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I REGIMI TOTALITARI, Appunti di Storia

La Repubblica di Weimar e la nascita del nazismo, nel dettaglio sino alla guerra civile spagnola. Stessa concentrazione nel dettaglio per l'URSS e gli USA, dopo la crisi del '29. Giudizi storiografici e contemporanei sul fascismo.

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 12/03/2019

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Scarica I REGIMI TOTALITARI e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! REPUBBLICA DI WEIMAR E NASCITA DEL NAZISMO La repubblica di Weimar in Germania (1919-1933) 6.4: Dopo il crollo in guerra il 9 novembre 1918, iniziarono insurrezioni in tutto il paese a causa del malcontento generale per il risultato della guerra e le ingentissime spese, a livello umano ed economico, che essa comportò. Il 19 gennaio 1919 si tiene una consultazione nazionale per l'elezione dei deputati all'Assemblea costituente che deve redigere la Costituzione e, nonostante il boicottaggio dei comunisti, più di trenta milioni di tedeschi vanno alle urne. Il partito socialdemocratico esce vincitore dalla consultazione e la neo- eletta Assemblea costituente esprime una maggioranza di fautori della democrazia borghese. L'assemblea è inaugurata solennemente il 9 febbraio 1919 e due giorni più tardi elegge presidente Ebert che, a sua volta incarica il socialdemocratico Philipp Scheidemann di formare un governo. Il primo gabinetto è costituito con membri dei tre partiti maggioritari, socialdemocratici, cattolici di centro e democratici: la coalizione di Weimar. A Versailles, nel frattempo, una delegazione tedesca, che vi è stata invitata con disprezzo a ricevere le condizioni di pace, cerca di migliorare almeno lievemente quanto non può modificare in sostanza. Le notizie dalla Francia fomentano nuove tensioni in Germania. Il 20 giugno il governo Scheidemann rassegna le dimissioni. Gli succede il giorno seguente un gabinetto presieduto da un altro socialdemocratico, Gustav Bauer, che cercò di far stralciare dal trattato perlomeno alcuni articoli. Gli alleati però sono inflessibili: gli sconfitti devono firmare senza riserve. Posto di fronte a un ultimatum, il governo tedesco cede e il 28 giugno una nuova delegazione capeggiata dal ministro degli esteri socialdemocratico Hermann Muller firma il trattato di Versailles. Il trattato di Versailles impone pesanti gravami economici, politici e psicologici alla Germania sconfitta. L'Alsazia-Lorena è restituita alla Francia, la Prussia orientale viene separata dal cuore della Germania con la cessione alla Polonia della Prussia occidentale, della Slesia superiore e della Posuania. Danzica diventa una città libera, il Belgio acquista alcuni piccoli distretti, la Germania è privata di tutte le sue colonie, si proibisce la fusione con l'Austria, si impone l'occupazione militare della sponda sinistra del Reno. Da subito, gli alleati prendono possesso del bacino della Saar. L’esercito tedesco viene ridotto a 100.000 effettivi, la marina a 16.000, l’aeronautica vietata. Ma le condizioni più inaccettabili e che contribuiscono di più a infiammare gli animi sono quelle contenute negli articoli che privano i tedeschi di quella cosa intangibile che è "l'onore". Il trattato prevede la consegna da parte della Germania dei "criminali di guerra", incluso il deposto imperatore, perché siano processati per "atrocità" e nell'articolo 231 insiste perché "la Germania e i suoi alleati" accettino "la responsabilità" di aver provocato tutte le perdite e i danni "cui le potenze alleate erano state esposte dalla loro aggressione". La clausola non fa uso esplicitamente del termine "colpa", ma viene subito bollata come la "clausola di colpa", e se praticamente tutti i tedeschi sperano in una sua abrogazione, qualcuno ripone la sua speranza nella vendetta. Infine le riparazioni in denaro che, dopo complicati conteggi, vengono fissate nel 1921 nell’enorme cifra di 269 miliardi di marchi-oro pagabili in quarant’anni, scontati poi in 132 miliardi per trent’anni. La Costituzione viene approvata dopo sei mesi di lavori, il 31 luglio del 1919, e diviene legge l'11 agosto. Prevede una repubblica federale (il territorio viene suddiviso in 17 Lander = regioni); un Reichstag eletto a suffragio universale, a partire dai vent'anni di età, con il sistema proporzionale, cui spetta il potere legislativo; la possibilità di promuovere referendum e leggi di iniziativa popolare; un presidente del Reich eletto direttamente ogni 7 anni, cui spetta il potere esecutivo, la nomina del cancelliere, la guida dell'esercito. All’epoca viene considerata un gioiello di liberalità, basata com’è su di un delicato mélange di parlamentarismo e presidenzialismo. Molti diritti ed istituzioni, che oggi sono normali in tutti i paesi democratici, nascono proprio in quei giorni. Per la prima volta, anche le donne hanno il diritto di voto e i sindacati ottengono competenze importanti che possono migliorare la situazione dei lavoratori. Insomma, sono gettate le basi per far crescere una nazione democratica. La Germania adotta perfino una nuova bandiera, quella nera, rossa e oro del 1848. Ma l'articolo 48 della Costituzione avrebbe purtroppo assunto una grave importanza storica: esso prevede che, ove la sicurezza dello Stato sia posta in pericolo, il presidente abbia facoltà di prendere provvedimenti d'emergenza con valore di legge. La difficile nascita della nuova repubblica tedesca Uno degli indicatori più evidenti della crisi era l’inflazione→ il valore del marco crollò, il paese registrò una produzione quasi inesistente, una disoccupazione ad indici altissimi, la speculazione dilagante (sia finanziaria che sul commercio). Quasi tutte le classi sociali sono provate dal contesto. La Germania è privata delle sue colonie, del suo esercito e con un debito ingente da pagare. Il dopoguerra tedesco fu disastroso anche per il timore che la rivoluzione bolscevica si potesse diffondere. Questa paura nasceva dal fatto che, da quando fu proclamata la repubblica nel novembre 1918, si erano formati nelle fabbriche e nell’esercito numerosi consigli di operai e soldati, sul modello dei soviet russi. A capo di essi c’era la Lega di Spartaco (famoso gladiatore romano che fu a capo di una rivolta) i cui due principali esponenti erano Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, fuoriusciti dal Partito socialdemocratico. 