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I regimi totalitari., Schemi e mappe concettuali di Storia

Riassunto molto dettagliato di: Stalin, fascismo, nazismo, seconda guerra mondiale

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 07/02/2024

ariannatadini
ariannatadini 🇮🇹

16 documenti

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Scarica I regimi totalitari. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! I REGIMI TOTALITARI Regime autoritario: un regime che a livello politico non prevede opposizioni, non è possibile opporsi e chi ha il potere lo esercita in maniera unica ed esclusiva. Questo resta nell’ambito nel potere, non ha interesse ad andare su altri aspetti della vita. Essi esercitavano un controllo stretto, ma non esclusivo  Regime totalitario: aspirano a controllare tutti gli aspetti della società, vuole creare un determinato tipo di cittadino, il cittadino nazista, fascista o comunista. Ha in mente un’idea di mondo che vorrebbe realizzare perché vanno ad indagare tutti gli aspetti della vita delle persone. I regimi totalitari si pongono l’obiettivo di acquistare un controllo totale sullo Stato e sui cittadini. Caratteristiche del totalitarismo: -costruzione di un’ideologia organica e coerente -il cittadino subisce condizionamenti fisici (c’era la ginnastica obbligatoria nel fascismo) e psicologici  -la vita politica è controllata dal partito unico: il solo organismo incaricato di mediare tra le masse e il potere  -il capo del regime è un dittatore carismatico (ha fascino), depositario dell’intero potere dello Stato, che costruisce un culto della propria persona  -legittima le proprie azioni mediante un uso sapiente dei mezzi propagandistici di massa per manipolare le informazioni a proprio favore  -le masse sono tenute in costante mobilitazione attraverso una rete capillare di organizzazioni che condizionano la gestione del tempo di lavoro e del tempo libero  -l’economia è sottoposta al controllo dello Stato con una forte burocratizzazione (eccessivo peso della burocrazia)  -la contestazione del regime è resa impossibile da un sistema organizzato di repressione degli oppositori (detenzione, tortura, eliminazione fisica) I regimi totalitari miravano a plasmare un “uomo nuovo”, che corrisponde all’ideologia sulla quale ciascuno di essi si basava: l’individuo ha senso solo come espressione del regime.  L’UNIONE SOVIETICA  Stalin al potere Nel 1924, alla morte di Lenin, la rivoluzione russa perse la sua guida indiscussa. Tra i suoi collaboratori si accese la lotta per la successione: si distinsero due linee politiche alternative, che facevano capo a  -Trockij: sosteneva che il compito dell’URSS fosse finanziare e armare la rivoluzione permanente in Europa e nel resto del mondo, intendevano giungere alla distruzione del capitalismo e all’affermazione globale del comunismo, unico modo per garantire la sicurezza delle conquiste realizzate negli ultimi anni. -Stalin:il governo avrebbe dovuto concentrarsi sul consolidamento del comunismo russo e valutare solo in un secondo momento la possibilità di esportare la rivoluzione  I due orientamenti riflettevamo diverse concezioni della rivoluzione e della società comunista: -Stalin: il comunismo avrebbe dovuto trovare in Russia la sua culla e fondare una civiltà in opposizione a quella capitalistica europea  -Trockij: ciò equivale a tradire lo spirito della rivoluzione comunista, che avrebbe dovuto condurre all’emancipazione di tutti i popoli  I due avevano due personalità differenti: -Trokij: godeva di grande prestigio popolare come comandante dell’Armata Rossa, aveva una sensibilità cosmopolita ed esercitava influenza sui giovani per il suo carisma  -Stalin: era un uomo della burocrazia del partito ed era diventato segretario del Pcus, governava l’intera macchina amministrativa e si trovava quindi al cuore del sistema di potere bolscevico. Lenin considerava Stalin brutale e ideologicamente troppo rigido. Stalin consolidò pienamente il proprio potere cercando di aumentare il consenso espresso nei suoi confronti dai nuovi iscritti al partito. Nel 1927 il regime staliniano può essere considerato ormai impostato.  La pianificazione dell’economia La vittoria di Stalin comportò un’accelerazione sul programma di industrializzazione: la crisi cerealicola mise in discussione il sistema di economia mista della Nep e il governo inclinò per un maggiore intervento statale sull’industria e sull’agricoltura: si trattava paradossalmente di una linea politica economica che Stalin stesso aveva in precedenza combattuto.  Stalin ricorse alla Gosplan, una commissione statale per la pianificazione, nel 1927 affidò alla commissione una stesura di un piano di intervento quinquennale, con l’obiettivo di trasformare l’economia sovietica da agricola ad industriale. Era un impegno gigantesco e Stalin dovette vincere numerose resistenze popolari interne al partito: molti erano convinti che ciò richiedesse dei tempi molto lunghi. Stalin decise di procedere con l’industrializzazione a tappe forzate con lo scopo di creare condizioni tali da permettere all’Unione sovietica non solo di raggiungere, ma anche di superare tecnicamente ed economicamente i paesi capitalistici più progrediti. Le campagne avrebbero dovuto subire un cambiamento altrettanto rapido: l’agricoltura diveniva al servizio del nuovo sistema di fabbrica e finché le piccole aziende non fossero state riunite in grandi aziende , il pericolo di una restaurazione del capitalismo sarebbe stato il più reale dei pericoli possibili. Stalin articolò tre piani quinquennali di produzione, al termine dei quali l’economia avrebbe dovuto essere rigidamente centralizzata. Dal 1928 la programmazione dello sviluppo dell’URSS fu guidata dal Gosplan, che decideva quali beni dovevano essere prodotti, in quali quantità e da quali fabbriche, in quali proposizioni.  