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I libri proibiti tratta della storia della censura in Europa dal XVI al XVIII secolo, Appunti di Storia Moderna

Risssunto dettagliato de I libri proibiti di Mario Infelise per l’esame di Storia moderna A con Elena Valeri

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 06/06/2023

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Scarica I libri proibiti tratta della storia della censura in Europa dal XVI al XVIII secolo e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LIBRI PROIBITI 1 LIBRI PROIBITI Controllo sui libri 1. Le origini della censura Il primo episodio di censura si ebbe durante i tempi di Tiberio in cui l’imperatore Cremuzio Cordo fu accusato di un “nuovo e inaudito delitto” → aveva espresso il suo rimpianto verso le antiche virtù repubblicane e quindi i suoi libri furono dati alle fiamme. Duemila anni dopo un altro fuoco, 1933 all’università di Berlino venivano bruciati i libri degli autori liberali e democratici durante la presa di potere del Nazismo sulla Germania. L’atto di censurare ha influito sulla nostra società e sui modi di intendere il potere e la capacità di espressione. Nel corso dell’età moderna (XVI-XVIII) in Europa nacque, si sviluppò ed entrò in crisi un sistema di controllo sulla produzione e sulla circolazone dei volumi. La stampa a caratteri mobili e la diffusione della Riforma Protestante furono le principali ragione dovute alla vigilanza posta ai volumi in circolazione. Già nel 1526 Lambert scriveva che l’arte tipografica era stata ispirata da Dio per favorire la riforma di Lutero, da qui il libro venne visto come pericolo e la Chiesa di Roma elaborò un apparato di controllo che nelle intenzioni doveva abbracciare il continente e che servì da modello per qualsiasi organizzazione di controllo poliziesco del pensiero futuro. Tra le straordinarie potenzialità del libro a stampa c’era quella di propagarsi con estrema facilità. Nell’età del manoscritto era pressocchè impossibile riuscire a controllare un flusso che era comunque molto limitato. La stampa non passò semore inosservata, soprattutto in Germania e Italia (con Venezia che diventò il primo centro editoriale di Europa). C’erano anche preoccupazioni filologiche→un manoscritto scorretto faceva poco danno, ma un’intera tiratura di esemplari mal pubblicata rischiava di danneggiare gravemente la tradizione di un testo → primo esempio di censura: 1472 Perrotti scandalizzato da un’edizione del Plinio. Sul piano politico e religioso furono soprattutto le gerarchie ecclesiastiche ad attuare le prime forme di controllo con un “Avvisamentum” diffuso in Germania sul finire del 400, il LIBRI PROIBITI 2 quale sosteneva un uso molto cauto della tipografia. 1487 →Innocenzo VIII avverte i primi rischi di uno sviluppo dell’attività tipografica fuori ogni tipo di controllo e quindi inserisce l’obbligo di vigilanza per i vescovi e il Sant’Uffizio. 1502 → La Spagna è uno dei primi paesi ad istituire un proprio sistema di controllo. Una pragmatica di Ferdinando D’Aragona e Isabella di Castigli imponeva una licenza per i libri di nuova impressione. Durante la fine del 400 e metà del 500 crescevano però gli editori più prestigiosi, tra i quali Manunzio e Giunti, e quindi nel 1486 nascono dei dispositivi funzionali per un’attività economica in crescente sviluppo fino ad arrivare al decreto del 1516 in cui si imponeva che i libri di umanità dovevano essere corretti da un revisore con competenze letterarie. Così nel 1518 Stagnino potè ristampare senza problemi L’Appellatio ad Concilium di Lutero a pochi mesi dall’uscita a Wittenberg, l’unico pubblicato in Italia. Questo però prima che nel 1521 Lutero fu scomunicato e e sue opere mandate al rogo. Tra il 1517 e 1530 gli scritti di Lutero furono diffusi in oltre 300k copie, le quali vennero vendute anche a Venezia. Tra il 1517 (anno dell’affissione delle tesi) e gli anni ‘40 il presupposto di controllarela produzione editoriale andò in direzioni diverse dato che Chiesa e Stato si mossero diversamente: in buona parte d’Europa i provvedimenti censori si successero senza sosta ma il più delle volte non ebbero i risultati sperati dato che il pubblico imparò a muoversi con accortezza, divenne più difficile stampare libri della Riforma ma non mancavano le edizioni camuffate dove il nome dell’autore era celato. La situazione mutò radicalmente dopo gli anni ‘40 dopo il fallimento dei tentativi di riconciliazione con i protestanti. Con la bolla Licet ab initio papa Paolo III istituì il 21 luglio 1542 l’inquisizione Romana a cui poi seguì quella soagnola ma la Francia non gli riconobbe la possibilità di operare e da questo momento l’zione repressiva contro l’ereia assunse un vigore senza precedenti. 