1 I governi che si succedettero con frequenza rapida, dal momento che non riuscivano a gestire la situazione, erano molto deboli anche a causa di una serie di rivolte, delle quali si ricorda il primo tentativo di destabilizzare il governo di coalizione appena nato, proveniente dai comunisti: nel gennaio 1919 a Berlino ci fu infatti un tentativo insurrezionale per mano degli spartachisti, sul modello bolscevico; viene subito represso nel sangue. Liebknecht e Luxemburg furono catturati ed uccisi; nella repressione il governo fu fiancheggiato dai Freikorps “corpi franchi”, gruppi di estrema destra. Sempre nel ‘19 nasce il Partito comunista di Germania che ebbe da sempre come obiettivo quello della rivolta proletaria nella nazione. Nel 1920 anche il gruppo di estrema destra tenterà un colpo di stato, sventato grazie all’aiuto delle associazioni operaie. E’ evidente come la repubblica tedesca fu travagliata sin dall’inizio da atti di violenza di opposta matrice ideologica. → Il desiderio di stabilità, dopo la guerra, era comunque fortissimo e alle elezioni per l’assemblea costituente del 1919 il partito socialdemocratico ottenne il 40% dei voti, che però non erano sufficienti a permetterti di governare in tranquillità. Il panorama politico era frammentato, l’instabilità di governo divenne presto uno dei tratti caratteristici della nuova repubblica. → Tuttavia, dopo i tentativi di destra e sinistra, in molte città industriali i comunisti continuano ad insorgere. Quindi, gli anni 1919-1920 ebbero governi instabili, condizioni disastrose in cui nascono compagnie politiche che utilizzavano la violenza per giungere a soluzioni opposte. L’11 agosto 1919 fu emanata la costituzione della Repubblica di Weimar, dal nome della città ricca di cultura e tradizione. La carta fu definita un esempio di ingegneria costituzionale per la ricerca di un difficile equilibrio tra i poteri ed attribuiva un ruolo democratico fondamentale al parlamento. Essa è costituita da: ! un Reichstag, istituzione rappresentativa corrispondente alla camera bassa, di fronte ad essa è responsabile il governo. ! un Reichsrat, istituzione corrispondente alla camera alta con diritto di voto sulle norme approvate dal Reichstag. Era in rappresentanza del Länder ossia degli Stati che componevano la repubblica di Weimar. ! Molto importante era anche la figura del presidente del Reich (Reichspresident): era eletto direttamente dal popolo e aveva il compito di nominare i cancellieri, sciogliere le camere e comandare le forze armate; in casi eccezionali il presidente poteva anche assumere il potere di ordine pubblico. La repubblica di Weimar fu però indebolita dalle forti tensioni sociali che la attraversavano. Incombevano sulla Germania le clausole dure del trattato di Versailles; per i cittadini tedeschi era difficile sopportare l’imputazione della responsabilità della guerra. Le forza politiche si opponevano alla repubblica con motivazione opposte: la destra voleva tornare all’autoritarismo monarchico, mentre la sinistra comunista auspicava alla rivoluzione e alla dittatura del proletariato. Il partito socialdemocratico era un partito di coalizione a capo della nuova e fragile repubblica, che lottava per 1 l’affermazione in Germania di una maggiore democrazia, ma rifiutava il modello rivoluzionario e fece di tutto per consolidare il proprio potere. Si tratta di un governo con l’appoggio di cattolici, conservatori ecc. Il crollo della Germania di Weimar 8.4 La scarsa governabilità della repubblica weimeriana Tra i regimi democratico-parlamentari che furono vittime della crisi economica e sociale dei primi anni ’30 un caso particolare fu la Germania. Nel giugno 1928 si formò un governo di coalizione guidato dal socialdemocratico Muller, appoggiato dai cattolici ed altri partiti borghesi. Nonostante il piano Dawes e il ridimensionamento dei problemi sociali, la governabilità della Germania rimase difficile, sopratutto a causa dei contrasti fra partiti. Quando si sentirono i primi effetti della crisi americana la situazione peggiorò rapidamente, tanto che Muller, cancelliere, dovette lasciare il posto a Bruning, personalità di spicco del partito cattolico (Zentrum). Egli volle affrontare la crisi con un aggravio delle imposte e una diminuzione della spesa pubblica, secondo la classica ricetta liberista. Così, quando il Reichstag bocciò il suo programma, sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni, sperando di avere la maggioranza necessaria per governare il paese. Le elezioni del 1930 e l'ascesa del nazismo La campagna elettorale si svolse In un clima di tensione e violenza simile a quello che aveva caratterizzato la Germania nei primi anni venti. Hitler e la sua NSDAP seppero sfruttare al meglio il malcontento generato dalla crisi, sollevando un'altra polemica contro le sinistre del bolscevismo, il parlamento, la democrazia incapace di risolvere i problemi. Hitler promise uno stato forte, arbitro dei conflitti sociali, la restaurazione dell'ordine e la riconquista della condizione di grande potenza: raccolse così moltissimi voti tra gli elettori liberali e conservatori. 1930: Alle elezioni, i socialdemocratici si confermarono il partito più forte del Reichstag, sebbene i nazisti, che alle elezioni del 1928 avessero preso solo 12 seggi, ne conquistarono il 18%, diventando la seconda forza del parlamento (Anche grazie all'utilizzo, da parte di Hitler, di un doppio binario: egli infatti mostra un volto rispettabile davanti al parlamento ed al presidente, mentre nelle strade mandava le sue famigerate SA ed SS ). I nazisti riuscirono ad alimentare 3 l'intolleranza e gli scontri individuando di volta in volta un nemico interno, responsabile di un fantomatico complotto; furono, tra gli accusati, i comunisti, gli ebrei, gli stranieri. La sfiducia verso il Governo era alimentata dall’incombente crisi economica e sociale: nel 1931 la produzione manifatturiera calò di oltre il 40% rispetto agli anni precedenti e il numero di disoccupati salì a 6 milioni. Tale disastrosa condizione economica e sociale favorí il fronte degli avversari della repubblica. I nazisti acquisirono consensi tra gli industriali, la destra nazionalista, il ceto medio e anche tra gli operai, i quali auspicavano che Hitler fosse in grado di garantire il ritorno all'ordine in un momento in cui la sinistra appariva indebolita. 1932: serie di scadenze elettorali che vedranno il trionfo graduale del nazismo. Ad Aprile elezioni dirette del presidente della Repubblica, viene rieletto Hindenburg. Hitler arriva secondo, ottiene il 37%. Bruning, sotto le pressioni della destra, professandosi fedele alla Costituzione e alla Repubblica, si dimise. In questo periodo Hidenburg avvalendosi delle discrezionalità concessegli, si operò per guidare il paese; scelse come successore di Bruning un’altro cattolico: von Pepen, con il compito di preparare l’ingresso dei nazisti nell’esecutivo. Von Pepen sciolse il Reichstag, 4 indicendo nuove elezioni e cancellò le misure di pubblica sicurezza adottate dal precedente governo per contenere le violenze in strada naziste. A luglio si torna a votare, il partito nazista guadagna una notevole quota di preferenze ma non tante da avere una maggioranza assoluta, sebbene riesca a diventare il primo partito del paese. Hitler non accetta coalizioni, il suo obiettivo non era infatti quello di ricoprire qualche posizione secondaria, ma rovesciare il sistema vigente per imporre il proprio potere personale sulla Germania. SA ‘’squadre d’assalto’’: formazioni paramilitari sotto la guida di Rohm3 SS ‘’squadre di difesa’’: guardia del corpo di Hitler In analogia a quanto accaduto in Italia nel decennio precedente, i conservativi tedeschi erano convinti che, una volta 4 acquisite le responsabilità di governo, Hitler avrebbe rinunciato al suo estremismo e si sarebbe istituzionalizzato contribuendo al progresso pacifico della Germania. A novembre von Pepen si dimette, lasciando il posto al generale Schleicher. Si ritorna a votare. Il partito nazista è ancora primo partito. Il presidente della repubblica