Lo sviluppo industriale Il governo poté considerare il piano di industrializzazione un successo: dopo 5 anni la produzione di alcune materie era triplicata e quella manifatturiera duplicata, la disoccupazione era ridotta. L’unione sovietica era diventata la seconda potenza industriale del mondo, seconda solo agli StatiUniti. Questo primo piano generò rapidamente un afflusso massiccio di contadini verso le città (8 milioni di persone). Ciò comportò difficoltà alla stessa industria, che attirava la manodopera: la metà degli operai era di origine contadina, con una preparazione inadeguata. L’industria fu orientata in modo quasi esclusivo ai settori pesanti, perciò non produceva sufficienti beni di consumo, il tenore di vita degli operai era basso. La pianificazione presentava altri svantaggi: l’URSS si sviluppava mentre il resto del mondo soffriva per le conseguenze della crisi del 1929; l’agricoltura rimase arretrata dal punto di vista tecnico e continuò a produrre meno di quanto sarebbe stato necessario a soddisfare il fabbisogno alimentare del Paese: sia le aziende agricole che quelle industriali erano, d’altronde, poco innovative. La centralizzazione si rivelò addirittura controproducente per molte imprese, perché stabiliva obiettivi senza genere in considerazione le condizioni delle singole aziende. La produttività degli operai era scarsa—>diffusione del movimento stacanovista=operai che gareggiavano nel migliorare la produttività individuale e l’organizzazione di squadra (in sostanza l’amighetti). Stachanov divenne un simbolo del lavoratore sovietico ideale, battendo ripetutamente i record individuali nell’estrazione del carbone durante un turno di lavoro. Ben presto tuttavia i grandi sacrifici e il basso livello di salari e consumi alienarono molti consensi: lo stalinismo ricorse ai più brutali strumenti della dittatura per mantenere il potere.  La collettivizzazione forzata Nel 1929 Stalin intraprese un’azione di governo per trasformare l’agricoltura. Per superare la piccola produzione agraria e gli interessi privati nelle campagne, il governo sovietico lanciò una battaglia contro i contadini agiati, i kulaki, e avviò la costruzione di grandi aziende agricole, i kolchoz (aziende che riunivano più contadini tenuti a mettere in comune i mezzi di produzione e a consegnare allo stato una parte del lavoro) e i sovchoz (imprese gestite dallo Stato che assumeva i contadini come salariati e incamerava tutto il raccolto). La popolazione rurale oppose resistenza, perché ciò li privava della propria autonomia e dell’opportunità di guadagnare attraverso la vendita del raccolto. I piccoli proprietari terrieri dovettero quindi essere costretti con la forza a trasformarsi in lavoratori delle fattorie collettive. Molti contadini si rifiutarono di seminare per non dover poi consegnare il prodotto alle aziende, arrivando a uccidere il proprio bestiame. Stalin decise di dispiegare l’esercito: i rivoltosi furono eliminati sul posto e almeno due milioni di kulaki vennero deportati e costretti ai lavori forzati. Il fascismo voleva costruire un’identità italiana dominante, che giustificasse la propria aggressività con il diritto di rinnovare la tradizione storica. Mussolini assunse il ruolo di duce e si accreditò come il capo supremo dal quale derivava ogni decisione in vista del bene collettivo; intendeva presentarsi come “novello Cesare”. Si trattava di un mito politico che aveva le sue origini remote nella rivoluzione francese, ma si innestava nella concezione del fascismo come fede politica. Mussolini divenne oggetto di un culto della personalità che rendeva indiscutibili le sue idee e i suoi progetti. Grande importanza assunsero anche le feste civili e le ricorrenze, durante le quali tutti erano obbligati a indossare la divisa, ascoltare i discorsi di Mussolini e partecipare alle grandi manifestazioni pubbliche di regime.  La politica estera di Mussolini Negli anni Venti il fascismo italiano non aveva causato reale preoccupazione, nonostante il nazionalismo e l’utilizzo dell’argomento della vittoria mutilata. Anzi, la conclusione della vicenda di Fiume aveva suscitato il plauso delle maggiori potenze europee. L’Italia aveva rafforzato i suoi rapporti con l’Austria, dove il cancelliere, che aveva contatti con Mussolini, si era ispirato direttamente al fascismo per instaurare un regime autoritario. Ciò spiega perché, di fronte alla notizia di un tentato colpo di Stato nazista nel 1934, Mussolini decise di inviare al confine Italo-austriaco quattro divisioni per fermare Hitler ed evitare l’annessione dell’Austria alla Germania, proibita espressamente dagli accordi della conferenza di pace di Parigi. L’intervento a difesa dell’Austria era coerente con la politica di collaborazione con Francia e Regno Unito. Esso culminò nell’accordo in funzione anti tedesca raggiunto dalle tre potenze a Stresa nel 1935.: l’Intesa garantiva l’indipendenza dell’Austria messa rischio dai nazisti e sosteneva che i firmatari avrebbero reagito a nuove violazioni del trattato di Versailles da parte della Germania. Mussolini decise pochi mesi dopo di dare alla politica estera italiana una svolta aggressiva. Tra