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I regimi totalitari e antefatti Seconda Guerra Mondiale, Dispense di Storia

Dispensa con cui ho superato a pieni voti verifiche scritte ed orali presso il Liceo Scientifico. Vengono tratti i seguenti argomenti: caratteristiche comuni tutti i regimi totalitari; il fascismo di Mussolini; la Germania nazista e l'operato di Hitler; la Guerra Civile spagnola.

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 01/03/2021

Tanjiro8
Tanjiro8 🇮🇹

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Scarica I regimi totalitari e antefatti Seconda Guerra Mondiale e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! I REGIMI TOTALITARI Il comunismo staliniano, il fascismo italiano e il nazismo hitleriano vengono indicati dagli storici come “regimi totalitari”; il concetto di totalitarismo nacque in Italia nei primi anni Venti al fine di indicare le condizioni in cui gli italiani vivevano sotto il regime fascismo. Dunque, inizialmente il termine aveva scopi denigratori, ma poi venne ripreso, alla metà degli anni Venti, da Mussolini per esprimere l’intenzione di subordinare l’intera vita sociale e culturale del Paese allo Stato (lo Stato è dunque ETICO, cioè è più importante dei singoli individui) e di acquistare un controllo totale sui cittadini. Nel regime totalitario fascista italiano coesistevano due aspetti: un CARATTERE RIVOLUZIONARIO (che abolisce le istituzioni presenti per ricreare la vita politica del Paese) e un CARATTERE STATALISTA (secondo cui lo Stato interviene in ogni ambito della vita del cittadino). In un regime totalitario, dunque, il cittadino è totalmente subordinato allo Stato, e l’obiettivo del regime è quello di creare un “uomo nuovo” che sia in linea con l’ideologia su cui il regime stesso si basa; L’INDIVIDUO, dunque, HA SENSO SOLO COME ESPRESSIONE DEL REGIME. E’ possibile riconoscere alcuni tratti comuni dei regimi totalitari:  La costruzione di un’ideologia organica e coerente, che viene estesa a tutti i cittadini tramite condizionamenti fisici e psicologici e che è alla base dell’educazione;  La vita politica è controllata da un partito unico, che fa di sé lo Stato;  Il capo del regime è un dittatore che possiede l’intero potere dello Stato e costruisce un culto della propria persona (nasce infatti il “culto del capo”);  Uso sapiente dei mezzi propagandistici di massa, come radio, giornale e cinema, tramite i quali il regime manipola le informazioni e su cui ha pieno controllo;  Mobilitazione continua delle masse tramite celebrazioni collettive;  L’economia è sottoposta al controllo dello Stato, che annulla l’economia individuale;  Costruzione di un sistema organizzato di repressione degli oppositori. I regimi totalitari sono dunque diversi da quelli autoritari, che hanno un controllo stretto, ma non esclusivo e pervasivo, dei cittadini; alcuni storici, comunque, ritengono inappropriata la definizione di regimi totalitari assegnata al comunismo, al fascismo e al nazismo, ed essi ritengono inoltre che riunire i tre regimi sotto un’unica definizione non ne metta in risalto le differenze peculiari. Comunque, la categoria di totalitarismo è utilizzata per indicare i tre grandi regimi di massa della prima metà del XX secolo e, una volta analizzatene le caratteristiche generali, possiamo studiare quelle particolari riguardanti l’ideologia dei tre diversi regimi. manifestazioni di massa organizzate dal regime al fine di incentivare lo spirito nazionale di ogni cittadino. Nel 1931, inoltre, anche per i docenti universitari divenne obbligatorio il giuramento di fedeltà al fascismo; in questo contesto, alcune figure (anche esponenti dell’antifascismo), come Croce (liberale) e Togliatti (comunista), invitarono i professori ad aderire al regime, al fine di potere continuare a condurre il proprio ruolo di insegnanti per poi far emergere tra gli alunni voci antifasciste. Altri, invece, come Pirandello e Marconi, sostennero l’opera del regime e identificarono come merito del fascismo tutto ciò che nel Paese c’era di buono. I giovani, furono suddivisi invece in organizzazioni che li educavano al partito sin