comincia le consultazioni e, nonostante non fosse propenso, con lo stesso atteggiamento dei liberali italiani (pensavano infatti che in questo modo potessero controllare e incanalare la spinta eversiva del nazismo), alla fine, 30 gennaio 1933, assegna l’ incarico di cancelliere a Hitler. Alcune considerazioni sulla caduta di Weimar La Repubblica di Weimar ebbe un'esistenza breve e travagliata, dal 1919 al 1933. Tra le cause remote della sua decadenza, incisero: • La dinamica militare della sconfitta subita nella grande guerra, con il mito della “pugnalata alle spalle”, aggravata dalle durissime condizioni di pace del trattato di Versailles. Motivi che giustificarono e legittimarono l’aggressività internazionale di Hitler. • Le mancate riforme dell’esercito e della burocrazia, di linea conservatrice, che impedirono alla democrazia di diffondersi; la società era inoltre fortemente caratterizzata da diversità enormi di classe. • Debolezza della vita parlamentare, a sua volta frutto della frammentazione e della litigiosità delle forze politiche. Essa impedì di costituire maggioranze di governo stabili e in grado di dare al Paese una linea politica definita. Tra le cause prossime della caduta di Weimar si annoverano: • La crisi economica seguita al crollo di Wall Street, che tolse alla Germania la possibilità di continuare nello sviluppo pacifico intrapreso nella seconda metà degli anni Venti. • La presenza di un partito ed un leader, la Nsdap e Adolf Hitler, intenzionati a non giocare la partita politica secondo le regole della democrazia, aspirando piuttosto a sovvertirla. Il concorso di cause remote e cause prossime produsse infine il crollo della Repubblica e del sistema democratico, che cedette all’avvento di Hitler. I TOTALITARISMI: NAZISMO E STALINISMO (9.1) La definizione di totalitarismo: Il comunismo staliniano in Urss, il fascismo degli anni Trenta e il nazismo vengono indicati dagli storici come regimi totalitari. Il concetto di totalitarismo nacque in Italia già negli anni Venti e fu coniato dai liberali, in senso dispregiativo e denigratorio, per sintetizzare le condizioni in cui si trovavano gli italiani sotto il regime fascista che controllava ogni aspetto della vita pubblica e privata. Questo termine fu poi ripreso dallo stesso Mussolini, che esprimeva l’intenzione di subordinare l’intera vita sociale e culturale del Paese allo Stato, il quale, a sua volta, era oggetto della simbiosi con il partito. In tale definizione di totalitarismo coesistevano due aspetti: - il carattere rivoluzionario, capace di sovvertire le istituzioni esistenti per risanare la vira politica - il carattere statalista, che consisteva in una concezione onnicomprensiva dello Stato, contraria al pluralismo esistente nelle democrazie. Nel 1929 il termine fu utilizzato per la priva volta in senso più generale, per definire un tipo di regime che si pone l’obiettivo di acquistare un controllo totale sullo Stato e sui cittadini. Sin da subito alcuni studiosi, come Hannah Arendt, Carl Friedrich e Dietrich Bracher si impegnarono nel ricostruire alcune delle caratteristiche dei vari regimi dittatoriali dell’epoca, alcune delle quali è possibile ancora oggi, a fronte di studi più approfonditi, confermare e integrare nei caratteri generali di questa impostazione politica: • il totalitarismo prevede la costruzione di un’ideologia organica e coerente, tale da consentire una rilettura del mondo, della realtà e della storia attraverso i propri criteri • la vita politica è controllata da un partito unico, che permea di sé, con le proprie organizzazioni, lo Stato, eliminando qualunque forma di opposizione. Il partito è url solo incaricato di mediare tra le masse e il potere. • il capo del regime è un dittatore carismatico, depositario dell’intero potere dello Stato. Inoltre incoraggia il culto della propria persona imponendola come fosse una fede civile. • uso massificato dei mezzi propagandistici • le masse sono tenute in costante mobilitazione attraverso una serie di organizzazioni che condizionano la gestione del tempo di lavoro e del tempo libero, scandendola nelle varie attività. • l’economia è sottoposta al controllo dello Stato, traducendosi in una burocratizzazione (=eccessivo peso delle procedure amministrative) dell’apparato produttivo, limitando l’iniziativa individuale. • repressione spietata di qualsiasi opposizione. Ogni elemento della vita del cittadino è condizionato dal regime, il quale tenta con tutti questi diktat di plasmare un uomo nuovo che corrispondesse all’ideologia sulla quale ciascuno dei regimi si basava. All’interno dello Stato totalitario, infatti, l’individuo ha senso solo come espressione del regime. Le differenze rispetto all’autoritarismo: I regimi autoritari esercitarono sulle istituzioni e sugli individui un controllo stretto, ma non esclusivo e tanto pervasivo come quello esercitato dai totalitarismi. Si ricordano governi come quello di Salazar in Portogallo, Dollfuss in Austria, Pilsudski in Polonia, De Rivera in Spagna. Non tutti gli studiosi, inoltre, sono d’accordo nell’assegnare ai tre principali regimi i connotati del totalitarismo: in quanto utilizzare una categoria generale basata sulle analogie tra i tre regimi distoglie l’attenzione dalle differenze ideologiche che allontanavano il regime comunista dagli altri due. → 1933, Gennaio: Assunta la carica di Cancelliere, Hitler chiese a Hidenburg lo scioglimento del Reichstag e nuove elezioni, fissate per il 5 marzo . Il 27 febbraio l’edificio del Reichstag andò 5 distrutto in un incendio ed immediatamente i nazisti addossarono la responsabilità ai comunisti, spingendo il capo del governo a firmare un decreto d’urgenza che sospendeva i diritti dei cittadini. Si va a votare e il partito nazista ottiene il 44% dei voti: per raggiungere la maggioranza assoluta Hitler doveva ricorrere all'alleanza con partiti borghesi, che però rifiutò sempre. Alla riapertura del parlamento presso il Teatro dell'Opera i deputati degli altri partiti furono minacciati di violenze personali: in questo modo Hitler ottenne l'appoggio dei cattolici per il varo di una legge che, il 23 marzo del ’33 gli conferì pieni poteri per 4 anni, cancellando di fatto la democrazia tedesca. Hitler, con questo decreto, propone l’annullamento di alcune funzioni del governo attribuendole al cancelliere. Da quel momento inziò un'opera di allineamento→ adeguamento delle istituzioni agli obiettivi ed alle idee del nazismo. Il programma nazista si attuò attraverso le seguenti misure: • La Costituzione fu immediatamente sospesa. • I sindacati e partiti politici di opposizione vengono sciolti. • La NSDAP divenne l'unico anello di congiungimento tra Hitler ed il popolo tedesco. • Accentramento amministrativo e politico: i governi e i parlamenti dei Lander furono sciolti e le autonomie locali eliminate. • Gli elementi sgraditi vennero espulsi dall’amministrazione pubblica e rimpiazzati da personale fidato. • La magistratura fu asservita al regime, pronta ad emettere morte in caso di oppositori. Nel novembre 1933 Hitler divenne cancelliere; quando Hindemburg morì, per decreto egli assunse anche la carica di presidente del consiglio, diventando capo del paese, del governo e delle forze armate. Hitler dunque