l’ottobre 1935 il maggio 1936, in circa sette mesi, l’esercito italiano attaccò e conquistò l’Etiopia. Nonostante alcune vittorie, ben presto la guerra rischio di diventare una campagna di logoramento, a causa della guerriglia messa in atto dagli etiopi e dalla mancanza di strade collegamenti lungo i quali far avanzare le truppe italiane. Dopo una lunga serie di battaglie Mussolini annunciò la nascita dell’impero dell’Africa orientale italiana. Tuttavia, Francia e Regno Unito si dimostrarono accomodanti e il capo del governo italiano poté rivendicare di aver riportato l’Italia al ruolo di grande potenza. L’unica reazione contraria all’azione italiana fu espressa dalla società delle nazioni che colpì Roma con l’embargo (=ne vendere ne comprare) e il boicottaggio internazionale dei prodotti italiani. Le sanzioni economiche si dimostrarono però inefficaci: l’embargo non comprendeva materie prime essenziali e non vi aderirono Germania e Stati Uniti, che continuarono a rifornire l’Italia. Si diede così al mondo una demoralizzante prova dell’incapacità di governare il disordine internazionale. Mussolini volle denunciare l’ostilità della società delle nazioni: il duce lanciò una campagna in nome dell’autarchia, invitando gli italiani a consumare solo merci nazionali a produrre di più per avvicinarsi all’obiettivo dell’autosufficienza alimentare manifatturiera. In quello stesso 1936 Mussolini ricercò l’alleanza con Hitler e il 25 ottobre sottoscrisse l’asse Roma Berlino: un’intesa di natura ideologica e politica tra dittature di destra che condividevano l’aspirazione a una revisione dei trattati di pace, l’orientamento antidemocratico e l’opposizione alla politica dei fronti popolari.  Razzismo fascista L’avvicinamento alla Germania influenzò anche la politica interna del fascismo, il cui nazionalismo espresso una tendenza discriminatoria e razzista in relazione alle questioni derivanti dalla conquista dell’Etiopia, dove le impresto si pose il problema della purezza della stirpe. La politica fascista passò al razzismo di eliminazione, ossia la posizione secondo la quale l’inferiorità dell’altro giustifica la sua esclusione dalla vita collettiva o la sua eliminazione. Nel 1938 la politica razziale del regime fu appoggiata dagli intellettuali attraverso il manifesto degli scienziati razzisti: un documento nel quale si sosteneva l’esistenza di razze umane biologicamente distinte e si rivendicava l’esistenza di una razza ariana italiana. Con l’antisemitismo fascista gli appartenenti alla razza ebraica furono indicati come persone da discriminare: gli insegnanti ebrei furono sospesi dalla docenza, gli alunni ebrei furono costretti iscriversi in scuole separate e una norma ampliò i divieti sul matrimonio, rendendo illegali le nozze tra ariani e appartenenti ad altre razze.  L’antifascismo Mussolini e il regime raccoglievano il larghissimo consenso degli italiani e la maggior parte degli antifascisti rimase quindi in attesa degli eventi, sperando che il duce compiesse qualche passo falso. L’opposizione più attiva il regime venne dai comunisti, non disposti ad accettare che fossero circostanze esterne a determinare la caduta del fascismo; essi crearono in Italia una fitta rete di cellule clandestine. Il maggior esponente del movimento fu Gramsci, secondo il quale la caduta del fascismo sarebbe arrivato solo grazie alla rivolta generalizzata della nazione, guidato dal proletariato. Alla sua morte il movimento trovò il suo leader in Togliatti.  LA GERMANIA  L’ideologia del nazismo L’impianto ideologico del nazismo fu elaborato da Hitler nel decennio precedente alla sua nomina cancelliere: fu durante i mesi della carcerazione che Hitler si dedicò alla stesura del Mein Kampf, il manifesto del movimento. In quest’opera del 1924 Hitler espose i suoi progetti per un futuro governo autoritario e per la grandezza della Germania: le sue idee inizialmente non furono prese sul serio. Nell’indifferenza generale Hitler aveva già teorizzato una società politica basata sul concetto di Volk, ovvero di popolo: lo Stato era da lui concepito come una comunità di popolo fondata sulla purezza biologica, cioè sulla razza dei suoi appartenenti. La condizione imprescindibile per rinnovare la potenza della Germania era l’omogeneità razziale dei tedeschi, che considerava i più diretti discendenti degli ariani. Si diffuse un’immagine pseudo scientifica e stereotipata dell’uomo ariano, alto, biondo con gli occhi azzurri: un’antica razza superiore alle altre. Hitler rilanciò l’idea che gli ariani fossero destinati a dominare sulle razze inferiori e che la purezza della razza andasse difesa evitando la contaminazione e anche il contatto con le altre: coloro che non avevano ascendenza ariana dovevano essere espulsi dalla comunità. Egli considerava un elemento di grave debolezza la presenza in Germania di una consistente comunità ebraica perché essa costituiva una razza negativa e capace di danneggiare dall’interno la purezza dei tedeschi: andava quindi eliminata. Il progetto della purificazione della razza ariana e inscindibile da due elementi: 1. il ricongiungimento di tutte le popolazioni di lingua tedesca 2. la conquista di uno spazio vitale a oriente nel quale installare i coloni ariani. Questo piano prevedeva il trasferimento l’eliminazione degli ebrei e degli slavi, considerati una razza adatta al lavoro servile.  