dall’infanzia: nacque a questo proposito l’Opera nazionale Balilla, che nel 1937 divenne la Gioventù italiana del Littorio (Gil), con lo scopo di diffondere gli ideali fascisti e di preparare i ragazzi anche a livello fisico. La suddivisione nelle diverse organizzazioni avveniva secondo fasce d’età e valeva anche per le ragazze: i bambini fino agli otto anni appartenevano a i Figli della Lupa, fino ai dodici anni ai Balilla, fino ai diciotto agli Avanguardisti e dai diciotto anni in poi ai Gruppi universitari fascisti (Guf), vere e proprie associazioni con il ruolo di diffondere gli ideali fascisti tra gli studenti universitari. Il monopolio della comunicazione  Il monopolio dei mezzi di comunicazione fu un altro strumento di cui il fascismo si servì per diffondere i propri ideali ed ottenere consensi; Mussolini, infatti, controllava e poteva censurare: La carta stampata, dunque il GIORNALISMO  Mussolini controllava che cosa pubblicare e in che modo pubblicarlo; inoltre, sempre per decidere cosa pubblicare e cosa censurare, esisteva l’Ufficio per la stampa e la propaganda. Il CINEMA e la RADIO  il cinema e la radio, in particolar modo, erano di fondamentale importanza, in quanto molti cittadini italiani erano analfabeti e dunque usufruivano di tali mezzi di comunicazione piuttosto che dei giornali. Per quanto riguarda la radio, nel 1927 nacque l’EIAR (ossia l’Ente italiano audizioni radiofoniche), che gestiva tutti i materiali che venivano trasmessi, mentre, per quanto riguarda il cinema, nel 1924 nacque l’Istituto Luce, che controllava i film prodotti (sottoposti a forte censura) e che preparava dei cinegiornali settimanali che venivano proiettati nelle sale cinematografiche prima di qualsiasi trasmissione. In questo contesto, l’Istituto Luce si assicurava di trasmettere sia film che esaltassero il concetto di patria e la modernizzazione a cui l’Italia era andata in contro durante il fascismo, sia film che affrontavano temi privi di riferimenti all’attualità. Nel 1937, inoltre, nacque Cinecittà, che divenne il principale polo di diffusione cinematografica. Nel corso degli anni Trenta, dunque, lo Stato italiano investì grandi quantità di risorse nella creazione di pellicole storico-cinematografiche, anche per rinvigorire lo spirito patriottico italiano. Molti storici, infatti, affermano che il cinema divenne un’”arma politica” efficace a creare cittadini in linea con le esigenze dello Stato. I “miti” del fascismo  Il fascismo creò anche numerose simbologie e strategie di comunicazione; ad esempio, Mussolini dette vita alla ricorrenza di appendere alla porta della propria abitazione, alla nascita di un figlio, un fiocco (tutto ciò doveva contribuire all’aumento della popolazione che egli desiderava). Inoltre, Mussolini dette vita al cosiddetto “saluto fascista” (che consisteva nel braccio teso verso il cielo), introdusse l’uso del “voi” al posto del “lei” e creò il “fascio littorio”, un simbolo costituito da un insieme di bastoni di legno tenuti insieme da un legaccio di cuoio e un’ascia, il quale aveva lo scopo di indicare la volontà di Mussolini di creare uno Stato in cui fosse più importante la comunità rispetto ai singoli individui. L’insieme dei bastoni, che, insieme, divenivano indistinguibili, dunque, indicava lo Stato coeso, compatto e unitario che Mussolini voleva creare. Mussolini, inoltre, riprese il mito della “romanità” e giustificava la propria violenza ricollegandosi all’antico splendore di Roma che, secondo lui, non poteva essere raggiunto senza, appunto, l’uso della violenza. In questo contesto, nacquero così francobolli e costruzioni ispirate al mondo antico, mentre invece si nascondevano gli aspetti più negativi dell’antica Roma. Nel corso degli anni Venti, inoltre, Mussolini assunse l’appellativo di “duce” (=capo, condottiero), ossia divenne la figura a cui si doveva tutto il benessere italiano e le decisioni prese in nome della collettività; nacque così il “culto del capo”, dunque una vera e propria fede nei confronti del duce. Come abbiamo già detto, poi, il regime dette vita ad una serie di ritualità civili e manifestazioni a cui doveva partecipare tutta