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I Gracchi e Silla, la crisi della repubblica, Appunti di Storia

La crisi della repubblica romana, le riforme dei fratelli Gracchi e Silla

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 25/03/2023

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Scarica I Gracchi e Silla, la crisi della repubblica e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La crisi della repubblica Un secolo di guerre e conquiste aveva destabilizzato la società romana:  I cavalieri si erano enormemente arricchiti;  Gran parte della popolazione si era impoverita;  I piccoli proprietari terrieri impoveriti avevano beneficiato i latifondisti;  Gli alleati latini e italici desideravano la cittadinanza romana. Il Senato si divise in due parti:  Gli ottimati (optimates), ovvero i tradizionalisti che ritenevano di dover conservare l’antico ordine senatorio;  I popolari (populares), più disponibili al cambiamento e alle esigenze delle classi emergenti come quella dei cavalieri. Per combattere la povertà, Tiberio Sempronio Gracco, tribuno della plebe nel 133 a.C., propose una riforma agraria, così da ridurre gli ager publicus ai privati. Al massimo una persona poteva possedere 500 iugeri di terreno (1 iugero = 2500 m2), più altri 250 per ogni figlio maschio, fino a un massimo di 1000 (4 figli maschi). Inoltre, chi aveva troppi terreni, doveva restituirli allo Stato, e questi sarebbero stati ridistribuiti tra la popolazione più povera in modo inalienabile, ovvero non cedibile. Non tutti furono d’accordo con questa legge, che fu invece approvata dai comizi. Gli aristocratici avevano paura di perdere i loro clienti se la popolazione contadina si fosse spostata al di fuori della città. Cecina, l’altro tribuno di quell’anno, oppose il veto alla legge, e Tiberio lo fece destituire in modo illegale. Vi furono diversi disordini sociali, che sfociarono nella morte di Tiberio, nel 133 a.C., assassinato. Gaio Sempronio Gracco, fratello di Tiberio, una decina di anni dopo divenne tribuno della plebe e tentò di guadagnarsi il consenso, così da favorire i cavalieri e fare in modo che questi potessero prendere parte alle decisioni politiche dello Stato con i patrizi. Gaio inoltre promosse la fondazione di nuove colonie e l’introduzione di una legge per calmierare, ossia stabilire un prezzo fisso, il grano. Successivamente venne proposta la concessione della cittadinanza a Latini e Italici, ma tutti si spaventarono e vi furono diverse proteste. Il Senato dichiarò lo stato d’emergenza e i seguaci di Gaio furono repressi, mentre lui si fece uccidere nel 121 a.C. da uno schiavo. Trent’anni dopo, Marco Livio Druso ripropose questa riforma, ma venne anch’egli ucciso. L’aristocrazia senatoria ricorreva spesso all’uso della violenza per mantenere la supremazia. Tra il 111 e il 105 a.C., Roma combatté in Africa una guerra contro il sovrano di Numidia Giugurta. A causa di una guerra di successione, venne chiesto aiuto ai Romani, che una volta sbarcati sul luogo, vennero per anni corrotti da Giugurta. Nel 107 però, il console Gaio Mario, sbarcò in Africa e in due anni portò Giugurta a Roma in catene. Ciò aveva messo in luce la debolezza politica e militare romana. Poiché i popoli italici avevano la necessità di ricevere la cittadinanza, si ribellarono, dando inizio a una guerra sociale (da socii) (90-88 a.C.). I popoli dei Sanniti e dei Marsi si coalizzarono, stabilendo la base della loro lega a Corfinio, e chiamandola Italia. Nonostante ciò, Roma uscì vincitrice dal conflitto, ma capì che era necessario concedere la cittadinanza a quei popoli. Pertanto, nell’89 a.C., venne concessa la cittadinanza romana agli Italici e la cittadinanza latina agli abitanti del Nord Italia. Gli Italici avevano comunque poco potere politico, ma finalmente l’Italia era unita oltre che geograficamente, anche politicamente. Gaio Mario (al potere 107-86 a.C.), dopo lo scontro con Giugurta, riportò altre importanti vittorie militari, tra cui quelle del 102-101, con cui bloccò due popoli germanici in marcia verso Roma nella pianura padana, i Teutoni e i Cimbri. Mario venne da subito definito un homo novus, ovvero un personaggio che sale alla ribalta senza raccomandazioni. Divenne il leader dei populares, motivo per cui ricoprì il consolato per sette volte (cinque di fila), quasi ai limiti della dittatura. Egli, a differenza dei Gracchi, aveva un esercito. Mario propose una riforma dell’esercito. Decise che questo non doveva dipendere dal censo, ma doveva essere su base volontaria, doveva essere un lavoro, retribuito da un salario; pose così fine alla riforma Serviana. Molti uomini dei ceti più bassi si arruolarono, ma non erano più “soldati di Roma”, bensì “soldati di Mario”. I populares con Mario dominarono la scena politica fino all’88 a.C., quando furono sconfitti da Silla, esponente degli optimates e generale di Mario nella guerra contro Giugurta. Ciò accadde perché sia Mario che Silla volevano aggiudicarsi il comando della guerra contro Mitridate VI, re del Ponto. Il Senato inizialmente l’aveva conferita a Silla, per poi revocargliela e darla a Mario. Silla riprese le forze e, con un esercito, nell’88 marciò su Roma, oltrepassando il confine del pomerium, dopo il quale non si poteva marciare armati. Silla partì per la guerra mitridatica, e in questo lasso di tempo Mario tornò brevemente al potere, ma morì improvvisamente nell’86 a.C. Lucio Cornelio Silla (138-78 a.C.) vinse la guerra mitridatica, obbligando i popoli a liberare i territori romani. Egli era però preoccupato che i populares, in sua assenza, avessero ripreso il potere. Infatti, quando sbarcò in Italia, marciò nuovamente su Roma (83 a.C.). Scoppiò ovviamente una guerra civile tra populares e optimates, che si concluse con la vittoria di Silla nella battaglia di porta Collina, nell’82 a.C. Silla emanò delle liste di proscrizione, che contenevano i nomi delle persone pericolose per lo Stato; si nominò dittatore a vita, carica con cui cercò di promuovere nuovamente l’aristocrazia e il Senato al fulcro dello Stato. Silla emanò diverse leggi:  Ridusse il potere dei tribuni della plebe, vietandogli di accedere alle magistrature superiori;  Impose un’età minima per essere questore e pretore;  Estese verso Nord il pomerium;
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