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I linguaggi dell'arte - Nelson Goodman, Appunti di Semiotica

Riassunto, analisi e riflessioni sul libro "i linguaggi dell'arte"

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 01/06/2017

Elisa-L
Elisa-L 🇮🇹

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Scarica I linguaggi dell'arte - Nelson Goodman e più Appunti in PDF di Semiotica solo su Docsity! Riassunto del libro “ I linguaggi dell’arte ” Nelson Goodman “L’arte non è una copia del mondo reale. Di queste dannate cose basta che ci sia un solo esemplare”. Con questa citazione tratta da un saggio su Virginia Woolf, Nelson Goodman apre la sua opera “I linguaggi dell’arte”. Egli inizialmente prende in considerazione l’arte pittorica per discutere della rappresentazione contrapponendola alla somiglianza. Questa infatti è riflessiva diversamente dalla rappresentazione che ha carattere simmetrico: un oggetto, infatti, somiglia a se stesso al massimo grado, ma raramente rappresenta se stesso. Si prendano ad esempio due gemelli omozigoti. Essi si somigliano e possono somigliarsi a tal punto da sembrare la stessa persona ma non saranno mai uno la rappresentazione dell’altro. Tutto ciò va a sottolineare che la somiglianza non è condizione sufficiente per la rappresentazione. Un quadro che rappresenta un oggetto si riferisce ad esso, lo denota. La denotazione è il fulcro della rappresentazione ed è totalmente indipendente dalla somiglianza. “Per fare un quadro fedele, avvicinati il più possibile a copiare l’oggetto proprio così com’è.” Questa affermazione è falsa perché nel momento in cui si copia un oggetto, esso viene arricchito dalle esperienze, dalle ipotesi, dal mondo di colui che lo sta osservando. L’oggetto dovrebbe quindi essere guardato attraverso un occhio asettico, libero. L’austriaco Ernst Gombrich, storico dell’arte, fa notare che non esiste un occhio innocente e continua affermando che l’occhio è antico in quanto si porta dietro tutto il passato contornato dall’esperienza, dalla pratica e dagli interessi che permettono di vedere e raffigurare gli oggetti in vari modi. L’oggetto che vediamo, quindi, è una versione, un’interpretazione dello stesso. Affinché una raffigurazione possa dimostrarsi come realistica, per quanto riguarda lo spazio, un artista deve rispettare necessariamente le leggi della prospettiva, le quali contribuiscono a rendere una rappresentazione fedele alla realtà. Il quadro deve essere guardato attraverso un foro e frontalmente, da una determinata distanza, con un occhio chiuso e l’altro immobile. L’occhio però, come dimostrato dagli esperimenti, per vedere normalmente ha bisogno di muoversi in relazione a ciò che ha davanti perché la scansione visiva è necessaria per la visione nomale mentre l’occhio immobile risulterebbe pressoché cieco. Generalmente i quadri si guardano incorniciati contro uno sfondo cosicché ci sia la possibilità di passeggiare e di muovere gli occhi. I quadri in prospettiva devono essere letti, e la capacità di leggere deve essere acquisita. Proverà per l’appunto più difficoltà a leggere un quadro in prospettiva un occhio abituato a leggere solamente la pittura orientale. La scultura è l’altra forma di arte che Goodman prende in considerazione. Lo scultore affronta un problema di traduzione in quanto anche se l’oggetto da rappresentare è più semplice e stabile di una persona, non è detto che la duplicazione possa coincidere con una rappresentazione realistica. La mela del Peccato Originale ad esempio, se raffigurata con le dimensioni di una piccola mela non apparirebbe abbastanza grande da indurre in tentazione. Perciò l’oggetto “mela”, in questo caso, verrà tradotto e modellato affinché possa sembrare giusto. E per raggiungere questo obiettivo non si devono seguire regole fisse perché l’apparenza di un oggetto è determinata da tutto ciò che conosciamo intorno ad esso comprese nostre abitudini e interessi. Goodman introduce anche il concetto della denotazione nulla che consiste nella rappresentazione di una figura non presente nella realtà, inesistente e quindi inclassificabile, alla quale non si può, quindi, attribuire un significato. Si prenda ad esempio la figura di un unicorno: cavallo alato con un corno tra le orecchie. Esso non è presente in natura però è rappresentabile in quanto la sua conoscenza si trova all’interno della nostra Enciclopedia. Il quesito da risolvere è scoprire quale sia il criterio (esclusa la somiglianza) che rende una rappresentazione realistica. Durante gli anni del Rinascimento l’adozione della prospettiva venne intesa come un grande passo verso la raffigurazione realistica. D’altra parte, la risposta che ad oggi viene considerata veritiera è che la prova della fedeltà sta nell’inganno: un quadro è realistico nella misura in cui è un’illusione ben riuscita, tale da introdurre lo spettatore a supporre che esso sia ciò che rappresenta o che ne abbia le caratteristiche. La misura del realismo, perciò, coincide con la probabilità di scambiare la rappresentazione con ciò che è rappresentato. Una delle difficoltà alle quali si va incontro è però la mente di chi osserva; infatti chi deve essere “ingannato” ha diversi interessi e abitudini. “Quando osservo anche il quadro più realistico, raramente credo di poter letteralmente penetrare nello spazio, affettare il pomodoro, o suonare il tamburo. Semmai riconosco le immagini come segni che stanno per gli oggetti e le caratteristiche rappresentate.” Altro pensiero è quello secondo il quale il quadro più realistico è tale se fornisce la massima quantità di informazione pertinente insieme alla facilità della trasmissione della stessa (ovvero recepire tante informazioni con il minor sforzo cognitivo). Al contempo l’autore vuole porre l’attenzione su come lo stesso contenuto contrariamente a come detto sopra, non sia prova di realismo. Il realismo è relativo perché per un egiziano della quinta dinastia e un inglese del primo Novecento non hanno lo stesso modo per rappresentare qualcosa. Il realismo è determinato quindi dal sistema di rappresentazione corrente in una data cultura o persona e in un dato tempo. La rappresentazione realistica quindi non dipende affatto dall’imitazione, o dall’illusione ma dall’addottrinamento dello spettatore.
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