2. Tra stato e chiesta La bolla Inter sollicitudines del 1515 fissava i principi di massima di una censura ecclesiastica preventiva generalizzata. Le norme vennero meglio precisate con il proposito di renderle sempre più rigide, l’intento era quello di sottoporre tutta la LIBRI PROIBITI 5 1523→Sforza a Milano, prime disposizioni sulla stampa. 1564 → Indici tridentini, la cui licenza fu curata da Carlo Borromeo. Una “grida” del 1586 disponeva che non si pubblicassero liri senza licenza del governo. Regno di Napoli → non è mai stato concesso il regio exequatur dell’indice romano, le proibizioni pontificie avevano normale corso. Negli Stati al di fuori della diretta influenza spagnola il peso delle proibizioni romane fu ancora più grave. Per tutto il XVII sec nel ducato Sbaudo non fu facile per il duca imporre un sistema di controllo che non fosse quello ecclesiastico e questo vale anche per il Granducato di Toscana fino al 1743. Laddove la produzione libratia rimase modesta, i princìpi non attribuirono grande importanza alla questione. Repubblica di Venezia → autonomo ruolo politico e grande realtà economica, la sua produzione editoriale è stata la più rilevante d’Europa. L’obbligo di licenza fu stabilito dal Consiglio dei Dieci con un decreto il 29 gennaio 1527 per evitare l’uscita di “opere disoneste e di mala natura”. La prescrizione fu più severamente stabilita nel 1542 e da allora divenne regolare. 1562 → si stabilì definitivamente che il Consiglio dei Dieci avrebbe autorizzato la stampa dopo che i riformatori dello Studio di Padova (magistratura) avessero rilasciato una licenza. 3. Candide e prudenti censure L’organizzazione dei sistemi censori del XVI sec. ha puntato l’attenzione in primo luogo alla censura ecclesiastica come arma di Controriforma contro l’espandersi dell’Eresia. Europa ‘500 →i sovrani cercavano di far rientrare nelle proprie competenze il controllo sulla parola scritta. Calvino a Ginevra nei ‘550s disponeva di un sistema di controllo statale che non era differente da quello che vigeva nei paesi rimasti fedeli a Roma. La stessa posizione cauta fu presa dai grandi uomini della Riforma. Lutero non nascondeva qualche diffidenza verso chi faceva ricorso a troppi libri. 1520 →Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca aveva scritto che era il caso di ridurre i libri teologici. Le guerre contadine del Tirolo sollevarono il problema se fosse opportuno promuovere la lettura popolare della Bibbia. Se nel 1521 avev scritto di auspicare che tutti i cristiani si applichino in assoluta libertà alla sola lettura delle scritture sante, la LIBRI PROIBITI 6 situazione cambia nel 1543 in cui si era più favorevoli ad una lettura filtrata dai “ministri del vangelo”. Pier Paolo Vergerio → vescovo di Capodistria fino al 1545, usò la stampa per confutare, ggredire e irridere. A lui si attribuiscono le celebri beffe di contenuto riformatore come il Rifacimento dell’Orlando innamorato di Berni o la Historia di papa Giovanni VIII che fu femmina. Fino alla vigilia della Rivoluzione francese si discuteva sui modi con cui il censore doveva operare: il letterato chiamato a tale incarico anche per la propria cultura e sensibilità che si dava da fare per evitare che i tagli fossero brutali e i sentimenti dell’autore stravolti. (Vincenzio Borghini nel Decameron). La Venezia del ‘550s prestò i revisori di libri per i Riformatori dello studio di Padova, tra i nomi Dolce, Sansovino e Paolo Manunzio. Simile il comportamento in Spagna con l’inclusione di letterati come Lope de Vega, censore dal 1607-1635 o Calderòn de la Barca 1635-1681, i quali fornivano anche giudizi circa la qualità dello scritto e dell’autore. Gli intelletti andavano educati, sirvegliati e diretti, intervenendo anche con operazioni dolorose sul testo. Bisogna attendere il XVII sec per iniziare ad intravedere una diversa concezione dell’attività intellettuale. 