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Il Totalitarismo in Europa: Fascismo e Nazionalsocialismo in Italia e Germania, Sbobinature di Storia

La nascita e lo sviluppo dei tre regimi totalitari in europa dopo la prima guerra mondiale: il fascismo in italia, il nazionalsocialismo in germania e il comunismo in urss. Il documento illustra come la crisi economica e politica post-conflitto ha contribuito all'instaurazione di questi sistemi autoritari, che si caratterizzarono per la violenza e la propaganda. Verranno descritti i fattori che hanno portato all'ascesa di mussolini in italia e di hitler in germania, nonché le conseguenze politiche e sociali di queste dittature.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 20/01/2024

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antonella-xau 🇮🇹

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Scarica Il Totalitarismo in Europa: Fascismo e Nazionalsocialismo in Italia e Germania e più Sbobinature in PDF di Storia solo su Docsity! I totalitarismi Dopo la Prima Guerra mondiale, l'Europa è sconvolta dall'istituzione dei tre regimi totalitari, che saranno alla base dell'inizio della Seconda Guerra mondiale. In Italia troviamo il Fascismo di Mussolini, in Germania il Nazismo di Hitler e nell'URSS il PCUS, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica di Stalin, tutti hanno in comune comunque la violenza e la propaganda. I regimi totalitari si sono instaurati dopo gli anni Venti, dopo la Prima Guerra Mondiale e la crisi mondiale del Crollo di Wall Street, che causarono varie crisi politiche in tutti i maggiori Paesi europei (esclusa l’Italia, proprio a causa del fascismo). AVVENTO DEL FASCISMO Anche se figura tra i paesi vincitori, l'Italia esce dalla Prima guerra mondiale fortemente indebolita sul piano economico, politico e sociale. Anche il sistema democratico è fragile anche perché i ceti più fragili e poveri ne vengono esclusi. I problemi principali sono: ● la difficile riconversione bellica e la disoccupazione; ● i debiti contratti durante la guerra; ● l'inflazione e la perdita del potere; ● la diminuzione della produzione agricola. Alla fine della Prima Guerra mondiale c’è un sentimento di forte delusione, aumentato dai nazionalisti, definito “mito della vittoria mutilata”, ossia l'insoddisfazione per la pace di Versailles e per il ruolo italiano nel contesto internazionale. Ciò porterà, ad esempio, all’occupazione di Fiume, guidata da Gabriele D’Annunzio. Nel frattempo nascevano anche nuovi partiti di massa: ● il Partito popolare di orientamento cattolico (fondato da don Luigi Sturzo nel 1919); ● il Partito comunista (Bordiga e Gramsci, 1921); ● i Fasci italiani di combattimento (Mussolini, 1919). Il partito dei Fasci italiani di combattimento viene fondato da Benito Mussolini nel marzo del 1919, dopo essere stato espulso dal Partito socialista a causa del suo forte interventismo. Il movimento è eterogeneo e unisce propositi rivoluzionari e antiborghesi a energiche rivendicazioni nazionalistiche. Mussolini è un oratore d'effetto, basandosi anche sulla retorica dannunziana, e con un programma opportunista riesce a coinvolgere e ad ottenere l’appoggio di vari gruppi sociali: ● la piccola borghesia, impaurita dalla crisi; ● i proprietari e i possidenti, impauriti dal comunismo; ● i socialisti, delusi dalla linea riformista; ● i reduci, irrequieti e bellicosi. L'uso della violenza contro gli oppositori caratterizza sin dalle origini il movimento. Durante le elezioni del 1919, il partito di Mussolini non ottiene nessun seggio. Il biennio 1919-1920, definito “biennio rosso”, è caratterizzato da una serie di proteste da parte degli operai e dei contadini, che mettono in allarme la classe dirigente. Si teme una rivoluzione analoga a quella della Russia, quindi le forze conservatrici cercano dei rappresentanti che le tutelino da tale sconvolgimento. Il governo di Giolitti risulta essere poco efficace, soprattutto a causa degli estremisti, che spesso andavano ad occupare le fabbriche. Per questo i ceti imprenditoriali appoggiano la violenza dei fascisti, organizzando vere e proprie “squadre d’azione”, caratterizzate dalle “camicie nere” che indossavano, e andando contro i movimenti operai e socialisti. Le elezioni successive, del 1921, segnano l'ingresso dei fascisti in Parlamento e Mussolini imprime una svolta legalitaria al movimento, che assume il nome di Partito nazionale fascista. Durante il 1922, Mussolini cerca di trattare con i liberali, anche se in realtà vuole rovesciare il governo. Infatti, ad ottobre organizza la marcia su Roma e costringe il re Vittorio Emanuele III, che si rifiuta di firmare lo stato d'assedio, a dargli l'incarico di governo, diventando così Primo Ministro, nonostante questi abbia solo 35 deputati in Parlamento. Tra il 1922 e il 1924 si rafforza il carattere autoritario dello Stato, con l'istituzione del Gran consiglio del fascismo e delle Milizie per la sicurezza nazionale. Una svolta definitiva si ha durante le elezioni del 1924, votate con una nuova legge elettorale, che vedono vincere una Lista nazionale in cui i fascisti convivono con esponenti liberali e cattolici. Il socialista Giacomo Matteotti denuncia alcuni brogli: viene rapito e assassinato dai fascisti nello stesso anno. L'opposizione chiede invano al re di ristabilire la legalità. Infatti, Mussolini assumerà tutte le colpe del delitto Matteotti in un discorso pubblico alla Camera del 3 gennaio 1925, nel quale viene anche vietata qualunque manifestazione di dissenso contro il Partito fascista, si instaura così la dittatura, che si rafforza con l’attualizzazione di ulteriori leggi repressive, denominate "fascistissime" tra il 1925 e il 1926: ● legge sul capo del governo; ● legge sul partito unico; ● legge sulla stampa; ● legge sullo sciopero; ● legge sullo Stato di polizia; ● legge sulle autonomie locali;
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