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I regimi totalitari, fascismo, nazismo e stalinismo, Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

I regimi totalitari, fascismo, nazismo e stalinismo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 05/02/2024

Camieg
Camieg 🇮🇹

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Scarica I regimi totalitari, fascismo, nazismo e stalinismo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! I Regimi totalitari  Negli anni che seguivano la fine della prima guerra mondiale, terminata nel 1919, si assisteva a una riorganizzazione dell’assetto geopolitico mondiale, dove la democrazia sembrava far presa quasi ovunque, ma solo temporaneamente. Infatti la forma di governo basata sulla sovranità popolare non durò a lungo e venne presto soppiantata dalla dittatura, ritenuta più forte e vigorosa, soprattutto nel periodo critico del 1929, in cui il sistema finanziario internazionale entrò in crisi con il crollo della borsa di Wall Street. È in questo contesto che nascono e si rafforzano i regimi totalitari, quali il Fascismo italiano di Benito Mussolini, il Nazionalsocialismo tedesco di Adolf Hitler e il Comunismo sovietico di Iosif Stalin. Questi, per l’appunto, tendevano alla totalità, non solo del controllo dell’individuo ma anche del potere che veniva concentrato in un unico partito politico. Una delle maggiori cause della creazione di questi Regimi la si può trovare nella società di massa, di cui erano stati in grado di cogliere e sfruttare al massimo i mezzi di comunicazione e propaganda, ma soprattutto vedeva in queste forme di comando l’esaltazione dell’individuo Il Fascismo, anche definito totalitarismo imperfetto, aveva presupposti diversi per cui pur essendo a tutti gli effetti una tirannia, non raggiunse mai la violenza e le atrocità di cui si macchiarono Hitler e Stalin. Le cause principali di questa differenziazione erano tre: la presenza della monarchia, la figura di Vittorio Emanuele III con la carica di capo di Stato imponeva a Benito Mussolini la sola carica di capo di Governo, al contrario di quanto sarebbe avvenuto in Germania con il Fuhrer; la presenza della chiesa cattolica, il più grande ostacolo a che il regime diventasse violento e infine il ruolo dell’esercito, il cui giuramento avveniva per il Re e non per il Duce, con cui si trovava invece spesso ostile. Un’ulteriore differenza fra Fascismo e Nazismo la si può trovare nelle origini, i presupposti con cui nacquero i due regimi erano infatti agli antipodi, mentre lo scopo di Mussolini era quello di rievocare la potenza del Risorgimento italiano, dell’Umanesimo, ma soprattutto la grandezza dell’Impero Romano, nell’ideologia Nazista invece il pensiero espresso da Goebbels nel 1944 si basava sulla speranza di riportare la Germania a quella che era la situazione prima dell’arrivo dei Romani, per distruggerne l’eredità. Le caratteristiche principali del Fascismo, la presa e il consolidamento del potere L’Italia si trovava in una situazione internazionale difficile, in base a quanto era stato stabilito dal Patto di Londra, le spettavano alcuni territori tra cui il Trentino, la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia. Durante la Pace di Versailles però Francia e Inghilterra che avevano stipulato l’accordo ritrattarono. Con l’opposizione soprattutto del presidente inglese Wilson, che si mostrava ostile alla richiesta dei rappresentanti italiani, il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e il ministro degli Esteri Sidney Sonnino di annettere oltre ai territori previsti, anche la città di Fiume. Dopo l’inganno dei vecchi alleati si diffuse un certo scetticismo, non solo nei loro confronti, ma anche per la classe dirigente che non era stata in grado di farsi rispettare, infatti il presidente Orlando si dimise non appena tornò in Italia. Da qui veniva coniata da Gabriele D’Annunzio l’espressione ‘Vittoria mutilata’, che nel settembre del 1919 insieme a militari ribelli e volontari occupava Fiume e la dichiarava città italiana, la questione verrà risolta solo in seguito. È da questo inganno che nacque una diffidenza nei confronti delle democrazie occidentali che portò alla nascita del Fascismo e come vedremo, anche del Nazismo. La Nazione aveva anche problemi finanziari tipici della situazione post-bellica, questi uniti alla debolezza politica del Partito liberale che allora era la classe dirigente, aveva portato a una sfiducia verso quest’ultimo. Infatti durante le elezioni del 1919 a suffragio universale maschile e tramite liste di partito, acquisivano importanza nel panorama e conquistavano la maggioranza relativa dei