1966 → abolizione dell’indice da Paolo VI. Culture al bando 1. Gli indici dei libri proibiti Nel corso del XVI sec. la produzione editoriale aumentò con ritmi esponenziali. L’abbondanza di carta stampata determinò presto un certo disagio anche in coloro che avevano dimestichezza. La Bibliotheca universalis di Gesner pubblicata nel 1545 costituisce un monumento alla libertà della ricerca scientifica rinascimentale. Gli stessi censori avvertirono il bisogno di strumenti bibliografici che gli consentissero di operare con maggiore sicurezza. Gli indici dei libri proibiti nacquero in questo contesto. In varie città europee fin dagli anni 40 si erano predisposti elenchi dei titoli da proibire a uso dei responsabili delle censure locali. 1546-1558 → i teologi dell’Università di Lovanio su ordine di Carlo V e Filippo II pubblicarono tre cataloghi con alcune centinaia di proibizioni che avevano lo scopo di LIBRI PROIBITI 7 promuovere la riforma nelle classi popolari. 1549 → stampa del primo indice a Venezia sulla base dell’accordo tra l’Inquisizione, numizio apostolico e Savi dell’eresia. Il catalogo presentava 150 divieti, 50 dei quali colpivano l’intera produzione du un autore. 1559 → Primo indice romano (Paolino) che segnò un salto di qualità nella lotto contro l’eresia. Paolo IV, saldo difensore della chiesa, era ostile ad ogni tentativo di intesa con i protestanti. Struttura dell’indice → immutata fino al ‘600. Mille proibizioni in ordine alfabetico e ripartire in tre gruppi. ⬇ 1. Autori non cattolici di cui si proibiva l’intera opera 2. 126 titoli relativi a 117 autori 3. 332 titoli anonimi. Proibizioni cumulative relative a intere categorie di libri: tutti i libri che sul frontespizio non riportavano il nome dell’autore, stampatore, data e luogo di edizione. Liste aggiuntive : 45 bibbie e nuovi testamenti e 61 tipografi. Particolarmente pesanti erano le proibizioni della lingua volgare. Opere di vasta diffusione per nulla in contrasto con questioni teologiche vennero poste al bando perchè ritenute anticuriali, oscene o immorali, tra questi Aretino, Machiavelli, Rablais, Erasmo e il Decameron di Boccaccio. Le autorità Veneziane autorizzarono la pubblicazione dell’indice, indicendo i librai ad adeguarsi con qualche riserva → Giolito consegnò i libri di edizione straniera ma trattenne quelli stampati a venezia incluse le opere di Aretino e Machiavelli. Alcuni richiesero l’intervento del Sant’Uffizio x porre rimedio ai danni più evidenti dato che la proibizione di alcuni libri recava un notevole danno didattico. Beccadelli → seri dubbi sull’applicabilità dello strumento. Sottolineava quanto fosse importante la lettura della Bibbia in volgare, un uso quasi impossibile da togliere. La quantità di polemiche indusse il papa a modificare questo catalogo, ma la sua morte nel ‘59 rallentò questo processo. 1564 → Indice tridentino. Revisione dell’originale e si ebbe qualche spostamento di rilievo. Erasmo venne trasferito dalla prima alla seconda classe, solo sei dei suoi titoli venivano dunque stampati. Per gli scrittori eretici venivano tolte dall’indice le scritture LIBRI PROIBITI 10 censori. Persino Pio V nel 1557 convenne che non si potevano vietare autori come Ariosto, Boccavvio perchè simili libri si leggono solo con l’accezione “fabulistica” non come libri sacri. I grandi libri che non potevano essere proibiti venivano “ripuliti”: il Canzoniere di Petrarca suscitò il timore che l’amore di Francesco per Laura potesse essere ritenuto troppo carnale e questo indusse il frate Malipiero ad una riscrittura dell’opera. Il testo venne stravolto e la donna divenne la Madonna mentre i sonetti furono alterati con criteri stravaganti. Riscrittura del Democaron di Boccaccio → riscritto da Borghini, filologo e monaco benedettino. La sua edizione del 1573non ebbe ristampe e fu sostituita da una del 1582 per opera di Salviati, soprannominato “assassino del Boccaccio” (stravolse ambientazioni, date, geografia, testo e significati, rimandando le storie a tempi lontani dalla cristianità) che rimase a lungo