Pieni poteri ad Hitler Una volta ottenuta la carica di cancelliere nel gennaio 1933, Hitler chiese lo scioglimento immediato del Reichstag e nuove elezioni; pochi giorni prima delle consultazioni l’edificio del Reichstag andò distrutto in un incendio. Nonostante la mancanza di prove apparve probabile che ad organizzare l’attentato fossero stati proprio i nazisti. Essi riversarono la responsabilità sui comunisti, spingendo a firmare un decreto che sospendeva i diritti dei cittadini. I seguaci di Hitler approfittarono della situazione per scatenarsi in violenze contro tutti gli oppositori: il clima di intimidazione diede i risultati sperati solo in parte poiché la Nsdap prese il 44% dei voti, ma per raggiungere la maggioranza assoluta doveva ricorrere all’alleanza con i partiti borghesi, che Hitler rifiutava. Alla riapertura del parlamento Hitler ottenne l’appoggio dei cattolici per il varo di una legge che nel marzo 1933 gli conferì pieni poteri per quattro anni, cancellando la democrazia tedesca.  Hitler Fuhrer della Germania Il programma nazista si attuò attraverso le seguenti misure:  la costituzione fu immediatamente sospesa  I sindacati furono sciolti e tutti i partiti politici, a eccezione di quello nazista, aboliti  La Nsdap divenne l’unico anello di congiunzione tra Hitler e i tedeschi  gli elementi sgraditi furono espulsi dall’amministrazione pubblica e rimpiazzati con personale fidato Nel novembre 1933 si tennero nuove elezioni politiche e la Nsdap ottenne il 92% dei suffragi. Hitler assunse anche la carica di presidente, diventando il capo del paese, del governo delle forze armate, che furono costrette a giurargli fedeltà incondizionata lo stesso giorno. La carica di presidente e venne poi sostituita dal titolo di Fuhrer. Un paio di settimane più tardi i tedeschi confermarono a maggioranza in un plebiscito questa decisione: da allora fino alla sua morte Hitler fu per la Germania il capo del terzo Reich. Hitler imponeva una forma di autorità non prevista dalla costituzione, basata esclusivamente sulla propria persona.  La notte dei lunghi coltelli e l’apparato repressivo Nel 1934 Hitler si liberò di ogni possibile avversario interno al nazismo. A preoccuparlo erano le SA e quindi egli ne ordinò l’eliminazione violenta: il 30 giugno 1934, nella cosiddetta notte dei lunghi coltelli, furono svegliati in pieno sonno e sommariamente uccisi, dove si trovavano. Hitler approfittò dell’occasione anche per vendicarsi di chi lo aveva ostacolato sulla via del potere e liberarsi di chi gli faceva ombra. L’intera operazione si svolse con l’appoggio delle forze armate, ma ad eseguire materialmente gli ordini furono le SS di Himmler. Negli anni del regime, le SS diressero la Gestapo, la polizia segreta che incuteva nei i tedeschi un vero terrore, ed ebbero il controllo dei campi di concentramento, inaugurati già nel 1933. Nei lager furono ben presto convogliati costretti ai lavori forzati gli oppositori politici, gli zingari, gli omosessuali e coloro che si rifiutavano prestare servizio militare. Tutti coloro che non si uniformavano ai dettami del nazismo, e potevano perciò mettere in pericolo l’omogeneità della società hitleriana, furono emarginati e morirono.  La persecuzione degli ebrei Una volta acquisito il pieno potere, Hitler diede avvio alla discriminazione degli ebrei. Una tappa fondamentale di questo percorso furono le leggi di Norimberga del 1935, con le quali gli ebrei furono definiti razze inferiori dal punto di vista biologico e sociologico. Le leggi privarono gli ebrei della cittadinanza del diritto di voto, vietarono la pratica professionale, ribadirono il divieto di accesso alla magistratura, all’amministrazione e alle scuole statali, gli ebrei furono espropriati dei loro beni, che vennero redistribuiti agli ariani, si videro imposti pesanti limiti alla libertà di movimento, furono impediti matrimoni misti e rapporti carnali tra ebrei e ariani. Le leggi limitarono anche i diritti dei cittadini tedeschi: il solo sangue tedesco non garantiva il godimento dei diritti civili ma doveva essere accompagnato da una condotta che dimostrasse il desiderio e la capacità di servire fedelmente il regime; ciò escludeva dal godimento dei diritti non solo le razze inferiori, ma tutti i potenziali oppositori. Dopo il 1935 la violenza antisemita esplose nuovamente, crescendo fino alla notte dei cristalli del 9-10 novembre 1938: furono distrutti oltre 7000 esercizi commerciali di proprietà ebraiche e furono incendiate quasi 200 sinagoghe. In tutta la Germania gli ebrei furono bastonati e uccisi e alcuni di loro deportati nei campi di concentramento. Inizialmente gli ebrei avrebbero dovuto essere espulsi dalla Germania ed è per questo motivo che inizialmente i nazisti sostennero il movimento sionista; progressivamente si affermò un progetto più radicale, cioè lo sterminio di tutti gli indesiderati.  Il nazismo e la vita dei tedeschi Particolarmente penetrante fu il controllo del nazismo sulla vita dei tedeschi. La gioventù hitleriana raccoglieva gli adolescenti e li formava ed addestrava all’obbedienza, indottrinandoli ai principi del nazismo. Dalla scuola furono estromessi gli insegnanti che non mostravano fedeltà al regime; programmi di studio e libri di testo furono uniformati perché rispecchiassero la visione nazista. La dittatura si servì di tutti i mezzi di comunicazione di massa per incitare odio contro gli ebrei. Un ruolo importantissimo nella creazione del consenso fu svolto dalle adunate, che avvenivano con complesse e suggestive coreografie: divenne un appuntamento per tutti i Il nuovo accordo prevedeva che ciascuna delle parti intervenisse obbligatoriamente a fianco dell’altra se questa si fosse trovata coinvolta in un conflitto (prima i patti erano solo difensivi).  