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I Malavoglia - Verga, Appunti di Italiano

Riassunto dell'opera (e di alcuni estratti) e descrizione delle tematiche principali.

Tipologia: Appunti

2017/2018
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Caricato il 22/12/2018

prottalino
prottalino 🇮🇹

4.3

(12)

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Anteprima parziale del testo

Scarica I Malavoglia - Verga e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! I MALAVOGLIA (1881) Il romanzo segue la storia di una famiglia di pescatori generazioni, i Toscano (o Malavoglia), che vive ad Aci Trezza, in Sicilia: possiedono una casa (del nespolo) e una barca, la Provvidenza, che consente loro una vita relativamente tranquilla. Nel 1863 il giovane 'Ntoni, figlio di Bastianazzo e nipote di padron 'Ntoni, deve partire per il servizio militare. La famiglia si trova in difficoltà, perché privata della sua forza lavoro. A ciò si aggiunge una cattiva annata nella pesca e il fatto che la figlia maggiore, Mena, abbia bisogno di una dote per sposarsi. Padron 'Ntoni, per superare le difficoltà, pensa di intraprendere un piccolo commercio: compra a credito dall’usuraio zio Crocifisso un carico di lupini (già mezzi avariati), per rivenderli in un porto vicino. Tuttavia la barca naufraga nella tempesta, Bastianazzo muore e il carico va perduto. I Malavoglia, oltre ad essere colpiti negli affetti, si trovano di fronte al debito da pagare. Qui iniziano una serie di sventure: la casa viene pignorata; Luca, il secondogenito, muore nella battaglia di Lissa; la madre, Maruzza, è uccisa dal colera (fungeva da collante nella famiglia); la Provvidenza, recuperata e sistemata naufraga ancora una volta; i Malavoglia sono costretti a lavorare a giornata presso padron Cipolla (il cui figlio, Brasi, si era fidanzato con Mena); la casa viene pignorata e vanno a vivere in affitto. Il nucleo familiare a poco a poco si disgrega. 'Ntoni, che ha conosciuto la vita delle grandi città dove ha fatto il servizio militare, non si adatta più alla vita di stenti e dure fatiche del pescatore (non è disposto a sfiancarsi nella vita dei campi): comincia a frequentare l'osteria, è coinvolto nel contrabbando e finisce per dare una coltellata alla guardia doganale, don Michele (faceva la corte a Lia). Al processo ottiene una condanna mite per le attenuanti d’onore; Lia, ormai disonorata, fugge dal paese e finisce in una casa di malaffare a Catania; nonostante sia saltato il matrimonio con Brasi, a causa del disonore caduto sulla famiglia, la sorella Mena non può più sposare il compare Alfio, di cui era segretamente innamorata (verrà accolta da Alessi e Annunziata, di cui curerà i figli). Nel frattempo il vecchio padron 'Ntoni, atterrato dalle sventure, muore di stenti all'ospedale. Solo l'ultimo figlio, Alessi, riesce a riscattare la casa del nespolo, continuare il mestiere del nonno e sposare Annunziata (personaggio positivo e disinteressato). ‘Ntoni, uscito di prigione dopo 5 anni, ritorna a casa una notte, ma si rende conto di non poter più restare e si allontana per sempre. I MALAVOGLIA E LA COMUNITÀ DEL VILLAGGIO: VALORI IDEALI E INTERESSE ECONOMICO Bastianazzo è morto per mare, affondando con la barca carica di lupini. Gli abitanti del paese, seguendo un antico costume rituale, si recano alla casa del morto per la visita del consolo, per portare conforto alla famiglia. Il capitolo si apre con il ritratto di zio Crocifisso: il suo personaggio è presentato dall’ottica di un narratore che condivide la visione di un ambiente dominato dalla logica dell’interesse. Il narratore aderisce alla mentalità dei personaggi, adottando il loro linguaggio. Il risultato di questa osmosi è che l’usuraio avaro e disumano risulta benevolo e la sua mancanza di scrupoli nel sottrarre i profitti totalmente naturale, anzi, viene addirittura rovesciata in un comportamento benefico e meritorio. Se si affaccia qualche aspetto negativo, esso viene attribuito alla malevolenza di “quelli che non erano mai contenti”. Secondo il processo di contro-straniamento, ciò che è anormale viene presentato da un punto di vista che condivide la visione personaggio stesso, fino ad apparire addirittura lodevole. Questo procedimento fa risaltare lo stravolgimento profondo dei valori che si verifica in quella piccola comunità rurale (così come in quelle borghesi). Nel testo, si instaura una polarità tra la comunità del villaggio, riflesso di un mondo regolato dal meccanismo della lotta per la vita, e quella della famiglia dei Malavoglia, portatrice di valori etici puri e ideali. Il fitto chiacchierio dei compaesani (che parlano per modi di dire e frasi fatte) che percorre tutta la scena fa emergere la chiusura mentale, la grettezza interessata, l’insensibilità ai limiti della crudeltà proprie della comunità paesana, e che lasciano un’impressione cupa e desolata (per padron Cipolla “l’ultimo temporale in cui si è persa la Provvidenza è stato una vera grazia di Dio” per le colture agricole + barzelletta di don Silvestro). La comicità di