l’unico Decameron legalmente letto dagli italiani. I Paradossi di Lando vennero amputati per metà e stravolti nel loro significato politico, sociale e religioso. In alcuni casi furono gli stessi autori a dichiararsi volontari alla revisione, ad esempio Gelli con i suoi Capricci del bottaio. L’espurgatore domenicano Giovannini sostenne nella prefazione dei Dialoghi piacevoli di Franco che i libri proibiti dovevano considerarsi morti. Pesanti furono dunque le conseguenze sull’editoria: Giolito, editore 1540-60 preferì indirazzarsi verso la produzione devozionale e in molti scelsero la stessa strada, tanto che a Venezia l’editoria ebbe un crollo. 3.Censura e lettura popolare L’attenzione riservata alla Bibbia cela un’altra pesante conseguenza dell’impiego censorio. Agli inizi degli anni ‘40 questo genere (letteratura volgare in ambito sociale) aveva toccato i suoi picchi più alti: la diffusione della stampa aveva stimolato il desiderio di leggere e scrivere a tutti i livelli. Accanto alle tardzionali scuole di umanità e grammatica basate sul latino avevano avuto un discreto sviluppo anche le scuole informali. Le vicende di metà 1500 arrestarono questo fenomeno e la scuola ripiegò sui metodi e strumenti tradizionali. Una delle ragioni è proprio che la Chiesa scelse di destinare al LIBRI PROIBITI 11 popolo come unico strumento di insegnamento la predica ed il catechismo. L’inquisito si trovava bersagliato da accuse di cui non capiva sempre l’origine e la portata. Carlo Ginzburg ha ricostruito le drammatiche vicende del mugnaio friulano Menocchio processato dall’Inquisizione per aver sostenuto posizioni eretiche rielaborate sulla base di una personalissima lettura di una decina di libri che gli erano venuti tra le mani. I processi del Sant’Uffizio hanno permesso di seguire le vicende dei lettori italiani di Erasmo e di stabilire il mutevole rapporto con la lettura che il diffondersi della persecuzione stabiliva. Quarto confessò agli inquisitori nel 1563, quindi dopo l’indice Paolino, di non voler tener conto dell’indice per le contraddizioni che contenevano. Non capiva come i libri che avevano avuto l’approvazione del papa improvvisamente venivano banditi. Questo perchè la lettura popolare tende ad essere difficilmente controllabile. Ancora di più nel 500 quando un mondo prevalentemente oralizzato faticava ad aprirsi alla Galassia Gutenberg, dato che il testo scritto aumentava lo scarto fra l’oralità e la percezione, in particolare fra lettori meno avvertiti. La prima metà del 500 aveva visto una crescita della lettura popolare. Libretti di poche pagine e poco prezzo e l’affacciarsi di uomini e donne di varia estrazione alla lettura della Bibbia e agli scritti di Erasmo su anche conseguenza della grande vivacità di questa stagione. I catechismi diventavano un modello: domande e risposte preconfezionate, da mandare a memoria, in grado di spegner slanci spontanei dalla lettura individuale delle scritture. Dopo il 1559 la detenzione di libri divenne il più frequente elemento di accusa nei processi x eresia e la lettura di questi testi spingeva a verificare meglio le opinioni dei sospetti da parte degli Inquisitiroi. Fu proprio questa condotta a determinare da una generazione all’altra profonde trasformazioni negli atteggiamenti verso le censure ecclesiastiche. Bolla di Pio IV 1564 → tutti i mestri dovevano effettuare una professione di fede davanti al vescovo e dichiarare dove svolgevano l’attività didattica e quali libri utilizzavano. C’era però chi portava da casa dei “libri da battaglia”, ovvero romanzi cavallereschi non sempre visti a favore (tra cui l’Orlando Furioso), con la segnalazione del maestro alle autorità competenti. La diffidenza della chiesa riguardo la diffusione di materiali popolari proseguì anche nel XVII secolo, con i foglietti di componimenti, orazioni o lettere amorose date in allegato ai diffusi materiali per inquisitori con il nome Alcune operette et historiette prohibite. LIBRI PROIBITI 12 4. La scienza La produzione scientifica cadde sotto lo sguardo dei censori in un secondo momento. Il peso dei divieti e l’ossessione dei controlli nel 500 aveva influito negativamente sulla circolazione di libri in uso nelle università. Esistono testimonianze