La questione polacca Hitler rivendicò Danzica e questa volta le potenze occidentali reagirono: Francia e Regno Unito dichiararono che avrebbero difeso i confini della Polonia. Le trattative però fallirono per la profonda diffidenza che separava i Paesi e per il rifiuto opposto dai polacchi al passaggio di truppe russe attraverso il loro territorio. Il 23 agosto 1939 la Germania e l’Unione Sovietica annunciarono di aver siglato un Patto di non aggressione. Il Patto Molotov-Ribbentrop metteva al sicuro Hitler da una guerra su due fronti, permettendogli di affrontare la Polonia senza temere un intervento russo a suo danno. Il Patto suscitò un enorme clamore, perché coinvolgeva due regimi che incarnavano ideologie opposte e l’accordo rappresentava l’eliminazione dell’ultima possibilità di contenere l’aggressiva hitleriana attraverso un’azione che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i Paesi minacciati dalla Germania. Ottenute le garanzie necessarie, Hitler riversò le sue divisioni corazzate in Polonia. Parigi e Londra non recedevano dal proposito di difendere la Polonia. Il 1 settembre 1939 le truppe tedesche violarono i confini polacchi: due giorni dopo seguirono le dichiarazioni di guerra di Francia e Regno Unito alla Germania. Nonostante il Patto d’acciaio, Mussolini proclamò la non belligeranza dell’Italia: la decisione apparve giustificata dall’impreparazione bellica industriale italiana.  LA PRIMA FASE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE  Le due fasi della guerra La seconda guerra mondiale duro sei anni, dal 1 settembre 1939 al 2 settembre 1945.  La prima fase fu compresa dal 1939 il 1942: furono gli anni dei trionfi nazisti, nel 1942 le fortune della Germania Italia e Giappone, toccarono il culmine per poi cominciare a declinare. Fu anche l’anno in cui il conflitto divenne davvero mondiale.  La seconda fase si svolse dal 1943 al 1945: gli anni in cui maturò la sconfitta di Hitler, Mussolini e Hirohito.  Le vittorie tedesche del 1939-1940 L’assalto alla Polonia la pose in condizioni disastrose nel giro di tre settimane. I polacchi vennero a trovarsi tra due fuochi, poiché i russi avanzarono da Oriente. La campagna di Polonia rappresentò un primo segnale di disprezzo del diritto internazionale. Nei successi di Hitler si rivelò decisiva la tattica di combattimento, il Blitzkrieg, che prevedeva lo sfondamento delle linee nemiche grazie a un cuneo di forze corazzate, appoggiate da attacchi aerei. La “guerra lampo” era stata concepita per accorciare la durata delle campagne miliari, assicurandosi il rapido controllo dei territori conquistati. Nel 1940 i tedeschi annetterono la Danimarca e la Norvegia, che diedero alla Germania il controllo del Mar Baltico. L’URSS impose il proprio protettorato agli Stati di Lettonia, Lituania ed Estonia+attacca la Finlandia. Per un po’ di tempo non accadde alcunché di rilevante, ma nel 1940 lo stato di inattività bellica si interruppe: la Germania attaccò il Belgio, i Paesi Bassi e la Francia, il cui esercito fu travolto in poche settimane: i britannici dovettero ritirarsi e i francesi dovettero capitolare e il Paese venne diviso in due.  La resistenza del Regno Unito  Nell’estate 1940 la vittoria tedesca appariva completata: si opponeva al nazismo solo il Regno Unito, alla cui guida si trovava Winston Churchill, che aveva inutilmente spinto per anni i britannici ad opporsi ad Hitler, rifiutando ogni possibilità di una pace di compromesso. Hitler progettò l’invasione delle isole britanniche, ma dovette desistere perché la sua aviazione militare non riuscì a piegare la resistenza della Royal Air Force. Di fronte alla tenacia inglese, i tedeschi intensificarono i bombardamenti sulle città. Inefficace fu il piano di attacchi sottomarini ai danni dei convogli, che portavano materie prime e rifornimenti alimentari alle isole britanniche. Il flusso degli aiuti però non si arrestò, consentendo a Londra di proseguire nello sforzo bellico. Roosevelt dichiaro gli Stati Uniti sarebbero diventati “il grande arsenale della democrazia”: nel 1941 fece approvare la Legge Affitti e prestiti, che consentì l’invio incessante di rifornimenti al Regno Unito e ai suoi alleati.  L’attacco all’Unione Sovietica La resistenza del Regno Unito non impedì ad Hitler di rivolgersi al suo obiettivo principale, cioè quello dello spazio vitale. Nel 1941 sottomise la Jugoslavia e la Grecia. Hitler rafforzava così il fronte balcanico in vista nell’imminente offensiva contro l’Unione sovietica. Il piano di invasione scatta il 22 giugno 1941 (Operazione Barbarossa). Attraverso guerre di accerchiamento penetrarono nel territorio russo lungo tre direzioni. In ottobre i tedeschi giunsero alle porte di Mosca, dove si arrestarono per il rigido inverno russo. L’assalto tedesco colse l’URSS del tutto impreparata: Stalin era rimasto sorpreso della velocità delle vittorie naziste, ma riteneva che Hitler non avrebbe osato toccare l’unione sovietica senza aver prima piegato il Regno Unito. Di fronte all’avanzata nazista corse voce che Stalin si preparasse alla fuga, anche se invece non abbandonò la capitale. La retorica staliniana riscosse grande approvazione nella società russa e i sovietici si opposero con la strategia della terra bruciata. Nonostante le durissime perdite, i centri della Russia restavano ancora al sicuro e migliaia di impianti industriali erano stati rimessi in funzione. Hitler aveva fallito il principale obiettivo=sconfiggere i sovietici prima dell’inverno, che si rivelò il loro peggior nemico.  