la popolazione, che doveva poi riunirsi in piazza per ascoltare i discorsi di Mussolini. Grazie a tutte queste strategie, Mussolini riuscì a dar vita alla cosiddetta “macchina del consenso”: egli riuscì così ad uniformare tutti i cittadini alla propria volontà. La politica estera del fascismo totalitario La politica estera fu uno degli aspetti che maggiormente evidenziano la ripresa da parte di Mussolini del “mito della romanità”; il duce, infatti, mirava alla conquista di nuove colonie che permettessero all’Italia di creare un grande impero e una grande potenza; le colonie, inoltre, avrebbero garantito numerose terre ai contadini poveri del Sud, i quali non sarebbero così stati costretti a dar vita al fenomeno delle grandi migrazioni. In un primo momento, dal 1922, Mussolini portò avanti una politica estera DISTENSIVA, cioè volta alla cessazione di situazioni di tensione militare tra stati; in questo contesto, dunque, vennero portare avanti delle politiche amichevoli e non aggressive e belligeranti. Nel gennaio 1924, infatti, Mussolini firmò con la Jugoslavia il Patto di Roma, che prevedeva le stesse condizioni già stabilite dal Trattato di Rapallo ma che, in aggiunta, assegnava la città di Fiume all’Italia. Nel 1925, inoltre, Mussolini promosse la fine della contesa tra Parigi e Berlino, ed era dunque stato uno dei promotori del Patto di Locarno, il quale ebbe come conseguenza l’entrata della Germania nella Società delle Nazioni nel 1926. Questo clima, inoltre, culminò nel 1938 nel Trattato di Briand-Kellogg. Nel 1934, poi, l’Italia rafforzò i propri rapporti con l’Austria, dove, dal 1933, si era instaurata la dittatura di destra (ispirata al regime fascista) di Dollfuss; nel 1934, in Austria vi era stato un colpo di Stato guidato dai nazisti austriaci, che volevano aprire la strada all’avvento di Hitler, desideroso dell’”Anschluss” (=annessione), ossia del riassorbimento dell’Austria all’interno di quella che sarebbe dovuta diventare la “Grande Germania”. Mussolini, di fronte a questo tentativo di attuare un colpo di Stato, schierò quattro divisioni del suo esercito sul confine italo-austriaco per dimostrare la sua opposizione all’Anschluss hitleriano; questo atto viene chiamato “GUARDIA DEL BRENNERO”, con cui appunto Mussolini difese l’Austria dalle mire espansionistiche tedesche (tale atto portò anche alla morte del primo ministro austriaco Dollfuss). In un primo momento, dunque, i rapporti tra Mussolini ed Hitler furono caratterizzati dalla non-intesa, in quanto entrambi miravano ad espandersi in Austria. Nell’aprile del 1935, poi, Mussolini strinse un accordo, il cosiddetto ACCORDO DI STRESA (città italiana del Piemonte), con funzione anti-tedesca con Francia e Regno Unito; l’accordo prevedeva: o La conferma del Patto di Locarno ;  I LIBERALI, tra cui emerse soprattutto Benedetto Croce, filosofo e letterario italiano che si era dichiarato contrario al regime in seguito all’omicidio Matteotti;  I CATTOLICI, tra cui emersero Luigi Sturzo (costretto a fuggire all’estero per ripararsi dal regime) e De Gasperi, che aveva sostituito Sturzo alla segreteria del Partito Popolare e, per ripararsi dal regime, era stato costretto a rifugiarsi in Vaticano, dove lavorò come bibliotecario;  I DEMOCRATICI e i SOCIALISTI; nell’aprile del 1927 nacque la Concentrazione antifascista, a cui appartenne anche Turati, una vera e propria organizzazione che riuniva tutti coloro che erano stati costretti all’esilio e che testimoniò l’esistenza, anche all’estero, di un fronte antifascista;  I COMUNISTI, che costituirono la maggiore opposizione al regime e che crearono una fitta rete di cellule clandestine nell’Italia centro-settentrionale; tra essi spiccò Gramsci, secondo cui il fascismo sarebbe potuto cadere grazie ad una rivolta guidata dal proletariato, che fu incarcerato nel 1926 e condannato a venti anni di prigione, anche se morì in carcere nel 1937. Il movimento comunista così trovò come suo leader Togliatti. La fazione antifascista, dunque, risultò fortemente divisa, soprattutto dal punto di vista della linea d’azione da seguire, e riuscirà ad agire in maniera compatta solo