di professori di università italiane infastiditi dall’impossibilità di ricevere quello che pubblicavano i loro colleghi stranieri. Nel campo medico infatti i danni sono stati molto rilevanti dato che le opere più aggiornate provenivano dalla Germania. Occorre attendere la fine del XVI sec e i primi decenni del XVII per incontrare un deciso attacco contro la riflessione filosofica e scientifica. La condanna di Copernico del De rivolutionibus orbium celestium arrivò molto dopo la sua stampa. Il libro uscì nel 1543 ma venne vietato solo nel 1615 con l’uscita di Lettera sopra l’opinione de Pitagorici e del Copernico di Foscarini a favore della teoria eliocentrica; questo aveva richiamato l’attenzione della Congregazione dell’Indice e nel 1616 inserì l’opera copernicana nell’indice. L’eliocentrismo copernicano non aveva attirato grandi curiosità, ma dal ‘580 ogni spunto antiaristotelico era caduto nelle mani dell’indice. Come accadde per Telesio che adeguò al senso aristotelico il suo De rerum natura, e come accadde per Giordano Bruno nell’anno 1600. 1610 → La pubblicazione del Siderus Nuncius, il brillante resoconto di Galileo sulle sue osservazioni astronomiche fatte al telescopio di sua invenzione. Quest’opera alimentò le obiezioni dei teologi tanto che nel 1616 →la congregazione emanò un decreto asseredo di non allontanarsi dalle interpretazioni autorizzate dalle scritture. 1633 → processo Galileo, avvertimento minaccioso che rimbombò in tutta Europa. In Francia Cartesio, appena apprese la condanna di Galileo, rinunciò a pubblicare il suo Traitè du monde, pubblicato poi postumo. Librai → ancora più cauti come sostiene Baglioni, responsabile della pubblicazione dell’opera di Galileo. Successivamente infatti suo figlio Paolo scelse di pubblicare solo opere liturgiche e teologiche. I limiti della censura 1. Dopo l’indice clmentino LIBRI PROIBITI 15 della religione venne decapitato nel 600. Per oltre 10 anni urbanoVIII tenne a Venezia come Nunzio Francesco vitelli E condusse una feroce ma anche vana battaglia contro la letteratura conformista. Rilevanti furono quindi le conseguenze sul piano della censura dell'attacco turco alla principale colonia veneziana: nel 1655 la Repubblica recideva su uno degli aspetti che aveva da sempre caratterizzato la sua posizione sul Roma e quindi fu costretta ad accettare che sui libri stampati a Venezia figurasse l'imprimatur ecclesiastico. 2. Inquisizione e repressione Anche dopo la fine del sedicesimo secolo In Spagna, Italia e Portogallo l'azione repressiva sarà il risultato dell'azione combinata fra inquisizione e indice: alla diminuzione del pericolo ereticale nel corso del diciassettesimo secolo non corrispose un rallentamento dell'attività della congregazione e dell'indice. Il catalogo di Clemente XI del 1711 contava circa 9000 volumi in più rispetto a quello di Clemente VII. Gli indici del 1664 e del 1681 redatti dai segretari della congregazione Giacinto libelli e Giacomo Ricci abbandonarono la suddivisione in classi e predisponevano le opere in successione alfabetica. Sarpi: ogni alterazione del pensiero di un autore era addirittura più grave della sua radicale proibizione e l'indice del 1667 tradisce in qualche misura una certa moderazione. Volontà repressiva della Chiesa → burocratizzare l'attività di routine. Le disposizioni ufficiali e i permessi dovevano essere concessi dal sant'uffizio o dal maestro del sacro palazzo. Gli stessi manuali degli inquisitori fino al tredicesimo secolo continuavano a sospettare di eresia tutti quelli che scrivono, leggono ho danno ad altri da leggere. Le vicende dell'inquisizione spagnola sono significative: a differenza di quelli romani quelli iberici erano molto ricchi di informazioni. Formalmente ciascun libraio ogni anno doveva dichiarare all'inquisitore i testi che deteneva in bottega, mostrare i cataloghi delle fiere di Francoforte e consegnare tutti i libri compresi nell'ultimo indice. Nella giurisdizione della castilla sono praticamente assenti i processi contro i lettori di opere proibite fino alla fine del secolo XVIII. Eccezionali appaiono le cause del genere anche in Catalogna, gli inquisitori di Barcellona ricevettero una denuncia secondo cui nelle librerie della città