La guerra parallela dell’Italia Nonostante la firma nel 1939 del Patto d’acciaio, Mussolini era consapevole dell’ impreparazione bellica italiana: l’artiglieria era ancora quella della 1ªG.M. e solo la marina poteva considerarsi efficiente. Per queste ragioni, con il consenso di Hitler, Mussolini dichiarò la non belligeranza dell’Italia. Le vittorie tedesche, però, convinsero Mussolini che per tratte vantaggio dal Patto d’acciaio l’Italia doveva intervenire nel conflitto. Il 10 giugno 1940 il fascismo dichiarò guerra a Parigi e Londra. Questa fu una scelta avventata, compiuta solo per assicurarsi la spartizione del bottino, ma l’Italia non era preparata per lo scontro. Sconfitta a fatica la Francia, l’Italia tentò di estromettere gli inglesi dal mediterraneo, ma la flotta italiana capitolò. Alla minaccia portata dagli italiani in Egitto, gli inglesi risposero con un forte contrattacco: Hitler si decise ad intervenire, respingendo gli inglesi dalla Libia. Mentre la situazione in Africa diventava difficile, il Duce decise di attaccare la Grecia e si rivelò un insuccesso: i greci contrattaccarono, penetrando in Albania. La situazione fu risolta dagli alleati nazisti, che intervennero nei Balcani spingendosi fino alla Grecia: i Balcani furono spartiti tra Italia e Germania. A pochi mesi dall’ingresso in guerra, Mussolini si rese conto che il paese non era in grado di condurre una guerra parallela a quella della Germania: aveva bisogno del sostegno dell’esercito tedesco+Italia e Germania avevano due differenti concezioni del Patto d’acciaio. Dopo i primi lievi successi italiani, le truppe britanniche conquistarono la Somalia, l’Eritrea e l’Etiopia; il primo anno di guerra si chiuse con la perdita dell’impero per il fascismo.  Gli Stati Uniti, l’Europa e la Carta Atlantica Gli Stati Uniti si erano occupati erano occupati principalmente di risolvere i problemi provocati dal crollo della borsa di Wall Street, perseverando nell’ isolazionismo. Un primo segnale di rottura rispetto al passato fu la promulgazione della legge Affitti e prestiti. Churchill e Roosevelt firmarono una dichiarazione comune, la Carta Atlantica, che illustrava i principi di democrazia, libertà e cooperazione tra gli Stati: era la ripresa del programma dei Quattordici punti di Wilson e rappresentava il definitivo abbandono della politica isolazionista.  Giappone e Usa in guerra nel Pacifico Il Giappone aveva aderito nel 1940 al Patto d’acciaio, diventando così Patto Tripartito. La politica espansionista del Giappone aveva provocato un inasprimento dei rapporti con gli Stati Uniti, tanto che il governo sospese le forniture di materie prime indispensabili alle industrie giapponesi. Il 7 dicembre 1941 la flotta statunitense venne attaccata a Pearl Harbor e la stessa operazione fu compiuta subito dopo contro la flotta britannica. Gli Stati Uniti dichiararono, insieme al Regno Unito, guerra al Giappone. Quattro giorni dopo Germania e Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti. La guerra da europea diventava così mondiale. Nei mesi seguenti si assistette alla rapida espansione giapponese nell’area del Pacifico: i giapponesi occuparono la Malesia, le Filippine, l’Indonesia e la Birmania. La firma della Carta Atlantica si concluse con la formulazione della dichiarazione delle “Nazioni Unite”, un’alleanza antifascista composta da 26 Stati in guerra contro le forze dell’Asse (Conferenza di Washington). In primavera le forze statunitensi conseguirono i primi grandi successi contro la flotta giapponese.  Russia e Africa: l’avanzata dell’asse La più grave conseguenza dell’intervento statunitense fu il fallimento della strategia di Hitler: la Germania dovette infatti investire in modo massiccio sulla produzione bellica. Nel 1942 l’Europa continentale restava ancora nelle mani di Hitler e si aggiungevano Romania, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria. Dopo la controffensiva Sovietica invernale, nella primavera del 1942 l’esercito tedesco si portò nuovamente all’attacco con lo stesso obiettivo: privare Stalin del suo territorio e delle sue risorse per piegarlo e costringerlo alla resa. L’avanzata tedesca verso Stalingrado del 1942 rappresentò il punto della massima penetrazione della Germania in Oriente: sarebbe stato possibile congiungersi con le truppe Italo-tedesche provenienti dall’Egitto. Nel novembre 1942 i sovietici intrapresero a loro volta una grande manovra di accerchiamento e i tedeschi non riuscirono a rompere le linee sovietiche e i soldati furono costretti ad arrendersi. I tedeschi persero la loro fama di invincibilità. Mentre i tedeschi procedevamo in Russia, gli italiani erano penetrati in Egitto arrivando ad El-Alamein, dando l’impressione di poter giungere al loro obiettivo: il canale di Suez. La mancanza di uomini e rifornimenti bloccò tuttavia l’avanzata. Il 23-24 ottobre Montgomery lanciò la controffensiva a El-Alamein. Gli Italo-tedeschi furono sbaragliati e cominciarono una ritirata che si concluse solo nel maggio 1943, con l’abbandono dell’Africa, ormai in mano ai britannici. Le forze dell’Asse avevano perso per sempre il controllo del Mediterraneo.  