Verga non è serena e liberatoria, non è costruita per suscitare il sorriso sull’ingenuità primitiva dei popolani, ma è amara, sarcastica, intrisa del suo totale pessimismo sugli uomini e sui moventi delle loro azioni. Nella seconda parte emergono in primo piano i Malavoglia, la cui presenza determina uno stacco fortissimo rispetto alla squallida commedia dell’egoismo e dell’ottusità dei compaesani, a cui si contrappone una prospettiva tragica della rovina della famiglia, che si propone come portatrice di alti valori etici, quali gli affetti familiari, l’onestà, il rispetto per la parola data, l’altruismo e la solidarietà disinteressata. Essi sono gli unici a essere presentati anche dall’interno, al lettore è concesso conoscere la loro vita interiore: questo privilegio è il segno inequivocabile di una superiorità spirituale, che li distingue dalla meschinità del paese. TEMATICHE DELL’OPERA: L’irruzione della storia I Malavoglia rappresentano la vita di un mondo rurale arcaico, caratterizzato dalla chiusura nelle tradizioni e dalla circolarità, dettata dall’attenzione prestata ai cicli delle stagioni e ai fenomeni naturali, anch’essi ciclici e tutti uguali. Si tratta di un mondo mitico, che si fonda sui riti, sulla saggezza dei proverbi antichi, su legami ancestrali con la terra. L’immobilità del villaggio viene tuttavia spezzata dall’arrivo della modernità: nel romanzo, infatti, si nota la forte dialettica che separa il mondo dell’antichità da quello moderno. Il vento del progresso disgrega la compattezza del sistema arcaico, rompe il ciclo immutabile delle tradizioni sempre uguali e sconvolge gli equilibri. La storia e la modernità si presentano innanzitutto con la coscrizione obbligatoria, che sottrae braccia al lavoro mettendo in crisi la famiglia come arcaica unità produttiva: proprio dalla partenza di ‘Ntoni per il servizio militare ha inizio la serie di difficoltà economiche e di sventure. Il sistema sociale del villaggio è investito e trasformato da questi movimenti dinamici che caratterizzano l’indomani dell’Unità d’Italia (1963). Modernità e tradizione Il personaggio in cui si incarnano le forze disgregatrici della modernità è il giovane ‘Ntoni. Egli rappresenta l’elemento di disturbo, di rottura degli equilibri, che vuole allontanarsi dall’immobilità della famiglia, verso la quale è insofferente (diversamente dagli altri, a cui invece l’allontanamento del nido sembra doloroso e pericoloso). Egli è uscito dall’universo chiuso del paese, è venuto in contatto con la realtà moderna, conoscendo la metropoli del continente, Napoli; la conoscenza della città, tuttavia, è forzata, poiché quello che inizialmente gli sembrava il mondo dei sogni, del “bel godi”, si rivela essere permeato dalla sofferenza. ‘Ntoni, alla fine, giunge a nuove consapevolezze e ne viene “contaminato”, a tal punto da non poter più essere re-inserito nel contesto familiare, che capisce dover lasciare per sempre. Quella del giovane, può infatti essere definita una catabasi, una discesa, un processo di degradazione che raggiunge il suo fondo con la coltellata alla guardia. Alla fine Alessi riuscirà a ricomporre un frammento dell’antico nucleo familiare, ma ciò non implica che il racconto sia perfettamente circolare, ma anzi, molti elementi della famiglia si sono persi e, nel finale emblematico, l’elemento di disturbo, il personaggio inquieto, il giovane ‘Ntoni, si distaccherà per sempre dal sistema arcaico e circolare del villaggio per addentrarsi nel tempo lineare della modernità e iniziare un percorso di formazione. Si suppone, infatti, che dovrà farsi strada nel sistema economico moderno, quello delle grandi città, dell’alienazione e della logica economica e quindi compiere un bildungsroman, che gli altri personaggi non possono compiere. Si ritiene, per questo, che il ruolo di ‘Ntoni sarà portato avanti da Mastro Don Gesualdo. Queste considerazioni sono esplicitate nella parte finale del romanzo, con il saluto di ‘Ntoni alla città, durante il quale egli comprende che, alla fin fine, anche il ristretto e monotono mondo del villaggio gli sarebbe bastato e giunge perfino ad invidiare la Mangiacarrubbe e Brasi Cipolla. Ad esprimere le differenze tra l’universo del villaggio e il giovane interviene anche lo stile: essendo il villaggio un mondo pre-moderno, i suoi abitanti sono descritti all’imperfetto, il tempo della ripetitività, della durata, mentre il tempo che caratterizza ‘Ntoni è il passato remoto, il tempo della modernità, lineare e momentaneo. Il superamento dell’idealizzazione romantica del mondo rurale I Malavoglia sono stati spesso interpretati come la celebrazione di un mondo primordiale e dei suoi valori, un’alternativa alla falsità e alla corruzione della vita cittadina. Tuttavia, il romanzo segna il superamento della nostalgia romantica per la realtà arcaica e ne sottolinea invece l’impossibilità dei valori. Prima ancora di essere investito dalla modernità, l’universo del villaggio era infatti già dominato al suo interno dalla stessa
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