voti il Partito socialista italiano all’interno del quale prevaleva, rispetto a quella riformista, la corrente di sinistra chiamata massimalista. I massimalisti si ispiravano alla rivoluzione bolscevica ma più che farla, la aspettavano al contrario di quanto volevano i due maggiori esponenti, Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga. Seguito dal Partito popolare italiano, democratico e di ispirazione cattolica, nonostante si dichiarasse laico, fondato da don Luigi Sturzo. Questi avevano surclassato il Partito liberale, ma la paura della dittatura proletaria proposta dal Partito socialista rendeva impossibile la loro collaborazione. Dei vari gruppi politici che si formarono nel dopoguerra faceva parte anche il movimento fondato da Benito Mussolini, che aveva da poco lasciato il Partito socialista. Così il 23 Marzo 1919 a Milano in piazza San Sepolcro, seppur con pochissimi aderenti, nascevano i Fasci di combattimento. Allora del tutto di sinistra, si ponevano contro la monarchia ma ostentavano anche un forte nazionalismo. Al di là delle novità politiche, la classe dirigente era ancora in maggioranza liberale grazie all’alleanza con il Partito popolare, vista la mancata voglia da parte dei socialisti di collaborare con i borghesi. In questi anni, conosciuti come biennio rosso, dove le forze dell’ordine venivano sovrastate dal malcontento pubblico, la Rivoluzione russa era d’esempio per operai e contadini, infatti l’aumento dei prezzi dei beni di consumo portava a una serie di rivolte contro il caro-viveri, con scioperi nelle industrie e terre occupate.  A presiedere il ministero era Francesco Saverio Nitti, a cui succedeva nel 1920 Giovanni Giolitti malgrado l’avanzata età. Giolitti si era mostrato particolarmente interessato alla situazione adriatica, per questo effettuò diverse riforme, tra queste la mediazione con la Iugoslavia che portò all’emanazione del trattato di Rapallo. Tramite quest’ultimo l’Italia manteneva il controllo su Trieste, Gorizia e l'Istria, ma non sulla Dalmazia a eccezione di Zara, mentre Fiume veniva dichiarata città libera, condizione che mantenne fino al 1924 quando entrò a far parte del Regno d’Italia. Mentre il governo imponeva la liberalizzazione del prezzo del pane, che faceva riprendere l’economia, nel 1920, con l’occupazione delle fabbriche si assisteva al culmine dei dissapori tra gli imprenditori del settore metalmeccanico e gli operai affiancati dal sindacato aderente alla Cgl, la Fiom, Federazione italiana operai metallurgici. Nasceva quindi anche l'idea da parte degli operai di una rivoluzione di ispirazione sovietica. Queste problematiche unite al II Congresso del Comintern, dove vi erano delle rigide regole per farne parte, tra cui l’espulsione della corrente riformista alla quale il Partito socialista non era disposto a sottostare, portava nel 1921 durante il congresso socialista di Livorno alla formazione del Partito comunista italiano guidato da Bordiga e Gramsci. Le rivolte e le occupazioni avevano avuto un forte impatto sulla grande borghesia industriale e agraria, infatti il mancato intervento da parte dello Stato li aveva preoccupati. In questi anni il Fascismo rafforzava il proprio potere, abbandonando l’iniziale programma radical-democratico e iniziando una lotta contro i movimenti socialisti tramite la creazione delle squadre d’azione, strutture paramilitari di cui facevano parte anche reduci di guerra. Il carattere violento degli squadristi aveva interessato i proprietari terrieri, che venivano utilizzati per combattere le organizzazioni contadine, non a caso il cuore degli scontri era la Pianura Padana, in cui era maggiore la presenza delle leghe rosse. L’evento simbolo di questo periodo furono i fatti di Palazzo d’Accursio, a Bologna nel 1920 dove l’ennesimo scontro si concluse con decine di vittime tra la folla, infatti i socialisti per paura di un attacco da parte degli oppositori fascisti finirono per sparare ai loro stessi sostenitori. Il Fascismo si presentava dunque con due facce distinte, una era quella rivoluzionaria, violenta, delle squadre dei Fasci che attaccavano le fabbriche o le terre dei contadini occupate, l’altra faccia era quella dell’ordine, istituzionale si potrebbe dire, che si poneva il compito di riportare la serenità, andando contro i Bolscevichi, i Comunisti e contro la rivoluzione. Era da questa seconda parte che il Fascismo conquistava i consensi della destra, in quanto la società italiana era in prevalenza conservatrice. A prevalere fu poi il partito dell’ordine, ma il Duce non abbandonerà mai la componente rivoluzionaria.
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