LA SECONDA FASE: 1943-1945  1943: la guerra e la caduta del fascismo La guerra dichiarata da Mussolini alterò la vita sociale, economica e politica dell’Italia. La partecipazione al conflitto si risolse in un disastro per la carenza di armi moderne, l’addestramento inadeguato e l’incapacità dei comandi. L’Italia dovette costantemente ricorrere all’aiuto dell’alleato tedesco. Grazie al supporto tedesco, il Duce riuscì per un certo tempo a nascondere i propri errori e a contenere l’opposizione al regime. La ritirata un Russia causò il veloce sgretolamento del consenso di cui Mussolini godeva. La situazione dell’Italia peggiorò nel 1943, quando massicci bombardamenti aerei colpirono la Penisola: gli abitanti furono costretti a sfollare e il razionamento dei beni di prima necessità spinse la popolazione verso il mercato nero. Il fronte interno mostrò segnali sempre più forti di cedimento. Il 10 luglio 1943, truppe statunitensi e inglesi sbarcarono in Sicilia e travolsero la difesa italiana e la stessa credibilità del regime. La notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 fu presentata di fatto una richiesta di dimissioni del duce: il 25 luglio Mussolini fu arrestato e veniva annunciata la caduta del fascismo. Il governo fu affidato a Badoglio, che dichiarò sciolto il Partito fascista, ma annunciò al popolo la continuazione della guerra. Sul fronte interno non si registrarono cambiamenti politici importanti: sì instaurò di fatto una specie di fascismo senza Mussolini.  L’armistizio dell’8 settembre 1943 I tedeschi avevano già approntato un piano denominato “Operazione Anchse”, con il quale neutralizzare le forze armate italiane qualora il regime fascista fosse crollato e l’Italia avesse abbandonato l’alleanza. Il governo Badoglio, sperando che l’appoggio anglo-americano tutelasse il governo, accettò la firma dell’armistizio. Gli ebrei furono deportati nei numerosi campi di concentramento disseminati tra Europa centrale e orientale: qui erano costretti ai lavori forzati e andavano incontro alla morte per sfinimento, malattia, freddo e denutrizione. In sei particolari campi gli ebrei venivano selezionati all’arrivo, dividendo quanti erano in grado di lavorare dagli altri, destinate a morte immediata nelle camere a gas. I loro corpi erano poi bruciati nei forni crematori.  Quasi sicuramente il numero dei morti si aggira sui 6 milioni.  Si trattò di un vero e proprio genocidio, la cancellazione di un intero popolo, e al tempo stesso di un etnocidio, ossia della distruzione di un patrimonio culturale. Questo fenomeno è passato alla storia con la definizione di Olocausto o di Shoah. Deve essere ricordato che nei campi di concentramento non furono rinchiusi solo gli ebrei, ma trovarono la morte tutti coloro che i nazisti consideravano subuomini: sovietici, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici.  La resistenza europea al nazismo  Dal punto di vista militare, la resistenza jugoslava e quella sovietica ottennero grandi successi: nell’unione sovietica il movimento resistenziale arrivò a contare circa 800.000 uomini, e sottopose le truppe tedesche a continui attacchi e imboscate. In Jugoslavia la resistenza riuscì a cacciare i tedeschi prima dell’arrivo degli alleati. In Polonia la popolazione di Varsavia si ribellò ai tedeschi nel 1944, facendo circa 50.000 vittime. In Francia l’opposizione al nazismo mosse i primi passi ancora prima che fosse firmata la resa ai tedeschi: il generale Charles de Gaulle incitò i connazionali a ribellarsi agli occupanti tedeschi. Egli creò il movimento della Francia libera che gli permise di creare delle forze regolari francesi che affiancarono gli anglo americani in tutta la campagna di liberazione dell’Europa. Alla liberazione di Parigi, de Gaulle ebbe il compito di guidare il primo governo della nuova Francia. In Grecia ci fu una guerra civile tra il fronte nazionale di liberazione (nel quale confluiva il partito comunista )e le forze conservatrici monarchiche (sostenute dal Regno Unito). Stalin non intervenne a sostegno delle forze comuniste e lo sbarco di truppe inglesi sulle coste greche ebbe l’effetto di sottrarre la Grecia all’influenza sovietica. La guerra civile si protrasse fino al 1949. Nella stessa Germania, malgrado il consenso al regime, una spietata repressione ostacolarono la creazione di un’opposizione autorevole. Si crearono diversi gruppi, il più noto dei quali fu quello studentesco della rosa bianca.  La resistenza italiana La resistenza italiana si avvalse di un lungo processo di maturazione politica, che coinvolse un numero via via maggiore di cittadini e trovò espressione concreta negli scioperi. A partire dal 1943 si raggrupparono sulle montagne dell’Italia centro settentrionale delle formazioni di combattenti volontari, che si opponevano i tedeschi con azioni di sabotaggio e guerriglia. La resistenza si dotò inoltre dal comando generale del corpo volontari della libertà. Nelle file dei partigiani, le brigate più numerose furono quelle comuniste, denominate brigate Garibaldi, c’erano poi le brigate di giustizia e libertà, ma anche formazioni cattoliche, socialiste e monarchiche. Alla pluralità delle visioni politiche della resistenza si accompagnarono anche finalità diverse attribuite alla lotta partigiana: per una parte la resistenza assumeva un aspetto di classe perché doveva servire a rivoluzionare i rapporti sociali esistenti; per altri la resistenza appariva come una guerra volta a salvare il paese dalla dominazione nazifascista. A questo proposito si è parlato di un “secondo Risorgimento”, nel senso che il moto resistenziale si allargò fino a comprendere anche le classi sociali assenti nel “primo Risorgimento” ottocentesco. Si formò una resistenza civile: partigiani che combattevano, politici e partiti antifascisti, uomini e donne della popolazione che sostenevano la resistenza. Furono coinvolte molte più persone di quanti non fossero i combattenti.  