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I paradigmi dell'educazione di DE CONTI, Appunti di Pedagogia

Appunti relativi ai paradigmi dell'educazione di DE CONTI

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 17/04/2021

Uni-student98
Uni-student98 🇮🇹

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Scarica I paradigmi dell'educazione di DE CONTI e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! I paradigmi dell’educazione Thomas Kuhn e il concetto di “paradigma” Prima de La struttura delle rivoluzioni scientifiche (Kuhn) il progresso scientifico era visto come lineare, coerente e accumulativo: le conoscenze sviluppate venivano sempre considerate coerenti nel quadro metodologico che la scienza ha elaborato, e si accumulavano alle conoscenze precedenti, come se conoscere significasse aggiungere enunciato vero a enunciato vero, per formare un insieme che si accresce sempre più. Con Kuhn e il concetto di paradigma quest’idea cambia. Il paradigma non è altro che l’insieme delle leggi, teorie, metodologie e strumenti condivisi dalla comunità scientifica. Secondo Kuhn, il progresso scientifico avverrebbe attraverso una successione di paradigmi anche in conflitto tra di loro, basati su principi tra loro differenti da un punto di vista ontologico, epistemologico e metodologico. Quindi, il paradigma è una condizione di scientificità: si ha scienza solo quando la comunità scientifica converge verso un insieme di leggi, teorie e metodologie condivise per svolgere la loro ricerca. Ma il paradigma è anche il fondamento stesso della comunità scientifica: senza un paradigma di riferimento non esisterebbe neanche una comunità scientifica: i singoli ricercatori svolgerebbero la loro ricerca in modo indipendente e incoerente gli uni tra gli altri. I paradigmi stabiliscono quali entità compongono l’universo (ontologia), come questi enti interagiscono con i sensi (epistemologia) e quali tecniche sono legittime ai fini della ricerca e della conoscenza (metodologia). Questa concezione è stata poi ripresa e approfondita. Guba e Lincoln, ad esempio, ritengono che i paradigmi scientifici influiscano sulla comprensione e l’istituzione di quali enti compongano l’universo ecc., ma ci sono anche altri elementi che entrano in gioco: quali valori guidano le scelte scientifiche (axiologia), qual è l’obiettivo che l’indagine si propone nei confronti del fenomeno studiato (scopo dell’indagine), quale rapporto ha con l’azione trasformativa (appello all’azione), chi stabilisce come raccogliere i dati e cosa costituisce un risultato (controllo), variabile da paradigma a paradigma (concezione di verità e conoscenza), ruolo dell’etica. Questo, secondo Kuhn, è lo schema secondo cui avverrebbe il processo scientifico: esiste inizialmente un paradigma dominante attraverso cui viene interpretata la realtà e tutti i fatti vengono letti coerentemente ai principi e ai presupposti che questo paradigma ha. Tuttavia, nel corso della storia ci sono momenti e situazioni dove questi paradigmi si trovano di fronte a dei problemi che non sono in grado di risolvere, e così la ricerca scientifica inizia a vagliare altre prospettive di indagine sul fenomeno, dando il via all’emergere di un momento in cui diversi paradigmi cercano di contendersi l’interpretazione della realtà. Kuhn chiama questo momento “momento di scienza rivoluzionaria”, dove si accresce il numero di paradigmi che tentano di risolvere il problema non risolto dal paradigma dominante. Tra questi, è possibile che qualcuno si affermi e che sia in grado di dare un’interpretazione diversa ai risultati e alle conoscenze a cui il precedente paradigma dominante faceva riferimento. Nasce qui un secondo momento di scienza normale dove un altro paradigma si impone sugli altri, fino a quando non si presenta ancora un momento problematico, e così via. Storia della pedagogia per paradigmi mari riconosce che una storia della pedagogia per paradigmi è possibile, benchè questo tipo di indagine non sia stata svolta in maniera approfondita. La concezione di pedagogia come scienza nasce intorno al 1800-1850, e diventa difficile parlare di una scienza pedagogica prima di questo periodo. Si possono tuttavia individuare dei paradigmi specifici: dal 300 a.C. fino al 1400-1500 c’è il paradigma retorico, dove la retorica aveva un importante ruolo dal punto di vista educativo, ma andava anche ad informare l’idea di uomo che si aveva: un uomo non solo dotato di ragione, ma caratterizzato anche dalle emozioni; c’era una visione armonica dell’uomo. La ricerca, verso il 1500, comincia ad orientarsi verso un linguaggio diverso da quello retorico, il linguaggio matematico. Inizieranno a svilupparsi quei paradigmi osservativo-sperimentali che sono in qualche modo tutt’ora presenti. Essi non sono contradditori rispetto ai paradigmi delle scienze umane, ma sono loro complementari; entrambi possono aiutare la ricerca pedagogica ad avere uno sguardo più ampio sui fenomeni indagati. Intorno al 1850-1900, questi paradigmi sperimentali iniziarono a dimostrare la loro limitatezza: sia perché impongono un metodo specifico, ma anche perché utilizzando la matematica si perde il contatto con la singolarità di un fenomeno o una persona, che se studiata in profondità può offrire modelli e strumenti importanti per l’elaborazione di nuove teorie o per la comprensione della realtà stessa. Quindi dopo il 1700 emergono questi paradigmi delle scienze umane, che cercano di rispondere ai limiti di quelli osservativi. Paradigmi realisti e antirealisti i paradigmi realisti considerano che gli oggetti esistono e possiedono delle caratteristiche indipendenti dal soggetto che li studia, mentre i paradigmi antirealisti ritengono che una realtà indipendente dal soggetto che li studia non esiste, il soggetto entra sempre nella strutturazione della realtà, per cui questi oggetti non possono essere descritti in maniera oggettiva, può essere data solo un’interpretazione. Per l’antirealismo c’è una visione della verità non corrispondentista. Paradigmi realisti tra questi rientra il Positivismo, sviluppatosi attorno al 1800-1850. Esso contiene in sé anche tratti del romanticismo. Per il Positivismo tutto ciò che può essere considerato conoscenza è la conoscenza scientifica: il metodo scientifico applicato alla ricerca. Mentre metodi diversi, come quello dell’arte o dell’etica, possono portare a delle conclusioni che non possono però essere assimilati alla conoscenza. Quello scientifico è l’unico metodo valido, e viene considerato come valido ed estendibile a tutti i campi del sapere. Si può ottenere conoscenza, e si possono prendere decisioni valide, solo se si utilizza un metodo scientifico. Metodo scientifico per il Positivismo significa compiere osservazioni, elaborare ipotesi, verificare queste ipotesi con la realtà e confrontare la teoria e le conclusioni ottenute con le teorie concorrenti, così da mettere in evidenza i loro problemi e dimostrare come mai la propria si dovrebbe affermare sulle altre. Il Positivismo non tiene in considerazione che, spesso, la misurazione è
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