vide presentarsi l’occasione di procedere a tutto campo contro i gesuiti e contro le loro attività. Si formò una coalizione di giansenisti, gallicani, illuministi e ateisti, sostenuti dal primo ministro di Luigi XV Choiseul, un massone. Il parlamento ritenne che i gesuiti non rispettavano l’autonomia gallicana; vennero messe al rogo 24 opere dei gesuiti in cui era difesa l’idea del tirannicidio. Nel 1761-1762 il parlamento vietò ai membri dell’ordine ogni tipo di insegnamento e ordinò la chiusura di tutte le scuole rette dai gesuiti (malgrado la maggioranza dei vescovi francesi fosse contraria). Luigi XV (che non aveva nulla contro i gesuiti, ma venne spinto) confermò nel 1764 il divieto dell’ordine in Francia. Vennero espulsi dal Portogallo e le sue colonie (1759), espulsi dalla Spagna (1767), Regno di Napoli (1767), Ducato di Parma (1768). L’inetto papa Clemente XIV venne spinto a firmare la soppressione della compagnia il 21 luglio 1773. In Russia la compagnia non venne sciolta. VII. L’ordine dalla rifondazione del 1814 al 1917 7.1 La rifondazione della Compagnia di Gesù In seguito alle esperienze rivoluzionarie, del governo del terrore istaurato da Robespierre e del divieto di praticare la religione cristiana in Francia, come pure della secolarizzazione in atto in ampie zone d’Europa, la curia e molti regnanti tornarono a vedere i gesuiti in una luce positiva. Pio VI e Pio VII resero possibile la rifondazione della compagnia di Gesù a piccoli passi. Da più parti giunsero richieste al papa per una nuova istituzione della compagnia di Gesù: Paesi Bassi austriaci, Vienna, Polonia e dal Sacro Romano Impero. Come primo passo Pio VII riconobbe ufficialmente l’ordine in Russia nel 1801, lo confermò in Inghilterra e Irlanda (1803), Napoli e Sicilia (1804) e negli Stati Uniti (1805). Questi nuovi sviluppi vennero frenati quando Napoleone fece prigioniero il papa per cinque anni (1809-1814). Pio VII nel 1814 ufficializzò la
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