con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. LA GERMANIA TOTALITARIA L’ideologia del nazismo Durante i mesi della propria carcerazione, Hitler elaborò l’ideologia nazista e si dedicò alla stesura del “Mein Kampft” (=La mia battaglia), il manifesto del proprio movimento; l’ideologia nazista fondata da Hitler si basa sul concetto di Volk (=popolo): Hitler, infatti, riteneva che lo Stato tedesco fosse da intendere come una “COMUNITA’ DI POPOLO”, più importante dei singoli cittadini (che hanno importanza solo in funzione dello stato) e basata sulla PUREZZA BIOLOGICA. Secondo Hitler, infatti, per fondare la “Grande Germania” era necessaria l’omogeneità razziale dei tedeschi, che egli considerava essere discendenti degli “ariani” (=razza nordica), ossia popoli nord-europei provenienti dalla Scandinavia, dalla Germania settentrionale, dalla Danimarca, dai Paesi Bassi, dalla Norvegia e dalla Svezia. Queste teorie riuscirono a diffondersi anche a causa dell’affermarsi del nazionalismo, del razzismo e dell’idea che l’”uomo bianco” avesse il diritto di dominare sui “popoli inferiori”; già nel 1500, ad esempio, gli spagnoli e i portoghesi avevano il diritto di sottomettere le popolazioni indigene americane, ritenute essere inferiori (due figure importanti in questo campo furono Bartolomeo de Las Casas, che sosteneva la superiorità degli indigeni affermando che essi riunivano tutte le virtù degli europei, e Sepulveda, che invece difendeva il diritto degli europei di sottomettere gli indigeni, considerati “omuncoli”, cioè sottouomini). In questo contesto, dunque, si diffuse un’immagine pseudoscientifica e stereotipata degli ariani: alti, biondi e dagli occhi azzurri, che costituivano la razza superiore alle altre. Hitler, dunque, credeva che gli ariani avrebbero dovuto dominare sulle “razze inferiori” e che la loro purezza andasse difesa dalla contaminazione: tutti coloro che non erano ariani sarebbero dovuti essere espulsi dalla comunità. Anche la comunità ebraica era quindi vista come un elemento di debolezza della società tedesca e dunque iniziarono atti di puro ANTISEMITISMO. Hitler avviò così un progetto di purificazione della razza ariana, che prevedeva il ricongiungimento in Germania di tutte le popolazioni di lingua tedesca, la costruzione di uno “spazio vitale” a oriente dove condurre gli “inferiori” e l’evacuazione di ebrei e di slavi (considerati adatti solo al lavoro servile): in questo modo la Germania avrebbe potuto rafforzare i propri confini orientali, difendendosi dalla possibile diffusione del comunismo bolscevico. Pieni poteri a Hitler Durante le numerose elezioni che si tennero in Germania dal 1930 al 1932, Hitler acquisì gradualmente sempre più potere, e nessuno credeva che egli avesse potuto realmente rovesciare il sistema parlamentare, come aveva dichiarato. Quando però Hitler ottenne la carica di Cancelliere, chiese a Hindenburg lo scioglimento dei Reichstag e nuove elezioni, che si sarebbero tenute il 5 marzo; il 27 febbraio, pochi giorni prima delle elezioni, il Reichstag andò distrutto a causa di un incendio e, nonostante la mancanza di prove certe, appare molto probabile che a organizzare l’attentato fossero stati propri i nazisti. Questi ultimi, però, assegnarono la responsabilità dell’accaduto ai comunisti, spingendo Hindenburg a firmare un decreto che sospendeva i diritti dei cittadini e consentiva arresti arbitrari e detenzioni a tempo indeterminato. In questo contesto, i nazisti scatenarono violenze contro gli oppositori (comunisti, socialdemocratici, liberali e cattolici) e alle elezioni la Nsdap ottenne il 44% dei voti , anche se per ottenere la maggioranza assoluta sarebbe servita un’alleanza con gli altri partiti, che Hitler però rifiutava. Quando il parlamento fu riaperto, presso il Teatro dell’Opera, Hitler ottenne l’appoggio dei cattolici, tramite una legge (secondo cui i nazisti avrebbero stipulato un accordo con la Chiesa, patto che effettivamente venne erogato nell’estate del 1933) che il 23 marzo 1933 gli conferì pieni poteri per quattro anni: era così stata CANCELLATA LA DEMOCRAZIA TEDESCA. A partire da quella data, Hitler avviò una