si vendevano opere di Perez e di Machiavelli. Occorrerà attendere fino alla metà del 700 per vedere rianimarsi il controllo inquisitoriale in questo settore. I controlli alle dogane risultavano inefficaci e di routine. L'inquisizione spagnola comprendeva anche Sicilia e Sardegna: La Sicilia fu l'unico caso di territorio soggetta all'inquisizione spagnola per cui LIBRI PROIBITI 16 la volontà del consiglio supremo era stato adottato l'indice tridentino, ma anche in questo caso la quantità di processi per i libri proibiti era esigua fino alla fine del 500. Inquisizione nel resto d'Italia → l'immagine non era molto differente: era eccezionale che si perseguisse qualcuno solo per il possesso di libri proibiti, alla denuncia seguiva in genere l'assoluzione. Le uniche opere più ricercate erano quelle di negromanzia e magia. Il testo più perseguitato fu la Clavicula salomonis, in cui figuravano scritti magici utilizzati per scopi pratici. A Venezia e Napoli l'inquisizione diminuisce dal 500 al 700 poiché corrispondono ai due centri più popolosi d'Italia: libri sequestrati erano opere senza licenza di Machiavelli e bibbie volgari. Il massimo impegno repressivo fu dispiegato con successo nella corso della XVi secolo nell'ambito della lotta al Pericolo ereticale. In spagna la produzione locale ebbe poco rilievo, mentre la rilevanza maggiore assunse lattività commerciale alcuni librai, le cui fortune erano stranamente condizionate da privilegi tenuti dalla corona. Il sistema censorio dell'antico regime non poteva avere un illimitata capacità d'azione: I libri vietati continuavano a stare al bando e la loro fruizione doveva seguire indicate cautele. E’ vero che una parte consistente dei procedimenti vede la presenza di manoscritti invece che di libri stampati, alcuni argomenti passavano in tipografia piuttosto raramente (magia, filosofia, politica) 3. Alle origini della tolleranza La severità degli atteggiamenti inquisitoriali e il complesso apparato censorio produsse i cosiddetti “effetti involontari della censura”, come disse Prosperi. Tra il 500 e la prima metà del 600 si segnalano reazioni di vario genere al clima repressivo. Furono ovviamente coloro che subirono e danni maggiori del clima repressivo a reclamare la possibilità di operare senza soggiacere a continue minacce: sia nel mondo cattolico che nel mondo protestante, per leggi vittime ragioni di interesse si levarono spesso voci da parte di chi operava in tale ambito contro un sistema che rendeva ogni nuovo investimento soggetto a molti rischi. (es i Gabiano erano commercianti Veneziani che si profetizzavano cattolici in Italia e protestanti in Inghilterra). I grandi librai del mondo cattolico che riuscirono a superare le tempeste della seconda metà del 500 furono coloro che si adeguarono alle prescrizioni degli indici -> educazione liberale di ampio respiro. LIBRI PROIBITI 17 Più complesso sarà il rapporto tra gli autori e il sistema censorio: la maggior parte fu costretta ad adeguarsi, molti erano del parere che la libertà di parola nuocesse a uno stato ben ordinato e che la carta stampata avesse contribuito ad alimentare i violenti contrasti religiosi in Francia e in Germania. I margini di trattativa tra scrittori e censura furono ristretti: In Italia una volta cessata l'emergenza dell'eresia e magia a parte, furono gli scrittori libertini coloro che si trovarono a fare le maggiori spese della repressione inquisitoriale. Pallavicino immaginava un gruppo di gentiluomini leggere con curiosità le lettere sottratte ad un Corriere ed una di queste era appunto rivolta a chi proibisce i libri, non solo quelli di religione ma anche quelli letterari. In Spagna erano perseguitate queste scritture, per particolare pregiudizio mentre vedono dichiarate false quelle relazioni o quelle scritture che essi pubblicano facendole passare per menzogne. Quello che bisogna considerare è la causa del divieto: Ribadivano l'importanza della proibizione perché apportava gloria o disonore. L'inquisizione e l'indice nel corso del diciassettesimo secolo finirono con il perdere una parte della loro valenza minacciosa. In Inghilterra nell’1624 James, bibliotecario di Oxford, pubblico un indice generale dei libri proibiti dal pontefice dove consigliava un elenco di libri, addirittura Paolo Sarpi uso questo indice per costruire una biblioteca curiosa. 