IL BILANCIO DELLA GUERRA: I MATERIALI  La guerra economica  Nell’Unione Sovietica e in Germania l’intervento del governo in economia serví per uniformare i sistemi produttivi alle ideologie di regime. Nei sistemi democratici invece serví per la necessità di porre rimedio alle gravi difficoltà causate dalla crisi del 1929. La strategia di Hitler fu quella di colpire gli avversari e indurli alla resa prima che fossero capaci di mobilitare tutte le loro risorse produttive. La sottomissione e lo sfruttamento delle popolazioni vinte e delle loro risorse economiche furono indispensabili per la Germania Il piano di Berlino funzionò fino all’inverno 1941-1942, successivamente l’esigenza di produrre più armi e il restringersi dei territori da sfruttare spostarono il carico delle spese belliche sulla popolazione tedesca. Di conseguenza la produzione di armamenti della Germania hitleriana non riuscì a tenere il passo di quella degli alleati. Per quanto riguarda l’economia di guerra giapponese, l’assalto di Pearl Harbor e l’avanzata in Asia e nel Pacifico furono condotti nella speranza che le posizioni militari acquisite dai Giapponesi sarebbero state solide tanto da respingere la controffensiva americana. La disparità di forze fu però impressionante, le diversità comprendevano anche i carri armati, le navi da combattimento e l’artiglieria.  La guerra della tecnologia Il conflitto diede un forte impulso alla ricerca scientifica e alle sue applicazioni nel campo degli armamenti.  Furono perfezionati i carri armati (disposti in veloci e potenti colonne corazzate), gli aerei (decollavano in formazioni di caccia), i sottomarini (percorrevano le rotte oceaniche per affondare le navi). Altri strumenti furono i portaerei, i radar... La supremazia tecnologica degli Stati costituí una vera e propria arma in grado di sostenere lo sforzo bellico.  La bomba atomica La potenza della bomba atomica fu dovuta all’energia sprigionata dalla fissione dell’atomo. Gli statunitensi disponevano di mezzi finanziari e tecnici necessari alla sua progettazione. Ideatore del primo reattore nucleare fu Enrico Fermi. Gli scienziati avevano fatto un test ad Alamogordo per verificare l’efficacia della bomba atomica ma nessuno prima del suo uso su Hiroshima e Nagasaki poteva stabilirne il potenziale distruttivo. Ad essere ignote erano anche le conseguenze dell’esposizione del corpo umano alle radiazioni.  IL BILANCIO DELLA GUERRA: POLITICA E DIRITTO  La discussione sulle responsabilità della guerra Fin dal 1939 la responsabilità dello scoppio della guerra doveva ricadere sul nazismo e su Hitler. Oggi diversi storici inquadrano la Seconda guerra Mondiale in un più ampio conflitto ideologico che nel Novecento produsse tensioni tra regimi democratici, comunisti e fascisti.  Il processo di Norimberga Riflesso della certezza delle colpe tedesche fu la celebrazione del processo di Norimberga che vide imputati gli alti gerarchi del nazismo , svoltosi tra il 20 novembre 1945 e l’1 ottobre 1946. Tra gli imputati non figurano Hitler (si era suicidato nel bunker della cancelleria di Berlino), Goebbels e Himmler (entrambi suicidati). Gli alleati decisero di processarli e sottoporli al giudizio del Tribunale militare internazionale (magistrati americani, inglesi, francesi e sovietici). I capi d’imputazione furono quattro: complotto politico, crimini contro la pace, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La difesa degli imputati si basò su due tesi: il rifiuto di riconoscere la legittimità della corte, formata da Paesi che erano macchiati anch’essi di gravi atrocità di guerra e la necessità per militari e funzionari civili di obbedire agli ordini ricevuti. Nessuna delle linee di difesa trovò accoglienza presso il tribunale. Il processo si concluse con la condanna degli imputati a morte o a pesanti pene detentive. Il processo rappresenta un punto di svolta essenziale per la giurisprudenza internazionale. Hanno consolidato il Tribunale militare internazionale e rafforzato la capacità di punire i crimini internazionali come il genocidio. Furono affermati due principi: l’impossibilità di sfuggire in guerra alla responsabilità individuale e il diritto-dovere della comunità internazionale di perseguire i criminali di guerra.  I trattati di pace Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica combatterono insieme contro il nazi-fascismo. Negli incontri che Stalin, Roosevelt e Churchill avevano avuto fra il 1943 e il 1945 erano emerse visioni contrastanti sull’organizzazione del mondo nel dopoguerra. Dei “tre grandi” era rimasto solo Stalin poiché al decesso di Roosevelt gli succedette Truman e al posto di Churchill si trovava Clement Attlee. L’Europa fu divisa in sfere di influenza e i principali mutamenti territoriali furono: -i territori di Varsavia rimasero all’Unione Sovietica a la Polonia venne spostata ad ovest a danno della Germania; -l’Urss inglobò i Paesi baltici di Estonia, Lituania e Lettonia; -la Germania perse i territori e fu divisa in quattro parti sottoposte all’amministrazione di una delle potenze vincitrici; -l’Italia fu costretta a cedere il Dodecaneso alla Grecia, buona parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia, Birga e Tenda alla Francia. L’Urss seppe assicurarsi in Europa il maggior vantaggio strategico.
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