sfruttò l'occasione per concentrare il potere nelle proprie mani e per sovvertire dal punto di vista simbolico l’architettura istituzionale: la carica di presidente fu dunque sostituita da quella di Fuhrer. Il 19 agosto i tedeschi confermarono in grandissima maggioranza, con un plebiscito, questa decisione→ da allora fino alla sua morte, nel 1945, egli fu per la Germania il capo del terzo Reich . tutti i dipendenti pubblici dovettero far voto di obbedienza al Fuhrer. In tal modo, dopo aver 6 svuotato il Parlamento di ogni potere e avere inaugurato una pratica di governo basata sui decreti- legge, Hitler imponeva una forma di autorità non prevista dalla costituzione: si può affermare che nel 1934 lo stato totalitario tedesco si dimostrava già in piena costruzione. L’autorità del Fuhrer è totale e omnicomprensiva, in essa confluiscono tutte le risorse disponibili nella nazione; essa include ogni aspetto della vita del popolo. La notte dei lunghi coltelli e l'apparato repressivo nel 1934 Hitler si liberò anche di ogni possibile avversario interno al nazismo. A preoccuparlo erano soprattutto le SA, diventate forti e indipendenti, e che si contrapponevano all'esercito regolare. Il Fuhrer ne ordinò l'eliminazione violenta e il 30 giugno 1934, nella cosiddetta notte dei lunghi coltelli, centinaia di SA ed il loro comandante Rohm vennero giustiziati sul posto dalle SS di Himmler. Hitler approfittò dell'occasione anche per liberarsi di numerosi avversari politici, come Schleicher che lo aveva preceduto nella carica di cancelliere. Negli anni del regime le SS diressero la Gestapo , che ebbe 7 il controllo dei campi di concentramento, il primo fu inaugurato nel 1933 a Dachau, in Baviera, per idea di Himmler, il quale riteneva che le altre tipologie di esecuzione di oppositori politici, zingari, (Fin qui non c’è alcuna differenza con l’Italia nel momento in cui Mussolini riceve il potere da Vittorio Emanuele III)5 Attribuitogli dai nazisti, in continuità con il Primo e il Secondo impero tedesco: il primo era stato il Sacro romano impero 6 medievale, sciolto da Napoleone nel 1806. Il secondo era l’impero Guglielmino nato nel 1871 e caduto in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Polizia segreta di stato, istituita nel 1933 e guidata da Hermann Goring7 omosessuali, i peggiori delinquenti ed ebrei fossero troppo lente. Tutti coloro che non si uniformavano ai dettami del nazismo, mettendo in pericolo l'omogeneità della società hitleriana; vennero emarginati e morirono a centinaia di migliaia anche prima dello scoppio della grande guerra. La persecuzione degli ebrei: un posto particolare nell'opera di repressione dei nemici del regime , lo ebbe la persecuzione degli ebrei. Una volta acquisito il pieno potere, Hitler diede avvio alla discriminazione degli ebrei, che progredì negli anni attraverso norme provvedimenti. Una tappa fondamentale di questo processo fu un pacchetto legislativo del 1935 noto come leggi di Norimberga. Gli ebrei furono definiti a razza inferiore dal punto di vista biologico e sociologico, sotto uomini o sub-umani insomma. Queste leggi privarono gli ebrei della cittadinanza e del diritto di voto, al lavoro, alla scuola. Gli ebrei furono espropriati anche dei loro beni, che vennero ridistribuiti agli Ariani e vennero loro imposti pesanti limiti alla libertà di movimento. Furono impediti matrimoni misti e i rapporti carnali tra ebrei e cittadini Ariani: si trattava dei primi provvedimenti eugenetici messi in campo dal nazismo. Tutto ciò fu accompagnato da intimidazioni e violenze sempre più pesanti: atti di boicottaggio e vandalismo nei confronti dei negozi ebrei si erano già verificati nel ’33; dopo il ’35, però, la violenza antisemita esplose nuovamente, crescendo fino alla Notte dei cristalli (9-10 novembre 1938) → furono distrutti oltre 7000 esercizi commerciali ebrei e incendiate 200 sinagoghe. Dunque, come detto all’inizio, l'ideologia nazista prevedeva l'allontanamento di tutti gli elementi sgraditi che potevano corrompere la purezza della razza: per questo i tedeschi appoggiarono all'inizio il movimento sionista, affinché gli ebrei venissero espulsi dalla Germania e trovassero una loro patria. Tuttavia tra gli esponenti più oltranzisti si affermò un progetto più radicale, lo sterminio biologico razziale di tutti gli indesiderati→ tra il 1936 e il 1941 questa prospettiva fu ampiamente diffusa dalla stampa, dove non veniva contestata perché i libri di opposizione erano soggetti alla censura. Allo scoppio della guerra mondiale, il nazismo intraprese concretamente e sistematicamente questa strada. Il nazismo nella vita dei tedeschi. Particolarmente penetrante fu il controllo del nazismo sulla vita dei tedeschi, in linea con l'evoluzione degli altri regimi totalitari. • I sindacati furono sostituiti dal Fronte del Lavoro, che univa le rappresentanze dei padroni e dei salariati in uno stesso organismo per perseguire il comune obiettivo dello sviluppo della produzione nazionale. • La gioventù hitleriana raccoglieva gli adolescenti e li addestrava all'obbedienza e li indottrinava. • Dalla scuola furono estromessi gli insegnanti che non mostravano fedeltà al regime, mentre i programmi di studio e libri di testo furono uniformati perché rispecchiassero il nazismo; sopratutto la visione di storia concepita come un lungo percorso che portava Hitler e i tedeschi ad una nuova grandezza. • Come avveniva in Italia, l'indottrinamento della popolazione avvenne attraverso il controllo del tempo libero mediante l’organizzazione ‘’Forza attraverso la gioia’’. • Le adunate riscuotevano molto successo grazie a parate militari e complesse coreografie. Divenne importante nella vita dei tedeschi il congresso annuale della NSDAP. • Hitler, analogamente a Stalin e Mussolini, era leggi di culto personale. Sebbene agli inizi il suo ruolo risultò più artificioso, la sua popolarità crebbe grazie all'intensa azione propagandistica. • Non mancò al nazismo, infine, nemmeno il consenso dal proletariato. La Germania infatti si riprese dalla crisi del ‘29 grazie a un ingente piano di lavori pubblici: l'interventismo statale in campo economico diede lavoro a numerosissimi proletari e fece abbassare notevolmente il tasso di disoccupazione. Le Chiese ed il mondo della cultura le Chiese si uniformano rapidamente al volere di Hitler. Nell'estate del 1933 il Vaticano firmò con la Germania un trattato che sanciva ai cattolici la libertà di culto e la non ingerenza dello Stato negli affari religiosi. Sebbene anche i protestanti si adattarono al regime, non mancarono preti e pastori che si ribellarono, con pene esemplari. Il mondo della cultura perse tutte le libertà acquisite durante la repubblica di Weimar: numerosi furono i roghi di libri di autori sgraditi al nazismo, altrettante le persecuzioni agli intellettuali che non si fossero adattati. Alcuni importanti intellettuali furono costretti alla fuga, si ricordano: Einstein, Thomas Mann, Bertold Brecht e gli psicoanalisti Freud e Fromm. La creatività del terzo Reich prese di le forme di un'arte magniloquente, gigantesca, fatta per stupire e fissare le conquiste nel nazismo. Il compito di disegnare ed edificare la nuova Berlino imperiale fu affidato da Hitler al progettista Albert Speer. Politica estera Inizialmente sconosciuto ai governi esteri, Hitler, anche dopo la lettura da parte di quest’ultimi del Mein Kampf, fu ritenuto poco credibile. L'aggressiva politica estera di Hitler seppe avvalersi con grande spregiudicatezza della debolezza della Società delle Nazioni, da cui esce nel ’33 (l’Italia lo seguirà nel ’35). Egli infatti era determinato a conseguire i suoi obiettivi di potenza, forte dell'alleanza stretta con l'Italia (asse Roma – Berlino) e dell'acquiescenza di Francia e Regno Unito. La politica estera di Hitler può essere divisa in una serie di fasi: 1. 