POLITICA DI ALLINEAMENTO che prevedeva l’adeguamento delle istituzioni agli obiettivi e alle idee del nazismo; il programma nazista prevedeva le seguenti misure:  La sospensione della Costituzione di Weimar;  I sindacati furono sciolti e i partiti politici (a eccezione della Nsdap) aboliti;  I governi e i parlamenti dei Lander (parlamenti regionali) furono sciolti in nome dell’accentramento amministrativo e politico;  La magistratura (che aveva il compito di assicurare che le leggi fossero rispettate) venne sottoposta al regime e iniziò a condannare alla morte gli oppositori al regime;  Gli elementi sgraditi furono espulsi dall’amministrazione pubblica e rimpiazzati con personale fidato. Nel novembre 1933 si tennero nuove elezioni a cui però nessun oppositore poteva partecipare: la Nsdap trionfò; il 2 agosto 1934, poi, Hindenburg morì e Hitler assunse anche la carica di presidente, diventando così capo del paese, del governo e delle forze armate, che furono costrette a giurargli fedeltà. Il nazismo e la vita dei tedeschi  Il nazismo aveva come obiettivo quello di controllare in maniera totalizzante la vita privata e pubblica dei tedeschi all’interno del Paese; per fare ciò, erano già stati aboliti tutti i sindacati (con il programma di allineamento del 1933) e, successivamente, anche i sindacati nazisti che erano rimasti in vita furono sostituiti dal Fronte del Lavoro, un’organizzazione che riuniva i rappresentanti dei padroni e dei salariati allo scopo di porre fine alla lotta di classe, in modo che gli interessi di ogni classe fossero rivolti ai bisogni dello Stato. In Germania, inoltre, nacque la “Gioventù hitleriana”, un’organizzazione giovanile che accoglieva i giovani tedeschi a partire dai 10 anni di età e gli preparava a divenire buoni soldati e cittadini attraverso l’addestramento militare. Per quanto riguarda invece il mondo dell’istruzione, gli insegnanti furono costretti a giurare fedeltà al regime e coloro che non lo fecero vennero espulsi dall’insegnamento; inoltre, furono riformati anche i programmi di insegnamento e i libri di testo, che dovevano diffondere gli ideali nazisti del mondo e della storia, concepita come un percorso in ascesa che avrebbe dovuto portare Hitler e i tedeschi al comando. Per quanto riguarda invece l’organizzazione del tempo libero, in Germania si crearono delle organizzazioni che avevano lo scopo di indottrinare i cittadini alle ideologie naziste; la gestione del tempo libero fu affidata alla “Forza attraverso la gioia”, un’organizzazione che permetteva anche ai cittadini meno agiati di poter andare in vacanza, visitare musei o assistere a spettacoli teatrali, al fine di instillare nei cittadini i valori del nazismo. Importante in questo contesto fu, nel 1938, la presentazione della “Volkswagen” (=macchina del popolo), che, nell’ottica hitleriana, era uno strumento per attuare una rapida motorizzazione dei tedeschi; ciò, in realtà, non avvenne, poiché: fino agli anni Trenta le vetture furono consegnate solo agli ufficiali del nazismo e, alla fine del decennio, l’industria fu costretta a riconvertirsi alla produzione bellica (in quanto stava iniziando la Seconda guerra mondiale), e dunque il progetto di Hitler rimase incompiuto. Per quanto riguarda invece i mezzi di comunicazione, fu importante il controllo della radio, dei giornali e dei cinegiornali; tramite tali strumenti, Hitler diffondeva messaggi di odio contro ebrei e comunisti e, inoltre, comunicava le notizie di attualità dopo averle però sottoposte a censura, in modo da renderli adatti agli ideali del partito. La gestione dei mezzi di comunicazione fu affidata a Goebbels, ministro della propaganda dal 1933 al 1945; egli non controllò solo i mezzi di comunicazione, ma anche il mondo della cultura in generale: ogni disciplina doveva essere in linea con il regime. Hitler, inoltre, per rinvigorire lo spirito patriottico dei cittadini, istituì numerosi riti civili e parate a cui doveva partecipare tutto il popolo; fondamentale per i cittadini era l’appuntamento con il Congresso annuale della Nsdap, che si teneva a Norimberga: in questa occasione Hitler veniva ascoltato e acclamato