1644 -> In Inghilterra John Milton scrisse l'Aereopagitica La prima riflessione sulla libertà di stampa in cui asseriva che uccidere un buon libro è come uccidere un uomo. Era stato concepito durante la rivoluzione inglese con l'intento di reagire al licensing order del 43 con il quale il Parlamento ripristinava la censura preventiva dopo tre anni di assenza di controlli. L'esempio che forniva milton era quello dei paesi oppressi dalla censura cattolica. 1695 -> l'Inghilterra fu il primo paese ad abolire la censura preventiva. Giuseppe Valletta che non tollerava più l'inquisizione verso la fine del 600 istituì una biblioteca semipubblica di 10.000 volumi. Assolutismo e censura 3. Verso la prevalenza della censura di stato LIBRI PROIBITI 20 distruggitori” come Spinoza o Hobbes. Venne ripreso poi nel 1745 con significative attenuazioni: scomparvero le liste degli autori da non proibire e ne vennero aggiunte altre al fine di controllare la cultura popolare. Napoli → limiti dei campi di intervento di autorità religiose o laiche vari. Solo con l’arrivo dei Borboni si regolamentarono i ruoli della monarchia e della chiesa. Firenze → si giunse tardi ad una risistemazione della materia. 1743→ editto Francesco Stefano riformava drasticamente le procedure ponendo tutto sotto il controllo granducale e lasciando all’Inquisizione la sola competenza x i libri religiosi. (divieto di avere stamperie a casa) Livorno → vivacità editoriale. Due ristampe italiane dell’Encyclopedie e la prima edizione Dei delitti e delle pene di Beccaria. Negli anni 1790 l’autorità ecclesiastica proseguiva a rilasciare la propria autorizzazione con la formula classica dell’imprimatur. Modena → 1772 riorganizzazione del controllo sulla stampa che passava sotto la giurisdizione locale. Il clima era più tranquillo e le principali censure venivavo adottate dagli autori stessi che erano elgati a vincoli personali ed intellettuali, pronti però ad inventare escamotages. Frisi e Longo svolgevano un’attività simile a quella di Malesherbes, entrambi membri dell’accademia dei Pugni e a napoli questo ruolo era svolto da Galiani. A Venezia invece Lodoli e Gaspari, secondo criteri di maggiore apertura e tolleranza. l’apertura era rivolta anche per i libri importarti all’estero, infatti erasmo, machiavelli e pascal non facevano più scandalo. Benedetto XIV → adesione regolata alle proposte di riforma sociale e l’interesse verso taluni aspetti dei Lumi raggiunsero il vertice della chiesa. Venne pubblicato un nuovo catalogo nel 1758, frutto di una radicale revisione. Il saldo attestarsi delle principali responsabilità nelle mani dei governi segnò nel XVIII un notevole alleggerimento della censura. (Voltaire, 1733, i pensieri degli uomini sono diventati un particolare oggetto nel commercio). Nel momento in cui gli stati si rendevano sovrani assoluti degli apparati censori si accorgevano anche di non riuscire a monopolizzare il controllo della circolazione libraria e la fonte di reddito data dall’editoria era notevole. 3. Il mercato clandestino Nella seconda metà del 700 il sapore ufficiale che aveva preso la censura cominciò ad annoiare i cittadini. La curiosità portò il pubblico europeo a rivolgersi altrove: il LIBRI PROIBITI 21 rafforzarsi delle censure di stato portò quindi un aumento del mercato clandestino, tanto che tra i due secoli si affermò una rete alternativa perchè alcuni librai non prendevano il rischio di vendere libri proibiti. Non è il caso dei piccoli librai per i quali il libro proibito poteva rappresentare la possibilità di risollevarsi. Nella seconda metà del 700 un libro su due era pubblicato fuori dalla Francia e c’erano diversi personaggi che vivevano di traffici simili: tra questi Robert Darnton. Il sistema di rifornimento illegale aveva una sua complessa organizzazione, molto ramificata in territorio francese. Vi erano agenti che si informavano circa i caratteri del mercato letterario, i gusti del pubblico e le attività degli autori. → colporteur, figure tipiche del paesaggio librario dell’europa moderna. Non tutti si specializzavano nel libro illegale, i librai solidi vendevano questi esemplari solo quando ritenevano che non vi era nessun pericolo.Tuttavia durante il XVIII sec la crisi pervase l’economia libraria e quindi diversi librai erano disposti a rischiare. Italia → il commercio clandestino non era come in Francia.. I titoli proibiti rimasero più nell’ambito francese. I colporteurs di Briancon avevano rilevanti ramificazioni nella penisola. A Bergamo negli anni 70 Giuseppe Rondi fu attivissimo importatore di libri illuministici. 