1935: Revisione del trattato di Versailles: il revisionismo. Fin da subito Hitler dimostrò di non essere d’accordo con tale trattato e abbandonò la società delle Nazioni. Dal 1935 la sua politica si fa più aggressiva e opera delle scelte contrarie al trattato di Versailles: per esempio reintroduce la leva di massa e procede al riarmo. Il nazismo nel frattempo ottiene consenso e, forti di ciò, sempre nel 1935, le truppe tedesche occupano la regione delle Saar, demilitarizzata e controllata dai francesi che utilizzano le risorse lì presenti. Nel 1936 le truppe tedesche entrano in un’altra regione, Renania: Hitler sta procedendo contro il Trattato di Versailles. Sempre nel 1936, in Spagna, scoppia una guerra civile dilaniante. Hitler e Mussolini decidono di intervenire a sostegno della destra spagnola guidata dal Generale Francisco Franco. In questo anno matura l’alleanza tra Mussolini e Hitler: viene firmato l’asse Roma-Berlino (diventerà poi triplice con l’ingresso di Tokyo nell’anno successivo). Hitler ha pianificato per 4 anni il potenziamento bellico ed economico della Germania, finalizzato alla sua politica di dominio, alla politica dello spazio vitale. A sostegno di questo piano la Germania deve diventare una potenza economica e bellica: si tratta di anni in cui la produttività è incredibile e non esiste la disoccupazione. 2. Realizzazione politica della Grande Germania 1938-1939: si vogliono unificare tutti i popoli tedeschi. Hitler inizia con l’Austria nel 1938. Senza sparare alcun colpo procede all’annessione di questo territorio e, con regolari elezioni, fa salire al potere un filonazista. Nel momento in cui nasce questo governo viene chiesto aiuto alla Germania in quanto avevano bisogno di placare le ribellioni popolari. Alle elezioni si vota a favore dell’annessione alla Germania. Si procede poi alla conquista di un altro territorio, la regione dei Sudeti. Hitler minaccia una guerra che favorisce l’annessione. La Francia e l’Inghilterra dimostrano una grande debolezza, non intervenendo. URSS Dopo alcuni scontri interni al Partito comunista sovietico, il 21 gennaio 1924, alla morte di Lenin, prese piede la vera Rivoluzione russa. Iniziò la lotta per la successione e i bolscevichi si divisero in due linee politiche alternative: quella di Trockij e quella di Stalin. 1. Trockij: sosteneva che il compito dell’URSS fosse fomentare la rivoluzione permanente, diffondendola al di fuori dei confini. Inoltre intendeva giungere alla distruzione del capitalismo e all’affermazione globale del comunismo. 2. Stalin: secondo lui il governo avrebbe dovuto concentrarsi sul consolidamento del consumismo russo e valutare in seguito la possibilità di esportare la rivoluzione oltre i confini. “Socialismo in un solo paese’’ Stalin riuscì ad ottenere il consenso grazie alla progressiva estromissione dei rivali dalla corsa al potere. Trockij fu oggetto di una violenta campagna denigratoria e fu deposto dal comando dell'esercito, all’apice dello scontro politico fu espulso dal partito e nel 1929 fu costretto all’esilio: non tornò più in Unione Sovietica e fu ucciso nel 1940 da un sicario mandato da Stalin. Gli storici hanno indicato il 1927 come l’anno in cui il regime di Stalin può essere considerato impostato, benché egli non rispondesse a un vero e proprio programma politico, ma tentasse solo di rafforzare il proprio potere personale. Si avviò una forte accelerazione del programma di industrializzazione: la crisi cerealicola in atto nel 1928, infatti, mise in discussione il sistema di economia mista della Nep e l’apparato di governo inclinò per un maggiore intervento statale sia sull’industria sia dell’agricoltura (politica economica precedentemente denigrata da Stalin, in quanto di tendenza trockista). Per invertire la tendenza alla collaborazione con gli “specialisti borghesi” ed i nepmen, quanti si erano avvantaggiati della nuova politica economica, Stalin risorse alla Gosplan (commissione statale per la pianificazione con il compito di indicare le linee di sviluppi dell'economia nazionale). Nel 1927 il segretario comunista affidò alla commissione la stesura di un piano d'intervento quinquennale, con l'obiettivo di trasformare l'economia sovietica da agricola ad industriale. Nonostante le opposizioni, Stalin decise di procedere con l'industrializzazione a tappe forzate, allo scopo di “liquidare l'arretratezza tecnica ed economica dell'Unione sovietica e creare nel paese condizioni tali da permettere all'URSS non solo di raggiungere, ma con il tempo anche di superare, i paesi capitalistici più progrediti”. Le campagne avrebbero dovuto subire un cambiamento altrettanto rapido, in primo luogo perché l'agricoltura si sarebbe posta, in tal modo, al servizio del nuovo sistema di fabbrica; ma anche poiché secondo il leader fin quando le piccole aziende non fossero state riunite in grandi aziende collettive, il pericolo di una restaurazione del capitalismo era incombente. Per raggiungere il suo obiettivo, Stalin articolò tre piani quinquennali di produzione, al termine dei quali l'economia avrebbe dovuto essere centralizzata. Il primo fu messo in atto tra il ’28 e il ’32. Dal ’28 al ’40 l'URRS fu guidata dal Gosplan, che decideva quali beni dovessero essere prodotti, in quale quantità e da quali fabbriche. Dopo i 5 anni il piano riscosse successo. Alla fine degli anni 30, a conclusione del piano quinquennale ’33-’37, l’Unione era diventata la seconda potenza industriale del mondo, seconda agli Usa. Il primo piano quinquennale generò un massiccio afflusso di contadini verso la città, favorendo il processo di inurbamento che comportò grandi disagi e creò difficoltà alla stessa industria. L'industria fu orientata in modo quasi esclusivo ai settori pesanti, perciò non produceva abbastanza beni di consumo ed il potere di acquisto degli operai non si accresceva affatto.La pianificazione dell'economia comportava anche altri svantaggi, che al momento furono nascosti dalla straordinaria crescita del paese.Nonostante ciò l'agricoltura rimase arretrata dal punto di vista tecnico e continuò a produrre meno di quanto necessario. Anche quando la collettivizzazione fu completata, la produzione rimase arretrata. La centralizzazione si rivelò controproducente per molte imprese, perché stabiliva degli obiettivi valevoli in modo indiscriminato, senza tenere conto delle esigenze delle piccole imprese. In assenza di qualsiasi incentivo iniziale, la produttività degli operai era scarsa, e quest'ultimo a dispetto del diffondersi del movimento stakanovista, diffuso tra operai e fabbriche che esprimeva, attraverso il lavoro, la più alta adesione al regime. La collettivizzazione