da decine di migliaia di persone. Venne inoltre creato il simbolo del nazismo, la svastica, una croce a quattro braccia di uguale lunghezza terminanti con uncini rivolti in senso orario o antiorario. Hitler divenne dunque oggetto del cosiddetto “culto del capo”, e divenne una figura “messianica”, che prometteva dunque di salvare miracolosamente le sorti della Germania. Per quanto riguarda invece il mondo economico, la Germania, al fine di sollevarsi dalla crisi statunitense del 1929, attuò grandi piani di lavori pubblici e lo Stato tedesco finanziò le aziende in crisi e in difficoltà; molto denaro fu inoltre destinato al comparto bellico, al fine di riarmare la Germania. Qua si portò dunque avanti una POLITICA ECONOMICA DIRIGISTA, volta a un forte intervento dello Stato in economi; i provvedimenti attuati riuscirono nel loro intento, tanto che la disoccupazione diminuì notevolmente (da 6 milioni a 1 milione di disoccupati). Le chiese e il mondo della cultura  Per quando riguarda il mondo della chiesa, nel 1933 Hitler riuscì a ottenere il potere grazie al sostegno dei cattolici (che erano addirittura stati perseguitati dai nazisti), tramite la promessa di un concordato con la Santa sede; nell’estate del 1933, dunque, il Vaticano firmò con lo Stato tedesco un concordato, che: o Assicurava ai cattolici la libertà di culto ; o La non ingerenza dello Stato negli affari religiosi. Papa Pio XI, condannò il regime nazista solo nel 1937, quando si diffuse una lettera intitolata “Con cocente preoccupazione”, nella quale il Papa denunciò le violenze naziste e il tentativo di Hitler di voler sostituire la religione tradizionale con una nuova religione improntata sui valori pagani della razza, del sangue , …. Per quanto riguarda invece il mondo della cultura, durante gli anni Trenta si assistette a roghi di piazza che distrussero le opere di intellettuali che si opponevano al regime o che erano contrastanti rispetto all’ideologia nazista; tali opere furono inoltre etichettate come “degenerate”. Alcuni esponenti della cultura tedesca costretti ad abbandonare il Paese furono, per esempio, il fisico Einstein, lo scrittore Mann e Freud (che nel 1938 fu costretto a esiliare a Londra). Politica estera di Hitler Quando Hitler divenne Cancelliere, era ancora ancora sconosciuto a molti uomini europei; nel giro di poco tempo, però, riuscì a rovesciare le istituzioni della Repubblica di Weimar, tanto da farsi conoscere in tutto il continente. Gli aspetti che preoccupavano maggiormente i politici europei erano il suo razzismo, l’anticomunismo e la sua idea di dominio dei popoli “superiori” su quelli “inferiori” (che comprendevano anche Paesi europei). Tutte le personalità politiche straniere, comunque, ritenevano che Hitler non potesse riuscire a realizzare ciò che aveva stabilito nel Mein Kampft, anche se in realtà essi furono poi smentiti dagli avvenimenti. Hitler, in primo luogo, si impegnò a restituire alla Germania il titolo e il ruolo di “grande potenza”; egli, dunque:  Condannò l’ingiustizia delle condizioni di pace imposte dal Trattato di Versailles;  Nell’ottobre del 1933 annunciò l’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni (in quanto riteneva che essa fosse sottomessa ai voleri di Francia e Regno Unito contro gli interessi tedeschi);  Nel luglio del 1934 promosse un tentativo di colpo di stato da parte degli austriaci per raggiungere l’Anschluss (poi però, dopo essere stato contrastato dall’Italia, ritenne tale colpo di stato ancora troppo prematuro);  Nel gennaio del 1935, su decisione plebiscitaria, reintrodusse la Saar tra i possedimenti tedeschi;  Dal 1933 cercò di riarmare la Germania;  Nel marzo del 1936 occupò la zona demilitarizzata della Renania. Con la maggior parte di tali provvedimenti, è evidente che Hitler violò gran parte dei principi del Trattato di Versailles. Questa fase della politica estera culminò il 25 ottobre 1936 con la firma dell’Asse Roma-Berlino, con cui la Germania riconosceva l’espansione italiana in Etiopia, e Mussolini ritirava la propria opposizione all’Anschluss (che avverrà nel 1938).
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