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I Macchiaioli: Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

- descrizione e caratteri generali dei Macchiaioli -Giovanni Fattori: La rotonda dei bagni palmieri, bovi al carro -silvestro lega: il pergolato -Telemaco signorini: la toilette del mattino Descrizione dettagliata delle opere e breve biografia degli artisti

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 02/07/2024

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Scarica I Macchiaioli: Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! I MACCHIAIOLI Come in Francia, anche in Italia, i pittori furono colpiti dallo scalpore dei quadri realisti e decisero così a partire dal 1855 di rinnovare la pittura italiana seguendo l’esperienza francese. L’arte italiana era infatti ancora legata all’ideologia romantica, per cui era necessario aggiornare tematiche e tecniche. Alcuni artisti italiani fecero viaggi di studio a Parigi per conoscere personalmente le opere di Courbet, Corot e della scuola di Barbizon. Tra questi ci furono i Macchiaioli, un gruppo di pittori toscani, le cui ricerche possono essere assimilate a quelle dei pittori impressionisti francesi; essi si riunivano presso il Caffè Michelangelo in via Larga a Firenze, locale oggi scomparso. Diego Martelli (intellettuale): fu il primo a teorizzare la macchia come elemento pittorico opposto alla forma, diffondendo le sue idee tramite alcune riviste da lui fondate come il Gazzettino delle Arti del Disegno e il Giornale Artistico. Telemaco Signorini (pittore): propose di adottare per il gruppo l’appellativo di macchiaioli, riferendosi al tipo di tecnica utilizzata. Questo nome fu utilizzato per la prima volta in una critica negativa pubblicata nella “Gazzetta del Popolo" all'esposizione nazionale di Firenze del 1862, alla quale il gruppo partecipò. Questo movimento va dal 1855 al 1870 circa. CARATTERISTICHE (affini a quelle dei realisti francesi) un’accesa rivolta all’accademismo; diretto rapporto con il vero scelta dei soggetti tratti dalla natura e dalla vita quotidiana come paesaggi, vita dei campi, ritratti, momenti della quotidianità dei borghesi e scene urbane; assenza di disegno preparatorio; utilizzo appunto delle macchie di colore stesso per campiture accostate tra loro in modo da creare zone di luce e zone di ombra; assenza di passaggi chiaroscurali, tipici della pittura tradizionale; forma degli oggetti semplificata e rese visivamente più massicce; visione realistica accentuata dall’uso della prospettiva. Nonostante alcuni caratteri comuni, il movimento dei macchiaioli non raggiunse soluzioni unitarie. Infatti molte furono le varianti personali proposte dai diversi artisti sia a livello stilistico che tematico. Oltre al già citato Signorini è doveroso annoverare tra i macchiaioli Giovanni Fattori e Silvestro Lega. GIOVANNI FATTORI Giovanni Fattori nasce a Livorno da una famiglia di umili origini. Si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti (pressol a quale insegnerà a partire dal 1886), infatti, dipingerà in maniera tradizionale di stampo romantico fino al 1859. Da quel momento non si occupa più di pittura di storia ma predilige soggetti militari, soprattutto soldati di ronda o di vedetta, scene di vita agreste, ovvero contadini e pastori intenti nelle loro attività quotidiane, temi legati al mondo borghese e paesaggi maremmani, per i quali si ispira di più alla pittura di Corot che a quella degli impressionisti. LA ROTONDA DEI BAGNI PALMIERI La rotonda dei bagni Palmieri è un’opera del 1866 di piccolissimo formato. La scena è ambientata in una terrazza circolare posta in riva al mare sulla costa livornese. Riparate da una grande tenda gialla, alcune donne borghesi sono intente a conversare facendo bagni d’aria di mare, poiché all’epoca le signore di un certo livello sociale non potevano mettersi in costume da bagno; infatti esse indossano vestiti dalle larghe lunghe e gonne mantelle e cappellini. Ognuna di loro è dipinta con un diverso atteggiamento. Lo sfondo è realizzato mediante fasce orizzontali di colore accordati tra di loro per assonanza o dissonanza cromatica: dal basso l’ocra della parte in ombra della rotonda, poi il giallo chiarissimo della parte al sole, l’azzurro del mare in cui si intravedono tocchi di bianco per indicare l’andamento delle onde, il bruno rossiccio delle basse colline, l’azzurro chiaro del cielo e infine in alto l’arancio della tenda. Le figure quasi delle sagome sono rese mediante macchie nette di colore e assenza di particolari, infatti le donne non hanno occhi, naso e bocca, poiché una visione da lontano non permette di scorgere i tratti somatici dei volti. A differenza della pittura francese coeva, Fattori adotta una netta linea di contorno per le figure, che possiamo considerare come il limite delle macchie, le quali rendono le forme così volumetriche da rimandare a quelle della tradizione medievale fiorentina. BOVI AL CARRO Dipinta durante un soggiorno presso la casa di Diego Martelli a Castiglioncello “Bovi al carro” mostra un tipico paesaggio naturalistico della Maremma toscana. Il soggetto del dipinto è apparentemente un carro trainato da una coppia di bianchi buoi, posto sulla destra, per lasciare spazio alla natura agreste che è invece il vero soggetto dell’opera. Anche in questo dipinto Fattori realizza lo sfondo mediante fasce di colore orizzontali: in basso il giallo bruno della terra dei campi, poi il verde scuro delle colline e il turchese del mare, infine l’azzurro chiaro del cielo, attraversato da nuvole. La prospettiva è sottolineata da una strada che solca diagonalmente i campi, dando così il senso della profondità che altrimenti le fasce orizzontali avrebbero annullato. La linea d’orizzonte risulta quindi posta al centro del dipinto. La posizione del carro con i buoi è volutamente decentrata, per permettere al paesaggio maremmano di divenire il protagonista; questo però non lo fa prevalere sul contadino e il suo carro, ma lo rende una parte del tutto, sottolineando così un forte legame tra l’uomo e la natura. La luce naturale è quella del primo pomeriggio estivo, come si deduce dalle ombre sotto al carro. SILVESTRO LEGA Silvestro Lega si trasferisce a Firenze giovanissimo per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove acquisì una preparazione di stampo classico, come si evince dalle sue prime opere di tema storico e religioso. Frequentando il Caffè Michelangelo si converte alla pittura del vero, prediligendo tematiche legate alla realtà quotidiana della vita familiare, mantenendo però un’impostazione compositiva desunta dalla pittura quattrocentesca fiorentina. Dopo la seconda Guerra d’Indipendenza si stabilisce per una decina di anni nella zona di Piagentina, località alle porte di Firenze, dove è ospitato da Spirito Batelli, un ricco borghese fiorentino, del quale prenderà come fidanzata la figlia Virginia. A Piagentina Lega produce tre grandi capolavori che possono essere ritenuti una sorta di trilogia degli affetti: “il canto dello stornello”, “la visita” e “il pergolato”. In tutte queste opere sono protagoniste le donne di casa Batelli.
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