forzata nel 1929 Stalin intraprese una azione di governo per trasformare l'agricoltura, applicando la stessa pianificazione ideata per l'industria→ il governo sovietico lanciò una battaglia contro i contadini più ambienti, i kulaki, ed avviò la costituzione di grandi aziende collettive, kolchoz e sovchoz . Nonostante la propaganda presentasse il cambiamento come una 8 9 nuova formula della lotta di classe che avrebbe avvantaggiato i coltivatori più poveri, la popolazione rurale oppose una strenua resistenza alla collettivizzazione, che li privava della loro autonomia. I piccoli proprietari dovettero quindi esser costretti con la forza a trasformarsi in lavoratori delle fattorie collettive. Molti contadini si rifiutano di collaborare e Stalin decise di dispiegare l'esercito: i rivoltosi furono giustiziati sul posto ed almeno due milioni di kulaki furono deportati e costretti ai lavori forzati. L'opposizione dei contadini fu tale che la produzione agricola diminuì sensibilmente; nonostante ciò la quota incamerata dallo stato rimase altissima. Questa linea politica, inoltre, porto alla nascita (entro il ’33), di circa 240.000 aziende collettive, che ospitavano i due terzi della popolazione contadina e praticavano una agricoltura prevalentemente meccanizzata. I progressi industriali dell’Unione Sovietica rafforzarono la figura di Stalin in seno al sistema di potere comunista. Non mancarono però le opposizioni dei soviet e dei sindacati, che avevano sostenuto una politica economica più graduale (Bucharin, Kamenev, Zinov’ev). Attraverso oculate campagne di stampa, gli oppositori, ovvero tutti coloro che sollevavano richieste di democrazia interna al partito, furono presentati come avversari del popolo nell’ambito della loro di classe. Al contempo, Stalin fu esaltato come difensore dell’eredità di Lenin, depositario dei valori più autentici della rivoluzione. La cultura e la scienza furono costrette ad adattarsi ai dettami ideologici del regime, attraverso la dottrina del ‘’realismo socialista’’: tutte le espressioni artistiche dovevano avere un valore sociale e politico. Così cinema, letteratura, pittura e scultura divennero strumenti di propaganda. Grazie al controllo dei mezzi di comunicazione, Stalin si assunse il merito delle politiche sociali molto avanzate varate in quegli anni, che si dimostravano più progredite rispetto a quelle applicate nell’Occidente. Tutto ciò ebbe come effetti l’esaltazione di Stalin e l’abbattimento dei suoi nemici: il dittatore divenne agli occhi del popolo l’unico vero artefice dello sviluppo dell’Urss e della costituzione del comunismo. Egli stesso favorì la diffusione di un vero culto verso la propria persona, presentandosi come il rassicurante ‘’piccolo padre’’ della patria, unico in grado di prendersi cura dei suoi figli-concittadini. Il conformismo ideologico, il totale adeguamento agli indirizzi stalinisti e all’interpretazione ortodossa del marxismo-leninismo, divennero virtù indispensabili per i sovietici: in tal modo, la società perse ogni spazio di libertà e crescita spontanea. In realtà, Stalin riprese modelli dittatoriali che si richiamavano all’autoritarismo zarista e alle celebrazioni orientaleggianti del potere. Nel 1934 il potere di Stalin assunse forme autocratiche, ed avviò una dura epurazione interna alla burocrazia del partito. Nel dicembre dello stesso anno la situazione si radicalizzò a causa dell’assassinio di Sergej Kirov, alto dirigente del Pcus: da quel momento fino al ’40 gli oppositori veri o presunti furono uccisi dalla polizia politica, senza processo. Sulla base dell’art. 58 del Codice Penale milioni di cittadini sovietici, compresi membri di rilevanza del partito (due terzi dei membri del comitato centrale del Pcus) furono uccisi. Le cosiddette ‘’Gran purghe’’ danneggiarono profondamente anche l’Armata Rossa, che perse decine di migliaia di ufficiali; l’epurazione dell’esercito ebbe effetti devastanti. Gli strumenti di questa violenta repressione furono: la polizia politica, che nel 1934 divenne Nkvd e i campi di lavoro forzato, gulag, che ospitavano milioni di prigionieri utilizzati come manodopera a costo zero. La rete dei gulag costituiva un vero e proprio sistema concentrazionario diffuso in tutto il Paese. Stalin poté così applicare una politica del terrore che fu sorretta dalle delazioni contro chi era sospettato di dissenso. il termine kolchoz definiva più aziende cooperative, che riunivano più contadini tenuti a mettere in comune i mezzi di 8 produzione e a consegnare allo Stato una parte considerevole del loro raccolto il termine sovchoz definiva imprese gestite direttamente dallo Stato, che assumeva i contadini come salariati e 9 incamerava tutto il loro raccolto USA : DAL DOPOGUERRA ALLA CRISI DEL ’29 (8.1) I ruggenti anni venti (1922-1929) passarono alla storia come i roaring twenties: periodo storico che deve la sua definizione allo straordinario sviluppo sociale ed economico sperimentato dal paese nell'immediato dopoguerra. L'economia statunitense, a differenza di quella europea, non ebbe difficoltà a riconvertirsi all'economia di pace e il bilancio dello Stato non fu affossato dal pagamento dei debiti di guerra (anzi gli USA vantavano un credito di 11 miliardi di dollari nei confronti degli ex alleati). Questi sono gli anni dello sviluppo automobilistico, anni in cui le fabbriche portano a compimento il processo di produzione teorizzato da Taylor (e messo in atto da Ford). A livello urbanistico nascono i primi grattacieli, le metropolitane e le sopraelevate. Inoltre, lo sviluppo economico vede protagoniste innumerevoli innovazioni tecnologiche, oltre al crescente consumo di massa e una condizione finanziaria favorevole. Gli USA prestano soldi all’Europa per la ricostruzione in seguito alla distruzione portata dalla guerra e sono il paese più ricco a livello globale. Utilizzando un termine economico si può parlare di boom→ Gli Stati Uniti assumono un ruolo propulsore rispetto all'Europa: intrapresero consistenti investimenti nel vecchio continente, che diventa un mercato di sbocco per i capitali e le merci. Tutto ciò genera nella società americana un clima di soddisfazione ed ottimismo, che sostennero un miglioramento nel campo dei diritti civili (voto alle donne nel 1920) e nel campo economico, con l’aumento dei consumi: si dice infatti che la società di massa ed i consumi di massa, trovarono la loro prima consacrazione nell’America degli anni 20, con la diffusione delle automobili, del cinema, delle radio. La cultura popolare ebbe i suoi emblemi nella musica Jazz e ne Charleston. I profitti aumentarono del 76%, i salari del 30%, la produzione del 64%. Quello degli USA è uno sviluppo che non omette alcune ombre: la prosperità statunitense ebbe infatti rilevanti risvolti negativi, sia sul piano interno, sia sul piano delle relazioni internazionali. • Gli USA adottarono infatti una politica o Di isolazionismo—> scelgono di non far parte della società delle Nazioni. o Di protezionismo, dal punto di vista economico • Come in Europa, si diffuse nell'opinione pubblica il timore che l'America potesse subire un contagio bolscevico; l’azione Dei sindacati fu Dunque fortemente limitata e gli scioperi repressi violentemente; si verificarono Inoltre episodi persecutori nei confronti di potenziali sovvertitori dell'ordine, come la condanna a morte di due italiani, Sacco e Vanzetti, anarchici, processati per due omicidi che non avevano commesso (si scoprirà solo in seguito che le prove erano infondate e il processo ingiustificato). Sempre per paura di questo contagio imminente, vennero adottate misure limitative nei confronti dell'immigrazione nel timore che un eccessivo numero di immigrati penalizza se il livello di vita dei cittadini americani. Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti misero in difficoltà i paesi europei che a leggere Ivano le tensioni sociali utilizzando l'immigrazione come valvola di sfogo (Italia). • Xenofobia→ Le ostilità e le discriminazioni erano inoltre alimentate anche da sette razziste, come il Ku Klux Klan, setta non solo accanita contro i neri ma anche verso ebrei e cattolici. • Il successo economico non escluse poi la criminalità organizzata, che si radicò nel paese dando origine a una guerra tra bande per il controllo dei territori più ricchi: questi furono gli anni dei Gangster e del fenomeno del gangsterismo. il governo americano Non riuscì a stroncare tale fenomeno anche per la Altissimo tasso di corruzione tra i funzionari di polizia e gli sceriffi. • È stato stimato, inoltre, che all'apice della crescita economica il 60% degli americani non possedesse sufficienti risorse economiche per soddisfare i propri bisogni e che a New York due milioni di persone vivessero in edifici dichiarati non idonei per essere umani. Ciò restituisce una chiara immagine dei lati oscuri della crescita statunitense: particolarmente penalizzati erano gli operai, tra di essi quelli di colore. GIUDIZI STORIOGRAFICI SUL FASCISMO Giudizi contemporanei al fenomeno • Giovanni Gentile, filosofo neoidealista, ripropone l’idealismo in maniera diversa. Nel 1925 egli elaborò il Manifesto degli intellettuali fascisti; egli sosteneva che il fascismo rappresentasse il superamento del liberalismo, dell’individualismo proprio del liberalismo. Egli diceva inoltre che il fascismo fosse nato in trincea quando il popolo italiano, vittorioso ma umiliato, sognava il riscatto della patria ed è giunto a formulare una nuova visione politica, una nuova fede antiliberale, vitale ed energica volta a superare l’individualismo, sostenendo la patria contro ogni opposizione. Afferma Gentile che il fascismo non è un movimento reazionario ma progressista, il fascismo vuole progresso che possa rompere e distruggere il vecchio ordinamento.Il filosofo dice in più che questo nazionalismo patriottico non è contro gli operai perché si vuole creare un ordinamento dove lo stato e le forze sociali dei sindacati si conciliano per la grandezza della patria. • Benedetto Croce, filosofo neoidealista, docente universitario, critico letterario e d’arte. Fascista all’inizio ma antifascista dopo il delitto Matteotti, egli replica al manifesto elaborato da Gentile con uno scritto “manifesto degli intellettuali antifascisti”. Tale posizione verrà sostenuta da Calamandrei. Montale, Salvatorelli e così via. Quest’ultimo, nel suo scritto, afferma che il fascismo sia una caotica e inafferrabile religione, una sorta di miscuglio ideologico dove convivono valori e concetti del passato “vecchiumi muffiti” con altri valori ultramoderni. Questo miscuglio è incoerente, un insieme di autoritarismo e demagogia, un atteggiamento tirannico che convive con uno populista, una vera e propria demagogia. Croce afferma che il fascismo sia una malattia morale=Croce ritiene che la coscienza degli italiani si sia smarrita, abbia perso il senso umano, quello civile. Il fascismo è una malattia morale che si oppone al risorgimento che era emblema e trionfo dei veri valori morali e civili. Croce sostiene che questa malattia sarà soltanto una fase della storia italiana da cui si guarirà. Croce, che viveva sotto il controllo strettissimo dell’Ovra, non venne mai condotto agli arresti dal fascismo= si può parlare di libertà vigilata. • Piero Gobetti, subisce un attacco da una squadraccia che lo fa morire a 25 anni.Già a 25 anni egli era una voce autorevole, aveva fondato una rivista e la sua posizione politica è di un liberalismo progressista. Nel suo giornale egli scrive un saggio Elogio della ghigliottina dove esprime il suo giudizio politico sul fascismo=non era una rivoluzione ma soltanto la rappresentazione di ciò che gli italiani sono: si tratta di una nazione svuotata dalla controriforma che stabilì un clima di sudditanza, un atteggiamento nazionale di servitù politica, di conformismo. Poi c’è stato il risorgimento di fronte al quale egli è molto critico: afferma che il risorgimento fu soltanto la lotta di una componente minoritaria, privo delle classi popolari che non parteciparono a questo movimento; la classe dirigente che ne nacque è stata incapace ed è incapace a governare una società di massa. Il fascismo è l’autobiografia dell’Italia, uno stato deficitario, un popolo che non ha, nella sua formazione storica, la consuetudine alla libertà ma alla servitù. • Antonio Gramsci, tra i fondatori del partito comunista, viene arrestato e passerà il resto dei suoi anni in carcere, mentre gli altri esponenti del partito sono a Parigi; quando si riunivano, lo facevano in Francia e discutevano anche relativamente al fascismo. Sostiene Gramsci che il fascismo sia l’incarnazione del capitalismo (borghesia imprenditoriale e agraria), che abbia avuto la meglio per difetto delle forze popolari, che avrebbero potuto fermarlo ma non hanno avuto la forza. Egli era piuttosto malato, il carcere ha peggiorato la situazione e muore proprio lì. • Luigi Salvatorelli sostiene che la forza del fascismo provenisse dall’adesione dalla piccola e media borghesia, ceto medio schiacciato dalla guerra che non aveva una rappresentanza significativa. Giudizi a noi contemporanei • Renzo De Felice, il primo ad avviare un’analisi storiografica oggettiva del fenomeno. Egli afferma che per capire il fascismo sono utili tutte le varie Interpretazioni, la spiegazione del fascismo viene dalla sintesi di esse. Egli dice che il fascismo, nel momento in cui nacque, sia stata una rivoluzione sostenuta dai ceto reazionari. Però, nel momento in cui diventa regime, esso ha perso questo connotato di movimento, pur conservando sempre due anime: capitalistica e anticapitalistica. Esso fascistizzò il paese ma non solo l’Italia, in tutta Europa si è respirato un fenomeno similare, iniziato in Italia come espressione delle classi medie. Da movimento divenne infatti regime. • Emilio Gentili, docente universitario. Egli afferma che il fascismo sia stato un movimento politico nuovo per la sua concezione di violenza rigeneratrice. Fa nascere nuovi miti: nuova Italia, nuovi Italiani. Si tratta di un fenomeno che si inserisce nell’irrazionalismo novecentesco. • Hanna Arendt, morta nel 1975. Nel 1951 scrive un’opera: Le origini del totalitarismo. A lei va il merito di aver elaborato una teoria del totalitarismo. Per lei il fascismo non fu un totalitarismo perché in realtà il potere del fascismo in Italia fu tripartito: lo stato fascista, la monarchia e il papa. Di fatto il consenso e il controllo non furono totali. La sua è un’opera che ha motivazioni legate