4. Permessi e false date La concorrenza fra mercato legale e illegale spiega i frequenti espedienti adottati dalle censure ufficiali per eludere l’eccessiva rigidezza: il più comune fu l’uso di apporre sui frontespizi dei falsi luoghi di edizione. Già l’indice di Parigi del 1544 metteva esplicitamente in guardia dal rischio di libri pubblicati con nomi diversi o alterazioni dei luoghi di stampa. Nel corso del 500 di simile espediente si servirono soprattutto i librai e i tipografi clandestini, per pubblicare ad esempio le opere di Machiavelli uscite fra il 1584-1587 con la data di Palermo, frutto del brillante stampatore John Wolf. Presupposti alla base dell’idea stessa di censura di antico regime → le istituzioni che dovevano autorizzare la pubblicazione di un libro non si limitavano a rilevare la mancanza di ragioni x proibirlo, ma fornivano una sorta di sanzione positiva. I frontespizi recavano formule che esplicitavano questa “approvazione”. Paolo Sarpi → 1609 considera che troppo sarebbe stato il danno di proibire tutte le opere che non erano in assoluta consonanza con le posizioni del governo veneziano, basti pensare alle tante opere di carattere giuridico o canonico. LIBRI PROIBITI 22 Venezia → la sanzione del potere continuò a comparire sul frontespizio fino alla fine del 700. L’espediente che in vari paesi europei risolse la questione fu quello di consentire la stampa delle opere di cui non si gradiva assumersi la responsabilità con concessioni accordate tacitamente. Le autorizzazioni del genere si risolvevano per lo più in edizioni che recavano datazioni topiche. →non va confuso con la stampa clandestina. Malesherbes → ricostruì le vicende di queste concessioni speciali. Nate in origine x tutelare i censori in casi particolari e limitati, avevano finito con l’estendersi progressivamente. Sempre più spesso capitavano circostanze in cui non si voleva autorizzare pubblicamente un libro ma ci si rendeva conto che era impossibile proibirlo. Molti furono gli ambiti coperti dalle false date: tutta la letteratura inglese galante, i romanzi e gli scritti di intrattenimento. In pieno 700 i libri si celarono sotto datazioni fantasiose in sintonia con le opere: pechino, fantasianopoli.., molto spesso erano toponimi di Amsterdam. In qualche caso la falsa data coprì anche edizioni di impostazione curiale che le sensibilità giurisduzionali di taluni stati impedivanmo di autorizzare: opere teologiche a Venezia. Alle ragioni teologiche e politiche si unirono anche quelle mercanitli. In Francia venivano autorizzate date di Amsterdam per libri che cpntraffacevano edizioni olandesi. Nella seconda metà del 700 pubblicare un’opera secondo le norme canoniche significava anche proporre libri che riflettevano una cultura tradizionale. Escamotage delle false date → le censure cercarono di riappropriarsi del controllo sulla circolazione libraria che il grande sviluppo dei traffici clandestini tendeva a sottrarre loro. Diderot → 1763, si rivolge ai responsabili della censura francese e che chiese in nome dei librai e degli autori, un illimitato aumento dei permessi taciti, poichè era la società a esigere tale infrazione daalla legge generale. Due anni dopo, in controtendenza, a Venezia se ne propose l’abolizione sostenendo che fosse un sistema “incerto e pericoloso”. Così x alcuni anni le false date scomparvero, x ricomparire nel corso degli anni 80 e 90. 5. Lumi, censura e libertà di stampa Il parametro a cui occorre fare riferimento è quello dell’Italia negli anni 60 del 700, ma il livello del dibattito era piuttosto arretrato. Mentre Diderot e gli enciclopedisti ponevano chiaramente la questione della libertà di stampa, in Italia si discutevase la responsabilità
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