alla sua personale biografia: ella è testimone diretta delle persecuzioni operate dai nazisti sugli ebrei. Ella ha una formazione filosofica, teoretica. Il suo maestro diventò suo amante e la sua separazione successiva fu duplice, dapprima sentimentale poi ideologico.L’analisi che ella conduce è molto vicina a quanto accaduto, con uno scarto di tempo che le consente di condurre un’analisi critica, a tutto tondo, di una categoria storica nata negli anni 20: di totalitarismo si iniziò a parlare negli anni 20, con il fascismo, primo totalitarismo benché imperfetto, con il nazismo e poi anche con lo stalinismo. Nell’ambito antifascista questo concetto si carica di connotazione negativa, si tratta di un limite. Arendt lo usa in vista di un’analisi critica. I totalitarismi segnano una crisi dello stato liberale, di quello democratico ma anche di quello comunista ideale, teorizzato da Marx. In un momento di trasformazione si afferma una realtà politica, sociale, ideologica, economica=un fenomeno che coinvolge la totalità della società e ne disegna i suoi caratteri. Quali condizioni hanno determinato il totalitarismo? Oltre all’analisi critica, Arendt si pone anche un’altra finalità: rigenerare la politica (non solo una pars destruens, ma anche quella che porterà alla scrittura di Vita attiva la condizione umana). Preso atto del fallimento delle istituzioni, delle ideologie, i totalitarismi hanno sconvolto i principi, le condizioni e fino alla seconda guerra mondiale avevano guidato il popolo. Innanzitutto i caratteri del totalitarismo sono: il partito unico, il controllo dei mezzi di comunicazione, il conformismo delle masse ad un’ideologia cui prestare fede: forte e globale ideologia in funzione della quale le masse sono irregimentate, la repressione violenta del dissenso e l’identificazione di partito e stato: il partito unico dirige lo stato, l’economia e l’aspetto culturale. Lo strumento principale è il terrore perché ogni dispotismo ha usato questo strumento della repressione, ma c’è anche la propaganda, convincimento persuasivo=novità che rende lo stato totalitario uno stato di massa, la organizza, la dirige in tutti gli ambiti. Tradizionalmente le dittature si limitavano a dirigere e controllare lo stato, la sua amministrazione e gestione, dal punto di vista economico non c’era un controllo rigido e pianificato. Secondo Arendt, in Le origini del totalitarismo, il totalitarismo nasce perché: - Esiste una società di massa; essa argomenta questa affermazione dicendo che nella società di massa gli uomini sono atomizzati, sono come atomi sradicati dalle relazioni interpersonali, private e soprattutto dalle relazioni sociali dello spazio pubblico. La società di massa annulla le classi sociali, ogni persona individualmente stabilisce un rapporto con il potere, privata di legami pubblici e privati, è sradicata, sola. -l’antisemitismo e l’imperialismo si sono intrecciati, si combatte il diverso perché considerato un pericolo; il diverso per eccellenza è l’ebreo, l’altro per eccellenza, che non si conforma e a cui attribuire tutti i caratteri negativi del mondo, la decadenza morale dell’occidente per esempio. L’antisemitismo di sempre ha quei connotati di pericolo, di nemico rispetto a quella società che si vuole unire sotto a quei valori che si stavano diffondendo, come il conformismo. Antisemitismo, nazionalismo e imperialismo sono le condizioni in una società di massa che hanno portato all’affermazione del totalitarismo: fenomeno facilmente identificabile ma anche categoria che si può ripetere. Arendt è convinta che, in una società atomizzata che presenta determinate condizioni, il totalitarismo si può riaffermare. Tornando alla sua opera, essa è storico-politica, ma la sua passione teorica la porterà a scrivere un’altra opera La banalità del male: qui si chiede quali siano le radici metafisiche di quello che è stato lo spietato totalitarismo nazista. Di fronte al processo cui assiste, ella cerca di capire quali ragioni siano dietro quell’uomo, un nazista, che lo abbiano spinto ad agire contro il totalitarismo. Lei ritiene che sia giusto definire il totalitarismo male assoluto perché va oltre la malvagità, è un male radicale e non semplicemente immorale; il totalitarismo ha disumanizzato la persona, ha annientato quella che è l’essenza dell’umanità. Non è semplice trasgressione al codice etico: si tratta della volontà di privare un essere umano della sua essenza= è stato questo il processo della shoah. Durante il processo, lei vede davanti a sé un uomo insignificante, come tutti gli altri. Apparentemente un buon padre, un buon marito, una persona che nella vita quotidiana non può essere definito un monstrum. Questi uomini normali sono diventati dei carnefici, come è stato possibile? La psicologia ha spesso studiato la possibile risposta alla domanda come sia potuto accadere ciò. Loro si difendevano spesso dicendo che stavano eseguendo gli ordini imposti loro. Queste persone, che non erano pazze e che appartenevano ad ogni ceto sociale, si allineano agli ordini superiori. Il male è banale, tutto ciò si spiega con quel meccanismo di atomizzazione, che ci vede soli, passivi. Basta un mito in cui ci potremmo identificare ed ecco che ci trasformiamo. La responsabilità sociale non è solo di Hitler, ma di tutta la società. Arendt, dopo aver pubblicato quest’opera, fu criticata di aver banalizzato il fenomeno. Vita attiva (pag 709) è un’opera critica e propositiva che fa tesoro di una prospettiva storica. L’originalità sta nel fatto di formulare una linea dell’andamento storico. Egli distingue la vita attiva in 3 forme: ➜ attività lavorativa (uomo come animal laborans): il lavoro inteso in questo senso è finalizzato al soddisfacimento del bisogno e non ha prospettive, dura finché dura la nostra vita. Si vive per lavorare. Questa concezione di lavoro non nobilita. ➜ l’operare (uomo faber): in questa seconda fase ancora si parla di lavorare, un lavoro inteso come operare, costruire, attività tecnologica che non si esaurisce, ma nel fare produce, costruisce qualcosa che dura nel tempo e si stratifica nella storia dell’umanità. L’uomo tecnologico riesce ad adoperarsi per migliorare le condizioni di vita, di sopravvivenza, ma non è questo il massimo. ➜ l’agire (ζοων πολιτικών) : in questa ultima fase il nostro agire non è semplice soddisfacimento di un bisogno personale, ma è l’agire per un bene comune, l’interagire: la politica. Comunichiamo con il prodotto più alto della nostra civiltà: pensiero e linguaggio: figli che possono stabilire soluzioni e conducono ad un agire che risolve i problemi socialmente. Quando pensa a ciò, il suo modello è la πόλις greca dove si assiste alla socialità e non all’atomizzazione. Nella società di massa, secondo Arendt, prevale il modello di animal laborans. Chi fa questo non si rende conto di essere al gradino più basso della società. Non è nel lavoro che si trova la piena realizzazione, diventiamo parte di un ingranaggio. I mezzi che potrebbero scardinare gli schemi potrebbero essere: l’arte e la scienza. Al contrario la civiltà di massa vedrà trionfare la passività, il conformismo. Quando stava per morire, nel 1978, scrive La vita della mente.
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